Venerdì 5 dicembre 24
A dicembre, le verdure di stagione non solo offrono sapori autentici e nutrienti di qualità, ma sono anche alleate preziose per chi si allena in palestra. Consumare cibi stagionali garantisce alimenti più ricchi di nutrienti, sostenibili e a basso impatto ambientale. Inoltre, molte di queste verdure forniscono vitamine, minerali e antiossidanti fondamentali per il recupero muscolare, la resistenza e il benessere generale.
Ecco alcune delle principali verdure disponibili in questo mese, con i loro benefici per l'allenamento:
Cavolo nero e cavolfiore: ricchi di vitamina C e antiossidanti, sono utili per combattere i radicali liberi generati durante l'esercizio fisico. Il cavolo nero è anche una buona fonte di ferro vegetale.
Utilità in palestra: La vitamina C favorisce il recupero muscolare e il ferro aiuta il trasporto dell'ossigeno ai muscoli, migliorando la resistenza.
Spinaci: contengono ferro, magnesio e nitrati naturali che migliorano la circolazione sanguigna.
Utilità in palestra: Il magnesio supporta la contrazione muscolare e aiuta a prevenire i crampi. I nitrati possono migliorare la performance aerobica.
Broccoli: forniscono vitamina K, calcio e fibra, oltre a potenti antiossidanti come il sulforafano.
Utilità in palestra: Vitamina K e calcio sono essenziali per la salute delle ossa, particolarmente importante per chi pratica esercizi ad alto impatto.
Carciofi: sono ricchi di fibre, che migliorano la salute intestinale, e contengono potassio, utile per il bilancio elettrolitico.
Utilità in palestra: Il potassio aiuta a prevenire la fatica muscolare e a mantenere l'equilibrio idrico durante l'allenamento.
Zucca : è fonte di carboidrati complessi, beta-carotene e vitamina E.
Utilità in palestra: i carboidrati forniscono energia di lunga durata, mentre gli antiossidanti proteggono i muscoli dai danni ossidativi.
Porri : contengono vitamine del gruppo B, che supportano il metabolismo energetico.
Utilità in palestra: le vitamine del gruppo B migliorano l’efficienza metabolica e contribuiscono a trasformare il cibo in energia utilizzabile durante l’allenamento.
Come possiamo integrare queste verdure nella nostra dieta?
Centrifugati e smoothie: un frullato con spinaci, carciofi cotti e un tocco di zenzero può essere un'ottima soluzione pre-allenamento.
Zuppe e vellutate: nna vellutata di zucca e porri è ideale per una cena leggera ma nutriente dopo una sessione intensa.
Insalate nutrienti: un’insalata di cavolo nero con semi di girasole e limone può diventare un ottimo contorno.
Snack post-allenamento: i broccoli al vapore con una spolverata di lievito alimentare forniscono proteine vegetali e minerali essenziali.
In conclusione consumare verdure di stagione a dicembre non solo fa bene all'ambiente, ma supporta anche la salute e le performance di chi si allena in palestra. Ricche di nutrienti fondamentali, queste verdure aiutano a recuperare più velocemente, migliorare la forza muscolare e mantenere l’energia necessaria per affrontare i workout. Sperimentare con ricette diverse permette di variare la dieta senza rinunciare al gusto e al benessere.
A dicembre, le verdure di stagione non solo offrono sapori autentici e nutrienti di qualità, ma sono anche alleate preziose per chi si allena in palestra. Consumare cibi stagionali garantisce alimenti più ricchi di nutrienti, sostenibili e a basso impatto ambientale. Inoltre, molte di queste verdure forniscono vitamine, minerali e antiossidanti fondamentali per il recupero muscolare, la resistenza e il benessere generale.
Ecco alcune delle principali verdure disponibili in questo mese, con i loro benefici per l'allenamento:
Cavolo nero e cavolfiore: ricchi di vitamina C e antiossidanti, sono utili per combattere i radicali liberi generati durante l'esercizio fisico. Il cavolo nero è anche una buona fonte di ferro vegetale.
Utilità in palestra: La vitamina C favorisce il recupero muscolare e il ferro aiuta il trasporto dell'ossigeno ai muscoli, migliorando la resistenza.
Spinaci: contengono ferro, magnesio e nitrati naturali che migliorano la circolazione sanguigna.
Utilità in palestra: Il magnesio supporta la contrazione muscolare e aiuta a prevenire i crampi. I nitrati possono migliorare la performance aerobica.
Broccoli: forniscono vitamina K, calcio e fibra, oltre a potenti antiossidanti come il sulforafano.
Utilità in palestra: Vitamina K e calcio sono essenziali per la salute delle ossa, particolarmente importante per chi pratica esercizi ad alto impatto.
Carciofi: sono ricchi di fibre, che migliorano la salute intestinale, e contengono potassio, utile per il bilancio elettrolitico.
Utilità in palestra: Il potassio aiuta a prevenire la fatica muscolare e a mantenere l'equilibrio idrico durante l'allenamento.
Zucca : è fonte di carboidrati complessi, beta-carotene e vitamina E.
Utilità in palestra: i carboidrati forniscono energia di lunga durata, mentre gli antiossidanti proteggono i muscoli dai danni ossidativi.
Porri : contengono vitamine del gruppo B, che supportano il metabolismo energetico.
Utilità in palestra: le vitamine del gruppo B migliorano l’efficienza metabolica e contribuiscono a trasformare il cibo in energia utilizzabile durante l’allenamento.
Come possiamo integrare queste verdure nella nostra dieta?
Centrifugati e smoothie: un frullato con spinaci, carciofi cotti e un tocco di zenzero può essere un'ottima soluzione pre-allenamento.
Zuppe e vellutate: nna vellutata di zucca e porri è ideale per una cena leggera ma nutriente dopo una sessione intensa.
Insalate nutrienti: un’insalata di cavolo nero con semi di girasole e limone può diventare un ottimo contorno.
Snack post-allenamento: i broccoli al vapore con una spolverata di lievito alimentare forniscono proteine vegetali e minerali essenziali.
In conclusione consumare verdure di stagione a dicembre non solo fa bene all'ambiente, ma supporta anche la salute e le performance di chi si allena in palestra. Ricche di nutrienti fondamentali, queste verdure aiutano a recuperare più velocemente, migliorare la forza muscolare e mantenere l’energia necessaria per affrontare i workout. Sperimentare con ricette diverse permette di variare la dieta senza rinunciare al gusto e al benessere.
Venerdì 29 novembre 24
Le festività natalizie sono alle porte, e con esse si avvicinano gli immancabili momenti conviviali: aperitivi, cene, pranzi infiniti e dolci tradizionali che tentano anche i più disciplinati. È il periodo dell'anno in cui i piaceri della tavola si intrecciano con i festeggiamenti in famiglia e tra amici. Ma come possiamo goderci tutto questo senza quei fastidiosi sensi di colpa? La risposta è semplice: un po’ di preparazione strategica e costante attività fisica in palestra.
La chiave per affrontare le feste natalizie senza stress è iniziare a prepararsi con qualche settimana di anticipo. Ecco alcune strategie per sfruttare al meglio le sessioni in palestra:
Dopotutto, il vero segreto per vivere bene questo periodo è l’equilibrio: tra allenamento e relax, tra cibo sano e dolci tradizionali, tra impegni e momenti per sé stessi.
Le festività natalizie sono alle porte, e con esse si avvicinano gli immancabili momenti conviviali: aperitivi, cene, pranzi infiniti e dolci tradizionali che tentano anche i più disciplinati. È il periodo dell'anno in cui i piaceri della tavola si intrecciano con i festeggiamenti in famiglia e tra amici. Ma come possiamo goderci tutto questo senza quei fastidiosi sensi di colpa? La risposta è semplice: un po’ di preparazione strategica e costante attività fisica in palestra.
La chiave per affrontare le feste natalizie senza stress è iniziare a prepararsi con qualche settimana di anticipo. Ecco alcune strategie per sfruttare al meglio le sessioni in palestra:
- Punta sulla costanza
Anche se le giornate si fanno più intense con gli impegni pre-natalizi, ritagliarsi almeno 3-4 sessioni a settimana in palestra è fondamentale. È meglio fare allenamenti brevi ma regolari che saltare completamente per mancanza di tempo. - Focalizzati su allenamenti metabolici
Circuiti ad alta intensità (HIIT) o sessioni che combinano pesi e cardio sono ottimi per bruciare calorie e mantenere attivo il metabolismo. Questo approccio ti permetterà di affrontare qualche peccato di gola senza troppi rimpianti. - Non trascurare la forza
Incrementare la massa muscolare aiuta a migliorare il metabolismo basale, permettendoti di bruciare più calorie anche a riposo. Aggiungi esercizi come squat, stacchi, panca e trazioni al tuo programma di allenamento.
- Mantieni una dieta bilanciata: consuma proteine magre, carboidrati complessi e grassi sani per fornire al corpo l’energia necessaria per allenarsi e recuperare.
- Idratazione e fibre: bere molta acqua e assumere fibre aiuta a mantenere il senso di sazietà e a regolare il sistema digestivo, particolarmente utile durante i periodi di abbondanza alimentare.
- Non saltare i pasti: arrivare affamati a un aperitivo natalizio può portarti a esagerare. Meglio mangiare qualcosa di leggero e nutriente prima.
- Gestire lo stress: lo shopping natalizio, le cene da organizzare e i mille impegni possono essere faticosi. Fare sport aiuta a scaricare la tensione e ricaricare le energie.
- Prevenire il senso di colpa: allenarti con costanza ti permetterà di concederti qualche eccesso senza sentirti in colpa.
- Tornare in forma più velocemente: dopo le feste, riprendere il ritmo sarà molto più facile se hai già una base solida.
Dopotutto, il vero segreto per vivere bene questo periodo è l’equilibrio: tra allenamento e relax, tra cibo sano e dolci tradizionali, tra impegni e momenti per sé stessi.
Venerdì 22 novembre 24
Con la diminuzione delle ore di luce solare, è comune sentirsi meno energici e motivati, specialmente quando si tratta di affrontare l'allenamento in palestra. Questo fenomeno è legato al nostro ritmo circadiano, che risente della ridotta esposizione alla luce naturale, causando una maggiore produzione di melatonina (l'ormone del sonno) e meno serotonina (l'ormone del buon umore). Tuttavia, ci sono diverse strategie che puoi adottare per contrastare questo effetto e mantenere viva la voglia di allenarti. Eccone 10.
1. Trova un compagno di allenamento
Allenarsi con un amico rende l'esperienza più divertente e crea una forma di responsabilità reciproca. Sapere che qualcuno ti aspetta può spingerti a non saltare l’allenamento, anche nelle giornate più buie.
2. Esporniti alla luce naturale
Anche pochi minuti di luce naturale possono fare miracoli per il tuo umore e il tuo livello di energia. Se possibile, trascorri almeno 15-30 minuti all’aperto durante la giornata, magari durante la pausa pranzo.
Alternativa: Usa una lampada per la terapia della luce, che simula la luminosità del sole e contribuisce a regolare il ritmo circadiano.
3. Modifica la tua playlist
La musica giusta può essere un incredibile stimolo per allenarti. Aggiorna la tua playlist con brani energetici che ti caricano e ti mettono di buon umore. Il ritmo giusto può aumentare la motivazione e migliorare le performance in palestra.
4. Stabilisci obiettivi chiari e tangibili
Avere una meta concreta aiuta a mantenere la concentrazione. Che si tratti di perdere peso, migliorare la resistenza o rafforzare i muscoli, definisci obiettivi SMART (Specifici, Misurabili, Accessibili, Rilevanti e Temporizzati).
Esempio: “Voglio aumentare il mio carico nella panca piana del 10% entro sei settimane.”
5. Crea una routine solida
Stabilire una routine fissa aiuta a ridurre l’impatto del calo motivazionale. Programma i tuoi allenamenti in orari specifici della giornata e rispettali come un appuntamento. Idealmente, scegli momenti in cui ti senti più energico, come la mattina o il tardo pomeriggio.
Suggerimento pratico: Prepara il borsone da palestra la sera prima per evitare scuse e per partire con il piede giusto.
6. Sfrutta il potere del “premietto”
Premiarti dopo l’allenamento può essere un ottimo incentivo. Che si tratti di una sosta al centro benessere o di un episodio della tua serie preferita, legare l'esercizio fisico a qualcosa di positivo migliora l’aderenza.
7. Adatta l’allenamento al tuo stato energetico
Se ti senti stanco, non saltare del tutto l'allenamento. Scegli sessioni più leggere o attività alternative come lo yoga o il pilates. L’importante è mantenere l’abitudine e non interrompere il ciclo positivo.
8. Prenditi cura della tua alimentazione
Il cibo è il carburante per il corpo e la mente. Una dieta bilanciata, ricca di vitamine, minerali e carboidrati complessi, può aiutarti a sentirti più energico. In particolare, aumenta l’assunzione di cibi ricchi di vitamina D, come pesce grasso, funghi e uova, o considera un integratore se necessario.
9. Ricorda il benessere post-allenamento
Concentrati sul senso di soddisfazione che provi dopo una sessione in palestra. L’esercizio fisico stimola la produzione di endorfine, gli "ormoni della felicità", che combattono la stanchezza e migliorano l'umore.
10. Imposta un sistema di monitoraggio
Usa un'app o un diario per tracciare i tuoi progressi. Visualizzare i miglioramenti, anche piccoli, può essere una potente fonte di motivazione.
In conclusione anche se il buio può sembrare un ostacolo, seguire questi consigli ti permetterà di affrontare i mesi invernali con energia e determinazione. L’allenamento in palestra, oltre a migliorare la forma fisica, è un ottimo modo per combattere la stanchezza mentale e mantenere un equilibrio psicofisico ottimale.
Con la diminuzione delle ore di luce solare, è comune sentirsi meno energici e motivati, specialmente quando si tratta di affrontare l'allenamento in palestra. Questo fenomeno è legato al nostro ritmo circadiano, che risente della ridotta esposizione alla luce naturale, causando una maggiore produzione di melatonina (l'ormone del sonno) e meno serotonina (l'ormone del buon umore). Tuttavia, ci sono diverse strategie che puoi adottare per contrastare questo effetto e mantenere viva la voglia di allenarti. Eccone 10.
1. Trova un compagno di allenamento
Allenarsi con un amico rende l'esperienza più divertente e crea una forma di responsabilità reciproca. Sapere che qualcuno ti aspetta può spingerti a non saltare l’allenamento, anche nelle giornate più buie.
2. Esporniti alla luce naturale
Anche pochi minuti di luce naturale possono fare miracoli per il tuo umore e il tuo livello di energia. Se possibile, trascorri almeno 15-30 minuti all’aperto durante la giornata, magari durante la pausa pranzo.
Alternativa: Usa una lampada per la terapia della luce, che simula la luminosità del sole e contribuisce a regolare il ritmo circadiano.
3. Modifica la tua playlist
La musica giusta può essere un incredibile stimolo per allenarti. Aggiorna la tua playlist con brani energetici che ti caricano e ti mettono di buon umore. Il ritmo giusto può aumentare la motivazione e migliorare le performance in palestra.
4. Stabilisci obiettivi chiari e tangibili
Avere una meta concreta aiuta a mantenere la concentrazione. Che si tratti di perdere peso, migliorare la resistenza o rafforzare i muscoli, definisci obiettivi SMART (Specifici, Misurabili, Accessibili, Rilevanti e Temporizzati).
Esempio: “Voglio aumentare il mio carico nella panca piana del 10% entro sei settimane.”
5. Crea una routine solida
Stabilire una routine fissa aiuta a ridurre l’impatto del calo motivazionale. Programma i tuoi allenamenti in orari specifici della giornata e rispettali come un appuntamento. Idealmente, scegli momenti in cui ti senti più energico, come la mattina o il tardo pomeriggio.
Suggerimento pratico: Prepara il borsone da palestra la sera prima per evitare scuse e per partire con il piede giusto.
6. Sfrutta il potere del “premietto”
Premiarti dopo l’allenamento può essere un ottimo incentivo. Che si tratti di una sosta al centro benessere o di un episodio della tua serie preferita, legare l'esercizio fisico a qualcosa di positivo migliora l’aderenza.
7. Adatta l’allenamento al tuo stato energetico
Se ti senti stanco, non saltare del tutto l'allenamento. Scegli sessioni più leggere o attività alternative come lo yoga o il pilates. L’importante è mantenere l’abitudine e non interrompere il ciclo positivo.
8. Prenditi cura della tua alimentazione
Il cibo è il carburante per il corpo e la mente. Una dieta bilanciata, ricca di vitamine, minerali e carboidrati complessi, può aiutarti a sentirti più energico. In particolare, aumenta l’assunzione di cibi ricchi di vitamina D, come pesce grasso, funghi e uova, o considera un integratore se necessario.
9. Ricorda il benessere post-allenamento
Concentrati sul senso di soddisfazione che provi dopo una sessione in palestra. L’esercizio fisico stimola la produzione di endorfine, gli "ormoni della felicità", che combattono la stanchezza e migliorano l'umore.
10. Imposta un sistema di monitoraggio
Usa un'app o un diario per tracciare i tuoi progressi. Visualizzare i miglioramenti, anche piccoli, può essere una potente fonte di motivazione.
In conclusione anche se il buio può sembrare un ostacolo, seguire questi consigli ti permetterà di affrontare i mesi invernali con energia e determinazione. L’allenamento in palestra, oltre a migliorare la forma fisica, è un ottimo modo per combattere la stanchezza mentale e mantenere un equilibrio psicofisico ottimale.
Venerdì 15 novembre 24
Il melograno, con i suoi chicchi color rubino e il sapore dolce e acidulo, è un frutto spesso dimenticato ma ricco di proprietà benefiche, particolarmente interessanti per chi pratica sport e si allena in palestra. Originario delle zone mediterranee e mediorientali, il melograno è una delle più antiche piante coltivate dall’uomo, noto per i suoi benefici che abbracciano la salute cardiovascolare, il recupero muscolare e il supporto energetico. Ma quali sono le proprietà che rendono il melograno un ottimo alleato per chi si allena? Scopriamolo insieme.
1. Fonte di antiossidanti potenti per il recupero
Il melograno è noto per il suo alto contenuto di antiossidanti, in particolare di polifenoli, flavonoidi e tannini, che contrastano lo stress ossidativo prodotto durante l’esercizio fisico intenso. Ogni allenamento produce radicali liberi, che possono danneggiare le cellule e compromettere la funzionalità muscolare. Consumare melograno aiuta a neutralizzare questi radicali liberi, riducendo il rischio di infiammazione e favorendo un recupero più rapido.
Beneficio per chi si allena: una dieta ricca di antiossidanti può prevenire i dolori muscolari post-allenamento, o DOMS (Delayed Onset Muscle Soreness), e migliorare la resistenza fisica. Il melograno, grazie alle sue proprietà anti-infiammatorie, è perfetto per chi si allena intensamente e vuole ridurre i tempi di recupero tra le sessioni.
2. Il succo di melograno per migliorare la performance
Recenti studi hanno evidenziato che il succo di melograno può migliorare il flusso sanguigno e aumentare la resistenza durante l’allenamento. Questo effetto è dovuto alla presenza di nitrati, composti che favoriscono la vasodilatazione, aumentando l'apporto di ossigeno e nutrienti ai muscoli. Un migliore flusso sanguigno si traduce in una maggiore capacità di resistere a sforzi prolungati, un aspetto particolarmente utile per chi pratica esercizi cardio o resistenza, come il sollevamento pesi o il cross-training.
Beneficio per chi si allena: bere un bicchiere di succo di melograno prima dell’allenamento può aiutare ad avere più energia e a migliorare la performance, aumentando anche la capacità di sostenere ritmi intensi più a lungo.
3. Apporto di vitamine e minerali
Il melograno è una buona fonte di vitamina C, vitamina K, potassio e folati. La vitamina C, potente antiossidante, è fondamentale per il rafforzamento del sistema immunitario e la protezione delle articolazioni. Inoltre, la vitamina K contribuisce alla salute delle ossa, indispensabile per chi pratica sollevamento pesi o esercizi di resistenza, dove le articolazioni sono sottoposte a stress costante. Il potassio, invece, è essenziale per il corretto funzionamento dei muscoli, aiutando a prevenire i crampi durante l'allenamento.
Beneficio per chi si allena: una dieta che include melograno aiuta a mantenere le ossa forti, i muscoli in salute e le difese immunitarie alte, prevenendo cali di energia e stanchezza.
4. Riduzione dell’infiammazione per la salute articolare
Un altro beneficio importante del melograno per chi si allena è il suo effetto antinfiammatorio. L'esercizio fisico intenso può portare ad infiammazioni, soprattutto a carico delle articolazioni e dei tessuti muscolari. Gli antiossidanti contenuti nel melograno, come l’acido ellagico, sono noti per la loro capacità di ridurre l’infiammazione, aiutando a preservare la salute delle articolazioni e dei muscoli.
Beneficio per chi si allena: prevenire le infiammazioni è fondamentale per ridurre il rischio di infortuni e dolori articolari. Integrare il melograno nella dieta aiuta a proteggere le articolazioni, particolarmente per chi pratica attività ad alto impatto come la corsa o il sollevamento pesi.
5. Supporto energetico e zuccheri a rilascio lento
Il melograno contiene zuccheri naturali che forniscono energia pronta all'uso. A differenza degli zuccheri raffinati, gli zuccheri del melograno sono combinati con fibre che ne rallentano l’assorbimento, garantendo un rilascio energetico graduale e prevenendo i picchi glicemici. Questo rende il melograno una buona opzione per uno spuntino pre-allenamento, che fornisce energia senza causare cali di zuccheri improvvisi.
Beneficio per chi si allena: consumare melograno prima di un allenamento offre una fonte di energia naturale e a lento rilascio, ideale per mantenere l’intensità senza ricorrere a snack zuccherati o bevande energetiche.
Come consumare il melograno per ottenere i massimi benefici
Integrare il melograno nella propria dieta può essere semplice e gustoso. Ecco alcuni consigli per sfruttare al meglio le sue proprietà:
In conclusione il melograno è molto più di un frutto decorativo: è un potente alleato per chi si allena regolarmente, grazie ai suoi benefici antiossidanti, antinfiammatori e di supporto energetico. Integrarlo nella propria alimentazione non solo aiuta a migliorare la performance e il recupero muscolare, ma contribuisce anche al benessere generale, proteggendo il sistema cardiovascolare e immunitario.
Il melograno, con i suoi chicchi color rubino e il sapore dolce e acidulo, è un frutto spesso dimenticato ma ricco di proprietà benefiche, particolarmente interessanti per chi pratica sport e si allena in palestra. Originario delle zone mediterranee e mediorientali, il melograno è una delle più antiche piante coltivate dall’uomo, noto per i suoi benefici che abbracciano la salute cardiovascolare, il recupero muscolare e il supporto energetico. Ma quali sono le proprietà che rendono il melograno un ottimo alleato per chi si allena? Scopriamolo insieme.
1. Fonte di antiossidanti potenti per il recupero
Il melograno è noto per il suo alto contenuto di antiossidanti, in particolare di polifenoli, flavonoidi e tannini, che contrastano lo stress ossidativo prodotto durante l’esercizio fisico intenso. Ogni allenamento produce radicali liberi, che possono danneggiare le cellule e compromettere la funzionalità muscolare. Consumare melograno aiuta a neutralizzare questi radicali liberi, riducendo il rischio di infiammazione e favorendo un recupero più rapido.
Beneficio per chi si allena: una dieta ricca di antiossidanti può prevenire i dolori muscolari post-allenamento, o DOMS (Delayed Onset Muscle Soreness), e migliorare la resistenza fisica. Il melograno, grazie alle sue proprietà anti-infiammatorie, è perfetto per chi si allena intensamente e vuole ridurre i tempi di recupero tra le sessioni.
2. Il succo di melograno per migliorare la performance
Recenti studi hanno evidenziato che il succo di melograno può migliorare il flusso sanguigno e aumentare la resistenza durante l’allenamento. Questo effetto è dovuto alla presenza di nitrati, composti che favoriscono la vasodilatazione, aumentando l'apporto di ossigeno e nutrienti ai muscoli. Un migliore flusso sanguigno si traduce in una maggiore capacità di resistere a sforzi prolungati, un aspetto particolarmente utile per chi pratica esercizi cardio o resistenza, come il sollevamento pesi o il cross-training.
Beneficio per chi si allena: bere un bicchiere di succo di melograno prima dell’allenamento può aiutare ad avere più energia e a migliorare la performance, aumentando anche la capacità di sostenere ritmi intensi più a lungo.
3. Apporto di vitamine e minerali
Il melograno è una buona fonte di vitamina C, vitamina K, potassio e folati. La vitamina C, potente antiossidante, è fondamentale per il rafforzamento del sistema immunitario e la protezione delle articolazioni. Inoltre, la vitamina K contribuisce alla salute delle ossa, indispensabile per chi pratica sollevamento pesi o esercizi di resistenza, dove le articolazioni sono sottoposte a stress costante. Il potassio, invece, è essenziale per il corretto funzionamento dei muscoli, aiutando a prevenire i crampi durante l'allenamento.
Beneficio per chi si allena: una dieta che include melograno aiuta a mantenere le ossa forti, i muscoli in salute e le difese immunitarie alte, prevenendo cali di energia e stanchezza.
4. Riduzione dell’infiammazione per la salute articolare
Un altro beneficio importante del melograno per chi si allena è il suo effetto antinfiammatorio. L'esercizio fisico intenso può portare ad infiammazioni, soprattutto a carico delle articolazioni e dei tessuti muscolari. Gli antiossidanti contenuti nel melograno, come l’acido ellagico, sono noti per la loro capacità di ridurre l’infiammazione, aiutando a preservare la salute delle articolazioni e dei muscoli.
Beneficio per chi si allena: prevenire le infiammazioni è fondamentale per ridurre il rischio di infortuni e dolori articolari. Integrare il melograno nella dieta aiuta a proteggere le articolazioni, particolarmente per chi pratica attività ad alto impatto come la corsa o il sollevamento pesi.
5. Supporto energetico e zuccheri a rilascio lento
Il melograno contiene zuccheri naturali che forniscono energia pronta all'uso. A differenza degli zuccheri raffinati, gli zuccheri del melograno sono combinati con fibre che ne rallentano l’assorbimento, garantendo un rilascio energetico graduale e prevenendo i picchi glicemici. Questo rende il melograno una buona opzione per uno spuntino pre-allenamento, che fornisce energia senza causare cali di zuccheri improvvisi.
Beneficio per chi si allena: consumare melograno prima di un allenamento offre una fonte di energia naturale e a lento rilascio, ideale per mantenere l’intensità senza ricorrere a snack zuccherati o bevande energetiche.
Come consumare il melograno per ottenere i massimi benefici
Integrare il melograno nella propria dieta può essere semplice e gustoso. Ecco alcuni consigli per sfruttare al meglio le sue proprietà:
- Succo di melograno pre-allenamento: bere un bicchiere di succo di melograno mezz’ora prima dell’allenamento aiuta a migliorare la circolazione e a fornire energia pronta all'uso. Attenzione però a scegliere succhi freschi o biologici per evitare l’aggiunta di zuccheri raffinati.
- Chicchi di melograno come spuntino: i chicchi possono essere consumati da soli, aggiunti a uno yogurt greco o a un’insalata. Questo snack offre una combinazione di zuccheri naturali e fibre, perfetta per uno spuntino leggero e nutriente.
- Melograno post-allenamento: dopo l’allenamento, i chicchi di melograno possono essere aggiunti a frullati o smoothie insieme a una fonte di proteine. Il frutto contribuirà al recupero grazie alle sue proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie.
- Aggiunta a piatti principali: il melograno si abbina bene a piatti salati, come insalate con pollo, tacchino o pesce, offrendo una nota fresca e colorata e un tocco di dolcezza.
In conclusione il melograno è molto più di un frutto decorativo: è un potente alleato per chi si allena regolarmente, grazie ai suoi benefici antiossidanti, antinfiammatori e di supporto energetico. Integrarlo nella propria alimentazione non solo aiuta a migliorare la performance e il recupero muscolare, ma contribuisce anche al benessere generale, proteggendo il sistema cardiovascolare e immunitario.
Venerdì 8 novembre 24
Viviamo in una società dove la produttività è venerata, e dove la velocità e l’efficienza sono considerate qualità irrinunciabili. Tuttavia, la frenesia costante e l’assenza di vere pause stanno avendo un impatto negativo sulla nostra salute psicofisica. La risposta non è sempre fare di più; anzi, spesso è esattamente il contrario: imparare a fermarsi. Concedersi momenti di totale inattività, preferibilmente pianificati, è un atto semplice ma essenziale che può migliorare drasticamente il nostro benessere. Ma perché è così importante, e quali sono i benefici concreti?
1. La pressione costante del “fare” e il bisogno di rallentare
L’essere umano non è progettato per essere attivo ininterrottamente. La nostra mente e il nostro corpo hanno bisogno di alternare momenti di impegno e rilassamento, esattamente come succede in natura. Nonostante ciò, siamo costantemente stimolati, soprattutto attraverso dispositivi digitali, a fare, reagire, e rispondere in maniera continua. Questo sovraccarico mentale, in gergo chiamato “cognitive load,” può portare a uno stato di stress cronico che danneggia progressivamente il nostro sistema nervoso, alterando anche funzioni come la memoria, la concentrazione e l’umore.
2. La neuroplasticità e l’importanza del riposo mentale
Le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello umano è estremamente plastico: è in grado di adattarsi e ristrutturarsi in base alle esperienze che viviamo. Tuttavia, la neuroplasticità funziona al meglio quando ci concediamo pause regolari. Durante i momenti di inattività, infatti, il cervello si attiva in una modalità chiamata default mode network, una rete neurale che si attiva quando non siamo concentrati su compiti specifici. Questa rete è fondamentale per l'elaborazione delle esperienze, per la riflessione e per la formazione di idee creative. Pianificando momenti di pausa e inattività totale, diamo modo alla nostra mente di riorganizzare le informazioni, facilitando la creatività e la risoluzione dei problemi.
3. Rallentare per migliorare la produttività e l’efficienza
Paradossalmente, fare pause regolari ci rende più produttivi nel lungo periodo. Quando concediamo al cervello la possibilità di “staccare”, lo aiutiamo a mantenere un livello di efficienza elevato. Studi dimostrano che anche solo 10 minuti di totale inattività possono ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, migliorare la concentrazione e aumentare la capacità di prendere decisioni. Pianificare questi momenti di pausa ci rende più capaci di gestire il carico di lavoro senza esaurirci.
4. Il recupero fisico: il ruolo del riposo per il corpo
La salute psicofisica non riguarda solo la mente, ma anche il corpo. Durante la fase di inattività, il corpo ha la possibilità di recuperare le energie, ridurre l’infiammazione e ripristinare l’equilibrio del sistema nervoso. La mancanza di riposo, infatti, ha effetti negativi sui sistemi endocrino e cardiovascolare, e può aumentare il rischio di malattie come l’ipertensione e il diabete. Momenti di inattività totale, come una passeggiata lenta o semplicemente lo stare seduti in tranquillità, sono fondamentali per permettere al nostro organismo di rinnovarsi.
5. Inattività pianificata: come integrarla nella vita quotidiana
Concedersi pause totali può sembrare un lusso, ma in realtà può essere facilmente integrato nella vita di tutti i giorni. È possibile iniziare con piccoli intervalli: dieci minuti al mattino o alla sera dedicati alla meditazione o semplicemente a rilassarsi, senza dispositivi digitali. Per massimizzare i benefici, è importante pianificare questi momenti, trattandoli come appuntamenti con sé stessi. Stabilire delle pause regolari durante la giornata, come un momento di pausa dopo il pranzo, può essere utile per dare al cervello il tempo di rielaborare e ricaricarsi.
6. Ridurre il senso di colpa
In una cultura che enfatizza il “fare” a ogni costo, concedersi momenti di inattività può provocare sensi di colpa. Molti si sentono improduttivi o “pigri” se si fermano, ma questo pensiero può essere trasformato con un cambio di prospettiva: riposarsi non è tempo sprecato, ma un investimento per la propria salute psicofisica. Ridurre il senso di colpa per l’inattività è essenziale per far sì che diventi parte integrante del nostro stile di vita.
Per concludere, la totale inattività è una pratica sottovalutata, ma fondamentale per la nostra salute mentale e fisica. Pianificare questi momenti di pausa permette di rallentare, ricaricare la mente e il corpo e migliorare complessivamente la qualità della vita. Riconoscere il valore dell'inattività è un passo importante verso una maggiore consapevolezza del proprio benessere, che ci rende più resilienti, più equilibrati e più capaci di affrontare le sfide quotidiane con lucidità e serenità.
Viviamo in una società dove la produttività è venerata, e dove la velocità e l’efficienza sono considerate qualità irrinunciabili. Tuttavia, la frenesia costante e l’assenza di vere pause stanno avendo un impatto negativo sulla nostra salute psicofisica. La risposta non è sempre fare di più; anzi, spesso è esattamente il contrario: imparare a fermarsi. Concedersi momenti di totale inattività, preferibilmente pianificati, è un atto semplice ma essenziale che può migliorare drasticamente il nostro benessere. Ma perché è così importante, e quali sono i benefici concreti?
1. La pressione costante del “fare” e il bisogno di rallentare
L’essere umano non è progettato per essere attivo ininterrottamente. La nostra mente e il nostro corpo hanno bisogno di alternare momenti di impegno e rilassamento, esattamente come succede in natura. Nonostante ciò, siamo costantemente stimolati, soprattutto attraverso dispositivi digitali, a fare, reagire, e rispondere in maniera continua. Questo sovraccarico mentale, in gergo chiamato “cognitive load,” può portare a uno stato di stress cronico che danneggia progressivamente il nostro sistema nervoso, alterando anche funzioni come la memoria, la concentrazione e l’umore.
2. La neuroplasticità e l’importanza del riposo mentale
Le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello umano è estremamente plastico: è in grado di adattarsi e ristrutturarsi in base alle esperienze che viviamo. Tuttavia, la neuroplasticità funziona al meglio quando ci concediamo pause regolari. Durante i momenti di inattività, infatti, il cervello si attiva in una modalità chiamata default mode network, una rete neurale che si attiva quando non siamo concentrati su compiti specifici. Questa rete è fondamentale per l'elaborazione delle esperienze, per la riflessione e per la formazione di idee creative. Pianificando momenti di pausa e inattività totale, diamo modo alla nostra mente di riorganizzare le informazioni, facilitando la creatività e la risoluzione dei problemi.
3. Rallentare per migliorare la produttività e l’efficienza
Paradossalmente, fare pause regolari ci rende più produttivi nel lungo periodo. Quando concediamo al cervello la possibilità di “staccare”, lo aiutiamo a mantenere un livello di efficienza elevato. Studi dimostrano che anche solo 10 minuti di totale inattività possono ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, migliorare la concentrazione e aumentare la capacità di prendere decisioni. Pianificare questi momenti di pausa ci rende più capaci di gestire il carico di lavoro senza esaurirci.
4. Il recupero fisico: il ruolo del riposo per il corpo
La salute psicofisica non riguarda solo la mente, ma anche il corpo. Durante la fase di inattività, il corpo ha la possibilità di recuperare le energie, ridurre l’infiammazione e ripristinare l’equilibrio del sistema nervoso. La mancanza di riposo, infatti, ha effetti negativi sui sistemi endocrino e cardiovascolare, e può aumentare il rischio di malattie come l’ipertensione e il diabete. Momenti di inattività totale, come una passeggiata lenta o semplicemente lo stare seduti in tranquillità, sono fondamentali per permettere al nostro organismo di rinnovarsi.
5. Inattività pianificata: come integrarla nella vita quotidiana
Concedersi pause totali può sembrare un lusso, ma in realtà può essere facilmente integrato nella vita di tutti i giorni. È possibile iniziare con piccoli intervalli: dieci minuti al mattino o alla sera dedicati alla meditazione o semplicemente a rilassarsi, senza dispositivi digitali. Per massimizzare i benefici, è importante pianificare questi momenti, trattandoli come appuntamenti con sé stessi. Stabilire delle pause regolari durante la giornata, come un momento di pausa dopo il pranzo, può essere utile per dare al cervello il tempo di rielaborare e ricaricarsi.
6. Ridurre il senso di colpa
In una cultura che enfatizza il “fare” a ogni costo, concedersi momenti di inattività può provocare sensi di colpa. Molti si sentono improduttivi o “pigri” se si fermano, ma questo pensiero può essere trasformato con un cambio di prospettiva: riposarsi non è tempo sprecato, ma un investimento per la propria salute psicofisica. Ridurre il senso di colpa per l’inattività è essenziale per far sì che diventi parte integrante del nostro stile di vita.
Per concludere, la totale inattività è una pratica sottovalutata, ma fondamentale per la nostra salute mentale e fisica. Pianificare questi momenti di pausa permette di rallentare, ricaricare la mente e il corpo e migliorare complessivamente la qualità della vita. Riconoscere il valore dell'inattività è un passo importante verso una maggiore consapevolezza del proprio benessere, che ci rende più resilienti, più equilibrati e più capaci di affrontare le sfide quotidiane con lucidità e serenità.
Venerdì 25 ottobre 24
La zucca è un ortaggio autunnale molto apprezzato non solo per il suo sapore dolce e la sua versatilità in cucina, ma anche per le sue numerose proprietà nutrizionali. È particolarmente interessante per chi pratica sport e frequenta la palestra, in quanto offre benefici specifici che possono supportare il recupero, la performance e il mantenimento della salute generale. Vediamo più nel dettaglio le qualità della zucca e il suo contributo nell'ambito dell'allenamento.
La zucca è ricca di sostanze nutrienti importanti, tra cui:
La zucca è un ortaggio autunnale molto apprezzato non solo per il suo sapore dolce e la sua versatilità in cucina, ma anche per le sue numerose proprietà nutrizionali. È particolarmente interessante per chi pratica sport e frequenta la palestra, in quanto offre benefici specifici che possono supportare il recupero, la performance e il mantenimento della salute generale. Vediamo più nel dettaglio le qualità della zucca e il suo contributo nell'ambito dell'allenamento.
La zucca è ricca di sostanze nutrienti importanti, tra cui:
- Vitamina A: la zucca è particolarmente ricca di beta-carotene, un precursore della vitamina A, che svolge un ruolo fondamentale per la salute della pelle, degli occhi e del sistema immunitario. Questa vitamina è anche un potente antiossidante che aiuta a ridurre lo stress ossidativo, molto utile per chi si allena intensamente.
- Vitamina C: contribuisce alla sintesi del collagene, essenziale per mantenere la salute delle articolazioni e dei muscoli, ed è un alleato del sistema immunitario. Inoltre, è un antiossidante che aiuta a ridurre l'infiammazione e il tempo di recupero muscolare.
- Potassio: essenziale per mantenere l'equilibrio dei liquidi nel corpo, il potassio contribuisce alla funzione muscolare e nervosa. Dopo un allenamento intenso, reintegrare il potassio può aiutare a prevenire i crampi e a migliorare il recupero.
- Fibre: la zucca è una buona fonte di fibre, che aiutano a regolare il transito intestinale e a mantenere una digestione sana, favorendo anche il senso di sazietà, utile per chi cerca di mantenere il peso sotto controllo durante un programma di allenamento.
- Basso contenuto calorico: con solo circa 26 kcal per 100 grammi, la zucca è un alimento leggero, ma ricco di nutrienti, che permette di essere inserito in una dieta ipocalorica senza rinunciare al gusto e alla qualità nutrizionale.
- Recupero muscolare: grazie all'alto contenuto di antiossidanti come il beta-carotene e la vitamina C, la zucca può aiutare a contrastare i danni muscolari causati dall'allenamento intenso, accelerando i tempi di recupero. Il potassio contenuto nella zucca, inoltre, è un alleato fondamentale per il ripristino degli elettroliti dopo una sessione di allenamento intensa.
- Supporto alla funzione muscolare: il potassio non solo aiuta nel recupero, ma è fondamentale per il corretto funzionamento dei muscoli durante l'esercizio. Una carenza di potassio può portare a crampi e debolezza muscolare, per questo è importante reintegrarlo attraverso alimenti come la zucca.
- Energia a lunga durata: le fibre della zucca contribuiscono a mantenere stabile il livello di zuccheri nel sangue, evitando i picchi glicemici e fornendo energia a lungo termine. Questo può essere utile per chi pratica sport di resistenza come la corsa, il ciclismo o l'allenamento con i pesi, evitando cali di energia improvvisi.
- Aiuto per la perdita di peso e la definizione muscolare: la zucca, con il suo basso apporto calorico e alto contenuto di acqua (circa il 90%), può essere inserita in una dieta mirata alla perdita di peso o alla definizione muscolare. La sua capacità di favorire il senso di sazietà, grazie alle fibre, aiuta a ridurre gli spuntini non necessari.
- Smoothie pre-allenamento: un frullato a base di zucca, banana e un po' di latte (anche vegetale) è un'ottima fonte di carboidrati a lenta digestione, ideale per dare energia prima di un allenamento.
- Zuppa di zucca post-allenamento: dopo un allenamento, una zuppa di zucca con l'aggiunta di legumi può essere un piatto perfetto per reintegrare i nutrienti. I legumi forniscono proteine per la riparazione muscolare, mentre la zucca aiuta a recuperare gli elettroliti.
- Purea di zucca come contorno: la purea di zucca può essere un contorno leggero e nutriente da abbinare a fonti proteiche come pollo, pesce o tofu, per un pasto bilanciato ideale per il recupero muscolare.
- Snack di semi di zucca: non solo la polpa, ma anche i semi della zucca sono ricchi di nutrienti. I semi di zucca forniscono proteine vegetali, magnesio e grassi sani, che aiutano a sostenere la salute muscolare e le funzioni metaboliche. Sono ideali come snack da portare in palestra o da consumare dopo l'allenamento.
Venerdì 18 ottobre 24
Le castagne sono un frutto autunnale ricco di benefici, perfetto per chi pratica sport e cerca un'alimentazione bilanciata. Grazie alla loro ricchezza di carboidrati complessi, vitamine, minerali e fibre, sono un ottimo integratore naturale per migliorare le prestazioni, sostenere l’energia durante gli allenamenti e favorire un recupero ottimale. Vediamo più nel dettaglio come questo frutto può essere un valido alleato per gli sportivi.
Le castagne sono un’ottima fonte di carboidrati complessi, con circa 45 grammi di carboidrati per 100 grammi di prodotto cotto. I carboidrati sono il carburante principale per i muscoli, e i complessi offrono un rilascio di energia più lento e costante rispetto ai carboidrati semplici. Questo li rende particolarmente utili per sostenere l’energia durante allenamenti di resistenza, come sessioni prolungate di pesi o cardio.
Consumare una porzione di castagne prima dell’allenamento può aiutare a creare una riserva di glicogeno nei muscoli, che verrà poi utilizzata come fonte di energia durante l’attività fisica. In questo modo, si riduce il rischio di sentirsi stanchi a metà allenamento e si migliora la resistenza complessiva.
Le castagne sono particolarmente ricche di vitamine del gruppo B, come B1 (tiamina), B2 (riboflavina) e B6 (piridossina). Queste vitamine sono essenziali per il metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei grassi, contribuendo alla trasformazione degli alimenti in energia. La vitamina B6, in particolare, è coinvolta nella sintesi di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina, che possono influenzare positivamente l’umore e la motivazione durante gli allenamenti.
Inoltre, la vitamina C, presente nelle castagne, è un potente antiossidante che contribuisce alla sintesi del collagene, fondamentale per la salute delle articolazioni e dei tendini, proteggendo le strutture muscolari dagli stress meccanici e dai danni derivanti dall’attività fisica intensa.
Il potassio è uno dei minerali più abbondanti nelle castagne, essenziale per mantenere l’equilibrio elettrolitico, supportare la contrazione muscolare e ridurre i crampi. Dopo un allenamento intenso, il corpo può perdere una buona quantità di potassio attraverso il sudore, e le castagne possono essere un modo naturale per reintegrarlo, prevenendo affaticamento muscolare e crampi.
Il magnesio, anch'esso presente nelle castagne, gioca un ruolo cruciale nella funzione muscolare, contribuendo alla produzione di ATP (la principale forma di energia cellulare) e favorendo il rilassamento dei muscoli dopo lo sforzo. Una carenza di magnesio può infatti portare a dolori muscolari e spasmi, che possono compromettere la qualità dell’allenamento e del recupero.
Le castagne sono ricche di fibre alimentari, con circa 8 grammi per 100 grammi. Le fibre sono fondamentali per una buona salute digestiva e per mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue. Per gli sportivi, questo significa evitare i cali di energia durante e dopo l’allenamento, consentendo una prestazione più costante e prolungata.
Le fibre aiutano anche a prolungare il senso di sazietà, un aspetto utile per chi vuole mantenere il controllo del peso corporeo e della massa grassa, obiettivi comuni per molti frequentatori di palestra. Consumare castagne come spuntino può essere un modo sano per sentirsi sazi e soddisfatti senza ricorrere a cibi ipercalorici o meno nutrienti.
Anche se non sono una fonte particolarmente ricca di proteine, le castagne offrono una piccola quantità di proteine vegetali e alcuni amminoacidi essenziali. Sebbene non possano sostituire le fonti di proteine animali o i legumi per chi ha un fabbisogno proteico elevato, possono comunque contribuire a un profilo nutrizionale equilibrato, soprattutto per chi segue una dieta vegetariana o vegana.
Inoltre, le proteine, anche se in piccola quantità, aiutano nel processo di recupero e nella riparazione muscolare dopo l’allenamento, rendendo le castagne uno snack bilanciato quando abbinate a una fonte di proteine più significativa, come yogurt greco o un frullato proteico.
Per sfruttare al meglio i benefici delle castagne, è importante sapere come integrarle nella propria dieta:
Le castagne sono un frutto autunnale ricco di benefici, perfetto per chi pratica sport e cerca un'alimentazione bilanciata. Grazie alla loro ricchezza di carboidrati complessi, vitamine, minerali e fibre, sono un ottimo integratore naturale per migliorare le prestazioni, sostenere l’energia durante gli allenamenti e favorire un recupero ottimale. Vediamo più nel dettaglio come questo frutto può essere un valido alleato per gli sportivi.
Le castagne sono un’ottima fonte di carboidrati complessi, con circa 45 grammi di carboidrati per 100 grammi di prodotto cotto. I carboidrati sono il carburante principale per i muscoli, e i complessi offrono un rilascio di energia più lento e costante rispetto ai carboidrati semplici. Questo li rende particolarmente utili per sostenere l’energia durante allenamenti di resistenza, come sessioni prolungate di pesi o cardio.
Consumare una porzione di castagne prima dell’allenamento può aiutare a creare una riserva di glicogeno nei muscoli, che verrà poi utilizzata come fonte di energia durante l’attività fisica. In questo modo, si riduce il rischio di sentirsi stanchi a metà allenamento e si migliora la resistenza complessiva.
Le castagne sono particolarmente ricche di vitamine del gruppo B, come B1 (tiamina), B2 (riboflavina) e B6 (piridossina). Queste vitamine sono essenziali per il metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei grassi, contribuendo alla trasformazione degli alimenti in energia. La vitamina B6, in particolare, è coinvolta nella sintesi di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina, che possono influenzare positivamente l’umore e la motivazione durante gli allenamenti.
Inoltre, la vitamina C, presente nelle castagne, è un potente antiossidante che contribuisce alla sintesi del collagene, fondamentale per la salute delle articolazioni e dei tendini, proteggendo le strutture muscolari dagli stress meccanici e dai danni derivanti dall’attività fisica intensa.
Il potassio è uno dei minerali più abbondanti nelle castagne, essenziale per mantenere l’equilibrio elettrolitico, supportare la contrazione muscolare e ridurre i crampi. Dopo un allenamento intenso, il corpo può perdere una buona quantità di potassio attraverso il sudore, e le castagne possono essere un modo naturale per reintegrarlo, prevenendo affaticamento muscolare e crampi.
Il magnesio, anch'esso presente nelle castagne, gioca un ruolo cruciale nella funzione muscolare, contribuendo alla produzione di ATP (la principale forma di energia cellulare) e favorendo il rilassamento dei muscoli dopo lo sforzo. Una carenza di magnesio può infatti portare a dolori muscolari e spasmi, che possono compromettere la qualità dell’allenamento e del recupero.
Le castagne sono ricche di fibre alimentari, con circa 8 grammi per 100 grammi. Le fibre sono fondamentali per una buona salute digestiva e per mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue. Per gli sportivi, questo significa evitare i cali di energia durante e dopo l’allenamento, consentendo una prestazione più costante e prolungata.
Le fibre aiutano anche a prolungare il senso di sazietà, un aspetto utile per chi vuole mantenere il controllo del peso corporeo e della massa grassa, obiettivi comuni per molti frequentatori di palestra. Consumare castagne come spuntino può essere un modo sano per sentirsi sazi e soddisfatti senza ricorrere a cibi ipercalorici o meno nutrienti.
Anche se non sono una fonte particolarmente ricca di proteine, le castagne offrono una piccola quantità di proteine vegetali e alcuni amminoacidi essenziali. Sebbene non possano sostituire le fonti di proteine animali o i legumi per chi ha un fabbisogno proteico elevato, possono comunque contribuire a un profilo nutrizionale equilibrato, soprattutto per chi segue una dieta vegetariana o vegana.
Inoltre, le proteine, anche se in piccola quantità, aiutano nel processo di recupero e nella riparazione muscolare dopo l’allenamento, rendendo le castagne uno snack bilanciato quando abbinate a una fonte di proteine più significativa, come yogurt greco o un frullato proteico.
Per sfruttare al meglio i benefici delle castagne, è importante sapere come integrarle nella propria dieta:
- Prima dell'allenamento: Una porzione di castagne cotte (circa 100-150 grammi) fornisce energia duratura grazie ai carboidrati complessi. Possono essere consumate da sole o in combinazione con una fonte proteica leggera.
- Dopo l'allenamento: Le castagne possono essere abbinate a un frullato proteico per un recupero completo, reintegrando le riserve di glicogeno e supportando la sintesi proteica.
- Come snack pomeridiano: Grazie alla loro dolcezza naturale, le castagne possono essere uno spuntino sano e gustoso per placare la fame tra i pasti principali, evitando alimenti più ricchi di zuccheri e grassi.
Venerdì 11 ottobre 24
L'aromaterapia, una pratica olistica che utilizza oli essenziali per migliorare il benessere fisico e mentale, sta guadagnando sempre più popolarità anche nel contesto dell'allenamento in palestra. Questa antica tecnica può avere un impatto positivo sull'esperienza sportiva, potenziando le prestazioni e facilitando il recupero. Ecco alcuni dei principali benefici dell’aromaterapia legati all'allenamento.
1. Aumento dell’energia e della concentrazione
Alcuni oli essenziali, come il limone, il rosmarino e la menta piperita, sono noti per le loro proprietà stimolanti. Diffusi prima o durante l’allenamento, possono aumentare i livelli di energia e migliorare la concentrazione. L’olio di menta piperita, ad esempio, è spesso utilizzato per migliorare la resistenza fisica e mentale, rendendo l’allenamento più efficace e prolungato.
2. Riduzione dello stress e dellansia
L'allenamento fisico può essere una sfida mentale, e lo stress o l'ansia possono ostacolare le prestazioni. Oli come la lavanda o l’ylang-ylang hanno un effetto calmante sul sistema nervoso, contribuendo a ridurre la tensione. Questo non solo facilita un migliore focus durante l’allenamento, ma aiuta anche a creare un ambiente mentale sereno prima di affrontare esercizi impegnativi.
3. Supporto al recupero muscolare
Dopo un intenso allenamento, la fase di recupero è cruciale. Oli essenziali come l’eucalipto, il ginepro o il tea tree hanno proprietà antinfiammatorie e analgesiche, che possono aiutare a ridurre l'indolenzimento muscolare e accelerare il recupero. Massaggiando le zone affaticate con oli essenziali diluiti o diffondendoli nell'ambiente, è possibile ridurre l'infiammazione e favorire il rilassamento muscolare.
4. Miglioramento della qualità del sonno
Il sonno è essenziale per il recupero fisico e mentale dopo l’allenamento. L'uso di oli rilassanti come la camomilla e la lavanda prima di dormire può favorire un sonno più profondo e rigenerante, migliorando di conseguenza le prestazioni negli allenamenti successivi.
5. Rafforzamento del sistema immunitario
Oli essenziali come l’eucalipto e il tea tree hanno proprietà antimicrobiche che possono aiutare a proteggere il corpo da infezioni, mantenendo il sistema immunitario forte, soprattutto quando ci si allena in ambienti affollati come le palestre.
Integrare l’aromaterapia nella routine di allenamento in palestra, quindi, può migliorare sia l’aspetto fisico che mentale del fitness. Dai benefici energetici a quelli di recupero e rilassamento, gli oli essenziali offrono un supporto naturale per ottimizzare le prestazioni sportive e migliorare il benessere generale.
L'aromaterapia, una pratica olistica che utilizza oli essenziali per migliorare il benessere fisico e mentale, sta guadagnando sempre più popolarità anche nel contesto dell'allenamento in palestra. Questa antica tecnica può avere un impatto positivo sull'esperienza sportiva, potenziando le prestazioni e facilitando il recupero. Ecco alcuni dei principali benefici dell’aromaterapia legati all'allenamento.
1. Aumento dell’energia e della concentrazione
Alcuni oli essenziali, come il limone, il rosmarino e la menta piperita, sono noti per le loro proprietà stimolanti. Diffusi prima o durante l’allenamento, possono aumentare i livelli di energia e migliorare la concentrazione. L’olio di menta piperita, ad esempio, è spesso utilizzato per migliorare la resistenza fisica e mentale, rendendo l’allenamento più efficace e prolungato.
2. Riduzione dello stress e dellansia
L'allenamento fisico può essere una sfida mentale, e lo stress o l'ansia possono ostacolare le prestazioni. Oli come la lavanda o l’ylang-ylang hanno un effetto calmante sul sistema nervoso, contribuendo a ridurre la tensione. Questo non solo facilita un migliore focus durante l’allenamento, ma aiuta anche a creare un ambiente mentale sereno prima di affrontare esercizi impegnativi.
3. Supporto al recupero muscolare
Dopo un intenso allenamento, la fase di recupero è cruciale. Oli essenziali come l’eucalipto, il ginepro o il tea tree hanno proprietà antinfiammatorie e analgesiche, che possono aiutare a ridurre l'indolenzimento muscolare e accelerare il recupero. Massaggiando le zone affaticate con oli essenziali diluiti o diffondendoli nell'ambiente, è possibile ridurre l'infiammazione e favorire il rilassamento muscolare.
4. Miglioramento della qualità del sonno
Il sonno è essenziale per il recupero fisico e mentale dopo l’allenamento. L'uso di oli rilassanti come la camomilla e la lavanda prima di dormire può favorire un sonno più profondo e rigenerante, migliorando di conseguenza le prestazioni negli allenamenti successivi.
5. Rafforzamento del sistema immunitario
Oli essenziali come l’eucalipto e il tea tree hanno proprietà antimicrobiche che possono aiutare a proteggere il corpo da infezioni, mantenendo il sistema immunitario forte, soprattutto quando ci si allena in ambienti affollati come le palestre.
Integrare l’aromaterapia nella routine di allenamento in palestra, quindi, può migliorare sia l’aspetto fisico che mentale del fitness. Dai benefici energetici a quelli di recupero e rilassamento, gli oli essenziali offrono un supporto naturale per ottimizzare le prestazioni sportive e migliorare il benessere generale.
Venerdì 4 ottobre 24
Il modo in cui iniziamo la giornata può influenzare profondamente la qualità del resto del nostro tempo. Una routine mattutina ben strutturata è uno dei segreti per vivere con più energia, concentrazione e benessere. Non si tratta solo di essere produttivi, ma anche di creare un momento di calma e preparazione mentale per affrontare le sfide quotidiane con maggiore equilibrio. Ma vediamo assieme perché è importante una routine mattutina:
1.Creare stabilità e prevedibilità: iniziare la giornata con una routine offre una struttura che ci aiuta a sentirci più in controllo. La stabilità è un elemento fondamentale per ridurre lo stress e l'ansia. Sapere cosa fare appena svegli ci permette di affrontare con serenità la transizione dal riposo all'attività.
2. Incrementare la produttività: una routine mattutina ben organizzata aiuta a stabilire le priorità e a entrare rapidamente nel flusso delle attività quotidiane. Quando dedichiamo tempo a noi stessi prima di tuffarci nel caos della giornata, siamo più preparati mentalmente e fisicamente, migliorando la nostra efficienza sul lavoro o in altre attività.
3. Promuovere il benessere mentale: dedicarci a rituali che ci piacciono, come una colazione sana, un momento di meditazione o un'attività fisica, ci aiuta a cominciare la giornata con un senso di appagamento e calma. Questo riduce lo stress e ci predispone ad affrontare meglio le sfide.
4. Stimolare la motivazione: completare piccole attività appena svegli (come rifare il letto o fare stretching) dà una sensazione di realizzazione che ci spinge ad essere più motivati e proattivi durante il giorno. Un inizio produttivo crea slancio per il resto delle ore.
5. Migliorare l'umore: quando ci svegliamo senza fretta e ci concediamo del tempo per fare cose che ci piacciono, come ascoltare la nostra musica preferita o leggere qualche pagina di un libro, creiamo un'atmosfera positiva che ci aiuta a mantenere un buon umore.
Non esiste una routine perfetta uguale per tutti; ciò che conta è trovare un insieme di attività che ci facciano sentire bene e pronti ad affrontare la giornata. Ecco alcuni suggerimenti per costruire una routine mattutina che promuova il benessere:
1. Sveglia regolare
Il primo passo per una buona routine è stabilire un orario di sveglia regolare. Andare a letto e svegliarsi alla stessa ora ogni giorno aiuta a regolare il ciclo circadiano, migliorando la qualità del sonno e l'energia al risveglio. Anche nei giorni liberi, mantenere un orario costante favorisce un ritmo naturale per il corpo.
2. Attività fisica leggera
Fare movimento appena svegli, anche se solo per 10-15 minuti, può aiutare a risvegliare il corpo e a far circolare energia. Yoga, stretching o una breve camminata sono ottime opzioni per attivare la circolazione sanguigna e sciogliere le tensioni accumulate durante la notte. L'attività fisica rilascia endorfine, migliorando l'umore e la prontezza mentale.
3. Idratazione
Dopo una notte di riposo, il corpo ha bisogno di essere idratato. Bere un bicchiere d'acqua appena svegli aiuta a riattivare il metabolismo e a purificare l'organismo.
4. Colazione nutriente
La colazione è il primo pasto della giornata e ha il compito di fornire l'energia necessaria per affrontare le prime ore di attività. Una colazione equilibrata, ricca di proteine, fibre e vitamine, aiuta a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue e a migliorare la concentrazione e l'umore. Evitare cibi troppo zuccherati può prevenire i cali di energia a metà mattina.
5. Momento di riflessione o meditazione
Dedica qualche minuto alla riflessione personale o alla meditazione. Questo può includere la pratica della gratitudine, la visualizzazione degli obiettivi della giornata o semplicemente qualche minuto di respiro consapevole. Questi momenti di mindfulness aiutano a calmare la mente e a stabilire un atteggiamento positivo per il resto della giornata.
6. Pianificazione della giornata
Prendere qualche minuto per riflettere sugli impegni della giornata aiuta a stabilire priorità chiare. Annotare le cose da fare o stabilire un obiettivo principale per la giornata permette di iniziare con un senso di scopo e organizzazione. Questo riduce lo stress e aumenta la produttività.
7. Tempo per te stesso
La mattina può essere il momento perfetto per dedicarsi a un hobby o a qualcosa che ci piace. Che sia leggere un libro, ascoltare musica, scrivere o fare una passeggiata all'aria aperta, trovare tempo per noi stessi al mattino migliora l'umore e ci dà un senso di soddisfazione personale.
Ma come possiamo sviluppare una routine mattutina? Scopriamolo in quattro semplici punti:
1. Iniziare gradualmente: non cercare di rivoluzionare le tue mattine da un giorno all'altro. Inizia aggiungendo una o due nuove abitudini e aumenta gradualmente con il tempo.
2. Essere costanti: la costanza è la chiave per creare abitudini durature. Cerca di seguire la tua routine ogni giorno, anche nei weekend, per rafforzare i benefici a lungo termine.
3. Essere flessibili: la routine dovrebbe essere un aiuto, non una costrizione. Se una mattina qualcosa non va come previsto, accetta che ci sono giorni in cui le cose possono essere diverse. L'importante è mantenere un equilibrio e tornare alla routine il giorno successivo.
4. Adattare la routine ai propri bisogni: non tutte le routine sono adatte a tutti. Adattala ai tuoi orari, preferenze e obiettivi personali. Se una parte della routine non funziona, sentiti libero di cambiarla.
Una routine mattutina ben strutturata non solo migliora la produttività, ma influisce profondamente sul nostro benessere mentale ed emotivo. Dedicare del tempo a noi stessi al mattino ci permette di iniziare la giornata con un atteggiamento positivo, energia e chiarezza mentale. Anche piccoli cambiamenti nella routine possono fare una grande differenza, aiutandoci a vivere ogni giorno con più equilibrio e soddisfazione.
Il modo in cui iniziamo la giornata può influenzare profondamente la qualità del resto del nostro tempo. Una routine mattutina ben strutturata è uno dei segreti per vivere con più energia, concentrazione e benessere. Non si tratta solo di essere produttivi, ma anche di creare un momento di calma e preparazione mentale per affrontare le sfide quotidiane con maggiore equilibrio. Ma vediamo assieme perché è importante una routine mattutina:
1.Creare stabilità e prevedibilità: iniziare la giornata con una routine offre una struttura che ci aiuta a sentirci più in controllo. La stabilità è un elemento fondamentale per ridurre lo stress e l'ansia. Sapere cosa fare appena svegli ci permette di affrontare con serenità la transizione dal riposo all'attività.
2. Incrementare la produttività: una routine mattutina ben organizzata aiuta a stabilire le priorità e a entrare rapidamente nel flusso delle attività quotidiane. Quando dedichiamo tempo a noi stessi prima di tuffarci nel caos della giornata, siamo più preparati mentalmente e fisicamente, migliorando la nostra efficienza sul lavoro o in altre attività.
3. Promuovere il benessere mentale: dedicarci a rituali che ci piacciono, come una colazione sana, un momento di meditazione o un'attività fisica, ci aiuta a cominciare la giornata con un senso di appagamento e calma. Questo riduce lo stress e ci predispone ad affrontare meglio le sfide.
4. Stimolare la motivazione: completare piccole attività appena svegli (come rifare il letto o fare stretching) dà una sensazione di realizzazione che ci spinge ad essere più motivati e proattivi durante il giorno. Un inizio produttivo crea slancio per il resto delle ore.
5. Migliorare l'umore: quando ci svegliamo senza fretta e ci concediamo del tempo per fare cose che ci piacciono, come ascoltare la nostra musica preferita o leggere qualche pagina di un libro, creiamo un'atmosfera positiva che ci aiuta a mantenere un buon umore.
Non esiste una routine perfetta uguale per tutti; ciò che conta è trovare un insieme di attività che ci facciano sentire bene e pronti ad affrontare la giornata. Ecco alcuni suggerimenti per costruire una routine mattutina che promuova il benessere:
1. Sveglia regolare
Il primo passo per una buona routine è stabilire un orario di sveglia regolare. Andare a letto e svegliarsi alla stessa ora ogni giorno aiuta a regolare il ciclo circadiano, migliorando la qualità del sonno e l'energia al risveglio. Anche nei giorni liberi, mantenere un orario costante favorisce un ritmo naturale per il corpo.
2. Attività fisica leggera
Fare movimento appena svegli, anche se solo per 10-15 minuti, può aiutare a risvegliare il corpo e a far circolare energia. Yoga, stretching o una breve camminata sono ottime opzioni per attivare la circolazione sanguigna e sciogliere le tensioni accumulate durante la notte. L'attività fisica rilascia endorfine, migliorando l'umore e la prontezza mentale.
3. Idratazione
Dopo una notte di riposo, il corpo ha bisogno di essere idratato. Bere un bicchiere d'acqua appena svegli aiuta a riattivare il metabolismo e a purificare l'organismo.
4. Colazione nutriente
La colazione è il primo pasto della giornata e ha il compito di fornire l'energia necessaria per affrontare le prime ore di attività. Una colazione equilibrata, ricca di proteine, fibre e vitamine, aiuta a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue e a migliorare la concentrazione e l'umore. Evitare cibi troppo zuccherati può prevenire i cali di energia a metà mattina.
5. Momento di riflessione o meditazione
Dedica qualche minuto alla riflessione personale o alla meditazione. Questo può includere la pratica della gratitudine, la visualizzazione degli obiettivi della giornata o semplicemente qualche minuto di respiro consapevole. Questi momenti di mindfulness aiutano a calmare la mente e a stabilire un atteggiamento positivo per il resto della giornata.
6. Pianificazione della giornata
Prendere qualche minuto per riflettere sugli impegni della giornata aiuta a stabilire priorità chiare. Annotare le cose da fare o stabilire un obiettivo principale per la giornata permette di iniziare con un senso di scopo e organizzazione. Questo riduce lo stress e aumenta la produttività.
7. Tempo per te stesso
La mattina può essere il momento perfetto per dedicarsi a un hobby o a qualcosa che ci piace. Che sia leggere un libro, ascoltare musica, scrivere o fare una passeggiata all'aria aperta, trovare tempo per noi stessi al mattino migliora l'umore e ci dà un senso di soddisfazione personale.
Ma come possiamo sviluppare una routine mattutina? Scopriamolo in quattro semplici punti:
1. Iniziare gradualmente: non cercare di rivoluzionare le tue mattine da un giorno all'altro. Inizia aggiungendo una o due nuove abitudini e aumenta gradualmente con il tempo.
2. Essere costanti: la costanza è la chiave per creare abitudini durature. Cerca di seguire la tua routine ogni giorno, anche nei weekend, per rafforzare i benefici a lungo termine.
3. Essere flessibili: la routine dovrebbe essere un aiuto, non una costrizione. Se una mattina qualcosa non va come previsto, accetta che ci sono giorni in cui le cose possono essere diverse. L'importante è mantenere un equilibrio e tornare alla routine il giorno successivo.
4. Adattare la routine ai propri bisogni: non tutte le routine sono adatte a tutti. Adattala ai tuoi orari, preferenze e obiettivi personali. Se una parte della routine non funziona, sentiti libero di cambiarla.
Una routine mattutina ben strutturata non solo migliora la produttività, ma influisce profondamente sul nostro benessere mentale ed emotivo. Dedicare del tempo a noi stessi al mattino ci permette di iniziare la giornata con un atteggiamento positivo, energia e chiarezza mentale. Anche piccoli cambiamenti nella routine possono fare una grande differenza, aiutandoci a vivere ogni giorno con più equilibrio e soddisfazione.
Venerdì 27 settembre 24
Il passaggio dall'estate all'autunno non rappresenta solo un cambiamento nel paesaggio, ma ha un impatto diretto anche sul nostro corpo e sul nostro benessere fisico e mentale. Le giornate più brevi, le temperature che si abbassano e la riduzione delle ore di luce possono influenzare vari aspetti della nostra salute, ma l'allenamento in palestra può essere una soluzione efficace per affrontare questo cambiamento stagionale.
- Calo dell'energia e della motivazione
Con l'arrivo dell'autunno, le giornate si accorciano e la riduzione della luce solare porta a un calo della produzione di serotonina, l'ormone che regola l'umore e l'energia. Questo può causare stanchezza, sonnolenza e un senso generale di mancanza di motivazione. Il minor numero di ore di luce può anche influenzare la produzione di melatonina, l'ormone che regola il sonno, provocando alterazioni nei ritmi circadiani.
- Influenza sulla salute mentale
L'autunno può essere collegato a fenomeni come il disturbo affettivo stagionale (SAD), una forma di depressione che si manifesta con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno. Sintomi comuni sono tristezza, mancanza di energia, difficoltà a concentrarsi e desiderio di carboidrati. Questo disturbo è spesso collegato alla mancanza di esposizione alla luce solare.
- Ritenzione idrica e cambiamento nei livelli di idratazione
In estate, il caldo ci porta a bere di più per compensare la perdita di liquidi dovuta al sudore. Con il freddo, la sensazione di sete può diminuire, aumentando il rischio di disidratazione. La ritenzione idrica può diventare un problema, soprattutto quando si riduce l'attività fisica.
- Aumento dell'appetito e del peso
L'autunno è spesso associato a un maggiore desiderio di cibi calorici e confortanti, come carboidrati e zuccheri, dovuto anche alla ridotta produzione di serotonina. Questo può portare a un aumento di peso. Inoltre, il metabolismo può rallentare con il freddo, aumentando la probabilità di accumulare grasso corporeo.L'attività fisica, e in particolare l'allenamento in palestra, può essere uno strumento potente per combattere gli effetti negativi del cambiamento stagionale. Ecco come:
1. Miglioramento dell'umore
L'allenamento fisico stimola la produzione di endorfine, conosciute come gli ormoni del "benessere", che aiutano a migliorare l'umore e a combattere il calo di energia. Inoltre, aumentare la serotonina attraverso l'esercizio può aiutare a regolare l'umore, riducendo il rischio di disturbi affettivi stagionali.
4. Regolazione del sonno
L'esercizio fisico regolare può aiutare a stabilizzare i ritmi circadiani, migliorando la qualità del sonno. Anche un allenamento moderato durante il giorno può favorire una migliore produzione di melatonina la sera, facilitando un riposo ristoratore.
4. Prevenzione dell'aumento di peso
L'allenamento aerobico (come la corsa sul tapis roulant, lo spinning o la cyclette) e l'allenamento di forza (con pesi o a corpo libero) aiutano a mantenere attivo il metabolismo, prevenendo l'accumulo di grasso corporeo e l'aumento di peso. Un'attività fisica regolare, associata a una dieta equilibrata, può controbilanciare l'aumento dell'appetito.
4. Supporto al sistema immunitario
Con l'arrivo dell'autunno, il rischio di raffreddori e influenze aumenta. L'esercizio fisico può rafforzare il sistema immunitario, migliorando la circolazione e il funzionamento del sistema linfatico, che aiuta a combattere le infezioni.
5. Aumento dell'energia
Anche se inizialmente può sembrare difficile allenarsi quando ci si sente stanchi, l'esercizio fisico regolare può in realtà aumentare i livelli di energia. Questo è particolarmente utile in autunno, quando il calo della luce solare può portare a una sensazione di letargia. L'allenamento stimola la circolazione e l'ossigenazione dei muscoli, aumentando la sensazione di vitalità.
6. Miglioramento della mobilità e prevenzione del dolore
Il freddo può rendere i muscoli e le articolazioni più rigidi, aumentando il rischio di dolore e infortuni. Un allenamento di resistenza mirato, insieme a esercizi di stretching, può mantenere la flessibilità e la mobilità, riducendo la probabilità di fastidi muscolari e articolari.
Ecco qualche consiglio per allenarti in palestra.
- Crea una routine fissa
La regolarità è fondamentale per ottenere i benefici dell'esercizio fisico. Stabilire una routine di allenamento che si adatti al cambiamento di stagione può aiutarti a rimanere costante anche quando le giornate si accorciano.
- Scegli allenamenti diversificati
Variare il tipo di allenamento, alternando sessioni di cardio, pesi e stretching, mantiene alta la motivazione e offre benefici su più fronti: forza, resistenza, flessibilità e recupero.
- Allenati in gruppo o con un Personal Trainer
Se la motivazione scarseggia, allenarsi in gruppo o con l'aiuto di un personal trainer può darti lo stimolo giusto per continuare. Questo è particolarmente utile durante i mesi più freddi, quando è facile cedere alla tentazione di saltare l'allenamento.
- Punta su esercizi che coinvolgono il core
Il rafforzamento del core (muscoli addominali, lombari e pelvici) è essenziale per prevenire il mal di schiena, che può essere più frequente con il freddo e l'inattività.
- Non dimenticare il recupero
Con il cambio di stagione, il corpo potrebbe aver bisogno di più tempo per adattarsi agli allenamenti. Assicurati di inserire giornate di riposo e sessioni di stretching o yoga per favorire il recupero muscolare.
In conclusione, passaggio dall'estate all'autunno può avere effetti sul corpo, sia a livello fisico che mentale, ma l'allenamento in palestra può essere uno strumento efficace per mantenersi attivi, migliorare l'umore e affrontare al meglio i cambiamenti stagionali. Continuare a muoversi e a prendersi cura del proprio corpo è fondamentale per preservare salute ed equilibrio, anche quando le giornate si accorciano e le temperature scendono.
Il passaggio dall'estate all'autunno non rappresenta solo un cambiamento nel paesaggio, ma ha un impatto diretto anche sul nostro corpo e sul nostro benessere fisico e mentale. Le giornate più brevi, le temperature che si abbassano e la riduzione delle ore di luce possono influenzare vari aspetti della nostra salute, ma l'allenamento in palestra può essere una soluzione efficace per affrontare questo cambiamento stagionale.
- Calo dell'energia e della motivazione
Con l'arrivo dell'autunno, le giornate si accorciano e la riduzione della luce solare porta a un calo della produzione di serotonina, l'ormone che regola l'umore e l'energia. Questo può causare stanchezza, sonnolenza e un senso generale di mancanza di motivazione. Il minor numero di ore di luce può anche influenzare la produzione di melatonina, l'ormone che regola il sonno, provocando alterazioni nei ritmi circadiani.
- Influenza sulla salute mentale
L'autunno può essere collegato a fenomeni come il disturbo affettivo stagionale (SAD), una forma di depressione che si manifesta con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno. Sintomi comuni sono tristezza, mancanza di energia, difficoltà a concentrarsi e desiderio di carboidrati. Questo disturbo è spesso collegato alla mancanza di esposizione alla luce solare.
- Ritenzione idrica e cambiamento nei livelli di idratazione
In estate, il caldo ci porta a bere di più per compensare la perdita di liquidi dovuta al sudore. Con il freddo, la sensazione di sete può diminuire, aumentando il rischio di disidratazione. La ritenzione idrica può diventare un problema, soprattutto quando si riduce l'attività fisica.
- Aumento dell'appetito e del peso
L'autunno è spesso associato a un maggiore desiderio di cibi calorici e confortanti, come carboidrati e zuccheri, dovuto anche alla ridotta produzione di serotonina. Questo può portare a un aumento di peso. Inoltre, il metabolismo può rallentare con il freddo, aumentando la probabilità di accumulare grasso corporeo.L'attività fisica, e in particolare l'allenamento in palestra, può essere uno strumento potente per combattere gli effetti negativi del cambiamento stagionale. Ecco come:
1. Miglioramento dell'umore
L'allenamento fisico stimola la produzione di endorfine, conosciute come gli ormoni del "benessere", che aiutano a migliorare l'umore e a combattere il calo di energia. Inoltre, aumentare la serotonina attraverso l'esercizio può aiutare a regolare l'umore, riducendo il rischio di disturbi affettivi stagionali.
4. Regolazione del sonno
L'esercizio fisico regolare può aiutare a stabilizzare i ritmi circadiani, migliorando la qualità del sonno. Anche un allenamento moderato durante il giorno può favorire una migliore produzione di melatonina la sera, facilitando un riposo ristoratore.
4. Prevenzione dell'aumento di peso
L'allenamento aerobico (come la corsa sul tapis roulant, lo spinning o la cyclette) e l'allenamento di forza (con pesi o a corpo libero) aiutano a mantenere attivo il metabolismo, prevenendo l'accumulo di grasso corporeo e l'aumento di peso. Un'attività fisica regolare, associata a una dieta equilibrata, può controbilanciare l'aumento dell'appetito.
4. Supporto al sistema immunitario
Con l'arrivo dell'autunno, il rischio di raffreddori e influenze aumenta. L'esercizio fisico può rafforzare il sistema immunitario, migliorando la circolazione e il funzionamento del sistema linfatico, che aiuta a combattere le infezioni.
5. Aumento dell'energia
Anche se inizialmente può sembrare difficile allenarsi quando ci si sente stanchi, l'esercizio fisico regolare può in realtà aumentare i livelli di energia. Questo è particolarmente utile in autunno, quando il calo della luce solare può portare a una sensazione di letargia. L'allenamento stimola la circolazione e l'ossigenazione dei muscoli, aumentando la sensazione di vitalità.
6. Miglioramento della mobilità e prevenzione del dolore
Il freddo può rendere i muscoli e le articolazioni più rigidi, aumentando il rischio di dolore e infortuni. Un allenamento di resistenza mirato, insieme a esercizi di stretching, può mantenere la flessibilità e la mobilità, riducendo la probabilità di fastidi muscolari e articolari.
Ecco qualche consiglio per allenarti in palestra.
- Crea una routine fissa
La regolarità è fondamentale per ottenere i benefici dell'esercizio fisico. Stabilire una routine di allenamento che si adatti al cambiamento di stagione può aiutarti a rimanere costante anche quando le giornate si accorciano.
- Scegli allenamenti diversificati
Variare il tipo di allenamento, alternando sessioni di cardio, pesi e stretching, mantiene alta la motivazione e offre benefici su più fronti: forza, resistenza, flessibilità e recupero.
- Allenati in gruppo o con un Personal Trainer
Se la motivazione scarseggia, allenarsi in gruppo o con l'aiuto di un personal trainer può darti lo stimolo giusto per continuare. Questo è particolarmente utile durante i mesi più freddi, quando è facile cedere alla tentazione di saltare l'allenamento.
- Punta su esercizi che coinvolgono il core
Il rafforzamento del core (muscoli addominali, lombari e pelvici) è essenziale per prevenire il mal di schiena, che può essere più frequente con il freddo e l'inattività.
- Non dimenticare il recupero
Con il cambio di stagione, il corpo potrebbe aver bisogno di più tempo per adattarsi agli allenamenti. Assicurati di inserire giornate di riposo e sessioni di stretching o yoga per favorire il recupero muscolare.
In conclusione, passaggio dall'estate all'autunno può avere effetti sul corpo, sia a livello fisico che mentale, ma l'allenamento in palestra può essere uno strumento efficace per mantenersi attivi, migliorare l'umore e affrontare al meglio i cambiamenti stagionali. Continuare a muoversi e a prendersi cura del proprio corpo è fondamentale per preservare salute ed equilibrio, anche quando le giornate si accorciano e le temperature scendono.
Venerdì 20 settembre 24
L'allenamento con i pesi, noto anche come allenamento della forza o resistenza, è spesso associato al miglioramento dell'aspetto fisico e al potenziamento muscolare. Tuttavia, questa forma di esercizio offre una vasta gamma di benefici che vanno ben oltre l'estetica. L'allenamento con i pesi è fondamentale per la salute globale, sia fisica che mentale, ed è uno strumento prezioso per tutte le fasce d'età.
1. Miglioramento della forza e della resistenza muscolare
Uno dei vantaggi più evidenti dell'allenamento con i pesi è l'aumento della forza muscolare. Rafforzare i muscoli permette di affrontare meglio le attività quotidiane, come sollevare oggetti pesanti o spostarsi con agilità, riducendo il rischio di infortuni. L'incremento della resistenza muscolare consente di prolungare la durata degli sforzi fisici senza stancarsi troppo velocemente, migliorando la qualità della vita.
2. Incremento del metabolismo e perdita di grasso
L'allenamento con i pesi non solo aiuta a costruire muscoli, ma accelera anche il metabolismo. Quando si sviluppano i muscoli, il corpo richiede più energia (calorie) per mantenerli, anche a riposo. Questo significa che, a lungo termine, l'allenamento con i pesi contribuisce a una maggiore combustione di calorie, favorendo il dimagrimento o il mantenimento di un peso corporeo sano. È stato dimostrato che l'allenamento con i pesi può essere più efficace del solo cardio nel ridurre la percentuale di grasso corporeo.
3. Salute delle ossa
Uno dei benefici meno conosciuti ma estremamente importanti dell'allenamento con i pesi è il suo impatto sulla salute delle ossa. Man mano che invecchiamo, la densità ossea tende a diminuire, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture. L'allenamento della forza stimola la formazione ossea, rendendo le ossa più forti e resistenti. Questo è particolarmente cruciale per le donne in post-menopausa, che sono più vulnerabili alla perdita di densità ossea.
4. Miglioramento della postura e dell'equilibrio
Allenarsi con i pesi aiuta a rafforzare i muscoli stabilizzatori del corpo, che sono essenziali per mantenere una buona postura e un equilibrio stabile. Mantenere una postura corretta riduce il rischio di problemi alla schiena e al collo, migliorando al contempo l'efficienza dei movimenti quotidiani. Inoltre, un migliore equilibrio può prevenire cadute e incidenti, soprattutto in età avanzata.
5. Benefici mentali e psicologici
L'allenamento con i pesi non è solo una questione di fisico, ma influisce positivamente anche sulla salute mentale. Durante l'esercizio, il corpo rilascia endorfine, ormoni che migliorano l'umore e riducono lo stress. Inoltre, l'acquisizione di forza e resistenza fisica contribuisce a migliorare l'autostima e la fiducia in se stessi. Molte persone trovano nell'allenamento un senso di realizzazione personale, che si riflette in una maggiore motivazione e determinazione nella vita quotidiana.
6. Prevenzione di malattie croniche
Diversi studi hanno dimostrato che l'allenamento con i pesi può aiutare a prevenire e gestire malattie croniche come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e l'ipertensione. Questo perché rafforzare i muscoli migliora la sensibilità all'insulina, regola i livelli di zucchero nel sangue e favorisce una migliore circolazione sanguigna. Inoltre, contribuisce a ridurre la pressione arteriosa, diminuendo così il rischio di problemi cardiaci.
7. L'allenamento con i pesi e l'invecchiamento
Con l'avanzare dell'età, il corpo subisce una naturale perdita di massa muscolare e forza (sarcopenia). Questo fenomeno può ridurre la mobilità e l'indipendenza delle persone anziane. L'allenamento della forza rappresenta uno dei metodi più efficaci per contrastare la sarcopenia, aiutando gli anziani a mantenere una buona qualità della vita. Oltre a preservare la forza fisica, l'allenamento con i pesi aiuta a mantenere la flessibilità e la coordinazione, prevenendo cadute e incidenti.
8. Versatilità e accessibilità
L'allenamento con i pesi è adatto a tutte le età e livelli di fitness, e può essere eseguito in vari modi, utilizzando attrezzi come manubri, bilancieri, kettlebell, oppure sfruttando il peso del proprio corpo con esercizi a corpo libero. Inoltre, la versatilità dell'allenamento consente di adattarlo alle esigenze personali, permettendo di lavorare su gruppi muscolari specifici o di allenarsi per obiettivi particolari, come migliorare la forza, la resistenza o la flessibilità.
In conclusione l'allenamento con i pesi offre una vasta gamma di benefici che lo rendono un elemento chiave per uno stile di vita sano. Non solo contribuisce a migliorare la forza muscolare e la composizione corporea, ma ha un impatto positivo sulla salute delle ossa, sulla prevenzione di malattie croniche e sul benessere mentale. Che si tratti di migliorare le prestazioni atletiche, prevenire problemi legati all'invecchiamento o semplicemente sentirsi più forti e sicuri di sé, l'allenamento della forza è una pratica accessibile a tutti e altamente consigliata per il benessere a lungo termine.
L'allenamento con i pesi, noto anche come allenamento della forza o resistenza, è spesso associato al miglioramento dell'aspetto fisico e al potenziamento muscolare. Tuttavia, questa forma di esercizio offre una vasta gamma di benefici che vanno ben oltre l'estetica. L'allenamento con i pesi è fondamentale per la salute globale, sia fisica che mentale, ed è uno strumento prezioso per tutte le fasce d'età.
1. Miglioramento della forza e della resistenza muscolare
Uno dei vantaggi più evidenti dell'allenamento con i pesi è l'aumento della forza muscolare. Rafforzare i muscoli permette di affrontare meglio le attività quotidiane, come sollevare oggetti pesanti o spostarsi con agilità, riducendo il rischio di infortuni. L'incremento della resistenza muscolare consente di prolungare la durata degli sforzi fisici senza stancarsi troppo velocemente, migliorando la qualità della vita.
2. Incremento del metabolismo e perdita di grasso
L'allenamento con i pesi non solo aiuta a costruire muscoli, ma accelera anche il metabolismo. Quando si sviluppano i muscoli, il corpo richiede più energia (calorie) per mantenerli, anche a riposo. Questo significa che, a lungo termine, l'allenamento con i pesi contribuisce a una maggiore combustione di calorie, favorendo il dimagrimento o il mantenimento di un peso corporeo sano. È stato dimostrato che l'allenamento con i pesi può essere più efficace del solo cardio nel ridurre la percentuale di grasso corporeo.
3. Salute delle ossa
Uno dei benefici meno conosciuti ma estremamente importanti dell'allenamento con i pesi è il suo impatto sulla salute delle ossa. Man mano che invecchiamo, la densità ossea tende a diminuire, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture. L'allenamento della forza stimola la formazione ossea, rendendo le ossa più forti e resistenti. Questo è particolarmente cruciale per le donne in post-menopausa, che sono più vulnerabili alla perdita di densità ossea.
4. Miglioramento della postura e dell'equilibrio
Allenarsi con i pesi aiuta a rafforzare i muscoli stabilizzatori del corpo, che sono essenziali per mantenere una buona postura e un equilibrio stabile. Mantenere una postura corretta riduce il rischio di problemi alla schiena e al collo, migliorando al contempo l'efficienza dei movimenti quotidiani. Inoltre, un migliore equilibrio può prevenire cadute e incidenti, soprattutto in età avanzata.
5. Benefici mentali e psicologici
L'allenamento con i pesi non è solo una questione di fisico, ma influisce positivamente anche sulla salute mentale. Durante l'esercizio, il corpo rilascia endorfine, ormoni che migliorano l'umore e riducono lo stress. Inoltre, l'acquisizione di forza e resistenza fisica contribuisce a migliorare l'autostima e la fiducia in se stessi. Molte persone trovano nell'allenamento un senso di realizzazione personale, che si riflette in una maggiore motivazione e determinazione nella vita quotidiana.
6. Prevenzione di malattie croniche
Diversi studi hanno dimostrato che l'allenamento con i pesi può aiutare a prevenire e gestire malattie croniche come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e l'ipertensione. Questo perché rafforzare i muscoli migliora la sensibilità all'insulina, regola i livelli di zucchero nel sangue e favorisce una migliore circolazione sanguigna. Inoltre, contribuisce a ridurre la pressione arteriosa, diminuendo così il rischio di problemi cardiaci.
7. L'allenamento con i pesi e l'invecchiamento
Con l'avanzare dell'età, il corpo subisce una naturale perdita di massa muscolare e forza (sarcopenia). Questo fenomeno può ridurre la mobilità e l'indipendenza delle persone anziane. L'allenamento della forza rappresenta uno dei metodi più efficaci per contrastare la sarcopenia, aiutando gli anziani a mantenere una buona qualità della vita. Oltre a preservare la forza fisica, l'allenamento con i pesi aiuta a mantenere la flessibilità e la coordinazione, prevenendo cadute e incidenti.
8. Versatilità e accessibilità
L'allenamento con i pesi è adatto a tutte le età e livelli di fitness, e può essere eseguito in vari modi, utilizzando attrezzi come manubri, bilancieri, kettlebell, oppure sfruttando il peso del proprio corpo con esercizi a corpo libero. Inoltre, la versatilità dell'allenamento consente di adattarlo alle esigenze personali, permettendo di lavorare su gruppi muscolari specifici o di allenarsi per obiettivi particolari, come migliorare la forza, la resistenza o la flessibilità.
In conclusione l'allenamento con i pesi offre una vasta gamma di benefici che lo rendono un elemento chiave per uno stile di vita sano. Non solo contribuisce a migliorare la forza muscolare e la composizione corporea, ma ha un impatto positivo sulla salute delle ossa, sulla prevenzione di malattie croniche e sul benessere mentale. Che si tratti di migliorare le prestazioni atletiche, prevenire problemi legati all'invecchiamento o semplicemente sentirsi più forti e sicuri di sé, l'allenamento della forza è una pratica accessibile a tutti e altamente consigliata per il benessere a lungo termine.
Venerdì 13 settembre 24
Il nuoto libero è una delle discipline sportive più complete e versatili, ideale per chi cerca di integrare l'allenamento cardio e pesi in un'unica attività fisica. Non solo migliora la resistenza cardiovascolare, ma tonifica anche i muscoli, favorendo una condizione fisica equilibrata e sana. Vediamo come il nuoto libero può arricchire e bilanciare un programma di fitness.
1. Benefici Cardiovascolari del Nuoto
Il nuoto è un allenamento cardiovascolare eccezionale. L'acqua offre una resistenza naturale che rende ogni movimento più intenso, pur mantenendo un basso impatto sulle articolazioni. Questo è particolarmente utile per chi ha problemi a livello articolare o chi cerca un'attività che prevenga traumi da sovraccarico.
Durante una sessione di nuoto, il cuore lavora costantemente per pompare sangue ossigenato ai muscoli, migliorando la capacità aerobica e la salute cardiovascolare. A differenza di attività come la corsa o il ciclismo, che possono affaticare le articolazioni, il nuoto permette di mantenere elevata la frequenza cardiaca senza stress aggiuntivo per il corpo.
2. Nuoto e Allenamento di Resistenza
Mentre il nuoto può sembrare principalmente un'attività cardiovascolare, il suo potenziale nell'allenamento di resistenza è spesso sottovalutato. Ogni bracciata contro l'acqua richiede uno sforzo muscolare continuo, che va ad attivare gruppi muscolari diversi rispetto agli esercizi tradizionali con i pesi.
3. Miglior Recupero Muscolare
Uno dei principali vantaggi del nuoto è la capacità di aiutare nel recupero muscolare. Dopo una sessione intensa di sollevamento pesi o cardio, una nuotata leggera può favorire la circolazione sanguigna, accelerando l'eliminazione dell'acido lattico e riducendo i dolori muscolari.
Il galleggiamento dell'acqua allevia la pressione su muscoli e articolazioni, facilitando il recupero attivo senza rischio di sovraccaricare il corpo. In questo modo, si può mantenere un livello di attività fisica elevato anche durante i giorni di riposo attivo, ottimizzando i tempi di recupero.
4. Varietà e Equilibrio nel Programma di Allenamento
Un altro punto di forza del nuoto è la capacità di offrire un'alternativa varia all'allenamento quotidiano. Inserire il nuoto nel proprio programma fitness aiuta a prevenire la noia e la stanchezza mentale associata a esercizi ripetitivi. Inoltre, può bilanciare i giorni dedicati al cardio ad alto impatto e quelli focalizzati sulla forza.
Ad esempio, si potrebbe strutturare la settimana di allenamento come segue:
5. Miglioramento della Mobilità e della Flessibilità
Il nuoto è anche un ottimo esercizio per migliorare la mobilità articolare e la flessibilità muscolare. I movimenti ampi e fluidi richiesti dal nuoto allungano i muscoli, migliorando la gamma di movimento senza causare traumi. Questo aspetto è particolarmente utile per chi solleva pesi, poiché aiuta a contrastare l'accorciamento muscolare che può derivare da esercizi di forza ripetitivi.
La combinazione di nuoto e pesi crea una sinergia: l’allenamento con i pesi rafforza e definisce i muscoli, mentre il nuoto ne preserva la flessibilità e li mantiene allungati e mobili.
Per concludere, integrare il nuoto libero con un programma di allenamento che include cardio e pesi può migliorare notevolmente la tua condizione fisica generale. Non solo potrai sviluppare resistenza cardiovascolare e forza muscolare, ma anche migliorare la flessibilità, il recupero e prevenire gli infortuni. Inoltre, l’acqua offre un ambiente diverso e stimolante, che rende l’attività fisica più piacevole e completa. Il nuoto non solo arricchisce un programma fitness già esistente, ma può anche diventare una componente chiave per mantenere il corpo in equilibrio, forte e resistente.
Il nuoto libero è una delle discipline sportive più complete e versatili, ideale per chi cerca di integrare l'allenamento cardio e pesi in un'unica attività fisica. Non solo migliora la resistenza cardiovascolare, ma tonifica anche i muscoli, favorendo una condizione fisica equilibrata e sana. Vediamo come il nuoto libero può arricchire e bilanciare un programma di fitness.
1. Benefici Cardiovascolari del Nuoto
Il nuoto è un allenamento cardiovascolare eccezionale. L'acqua offre una resistenza naturale che rende ogni movimento più intenso, pur mantenendo un basso impatto sulle articolazioni. Questo è particolarmente utile per chi ha problemi a livello articolare o chi cerca un'attività che prevenga traumi da sovraccarico.
Durante una sessione di nuoto, il cuore lavora costantemente per pompare sangue ossigenato ai muscoli, migliorando la capacità aerobica e la salute cardiovascolare. A differenza di attività come la corsa o il ciclismo, che possono affaticare le articolazioni, il nuoto permette di mantenere elevata la frequenza cardiaca senza stress aggiuntivo per il corpo.
2. Nuoto e Allenamento di Resistenza
Mentre il nuoto può sembrare principalmente un'attività cardiovascolare, il suo potenziale nell'allenamento di resistenza è spesso sottovalutato. Ogni bracciata contro l'acqua richiede uno sforzo muscolare continuo, che va ad attivare gruppi muscolari diversi rispetto agli esercizi tradizionali con i pesi.
- Braccia e Spalle: Le bracciate coinvolgono i muscoli del petto, delle spalle, del dorso e delle braccia. Movimenti come lo stile libero e il dorso mettono sotto sforzo muscoli come il deltoide, il tricipite e il grande dorsale.
- Gambe e Glutei: Le gambe lavorano costantemente durante il nuoto, con l'azione delle pinne che tonifica i quadricipiti, i bicipiti femorali e i polpacci. Il nuoto a rana, in particolare, attiva intensamente i glutei e i muscoli dell'interno coscia.
- Core: Il core è essenziale per mantenere il corpo allineato in acqua. Ogni bracciata richiede il coinvolgimento degli addominali, migliorando la stabilità e la forza del tronco.
3. Miglior Recupero Muscolare
Uno dei principali vantaggi del nuoto è la capacità di aiutare nel recupero muscolare. Dopo una sessione intensa di sollevamento pesi o cardio, una nuotata leggera può favorire la circolazione sanguigna, accelerando l'eliminazione dell'acido lattico e riducendo i dolori muscolari.
Il galleggiamento dell'acqua allevia la pressione su muscoli e articolazioni, facilitando il recupero attivo senza rischio di sovraccaricare il corpo. In questo modo, si può mantenere un livello di attività fisica elevato anche durante i giorni di riposo attivo, ottimizzando i tempi di recupero.
4. Varietà e Equilibrio nel Programma di Allenamento
Un altro punto di forza del nuoto è la capacità di offrire un'alternativa varia all'allenamento quotidiano. Inserire il nuoto nel proprio programma fitness aiuta a prevenire la noia e la stanchezza mentale associata a esercizi ripetitivi. Inoltre, può bilanciare i giorni dedicati al cardio ad alto impatto e quelli focalizzati sulla forza.
Ad esempio, si potrebbe strutturare la settimana di allenamento come segue:
- Lunedì: Allenamento con i pesi (focalizzato su parte superiore del corpo).
- Martedì: Sessione di nuoto cardio a media intensità.
- Mercoledì: Allenamento con i pesi (parte inferiore del corpo).
- Giovedì: Nuoto libero con esercizi tecnici di resistenza.
- Venerdì: Allenamento misto cardio/pesi (circuito).
- Sabato: Nuoto leggero o recupero attivo in acqua.
5. Miglioramento della Mobilità e della Flessibilità
Il nuoto è anche un ottimo esercizio per migliorare la mobilità articolare e la flessibilità muscolare. I movimenti ampi e fluidi richiesti dal nuoto allungano i muscoli, migliorando la gamma di movimento senza causare traumi. Questo aspetto è particolarmente utile per chi solleva pesi, poiché aiuta a contrastare l'accorciamento muscolare che può derivare da esercizi di forza ripetitivi.
La combinazione di nuoto e pesi crea una sinergia: l’allenamento con i pesi rafforza e definisce i muscoli, mentre il nuoto ne preserva la flessibilità e li mantiene allungati e mobili.
Per concludere, integrare il nuoto libero con un programma di allenamento che include cardio e pesi può migliorare notevolmente la tua condizione fisica generale. Non solo potrai sviluppare resistenza cardiovascolare e forza muscolare, ma anche migliorare la flessibilità, il recupero e prevenire gli infortuni. Inoltre, l’acqua offre un ambiente diverso e stimolante, che rende l’attività fisica più piacevole e completa. Il nuoto non solo arricchisce un programma fitness già esistente, ma può anche diventare una componente chiave per mantenere il corpo in equilibrio, forte e resistente.
Venerdì 6 settembre 24
Settembre segna il passaggio dall'estate all'autunno, un periodo caratterizzato da un'abbondanza di prodotti stagionali ricchi di nutrienti. Questi alimenti non solo offrono un gusto migliore e un impatto ambientale ridotto, ma sono anche particolarmente vantaggiosi per chi pratica attività fisica e vuole ottimizzare il proprio allenamento in palestra. Scopriamo quali sono i principali alimenti di stagione a settembre e come possono supportare il tuo regime di allenamento.
1. Uva
L'uva è uno dei frutti simbolo di settembre. Ricca di antiossidanti come il resveratrolo, è ideale per combattere lo stress ossidativo causato dall'attività fisica intensa. Gli zuccheri naturali dell'uva, come il fruttosio, forniscono energia rapidamente disponibile, utile sia prima di un allenamento per aumentare la resistenza, sia dopo per favorire il recupero.
Benefici per l'allenamento:
Settembre è il mese delle mele, un frutto ricco di fibre, vitamine e minerali. Le mele contengono pectina, una fibra che contribuisce a mantenere stabile il livello di zucchero nel sangue, evitando picchi glicemici che possono compromettere l'energia durante l'allenamento. Inoltre, la vitamina C presente nelle mele aiuta nella produzione di collagene, importante per la salute delle articolazioni e dei tendini.
Benefici per l'allenamento:
I fichi sono un'altra delizia di settembre, ricchi di potassio, magnesio e ferro, minerali essenziali per la funzione muscolare e la prevenzione dei crampi. Il loro contenuto di zuccheri naturali è utile per ricaricare rapidamente le riserve di glicogeno nei muscoli, essenziale per un recupero efficace.
Benefici per l'allenamento:
La zucca, disponibile a partire da settembre, è una fonte eccellente di carboidrati complessi e beta-carotene. I carboidrati complessi sono fondamentali per fornire energia sostenibile durante l'allenamento, mentre il beta-carotene è un potente antiossidante che supporta la salute della pelle e del sistema immunitario, entrambi importanti per chi si allena regolarmente.
Benefici per l'allenamento:
I funghi, che iniziano ad apparire nei boschi e sui banchi dei mercati a settembre, sono una fonte eccellente di proteine vegetali e vitamina D. La vitamina D è particolarmente importante per la salute delle ossa, un aspetto cruciale per chi solleva pesi in palestra. I funghi contengono anche composti bioattivi che possono contribuire a ridurre l'infiammazione e migliorare il recupero.
Benefici per l'allenamento:
Le pere, un altro frutto autunnale, sono ricche di fibre e acqua, che aiutano a mantenere un'idratazione ottimale durante l'allenamento. La loro dolcezza naturale può soddisfare la voglia di zuccheri senza aggiungere calorie vuote alla dieta. Inoltre, le pere contengono flavonoidi che possono migliorare la circolazione sanguigna, utile per una migliore ossigenazione dei muscoli durante l'esercizio.
Benefici per l'allenamento:
Settembre segna il passaggio dall'estate all'autunno, un periodo caratterizzato da un'abbondanza di prodotti stagionali ricchi di nutrienti. Questi alimenti non solo offrono un gusto migliore e un impatto ambientale ridotto, ma sono anche particolarmente vantaggiosi per chi pratica attività fisica e vuole ottimizzare il proprio allenamento in palestra. Scopriamo quali sono i principali alimenti di stagione a settembre e come possono supportare il tuo regime di allenamento.
1. Uva
L'uva è uno dei frutti simbolo di settembre. Ricca di antiossidanti come il resveratrolo, è ideale per combattere lo stress ossidativo causato dall'attività fisica intensa. Gli zuccheri naturali dell'uva, come il fruttosio, forniscono energia rapidamente disponibile, utile sia prima di un allenamento per aumentare la resistenza, sia dopo per favorire il recupero.
Benefici per l'allenamento:
- Aumenta i livelli di energia pre-allenamento.
- Aiuta nella riparazione muscolare post-allenamento grazie agli antiossidanti.
Settembre è il mese delle mele, un frutto ricco di fibre, vitamine e minerali. Le mele contengono pectina, una fibra che contribuisce a mantenere stabile il livello di zucchero nel sangue, evitando picchi glicemici che possono compromettere l'energia durante l'allenamento. Inoltre, la vitamina C presente nelle mele aiuta nella produzione di collagene, importante per la salute delle articolazioni e dei tendini.
Benefici per l'allenamento:
- Mantiene stabili i livelli di zucchero nel sangue.
- Supporta la salute articolare grazie alla vitamina C.
I fichi sono un'altra delizia di settembre, ricchi di potassio, magnesio e ferro, minerali essenziali per la funzione muscolare e la prevenzione dei crampi. Il loro contenuto di zuccheri naturali è utile per ricaricare rapidamente le riserve di glicogeno nei muscoli, essenziale per un recupero efficace.
Benefici per l'allenamento:
- Previene i crampi muscolari grazie al potassio.
- Rifornisce le riserve di glicogeno post-allenamento.
La zucca, disponibile a partire da settembre, è una fonte eccellente di carboidrati complessi e beta-carotene. I carboidrati complessi sono fondamentali per fornire energia sostenibile durante l'allenamento, mentre il beta-carotene è un potente antiossidante che supporta la salute della pelle e del sistema immunitario, entrambi importanti per chi si allena regolarmente.
Benefici per l'allenamento:
- Fornisce energia a lungo termine grazie ai carboidrati complessi.
- Protegge la pelle e il sistema immunitario.
I funghi, che iniziano ad apparire nei boschi e sui banchi dei mercati a settembre, sono una fonte eccellente di proteine vegetali e vitamina D. La vitamina D è particolarmente importante per la salute delle ossa, un aspetto cruciale per chi solleva pesi in palestra. I funghi contengono anche composti bioattivi che possono contribuire a ridurre l'infiammazione e migliorare il recupero.
Benefici per l'allenamento:
- Supportano la salute ossea grazie alla vitamina D.
- Favoriscono il recupero grazie alle loro proprietà antinfiammatorie.
Le pere, un altro frutto autunnale, sono ricche di fibre e acqua, che aiutano a mantenere un'idratazione ottimale durante l'allenamento. La loro dolcezza naturale può soddisfare la voglia di zuccheri senza aggiungere calorie vuote alla dieta. Inoltre, le pere contengono flavonoidi che possono migliorare la circolazione sanguigna, utile per una migliore ossigenazione dei muscoli durante l'esercizio.
Benefici per l'allenamento:
- Favoriscono l'idratazione.
- Migliorano la circolazione sanguigna e l'ossigenazione muscolare.
Venerdì 30 agosto 24
L'attività fisica non è solo un mezzo per mantenere in salute il corpo, ma è anche una potente alleata del benessere mentale. Numerosi studi scientifici dimostrano che l'esercizio fisico regolare può avere un impatto significativo sull'umore, rendendolo uno strumento efficace per combattere lo stress, l'ansia e la depressione. Ma cosa rende l'attività fisica così efficace nel migliorare il nostro stato d'animo? Esploriamo insieme i principali motivi.
1. Rilascio di Endorfine
Uno dei benefici più noti dell'attività fisica è il rilascio di endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello che agiscono come analgesici naturali e migliorano il benessere generale. Queste "molecole della felicità" si legano ai recettori del cervello, riducendo la percezione del dolore e scatenando una sensazione di euforia e positività. Dopo una sessione di esercizio, il cervello rilascia anche altre sostanze come la serotonina e la dopamina, entrambe associate alla regolazione dell'umore.
2. Riduzione dello Stress
L'attività fisica aiuta a ridurre i livelli di cortisolo, l' ormone dello stress . Quando il corpo è sotto stress, produce cortisolo, che può portare a sentimenti di ansia e depressione se mantenuto a livelli elevati per lunghi periodi. Fare esercizio permette al corpo di gestire meglio le situazioni stressanti, riducendo la produzione di cortisolo e migliorando così la capacità di affrontare le difficoltà quotidiane con maggiore calma e resilienza.
3. Miglioramento della Qualità del Sonno
Un buon sonno è essenziale per mantenere un equilibrio emotivo e mentale. L'attività fisica regolare contribuisce a migliorare la qualità del sonno, facilitando l'addormentamento e favorendo un sonno più profondo e rigenerante. Dormire bene riduce la fatica mentale, aumenta la capacità di concentrazione e contribuisce a una sensazione generale di benessere, riducendo i sintomi di ansia e depressione.
4. Aumento dell'Autostima
L'esercizio fisico può avere un effetto positivo sulla percezione di sé stessi. Sentirsi in forma, vedere progressi tangibili e raggiungere obiettivi personali legati all'attività fisica può aumentare l'autostima e la fiducia in sé stessi. L'attività fisica regolare ci permette di sviluppare una maggiore consapevolezza del nostro corpo e delle nostre capacità, contribuendo a una visione più positiva di noi stessi.
5. Socializzazione e Appartenenza
Molte attività fisiche, come gli sport di squadra o i corsi di fitness di gruppo, offrono l'opportunità di socializzare e creare connessioni con altre persone. La socializzazione è un elemento fondamentale per il benessere psicologico, poiché permette di sentirsi parte di una comunità, riducendo il senso di isolamento e solitudine. Partecipare ad attività fisiche di gruppo può quindi favorire il miglioramento dell'umore grazie al senso di appartenenza e al supporto sociale.
6. Distrazione e Meditazione Attiva
L'esercizio fisico può servire come una forma di distrazione dai pensieri negativi o dalle preoccupazioni quotidiane. Durante l'attività fisica, la mente è concentrata sul movimento del corpo e sulla respirazione, creando un effetto simile alla meditazione. Questo stato di "flow" può aiutare a liberare la mente dalle preoccupazioni, favorendo un senso di pace e tranquillità.
7. Aumento dell'Energia
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'attività fisica non esaurisce l'energia, ma la aumenta. L'esercizio regolare stimola la circolazione sanguigna e l'ossigenazione del corpo, migliorando l'efficienza del sistema cardiovascolare e la resistenza fisica. Avere più energia durante il giorno può contribuire a un umore più stabile e positivo, rendendo più facile affrontare le sfide quotidiane.
In conclusione incorporare l'attività fisica nella propria routine quotidiana non significa solo prendersi cura del corpo, ma anche della mente. Che si tratti di una passeggiata nel parco, una sessione di yoga o un allenamento in palestra, ogni forma di movimento può avere effetti profondi sul nostro umore e sul nostro benessere mentale. In un mondo in cui lo stress e l'ansia sono sempre più diffusi, l'esercizio fisico rappresenta un potente rimedio naturale per vivere una vita più serena e felice.
L'attività fisica non è solo un mezzo per mantenere in salute il corpo, ma è anche una potente alleata del benessere mentale. Numerosi studi scientifici dimostrano che l'esercizio fisico regolare può avere un impatto significativo sull'umore, rendendolo uno strumento efficace per combattere lo stress, l'ansia e la depressione. Ma cosa rende l'attività fisica così efficace nel migliorare il nostro stato d'animo? Esploriamo insieme i principali motivi.
1. Rilascio di Endorfine
Uno dei benefici più noti dell'attività fisica è il rilascio di endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello che agiscono come analgesici naturali e migliorano il benessere generale. Queste "molecole della felicità" si legano ai recettori del cervello, riducendo la percezione del dolore e scatenando una sensazione di euforia e positività. Dopo una sessione di esercizio, il cervello rilascia anche altre sostanze come la serotonina e la dopamina, entrambe associate alla regolazione dell'umore.
2. Riduzione dello Stress
L'attività fisica aiuta a ridurre i livelli di cortisolo, l' ormone dello stress . Quando il corpo è sotto stress, produce cortisolo, che può portare a sentimenti di ansia e depressione se mantenuto a livelli elevati per lunghi periodi. Fare esercizio permette al corpo di gestire meglio le situazioni stressanti, riducendo la produzione di cortisolo e migliorando così la capacità di affrontare le difficoltà quotidiane con maggiore calma e resilienza.
3. Miglioramento della Qualità del Sonno
Un buon sonno è essenziale per mantenere un equilibrio emotivo e mentale. L'attività fisica regolare contribuisce a migliorare la qualità del sonno, facilitando l'addormentamento e favorendo un sonno più profondo e rigenerante. Dormire bene riduce la fatica mentale, aumenta la capacità di concentrazione e contribuisce a una sensazione generale di benessere, riducendo i sintomi di ansia e depressione.
4. Aumento dell'Autostima
L'esercizio fisico può avere un effetto positivo sulla percezione di sé stessi. Sentirsi in forma, vedere progressi tangibili e raggiungere obiettivi personali legati all'attività fisica può aumentare l'autostima e la fiducia in sé stessi. L'attività fisica regolare ci permette di sviluppare una maggiore consapevolezza del nostro corpo e delle nostre capacità, contribuendo a una visione più positiva di noi stessi.
5. Socializzazione e Appartenenza
Molte attività fisiche, come gli sport di squadra o i corsi di fitness di gruppo, offrono l'opportunità di socializzare e creare connessioni con altre persone. La socializzazione è un elemento fondamentale per il benessere psicologico, poiché permette di sentirsi parte di una comunità, riducendo il senso di isolamento e solitudine. Partecipare ad attività fisiche di gruppo può quindi favorire il miglioramento dell'umore grazie al senso di appartenenza e al supporto sociale.
6. Distrazione e Meditazione Attiva
L'esercizio fisico può servire come una forma di distrazione dai pensieri negativi o dalle preoccupazioni quotidiane. Durante l'attività fisica, la mente è concentrata sul movimento del corpo e sulla respirazione, creando un effetto simile alla meditazione. Questo stato di "flow" può aiutare a liberare la mente dalle preoccupazioni, favorendo un senso di pace e tranquillità.
7. Aumento dell'Energia
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'attività fisica non esaurisce l'energia, ma la aumenta. L'esercizio regolare stimola la circolazione sanguigna e l'ossigenazione del corpo, migliorando l'efficienza del sistema cardiovascolare e la resistenza fisica. Avere più energia durante il giorno può contribuire a un umore più stabile e positivo, rendendo più facile affrontare le sfide quotidiane.
In conclusione incorporare l'attività fisica nella propria routine quotidiana non significa solo prendersi cura del corpo, ma anche della mente. Che si tratti di una passeggiata nel parco, una sessione di yoga o un allenamento in palestra, ogni forma di movimento può avere effetti profondi sul nostro umore e sul nostro benessere mentale. In un mondo in cui lo stress e l'ansia sono sempre più diffusi, l'esercizio fisico rappresenta un potente rimedio naturale per vivere una vita più serena e felice.
Venerdì 23 agosto 24
Con la fine delle vacanze estive, molti di noi si ritrovano a dover fare i conti con la ripresa della routine quotidiana.
Le settimane trascorse tra mare, montagna e cene all’aperto sono state rigeneranti, ma spesso ci hanno portato a mettere in secondo piano l'attività fisica. Ora, con il ritorno alla normalità, è il momento ideale per riprendere in mano il nostro benessere e tornare in palestra. L'estate, con i suoi ritmi più lenti e le tante occasioni di relax, ci permette di staccare la spina, ma può anche farci perdere la costanza nelle abitudini sane.
Riprendere l’attività fisica non è solo una questione di aspetto fisico, ma di salute generale. L'esercizio regolare aiuta a ridurre lo stress, migliorare l'umore e potenziare il sistema immunitario, tutti aspetti cruciali per affrontare al meglio i mesi più impegnativi che ci aspettano. Inoltre, tornare a fare movimento dopo un periodo di pausa permette di recuperare tono muscolare, aumentare la resistenza e prevenire fastidiosi acciacchi dovuti alla sedentarietà.
La palestra diventa così un luogo dove rigenerarsi, ritrovare la forma fisica e, perché no, socializzare in un ambiente positivo e stimolante. Ricominciare ad allenarsi non significa necessariamente tuffarsi immediatamente in sessioni intense. Anzi, è importante riprendere gradualmente, per evitare infortuni e rendere l’esercizio un’abitudine sostenibile nel tempo.
È consigliabile iniziare con allenamenti leggeri, aumentando gradualmente l’intensità, e alternare diverse attività per mantenere alta la motivazione. Può essere funzionale seguire programmi personalizzati e assistenza da parte di istruttori qualificati, che possono aiutare a creare un piano di allenamento su misura, in base alle esigenze e agli obiettivi personali. Approfittare di questa guida può fare la differenza tra un ritorno alla forma fisica efficace e uno scoraggiante. Riprendere l'attività fisica in palestra va oltre il semplice allenamento.
È un'opportunità per ritagliarsi del tempo per sé stessi, per scaricare le tensioni accumulate e per concentrarsi sul proprio benessere a 360 gradi. Oltre agli allenamenti, puoi approfittare anche di strumenti preziosi per ritrovare equilibrio e serenità nel rientro alla vita di tutti i giorni dopo le vacanze, come una nuotata rigenerante in piscina o una seduta rilassante al centro benessere. Con la giusta dose di motivazione e un programma ben strutturato, il ritorno in palestra può diventare uno dei momenti più attesi della giornata.
Non si tratta solo di tornare in forma, ma di prendersi cura di sé, preparandosi al meglio per affrontare le sfide dell’autunno e dell’inverno. La fine dell’estate, infatti, non deve essere vista come un momento di nostalgia, ma come un’opportunità per ripartire con slancio. Rimettersi in forma, sia fisicamente che mentalmente, è il miglior modo per affrontare la nuova stagione con energia e positività. La palestra è il luogo ideale per farlo, offrendo un ambiente stimolante e il supporto necessario per ritrovare il benessere e mantenere alta la qualità della vita.
Con la fine delle vacanze estive, molti di noi si ritrovano a dover fare i conti con la ripresa della routine quotidiana.
Le settimane trascorse tra mare, montagna e cene all’aperto sono state rigeneranti, ma spesso ci hanno portato a mettere in secondo piano l'attività fisica. Ora, con il ritorno alla normalità, è il momento ideale per riprendere in mano il nostro benessere e tornare in palestra. L'estate, con i suoi ritmi più lenti e le tante occasioni di relax, ci permette di staccare la spina, ma può anche farci perdere la costanza nelle abitudini sane.
Riprendere l’attività fisica non è solo una questione di aspetto fisico, ma di salute generale. L'esercizio regolare aiuta a ridurre lo stress, migliorare l'umore e potenziare il sistema immunitario, tutti aspetti cruciali per affrontare al meglio i mesi più impegnativi che ci aspettano. Inoltre, tornare a fare movimento dopo un periodo di pausa permette di recuperare tono muscolare, aumentare la resistenza e prevenire fastidiosi acciacchi dovuti alla sedentarietà.
La palestra diventa così un luogo dove rigenerarsi, ritrovare la forma fisica e, perché no, socializzare in un ambiente positivo e stimolante. Ricominciare ad allenarsi non significa necessariamente tuffarsi immediatamente in sessioni intense. Anzi, è importante riprendere gradualmente, per evitare infortuni e rendere l’esercizio un’abitudine sostenibile nel tempo.
È consigliabile iniziare con allenamenti leggeri, aumentando gradualmente l’intensità, e alternare diverse attività per mantenere alta la motivazione. Può essere funzionale seguire programmi personalizzati e assistenza da parte di istruttori qualificati, che possono aiutare a creare un piano di allenamento su misura, in base alle esigenze e agli obiettivi personali. Approfittare di questa guida può fare la differenza tra un ritorno alla forma fisica efficace e uno scoraggiante. Riprendere l'attività fisica in palestra va oltre il semplice allenamento.
È un'opportunità per ritagliarsi del tempo per sé stessi, per scaricare le tensioni accumulate e per concentrarsi sul proprio benessere a 360 gradi. Oltre agli allenamenti, puoi approfittare anche di strumenti preziosi per ritrovare equilibrio e serenità nel rientro alla vita di tutti i giorni dopo le vacanze, come una nuotata rigenerante in piscina o una seduta rilassante al centro benessere. Con la giusta dose di motivazione e un programma ben strutturato, il ritorno in palestra può diventare uno dei momenti più attesi della giornata.
Non si tratta solo di tornare in forma, ma di prendersi cura di sé, preparandosi al meglio per affrontare le sfide dell’autunno e dell’inverno. La fine dell’estate, infatti, non deve essere vista come un momento di nostalgia, ma come un’opportunità per ripartire con slancio. Rimettersi in forma, sia fisicamente che mentalmente, è il miglior modo per affrontare la nuova stagione con energia e positività. La palestra è il luogo ideale per farlo, offrendo un ambiente stimolante e il supporto necessario per ritrovare il benessere e mantenere alta la qualità della vita.
Venerdì 26 luglio 24
Questo è l’ultimo numero del Cosmos magazine prima della pausa estiva; per questo motivo vogliamo dedicarlo all’importanza del prendersi una pausa, appunto, dagli allenamenti.Continuare ad allenarsi durante le ferie non ha mai ucciso nessuno, ma allo stesso tempo prendersi una pausa di riposo non rovinerà i nostri progressi né invertirà la tendenza positiva che siamo riusciti a conquistare nei mesi precedenti. Seguire un programma di allenamento è essenziale per il benessere del corpo e della nostra mente, aiuta a contrastare gli effetti dell'invecchiamento, riduce lo stress e genera le endorfine che ci mantengono di buon umore, oltre a essere d’aiuto nel mantenere il peso forma, a mettere su muscoli, guadagnare forza e resistenza. Non si tratta però di una formula magica che ci cambia d’un tratto l’esistenza: i risultati si raggiungono quando ci si allena con la necessaria continuità e non basta certo il sacrificio di una giornata se durante il resto della settimana ce ne stiamo seduti in poltrona. Continuità e regolarità sono essenziali per conquistare e mantenere il nostro stato ideale di forma.
Detto questo, proprio perché il benessere fisico è una scelta sistematica di vita, non c'è niente di male nel prendere di tanto in tanto una pausa. Può essere, anzi, necessario per evitare il burnout e ritrovare la motivazione. Sicuramente non ci si deve sentire in colpa se in vacanza mancasse la voglia di andare a correre o di fare esercizi in palestra. Le vacanze sono importanti per mantenere il giusto equilibrio psicofisico ed evitare che lo stress ci logori. Gli esperti le raccomandano e consigliano di approfittare di questo momento di grazia prendendoci una breve licenza anche dalla nostra routine di esercizi. Fa bene sfruttare il tempo per avere l’occasione di ragionare sul nostro programma di allenamento e permettere ai muscoli affaticati di godersi un meritato momento di relax.
Sentire il "dovere" di andare in palestra può non farci godere appieno il tempo libero, perché rischia di interferire con le attività e il resto dei nostri piani. Prendersi del tempo libero aiuta a schiarire la mente, valutare i propri obiettivi, fissare i traguardi e analizzare i progressi fatti durante l’anno. Possiamo fare un bilancio utile a preparare il nuovo piano d'azione, perfezionare e migliorare quello seguito.
Le giornate di vacanza aiutano a ritrovare la carica necessaria per tornare alla nostra solita routine con più energia ed entusiasmo.
Ripetere le stesse azioni ogni giorno è estenuante, anche se si ama l'esercizio fisico; quindi, prendersi una pausa ogni tanto è altamente consigliato. Eviteremo che la nostra mente possa stancarsi e giochi contro di noi quando si tratta di andare in palestra.
Sospendere la solita routine aiuta a vedere le cose in prospettiva e ad apprezzare maggiormente la nostra quotidianità. Quando si tratta di attività fisica, permette ai muscoli di solito più impegnati di rilassarsi e c’è comunque la possibilità di trovare nuove attività o allenamenti che possono aiutare a tenerci in forma.
Il tempo di recupero è importante quanto quello dedicato all’esercizio. Si tratta di una fase necessaria alle fibre muscolari più logorate dagli allenamenti per ripararsi, è ideale quando subiamo un infortunio che richiede di smettere di usare certi muscoli e ci impedisce di commettere l’errore di andare in sovrallenamento con il rischio di finire in burnout o procurarci qualche problema serio a tendini, muscoli e ossa.
Trovarsi in vacanza e non seguire la solita routine di allenamento non significa starsene seduti su un divano tutto il giorno. Il vantaggio del tempo libero è che si possono trovare altri modi per rimanere attivi, come passeggiare per visitare nuove città, camminare su un fantastico sentiero, nuotare in piscina o sperimentare uno sport: a partire, per esempio, dal prendere una lezione di surf in spiaggia. In questo modo si bruciano comunque tante calorie, ma senza la sensazione di dover seguire alla lettera un’ ’obbligata routine di allenamento.
La forma e la forza fisica non si perdono in un giorno. Gli esperti sostengono che ci vogliono almeno un paio di settimane e comunque, grazie alla memoria muscolare, è possibile recuperare rapidamente ciò che abbiamo perso dopo aver trascorso del tempo lontano dalle nostre consuete attività di allenamento.
Questo è l’ultimo numero del Cosmos magazine prima della pausa estiva; per questo motivo vogliamo dedicarlo all’importanza del prendersi una pausa, appunto, dagli allenamenti.Continuare ad allenarsi durante le ferie non ha mai ucciso nessuno, ma allo stesso tempo prendersi una pausa di riposo non rovinerà i nostri progressi né invertirà la tendenza positiva che siamo riusciti a conquistare nei mesi precedenti. Seguire un programma di allenamento è essenziale per il benessere del corpo e della nostra mente, aiuta a contrastare gli effetti dell'invecchiamento, riduce lo stress e genera le endorfine che ci mantengono di buon umore, oltre a essere d’aiuto nel mantenere il peso forma, a mettere su muscoli, guadagnare forza e resistenza. Non si tratta però di una formula magica che ci cambia d’un tratto l’esistenza: i risultati si raggiungono quando ci si allena con la necessaria continuità e non basta certo il sacrificio di una giornata se durante il resto della settimana ce ne stiamo seduti in poltrona. Continuità e regolarità sono essenziali per conquistare e mantenere il nostro stato ideale di forma.
Detto questo, proprio perché il benessere fisico è una scelta sistematica di vita, non c'è niente di male nel prendere di tanto in tanto una pausa. Può essere, anzi, necessario per evitare il burnout e ritrovare la motivazione. Sicuramente non ci si deve sentire in colpa se in vacanza mancasse la voglia di andare a correre o di fare esercizi in palestra. Le vacanze sono importanti per mantenere il giusto equilibrio psicofisico ed evitare che lo stress ci logori. Gli esperti le raccomandano e consigliano di approfittare di questo momento di grazia prendendoci una breve licenza anche dalla nostra routine di esercizi. Fa bene sfruttare il tempo per avere l’occasione di ragionare sul nostro programma di allenamento e permettere ai muscoli affaticati di godersi un meritato momento di relax.
Sentire il "dovere" di andare in palestra può non farci godere appieno il tempo libero, perché rischia di interferire con le attività e il resto dei nostri piani. Prendersi del tempo libero aiuta a schiarire la mente, valutare i propri obiettivi, fissare i traguardi e analizzare i progressi fatti durante l’anno. Possiamo fare un bilancio utile a preparare il nuovo piano d'azione, perfezionare e migliorare quello seguito.
Le giornate di vacanza aiutano a ritrovare la carica necessaria per tornare alla nostra solita routine con più energia ed entusiasmo.
Ripetere le stesse azioni ogni giorno è estenuante, anche se si ama l'esercizio fisico; quindi, prendersi una pausa ogni tanto è altamente consigliato. Eviteremo che la nostra mente possa stancarsi e giochi contro di noi quando si tratta di andare in palestra.
Sospendere la solita routine aiuta a vedere le cose in prospettiva e ad apprezzare maggiormente la nostra quotidianità. Quando si tratta di attività fisica, permette ai muscoli di solito più impegnati di rilassarsi e c’è comunque la possibilità di trovare nuove attività o allenamenti che possono aiutare a tenerci in forma.
Il tempo di recupero è importante quanto quello dedicato all’esercizio. Si tratta di una fase necessaria alle fibre muscolari più logorate dagli allenamenti per ripararsi, è ideale quando subiamo un infortunio che richiede di smettere di usare certi muscoli e ci impedisce di commettere l’errore di andare in sovrallenamento con il rischio di finire in burnout o procurarci qualche problema serio a tendini, muscoli e ossa.
Trovarsi in vacanza e non seguire la solita routine di allenamento non significa starsene seduti su un divano tutto il giorno. Il vantaggio del tempo libero è che si possono trovare altri modi per rimanere attivi, come passeggiare per visitare nuove città, camminare su un fantastico sentiero, nuotare in piscina o sperimentare uno sport: a partire, per esempio, dal prendere una lezione di surf in spiaggia. In questo modo si bruciano comunque tante calorie, ma senza la sensazione di dover seguire alla lettera un’ ’obbligata routine di allenamento.
La forma e la forza fisica non si perdono in un giorno. Gli esperti sostengono che ci vogliono almeno un paio di settimane e comunque, grazie alla memoria muscolare, è possibile recuperare rapidamente ciò che abbiamo perso dopo aver trascorso del tempo lontano dalle nostre consuete attività di allenamento.
Venerdì 19 luglio 24
È partita la campagna nazionale di sensibilizzazione per prevenire gli incidenti in acqua, promossa da Assopiscine e Educazione Acquatica; un messaggio da diffondere soprattutto a genitori e a chi non pensa potrebbe mai accadere una disgrazia come l’annegamento (il 95% degli italiani) che può essere mortale o invalidante in modo anche pesantissimo per tutta la vita focalizzando l’attenzione sull’importanza del nuoto (non del galleggiamento: saper nuotare con una buona autonomia e padronanza di nuotata).
Infatti:
- il 59% degli Italiani è a rischio annegamento. Solo il 41% degli Italiani è in grado di nuotare correttamente a stile libero o rana per almeno 50 metri respirando correttamente.
- il 54 % degli Italiani non è in grado di mantenersi a galla in sicurezza in acqua profonde.
- l’annegamento è tra le prime cause di mortalità accidentale in età pediatrica (fonte OMS).
- oltre 4 milioni di Italiani questa estate avrà la possibilità di utilizzare una piscina o una mini piscina privata presso la propria abitazione.
È prioritario, sensibilizzare, istruire ed educare, nel modo più consono, più dinamico e duraturo, coloro che per primi devono sovrintendere alla sicurezza acquatica dei bambini: ossia i loro genitori.
Un’indagine dello scorso anno ha evidenziato infatti che in Italia 4 bambini su 10 (under 14) non sanno nuotare, e uno su due ha paura dell’acqua alta e riesce a malapena a mantenersi a galla.
Il messaggio dei pediatri è dunque chiaro: in età prescolare, i piccoli devono imparare a nuotare per non trovarsi in difficoltà quando faranno il bagno al mare o al lago o in piscina.
Il nuoto è un’attività che comporta il movimento di tutti gli arti, sia braccia che gambe, in maniera ritmica e coordinata, adeguando la respirazione al ritmo delle bracciate, favorendo il coordinamento neuromotorio.
Non a casi si sente dire spesso che “il nuoto è uno sport completo”, non è un classico luogo comune, ma è un’affermazione basata su dati oggettivi.
Eppure, quando si parla di bambini, giustamente, aumentano le paure e le aspettative da parte dei genitori, per questo proviamo a fare un po’ di chiarezza sul perché è importante insegnare al proprio figlio a nuotare, quali sono i benefici di questo sport, quando è consigliabile iniziare e a cosa fare attenzione affinché il corso di nuoto rimanga un’esperienza positiva e divertente ad ogni età.
È consigliabile avvicinare i bambini ai corsi di nuoto intorno ai quattro anni; imparando a stare galla e a muoversi con naturalezza in acqua sapranno anche gestire, senza panico, un eventuale inconveniente e vivere in sicurezza i momenti di gioco e relax nelle piscine di casa, che al contrario di quelle pubbliche non sono sorvegliate dai bagnini.
Tra le prime motivazioni che spingono un genitore ad iscrivere il proprio figlio ad un corso di nuoto c’è sicuramente il desiderio di scongiurare il rischio di annegamento, sia in età infantile che in età adulta. È innegabile che saper nuotare permette di gestire con più sicurezza la propria presenza in acqua.
Seconda motivazione, ma non di minore importanza, è data dal desiderio di favorire una crescita fisica armonica del proprio bambino. Non è solo la società di oggi che spinge le masse alla ricerca della bellezza, ma anche la ricerca di salute e di una buona forma fisica (tra le più ricorrenti evitare patologie posturali e obesità).
A seguire, sono molte le motivazioni importanti che fanno scegliere un corso di nuoto per i propri figli: dal bisogno di socializzare, a quello di ispirarsi ad esempi positivi di campioni italiani, al desiderio di abbracciare un’attività agonistica partendo dalla giovane età.
Tutte motivazioni valide, purché non ci si dimentichi mai che l’insegnamento ai bambini passa sempre attraverso momenti ludici e di divertimento. Motivo per cui il nuoto non dovrebbe mai essere una forzatura, ma un momento di piacere da condividere con l’istruttore e con i propri compagni.
Nella nostra piscina, sono attivi i corsi di nuoto estivo, per tutte le età e per tutti i livelli di preparazione, tenuti da istruttori qualificati in piccoli gruppi così che l'istruttore possa avere un contatto maggiore con ogni partecipante, mentre a settembre partiranno quelli invernali, articolati in due quadrimestri; intraprendere un percorso alla Scuola Nuoto non è solo la garanzia di imparare uno sport completo e salutare, ma anche un'occasione per socializzare con altri bambini, rafforzare la propria autostima e acquisire indipendenza e responsabilità.
Scegliere un corso di nuoto alla Palestra Cosmos è un bel regalo di salute e benessere che puoi fare a tuo figlio/a o a te stesso/a, perché imparare a nuotare è un buon investimento e una polizza assicurativa.
Venerdì 12 luglio 24
Nei mesi caldi, il rischio disidratazione è più comune di quanto si creda e una corretta idratazione è alla base del benessere: oltre all’acqua, ci sono molti cibi che aiutano a combattere la calura. Le alte temperature estive e l’aumentata sudorazione causano una consistente perdita di liquidi e sali minerali che devono assolutamente essere integrati, soprattutto per chi pratica attività sportiva. Idratarsi dunque è essenziale perché significa garantire al corpo la corretta quantità di acqua; poiché non abbiamo scorte di acqua illimitate, è indispensabile bere molto e scegliere gli alimenti giusti. Prima di tutto: bevi di più!
La bevanda migliore è naturalmente l’acqua perché idrata ed è ricca di sali minerali. Generalmente si consiglia di bere ogni giorno circa 8 bicchieri da 250 ml, per un totale di 2 litri, anche se non c’è una regola precisa sulla quantità poiché tutto dipende dal nostro stile di vita. Diciamo che bisognerebbe bere minimo un litro di acqua, ma un litro e mezzo sarebbe la misura ottimale.
Non dimentichiamo che l’idratazione viene anche dall’alimentazione: tra le fonti remineralizzanti non rientra solo ciò che beviamo, ma anche ciò che mangiamo; la giusta idratazione si raggiunge anche attraverso alimenti come frutta e verdura, entrambe ricche di acqua. Piccole quantità d’acqua si trovano anche in frutta secca, legumi, burro, farina, pane, formaggi freschi, uova, carne e pesce, ma la vera fonte privilegiata rimangono i vegetali di stagione. Per questo si consiglia di assumere ogni giorno due porzioni di frutta e tre di verdura.
Ma vediamo qualche trucco per affrontare il caldo.
Sì alle acque aromatizzate, che sono un'alternativa all’acqua naturale, soprattutto per chi fatica a berla regolarmente durante la giornata. Si possono creare in casa mettendo in infusione a freddo per tutta la notte, in un litro d’acqua, frutta, verdura e spezie. Ad esempio, con limone ed erbe aromatiche a piacere.
Prova i centrifugati, che non devono sostituire l’acqua, ma possono contribuire a raggiungere la giusta idratazione. Preparali in casa con acqua e verdure, ad esempio cetriolo, finocchio, cavolo, sedano e carote.
No a succhi di frutta e ghiaccioli, che non sono alleati dell’idratazione. Anche se l’impressione iniziale è diversa, in realtà queste bevande soprattutto industriali non dissetano come l’acqua. Inoltre, sono eccessivamente ricche di zuccheri. Un altro errore comune è quello di consumare molti ghiaccioli perché si pensa che sia solo acqua. Un ghiacciolo contiene fino a 12 g di zuccheri e 52 kcal che moltiplicati per il numero dei ghiaccioli consumati in un giorno, portano a collezionare una quantità non indifferente di calorie e zuccheri semplici. Se hai desiderio di un ghiacciolo, preparatelo tu a casa frullando della frutta fresca e congelala negli stampini appositi.
Non saltare un pasto, anche se nelle settimane più calde dell’anno può capitare a tutti di non avere appetito, ma non è assolutamente consigliabile. Ciò che puoi fare è sostituire il pranzo o la cena con un frullato, ma per non più di una volta a settimana. Il frullato sostitutivo al pasto dovrà essere molto sostanzioso: usa acqua, verdure, frutta e aggiungi anche dello yogurt che, grazie alle sue proteine e grassi, rende il drink più bilanciato.
Assumi frutta secca per contrastare la pressione bassa; infatti, non a tutti il caldo chiude lo stomaco: c’è anche chi spizzica qualcosa dalla dispensa a ogni ora. Lo spezza fame ideale è 30 g di frutta secca, come noci, mandorle o pistacchi. Se mangiati come spuntino prima dei pasti principali, sono molto sazianti e avendo la giusta quota di sale, riequilibrano il sodio perduto sudando e prevengono i cali pressori.
Nei mesi caldi, il rischio disidratazione è più comune di quanto si creda e una corretta idratazione è alla base del benessere: oltre all’acqua, ci sono molti cibi che aiutano a combattere la calura. Le alte temperature estive e l’aumentata sudorazione causano una consistente perdita di liquidi e sali minerali che devono assolutamente essere integrati, soprattutto per chi pratica attività sportiva. Idratarsi dunque è essenziale perché significa garantire al corpo la corretta quantità di acqua; poiché non abbiamo scorte di acqua illimitate, è indispensabile bere molto e scegliere gli alimenti giusti. Prima di tutto: bevi di più!
La bevanda migliore è naturalmente l’acqua perché idrata ed è ricca di sali minerali. Generalmente si consiglia di bere ogni giorno circa 8 bicchieri da 250 ml, per un totale di 2 litri, anche se non c’è una regola precisa sulla quantità poiché tutto dipende dal nostro stile di vita. Diciamo che bisognerebbe bere minimo un litro di acqua, ma un litro e mezzo sarebbe la misura ottimale.
Non dimentichiamo che l’idratazione viene anche dall’alimentazione: tra le fonti remineralizzanti non rientra solo ciò che beviamo, ma anche ciò che mangiamo; la giusta idratazione si raggiunge anche attraverso alimenti come frutta e verdura, entrambe ricche di acqua. Piccole quantità d’acqua si trovano anche in frutta secca, legumi, burro, farina, pane, formaggi freschi, uova, carne e pesce, ma la vera fonte privilegiata rimangono i vegetali di stagione. Per questo si consiglia di assumere ogni giorno due porzioni di frutta e tre di verdura.
Ma vediamo qualche trucco per affrontare il caldo.
Sì alle acque aromatizzate, che sono un'alternativa all’acqua naturale, soprattutto per chi fatica a berla regolarmente durante la giornata. Si possono creare in casa mettendo in infusione a freddo per tutta la notte, in un litro d’acqua, frutta, verdura e spezie. Ad esempio, con limone ed erbe aromatiche a piacere.
Prova i centrifugati, che non devono sostituire l’acqua, ma possono contribuire a raggiungere la giusta idratazione. Preparali in casa con acqua e verdure, ad esempio cetriolo, finocchio, cavolo, sedano e carote.
No a succhi di frutta e ghiaccioli, che non sono alleati dell’idratazione. Anche se l’impressione iniziale è diversa, in realtà queste bevande soprattutto industriali non dissetano come l’acqua. Inoltre, sono eccessivamente ricche di zuccheri. Un altro errore comune è quello di consumare molti ghiaccioli perché si pensa che sia solo acqua. Un ghiacciolo contiene fino a 12 g di zuccheri e 52 kcal che moltiplicati per il numero dei ghiaccioli consumati in un giorno, portano a collezionare una quantità non indifferente di calorie e zuccheri semplici. Se hai desiderio di un ghiacciolo, preparatelo tu a casa frullando della frutta fresca e congelala negli stampini appositi.
Non saltare un pasto, anche se nelle settimane più calde dell’anno può capitare a tutti di non avere appetito, ma non è assolutamente consigliabile. Ciò che puoi fare è sostituire il pranzo o la cena con un frullato, ma per non più di una volta a settimana. Il frullato sostitutivo al pasto dovrà essere molto sostanzioso: usa acqua, verdure, frutta e aggiungi anche dello yogurt che, grazie alle sue proteine e grassi, rende il drink più bilanciato.
Assumi frutta secca per contrastare la pressione bassa; infatti, non a tutti il caldo chiude lo stomaco: c’è anche chi spizzica qualcosa dalla dispensa a ogni ora. Lo spezza fame ideale è 30 g di frutta secca, come noci, mandorle o pistacchi. Se mangiati come spuntino prima dei pasti principali, sono molto sazianti e avendo la giusta quota di sale, riequilibrano il sodio perduto sudando e prevengono i cali pressori.
Venerdì 5 luglio 24
L’estate è si è conclamata, ma non per tutti questa stagione è sinonimo di relax e vacanza.
Questo periodo, infatti, può portare con sé ansia e preoccupazioni rispetto alle nostre aspettative e a quelle degli altri. Possiamo staccare la spina e prenderci cura di noi in tanti modi: viaggiare e fare esperienze è uno di questi, specie se questo ci dà l'occasione di scoprire la nostra interiorità.
Oggi vogliamo affrontare proprio il tema del viaggio fra le due mete da sempre “rivali”: mare o montagna?
Camminare in montagna, immersi nella natura, ha una forte correlazione positiva con il benessere mentale; anche con una breve passeggiata, stress e ansia possono ridursi.
È ormai universalmente riconosciuta la connessione tra stile di vita attivo e benessere fisico e psicologico. Recenti studi dimostrano quanto, tra le diverse attività motorie, il semplice atto di camminare racchiuda in sé numerosi effetti benefici.
Ma c’è di più: studi condotti dalla dr.ssa Melissa R. Marselle, pubblicati sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, dimostrano come fare escursioni all’aperto, a contatto con la natura, si sia rivelato altamente efficace nell’apportare benefici psicologici in persone che avevano subito importanti stress emotivi.
Camminare all'aria aperta, sia che si scelga la montagna che il mare, fa bene.
Sia che si parli di trekking (escursioni che si sviluppano in più giorni), sia che si parli di hiking (l’escursione di una singola giornata) camminare in montagna immersi nella natura, ha una forte correlazione positiva con il benessere mentale. Alcune ricerche condotte con campioni di persone a cui è stato proposto di fare passeggiate in montagna hanno dimostrato per questi soggetti una forte riduzione dello stress, dell’ansia e della depressione.
Il contatto con la natura, la vastità del paesaggio, i benefici fisici e fisiologici della camminata
contribuiscono ad abbassare i livelli di cortisolo, noto come l’ormone dello stress, e favoriscono il rilascio di sostanze che stimolano il buon umore. Inoltre, immergersi in un paesaggio montano, lontano dallo stress e dai ritmi frenetici tipici della quotidianità e degli ambienti urbani, permette di entrare in contatto profondo con se stessi, di ascoltare e percepire le proprie sensazioni corporee, nel qui e ora dell’esperienza vissuta, migliorando:
l’autoconsapevolezza l’autostima il senso di autoefficacia.
Passeggiare in montagna è un’esperienza accessibile praticamente a tutti. Ognuno, infatti, può scegliere e adattare il tipo di percorso e di escursione alle proprie abilità fisiche, all’età e all’esperienza tecnica. Non è necessario spingersi a quote estreme, né inerpicarsi lungo sentieri potenzialmente pericolosi: anche una tranquilla passeggiata a bassa quota, su facile sentiero o magari immersi in un bosco, circondati dal silenzio o dai suoni rilassanti della natura, possono generare potenti effetti benefici.
Meglio da soli o in gruppo?
Non c’è una regola: alcune persone amano e traggono estremo giovamento “perdendosi” in escursioni solitarie totalmente immersi nell’esperienza del silenzio e dell’ascolto di sé e delle sensazioni derivanti dal contatto con l’ambiente circostante.
Per alcuni, la montagna rappresenta una sfida con sé stessi, con i propri limiti fisici e mentali. Per altri, si tratta di un’esperienza quasi mistica, di ricerca della solitudine e del silenzio. Per altri ancora, è la contemplazione dei colori, degli odori e dei suoni offerti dalla natura, in un tête-à-tête con l’ambiente circostante.
Qualche volta, invece, una passeggiata in montagna diventa l’occasione per condividere un’esperienza con un gruppo di persone, sviluppando o incrementando il senso di appartenenza. A questo proposito, vengono organizzati e costituiti gruppi di escursionismo che favoriscono la condivisione e la collaborazione annullando le diversità e stimolando il buonumore e lo spirito di squadra.
Scegliere il mare è altresì funzionale: quella che abbiamo con l’acqua, infatti, è una relazione atavica, che trae origine dalla nostra storia evoluzionistica. Le prime forme di vita sulla Terra sono nate proprio dall’acqua ed è in un ambiente “acqueo” che ancora oggi i feti umani crescono all’interno del grembo materno.
L’acqua del mare porta notevoli benefici sia a corpo che mente. I benefici del mare sulla salute possono far sì che trascorrere del tempo in una zona marina possa essere proprio inteso come una vera e propria terapia del mare. Esiste infatti una branca della psicologia, l’ecoterapia, che studia gli effetti sulla nostra mente dello stare in un ambiente naturale.
Il contatto con la natura e con l’acqua del mare non produce soltanto un senso di calma, ma è utile anche per riconnettersi con sé stessi e con la natura, sperimentare un senso di rinnovamento e aumentare l’autoconsapevolezza.
L’ambiente in cui siamo immersi è carico di ioni positivi e negativi. A dispetto del loro nome, gli ioni positivi hanno un effetto debilitante sull’organismo umano e provocano un incremento dei radicali liberi. I dispositivi elettronici che utilizziamo ogni giorno, per esempio, emettono ioni positivi.
Al contrario, ambienti più naturali ed in particolare quelli con acqua di mare, sono ricchi di ioni negativi. Gli ioni negativi hanno un effetto benefico sulle nostre capacità cognitive e stimolano nel cervello la produzione di serotonina, sostanza che favorisce il rilassamento ed il recupero di energia, la creatività, la motivazione e la connessione personale.
Permettiamo allora ai nostri sensi di stare a contatto con la natura e affidiamoci ai benefici del mare. Il mare fa bene, in tutti i sensi!
Osservare il mare e l’immensità dell’orizzonte ci consente di vivere un’esperienza “espansiva” che modifica lo schema mentale ridotto a cui siamo abituati quando utilizziamo gli schermi di TV e smartphone o quando ci ritroviamo in luoghi affollati.
Disconnettendoci dall’ambiente caotico in cui viviamo per la maggior parte del nostro tempo, possiamo godere dell'aria di mare e dei suoi benefici. Possiamo sperimentare un effetto quasi ipnotico, che ci regala una sensazione di tranquillità e benessere rigenerante.
Il mare libera la mente e ci riconnette contemporaneamente al concetto di semplicità e di forza, riportandoci ad un ritmo costante e lento, privo di frenesia.
La conclusione è molto semplice: non c’è una destinazione migliore dell’altra, anzi l’ideale sarebbe proprio avere la possibilità di viverle entrambe. Nell’impossibilità, scegliete quella che vi è più affine.
L’estate è si è conclamata, ma non per tutti questa stagione è sinonimo di relax e vacanza.
Questo periodo, infatti, può portare con sé ansia e preoccupazioni rispetto alle nostre aspettative e a quelle degli altri. Possiamo staccare la spina e prenderci cura di noi in tanti modi: viaggiare e fare esperienze è uno di questi, specie se questo ci dà l'occasione di scoprire la nostra interiorità.
Oggi vogliamo affrontare proprio il tema del viaggio fra le due mete da sempre “rivali”: mare o montagna?
Camminare in montagna, immersi nella natura, ha una forte correlazione positiva con il benessere mentale; anche con una breve passeggiata, stress e ansia possono ridursi.
È ormai universalmente riconosciuta la connessione tra stile di vita attivo e benessere fisico e psicologico. Recenti studi dimostrano quanto, tra le diverse attività motorie, il semplice atto di camminare racchiuda in sé numerosi effetti benefici.
Ma c’è di più: studi condotti dalla dr.ssa Melissa R. Marselle, pubblicati sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, dimostrano come fare escursioni all’aperto, a contatto con la natura, si sia rivelato altamente efficace nell’apportare benefici psicologici in persone che avevano subito importanti stress emotivi.
Camminare all'aria aperta, sia che si scelga la montagna che il mare, fa bene.
Sia che si parli di trekking (escursioni che si sviluppano in più giorni), sia che si parli di hiking (l’escursione di una singola giornata) camminare in montagna immersi nella natura, ha una forte correlazione positiva con il benessere mentale. Alcune ricerche condotte con campioni di persone a cui è stato proposto di fare passeggiate in montagna hanno dimostrato per questi soggetti una forte riduzione dello stress, dell’ansia e della depressione.
Il contatto con la natura, la vastità del paesaggio, i benefici fisici e fisiologici della camminata
contribuiscono ad abbassare i livelli di cortisolo, noto come l’ormone dello stress, e favoriscono il rilascio di sostanze che stimolano il buon umore. Inoltre, immergersi in un paesaggio montano, lontano dallo stress e dai ritmi frenetici tipici della quotidianità e degli ambienti urbani, permette di entrare in contatto profondo con se stessi, di ascoltare e percepire le proprie sensazioni corporee, nel qui e ora dell’esperienza vissuta, migliorando:
l’autoconsapevolezza l’autostima il senso di autoefficacia.
Passeggiare in montagna è un’esperienza accessibile praticamente a tutti. Ognuno, infatti, può scegliere e adattare il tipo di percorso e di escursione alle proprie abilità fisiche, all’età e all’esperienza tecnica. Non è necessario spingersi a quote estreme, né inerpicarsi lungo sentieri potenzialmente pericolosi: anche una tranquilla passeggiata a bassa quota, su facile sentiero o magari immersi in un bosco, circondati dal silenzio o dai suoni rilassanti della natura, possono generare potenti effetti benefici.
Meglio da soli o in gruppo?
Non c’è una regola: alcune persone amano e traggono estremo giovamento “perdendosi” in escursioni solitarie totalmente immersi nell’esperienza del silenzio e dell’ascolto di sé e delle sensazioni derivanti dal contatto con l’ambiente circostante.
Per alcuni, la montagna rappresenta una sfida con sé stessi, con i propri limiti fisici e mentali. Per altri, si tratta di un’esperienza quasi mistica, di ricerca della solitudine e del silenzio. Per altri ancora, è la contemplazione dei colori, degli odori e dei suoni offerti dalla natura, in un tête-à-tête con l’ambiente circostante.
Qualche volta, invece, una passeggiata in montagna diventa l’occasione per condividere un’esperienza con un gruppo di persone, sviluppando o incrementando il senso di appartenenza. A questo proposito, vengono organizzati e costituiti gruppi di escursionismo che favoriscono la condivisione e la collaborazione annullando le diversità e stimolando il buonumore e lo spirito di squadra.
Scegliere il mare è altresì funzionale: quella che abbiamo con l’acqua, infatti, è una relazione atavica, che trae origine dalla nostra storia evoluzionistica. Le prime forme di vita sulla Terra sono nate proprio dall’acqua ed è in un ambiente “acqueo” che ancora oggi i feti umani crescono all’interno del grembo materno.
L’acqua del mare porta notevoli benefici sia a corpo che mente. I benefici del mare sulla salute possono far sì che trascorrere del tempo in una zona marina possa essere proprio inteso come una vera e propria terapia del mare. Esiste infatti una branca della psicologia, l’ecoterapia, che studia gli effetti sulla nostra mente dello stare in un ambiente naturale.
Il contatto con la natura e con l’acqua del mare non produce soltanto un senso di calma, ma è utile anche per riconnettersi con sé stessi e con la natura, sperimentare un senso di rinnovamento e aumentare l’autoconsapevolezza.
L’ambiente in cui siamo immersi è carico di ioni positivi e negativi. A dispetto del loro nome, gli ioni positivi hanno un effetto debilitante sull’organismo umano e provocano un incremento dei radicali liberi. I dispositivi elettronici che utilizziamo ogni giorno, per esempio, emettono ioni positivi.
Al contrario, ambienti più naturali ed in particolare quelli con acqua di mare, sono ricchi di ioni negativi. Gli ioni negativi hanno un effetto benefico sulle nostre capacità cognitive e stimolano nel cervello la produzione di serotonina, sostanza che favorisce il rilassamento ed il recupero di energia, la creatività, la motivazione e la connessione personale.
Permettiamo allora ai nostri sensi di stare a contatto con la natura e affidiamoci ai benefici del mare. Il mare fa bene, in tutti i sensi!
Osservare il mare e l’immensità dell’orizzonte ci consente di vivere un’esperienza “espansiva” che modifica lo schema mentale ridotto a cui siamo abituati quando utilizziamo gli schermi di TV e smartphone o quando ci ritroviamo in luoghi affollati.
Disconnettendoci dall’ambiente caotico in cui viviamo per la maggior parte del nostro tempo, possiamo godere dell'aria di mare e dei suoi benefici. Possiamo sperimentare un effetto quasi ipnotico, che ci regala una sensazione di tranquillità e benessere rigenerante.
Il mare libera la mente e ci riconnette contemporaneamente al concetto di semplicità e di forza, riportandoci ad un ritmo costante e lento, privo di frenesia.
La conclusione è molto semplice: non c’è una destinazione migliore dell’altra, anzi l’ideale sarebbe proprio avere la possibilità di viverle entrambe. Nell’impossibilità, scegliete quella che vi è più affine.
Venerdì 28 giugno 24
Stare al sole è piacevole e rigenerativo, ma purtroppo è altresì la causa principale dell'insorgenza dei tumori della pelle. La parola d'ordine è quindi proteggersi con un'adeguata fotoprotezione: “utilizzare indumenti, cappello a tesa larga e occhiali da sole, applicare senza lesinare una protezione solare con fattore 30-50 + ed etichetta UVA su tutte le aree cutanee che non possono essere protette dagli indumenti”. Queste sono le raccomandazioni di esperti e società scientifiche internazionali pubblicate sulla rivista European Journal of Cancer. Un’adeguata fotoprotezione, ti consente infatti di goderti il sole, proteggendoti dall’insorgenza di melanoma.
È arrivato allora ufficialmente, il momento di acquistare i solari per l'estate. Le novità sono molto smart: non proteggono solo la pelle dai raggi ma svolgono anche azioni anti-age, antimacchia, idratano e rimpolpano, oltre a proteggere dai danni di inquinamento e prendersi cura dei mari.
È un fatto assodato, quando si tratta di solari si parla ormai di “suncare”, ovvero di prodotti di cura globale della pelle sotto al sole. Le fotoprotezioni, infatti, non si limitano più a creare una barriera protettiva, ma fanno molto di più. I solari 2024 contengono infatti ingredienti anti-age e antimacchia, sono pensati per le pelli sensibili e per quelle con imperfezioni grazie ai filtri SPF minerali, ad ampio spettro perché proteggono anche dalla luce blu. Si presentano ormai in moltissimi formati e texture, come gli stick, perfetti per le aree sensibili e le labbra. Non ultimo, sono sea-friendly, con formule biodegradabili e non nocive per le acque.
Ecco qualche consiglio per sceglierli con cura.
Non tutte le pelli sono uguali e ognuna necessita il suo solare.
Prendiamo in esame i solari studiati per le pelli sensibili e intolleranti al sole; la loro particolarità è la tripla protezione dai raggi UVA-UVB e IR, e da tutti i loro danni biologici a lungo termine. Per questo, nelle formulazioni, i filtri UV sono potenziati con un SPF booster, che ne amplifica l’efficacia e la tenuta sulla pelle. Sono tante le novità che proteggono non solo dai danni dell’inquinamento ambientale ma anche da quelli causati all’esposizione continua ad inquinamento e luce blu.
Si trovano formule altamente specifiche che vantano una formulazione frutto di lunghi anni di ricerca, pensata per proteggere globalmente il viso dal fotoinvecchiamento, contrastando perdita di collagene, incarnato spento, comparsa delle macchie solari e di quelle scure associate alla pigmentazione. Inoltre, contengono filtri idrofili che permettono di non avere un finish appiccicoso perché la formula è composta dal 64,5% di acqua.
Le pelli sensibili lo sanno: basta poco tempo al sole e subito irritazioni, rossori e iperpigmentazione sono all’ordine del giorno.
Quali solari scegliere?
Le protezioni con i filtri solari minerali sono tra le più consigliate. Di base, queste protezioni hanno come ingredienti principali l’ossido di zinco e il biossido di titanio che, di fatto, bloccano i raggi UV. Ai filtri minerali poi si aggiungono anche altri ingredienti come l’acido ialuronico o la niacinamide così da mantenere idratata la pelle.
Non dimentichiamo infine che anche labbra e zone sensibili subiscono i danni del sole, per questo tra le novità di stagione spiccano molti stick, un formato pratico e maneggevole con novità in stick golosi e trasparenti, resistenti all’acqua e al sudore, e perfino stick doposole.
In ultimo, è importante ricordare quanto la consapevolezza degli impatti delle formule solari in acqua stia crescendo, rendendo l’industria cosmetica sempre più attenta a mettere a punto formulazioni sea-friendly, reef safe, oltre che vegani e cruelty free. Caratteristiche che ormai accomunano moltissime protezioni solari.
Non hai scuse: proteggi la tua pelle.
Stare al sole è piacevole e rigenerativo, ma purtroppo è altresì la causa principale dell'insorgenza dei tumori della pelle. La parola d'ordine è quindi proteggersi con un'adeguata fotoprotezione: “utilizzare indumenti, cappello a tesa larga e occhiali da sole, applicare senza lesinare una protezione solare con fattore 30-50 + ed etichetta UVA su tutte le aree cutanee che non possono essere protette dagli indumenti”. Queste sono le raccomandazioni di esperti e società scientifiche internazionali pubblicate sulla rivista European Journal of Cancer. Un’adeguata fotoprotezione, ti consente infatti di goderti il sole, proteggendoti dall’insorgenza di melanoma.
È arrivato allora ufficialmente, il momento di acquistare i solari per l'estate. Le novità sono molto smart: non proteggono solo la pelle dai raggi ma svolgono anche azioni anti-age, antimacchia, idratano e rimpolpano, oltre a proteggere dai danni di inquinamento e prendersi cura dei mari.
È un fatto assodato, quando si tratta di solari si parla ormai di “suncare”, ovvero di prodotti di cura globale della pelle sotto al sole. Le fotoprotezioni, infatti, non si limitano più a creare una barriera protettiva, ma fanno molto di più. I solari 2024 contengono infatti ingredienti anti-age e antimacchia, sono pensati per le pelli sensibili e per quelle con imperfezioni grazie ai filtri SPF minerali, ad ampio spettro perché proteggono anche dalla luce blu. Si presentano ormai in moltissimi formati e texture, come gli stick, perfetti per le aree sensibili e le labbra. Non ultimo, sono sea-friendly, con formule biodegradabili e non nocive per le acque.
Ecco qualche consiglio per sceglierli con cura.
Non tutte le pelli sono uguali e ognuna necessita il suo solare.
Prendiamo in esame i solari studiati per le pelli sensibili e intolleranti al sole; la loro particolarità è la tripla protezione dai raggi UVA-UVB e IR, e da tutti i loro danni biologici a lungo termine. Per questo, nelle formulazioni, i filtri UV sono potenziati con un SPF booster, che ne amplifica l’efficacia e la tenuta sulla pelle. Sono tante le novità che proteggono non solo dai danni dell’inquinamento ambientale ma anche da quelli causati all’esposizione continua ad inquinamento e luce blu.
Si trovano formule altamente specifiche che vantano una formulazione frutto di lunghi anni di ricerca, pensata per proteggere globalmente il viso dal fotoinvecchiamento, contrastando perdita di collagene, incarnato spento, comparsa delle macchie solari e di quelle scure associate alla pigmentazione. Inoltre, contengono filtri idrofili che permettono di non avere un finish appiccicoso perché la formula è composta dal 64,5% di acqua.
Le pelli sensibili lo sanno: basta poco tempo al sole e subito irritazioni, rossori e iperpigmentazione sono all’ordine del giorno.
Quali solari scegliere?
Le protezioni con i filtri solari minerali sono tra le più consigliate. Di base, queste protezioni hanno come ingredienti principali l’ossido di zinco e il biossido di titanio che, di fatto, bloccano i raggi UV. Ai filtri minerali poi si aggiungono anche altri ingredienti come l’acido ialuronico o la niacinamide così da mantenere idratata la pelle.
Non dimentichiamo infine che anche labbra e zone sensibili subiscono i danni del sole, per questo tra le novità di stagione spiccano molti stick, un formato pratico e maneggevole con novità in stick golosi e trasparenti, resistenti all’acqua e al sudore, e perfino stick doposole.
In ultimo, è importante ricordare quanto la consapevolezza degli impatti delle formule solari in acqua stia crescendo, rendendo l’industria cosmetica sempre più attenta a mettere a punto formulazioni sea-friendly, reef safe, oltre che vegani e cruelty free. Caratteristiche che ormai accomunano moltissime protezioni solari.
Non hai scuse: proteggi la tua pelle.
Venerdì 21 giugno 24
Mai come in estate, gli spuntini spezza fame sono importanti, per evitare, complice il caldo, cali di pressione. Gli spuntini sani d'estate, infatti, hanno un doppio vantaggio: oltre a quello che riguarda la linea, infatti, c'è anche quello che riguarda il benessere (fanno soffrire meno il caldo, non ci fanno ritenere liquidi), la salute e la bellezza (promuovono l'abbronzatura e difendono la pelle e i capelli dai danni del sole). Vediamo assieme allora sette suggerimenti appetitoso per variarli ogni giorno della settimana.
1. Pompelmo contro i danni del sole
Contiene tanti antiossidanti che aiutano a proteggere la pelle dall’invecchiamento causato dall’azione dannosa dei raggi del sole: vitamina C, vitamina A e licopene. Inoltre, è una buona fonte di minerali preziosi come calcio, magnesio, potassio e ferro.
2. Carote per un’abbronzatura al top
Hanno una straordinaria azione protettiva per la pelle. Consumate crude, assicurano tanti antiossidanti sotto forma di carotenoidi, come il betacarotene. Regalano poi alla pelle un concentrato di super vitamine come la vitamina C e la vitamina E che aiutano a renderla più elastica e bella. Inoltre, sono altamente sazianti: contengono infatti tante fibre.
3. Pistacchi per combattere la fiacca
Sono una miniera di ferro, minerale indispensabile per portare l’ossigeno alle cellule. Inoltre, sono un ottimo snack anti stanchezza. Apportano tanto potassio e magnesio. Sono poi una buona fonte di triptofano, un aminoacido che favorisce il rilascio da parte del cervello di serotonina, l’ormone del benessere. Attenzione però alle quantità perché hanno un elevato apporto calorico: 100 grammi contengono più di 500 calorie. Meglio limitarsi a 30 grammi al giorno e sceglierli non salati.
4. Uva per contrastare il caldo
Depurativa, remineralizzante e super antiossidante. L’uva è un frutto ideale da consumare come spuntino ovunque. Oltre a essere facile da consumare, assicura tante sostanze anti invecchiamento come gli antiossidanti, tra cui polifenoli, tannini e vitamina C. Quest'ultima favorisce la produzione di collagene, essenziale per avere una pelle nutrita ed elastica. Inoltre, l'uva apporta tanti minerali come il potassio, prezioso per reintegrare le perdite dovute alla sudorazione.
5. Cetrioli per idratarsi
Sono ideali per rinfrescarsi nelle giornate più calde già che contengono per ben il 95% acqua. Oltre a essere a essere altamente dissetanti, hanno proprietà drenanti. Sono ricchi infatti di minerali come magnesio e potassio che agevolano il drenaggio dei liquidi e contrastano pesantezza e gonfiore, favoriti dal caldo.
6. Mirtillo contro le infiammazioni
Il mirtillo, sia rosso che nero, è un alimento gustoso e fresco che può fornire numerosi benefici per la salute. Hanno infatti effetti cardioprotettivi e sono utili nella visione umana; hanno effetti antinfiammatori, antiossidanti e vaso protettivi, e sono inoltre raccomandati per prevenire le infezioni delle vie urinarie e per il sollievo dei sintomi.
7. Finocchio drenante
Consumare finocchio crudo aiuta l'organismo a mantenere in equilibrio il metabolismo. L'elevata quantità d'acqua promuovere la minzione aiutando ad espellere le sostanze nocive precedentemente prelevate dal fegato e dall'intestino. Le sue proprietà e il suo bassissimo contenuto calorico, lo rendono un valido alleato nelle diete dimagranti. Il finocchio infatti ha solo 9 kcal per 100g ed è considerato in assoluto l’alimento con il minor apporto energetico. Per questo motivo infatti, ma non solo, viene consigliato come spuntino dietetico in regimi alimentari ipocalorici, mirati alla perdita di peso. Questo, unito al suo elevato potere saziante, dovuto al il suo alto contenuto di acqua e fibra, lo rende perfetto per chi fatica a combattere la fame durante un regime dietetico.
Mai come in estate, gli spuntini spezza fame sono importanti, per evitare, complice il caldo, cali di pressione. Gli spuntini sani d'estate, infatti, hanno un doppio vantaggio: oltre a quello che riguarda la linea, infatti, c'è anche quello che riguarda il benessere (fanno soffrire meno il caldo, non ci fanno ritenere liquidi), la salute e la bellezza (promuovono l'abbronzatura e difendono la pelle e i capelli dai danni del sole). Vediamo assieme allora sette suggerimenti appetitoso per variarli ogni giorno della settimana.
1. Pompelmo contro i danni del sole
Contiene tanti antiossidanti che aiutano a proteggere la pelle dall’invecchiamento causato dall’azione dannosa dei raggi del sole: vitamina C, vitamina A e licopene. Inoltre, è una buona fonte di minerali preziosi come calcio, magnesio, potassio e ferro.
2. Carote per un’abbronzatura al top
Hanno una straordinaria azione protettiva per la pelle. Consumate crude, assicurano tanti antiossidanti sotto forma di carotenoidi, come il betacarotene. Regalano poi alla pelle un concentrato di super vitamine come la vitamina C e la vitamina E che aiutano a renderla più elastica e bella. Inoltre, sono altamente sazianti: contengono infatti tante fibre.
3. Pistacchi per combattere la fiacca
Sono una miniera di ferro, minerale indispensabile per portare l’ossigeno alle cellule. Inoltre, sono un ottimo snack anti stanchezza. Apportano tanto potassio e magnesio. Sono poi una buona fonte di triptofano, un aminoacido che favorisce il rilascio da parte del cervello di serotonina, l’ormone del benessere. Attenzione però alle quantità perché hanno un elevato apporto calorico: 100 grammi contengono più di 500 calorie. Meglio limitarsi a 30 grammi al giorno e sceglierli non salati.
4. Uva per contrastare il caldo
Depurativa, remineralizzante e super antiossidante. L’uva è un frutto ideale da consumare come spuntino ovunque. Oltre a essere facile da consumare, assicura tante sostanze anti invecchiamento come gli antiossidanti, tra cui polifenoli, tannini e vitamina C. Quest'ultima favorisce la produzione di collagene, essenziale per avere una pelle nutrita ed elastica. Inoltre, l'uva apporta tanti minerali come il potassio, prezioso per reintegrare le perdite dovute alla sudorazione.
5. Cetrioli per idratarsi
Sono ideali per rinfrescarsi nelle giornate più calde già che contengono per ben il 95% acqua. Oltre a essere a essere altamente dissetanti, hanno proprietà drenanti. Sono ricchi infatti di minerali come magnesio e potassio che agevolano il drenaggio dei liquidi e contrastano pesantezza e gonfiore, favoriti dal caldo.
6. Mirtillo contro le infiammazioni
Il mirtillo, sia rosso che nero, è un alimento gustoso e fresco che può fornire numerosi benefici per la salute. Hanno infatti effetti cardioprotettivi e sono utili nella visione umana; hanno effetti antinfiammatori, antiossidanti e vaso protettivi, e sono inoltre raccomandati per prevenire le infezioni delle vie urinarie e per il sollievo dei sintomi.
7. Finocchio drenante
Consumare finocchio crudo aiuta l'organismo a mantenere in equilibrio il metabolismo. L'elevata quantità d'acqua promuovere la minzione aiutando ad espellere le sostanze nocive precedentemente prelevate dal fegato e dall'intestino. Le sue proprietà e il suo bassissimo contenuto calorico, lo rendono un valido alleato nelle diete dimagranti. Il finocchio infatti ha solo 9 kcal per 100g ed è considerato in assoluto l’alimento con il minor apporto energetico. Per questo motivo infatti, ma non solo, viene consigliato come spuntino dietetico in regimi alimentari ipocalorici, mirati alla perdita di peso. Questo, unito al suo elevato potere saziante, dovuto al il suo alto contenuto di acqua e fibra, lo rende perfetto per chi fatica a combattere la fame durante un regime dietetico.
Venerdì 14 giugno 24
Oramai è sulla bocca di tutti: cosa fai quest’estate?
Non sempre abbiamo già un programma, o forse non l’avremo mai, per svariati motivi, e magari passeremo l’estate a casa come il resto dell’anno.
Allora ecco cinque consigli per vivere a pieno l’estate, anche se rimani nella tua città.
Infatti, vivere a pieno l’estate, anche in città, è possibile, basta un po’ di ingegno e la voglia di mettersi in gioco. Se quest’anno non sei potuta partire per una meta esotica e, fra caldo e condizionatore acceso, sogni un tuffo nel mare o una giornata in Spa, non demordere. Anche le città hanno tanto da offrire, soprattutto nei mesi caldi, quando le strade si svuotano, c’è meno traffico, più tranquillità e tante occasioni per divertirsi e rilassarti…basta scovarle!
Esplora la città
Le corse infinite per portare a termine tutti gli impegni, il traffico, il parcheggio che non c’è mai e le limitazioni nel week end: a volte viviamo in una città, ma non la guardiamo mai veramente. I mesi estivi, quando tutti sono in vacanza, sono l’occasione perfetta per trovarti a tu per tu con la tua solita realtà ed esplorarla da cima a fondo. Trasformati in una turista, perdendoti fra le strade, con la mappa in mano, visitando luoghi che non avevi mai visto e riscoprendo ciò che ami della città in cui vivi, fra quartieri, storia, piccoli locali e tradizioni. Puoi prendere un aperitivo in centro, senza dover fare i conti con la lotta per il parcheggio dell’auto, fotografare scorci inaspettati, fare l’alba e mangiare un cornetto in un angolo panoramico. Tutte cose che ti saresti persa se fossi partita per un’altra meta.
Cogli al volo le offerte
D’estate le città si svuotano perciò è più facile fare affari. Ad esempio, potresti frequentare una piscina all’aperto di zona, magari in campagna, per rinfrescarti e fare nuovi incontri. Scova pacchetti last minute, rimettiti in forma, fra trattamenti e massaggi in super offerta, e goditi un po’ di sano relax dopo un anno di impegni.
Organizza una festa
I vicini non ci sono, il quartiere si è svuotato: allora è il momento giusto per organizzare una festa. Puoi sfruttare il giardino o il balcone di casa oppure la terrazza condominiale (ovviamente chiedendo il permesso). Un po’ di lucine in punti strategici, la musica e il tramonto oltre le cime dei palazzi saranno perfetti per creare l’atmosfera giusta e ti sembrerà di essere in una meta esotica. Invita i tuoi amici, anche quelli che non vedevi da tempo, prepara qualcosa di fresco e buono da gustare al volo e goditi il panorama della tua città.
Scopri le iniziative estive
Chi l’ha detto che d’estate in città non c’è nulla da fare? Al contrario, spesso nei mesi estivi vengono organizzati numerosi eventi e iniziative particolari. Puoi scoprire i monumenti illuminati durante un tour notturno, provare il cinema all’aperto oppure un mercatino. Passeggiare nei parchi aperti al pubblico anche dopo il tramonto, partecipare all’apertura di un locale, a una rassegna cinematografica oppure a un concerto. C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ti basterà consultare il sito del tuo Comune per scoprire cosa ha in serbo la città per te e cosa potresti fare ogni giorno.
Conosci gente nuova
L’estate è il momento perfetto per fare nuove amicizie e per divertirsi. Hai più tempo e la possibilità di scoprire cosa ha da offrirti la città. Ad esempio, potresti visitare la biblioteca comunale dove non sei mai andata, ma che adocchi sempre quando esci per andare al lavoro. Oppure lasciarti tentare da quel corso di ceramica che organizza il comitato di quartiere. Lasciati ispirare, cambia i tuoi orizzonti ed esci fuori dagli schemi: vedrai che ti piacerà!
Cosa non fare se passi le vacanze in città
Dopo aver scoperto cosa fare in città durante l’estate è arrivato il momento di conoscere il rovescio della medaglia. Se quest’anno le ferie sono state troppo presto (oppure non ci sono state per niente), devi cercare di affrontare in modo positivo i mesi caldi fra palazzi e strade. Come? Smettendola di lamentarti ed evitando alcuni errori.
Il primo, appunto, è quello di guardare cosa fanno gli altri. D’estate Instagram e Facebook sono invasi da foto da sogno, paesaggi mozzafiato, persone in costume e luoghi paradisiaci. Anziché trascorrere il tempo a osservare la vita degli altri, deprimendoti, chiudi i social e dedicati a qualche attività che ti piace.
Sei in vacanza, quindi ragiona come se fossi partita per il mare o la montagna. Non accendere il pc, non rispondere o consultare le mail e non pensare al lavoro. Anche la vacanza in città deve essere slow. Evita di rispondere al telefono a chi potrebbe disturbarti e metterti di cattivo umore. Dalla suocera invadente all’amica che ha sempre un favore da chiederti, sino al postino che aspetta solo di consegnarti l’ennesima bolletta.
Lascia fuori dalla porta tutto ciò che ti stressa e pensa solamente a divertirti e a goderti il meglio di ciò che la città ti offre.
Oramai è sulla bocca di tutti: cosa fai quest’estate?
Non sempre abbiamo già un programma, o forse non l’avremo mai, per svariati motivi, e magari passeremo l’estate a casa come il resto dell’anno.
Allora ecco cinque consigli per vivere a pieno l’estate, anche se rimani nella tua città.
Infatti, vivere a pieno l’estate, anche in città, è possibile, basta un po’ di ingegno e la voglia di mettersi in gioco. Se quest’anno non sei potuta partire per una meta esotica e, fra caldo e condizionatore acceso, sogni un tuffo nel mare o una giornata in Spa, non demordere. Anche le città hanno tanto da offrire, soprattutto nei mesi caldi, quando le strade si svuotano, c’è meno traffico, più tranquillità e tante occasioni per divertirsi e rilassarti…basta scovarle!
Esplora la città
Le corse infinite per portare a termine tutti gli impegni, il traffico, il parcheggio che non c’è mai e le limitazioni nel week end: a volte viviamo in una città, ma non la guardiamo mai veramente. I mesi estivi, quando tutti sono in vacanza, sono l’occasione perfetta per trovarti a tu per tu con la tua solita realtà ed esplorarla da cima a fondo. Trasformati in una turista, perdendoti fra le strade, con la mappa in mano, visitando luoghi che non avevi mai visto e riscoprendo ciò che ami della città in cui vivi, fra quartieri, storia, piccoli locali e tradizioni. Puoi prendere un aperitivo in centro, senza dover fare i conti con la lotta per il parcheggio dell’auto, fotografare scorci inaspettati, fare l’alba e mangiare un cornetto in un angolo panoramico. Tutte cose che ti saresti persa se fossi partita per un’altra meta.
Cogli al volo le offerte
D’estate le città si svuotano perciò è più facile fare affari. Ad esempio, potresti frequentare una piscina all’aperto di zona, magari in campagna, per rinfrescarti e fare nuovi incontri. Scova pacchetti last minute, rimettiti in forma, fra trattamenti e massaggi in super offerta, e goditi un po’ di sano relax dopo un anno di impegni.
Organizza una festa
I vicini non ci sono, il quartiere si è svuotato: allora è il momento giusto per organizzare una festa. Puoi sfruttare il giardino o il balcone di casa oppure la terrazza condominiale (ovviamente chiedendo il permesso). Un po’ di lucine in punti strategici, la musica e il tramonto oltre le cime dei palazzi saranno perfetti per creare l’atmosfera giusta e ti sembrerà di essere in una meta esotica. Invita i tuoi amici, anche quelli che non vedevi da tempo, prepara qualcosa di fresco e buono da gustare al volo e goditi il panorama della tua città.
Scopri le iniziative estive
Chi l’ha detto che d’estate in città non c’è nulla da fare? Al contrario, spesso nei mesi estivi vengono organizzati numerosi eventi e iniziative particolari. Puoi scoprire i monumenti illuminati durante un tour notturno, provare il cinema all’aperto oppure un mercatino. Passeggiare nei parchi aperti al pubblico anche dopo il tramonto, partecipare all’apertura di un locale, a una rassegna cinematografica oppure a un concerto. C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ti basterà consultare il sito del tuo Comune per scoprire cosa ha in serbo la città per te e cosa potresti fare ogni giorno.
Conosci gente nuova
L’estate è il momento perfetto per fare nuove amicizie e per divertirsi. Hai più tempo e la possibilità di scoprire cosa ha da offrirti la città. Ad esempio, potresti visitare la biblioteca comunale dove non sei mai andata, ma che adocchi sempre quando esci per andare al lavoro. Oppure lasciarti tentare da quel corso di ceramica che organizza il comitato di quartiere. Lasciati ispirare, cambia i tuoi orizzonti ed esci fuori dagli schemi: vedrai che ti piacerà!
Cosa non fare se passi le vacanze in città
Dopo aver scoperto cosa fare in città durante l’estate è arrivato il momento di conoscere il rovescio della medaglia. Se quest’anno le ferie sono state troppo presto (oppure non ci sono state per niente), devi cercare di affrontare in modo positivo i mesi caldi fra palazzi e strade. Come? Smettendola di lamentarti ed evitando alcuni errori.
Il primo, appunto, è quello di guardare cosa fanno gli altri. D’estate Instagram e Facebook sono invasi da foto da sogno, paesaggi mozzafiato, persone in costume e luoghi paradisiaci. Anziché trascorrere il tempo a osservare la vita degli altri, deprimendoti, chiudi i social e dedicati a qualche attività che ti piace.
Sei in vacanza, quindi ragiona come se fossi partita per il mare o la montagna. Non accendere il pc, non rispondere o consultare le mail e non pensare al lavoro. Anche la vacanza in città deve essere slow. Evita di rispondere al telefono a chi potrebbe disturbarti e metterti di cattivo umore. Dalla suocera invadente all’amica che ha sempre un favore da chiederti, sino al postino che aspetta solo di consegnarti l’ennesima bolletta.
Lascia fuori dalla porta tutto ciò che ti stressa e pensa solamente a divertirti e a goderti il meglio di ciò che la città ti offre.
Venerdì 7 giugno 24
Probabilmente non te ne rendi nemmeno conto, ma ogni giorno sprechi tempo ed energie in azioni inutili e controproducenti. Come riconoscerle? Continua a leggere.
La nostra mente ha due scopi fondamentali: intercettare i pericoli ed evitare dolore e fatica.
Per la mente quindi, le novità sono associate all’incertezza, quindi al pericolo, al dolore o alla fatica, soprattutto se non risultano chiari i vantaggi e le ricompense legati all’intraprendere una strada nuova.
E proprio questa resistenza alle novità è il motivo dell’esistenza delle abitudini: alcune sono buone, ma altre sono improduttive, perché non solo non portano risultati ma ci fanno perdere tempo, energie e umore.
Come possiamo evitare allora queste ultime? Il primo passo è individuarle, esserne consapevoli, perché nel momento in cui le riconosci, capisci anche quali problemi e perdite ti arrecano e inizi ad evitarle.
Ci sono comportamenti tossici da cui è meglio liberarsi subito, ad esempio:
- guardare continuamente il cellulare per controllare mail, messaggi e social; ci sono persone che, se non controllano continuamente si sentono mancare il fiato come se si fossero perse la notizia più importante del mondo. Uno studio documenta che trascorriamo sul telefonino due ore e mezza al giorno, inoltre sottolinea un doppio dato, che compara la nostra percezione a quella reale registrata dal dispositivo. Il dato sconcertante è la discrepanza tra la percezione e la realtà: la prima è di 10-11 accessi, la seconda è di 84. La tecnica più efficace per disinnescare questa abitudine è di programmare quando accedere ai social, oltre che cronometrare quanto tempo vi trascorriamo. Solo così è possibile rendersi conto di quanto tempo abbiamo tolto alla nostra vita e lentamente disintossicarsi.
- voler avere ragione nelle discussioni non solo per affermare la propria opinione, ma per cambiare quella dell’altro. Questa è una pessima abitudine, perché l’interlocutore si sente attaccato e si mette sulla difensiva, creandosi così le peggiori condizioni per poter cambiare idea. Siccome la mente percepisce solo una parte della realtà e filtra attraverso le esperienze, credenze e stato d’animo del momento, ogni opinione può essere considerata vera. Quindi piuttosto che imporre il proprio punto di vista sull’altro, l’obiettivo deve essere quello di metterlo sullo stesso piano, aiutando l’interlocutore a comprendere e a capire meglio possibile.
- rimandare, perché amplifica il senso personale di inefficacia. Anziché concentrarsi sulla fatica che ci può costare compiere una determinata a zione, conviene focalizzarsi sui vantaggi che questa azione può portare con sé, e poi per attivarsi pensare solo al primo step; gli altri verranno da sé.
Probabilmente non te ne rendi nemmeno conto, ma ogni giorno sprechi tempo ed energie in azioni inutili e controproducenti. Come riconoscerle? Continua a leggere.
La nostra mente ha due scopi fondamentali: intercettare i pericoli ed evitare dolore e fatica.
Per la mente quindi, le novità sono associate all’incertezza, quindi al pericolo, al dolore o alla fatica, soprattutto se non risultano chiari i vantaggi e le ricompense legati all’intraprendere una strada nuova.
E proprio questa resistenza alle novità è il motivo dell’esistenza delle abitudini: alcune sono buone, ma altre sono improduttive, perché non solo non portano risultati ma ci fanno perdere tempo, energie e umore.
Come possiamo evitare allora queste ultime? Il primo passo è individuarle, esserne consapevoli, perché nel momento in cui le riconosci, capisci anche quali problemi e perdite ti arrecano e inizi ad evitarle.
Ci sono comportamenti tossici da cui è meglio liberarsi subito, ad esempio:
- guardare continuamente il cellulare per controllare mail, messaggi e social; ci sono persone che, se non controllano continuamente si sentono mancare il fiato come se si fossero perse la notizia più importante del mondo. Uno studio documenta che trascorriamo sul telefonino due ore e mezza al giorno, inoltre sottolinea un doppio dato, che compara la nostra percezione a quella reale registrata dal dispositivo. Il dato sconcertante è la discrepanza tra la percezione e la realtà: la prima è di 10-11 accessi, la seconda è di 84. La tecnica più efficace per disinnescare questa abitudine è di programmare quando accedere ai social, oltre che cronometrare quanto tempo vi trascorriamo. Solo così è possibile rendersi conto di quanto tempo abbiamo tolto alla nostra vita e lentamente disintossicarsi.
- voler avere ragione nelle discussioni non solo per affermare la propria opinione, ma per cambiare quella dell’altro. Questa è una pessima abitudine, perché l’interlocutore si sente attaccato e si mette sulla difensiva, creandosi così le peggiori condizioni per poter cambiare idea. Siccome la mente percepisce solo una parte della realtà e filtra attraverso le esperienze, credenze e stato d’animo del momento, ogni opinione può essere considerata vera. Quindi piuttosto che imporre il proprio punto di vista sull’altro, l’obiettivo deve essere quello di metterlo sullo stesso piano, aiutando l’interlocutore a comprendere e a capire meglio possibile.
- rimandare, perché amplifica il senso personale di inefficacia. Anziché concentrarsi sulla fatica che ci può costare compiere una determinata a zione, conviene focalizzarsi sui vantaggi che questa azione può portare con sé, e poi per attivarsi pensare solo al primo step; gli altri verranno da sé.
Venerdì 31 maggio 24
L’attività fisica rafforza l’autostima, fa perdere peso e aiuta le relazioni sociali. In una parola: ci fa stare bene! E allora perché tanti di noi interrompono in estate?
Spesso l’arrivo del caldo può spaventare e portarci a rinunciare all’allenamento, ma quali conseguenze ha sul piano fisico? L’estate può diventare l’occasione per muoversi di più e affiancare alle tue sessioni in palestra lunghe passeggiate e attività all’aria aperta!
Diversi studi hanno dimostrato che in estate il testosterone raggiunge il suo picco massimo. Questo aumento fa sì che tu possa raggiungere più facilmente tutti i tuoi obiettivi di fitness, che tu voglia aumentare la massa magra, perdere peso o tonificare.
Quando smetti di fare attività fisica, i tuoi muscoli perdono volume, massa ed elasticità lasciando spazio ai grassi. In più, se il tuo corpo è abituato ad allenarsi, sarà molto più difficile ripartire.
L’estate è il periodo dell’anno in cui ci concentriamo di più sul nostro benessere psico-fisico e l’esercizio è uno dei modi migliori per prenderci del tempo per noi stessi e staccare la spina.
Un allenamento regolare e costante aumenta la nostra resistenza agli sforzi e ad affrontare la fatica quotidiana con minor dispendio energetico. L’antidoto migliore per affrontare le ultime scadenze di lavoro prima di partire per le vacanze.
Continuare ad allenarsi tutto l’anno non solo ci mantiene in salute, ma rafforza anche i legami sociali. E l’estate, complici le vacanze e le serate tra amici, è il periodo più bello in cui stringere nuove amicizie.
L’esercizio fisico ci aiuta a raggiungere e a fissare nuovi traguardi. E chi di noi durante la pausa estiva non ha mai viaggiato con la mente al mese di settembre? Continuare ad allenarti ti aiuterà ad arrivare carica e piena di energia per affrontare i tuoi nuovi impegni dell’anno.
Insomma, allenamento non significa solo esercizio fisico, ma adottare un vero e proprio stile di vita, una filosofia che migliori il nostro rapporto con noi stessi, emozioni e autostima comprese. E questo non prevede alcuna interruzione in nessun momento dell’anno.
Perché non variare la tua routine in estate e inserire l’aquafitness?
Eccoti 5 motivi:
1. Sperimenta la leggerezza
Quando si entra in acqua il peso del corpo si riduce fino al 90% e questo permette di svolgere esercizi sportivi in modo facilitato: i movimenti sono più semplici da eseguire, ci si sente sorretti e le articolazioni non vengono appesantite dal peso del corpo.
2. Abbassa il calore del corpo
Il contatto con l’acqua fresca ti permette di fare esercizi fisici anche intensi senza soffrire il caldo e questo, d’estate, è un plus molto gradevole.
3. Fatti massaggiare dall’acqua
L’esecuzione di esercizi in acqua permette di sfruttare l’effetto di attrito offerto dall’acqua ottenendo un massaggio tonificante e anti-ritenzione idrica, utile per contrastare la perdita di tono, prevenire e combattere la cellulite e il gonfiore agli arti inferiori di cui molte persone soffrono quando fa particolarmente caldo.
4. Brucia le calorie in eccesso
Grazie alla resistenza dell’acqua puoi lavorare più intensamente e bruciare più calorie di quelle che bruceresti facendo lo stesso esercizio fuori dall’acqua. Perciò è consigliato a chi vuole riconquistare o mantenere il peso forma.
5. Goditi il meritato relax
Chi nuota lo sa molto bene: fare movimento in acqua è corroborante e rilassante allo stesso tempo. Dopo la lezione si avverte sempre una piacevole sensazione di rilassamento.
L’attività fisica rafforza l’autostima, fa perdere peso e aiuta le relazioni sociali. In una parola: ci fa stare bene! E allora perché tanti di noi interrompono in estate?
Spesso l’arrivo del caldo può spaventare e portarci a rinunciare all’allenamento, ma quali conseguenze ha sul piano fisico? L’estate può diventare l’occasione per muoversi di più e affiancare alle tue sessioni in palestra lunghe passeggiate e attività all’aria aperta!
Diversi studi hanno dimostrato che in estate il testosterone raggiunge il suo picco massimo. Questo aumento fa sì che tu possa raggiungere più facilmente tutti i tuoi obiettivi di fitness, che tu voglia aumentare la massa magra, perdere peso o tonificare.
Quando smetti di fare attività fisica, i tuoi muscoli perdono volume, massa ed elasticità lasciando spazio ai grassi. In più, se il tuo corpo è abituato ad allenarsi, sarà molto più difficile ripartire.
L’estate è il periodo dell’anno in cui ci concentriamo di più sul nostro benessere psico-fisico e l’esercizio è uno dei modi migliori per prenderci del tempo per noi stessi e staccare la spina.
Un allenamento regolare e costante aumenta la nostra resistenza agli sforzi e ad affrontare la fatica quotidiana con minor dispendio energetico. L’antidoto migliore per affrontare le ultime scadenze di lavoro prima di partire per le vacanze.
Continuare ad allenarsi tutto l’anno non solo ci mantiene in salute, ma rafforza anche i legami sociali. E l’estate, complici le vacanze e le serate tra amici, è il periodo più bello in cui stringere nuove amicizie.
L’esercizio fisico ci aiuta a raggiungere e a fissare nuovi traguardi. E chi di noi durante la pausa estiva non ha mai viaggiato con la mente al mese di settembre? Continuare ad allenarti ti aiuterà ad arrivare carica e piena di energia per affrontare i tuoi nuovi impegni dell’anno.
Insomma, allenamento non significa solo esercizio fisico, ma adottare un vero e proprio stile di vita, una filosofia che migliori il nostro rapporto con noi stessi, emozioni e autostima comprese. E questo non prevede alcuna interruzione in nessun momento dell’anno.
Perché non variare la tua routine in estate e inserire l’aquafitness?
Eccoti 5 motivi:
1. Sperimenta la leggerezza
Quando si entra in acqua il peso del corpo si riduce fino al 90% e questo permette di svolgere esercizi sportivi in modo facilitato: i movimenti sono più semplici da eseguire, ci si sente sorretti e le articolazioni non vengono appesantite dal peso del corpo.
2. Abbassa il calore del corpo
Il contatto con l’acqua fresca ti permette di fare esercizi fisici anche intensi senza soffrire il caldo e questo, d’estate, è un plus molto gradevole.
3. Fatti massaggiare dall’acqua
L’esecuzione di esercizi in acqua permette di sfruttare l’effetto di attrito offerto dall’acqua ottenendo un massaggio tonificante e anti-ritenzione idrica, utile per contrastare la perdita di tono, prevenire e combattere la cellulite e il gonfiore agli arti inferiori di cui molte persone soffrono quando fa particolarmente caldo.
4. Brucia le calorie in eccesso
Grazie alla resistenza dell’acqua puoi lavorare più intensamente e bruciare più calorie di quelle che bruceresti facendo lo stesso esercizio fuori dall’acqua. Perciò è consigliato a chi vuole riconquistare o mantenere il peso forma.
5. Goditi il meritato relax
Chi nuota lo sa molto bene: fare movimento in acqua è corroborante e rilassante allo stesso tempo. Dopo la lezione si avverte sempre una piacevole sensazione di rilassamento.
Venerdì 24 maggio 24
L’estate, ormai alle porte, è uno dei momenti dell’anno in cui siamo più propensi a dedicarci qualche piccola, grande attenzione in più.
Prepararsi ad accogliere al meglio questa stagione è importante tanto quanto essere consapevoli che non si tratta di una “remise en forme” o di “superare la prova costume” ma di ricerca di un benessere ed equilibrio complessivi di corpo, anima e spirito.
Sentirsi in connessione con sé stessi, a proprio agio nel proprio corpo e allineati alle energie della stagione in corso ci farà sentire in armonia con la natura, leggeri e in forma.
Prendere consapevolezza del proprio stile alimentare e sapere cosa fare per seguirne uno sano e corretto, è un buon primo passo di partenza.
Per questo motivo abbiamo preparato una breve guida su come affrontare l’estate mangiando in modo sano, scegliendo alimenti e pietanze che nutrono e fanno bene.
Mangiare correttamente in estate significa prima di tutto modificare la propria dieta in modo da far fronte al caldo, senza rinunce inutili e, soprattutto, concedendosi il piacere di alimenti sani e nutrienti che ci aiutano a reintegrare sali minerali e liquidi persi per colpa dell’eccessiva sudorazione.
Anche per questo motivo, in linea generale valgono alcune indicazioni di buon senso che possono aiutarci ad affrontare i mesi caldi in modo più semplice e in forma.
Come prima cosa, bisogna bere a sufficienza: almeno 2 litri di acqua al giorno, accertandosi di scegliere acque ricche di oligominerali, oppure tisane o infusi freddi senza zuccheri aggiunti. Bevande alcoliche, bibite e bevande ghiacciate, ma anche succhi, sono da evitare, così come tutti i cibi troppo salati o piccanti. Sempre meglio, quindi, puntare su cibi rinfrescanti che aiutano a riequilibrare l’organismo e a mantenerlo in forma.
Se il tuo obiettivo è anche un colorito invidiabile a fine estate, senza scottature o screpolature della pelle, non dimenticarti del melone a tavola: basta inserirlo nella colazione due volte a settimana, magari con l’aggiunta di yogurt o miele, per preparare la pelle alla prossima abbronzatura.
E che dire delle carote? Vitamina A ed E a profusione, per una pelle elastica e ricca di melanina, pronta per immergersi nel sole estivo, fermo restando la necessità di non farlo nelle ore più calde e di avere sempre con sé una crema con fattore di protezione solare.
In estate l’alimentazione deve essere ricca di vitamine, minerali, enzimi e fibre, proponendo cibi che aiutino a sgonfiare e sentirsi leggeri, oltre che naturalmente nutrire e reidratare. Ecco di seguito una lista di cinque alimenti che non possono mancare nella tua dieta per il periodo estivo.
Pesca
Ottima per reintegrare i liquidi, la pesca rappresenta una proposta sana e intelligente per gli sportivi ma anche per tutti coloro che desiderano uno spuntino o una merenda a prova di estate. È un frutto ricco di potassio e dall’azione antiossidante. Protegge la pelle dall’azione dei radicali liberi e stimola la produzione di collagene naturale.
Cetriolo fresco
È composto d’acqua per il 95%, per cui rappresenta una scelta fresca a tavola per il periodo estivo. Ottimo per chi vuole depurare l’organismo e preferisce un alimento con poche calorie, il cetriolo fresco alleggerisce l’organismo, è rinfrescante e ha un buon apporto di vitamina C e di sali minerali. Ideale per dare un tocco di freschezza alle nostre insalate estive!
Zucchine
Gustose, leggere e facili da inserire in tutta una serie di ricette sfiziose. Le zucchine sono una valida opzione per chi vuole mangiare sano in estate. Sono ricche di sali minerali, vitamina A e C e carotenoidi, motivo per cui – oltre alle proprietà nutritive e antiossidanti – sono speciali per chi vuole abbronzarsi e mantenere la tintarella fino alla fine dell’estate e oltre.
Yogurt vegetale
È perfetto per combattere il caldo, e ciò lo si deve al suo potere rinfrescante. Lo yogurt è uno dei capisaldi della dieta mediterranea e in estate è un toccasana per chi ha bisogno di un alimento gustoso, facile da abbinare a ricette dolci o salate, ottimo per chi soffre di inappetenza da caldo. Pochi grassi, bilanciato e leggero: lo yogurt ha poche calorie ed è una fonte di proteine che fanno bene al metabolismo. Da tenere sempre a portata di mano tutto l’anno, ma a maggior ragione nei mesi estivi!
Menta
Forse un po’ a sorpresa, la menta fa parte di questa lista per un semplice motivo: la freschezza che induce. Gli oli essenziali di cui è ricca stimolano una piacevole sensazione già al primo contatto mentre il mentolo, agendo come vasocostrittore, combatte cali di pressione o giramenti di testa provocati dal caldo intenso. Per questo motivo è importante non trascurarla, anche perché ricchissima di minerali e vitamine, sostanze più che preziose in estate. Aggiungila alle tue ricette preferite e, perché no, anche alle bevande fresche!
L’estate, ormai alle porte, è uno dei momenti dell’anno in cui siamo più propensi a dedicarci qualche piccola, grande attenzione in più.
Prepararsi ad accogliere al meglio questa stagione è importante tanto quanto essere consapevoli che non si tratta di una “remise en forme” o di “superare la prova costume” ma di ricerca di un benessere ed equilibrio complessivi di corpo, anima e spirito.
Sentirsi in connessione con sé stessi, a proprio agio nel proprio corpo e allineati alle energie della stagione in corso ci farà sentire in armonia con la natura, leggeri e in forma.
Prendere consapevolezza del proprio stile alimentare e sapere cosa fare per seguirne uno sano e corretto, è un buon primo passo di partenza.
Per questo motivo abbiamo preparato una breve guida su come affrontare l’estate mangiando in modo sano, scegliendo alimenti e pietanze che nutrono e fanno bene.
Mangiare correttamente in estate significa prima di tutto modificare la propria dieta in modo da far fronte al caldo, senza rinunce inutili e, soprattutto, concedendosi il piacere di alimenti sani e nutrienti che ci aiutano a reintegrare sali minerali e liquidi persi per colpa dell’eccessiva sudorazione.
Anche per questo motivo, in linea generale valgono alcune indicazioni di buon senso che possono aiutarci ad affrontare i mesi caldi in modo più semplice e in forma.
Come prima cosa, bisogna bere a sufficienza: almeno 2 litri di acqua al giorno, accertandosi di scegliere acque ricche di oligominerali, oppure tisane o infusi freddi senza zuccheri aggiunti. Bevande alcoliche, bibite e bevande ghiacciate, ma anche succhi, sono da evitare, così come tutti i cibi troppo salati o piccanti. Sempre meglio, quindi, puntare su cibi rinfrescanti che aiutano a riequilibrare l’organismo e a mantenerlo in forma.
Se il tuo obiettivo è anche un colorito invidiabile a fine estate, senza scottature o screpolature della pelle, non dimenticarti del melone a tavola: basta inserirlo nella colazione due volte a settimana, magari con l’aggiunta di yogurt o miele, per preparare la pelle alla prossima abbronzatura.
E che dire delle carote? Vitamina A ed E a profusione, per una pelle elastica e ricca di melanina, pronta per immergersi nel sole estivo, fermo restando la necessità di non farlo nelle ore più calde e di avere sempre con sé una crema con fattore di protezione solare.
In estate l’alimentazione deve essere ricca di vitamine, minerali, enzimi e fibre, proponendo cibi che aiutino a sgonfiare e sentirsi leggeri, oltre che naturalmente nutrire e reidratare. Ecco di seguito una lista di cinque alimenti che non possono mancare nella tua dieta per il periodo estivo.
Pesca
Ottima per reintegrare i liquidi, la pesca rappresenta una proposta sana e intelligente per gli sportivi ma anche per tutti coloro che desiderano uno spuntino o una merenda a prova di estate. È un frutto ricco di potassio e dall’azione antiossidante. Protegge la pelle dall’azione dei radicali liberi e stimola la produzione di collagene naturale.
Cetriolo fresco
È composto d’acqua per il 95%, per cui rappresenta una scelta fresca a tavola per il periodo estivo. Ottimo per chi vuole depurare l’organismo e preferisce un alimento con poche calorie, il cetriolo fresco alleggerisce l’organismo, è rinfrescante e ha un buon apporto di vitamina C e di sali minerali. Ideale per dare un tocco di freschezza alle nostre insalate estive!
Zucchine
Gustose, leggere e facili da inserire in tutta una serie di ricette sfiziose. Le zucchine sono una valida opzione per chi vuole mangiare sano in estate. Sono ricche di sali minerali, vitamina A e C e carotenoidi, motivo per cui – oltre alle proprietà nutritive e antiossidanti – sono speciali per chi vuole abbronzarsi e mantenere la tintarella fino alla fine dell’estate e oltre.
Yogurt vegetale
È perfetto per combattere il caldo, e ciò lo si deve al suo potere rinfrescante. Lo yogurt è uno dei capisaldi della dieta mediterranea e in estate è un toccasana per chi ha bisogno di un alimento gustoso, facile da abbinare a ricette dolci o salate, ottimo per chi soffre di inappetenza da caldo. Pochi grassi, bilanciato e leggero: lo yogurt ha poche calorie ed è una fonte di proteine che fanno bene al metabolismo. Da tenere sempre a portata di mano tutto l’anno, ma a maggior ragione nei mesi estivi!
Menta
Forse un po’ a sorpresa, la menta fa parte di questa lista per un semplice motivo: la freschezza che induce. Gli oli essenziali di cui è ricca stimolano una piacevole sensazione già al primo contatto mentre il mentolo, agendo come vasocostrittore, combatte cali di pressione o giramenti di testa provocati dal caldo intenso. Per questo motivo è importante non trascurarla, anche perché ricchissima di minerali e vitamine, sostanze più che preziose in estate. Aggiungila alle tue ricette preferite e, perché no, anche alle bevande fresche!
Venerdì 17 maggio 24
Lavorare sulla nostra energia, costruire la nostra routine e abbracciare una disciplina con costanza possono davvero cambiare il corso della nostra esistenza e darci una mano nei momenti di difficoltà. Qualora si presentassero infatti, sapremo gestirli nel migliore dei modi possibili con forza, persistenza e amore per noi stessi.
Come possiamo fare? Abbracciando uno stile di vita olistico, che significa abbracciare noi stessi; dare il benvenuto alla persona che siamo davvero, piena di energia e ricca di salute e positività, dicendo addio alla persona che si lamentava continuamente.
Routine e disciplina sono il Santo Graal del benessere di corpo e mente, sono la bussola verso la quale orientare pensieri ed emozioni, sono il filtro attraverso il quale osservare la bontà delle nostre relazioni. Il mezzo, in pratica, per raggiungere la nostra soddisfazione personale e professionale.
Sono, in definitiva, le nostri le nostre migliori alleate per costruire una grande energia fisica e mentale dentro di noi.
Vediamo insieme come.
Lavorare sull’energia
L’energia non solo è essenziale per vivere felici, ma può e deve essere “lavorata” in maniera costante. Consideriamola come un esercizio di ripetizione virtuosa. Vi ricordate i quaderni di calligrafia a scuola? Quante volte abbiamo dovuto scrivere e riscrivere le stesse lettere e parole affinché fossero non solo leggibili ma anche scritte in bella grafia?
L’energia si comporta allo stesso modo. Possiamo anche osservarla come si osserva una bella lettera, ma per replicare quel modello non abbiamo altra scelta: dobbiamo lavorare senza sosta fino a raggiungere il risultato desiderato.
Routine e disciplina – le due macrocategorie di questo lavoro costante su noi stessi – a loro volta comportano una serie di concetti e comportamenti che, se applicati, possono davvero aiutarci nella costruzione della nostra energia fisica e mentale. Vediamo insieme quali sono le basi per il benessere di corpo e mente e del concetto di benessere olistico.
Intelligenza emotiva
Capire i propri sintomi fisici e mentali, oltre alle reazioni di corpo e mente agli eventi della vita, i comportamentali (energia bassa o alta) è la base per poter costruire la nostra energia futura e diventare una calamita per gli altri ma soprattutto per ciò che vogliamo.
Lascia andare
Letteralmente, lasciare andare. Forse l’esercizio più complicato di tutti, perché presuppone un lavoro costante, certosino sui pensieri ossessivi e tossici e vittime della nostra mente. Quelli che ci danno il buongiorno e la buonanotte, quelli che non ci permettono di stare in pace. Lasciare andare i cattivi pensieri, e con essi le emozioni negative che li accompagnano, è essenziale per iniziare un percorso di ritorno a noi stessi e ai nostri desideri più autentici.
Respirazione
Respirare è la prima reazione automatica del bambino. È il momento di nascita per eccellenza, quello che ci permette di capire che siamo ancora vivi. Imparare a respirare in maniera profonda, dunque, è una tecnica fondamentale per affrontare le crisi di nervi, lo stress e anche un momento adrenalinico che ci mette ansia. La respirazione, inoltre, ci aiuta a tornare al momento presente e ad avere il polso del nostro equilibrio proprio quando lo stiamo perdendo.
Meditazione
Strettamente connessa alla respirazione, la meditazione è pura rivelazione. Oltre ad abbassare i livelli di paura, panico, over-thinking (pensiero ossessivo), questa tecnica antica di training autogeno ci aiuta a prenderci cura del nostro corpo e anche a eliminare le tossine attraverso l’assenza di pensiero. Immediatamente dopo la meditazione, il nostro corpo torna alla consapevolezza rigenerato, in pace e con nuova energia positiva. Meditazione zen, meditazione vipassana, meditazione trascendentale, ci sono tanti tipi di meditazioni diverse da provare per scoprire quale è la migliore per ognuno!
Mindfulness
Parente stretta della meditazione, la mindfulness significa “consapevolezza del presente” o anche “meditazione di consapevolezza”. In pratica, concentrandoci su un determinato mantra, pensiero, oggetto fisico o anche sul semplice respiro, diventiamo consapevoli del nostro essere vivi e svuotiamo la mente da qualsiasi altro pensiero, abbassando i livelli di ansia e stress. Così come la meditazione, anche la pratica della mindfulness richiede allenamento, un po’ di fede e uno sforzo di comprensione iniziale. Ma vale la pena provare.
Routine mattutina e serale
La routine, specie al mattino, è essenziale per partire bene. Quello che siamo al mattino a livello emozionale ed energetico dà significato alla nostra giornata: ecco perché è essenziale partire con il piede giusto. Ci sono alcune routine mattutine e serali (che migliorano il sonno) che, se seguite con regolarità, permettono al corpo di vivere in salute e più a lungo. Dalla routine mattutina e serale, inoltre, dipende molto della nostra energia non solo quotidiana ma generale.
Allenamento
Il movimento è il nutrimento del corpo. Allenarsi, stabilire un workout quotidiano o regolare durante la settimana significa mantenere un corpo attivo e maggiormente a riparo da malattie e sedentarietà. Allenamento non vuol dire solo allenarsi tutti i giorni in maniera dura o costringersi ad estenuanti sedute in palestra, ma anche passeggiate regolari nel parco o in riva al mare, fare yoga o pilates, allenamento a corpo libero con esercizi specifici per alcune aree del corpo, scegliere lo sport che più ci piace, anche di gruppo, e renderlo un appuntamento fisso della settimana (martedì e venerdì yoga?).
Mangiare sano
La prima regola per restare in salute il più possibile è scegliere con cura e consapevolezza ciò che mangiamo. Il cibo cattivo esiste e se ne consuma in grandi quantità. E non si tratta solo di dieta ma di una cattiva educazione alimentare. Ecco perché scoprire come mangiare sano, come dare al cibo ciò di cui ha bisogno e anche la giusta quantità è la prima regola per il vivere meglio.
Stimoli e novità
Ultimo, ma non meno importante, è imparare a restare sempre attivi. Che sia una nuova conoscenza, un corso d ballo, una lezione di cucina, un viaggio, dare al nostro corpo e al nostro cervello nuovi stimoli è l’antidoto contro la noia e anche un passo fuori dalla zona di comfort che la routine stessa può causare. La routine, a volte, è come la coperta di Linus per le nostre insicurezze; eppure, lavorare sulla nostra energia vuol dire proprio saper accettare i cambiamenti e gli imprevisti come parte di un processo di crescita interiore difficile ma stimolante e avvincente.
Lavorare sulla nostra energia, costruire la nostra routine e abbracciare una disciplina con costanza possono davvero cambiare il corso della nostra esistenza e darci una mano nei momenti di difficoltà. Qualora si presentassero infatti, sapremo gestirli nel migliore dei modi possibili con forza, persistenza e amore per noi stessi.
Come possiamo fare? Abbracciando uno stile di vita olistico, che significa abbracciare noi stessi; dare il benvenuto alla persona che siamo davvero, piena di energia e ricca di salute e positività, dicendo addio alla persona che si lamentava continuamente.
Routine e disciplina sono il Santo Graal del benessere di corpo e mente, sono la bussola verso la quale orientare pensieri ed emozioni, sono il filtro attraverso il quale osservare la bontà delle nostre relazioni. Il mezzo, in pratica, per raggiungere la nostra soddisfazione personale e professionale.
Sono, in definitiva, le nostri le nostre migliori alleate per costruire una grande energia fisica e mentale dentro di noi.
Vediamo insieme come.
Lavorare sull’energia
L’energia non solo è essenziale per vivere felici, ma può e deve essere “lavorata” in maniera costante. Consideriamola come un esercizio di ripetizione virtuosa. Vi ricordate i quaderni di calligrafia a scuola? Quante volte abbiamo dovuto scrivere e riscrivere le stesse lettere e parole affinché fossero non solo leggibili ma anche scritte in bella grafia?
L’energia si comporta allo stesso modo. Possiamo anche osservarla come si osserva una bella lettera, ma per replicare quel modello non abbiamo altra scelta: dobbiamo lavorare senza sosta fino a raggiungere il risultato desiderato.
Routine e disciplina – le due macrocategorie di questo lavoro costante su noi stessi – a loro volta comportano una serie di concetti e comportamenti che, se applicati, possono davvero aiutarci nella costruzione della nostra energia fisica e mentale. Vediamo insieme quali sono le basi per il benessere di corpo e mente e del concetto di benessere olistico.
Intelligenza emotiva
Capire i propri sintomi fisici e mentali, oltre alle reazioni di corpo e mente agli eventi della vita, i comportamentali (energia bassa o alta) è la base per poter costruire la nostra energia futura e diventare una calamita per gli altri ma soprattutto per ciò che vogliamo.
Lascia andare
Letteralmente, lasciare andare. Forse l’esercizio più complicato di tutti, perché presuppone un lavoro costante, certosino sui pensieri ossessivi e tossici e vittime della nostra mente. Quelli che ci danno il buongiorno e la buonanotte, quelli che non ci permettono di stare in pace. Lasciare andare i cattivi pensieri, e con essi le emozioni negative che li accompagnano, è essenziale per iniziare un percorso di ritorno a noi stessi e ai nostri desideri più autentici.
Respirazione
Respirare è la prima reazione automatica del bambino. È il momento di nascita per eccellenza, quello che ci permette di capire che siamo ancora vivi. Imparare a respirare in maniera profonda, dunque, è una tecnica fondamentale per affrontare le crisi di nervi, lo stress e anche un momento adrenalinico che ci mette ansia. La respirazione, inoltre, ci aiuta a tornare al momento presente e ad avere il polso del nostro equilibrio proprio quando lo stiamo perdendo.
Meditazione
Strettamente connessa alla respirazione, la meditazione è pura rivelazione. Oltre ad abbassare i livelli di paura, panico, over-thinking (pensiero ossessivo), questa tecnica antica di training autogeno ci aiuta a prenderci cura del nostro corpo e anche a eliminare le tossine attraverso l’assenza di pensiero. Immediatamente dopo la meditazione, il nostro corpo torna alla consapevolezza rigenerato, in pace e con nuova energia positiva. Meditazione zen, meditazione vipassana, meditazione trascendentale, ci sono tanti tipi di meditazioni diverse da provare per scoprire quale è la migliore per ognuno!
Mindfulness
Parente stretta della meditazione, la mindfulness significa “consapevolezza del presente” o anche “meditazione di consapevolezza”. In pratica, concentrandoci su un determinato mantra, pensiero, oggetto fisico o anche sul semplice respiro, diventiamo consapevoli del nostro essere vivi e svuotiamo la mente da qualsiasi altro pensiero, abbassando i livelli di ansia e stress. Così come la meditazione, anche la pratica della mindfulness richiede allenamento, un po’ di fede e uno sforzo di comprensione iniziale. Ma vale la pena provare.
Routine mattutina e serale
La routine, specie al mattino, è essenziale per partire bene. Quello che siamo al mattino a livello emozionale ed energetico dà significato alla nostra giornata: ecco perché è essenziale partire con il piede giusto. Ci sono alcune routine mattutine e serali (che migliorano il sonno) che, se seguite con regolarità, permettono al corpo di vivere in salute e più a lungo. Dalla routine mattutina e serale, inoltre, dipende molto della nostra energia non solo quotidiana ma generale.
Allenamento
Il movimento è il nutrimento del corpo. Allenarsi, stabilire un workout quotidiano o regolare durante la settimana significa mantenere un corpo attivo e maggiormente a riparo da malattie e sedentarietà. Allenamento non vuol dire solo allenarsi tutti i giorni in maniera dura o costringersi ad estenuanti sedute in palestra, ma anche passeggiate regolari nel parco o in riva al mare, fare yoga o pilates, allenamento a corpo libero con esercizi specifici per alcune aree del corpo, scegliere lo sport che più ci piace, anche di gruppo, e renderlo un appuntamento fisso della settimana (martedì e venerdì yoga?).
Mangiare sano
La prima regola per restare in salute il più possibile è scegliere con cura e consapevolezza ciò che mangiamo. Il cibo cattivo esiste e se ne consuma in grandi quantità. E non si tratta solo di dieta ma di una cattiva educazione alimentare. Ecco perché scoprire come mangiare sano, come dare al cibo ciò di cui ha bisogno e anche la giusta quantità è la prima regola per il vivere meglio.
Stimoli e novità
Ultimo, ma non meno importante, è imparare a restare sempre attivi. Che sia una nuova conoscenza, un corso d ballo, una lezione di cucina, un viaggio, dare al nostro corpo e al nostro cervello nuovi stimoli è l’antidoto contro la noia e anche un passo fuori dalla zona di comfort che la routine stessa può causare. La routine, a volte, è come la coperta di Linus per le nostre insicurezze; eppure, lavorare sulla nostra energia vuol dire proprio saper accettare i cambiamenti e gli imprevisti come parte di un processo di crescita interiore difficile ma stimolante e avvincente.
Venerdì 10 maggio 24
Vuoi dare nuovo slancio al tuo percorso di fitness?
Sfrutta gli esercizi cardio a basso impatto per rilanciare la tua motivazione e ottenere risultati migliori.
È ormai chiaro a molti di noi come il carburante che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi di fitness sia la motivazione. Uno degli elementi chiave che la alimentano è la teoria dell’aspettativa-valore, che può avere un impatto diretto sulla nostra volontà di intraprendere un'attività cardio. Secondo questa teoria, la motivazione è influenzata dalla fiducia nelle nostre capacità di avere successo (aspettativa) e dal valore che attribuiamo al risultato atteso (valore). Quando, ad esempio, ci aspettiamo di ottenere risultati positivi facendo cardio – modellare il nostro corpo o migliorare il nostro stato di salute e il livello di allenamento – abbiamo anche più probabilità di trovare la motivazione necessaria per dedicarci a questo tipo di attività. Questa attesa di risultati positivi può aiutarci a scolpire il nostro corpo, incoraggiandoci a svolgere con regolarità esercizi cardio a basso impatto.
Le attività cardio a basso impatto, come la camminata o l’uso della bike, apportano numerosi benefici a corpo e mente. A differenza di quelli ad alto impatto, che possono sollecitare le articolazioni e i muscoli, gli esercizi a basso impatto offrono un’alternativa più soft che riduce i rischi di lesioni, pur garantendo un workout efficace. Questo tipo di esercizi aumenta la frequenza cardiaca e la circolazione sanguigna, migliora la salute del sistema cardiovascolare, la capacità di resistenza e i livelli di fitness complessivi, il tutto mentre lavoriamo per modellare il nostro corpo.
Gli allenamenti cardio offrono un gran numero di benefici che vanno ben oltre la salute fisica in sé: non solo rafforzano cuore e polmoni, migliorano la circolazione e la performance del sistema cardiovascolare, ma influiscono anche positivamente sulla nostra salute mentale, favorendo il rilascio di endorfine, sostanze chimiche naturalmente prodotte dal corpo che ci fanno sentire bene, contribuendo al buon umore e riducendo stress, ansia e depressione. Il rilascio di dopamina durante e dopo l’esercizio, inoltre, genera un senso di piacere e soddisfazione, che culmina nel cosiddetto “sballo del corridore” o “runner’s high”, una prolungata sensazione di euforia post-allenamento. Questa impennata dei livelli di dopamina non solo consolida il piacere associato all’attività fisica, ma incide positivamente anche sulla motivazione che ci induce a volerla ripetere, aumentando le probabilità di fare cardio con maggiore costanza e aiutandoci a superare gli ostacoli più comuni che ci impediscono di iniziare.
La presenza di barriere può smorzare la motivazione che ci spinge a fare esercizio: integrando nella nostra routine allenamenti cardio a basso impatto possiamo però superare questo scoglio. Esercizi a basso impatto e facili da eseguire possono, infatti, inserirsi in modo fluido e armonico nel nostro stile di vita, eliminando barriere e aiutandoci a tenere alta la motivazione.
Rendere gli esercizi meno gravosi e più accessibili può ridurre in modo sostanziale i limiti che spesso ci impediscono di intraprendere e portare avanti con costanza una buona routine di allenamento, alimentando allo stesso tempo la nostra motivazione nell’andare avanti.
Le attività cardio a basso impatto come camminare, o utilizzare una bike o macchine analoghe, rappresentano un eccellente punto di partenza per tutti, indipendentemente dal livello di preparazione fisica, perché sollecitano meno le articolazioni e possono adattarsi facilmente a bisogni e preferenze individuali.
Le nostre nuove bike Technogym Excite offrono una soluzione ideale per rimettersi in forma, grazie a diverse tipologie di resistenza, facili, pratiche e piacevoli da usare: la console, il manubrio con presa soft touch e i pedali ergonomici sono accuratamente studiati per consentire di eseguire le Routine e le Session - come ad esempio la pedalata in piedi - in totale sicurezza e comodità. Comodamente posizionati sul manubrio, i Fast Track Control rendono semplice cambiare intensità istantaneamente. Nessun bisogno di mettere in pausa l’allenamento, niente rischi di assumere posizioni non corrette. E non dimenticare di mettere il tuo smartphone nello Universal Wireless Charger, così, oltre a te, il tuo allenamento ricaricherà anche il tuo telefono.
Assieme a determinazione, dedizione e impegno a migliorarsi costantemente, l’inserimento di attività cardio a basso impatto nella nostra routine quotidiana può aiutarci a sfruttare a pieno il nostro potenziale e a raggiungere i nostri obiettivi di fitness.
E allora allacciamo le scarpe e saliamo in sella: il viaggio verso una versione più sana e in forma di noi stessi comincia adesso.
Vuoi dare nuovo slancio al tuo percorso di fitness?
Sfrutta gli esercizi cardio a basso impatto per rilanciare la tua motivazione e ottenere risultati migliori.
È ormai chiaro a molti di noi come il carburante che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi di fitness sia la motivazione. Uno degli elementi chiave che la alimentano è la teoria dell’aspettativa-valore, che può avere un impatto diretto sulla nostra volontà di intraprendere un'attività cardio. Secondo questa teoria, la motivazione è influenzata dalla fiducia nelle nostre capacità di avere successo (aspettativa) e dal valore che attribuiamo al risultato atteso (valore). Quando, ad esempio, ci aspettiamo di ottenere risultati positivi facendo cardio – modellare il nostro corpo o migliorare il nostro stato di salute e il livello di allenamento – abbiamo anche più probabilità di trovare la motivazione necessaria per dedicarci a questo tipo di attività. Questa attesa di risultati positivi può aiutarci a scolpire il nostro corpo, incoraggiandoci a svolgere con regolarità esercizi cardio a basso impatto.
Le attività cardio a basso impatto, come la camminata o l’uso della bike, apportano numerosi benefici a corpo e mente. A differenza di quelli ad alto impatto, che possono sollecitare le articolazioni e i muscoli, gli esercizi a basso impatto offrono un’alternativa più soft che riduce i rischi di lesioni, pur garantendo un workout efficace. Questo tipo di esercizi aumenta la frequenza cardiaca e la circolazione sanguigna, migliora la salute del sistema cardiovascolare, la capacità di resistenza e i livelli di fitness complessivi, il tutto mentre lavoriamo per modellare il nostro corpo.
Gli allenamenti cardio offrono un gran numero di benefici che vanno ben oltre la salute fisica in sé: non solo rafforzano cuore e polmoni, migliorano la circolazione e la performance del sistema cardiovascolare, ma influiscono anche positivamente sulla nostra salute mentale, favorendo il rilascio di endorfine, sostanze chimiche naturalmente prodotte dal corpo che ci fanno sentire bene, contribuendo al buon umore e riducendo stress, ansia e depressione. Il rilascio di dopamina durante e dopo l’esercizio, inoltre, genera un senso di piacere e soddisfazione, che culmina nel cosiddetto “sballo del corridore” o “runner’s high”, una prolungata sensazione di euforia post-allenamento. Questa impennata dei livelli di dopamina non solo consolida il piacere associato all’attività fisica, ma incide positivamente anche sulla motivazione che ci induce a volerla ripetere, aumentando le probabilità di fare cardio con maggiore costanza e aiutandoci a superare gli ostacoli più comuni che ci impediscono di iniziare.
La presenza di barriere può smorzare la motivazione che ci spinge a fare esercizio: integrando nella nostra routine allenamenti cardio a basso impatto possiamo però superare questo scoglio. Esercizi a basso impatto e facili da eseguire possono, infatti, inserirsi in modo fluido e armonico nel nostro stile di vita, eliminando barriere e aiutandoci a tenere alta la motivazione.
Rendere gli esercizi meno gravosi e più accessibili può ridurre in modo sostanziale i limiti che spesso ci impediscono di intraprendere e portare avanti con costanza una buona routine di allenamento, alimentando allo stesso tempo la nostra motivazione nell’andare avanti.
Le attività cardio a basso impatto come camminare, o utilizzare una bike o macchine analoghe, rappresentano un eccellente punto di partenza per tutti, indipendentemente dal livello di preparazione fisica, perché sollecitano meno le articolazioni e possono adattarsi facilmente a bisogni e preferenze individuali.
Le nostre nuove bike Technogym Excite offrono una soluzione ideale per rimettersi in forma, grazie a diverse tipologie di resistenza, facili, pratiche e piacevoli da usare: la console, il manubrio con presa soft touch e i pedali ergonomici sono accuratamente studiati per consentire di eseguire le Routine e le Session - come ad esempio la pedalata in piedi - in totale sicurezza e comodità. Comodamente posizionati sul manubrio, i Fast Track Control rendono semplice cambiare intensità istantaneamente. Nessun bisogno di mettere in pausa l’allenamento, niente rischi di assumere posizioni non corrette. E non dimenticare di mettere il tuo smartphone nello Universal Wireless Charger, così, oltre a te, il tuo allenamento ricaricherà anche il tuo telefono.
Assieme a determinazione, dedizione e impegno a migliorarsi costantemente, l’inserimento di attività cardio a basso impatto nella nostra routine quotidiana può aiutarci a sfruttare a pieno il nostro potenziale e a raggiungere i nostri obiettivi di fitness.
E allora allacciamo le scarpe e saliamo in sella: il viaggio verso una versione più sana e in forma di noi stessi comincia adesso.
Venerdì 3 maggio 24
Come un mantra da ripetersi ogni giorno, per liberarsi delle sovrastrutture e vivere il proprio corpo con un po' più di amore: la prova costume non esiste.
La tendenza della Prejuvenation, la diffusione del Bikini Blues, il successo indiscusso dei filtri sui social e molti altri sono i fenomeni che danno testimonianza di come il ventunesimo secolo si sia trasformato nell'era del dismorfismo corporeo. Ci si guarda allo specchio, ma l'immagine che si vede riflessa non corrisponde alla realtà: troppa ciccia qui, troppo magro lì, e alla fine la testa si riempie di frasi autodistruttive che non fanno altro che farci sentire inadatti. Così succede, ad esempio, quando arriva la bella stagione, togliere gli abiti pesanti e il momento di mostrarsi davanti agli altri in quel corpo in cui non ci si riconosce, che si vorrebbe diverso, che causa sofferenza e una sensazione di inadeguatezza affliggente: la prova costume.
Già a gennaio, dopo le mangiate in compagnia con i parenti, prima, e gli amici, poi, questa parola inizia a riecheggiare nella mente trasformandosi prima in una serie di "buoni propositi" — altra costruzione sociale e psicologica che provoca stress e, quando disattesa, compromette il benessere mentale di chi si sente fallire. Stabilito il bouquet di buoni propositi, spesso sancito dal binomio dieta-allenamento, questi si convertono poi in una sfida con sé stessi e, infine, in un'ossessione che debilita ancor più la mente causando un crollo psicofisico lento e insidioso. Quando ci si ritrova a fare le valigie, ecco che questo processo raggiunge il suo apice, traducendosi in una sensazione di ansia per il momento in cui quel costume, ripiegato insieme agli altri vestiti, finirà per cingere fianchi e busto, causando un disagio più che mai comune. A esserci passata è Vivian Hoorn, la modella plus size che negli ultimi tre anni è passata da una taglia 38 a una taglia plus, riuscendo a liberarsi dalle sovrastrutture che il mondo della moda impone con i suoi canoni estetici spesso irraggiungibili. Lo ha raccontato in un'intervista a Vogue Italia, dove si è messa a nudo parlando di quel malessere che il dover rientrare per forza in una misura riconosciuta universalmente come "da persona magra" le ha causato per anni e di cui, grazie a un viaggio lungo e complesso, si è oggi liberata apprezzandosi per ciò che vede nello specchio, anche quando è in costume. E questo, di conseguenza, l'ha portata a essere apprezzata anche dagli altri, perché chi riesce a instaurare un rapporto sano con il proprio corpo riesce a comunicare a sé e agli altri una grande sicurezza.
Accettare il proprio corpo è sinonimo di sicurezza: come si legge nel Manuale MSD, il Disturbo da dismorfismo corporeo, o dismorfofobia, si manifesta attraverso atteggiamenti ossessivo-compulsivi nei confronti della propria immagine riflessa, che viene guardata più e più volte al giorno, evitata completamente, o un mix delle due. Che si sia plus size o normopeso, poco importa: i canoni di bellezza e le costruzioni sociali come quelle della taglia 0 riescono a far sentire inadatto chiunque. Parlando di corpi e della loro accettazione, sono molte le figure di rilievo che, sfruttando i social come cassa di risonanza con cui arrivare a ogni angolo del mondo, contribuiscono ad alimentare un discorso body positive che sproni le persone a lavorare sulla propria autostima e sicurezza, a favore di una coscienza più profonda della connessione che ciascuno ha bisogno di instaurare tra mente, corpo e immagine.
Perché, alla fine della giornata, ciò che conta non è se i tuoi jeans sono una taglia 38, ma se in quei jeans sei stato bene, ti sei sentito a tuo agio e non gli hai dato così importanza. In quel caso, vorrà dire che ti sarai riconosciuto come valido perché nell'indossare un capo non ci hai visto un semplice corpo, ma un insieme di elementi, dinamiche ed emozioni che, proprio in quanto tali, non meritano di essere svilite dalla paura dello sguardo altrui. Questo è ancora più vero quando a vestire il corpo sono una mutanda e un bikini colorati, che per quanto sinonimo di gioia, relax e spensieratezza, sono diventati per molti dei nemici da temere. Il motivo è presto detto, e sta nell'esistenza stessa del concetto di prova costume.
La prova costume non esiste: è un discorso alimentato dai media, dalla stampa e oggi in modo particolare dai social media, quello sull'idealizzazione dei corpi plastici e perfetti ed è il motore principale alla base di fenomeni come quello della prova costume, della taglia 0, del body-shaming, dei disturbi alimentari, e tutti gli altri annessi e connessi. Ciò che però è facile perdere in queste costruzioni irreali suggerite dai diktat estetici è l'essenzialità della questione, ossia ciò che si è realmente in quanto persone dotate di valori, interessi, capacità, che valgono molto più di un corpo che riflette ideali di bellezza standardizzati ed esclusivi.
Come ha scritto Giulia Paganelli — autrice del podcast Antropologia dei Corpi in collaborazione con Antropoché — in un post dedicato alla prova costume, il fatto stesso di chiamarla "prova" innesca nel cervello un meccanismo per cui, avendo un ostacolo da superare, un traguardo da raggiungere, ci si comporta nei confronti del proprio corpo adottando tutte le misure necessarie per renderlo conforme all'obiettivo. Quando arriva poi il momento del test, con indosso quel costume rimasto chiuso nell'armadio a lungo, lo sguardo altrui si trasforma in un severo giudice pronto a sparare sentenze. Per addolcirlo, spesso si ricorre a escamotages con cui cercare di camuffare ciò che si ritiene sbagliato, non conforme al modello, del proprio corpo, dando così voce al secondo severo giudice che governa la mente, che altri non è che il sé.
Dinamiche complesse, che per essere sbrogliate hanno bisogno di un cambio radicale sia sul piano collettivo che individuale ma che, come sottolinea Giulia, possono iniziare da un pensiero semplice, da ripetere come un mantra finché questo «col tempo prende spazio nel nostro cuore, nella nostra testa e dentro il nostro specchio». E il mantra è: la prova costume non esiste.
Come un mantra da ripetersi ogni giorno, per liberarsi delle sovrastrutture e vivere il proprio corpo con un po' più di amore: la prova costume non esiste.
La tendenza della Prejuvenation, la diffusione del Bikini Blues, il successo indiscusso dei filtri sui social e molti altri sono i fenomeni che danno testimonianza di come il ventunesimo secolo si sia trasformato nell'era del dismorfismo corporeo. Ci si guarda allo specchio, ma l'immagine che si vede riflessa non corrisponde alla realtà: troppa ciccia qui, troppo magro lì, e alla fine la testa si riempie di frasi autodistruttive che non fanno altro che farci sentire inadatti. Così succede, ad esempio, quando arriva la bella stagione, togliere gli abiti pesanti e il momento di mostrarsi davanti agli altri in quel corpo in cui non ci si riconosce, che si vorrebbe diverso, che causa sofferenza e una sensazione di inadeguatezza affliggente: la prova costume.
Già a gennaio, dopo le mangiate in compagnia con i parenti, prima, e gli amici, poi, questa parola inizia a riecheggiare nella mente trasformandosi prima in una serie di "buoni propositi" — altra costruzione sociale e psicologica che provoca stress e, quando disattesa, compromette il benessere mentale di chi si sente fallire. Stabilito il bouquet di buoni propositi, spesso sancito dal binomio dieta-allenamento, questi si convertono poi in una sfida con sé stessi e, infine, in un'ossessione che debilita ancor più la mente causando un crollo psicofisico lento e insidioso. Quando ci si ritrova a fare le valigie, ecco che questo processo raggiunge il suo apice, traducendosi in una sensazione di ansia per il momento in cui quel costume, ripiegato insieme agli altri vestiti, finirà per cingere fianchi e busto, causando un disagio più che mai comune. A esserci passata è Vivian Hoorn, la modella plus size che negli ultimi tre anni è passata da una taglia 38 a una taglia plus, riuscendo a liberarsi dalle sovrastrutture che il mondo della moda impone con i suoi canoni estetici spesso irraggiungibili. Lo ha raccontato in un'intervista a Vogue Italia, dove si è messa a nudo parlando di quel malessere che il dover rientrare per forza in una misura riconosciuta universalmente come "da persona magra" le ha causato per anni e di cui, grazie a un viaggio lungo e complesso, si è oggi liberata apprezzandosi per ciò che vede nello specchio, anche quando è in costume. E questo, di conseguenza, l'ha portata a essere apprezzata anche dagli altri, perché chi riesce a instaurare un rapporto sano con il proprio corpo riesce a comunicare a sé e agli altri una grande sicurezza.
Accettare il proprio corpo è sinonimo di sicurezza: come si legge nel Manuale MSD, il Disturbo da dismorfismo corporeo, o dismorfofobia, si manifesta attraverso atteggiamenti ossessivo-compulsivi nei confronti della propria immagine riflessa, che viene guardata più e più volte al giorno, evitata completamente, o un mix delle due. Che si sia plus size o normopeso, poco importa: i canoni di bellezza e le costruzioni sociali come quelle della taglia 0 riescono a far sentire inadatto chiunque. Parlando di corpi e della loro accettazione, sono molte le figure di rilievo che, sfruttando i social come cassa di risonanza con cui arrivare a ogni angolo del mondo, contribuiscono ad alimentare un discorso body positive che sproni le persone a lavorare sulla propria autostima e sicurezza, a favore di una coscienza più profonda della connessione che ciascuno ha bisogno di instaurare tra mente, corpo e immagine.
Perché, alla fine della giornata, ciò che conta non è se i tuoi jeans sono una taglia 38, ma se in quei jeans sei stato bene, ti sei sentito a tuo agio e non gli hai dato così importanza. In quel caso, vorrà dire che ti sarai riconosciuto come valido perché nell'indossare un capo non ci hai visto un semplice corpo, ma un insieme di elementi, dinamiche ed emozioni che, proprio in quanto tali, non meritano di essere svilite dalla paura dello sguardo altrui. Questo è ancora più vero quando a vestire il corpo sono una mutanda e un bikini colorati, che per quanto sinonimo di gioia, relax e spensieratezza, sono diventati per molti dei nemici da temere. Il motivo è presto detto, e sta nell'esistenza stessa del concetto di prova costume.
La prova costume non esiste: è un discorso alimentato dai media, dalla stampa e oggi in modo particolare dai social media, quello sull'idealizzazione dei corpi plastici e perfetti ed è il motore principale alla base di fenomeni come quello della prova costume, della taglia 0, del body-shaming, dei disturbi alimentari, e tutti gli altri annessi e connessi. Ciò che però è facile perdere in queste costruzioni irreali suggerite dai diktat estetici è l'essenzialità della questione, ossia ciò che si è realmente in quanto persone dotate di valori, interessi, capacità, che valgono molto più di un corpo che riflette ideali di bellezza standardizzati ed esclusivi.
Come ha scritto Giulia Paganelli — autrice del podcast Antropologia dei Corpi in collaborazione con Antropoché — in un post dedicato alla prova costume, il fatto stesso di chiamarla "prova" innesca nel cervello un meccanismo per cui, avendo un ostacolo da superare, un traguardo da raggiungere, ci si comporta nei confronti del proprio corpo adottando tutte le misure necessarie per renderlo conforme all'obiettivo. Quando arriva poi il momento del test, con indosso quel costume rimasto chiuso nell'armadio a lungo, lo sguardo altrui si trasforma in un severo giudice pronto a sparare sentenze. Per addolcirlo, spesso si ricorre a escamotages con cui cercare di camuffare ciò che si ritiene sbagliato, non conforme al modello, del proprio corpo, dando così voce al secondo severo giudice che governa la mente, che altri non è che il sé.
Dinamiche complesse, che per essere sbrogliate hanno bisogno di un cambio radicale sia sul piano collettivo che individuale ma che, come sottolinea Giulia, possono iniziare da un pensiero semplice, da ripetere come un mantra finché questo «col tempo prende spazio nel nostro cuore, nella nostra testa e dentro il nostro specchio». E il mantra è: la prova costume non esiste.
Venerdì 26 aprile 24
Secondo la scienza, le persone spettegolano in media circa 52 minuti al giorno.
Perché lo fanno? Che bisogno soddisfano parlando degli altri? Quali sono le conseguenze?
Il pettegolezzo è come il fumo tossico che invade buona parte dei nostri ambienti sociali. Voci, critiche, commenti fuorvianti su persone che non conosciamo bene e che non sono presenti.
Perché si ha l’abitudine di spettegolare? Cosa spinge l’essere umano a mettere in atto questo comportamento da sempre e in qualsiasi luogo?
Parlare di qualcuno e giudicarlo quando non è presente è diventato qualcosa di “normale”, ma molte persone portano all’estremo questo comportamento. La psicologia sociale ci dice che si tratta di una sorta di moneta di scambio per acquisire potere. Chi sfugge al pettegolezzo degli altri creando false storie acquisisce una certa posizione all’interno di un gruppo.
Allo stesso modo, vale la pena notare un aspetto sorprendente e contraddittorio: sappiamo tutti che questo comportamento è dannoso e irrispettoso.
In qualche modo, comprendiamo molto bene la classica teoria dei tre setacci di Socrate secondo cui prima di parlare dobbiamo valutare se ciò che sta per uscire dalla nostra bocca è “vero”, “buono” e “necessario”. Nonostante ciò, si pettegola giornalmente.
Cosa ci dice la scienza al riguardo?
Prima di approfondire il motivo per cui le persone pettegolano, dobbiamo ammettere l’ovvio: l’abbiamo fatto tutti. A ogni modo, i pettegolezzi non sempre sono negativi. Come scopriremo, in molti casi svolgono un ruolo informativo volto a ridurre l’incertezza.
Ci sono molti fattori scatenanti che incoraggiano i pettegolezzi, ma il motivo principale è il semplice desiderio di scambiare delle informazioni tra di noi.
Alcuni studi condotti presso l’Università della California (Stati Uniti) indicano che uomini e donne spettegolano allo stesso modo. Tuttavia, mentre le donne tendono ad avviare scambi di informazioni neutrali, gli uomini sono più inclini a fare uso dei pettegolezzi a valenza negativa.
La psicologia evoluzionistica spiega che il pettegolezzo è una scappatoia ereditata dai nostri antenati preistorici. La preoccupazione o la curiosità per la vita altrui risiedono nel nostro cervello.
Come spiega l’antropologo Robin Dunbar nel suo libro Grooming, Gossip, and the Evolution of Language, condividere pettegolezzi e voci facilita l’unione del gruppo.
Oltre a rafforzare i legami tra un piccolo gruppo di persone, permette di ottenere informazioni da altri gruppi sociali per essere al corrente di ciò che accade intorno a noi.
Inoltre, questo scambio di informazioni ha ulteriormente facilitato lo sviluppo del linguaggio.
Potremmo dire, pertanto, che questa condotta ha facilitato la sopravvivenza e lo sviluppo psicosociale della specie umana.
Lo studio citato, condotto dalla dott.ssa Megan L. Robbins presso l’Università della California, segnala altri dati interessanti:
• I giovani sono più inclini a spettegolare rispetto agli anziani.
• Una parte delle conversazioni che avvengono negli ambienti di lavoro può essere etichettata come gossip. Tuttavia, tre quarti di esse sono neutrali. In altre parole, sono semplici scambi di informazioni di fronte all’incertezza.
• Dopo il gossip neutrale, abbonda quello a valenza negativa.
• Gli estroversi spettegolano molto più spesso degli introversi. Il motivo per cui lo fanno è guadagnare notorietà all’interno del gruppo. Sfuggire ai commenti dannosi e degradanti alimenta la convinzione che in questo modo si possa assumere una posizione di potere.
Se ci chiediamo perché le persone spettegolano, non bisogna sottovalutare il ruolo della solitudine.
I giovani spesso ricorrono al gossipo per porsi al centro dell’attenzione: il sensazionalismo può essere un modo molto economico per raggiungere questo obiettivo.
I pettegolezzi però non sono sempre negativi. A volte si tratta di semplice curiosità, o magari è solo il desiderio mascherato di parlare con qualcuno di un argomento qualsiasi.
Per concludere, la cosiddetta “scienza dei pettegolezzi” ci permette di approfondire il comportamento umano, le sue sfumature uniche e anche le sue esigenze.
Non è altro che un chiaro riflesso di chi siamo.
Secondo la scienza, le persone spettegolano in media circa 52 minuti al giorno.
Perché lo fanno? Che bisogno soddisfano parlando degli altri? Quali sono le conseguenze?
Il pettegolezzo è come il fumo tossico che invade buona parte dei nostri ambienti sociali. Voci, critiche, commenti fuorvianti su persone che non conosciamo bene e che non sono presenti.
Perché si ha l’abitudine di spettegolare? Cosa spinge l’essere umano a mettere in atto questo comportamento da sempre e in qualsiasi luogo?
Parlare di qualcuno e giudicarlo quando non è presente è diventato qualcosa di “normale”, ma molte persone portano all’estremo questo comportamento. La psicologia sociale ci dice che si tratta di una sorta di moneta di scambio per acquisire potere. Chi sfugge al pettegolezzo degli altri creando false storie acquisisce una certa posizione all’interno di un gruppo.
Allo stesso modo, vale la pena notare un aspetto sorprendente e contraddittorio: sappiamo tutti che questo comportamento è dannoso e irrispettoso.
In qualche modo, comprendiamo molto bene la classica teoria dei tre setacci di Socrate secondo cui prima di parlare dobbiamo valutare se ciò che sta per uscire dalla nostra bocca è “vero”, “buono” e “necessario”. Nonostante ciò, si pettegola giornalmente.
Cosa ci dice la scienza al riguardo?
Prima di approfondire il motivo per cui le persone pettegolano, dobbiamo ammettere l’ovvio: l’abbiamo fatto tutti. A ogni modo, i pettegolezzi non sempre sono negativi. Come scopriremo, in molti casi svolgono un ruolo informativo volto a ridurre l’incertezza.
Ci sono molti fattori scatenanti che incoraggiano i pettegolezzi, ma il motivo principale è il semplice desiderio di scambiare delle informazioni tra di noi.
Alcuni studi condotti presso l’Università della California (Stati Uniti) indicano che uomini e donne spettegolano allo stesso modo. Tuttavia, mentre le donne tendono ad avviare scambi di informazioni neutrali, gli uomini sono più inclini a fare uso dei pettegolezzi a valenza negativa.
La psicologia evoluzionistica spiega che il pettegolezzo è una scappatoia ereditata dai nostri antenati preistorici. La preoccupazione o la curiosità per la vita altrui risiedono nel nostro cervello.
Come spiega l’antropologo Robin Dunbar nel suo libro Grooming, Gossip, and the Evolution of Language, condividere pettegolezzi e voci facilita l’unione del gruppo.
Oltre a rafforzare i legami tra un piccolo gruppo di persone, permette di ottenere informazioni da altri gruppi sociali per essere al corrente di ciò che accade intorno a noi.
Inoltre, questo scambio di informazioni ha ulteriormente facilitato lo sviluppo del linguaggio.
Potremmo dire, pertanto, che questa condotta ha facilitato la sopravvivenza e lo sviluppo psicosociale della specie umana.
Lo studio citato, condotto dalla dott.ssa Megan L. Robbins presso l’Università della California, segnala altri dati interessanti:
• I giovani sono più inclini a spettegolare rispetto agli anziani.
• Una parte delle conversazioni che avvengono negli ambienti di lavoro può essere etichettata come gossip. Tuttavia, tre quarti di esse sono neutrali. In altre parole, sono semplici scambi di informazioni di fronte all’incertezza.
• Dopo il gossip neutrale, abbonda quello a valenza negativa.
• Gli estroversi spettegolano molto più spesso degli introversi. Il motivo per cui lo fanno è guadagnare notorietà all’interno del gruppo. Sfuggire ai commenti dannosi e degradanti alimenta la convinzione che in questo modo si possa assumere una posizione di potere.
Se ci chiediamo perché le persone spettegolano, non bisogna sottovalutare il ruolo della solitudine.
I giovani spesso ricorrono al gossipo per porsi al centro dell’attenzione: il sensazionalismo può essere un modo molto economico per raggiungere questo obiettivo.
I pettegolezzi però non sono sempre negativi. A volte si tratta di semplice curiosità, o magari è solo il desiderio mascherato di parlare con qualcuno di un argomento qualsiasi.
Per concludere, la cosiddetta “scienza dei pettegolezzi” ci permette di approfondire il comportamento umano, le sue sfumature uniche e anche le sue esigenze.
Non è altro che un chiaro riflesso di chi siamo.
Venerdì 19 aprile 24
Il Dalai Lama ha detto: “il sonno è la migliore meditazione”.
Infatti, alla base della salute psicofisica, c’è anche la qualità del sonno. Sappiamo che un buon riposo preserva dal declino cognitivo, che, quando dormiamo il cervello rielabora i ricordi, li riorganizza e li conserva meglio, e che anche i sogni hanno delle funzioni precise associate al benessere. A spiegarlo è il neuroscienziato Giulio Bernardi, ricercatore della Scuola IMT Alti Studi di Lucca e direttore del progetto Tweak Dreams, che analizza i profondi meccanismi che regolano il sonno e l’attività onirica. «I nostri studi hanno rilevato che il sonno è più profondo e più consolidato quando si sogna. Dormire e sognare indicano quindi un riposo notturno migliore. Ma un sonno con sogni sregolati, limitati o eccessivi porta ad alterazioni del benessere e questo dimostra la loro importanza per la salute», precisa il ricercatore.
Ulteriori analisi collegano i sogni anche alle condizioni che possono predire un eventuale sviluppo della demenza. «Si tratta di studi in pazienti che soffrono del cosiddetto “disturbo comportamentale del sonno Rem”, una condizione in cui le persone eseguono i movimenti del sogno che stanno facendo. Si è visto infatti che questa condizione, nell’arco di 10 anni, ha il 50 per cento di possibilità di sfociare nella malattia di Parkinson», precisa l’esperto. Anche il legame con la memoria appare molto forte: «Sembra che i sogni abbiano una funzione nei processi creativi. Sarebbero utili non solo per memorizzare ma anche per stimolare nuove associazioni neuronali e favorire la soluzione di problemi». E c’è di più: la stretta relazione con il tono dell’umore. «Quando i sogni riorganizzano i ricordi, in particolare quelli associati a un’emozione, i ricordi vengono in pratica “separati” dalla loro componente emotiva: se ci succede qualcosa di negativo durante la giornata, dopo aver dormito e sognato, avremo il ricordo di ciò che ci avrà resi tristi o arrabbiati ma non avremo più quello stesso peso sul nostro stato emotivo. Sognare, in pratica, “pulisce” le nostre emozioni».
A fronte dei benefici, esistono tuttavia alcuni rischi legati a un’attività onirica troppo intensa. «Nei casi dei cosiddetti epic dreaming, le persone hanno l’impressione di sognare tutta la notte. Fanno sogni ripetitivi in cui lavorano, camminano o corrono tutto il tempo e al mattino si sentono stanche come se avessero realmente svolto queste attività», spiega Bernardi. Anche alcune forme di insonnia possono dipendere da un eccesso di sogno: «Nell’insonnia cosiddetta paradossale la persona dorme tutta la notte, l’impressione però è quella di essere rimasti svegli a pensare. In questi sogni, infatti, il cervello rimane in parte attivo, determinando un sonno tutt’altro che riposante». La causa? «Non è certo, ma è possibile che a favorire questa condizione contribuiscano alcune forme di ansia e di stress».
«Quindi, poiché il sonno pulisce il cervello dalle proteine tossiche che vi si depositano, rappresenta un elemento importante della prevenzione di malattie neurodegenerative, ed è importante avere un buon riposo ristoratore.»
Alcune tecniche per conciliare un sonno di “qualità”.
Respirazione 4-7-8.
Deriva dalla respirazione yoga ed è una tecnica di rilassamento per dormire che aumenta la quantità di ossigeno nel sangue e rallenta il battito cardiaco. Può essere utilizzata sia come rimedio per dormire subito, sia come tecnica per rilassarsi in momenti stressanti.
Ecco come funziona:
Metti la punta della lingua dietro agli incisivi superiori, sulla gengiva
Fai una profonda espirazione buttando fuori tutta l’aria dai polmoni
Inspira con il naso, tenendo la bocca chiusa, contando mentalmente fino a 4
Trattieni l’aria nei polmoni contando mentalmente fino a 7
Espira con la bocca contando mentalmente fino ad 8
Ripeti la sequenza per 3 volte totali
Rilassamento muscolare progressivo.
Si tratta di una è una tecnica di rilassamento basata sull’alternanza di contrazione e distensione dei muscoli, proposta dal dott. Edmund Jacobson nel 1959. Ecco una sequenza di esempio che può aiutarti su come procedere, partendo dalla posizione supina e distesa, la durata totale potrebbe essere di circa 30 minuti; quindi, procedi nei vari step senza fretta ma concentrandoti su ogni singolo passaggio:
Spingi le dita del piede destro verso il basso, poi stendile e tirale verso la tibia.
Contrai i muscoli del polpaccio destro come se volessi salire sulle punta dei piedi, poi rilassali.
Contrai i muscoli anteriori e posteriori della gamba destra, per farlo immagina di voler spingere il tallone verso i glutei. Poi rilassa.
Ripeti i punti precedenti con l’altra gamba.
Fai il pugno con la mano destra e piegala verso l’avambraccio. Rilassa.
Fletti e distendi il braccio destro. Rilassa.
Ripeti i punti precedenti con il braccio sinistro.
Contrai solamente i muscoli dei glutei, lascia le gambe rilassate. Rilassa.
Contrai gli addominali e poi rilassali.
Solleva le braccia e cerca di portare gli avambracci vicini tra loro, questo ti farà contrarre i muscoli pettorali, poi rilassali.
Alza le spalle verso l’alto il più possibile. Rilassale.
Contrai i muscoli della bocca, per esempio aprendo la bocca il più possibile o premendo tra loro le labbra. Rilassa.
Strizza gli occhi, poi lascia rilassare le palpebre a poco a poco.
Solleva più che puoi le sopracciglia per contrarre i muscoli della fronte, poi rilassa.
Alla fine rimani disteso per qualche minuto cercando di percepire il profondo rilassamento e concludi l’esercizio con una respirazione lenta e profonda.
Si consiglia di svolgere questo esercizio almeno 2 o 3 volte alla settimana, per mantenere corpo e mente rilassati con costanza.
Scrivi un diario.
Mettere per iscritto le proprie sensazioni e i propri pensieri può aiutare ad avere un effetto catartico e può essere uno dei rimedi per addormentarsi subito; tutte le preoccupazioni finiranno sul foglio, invece di continuare a girare nella nostra mente nel buio della notte.
Concediti un bagno rilassante.
Il riscaldamento passivo del corpo ti farà passare dal calore dell’acqua alla temperatura più fresca della stanza e porterà ad uno sbalzo di temperatura che induce il nostro corpo al giusto livello di rilassamento per dormire. Restare in ammollo almeno 30 minuti, con magari qualche candela profumata, potrebbe essere un buon modo di rilassarsi per dormire.
Ascolta musica o suoni rilassanti.
Musica e suoni rilassanti, ad un volume moderatamente basso, si sono dimostrati una valida tecnica per addormentarsi. Ti consigliamo però di mettere un timer per fare in modo che questi si spengano da soli, invece di avere rumori bianchi di sottofondo al tuo sonno, che ci auguriamo non tarderà ad arrivare.
Il Dalai Lama ha detto: “il sonno è la migliore meditazione”.
Infatti, alla base della salute psicofisica, c’è anche la qualità del sonno. Sappiamo che un buon riposo preserva dal declino cognitivo, che, quando dormiamo il cervello rielabora i ricordi, li riorganizza e li conserva meglio, e che anche i sogni hanno delle funzioni precise associate al benessere. A spiegarlo è il neuroscienziato Giulio Bernardi, ricercatore della Scuola IMT Alti Studi di Lucca e direttore del progetto Tweak Dreams, che analizza i profondi meccanismi che regolano il sonno e l’attività onirica. «I nostri studi hanno rilevato che il sonno è più profondo e più consolidato quando si sogna. Dormire e sognare indicano quindi un riposo notturno migliore. Ma un sonno con sogni sregolati, limitati o eccessivi porta ad alterazioni del benessere e questo dimostra la loro importanza per la salute», precisa il ricercatore.
Ulteriori analisi collegano i sogni anche alle condizioni che possono predire un eventuale sviluppo della demenza. «Si tratta di studi in pazienti che soffrono del cosiddetto “disturbo comportamentale del sonno Rem”, una condizione in cui le persone eseguono i movimenti del sogno che stanno facendo. Si è visto infatti che questa condizione, nell’arco di 10 anni, ha il 50 per cento di possibilità di sfociare nella malattia di Parkinson», precisa l’esperto. Anche il legame con la memoria appare molto forte: «Sembra che i sogni abbiano una funzione nei processi creativi. Sarebbero utili non solo per memorizzare ma anche per stimolare nuove associazioni neuronali e favorire la soluzione di problemi». E c’è di più: la stretta relazione con il tono dell’umore. «Quando i sogni riorganizzano i ricordi, in particolare quelli associati a un’emozione, i ricordi vengono in pratica “separati” dalla loro componente emotiva: se ci succede qualcosa di negativo durante la giornata, dopo aver dormito e sognato, avremo il ricordo di ciò che ci avrà resi tristi o arrabbiati ma non avremo più quello stesso peso sul nostro stato emotivo. Sognare, in pratica, “pulisce” le nostre emozioni».
A fronte dei benefici, esistono tuttavia alcuni rischi legati a un’attività onirica troppo intensa. «Nei casi dei cosiddetti epic dreaming, le persone hanno l’impressione di sognare tutta la notte. Fanno sogni ripetitivi in cui lavorano, camminano o corrono tutto il tempo e al mattino si sentono stanche come se avessero realmente svolto queste attività», spiega Bernardi. Anche alcune forme di insonnia possono dipendere da un eccesso di sogno: «Nell’insonnia cosiddetta paradossale la persona dorme tutta la notte, l’impressione però è quella di essere rimasti svegli a pensare. In questi sogni, infatti, il cervello rimane in parte attivo, determinando un sonno tutt’altro che riposante». La causa? «Non è certo, ma è possibile che a favorire questa condizione contribuiscano alcune forme di ansia e di stress».
«Quindi, poiché il sonno pulisce il cervello dalle proteine tossiche che vi si depositano, rappresenta un elemento importante della prevenzione di malattie neurodegenerative, ed è importante avere un buon riposo ristoratore.»
Alcune tecniche per conciliare un sonno di “qualità”.
Respirazione 4-7-8.
Deriva dalla respirazione yoga ed è una tecnica di rilassamento per dormire che aumenta la quantità di ossigeno nel sangue e rallenta il battito cardiaco. Può essere utilizzata sia come rimedio per dormire subito, sia come tecnica per rilassarsi in momenti stressanti.
Ecco come funziona:
Metti la punta della lingua dietro agli incisivi superiori, sulla gengiva
Fai una profonda espirazione buttando fuori tutta l’aria dai polmoni
Inspira con il naso, tenendo la bocca chiusa, contando mentalmente fino a 4
Trattieni l’aria nei polmoni contando mentalmente fino a 7
Espira con la bocca contando mentalmente fino ad 8
Ripeti la sequenza per 3 volte totali
Rilassamento muscolare progressivo.
Si tratta di una è una tecnica di rilassamento basata sull’alternanza di contrazione e distensione dei muscoli, proposta dal dott. Edmund Jacobson nel 1959. Ecco una sequenza di esempio che può aiutarti su come procedere, partendo dalla posizione supina e distesa, la durata totale potrebbe essere di circa 30 minuti; quindi, procedi nei vari step senza fretta ma concentrandoti su ogni singolo passaggio:
Spingi le dita del piede destro verso il basso, poi stendile e tirale verso la tibia.
Contrai i muscoli del polpaccio destro come se volessi salire sulle punta dei piedi, poi rilassali.
Contrai i muscoli anteriori e posteriori della gamba destra, per farlo immagina di voler spingere il tallone verso i glutei. Poi rilassa.
Ripeti i punti precedenti con l’altra gamba.
Fai il pugno con la mano destra e piegala verso l’avambraccio. Rilassa.
Fletti e distendi il braccio destro. Rilassa.
Ripeti i punti precedenti con il braccio sinistro.
Contrai solamente i muscoli dei glutei, lascia le gambe rilassate. Rilassa.
Contrai gli addominali e poi rilassali.
Solleva le braccia e cerca di portare gli avambracci vicini tra loro, questo ti farà contrarre i muscoli pettorali, poi rilassali.
Alza le spalle verso l’alto il più possibile. Rilassale.
Contrai i muscoli della bocca, per esempio aprendo la bocca il più possibile o premendo tra loro le labbra. Rilassa.
Strizza gli occhi, poi lascia rilassare le palpebre a poco a poco.
Solleva più che puoi le sopracciglia per contrarre i muscoli della fronte, poi rilassa.
Alla fine rimani disteso per qualche minuto cercando di percepire il profondo rilassamento e concludi l’esercizio con una respirazione lenta e profonda.
Si consiglia di svolgere questo esercizio almeno 2 o 3 volte alla settimana, per mantenere corpo e mente rilassati con costanza.
Scrivi un diario.
Mettere per iscritto le proprie sensazioni e i propri pensieri può aiutare ad avere un effetto catartico e può essere uno dei rimedi per addormentarsi subito; tutte le preoccupazioni finiranno sul foglio, invece di continuare a girare nella nostra mente nel buio della notte.
Concediti un bagno rilassante.
Il riscaldamento passivo del corpo ti farà passare dal calore dell’acqua alla temperatura più fresca della stanza e porterà ad uno sbalzo di temperatura che induce il nostro corpo al giusto livello di rilassamento per dormire. Restare in ammollo almeno 30 minuti, con magari qualche candela profumata, potrebbe essere un buon modo di rilassarsi per dormire.
Ascolta musica o suoni rilassanti.
Musica e suoni rilassanti, ad un volume moderatamente basso, si sono dimostrati una valida tecnica per addormentarsi. Ti consigliamo però di mettere un timer per fare in modo che questi si spengano da soli, invece di avere rumori bianchi di sottofondo al tuo sonno, che ci auguriamo non tarderà ad arrivare.
Venerdì 12 aprile 24
E' appena sbocciata la primavera, e la tua cucina è pronta ad accogliere una grande varietà di frutta e verdura: quali sono quindi i vegetali di stagione ad aprile e maggio?
Tra asparagi, barbabietole, carciofi, carote, erbette, fave, finocchi, lattuga, piselli, porri, radicchio rosso, rucola e spinaci avrai solo l'imbarazzo della scelta. Gli asparagi sono perfetti se desideri consumare una verdura che sia, al contempo, ricca di antiossidanti (ti permetteranno di disintossicare l'organismo dalle tossine accumulate nei mesi più freddi) e povera di grassi. Le ricette con asparagi sono moltissime; potrai proporli in tavola abbinandoli alle uova, oppure come ingrediente di un'insalata o, ancora, limitandoti a condirli con olio e sale.
Apporterai al tuo organismo non solo fibre, ma anche minerali essenziali come calcio, potassio, magnesio e fosforo, e vitamine (soprattutto A, B6 e C).
Dal canto loro, le barbabietole sono ideali per chi vuole depurarsi, e per le persone in cerca di un ricostituente naturale. Visto il non indifferente contenuto di zuccheri sono sconsigliate ai diabetici; al contrario il succo di barbabietole è un rimedio efficace per le donne che soffrono di forti dolori mestruali, e per le persone con pressione alta.
Altra verdura di stagione è la cicoria; presenta, infatti, un elevato contenuto di vitamine (A e C), minerali (calcio, ferro e fosforo) e carboidrati. Anch'essa depurante, è in grado di stimolare l'appetito e di regolare il funzionamento di intestino, fegato e reni.
Non dimenticare che, a partire dal mese di aprile, potrai rendere più completi e gustosi i tuoi piatti anche grazie ad una serie di erbe aromatiche, dalla menta alla salvia, fino a prezzemolo e rosmarino. Per quanto concerne la frutta, le fragole rappresentano un vero concentrato di vitamine e una discreta fonte di fibre.
I kiwi, frutti antisettici, antianemici e diuretici, alle vitamine (la C presente è superiore a quella contenuta nel limone) aggiungono i minerali (potassio, ferro e rame), e rivestono un ruolo prezioso nel proteggere il cuore e nel mantenere sotto controllo il livello della pressione cardiaca.
Passando ad un esame approfondito di frutta e verdura di stagione a maggio, è in tale mese che i banchi iniziano a presentare prodotti freschi e succosi, ad elevato contenuto di acqua. Ma la vitamina C è la vera protagonista di questo periodo.
Alle varietà di verdure già indicate parlando del mese di aprile si aggiungono fave, peperoni, patate, fagioli e zucchine.
Le fave sono un legume atipico, in quanto possono essere consumate (se freschissime) anche crude. Risultano, inoltre, poco caloriche e a elevata concentrazione di vitamina B, fibre, ferro e, soprattutto, proteine. Apportano energia all'organismo e, allo stesso tempo, lo aiutano a depurarsi dalle tossine.
Altri legumi a dover far parte di un regime alimentare equilibrato sono i piselli verdi. Si tratta, infatti, della varietà dei legumi dotati del maggior contenuto di proteine. Contengono anche vitamine (B1 e A) e minerali (ferro, fosforo, magnesio, potassio e sodio). Potrai utilizzarli come ingrediente per dei primi piatti (dai risotti alla pasta), oppure come contorno. Hanno anche il vantaggio di regalare un buon senso di sazietà.
Ricche di fibre, vitamina C e potassio, le patate novelle si caratterizzano per la buccia tenera e particolarmente liscia. A differenziarle dalle classiche patate a lunga conservazione è il contenuto più elevato di selenio e di vitamine. Conservale in un luogo fresco e asciutto per mantenerle sane il più a lungo possibile.
Anche a maggio rendi più profumata la tua cucina con le erbe aromatiche; basilico, erba cipollina, maggiorana, menta, prezzemolo, rosmarino e salvia doneranno alle tue ricette una marcia in più.
Se a maggio le verdure di stagione non mancano, anche per quanto riguarda la frutta la scelta è molto ampia. Mele, pere, lamponi, banane, nespole, ciliegie ed amarene sono solo alcuni dei frutti presenti. Il colorito giallo-arancio delle nespole cela un'eccellente percentuale di vitamina C, calcio e un buon contenuto di carboidrati. Astringente se consumata acerba, al contrario la nespola è lassativa se mangiata molto matura. Potrai utilizzarla, tra l'altro, per preparare confetture nutrienti.
La raccolta delle ciliegie ha luogo tra maggio e luglio, permettendoti di acquistare un vero toccasana contro le infiammazioni. La ciliegia, infatti, è un ottimo antidolorifico naturale, e presenta anche una percentuale non indifferente di vitamine (A e C). Nei mesi più caldi la ciliegia si rivela anche un frutto dissetante grazie ai minerali in essa contenuti. Infine, meritano di essere sottolineate le sue proprietà diuretiche, depurative e lassative.
E' appena sbocciata la primavera, e la tua cucina è pronta ad accogliere una grande varietà di frutta e verdura: quali sono quindi i vegetali di stagione ad aprile e maggio?
Tra asparagi, barbabietole, carciofi, carote, erbette, fave, finocchi, lattuga, piselli, porri, radicchio rosso, rucola e spinaci avrai solo l'imbarazzo della scelta. Gli asparagi sono perfetti se desideri consumare una verdura che sia, al contempo, ricca di antiossidanti (ti permetteranno di disintossicare l'organismo dalle tossine accumulate nei mesi più freddi) e povera di grassi. Le ricette con asparagi sono moltissime; potrai proporli in tavola abbinandoli alle uova, oppure come ingrediente di un'insalata o, ancora, limitandoti a condirli con olio e sale.
Apporterai al tuo organismo non solo fibre, ma anche minerali essenziali come calcio, potassio, magnesio e fosforo, e vitamine (soprattutto A, B6 e C).
Dal canto loro, le barbabietole sono ideali per chi vuole depurarsi, e per le persone in cerca di un ricostituente naturale. Visto il non indifferente contenuto di zuccheri sono sconsigliate ai diabetici; al contrario il succo di barbabietole è un rimedio efficace per le donne che soffrono di forti dolori mestruali, e per le persone con pressione alta.
Altra verdura di stagione è la cicoria; presenta, infatti, un elevato contenuto di vitamine (A e C), minerali (calcio, ferro e fosforo) e carboidrati. Anch'essa depurante, è in grado di stimolare l'appetito e di regolare il funzionamento di intestino, fegato e reni.
Non dimenticare che, a partire dal mese di aprile, potrai rendere più completi e gustosi i tuoi piatti anche grazie ad una serie di erbe aromatiche, dalla menta alla salvia, fino a prezzemolo e rosmarino. Per quanto concerne la frutta, le fragole rappresentano un vero concentrato di vitamine e una discreta fonte di fibre.
I kiwi, frutti antisettici, antianemici e diuretici, alle vitamine (la C presente è superiore a quella contenuta nel limone) aggiungono i minerali (potassio, ferro e rame), e rivestono un ruolo prezioso nel proteggere il cuore e nel mantenere sotto controllo il livello della pressione cardiaca.
Passando ad un esame approfondito di frutta e verdura di stagione a maggio, è in tale mese che i banchi iniziano a presentare prodotti freschi e succosi, ad elevato contenuto di acqua. Ma la vitamina C è la vera protagonista di questo periodo.
Alle varietà di verdure già indicate parlando del mese di aprile si aggiungono fave, peperoni, patate, fagioli e zucchine.
Le fave sono un legume atipico, in quanto possono essere consumate (se freschissime) anche crude. Risultano, inoltre, poco caloriche e a elevata concentrazione di vitamina B, fibre, ferro e, soprattutto, proteine. Apportano energia all'organismo e, allo stesso tempo, lo aiutano a depurarsi dalle tossine.
Altri legumi a dover far parte di un regime alimentare equilibrato sono i piselli verdi. Si tratta, infatti, della varietà dei legumi dotati del maggior contenuto di proteine. Contengono anche vitamine (B1 e A) e minerali (ferro, fosforo, magnesio, potassio e sodio). Potrai utilizzarli come ingrediente per dei primi piatti (dai risotti alla pasta), oppure come contorno. Hanno anche il vantaggio di regalare un buon senso di sazietà.
Ricche di fibre, vitamina C e potassio, le patate novelle si caratterizzano per la buccia tenera e particolarmente liscia. A differenziarle dalle classiche patate a lunga conservazione è il contenuto più elevato di selenio e di vitamine. Conservale in un luogo fresco e asciutto per mantenerle sane il più a lungo possibile.
Anche a maggio rendi più profumata la tua cucina con le erbe aromatiche; basilico, erba cipollina, maggiorana, menta, prezzemolo, rosmarino e salvia doneranno alle tue ricette una marcia in più.
Se a maggio le verdure di stagione non mancano, anche per quanto riguarda la frutta la scelta è molto ampia. Mele, pere, lamponi, banane, nespole, ciliegie ed amarene sono solo alcuni dei frutti presenti. Il colorito giallo-arancio delle nespole cela un'eccellente percentuale di vitamina C, calcio e un buon contenuto di carboidrati. Astringente se consumata acerba, al contrario la nespola è lassativa se mangiata molto matura. Potrai utilizzarla, tra l'altro, per preparare confetture nutrienti.
La raccolta delle ciliegie ha luogo tra maggio e luglio, permettendoti di acquistare un vero toccasana contro le infiammazioni. La ciliegia, infatti, è un ottimo antidolorifico naturale, e presenta anche una percentuale non indifferente di vitamine (A e C). Nei mesi più caldi la ciliegia si rivela anche un frutto dissetante grazie ai minerali in essa contenuti. Infine, meritano di essere sottolineate le sue proprietà diuretiche, depurative e lassative.
Venerdì 5 aprile 24
Bello vivere fino a 100 anni, ma come arrivarci preservando al meglio la salute psicofisica?
Se da un lato le aspettative di vita si allungano, dall’altro c’è il rischio di ritrovarsi a convivere con una malattia o una scarsa forma fisica. Sempre più la ricerca medica si sta concentrando sullo studio dei meccanismi del declino cognitivo, di terapie per rallentare l’invecchiamento, di farmaci per il rinnovamento cellulare. Il tutto da associare a uno stile di vita più sano. Ci stiamo riuscendo? È presto per una risposta definitiva, considerato che gli studi più sofisticati sono iniziati da poco. Di certo, siamo però in tempo per cominciare a ragionare su come prolungare il nostro benessere. Ecco a quale domani si sta già guardando.
Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma in età avanzata si ammalano di più. «Osteoporosi, artrite reumatoide, depressione, Alzheimer: a partire dalla menopausa le donne sono statisticamente più soggette a patologie croniche e debilitanti che spesso attaccano il cervello, il centro motore del corpo», spiega Antonella Santuccione Chadha, neuroscienziata, co-fondatrice e Ceo del Women’s Brain Project di Zurigo, fondazione che si occupa dell’influenza del sesso e del genere sulle malattie mentali e cerebrali. Al recente Longevity Summit di Milano, ha messo in luce le ragioni per cui la vita lunga delle donne ha più criticità: «La scienza ha condotto pochissimi studi sulla salute femminile, limitandosi alla cosiddetta “medicina bikini”, concentrata sull’apparato riproduttivo: utero, ovaie e seno. Si è sempre pensato che la donna fosse “un piccolo uomo” e che il resto fosse uguale, solo in taglia ridotta. In realtà, le donne sono un organismo a parte, e la differenza è che gli uomini sono stati maggiormente inclusi nella ricerca clinica e nella sperimentazione dei farmaci, il che non è avvenuto per le donne, che hanno un maggior rischio di sviluppare il declino cognitivo, a prescindere dall’età». Peraltro, «la capacità verbale femminile, molto sviluppata, permette di mascherare meglio i sintomi della neurodegenerazione. Con l’aggravante che, quando viene diagnosticata, le donne hanno una progressione della malattia due volte più veloce rispetto a un uomo».
Ma perché succede? «Non sappiamo ancora se la causa sia o meno legata al multitasking su cui è impostata la vita femminile. Di certo, la deprivazione del sonno è un rischio specifico per la demenza e le donne dormono malissimo», aggiunge la neuroscienziata.
«Poiché il sonno pulisce il cervello dalle proteine tossiche che vi si depositano, rappresenta un elemento importante della prevenzione. Durante la menopausa, inoltre, la qualità del sonno declina in maniera considerevole, e qui scatta subito una domanda: questo aspetto è stato studiato? No. Lo stiamo tenendo in considerazione? Iniziamo. È un problema? Sì.
Inoltre, numerosi studi hanno evidenziato anche un rischio maggiore di depressione per le donne. Tra le cause, il fatto che il cervello femminile sia più empatico e quindi più soggetto a un sovraccarico emotivo, e il peso del lavoro di cura, che ancora oggi ricade sulle donne nell’80% dei casi. «La medicina è una scienza in evoluzione, però nel mondo dei Big Data e dell’Intelligenza Artificiale non è più possibile ignorare le differenze biologiche», sottolinea Santuccione Chadha, lanciando una proposta per colmare il gap: «Se fino a ora, negli studi clinici, ci siamo concentrati prevalentemente sul corpo maschile, nei prossimi cinque anni concentriamoci sulle donne».
Alcuni studi confermano con sempre maggiore incisività il danno che provoca a livello di invecchiamento cellulare un’alimentazione esageratamente calorica: in pratica, mangiamo troppo rispetto a quello che consumiamo. Sappiamo pure che le esigenze nutrizionali e i rischi per la salute possono variare significativamente tra uomini e donne a causa delle loro differenze biologiche, ormonali e metaboliche. Nel caso delle donne, ci sono cibi e nutrienti la cui carenza in certe fasi della vita può influire negativamente.
«In età giovanile, una dieta ricca di calcio e vitamina D è fondamentale per la salute ossea», spiega Hellas Cena, prorettore e docente di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia - Unità di Nutrizione Clinica e Dietetica, Ics Maugeri I.R.C.C.S., e componente del Comitato Scientifico di SoLongevity, che al Longevity Summit di Milano ha parlato proprio della nutrizione di genere con un focus sulla donna. «Durante la gravidanza e l’allattamento è cruciale un’integrazione di acido folico e ferro per il corretto sviluppo del feto e la prevenzione dell’anemia, mentre in fase di menopausa è l’assunzione di alimenti ricchi di isoflavoni a diventare importante: può aiutare a ridurre i sintomi e a mantenere la densità minerale ossea».
Uno tra gli errori più comuni che spesso commettiamo durante i pasti? «Non essere consapevoli delle proprie porzioni e non ascoltare i segnali di sazietà del corpo. Questo succede perché, complice anche lo stile di vita, si tende a mangiare troppo velocemente, non si mastica a sufficienza, ci si alimenta in modo distratto e ciò porta spesso a un eccesso di cibo consumato rispetto al reale bisogno del corpo», chiarisce Cena.
Anche il peso corporeo è un parametro importante per valutare la salute nel tempo, sebbene non sia l’unico indicatore. «Da considerare ci sono tra gli altri fattori come la composizione corporea, il livello di attività fisica, la dieta, la genetica e lo stato di salute generale. Un peso corporeo ritenuto “sano” dipende dalla distribuzione del grasso e dalla quantità di massa muscolare: una persona potrebbe avere un peso più elevato di un’altra a causa della maggiore massa muscolare, ma essere in salute e in forma. Al contrario, un’elevata percentuale di grasso corporeo rispetto alla massa magra può essere associata a un aumentato rischio di malattie croniche come il diabete, le malattie cardiache e l’obesità».
Bello vivere fino a 100 anni, ma come arrivarci preservando al meglio la salute psicofisica?
Se da un lato le aspettative di vita si allungano, dall’altro c’è il rischio di ritrovarsi a convivere con una malattia o una scarsa forma fisica. Sempre più la ricerca medica si sta concentrando sullo studio dei meccanismi del declino cognitivo, di terapie per rallentare l’invecchiamento, di farmaci per il rinnovamento cellulare. Il tutto da associare a uno stile di vita più sano. Ci stiamo riuscendo? È presto per una risposta definitiva, considerato che gli studi più sofisticati sono iniziati da poco. Di certo, siamo però in tempo per cominciare a ragionare su come prolungare il nostro benessere. Ecco a quale domani si sta già guardando.
Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma in età avanzata si ammalano di più. «Osteoporosi, artrite reumatoide, depressione, Alzheimer: a partire dalla menopausa le donne sono statisticamente più soggette a patologie croniche e debilitanti che spesso attaccano il cervello, il centro motore del corpo», spiega Antonella Santuccione Chadha, neuroscienziata, co-fondatrice e Ceo del Women’s Brain Project di Zurigo, fondazione che si occupa dell’influenza del sesso e del genere sulle malattie mentali e cerebrali. Al recente Longevity Summit di Milano, ha messo in luce le ragioni per cui la vita lunga delle donne ha più criticità: «La scienza ha condotto pochissimi studi sulla salute femminile, limitandosi alla cosiddetta “medicina bikini”, concentrata sull’apparato riproduttivo: utero, ovaie e seno. Si è sempre pensato che la donna fosse “un piccolo uomo” e che il resto fosse uguale, solo in taglia ridotta. In realtà, le donne sono un organismo a parte, e la differenza è che gli uomini sono stati maggiormente inclusi nella ricerca clinica e nella sperimentazione dei farmaci, il che non è avvenuto per le donne, che hanno un maggior rischio di sviluppare il declino cognitivo, a prescindere dall’età». Peraltro, «la capacità verbale femminile, molto sviluppata, permette di mascherare meglio i sintomi della neurodegenerazione. Con l’aggravante che, quando viene diagnosticata, le donne hanno una progressione della malattia due volte più veloce rispetto a un uomo».
Ma perché succede? «Non sappiamo ancora se la causa sia o meno legata al multitasking su cui è impostata la vita femminile. Di certo, la deprivazione del sonno è un rischio specifico per la demenza e le donne dormono malissimo», aggiunge la neuroscienziata.
«Poiché il sonno pulisce il cervello dalle proteine tossiche che vi si depositano, rappresenta un elemento importante della prevenzione. Durante la menopausa, inoltre, la qualità del sonno declina in maniera considerevole, e qui scatta subito una domanda: questo aspetto è stato studiato? No. Lo stiamo tenendo in considerazione? Iniziamo. È un problema? Sì.
Inoltre, numerosi studi hanno evidenziato anche un rischio maggiore di depressione per le donne. Tra le cause, il fatto che il cervello femminile sia più empatico e quindi più soggetto a un sovraccarico emotivo, e il peso del lavoro di cura, che ancora oggi ricade sulle donne nell’80% dei casi. «La medicina è una scienza in evoluzione, però nel mondo dei Big Data e dell’Intelligenza Artificiale non è più possibile ignorare le differenze biologiche», sottolinea Santuccione Chadha, lanciando una proposta per colmare il gap: «Se fino a ora, negli studi clinici, ci siamo concentrati prevalentemente sul corpo maschile, nei prossimi cinque anni concentriamoci sulle donne».
Alcuni studi confermano con sempre maggiore incisività il danno che provoca a livello di invecchiamento cellulare un’alimentazione esageratamente calorica: in pratica, mangiamo troppo rispetto a quello che consumiamo. Sappiamo pure che le esigenze nutrizionali e i rischi per la salute possono variare significativamente tra uomini e donne a causa delle loro differenze biologiche, ormonali e metaboliche. Nel caso delle donne, ci sono cibi e nutrienti la cui carenza in certe fasi della vita può influire negativamente.
«In età giovanile, una dieta ricca di calcio e vitamina D è fondamentale per la salute ossea», spiega Hellas Cena, prorettore e docente di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia - Unità di Nutrizione Clinica e Dietetica, Ics Maugeri I.R.C.C.S., e componente del Comitato Scientifico di SoLongevity, che al Longevity Summit di Milano ha parlato proprio della nutrizione di genere con un focus sulla donna. «Durante la gravidanza e l’allattamento è cruciale un’integrazione di acido folico e ferro per il corretto sviluppo del feto e la prevenzione dell’anemia, mentre in fase di menopausa è l’assunzione di alimenti ricchi di isoflavoni a diventare importante: può aiutare a ridurre i sintomi e a mantenere la densità minerale ossea».
Uno tra gli errori più comuni che spesso commettiamo durante i pasti? «Non essere consapevoli delle proprie porzioni e non ascoltare i segnali di sazietà del corpo. Questo succede perché, complice anche lo stile di vita, si tende a mangiare troppo velocemente, non si mastica a sufficienza, ci si alimenta in modo distratto e ciò porta spesso a un eccesso di cibo consumato rispetto al reale bisogno del corpo», chiarisce Cena.
Anche il peso corporeo è un parametro importante per valutare la salute nel tempo, sebbene non sia l’unico indicatore. «Da considerare ci sono tra gli altri fattori come la composizione corporea, il livello di attività fisica, la dieta, la genetica e lo stato di salute generale. Un peso corporeo ritenuto “sano” dipende dalla distribuzione del grasso e dalla quantità di massa muscolare: una persona potrebbe avere un peso più elevato di un’altra a causa della maggiore massa muscolare, ma essere in salute e in forma. Al contrario, un’elevata percentuale di grasso corporeo rispetto alla massa magra può essere associata a un aumentato rischio di malattie croniche come il diabete, le malattie cardiache e l’obesità».
Venerdì 29 marzo 24
Questa settimana vogliamo intrattenerti con qualche curiosità che forse non sai sulla Pasqua.
La Pasqua è più importante del Natale. Proprio così, per i cristiani non è vero che è il Natale la festa più rilevante per la loro religione. In realtà, è con l’evento della resurrezione di Gesù che è nata la religione cristiana. Con la Pasqua se ne festeggia la ricorrenza ed è quindi da considerare la festa più importante per il cristianesimo.
Perché la data cambia ogni anno? La data di questa festività è legata al ciclo lunare. I cattolici calcolano questa data secondo il calendario gregoriano. Inoltre, per i credenti cristiani cattolici, la Pasqua deve cadere sempre di domenica. Questo perché, secondo i Vangeli, Gesù è risorto il primo giorno dopo il sabato.
Perché si scambiano le uova di Pasqua? Una tradizione antichissima. Se ne trovano tracce nelle civiltà egizie, greche, galliche, persiane e romane dato che l’uovo rappresenta il simbolo della vita. Tale tradizione è più antica della Pasqua stessa.
Il coniglio pasquale: Il coniglio è un simbolo di primavera e fertilità di origini pagane, appartenente alla cultura germanica e anglosassone. Soprattutto negli Stati Uniti vi è una tradizione molto diffusa rispetto a questo animaletto. Il coniglietto porta in dono ai bambini un cesto di uova colorate ma essendo molto dispettoso, le sparge in giardino nascondendole. La mattina di Pasqua, i bambini hanno il compito di andare a recuperarle.
La colomba come simbolo pasquale. La colomba è un dolce che raffigura la creatura simbolo della pace e della fratellanza universale, nonché – nella tradizione cristiana – dello Spirito Santo. Sono molte le storie e curiosità intorno alla Colomba. Si racconta che, nel medioevo, il re longobardo Albonio conquistò la città di Pavia pretendendo la consegna di 12 fanciulle vergini. Per evitare il sacrificio, le donne della città gli offrirono un dolce a forma di colomba che piacque al re a tal punto da distoglierlo dal suo crudele proposito.
Tradizioni curiose dagli altri paesi. Ogni Paese ha la sua tradizione. In Germania e in Alsazia, ad esempio, vengono creati veri e propri alberi di Pasqua, decorati con le uova dipinte. L’usanza russa è un po’ più macabra: nel giorno di Pasqua è usanza fare colazione al cimitero, sulle tombe dei propri cari ai quali portare come offerta pietanze festive e piccole golosità.
Questa settimana vogliamo intrattenerti con qualche curiosità che forse non sai sulla Pasqua.
La Pasqua è più importante del Natale. Proprio così, per i cristiani non è vero che è il Natale la festa più rilevante per la loro religione. In realtà, è con l’evento della resurrezione di Gesù che è nata la religione cristiana. Con la Pasqua se ne festeggia la ricorrenza ed è quindi da considerare la festa più importante per il cristianesimo.
Perché la data cambia ogni anno? La data di questa festività è legata al ciclo lunare. I cattolici calcolano questa data secondo il calendario gregoriano. Inoltre, per i credenti cristiani cattolici, la Pasqua deve cadere sempre di domenica. Questo perché, secondo i Vangeli, Gesù è risorto il primo giorno dopo il sabato.
Perché si scambiano le uova di Pasqua? Una tradizione antichissima. Se ne trovano tracce nelle civiltà egizie, greche, galliche, persiane e romane dato che l’uovo rappresenta il simbolo della vita. Tale tradizione è più antica della Pasqua stessa.
Il coniglio pasquale: Il coniglio è un simbolo di primavera e fertilità di origini pagane, appartenente alla cultura germanica e anglosassone. Soprattutto negli Stati Uniti vi è una tradizione molto diffusa rispetto a questo animaletto. Il coniglietto porta in dono ai bambini un cesto di uova colorate ma essendo molto dispettoso, le sparge in giardino nascondendole. La mattina di Pasqua, i bambini hanno il compito di andare a recuperarle.
La colomba come simbolo pasquale. La colomba è un dolce che raffigura la creatura simbolo della pace e della fratellanza universale, nonché – nella tradizione cristiana – dello Spirito Santo. Sono molte le storie e curiosità intorno alla Colomba. Si racconta che, nel medioevo, il re longobardo Albonio conquistò la città di Pavia pretendendo la consegna di 12 fanciulle vergini. Per evitare il sacrificio, le donne della città gli offrirono un dolce a forma di colomba che piacque al re a tal punto da distoglierlo dal suo crudele proposito.
Tradizioni curiose dagli altri paesi. Ogni Paese ha la sua tradizione. In Germania e in Alsazia, ad esempio, vengono creati veri e propri alberi di Pasqua, decorati con le uova dipinte. L’usanza russa è un po’ più macabra: nel giorno di Pasqua è usanza fare colazione al cimitero, sulle tombe dei propri cari ai quali portare come offerta pietanze festive e piccole golosità.
Venerdì 22 marzo 24
Correndo si è sempre alla ricerca di nuove metodologie per migliorare: diventare più veloci, più potenti, più resistenti, più reattivi. Tra le varie tipologie di allenamento che si possono sfruttare, le salite sono quanto di più naturale strade e sentieri ci possano offrire.
Ma se per chi abita in collina o in montagna è facile poter scegliere tra salite di diversa natura, in pianura le possibilità diminuiscono notevolmente, anche se è sempre possibile sfruttare un cavalcavia o un sottopassaggio vicino a casa per variare la propria corsa. Ma in entrambi i casi, è impossibile riuscire a trovare salite che si adattino perfettamente a tutte le necessità e che siano perfettamente regolari e lunghe a sufficienza per svolgere qualsiasi tipologia di allenamento.
Possibilità che invece diventano infinite affidandosi alla flessibilità di un tapis roulant.
Correre su un treadmill permette di adattare alla necessità ogni seduta di allenamento, variando la percentuale di inclinazione del tappeto, aumentando e diminuendo la velocità di corsa sia in salita che in piano, allungando la distanza senza essere legati a uno spazio predefinito. Ma anche alternando diverse tipologie di esercizio all'interno della stessa sessione.
Perché correre in salita?
Correndo in salita si sviluppano resistenza, velocità e potenza muscolare, caratteristiche importanti e fondamentali per tutte le distanze, dai cinque ai dieci chilometri, fino alla mezza e alla maratona. Per farlo si possono sfruttare vari tipi di sedute, che permettono di unire tra loro diverse variabili, come la lunghezza dei tratti in salita, il numero di ripetute da eseguire, l'inclinazione della strada. Correre in salita sviluppa la forza specifica, rendendo più potenti i muscoli di gambe e piedi. E, aumentando esponenzialmente il battito cardiaco, favorisce la capacità del cuore di pompare sangue verso i muscoli e la conseguente ossigenazione di tutti i tessuti.
La maggior parte dei runner appena la strada si inclina leggermente tende a cambiare estremamente la tipologia di appoggio del proprio piede e cercando di mantenere (o addirittura aumentare) l'ampiezza del passo. Nulla di più sbagliato, se non fatto in modo controllato. Caricando il peso corporeo solo sulla parte dell'avampiede si smette di correre in modo naturale sovraccaricando muscoli che normalmente non vengono reclutati così pesantemente, andando incontro a inevitabili infortuni.
La prima regola è continuare a correre in modo naturale, portando leggermente il baricentro in avanti, mantenendo le spalle dritte e accorciando il passo. Maggiore sarà la percentuale di pendenza, minore sarà la superficie di piede che appoggia, allo stesso tempo bilanciato da una frequenza di passo crescente.
Correre in salita sul tapis roulant
Come detto in precedenza, correre in salita su un tapis roulant regala vantaggi che su una qualsiasi strada o sentiero non si possono avere. Attraverso un treadmill è possibile controllare tutte le variabili dell'allenamento in salita: distanza, velocità, inclinazione, variabilità. Svolgere un allenamento di ripetute di 200 metri o correre un lungo di 10 chilometri non è un problema. Basta selezionare la distanza preferita e correre. A differenza di un allenamento outdoor, con il treadmill è facilmente gestibile anche il ritmo di corsa, che può essere programmato e comunque controllato durante la seduta, ma sapendo sempre a quale velocità si sta correndo.
Per non parlare dell'inclinazione, che può sempre essere decisa in base alla tipologia di allenamento da svolgere e alle caratteristiche da allenare. Ultima, ma non meno importante, la possibilità di variare tutti i parametri anche all'interno della stessa sessione di corsa, alternando ripetute brevi e lunghe, aumentando e diminuendo la percentuale di inclinazione della salita (ad esempio per dosare il recupero) o cambiando la velocità di scorrimento del nastro.
Come allenarsi in salita
Normalmente l'allenamento in salita si svolge attraverso ripetute più o meno lunghe. Le tipologie di allenamento possibili sono tre, ognuna con caratteristiche ben precise e differenti: salite brevi, salite medie e salite lunghe. Diverse sono anche l'inclinazione percentuale associata alla distanza, la velocità di esecuzione (che deve sempre essere intorno all'85-90% del proprio massimale in base alla distanza) e il numero di prove da svolgere. Ogni allenamento in salita deve sempre essere preceduto da 15/20 minuti di riscaldamento di corsa in piano e seguito da una serie di una decina di allunghi da 100/150 metri, da correre sempre in piano.
Le salite brevi hanno una lunghezza che può variare dai 50 ai 200 metri e devono essere corse a una pendenza compresa tra il 6 e il 10%. Il numero di ripetizioni può variare in base alla distanza di ogni singola ripetuta, da 10/15 volte per le più corte, con un recupero di 60 secondi, a 8/10 volte per quelle più lunghe, con un recupero variabile fino a 2 minuti. Questa tipologia di allenamento serve a migliorare l'efficienza nella corsa e quindi ad aumentare la forza di gambe e piedi, il VO2 Max, l'apparato cardiovascolare e anche la tecnica di corsa.
Le salite medie hanno una lunghezza che può variare dai 200 ai 1000 metri e devono essere corse a una pendenza compresa tra il 4 e il 6%. Il numero di ripetizioni può variare in base alla distanza di ogni singola ripetuta, da 10 volte per le più corte, con un recupero di 2 minuti, a 4/5 volte per quelle più lunghe, con un recupero variabile fino a 4/5 minuti. Questa tipologia di allenamento, sulle distanze più brevi, serve ad allenare soprattutto le fibre veloci al consumo di ossigeno e abituano il corpo a sopportare l'alta concentrazione di acido lattico (adatto per lo più a chi corre gare di mezzofondo veloce). Sui 1000 metri può essere un buon sostituto delle ripetute tradizionali per gare come la maratona nel miglioramento del VO2 Max e della resistenza.
Parlando di salite lunghe non ha più senso parlare di ripetute, ma più semplicemente di corsa in salita su una lunghezza che può variare dai 4 ai 10 chilometri, che deve essere corsa con una pendenza compresa tra il 4 e il 6%. Questa tipologia di allenamento serve ad aumentare la potenza aerobica dovendo mantenere uno sforzo continuo e prolungato nel tempo. È adatto soprattutto per la migliorare nella preparazione di gare dai 10 chilometri alla maratona o per abituarsi a percorsi di gara con lunghe salite.
Correndo si è sempre alla ricerca di nuove metodologie per migliorare: diventare più veloci, più potenti, più resistenti, più reattivi. Tra le varie tipologie di allenamento che si possono sfruttare, le salite sono quanto di più naturale strade e sentieri ci possano offrire.
Ma se per chi abita in collina o in montagna è facile poter scegliere tra salite di diversa natura, in pianura le possibilità diminuiscono notevolmente, anche se è sempre possibile sfruttare un cavalcavia o un sottopassaggio vicino a casa per variare la propria corsa. Ma in entrambi i casi, è impossibile riuscire a trovare salite che si adattino perfettamente a tutte le necessità e che siano perfettamente regolari e lunghe a sufficienza per svolgere qualsiasi tipologia di allenamento.
Possibilità che invece diventano infinite affidandosi alla flessibilità di un tapis roulant.
Correre su un treadmill permette di adattare alla necessità ogni seduta di allenamento, variando la percentuale di inclinazione del tappeto, aumentando e diminuendo la velocità di corsa sia in salita che in piano, allungando la distanza senza essere legati a uno spazio predefinito. Ma anche alternando diverse tipologie di esercizio all'interno della stessa sessione.
Perché correre in salita?
Correndo in salita si sviluppano resistenza, velocità e potenza muscolare, caratteristiche importanti e fondamentali per tutte le distanze, dai cinque ai dieci chilometri, fino alla mezza e alla maratona. Per farlo si possono sfruttare vari tipi di sedute, che permettono di unire tra loro diverse variabili, come la lunghezza dei tratti in salita, il numero di ripetute da eseguire, l'inclinazione della strada. Correre in salita sviluppa la forza specifica, rendendo più potenti i muscoli di gambe e piedi. E, aumentando esponenzialmente il battito cardiaco, favorisce la capacità del cuore di pompare sangue verso i muscoli e la conseguente ossigenazione di tutti i tessuti.
La maggior parte dei runner appena la strada si inclina leggermente tende a cambiare estremamente la tipologia di appoggio del proprio piede e cercando di mantenere (o addirittura aumentare) l'ampiezza del passo. Nulla di più sbagliato, se non fatto in modo controllato. Caricando il peso corporeo solo sulla parte dell'avampiede si smette di correre in modo naturale sovraccaricando muscoli che normalmente non vengono reclutati così pesantemente, andando incontro a inevitabili infortuni.
La prima regola è continuare a correre in modo naturale, portando leggermente il baricentro in avanti, mantenendo le spalle dritte e accorciando il passo. Maggiore sarà la percentuale di pendenza, minore sarà la superficie di piede che appoggia, allo stesso tempo bilanciato da una frequenza di passo crescente.
Correre in salita sul tapis roulant
Come detto in precedenza, correre in salita su un tapis roulant regala vantaggi che su una qualsiasi strada o sentiero non si possono avere. Attraverso un treadmill è possibile controllare tutte le variabili dell'allenamento in salita: distanza, velocità, inclinazione, variabilità. Svolgere un allenamento di ripetute di 200 metri o correre un lungo di 10 chilometri non è un problema. Basta selezionare la distanza preferita e correre. A differenza di un allenamento outdoor, con il treadmill è facilmente gestibile anche il ritmo di corsa, che può essere programmato e comunque controllato durante la seduta, ma sapendo sempre a quale velocità si sta correndo.
Per non parlare dell'inclinazione, che può sempre essere decisa in base alla tipologia di allenamento da svolgere e alle caratteristiche da allenare. Ultima, ma non meno importante, la possibilità di variare tutti i parametri anche all'interno della stessa sessione di corsa, alternando ripetute brevi e lunghe, aumentando e diminuendo la percentuale di inclinazione della salita (ad esempio per dosare il recupero) o cambiando la velocità di scorrimento del nastro.
Come allenarsi in salita
Normalmente l'allenamento in salita si svolge attraverso ripetute più o meno lunghe. Le tipologie di allenamento possibili sono tre, ognuna con caratteristiche ben precise e differenti: salite brevi, salite medie e salite lunghe. Diverse sono anche l'inclinazione percentuale associata alla distanza, la velocità di esecuzione (che deve sempre essere intorno all'85-90% del proprio massimale in base alla distanza) e il numero di prove da svolgere. Ogni allenamento in salita deve sempre essere preceduto da 15/20 minuti di riscaldamento di corsa in piano e seguito da una serie di una decina di allunghi da 100/150 metri, da correre sempre in piano.
Le salite brevi hanno una lunghezza che può variare dai 50 ai 200 metri e devono essere corse a una pendenza compresa tra il 6 e il 10%. Il numero di ripetizioni può variare in base alla distanza di ogni singola ripetuta, da 10/15 volte per le più corte, con un recupero di 60 secondi, a 8/10 volte per quelle più lunghe, con un recupero variabile fino a 2 minuti. Questa tipologia di allenamento serve a migliorare l'efficienza nella corsa e quindi ad aumentare la forza di gambe e piedi, il VO2 Max, l'apparato cardiovascolare e anche la tecnica di corsa.
Le salite medie hanno una lunghezza che può variare dai 200 ai 1000 metri e devono essere corse a una pendenza compresa tra il 4 e il 6%. Il numero di ripetizioni può variare in base alla distanza di ogni singola ripetuta, da 10 volte per le più corte, con un recupero di 2 minuti, a 4/5 volte per quelle più lunghe, con un recupero variabile fino a 4/5 minuti. Questa tipologia di allenamento, sulle distanze più brevi, serve ad allenare soprattutto le fibre veloci al consumo di ossigeno e abituano il corpo a sopportare l'alta concentrazione di acido lattico (adatto per lo più a chi corre gare di mezzofondo veloce). Sui 1000 metri può essere un buon sostituto delle ripetute tradizionali per gare come la maratona nel miglioramento del VO2 Max e della resistenza.
Parlando di salite lunghe non ha più senso parlare di ripetute, ma più semplicemente di corsa in salita su una lunghezza che può variare dai 4 ai 10 chilometri, che deve essere corsa con una pendenza compresa tra il 4 e il 6%. Questa tipologia di allenamento serve ad aumentare la potenza aerobica dovendo mantenere uno sforzo continuo e prolungato nel tempo. È adatto soprattutto per la migliorare nella preparazione di gare dai 10 chilometri alla maratona o per abituarsi a percorsi di gara con lunghe salite.
Venerdì 15 marzo 24
In palestra il caffè preallenamento è spesso un rito, con una finalità ben precisa: migliorare la performance. Fai bene rispettare questa tradizione?
Tra i sostenitori di questa pratica c’è chi lo beve appena arriva in palestra, giusto prima di allenarsi, e chi sostiene sia meglio assumerlo una mezz’ora prima.
Chi ha ragione? Cosa dice la scienza? Partiamo da una buona notizia: è tutto vero!
La maggior parte degli studi dimostra che una moderata assunzione di caffeina migliora specifiche prestazioni fisiche sia in termini di sforzo aerobico che anaerobico.
Tra i benefici della caffeina vi sono:
Diversi studi sono concordi nell’affermare che il dosaggio che massimizza gli effetti della caffeina in ambito sportivo è di circa 4 mg di caffeina per kg di peso corporeo. Un uomo di 80 kg dovrebbe quindi assumerne 320 mg circa (equivalenti circa a 6 espressi o 3 caffè di moka).
Qual è il momento migliore per berlo?
Geneticamente ci sono due tipi di persone: i “metabolizzatori veloci” e i “metabolizzatori lenti” del caffè, ovvero chi lo beve senza problemi anche dopo cena e chi, se assume caffeina dopo una certa ora, resta poi a contare le pecore tutta la notte.
Cosa c’entra ciò con l’allenamento?
La caffeina, oltre a tutti gli effetti sopra riportati, stimola anche il rilascio di cortisolo, “l’ormone dello stress”. Anche la fatica indotta dall’allenamento porta al rilascio di cortisolo. Il cortisolo è un ormone catabolico, ovvero un ormone atto a degradare più che a costruire.
In un metabolizzatore lento del caffè, assumere caffeina a ridosso dell’allenamento farà coincidere il picco di rilascio indotto dalla sostanza stimolante e quello indotto dall’allenamento, con effetti negativi sia a livello di crescita muscolare che estetico.
Ricorda però che la genetica non è il solo elemento che influisce nei tempi di metabolizzazione del caffè: un fumatore, ad esempio, metabolizza il caffè più velocemente. Infine, anche la fonte da cui assumi la caffeina influisce: le gomme alla caffeina, ad esempio, la rilasciano molto più velocemente rispetto al caffè.
In conclusione: il momento giusto per bere il “caffè preallenamento” dipende dalla velocità con cui lo assimili. Per capirlo fai attenzione alle tue reazioni alla caffeina, ricorda però che questa caratteristica metabolica può essere stabilita con sicurezza solo da uno specifico esame di laboratorio.
In palestra il caffè preallenamento è spesso un rito, con una finalità ben precisa: migliorare la performance. Fai bene rispettare questa tradizione?
Tra i sostenitori di questa pratica c’è chi lo beve appena arriva in palestra, giusto prima di allenarsi, e chi sostiene sia meglio assumerlo una mezz’ora prima.
Chi ha ragione? Cosa dice la scienza? Partiamo da una buona notizia: è tutto vero!
La maggior parte degli studi dimostra che una moderata assunzione di caffeina migliora specifiche prestazioni fisiche sia in termini di sforzo aerobico che anaerobico.
Tra i benefici della caffeina vi sono:
- aumento momentaneo della resistenza muscolare;
- aumento momentaneo resistenza aerobica;
- aumento momentaneo della forza muscolare;
- riduzione della sensazione di fatica;
- stimolazione del sistema cardiocircolatorio, con aumento della gittata cardiaca;
- aumento degli acidi grassi liberi nel circolo ematico, utilizzabili come fonte di energia
Diversi studi sono concordi nell’affermare che il dosaggio che massimizza gli effetti della caffeina in ambito sportivo è di circa 4 mg di caffeina per kg di peso corporeo. Un uomo di 80 kg dovrebbe quindi assumerne 320 mg circa (equivalenti circa a 6 espressi o 3 caffè di moka).
Qual è il momento migliore per berlo?
Geneticamente ci sono due tipi di persone: i “metabolizzatori veloci” e i “metabolizzatori lenti” del caffè, ovvero chi lo beve senza problemi anche dopo cena e chi, se assume caffeina dopo una certa ora, resta poi a contare le pecore tutta la notte.
Cosa c’entra ciò con l’allenamento?
La caffeina, oltre a tutti gli effetti sopra riportati, stimola anche il rilascio di cortisolo, “l’ormone dello stress”. Anche la fatica indotta dall’allenamento porta al rilascio di cortisolo. Il cortisolo è un ormone catabolico, ovvero un ormone atto a degradare più che a costruire.
In un metabolizzatore lento del caffè, assumere caffeina a ridosso dell’allenamento farà coincidere il picco di rilascio indotto dalla sostanza stimolante e quello indotto dall’allenamento, con effetti negativi sia a livello di crescita muscolare che estetico.
Ricorda però che la genetica non è il solo elemento che influisce nei tempi di metabolizzazione del caffè: un fumatore, ad esempio, metabolizza il caffè più velocemente. Infine, anche la fonte da cui assumi la caffeina influisce: le gomme alla caffeina, ad esempio, la rilasciano molto più velocemente rispetto al caffè.
In conclusione: il momento giusto per bere il “caffè preallenamento” dipende dalla velocità con cui lo assimili. Per capirlo fai attenzione alle tue reazioni alla caffeina, ricorda però che questa caratteristica metabolica può essere stabilita con sicurezza solo da uno specifico esame di laboratorio.
Venerdì 8 marzo 24
Perché si festeggia l’8 marzo la Festa della Donna?
Per molti anni questa data simbolo è stata legata al presunto incendio divampato in un opificio di New York dove morirono 129 donne. In realtà la nascita di questa ricorrenza ha un’origine più confusa, forse agli inizi del 1900. Ed esattamente al 1908, quando il partito socialista americano organizzò il primo “Woman’s Day”. Mentre per la data unica bisogna arrivare al 1977.
La Festa della Donna, o per meglio dire la Giornata internazionale della Donna, si festeggia ogni anno l’8 marzo. È un evento che ha come obiettivo quello di ricordare le conquiste sociali, politiche e di emancipazione che le donne hanno ottenuto nel corso della storia, ma è anche il giorno in cui vengono denunciate le violenze e discriminazioni che le donne sono costrette a subire. Le origini risalgono agli inizi del 1900. Ma come mai questa ricorrenza ricade proprio l’8 marzo?
L’idea di istituire un giorno dedicato alle donne nasce nel 1907, quando dal 18 al 24 agosto a Stoccarda si svolse il quinto Congresso della seconda Internazionale socialista, seguito dalla conferenza internazionale delle donne socialiste iniziata il 26 agosto. Due eventi in cui venne discussa la questione del suffragio universale e al termine dei quali venne istituito l'Ufficio di informazione delle donne socialiste. Tuttavia, durante quelle riunioni non venne mai trovata una linea comune. Così, nel febbraio 1908, Corinne Brown, elemento di spicco del movimento socialista americano, presiedette la conferenza del Partito socialista a Chicago che venne ribattezzata "Woman’s Day". Si trattò di un meeting storico nel quale vennero affrontati argomenti come lo sfruttamento delle operaie da parte dei datori di lavoro, le discriminazioni sessuali e il diritto di voto. Per questa ragione, a partire dall’anno successivo, il 28 febbraio si celebrò in tutta la nazione la prima Giornata nazionale della Donna. Un evento che venne ripetuto nell’ultima domenica di febbraio fino al 1913.
Nel 1910, intanto, l’Internazionale Socialista, riunitasi a Copenaghen, proclamò ufficialmente la prima Giornata della Donna a livello internazionale: un omaggio al movimento in favore dei diritti della donna che aveva come obiettivo quello di ottenere il suffragio universale. La proposta, questa volta, fu approvata all'unanimità durante la conferenza alla quale partecipavano più di cento donne provenienti da 17 Paesi diversi: tra loro anche le prime tre elette nel Parlamento finlandese. Tuttavia, al termine della riunione non venne stabilita una data fissa e universalmente riconosciuta. Così, nel 1911, la Giornata internazionale della Donna si celebrò per la prima volta in Germania, Austria, Danimarca e Svizzera in data 19 marzo: alle manifestazioni parteciparono oltre un milione di persone. Diritto di voto, diritto di occupare incarichi pubblici, diritto al lavoro e alla formazione professionale, così come il “no” alla discriminazione di genere nei luoghi di lavoro furono i temi delle rimostranze.
La prima volta che la data dell’8 marzo apparve nel contesto della Giornata internazionale della Donna fu nel 1914. Si trattò di una serie di incontri che le donne fecero per protestare contro la violenza della guerra in corso e per solidarizzare con le cittadine russe che l’anno precedente, nel 1913, avevano celebrato la loro prima Giornata internazionale della Donna nell’ultima domenica di febbraio, contestualmente ai movimenti pacifisti che auspicavano la fine delle violenze della Prima guerra mondiale. Così, nel 1917, davanti agli oltre due milioni di soldati morti nel conflitto, le donne russe scelsero l’ultima domenica di febbraio per proclamare uno sciopero al grido di “pane e pace”. Una scelta criticata dai politici e dalla classe dirigente di allora, ma che fu comunque portata avanti: pochi giorni dopo abdicò lo Zar e il governo provvisorio concesse il diritto di voto alle donne. Era il 23 febbraio secondo il calendario utilizzato a quel tempo in Russia, l’8 marzo secondo quello gregoriano di tutti gli altri Paesi.
Fu nel 1975, in coincidenza con l’Anno internazionale della Donna, che le Nazioni Unite celebrarono per la prima volta nella storia l’8 marzo come Giornata internazionale dedicata alla Donna. Il 16 dicembre 1977, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni Paese, con la risoluzione 32/142, di dichiarare un giorno all'anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale". L'8 marzo, che già veniva festeggiato in numerosi Paesi, fu scelta così come la data ufficiale da molte nazioni.
Il falso storico dell’incendio in fabbrica
Per diverso tempo l’origine della Giornata internazionale della Donna è stata attribuita al giorno in cui centinaia di operaie sarebbero morte nel presunto rogo di una - pare inesistente - fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York. In realtà, è molto probabile che la vera origine della celebrazione, con la sua connotazione fortemente politica legata al socialismo e alla violenza della Seconda guerra mondiale, abbia in qualche modo contribuito ad alimentare questo falso storico. Diversi storici sostengono che l’episodio dell’incendio della fabbrica di camicie non fosse altro che una fantasiosa riproposizione di un vero incendio scoppiato sempre a New York, il 25 marzo 1911, e non l’8 marzo 1908. Si trattò del più grave incidente industriale della storia della Grande Mela che provocò la morte di 146 persone, tra cui 123 donne. La tragedia ebbe risvolti sociopolitici piuttosto importanti: dopo quell’incendio vennero infatti varate nuove leggi sulla sicurezza nel posto di lavoro.
Perché si festeggia l’8 marzo la Festa della Donna?
Per molti anni questa data simbolo è stata legata al presunto incendio divampato in un opificio di New York dove morirono 129 donne. In realtà la nascita di questa ricorrenza ha un’origine più confusa, forse agli inizi del 1900. Ed esattamente al 1908, quando il partito socialista americano organizzò il primo “Woman’s Day”. Mentre per la data unica bisogna arrivare al 1977.
La Festa della Donna, o per meglio dire la Giornata internazionale della Donna, si festeggia ogni anno l’8 marzo. È un evento che ha come obiettivo quello di ricordare le conquiste sociali, politiche e di emancipazione che le donne hanno ottenuto nel corso della storia, ma è anche il giorno in cui vengono denunciate le violenze e discriminazioni che le donne sono costrette a subire. Le origini risalgono agli inizi del 1900. Ma come mai questa ricorrenza ricade proprio l’8 marzo?
L’idea di istituire un giorno dedicato alle donne nasce nel 1907, quando dal 18 al 24 agosto a Stoccarda si svolse il quinto Congresso della seconda Internazionale socialista, seguito dalla conferenza internazionale delle donne socialiste iniziata il 26 agosto. Due eventi in cui venne discussa la questione del suffragio universale e al termine dei quali venne istituito l'Ufficio di informazione delle donne socialiste. Tuttavia, durante quelle riunioni non venne mai trovata una linea comune. Così, nel febbraio 1908, Corinne Brown, elemento di spicco del movimento socialista americano, presiedette la conferenza del Partito socialista a Chicago che venne ribattezzata "Woman’s Day". Si trattò di un meeting storico nel quale vennero affrontati argomenti come lo sfruttamento delle operaie da parte dei datori di lavoro, le discriminazioni sessuali e il diritto di voto. Per questa ragione, a partire dall’anno successivo, il 28 febbraio si celebrò in tutta la nazione la prima Giornata nazionale della Donna. Un evento che venne ripetuto nell’ultima domenica di febbraio fino al 1913.
Nel 1910, intanto, l’Internazionale Socialista, riunitasi a Copenaghen, proclamò ufficialmente la prima Giornata della Donna a livello internazionale: un omaggio al movimento in favore dei diritti della donna che aveva come obiettivo quello di ottenere il suffragio universale. La proposta, questa volta, fu approvata all'unanimità durante la conferenza alla quale partecipavano più di cento donne provenienti da 17 Paesi diversi: tra loro anche le prime tre elette nel Parlamento finlandese. Tuttavia, al termine della riunione non venne stabilita una data fissa e universalmente riconosciuta. Così, nel 1911, la Giornata internazionale della Donna si celebrò per la prima volta in Germania, Austria, Danimarca e Svizzera in data 19 marzo: alle manifestazioni parteciparono oltre un milione di persone. Diritto di voto, diritto di occupare incarichi pubblici, diritto al lavoro e alla formazione professionale, così come il “no” alla discriminazione di genere nei luoghi di lavoro furono i temi delle rimostranze.
La prima volta che la data dell’8 marzo apparve nel contesto della Giornata internazionale della Donna fu nel 1914. Si trattò di una serie di incontri che le donne fecero per protestare contro la violenza della guerra in corso e per solidarizzare con le cittadine russe che l’anno precedente, nel 1913, avevano celebrato la loro prima Giornata internazionale della Donna nell’ultima domenica di febbraio, contestualmente ai movimenti pacifisti che auspicavano la fine delle violenze della Prima guerra mondiale. Così, nel 1917, davanti agli oltre due milioni di soldati morti nel conflitto, le donne russe scelsero l’ultima domenica di febbraio per proclamare uno sciopero al grido di “pane e pace”. Una scelta criticata dai politici e dalla classe dirigente di allora, ma che fu comunque portata avanti: pochi giorni dopo abdicò lo Zar e il governo provvisorio concesse il diritto di voto alle donne. Era il 23 febbraio secondo il calendario utilizzato a quel tempo in Russia, l’8 marzo secondo quello gregoriano di tutti gli altri Paesi.
Fu nel 1975, in coincidenza con l’Anno internazionale della Donna, che le Nazioni Unite celebrarono per la prima volta nella storia l’8 marzo come Giornata internazionale dedicata alla Donna. Il 16 dicembre 1977, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni Paese, con la risoluzione 32/142, di dichiarare un giorno all'anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale". L'8 marzo, che già veniva festeggiato in numerosi Paesi, fu scelta così come la data ufficiale da molte nazioni.
Il falso storico dell’incendio in fabbrica
Per diverso tempo l’origine della Giornata internazionale della Donna è stata attribuita al giorno in cui centinaia di operaie sarebbero morte nel presunto rogo di una - pare inesistente - fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York. In realtà, è molto probabile che la vera origine della celebrazione, con la sua connotazione fortemente politica legata al socialismo e alla violenza della Seconda guerra mondiale, abbia in qualche modo contribuito ad alimentare questo falso storico. Diversi storici sostengono che l’episodio dell’incendio della fabbrica di camicie non fosse altro che una fantasiosa riproposizione di un vero incendio scoppiato sempre a New York, il 25 marzo 1911, e non l’8 marzo 1908. Si trattò del più grave incidente industriale della storia della Grande Mela che provocò la morte di 146 persone, tra cui 123 donne. La tragedia ebbe risvolti sociopolitici piuttosto importanti: dopo quell’incendio vennero infatti varate nuove leggi sulla sicurezza nel posto di lavoro.
Venerdì 1 marzo 24
La frutta e la verdura di marzo danno il benvenuto alla primavera nel migliore dei modi, cioè offrendoci i nutrienti essenziali per affrontare il cambio di stagione come si deve.
La primavera è il risveglio della natura per eccellenza: i germogli fanno capolino sui rami e frutta e verdura si popolano con novità del mese di marzo, con cui preparare ottimi piatti per dare il benvenuto alla bella stagione; ma la primavera, si sa, porta con sé anche i pollini, le allergie e gli sbalzi di temperatura. Tuttavia, con un’alimentazione basata sulla verdura e sulla frutta di marzo, sarà più semplice affrontare il cambio di stagione e sentirsi pieni di forze!
La lista della frutta e della verdura di questa stagione è caratterizzata da tanti benefici che ci permettono di rimanere in salute e arrivare preparati alla primavera. Si riconoscono in questi alimenti le loro proprietà diuretiche e antiossidanti e il loro ruolo di alleati del sistema immunitario grazie alla presenza di vitamine e minerali essenziali alle nostre difese.
La frutta di marzo è quella tipica invernale e assomiglia molto a quella trovata nella dispensa di febbraio. Questo significa che il nostro organismo ha ancora bisogno di sentirsi protetto con le vitamine e i minerali in grado di rafforzare il sistema immunitario e di depurare il corpo dalle tossine, solo così si potrà essere pronti per affrontare la bella stagione all’aperto.
Quindi largo ad agrumi come arance, pompelmi, limoni, mandarini, mandaranci, cedri, clementine in cui la vitamina predominante è di certo la vitamina C, essenziale per prevenire l’influenza e rafforzare le difese, ma anche partecipe della prevenzione del colesterolo alto e utile per la sua azione disinfettante ed antibiotica.
Il kiwi, indispensabile per la salute dell’intestino, grazie alla presenza dell’enzima proteolitico actinidina è utile al sistema cardiovascolare, agendo come antiossidante e partecipa alla funzione del sistema immunitario data la quantità abbondante di vitamina C.
Le mele hanno tante proprietà quante varietà; la famiglia delle mele è presente anche a marzo per regalarci ottimi infusi di benessere, grazie alle fibre in esse presenti (pectina in primis) e ad altri nutrienti, aiutano a normalizzare il livello di zuccheri nel sangue, a regolarizzare l’attività intestinale e a proteggere dai rischi cardiovascolari.
Le pere, ricche di benefici e povere di calorie, diventano le protagoniste della frutta di marzo per la loro capacità di aumentare il potere energizzante, grazie agli zuccheri presenti e alla vitamina B1 e B2. È stato riscontrato inoltre che le pere, grazie al contenuto di vitamina A, contrastano anche i segni dell’invecchiamento della pelle.
Le banane a marzo diventano ancora più dolci ed è davvero saggio introdurle all’interno della dieta alimentare perché non solo aumentano le difese immunitarie, ma prevengono alcune malattie (grazie al potassio), facilitano l’eliminazione delle tossine con la vitamina B2 e stimolano la produzione di serotonina tramite la combinazione di triptofano e magnesio.
Tra le verdure, invece, inseriamo: verdure a foglia verde come barbabietole, bietole, broccoli, carciofi, cavolfiore, cavoli, cavolini di Bruxelles, cicoria, cime di rapa, radicchio, spinaci. A spiccare tra loro sono sicuramente gli agretti, le novità del mese di marzo. Hanno proprietà depurative e diuretiche, sono sazianti e aiutano a combattere i radicali liberi grazie alla presenza di vitamine essenziali come la vitamina C.
Le taccole, un tipo di legume è essenziale per la dieta di chi desidera combattere l’anemia, perché è ricco di ferro; nello stesso tempo le taccole sono ricche di fibre e vitamine che migliorano l’attività intestinale e addirittura le mestruazioni irregolari, favorendo l’equilibrio del ciclo ormonale con i loro fitoestrogeni.
Gli asparagi, amici della dieta sono anche dei buoni antiossidanti grazie all’acido folico e alla vitamina C, migliorano l’umore per il contenuto di triptofano e sono depurativi data la famosa asparagina, l’aminoacido dall’effetto diuretico, le carote, ricche di betacarotene, il precursore della vitamina A, svolgono un importante ruolo protettivo, stimolando la resistenza alle infezioni, rallentando l’invecchiamento cellulare e facendo da barriera contro lo stress ossidativo.
Cipolle e cipollotti: entrambe queste piante di marzo si presentano come buoni alleati delle nostre difese, proteggendoci dalle infezioni batteriche, grazie alla quercitina e alla vitamina C. Il cipollotto, poi, è una sorta di antidepressivo naturale, in quanto i suoi folati sono in grado di migliorare l’umore e ridurre lo stress.
E concludiamo con il sedano un ortaggio marzolino toccasana per l’attività intestinale, perché risolve il meteorismo, funge da diuretico ed è benefico per il cuore.
La frutta e la verdura di marzo danno il benvenuto alla primavera nel migliore dei modi, cioè offrendoci i nutrienti essenziali per affrontare il cambio di stagione come si deve.
La primavera è il risveglio della natura per eccellenza: i germogli fanno capolino sui rami e frutta e verdura si popolano con novità del mese di marzo, con cui preparare ottimi piatti per dare il benvenuto alla bella stagione; ma la primavera, si sa, porta con sé anche i pollini, le allergie e gli sbalzi di temperatura. Tuttavia, con un’alimentazione basata sulla verdura e sulla frutta di marzo, sarà più semplice affrontare il cambio di stagione e sentirsi pieni di forze!
La lista della frutta e della verdura di questa stagione è caratterizzata da tanti benefici che ci permettono di rimanere in salute e arrivare preparati alla primavera. Si riconoscono in questi alimenti le loro proprietà diuretiche e antiossidanti e il loro ruolo di alleati del sistema immunitario grazie alla presenza di vitamine e minerali essenziali alle nostre difese.
La frutta di marzo è quella tipica invernale e assomiglia molto a quella trovata nella dispensa di febbraio. Questo significa che il nostro organismo ha ancora bisogno di sentirsi protetto con le vitamine e i minerali in grado di rafforzare il sistema immunitario e di depurare il corpo dalle tossine, solo così si potrà essere pronti per affrontare la bella stagione all’aperto.
Quindi largo ad agrumi come arance, pompelmi, limoni, mandarini, mandaranci, cedri, clementine in cui la vitamina predominante è di certo la vitamina C, essenziale per prevenire l’influenza e rafforzare le difese, ma anche partecipe della prevenzione del colesterolo alto e utile per la sua azione disinfettante ed antibiotica.
Il kiwi, indispensabile per la salute dell’intestino, grazie alla presenza dell’enzima proteolitico actinidina è utile al sistema cardiovascolare, agendo come antiossidante e partecipa alla funzione del sistema immunitario data la quantità abbondante di vitamina C.
Le mele hanno tante proprietà quante varietà; la famiglia delle mele è presente anche a marzo per regalarci ottimi infusi di benessere, grazie alle fibre in esse presenti (pectina in primis) e ad altri nutrienti, aiutano a normalizzare il livello di zuccheri nel sangue, a regolarizzare l’attività intestinale e a proteggere dai rischi cardiovascolari.
Le pere, ricche di benefici e povere di calorie, diventano le protagoniste della frutta di marzo per la loro capacità di aumentare il potere energizzante, grazie agli zuccheri presenti e alla vitamina B1 e B2. È stato riscontrato inoltre che le pere, grazie al contenuto di vitamina A, contrastano anche i segni dell’invecchiamento della pelle.
Le banane a marzo diventano ancora più dolci ed è davvero saggio introdurle all’interno della dieta alimentare perché non solo aumentano le difese immunitarie, ma prevengono alcune malattie (grazie al potassio), facilitano l’eliminazione delle tossine con la vitamina B2 e stimolano la produzione di serotonina tramite la combinazione di triptofano e magnesio.
Tra le verdure, invece, inseriamo: verdure a foglia verde come barbabietole, bietole, broccoli, carciofi, cavolfiore, cavoli, cavolini di Bruxelles, cicoria, cime di rapa, radicchio, spinaci. A spiccare tra loro sono sicuramente gli agretti, le novità del mese di marzo. Hanno proprietà depurative e diuretiche, sono sazianti e aiutano a combattere i radicali liberi grazie alla presenza di vitamine essenziali come la vitamina C.
Le taccole, un tipo di legume è essenziale per la dieta di chi desidera combattere l’anemia, perché è ricco di ferro; nello stesso tempo le taccole sono ricche di fibre e vitamine che migliorano l’attività intestinale e addirittura le mestruazioni irregolari, favorendo l’equilibrio del ciclo ormonale con i loro fitoestrogeni.
Gli asparagi, amici della dieta sono anche dei buoni antiossidanti grazie all’acido folico e alla vitamina C, migliorano l’umore per il contenuto di triptofano e sono depurativi data la famosa asparagina, l’aminoacido dall’effetto diuretico, le carote, ricche di betacarotene, il precursore della vitamina A, svolgono un importante ruolo protettivo, stimolando la resistenza alle infezioni, rallentando l’invecchiamento cellulare e facendo da barriera contro lo stress ossidativo.
Cipolle e cipollotti: entrambe queste piante di marzo si presentano come buoni alleati delle nostre difese, proteggendoci dalle infezioni batteriche, grazie alla quercitina e alla vitamina C. Il cipollotto, poi, è una sorta di antidepressivo naturale, in quanto i suoi folati sono in grado di migliorare l’umore e ridurre lo stress.
E concludiamo con il sedano un ortaggio marzolino toccasana per l’attività intestinale, perché risolve il meteorismo, funge da diuretico ed è benefico per il cuore.
Venerdì 23 febbraio 24
Se pensi che i “rituali di purificazione” per ripulire le energie (bruciando salvia, erbe o incensi) non facciano per te sappi che è un’idea abbastanza comune. I cosiddetti rituali di purificazione possono dare l’impressione di essere poco pratici o, in generale, un po’ bizzarri. La realtà è che sono semplici, veloci e assolutamente sicuri. Ma soprattutto sono piccoli gesti che hanno un impatto positivo sul corpo e sulla mente, oltre a purificare gli ambienti. Ecco perché vogliamo condividere qualche info in più.
I rituali di purificazione a cui ci riferiamo consistono nel bruciare dei piccoli mazzetti di erbe secche. Il fumo che producono dopo averle bruciate e spente è caratterizzato da fragranze aromatiche molto intense. La salvia è l’erba più utilizzata, ha spiccate proprietà antibatteriche e originariamente veniva scelta per la sua capacità di ripulire gli spazi dalle energie negative. Questa forma di rituali, detta smudging, affonda le sue radici nelle tradizioni e nelle culture dei Nativi Americani. Si lega a una profonda comprensione dei flussi energetici come elementi in continuo movimento, che possono essere guidati attraverso strumenti e intenzioni appropriati.
Nonostante si tratti di rituali caratteristici dei Nativi Americani, quasi tutte le culture condividono pratiche simili per interagire con le energie e purificarle. Anche il feng shui raccomanda lo smudging per mantenere in equilibrio l’energia a casa.
Sia che tu sposi o meno il lato più spirituale e mistico dei rituali di purificazione, considera che possono essere semplicemente utilizzati come cornice per un pò di tempo per te o per aiutarti a riflettere, rilassarti e meditare.
Oltretutto, diversi studi hanno provato che bruciare erbe e incensi può effettivamente incrementare il benessere psicofisico. Nel 2007, ad esempio, uno studio ha dimostrato che bruciare un mazzetto di salvia essiccata può effettivamente ridurre la presenza di batteri nell’aria degli ambienti fino al 94%. È stato anche riscontrato che la salvia è ricca di sostanze che attivano specifici recettori del cervello responsabili di migliorare l’umore, ridurre lo stress e diminuire il dolore.
Esiste una grande varietà di erbe aromatiche che si possono usare per i rituali di purificazione. Possono essere scelte in base ai gusti personali o alle loro proprietà.
Salvia, legno di cedro, lavanda sono quelle più comunemente utilizzate, anche se i mazzetti di erbe aromatiche essiccate sono utilizzati, a noi piace molto anche il Palo Santo.
Per questi rituali ti serviranno alcuni accessori e una serie di procedimenti molto semplici per avere un risultato ottimale: qualche fiammifero o un accendino e un mazzetto di erbe aromatiche.
Come procedere: innanzitutto, ritagliati 10-15 minuti da dedicare al rituale, apri le finestre e le porte, accendi la sommità del mazzetto di erbe con un fiammifero o con l’accendino, scuoti delicatamente per far spegnere la fiamma. Muovi il mazzetto gentilmente nell’aria affinché il fumo si espanda esattamente negli angoli della casa che vuoi purificare. Fai estinguere le braci appoggiando il mazzetto nella ciotola quando avrai finito la “pulizia”. In alternativa, se proprio non ti vedi ad aggirarti per casa con un mazzetto di erbe secche fumante, puoi bruciarle sotto forma di incensi.
Se pensi che i “rituali di purificazione” per ripulire le energie (bruciando salvia, erbe o incensi) non facciano per te sappi che è un’idea abbastanza comune. I cosiddetti rituali di purificazione possono dare l’impressione di essere poco pratici o, in generale, un po’ bizzarri. La realtà è che sono semplici, veloci e assolutamente sicuri. Ma soprattutto sono piccoli gesti che hanno un impatto positivo sul corpo e sulla mente, oltre a purificare gli ambienti. Ecco perché vogliamo condividere qualche info in più.
I rituali di purificazione a cui ci riferiamo consistono nel bruciare dei piccoli mazzetti di erbe secche. Il fumo che producono dopo averle bruciate e spente è caratterizzato da fragranze aromatiche molto intense. La salvia è l’erba più utilizzata, ha spiccate proprietà antibatteriche e originariamente veniva scelta per la sua capacità di ripulire gli spazi dalle energie negative. Questa forma di rituali, detta smudging, affonda le sue radici nelle tradizioni e nelle culture dei Nativi Americani. Si lega a una profonda comprensione dei flussi energetici come elementi in continuo movimento, che possono essere guidati attraverso strumenti e intenzioni appropriati.
Nonostante si tratti di rituali caratteristici dei Nativi Americani, quasi tutte le culture condividono pratiche simili per interagire con le energie e purificarle. Anche il feng shui raccomanda lo smudging per mantenere in equilibrio l’energia a casa.
Sia che tu sposi o meno il lato più spirituale e mistico dei rituali di purificazione, considera che possono essere semplicemente utilizzati come cornice per un pò di tempo per te o per aiutarti a riflettere, rilassarti e meditare.
Oltretutto, diversi studi hanno provato che bruciare erbe e incensi può effettivamente incrementare il benessere psicofisico. Nel 2007, ad esempio, uno studio ha dimostrato che bruciare un mazzetto di salvia essiccata può effettivamente ridurre la presenza di batteri nell’aria degli ambienti fino al 94%. È stato anche riscontrato che la salvia è ricca di sostanze che attivano specifici recettori del cervello responsabili di migliorare l’umore, ridurre lo stress e diminuire il dolore.
Esiste una grande varietà di erbe aromatiche che si possono usare per i rituali di purificazione. Possono essere scelte in base ai gusti personali o alle loro proprietà.
Salvia, legno di cedro, lavanda sono quelle più comunemente utilizzate, anche se i mazzetti di erbe aromatiche essiccate sono utilizzati, a noi piace molto anche il Palo Santo.
Per questi rituali ti serviranno alcuni accessori e una serie di procedimenti molto semplici per avere un risultato ottimale: qualche fiammifero o un accendino e un mazzetto di erbe aromatiche.
Come procedere: innanzitutto, ritagliati 10-15 minuti da dedicare al rituale, apri le finestre e le porte, accendi la sommità del mazzetto di erbe con un fiammifero o con l’accendino, scuoti delicatamente per far spegnere la fiamma. Muovi il mazzetto gentilmente nell’aria affinché il fumo si espanda esattamente negli angoli della casa che vuoi purificare. Fai estinguere le braci appoggiando il mazzetto nella ciotola quando avrai finito la “pulizia”. In alternativa, se proprio non ti vedi ad aggirarti per casa con un mazzetto di erbe secche fumante, puoi bruciarle sotto forma di incensi.
Venerdì 16 febbraio 24
Qualche giorno fa abbiamo festeggiato San Valentino nell’accezione più ampia, non solo la festa degli innamorati, ma la festa dell’amore cosmico, quello più puro, quello universale. Ma da cosa è necessario partire per arrivare a questo “amore cosmico e universale”? La risposta è la più facile possibile, la riuscita forse un po’ meno, ma la pratica lo rende raggiungibile: amare per primi se stessi. Spesso viene dato per scontato, ma prendersi cura di sé e accettarsi, soprattutto nei fallimenti o negli errori, è il primo passo per aprirsi con curiosità e serenità verso gli altri.
Imparare ad amarsi è un percorso di crescita personale che permette di accettare ogni cosa di noi, ogni sfumatura, anche i limiti, con rispetto e compassione. Anche se sentiamo spesso questa esortazione, non è facile definire con precisione il concetto di amare sé stessi. Idealmente, questo atteggiamento potrebbe essere descritto come un’esortazione a trattare noi stessi con la stessa disposizione d’animo con cui ci rapportiamo ad un caro amico al quale siamo sinceramente e profondamente affezionati. I limiti di questa persona cara non ci sembrano qualcosa per cui biasimarlo o condannarlo, ma qualcosa che comprendiamo alla luce della sua storia o del complesso della sua vita. Le sue eventuali mancanze ci sembrano lievi nel bilancio complessivo delle sue qualità e, in ogni caso, ci bastano delle scuse sincere e l’assicurazione di non aver avuto intenzione di ferirci per mettere da parte il nostro risentimento.
In termini più tecnici l’espressione amore per sé stessi indica un insieme complesso di adeguata attenzione e legittimazione per i propri bisogni o necessità quali: un sonno adeguato e una giusta alimentazione, bisogni quindi concreti e attenzioni di ordine emotivo, attraverso uno sguardo amorevole e compassionevole verso sé stessi e soprattutto i propri limiti. C’è da dire che non è raro crescere in contesti in cui l’espressione o l’attenzione ai propri bisogni viene duramente condannata o colpevolizzata. Ma un conto è prendersi cura in modo consapevole e responsabile di sé, volendo per sé la propria serenità, altra cosa è agire narcisisticamente. Capita spesso che le persone, soprattutto a seguito di una delusione relazionale dichiarino, in termini più o meno seri: “Adesso basta, voglio essere anche io egoista e pensare a me stessa!” Nulla di più fuorviante; l’empatia è infatti un concetto che ha due poli: comprendere profondamente la nostra mente, con le sue legittime esigenze, vuol dire essere in grado di comunicare e trasmettere in modo efficace e affettivo come ci sentiamo. In questo modo viene innescato un circolo virtuoso di scambio trasparente e potenzialmente più fruttuoso e appagante di mille attenzioni che porgiamo spesso controvoglia all’altro, sentendoci feriti, infelici o trascurati. Dire la verità con onestà su come ci sentiamo permette di vivere più serenamente sia il rapporto con sé stessi sia quello con gli altri. Anche quando il nostro stato d’animo contiene degli elementi di frustrazione, come quando ci capita di dire frasi quali: “Sono stanca, non mi sento di uscire”, oppure: “Avrei bisogno di aiuto per questo compito”. Questa modalità di comunicazione ci permette di rispettare profondamente il nostro interlocutore e mostrare fiducia autentica nelle possibilità del legame.
Imparare ad amare sé stessi in modo profondo può davvero essere molto complesso. Molto spesso nell’infanzia sentiamo di dover lottare duramente per ottenere considerazione e amore, reprimendo in maniera estesa bisogni o reazioni naturali. Se ci esprimiamo liberamente subiamo condanne pesanti, o gravi mortificazioni. È chiaro che più profondamente sperimentiamo sensazioni di questo tipo, più proveremo vergogna e sensazioni di perdita catastrofica alla sola idea di esprimere quello che sentiamo in modo autentico e naturale. Anche la sola idea di tenere un comportamento che riteniamo da condannare risulta ingestibile, così come il rischiare di essere biasimati anche solo da un estraneo. La sola proposta di impegnarsi a dormire il giusto numero di ore può provocare in alcune persone una tale risposta di angoscia che preferiscono continuare per la loro strada. Una strada fatta di tentativi dolorosi di ignorare il bisogno di dormire. Tra l’altro, questo tipo di ipercontrollo può arrivare a determinare una spirale negativa di regole o un rimuginio troppo rigido che fatalmente porta alla perdita di performance.
Due ambiti nei quali una simile situazione è molto comune sono lo studio e il lavoro. Più è violenta e intransigente la regola di ‘assolutamente non distrarsi’, più ogni fisiologico calo dell’attenzione sarà oggetto di aspre critiche interne. Oppure condurrà a condotte di riparazione eccessive, espresse da pensieri quali: “Ora studierò anche domenica”, o propositi quali: “Mi alzerò due ore prima”. In molte persone queste condotte portano fatalmente ad una riduzione della performance. Si tratta inoltre di condotte che possono essere applicate ad esempio al cibo, all’aspetto fisico, all’ambito relazionale. Condotte che possono essere causa di molti problemi e nel vissuto di chi le attua. Se invece una persona riesce ad avere verso sé stessa un’attitudine fiduciosa e amorevole – parlando con frasi quali: “Ok, ti sei distratto, ma cosa puoi fare per migliorare? Cosa ti ha distratto?” – si offre maggiori possibilità per studiare un repertorio di strategie flessibili e articolate che consentano di risolvere eventuali problemi o carenze. Così da poter raggiungere una migliore autostima, un senso maggiore di efficacia e una serenità generale.
Potenzialmente, ogni gesto di attenzione verso i nostri bisogni o inclinazioni può rappresentare un modo per avere cura di sé stessi. Incluse quelle parti che allontaniamo perché consideriamo meno desiderabili o meno importanti delle altre; si potrebbe provare per dieci minuti al giorno a fare una cosa nuova, una qualsiasi, mai fatta prima. Questo esercizio, nella sua banalità apparente, innesca tutta una serie di cambiamenti fuori ma soprattutto dentro.
Il vero punto però non è in cosa facciamo, o cosa non facciamo. Piuttosto sono l’intensità e l’aggressività con la quale giudichiamo noi stessi per quello che facciamo o non facciamo. In questo senso una delle pratiche più utili risulta essere la mindfulness. Attraverso la mindfulness, che può essere tradotta in italiano con le parole consapevolezza o presenza mentale, ci alleniamo a far emergere immagini, sensazioni o pensieri sforzandoci di silenziare il giudizio, o almeno il giudizio più istintivo o immediato. Se invece la severità o l’aggressività dei pensieri critici verso sé stessi è tale da rendere impossibile o limitare fortemente le attività quotidiane, vale la pena indagare tramite la psicoterapia su come abbiamo costruito questa tendenza al giudizio e come abbiamo interiorizzato questa idea negativa di noi.
Qualche giorno fa abbiamo festeggiato San Valentino nell’accezione più ampia, non solo la festa degli innamorati, ma la festa dell’amore cosmico, quello più puro, quello universale. Ma da cosa è necessario partire per arrivare a questo “amore cosmico e universale”? La risposta è la più facile possibile, la riuscita forse un po’ meno, ma la pratica lo rende raggiungibile: amare per primi se stessi. Spesso viene dato per scontato, ma prendersi cura di sé e accettarsi, soprattutto nei fallimenti o negli errori, è il primo passo per aprirsi con curiosità e serenità verso gli altri.
Imparare ad amarsi è un percorso di crescita personale che permette di accettare ogni cosa di noi, ogni sfumatura, anche i limiti, con rispetto e compassione. Anche se sentiamo spesso questa esortazione, non è facile definire con precisione il concetto di amare sé stessi. Idealmente, questo atteggiamento potrebbe essere descritto come un’esortazione a trattare noi stessi con la stessa disposizione d’animo con cui ci rapportiamo ad un caro amico al quale siamo sinceramente e profondamente affezionati. I limiti di questa persona cara non ci sembrano qualcosa per cui biasimarlo o condannarlo, ma qualcosa che comprendiamo alla luce della sua storia o del complesso della sua vita. Le sue eventuali mancanze ci sembrano lievi nel bilancio complessivo delle sue qualità e, in ogni caso, ci bastano delle scuse sincere e l’assicurazione di non aver avuto intenzione di ferirci per mettere da parte il nostro risentimento.
In termini più tecnici l’espressione amore per sé stessi indica un insieme complesso di adeguata attenzione e legittimazione per i propri bisogni o necessità quali: un sonno adeguato e una giusta alimentazione, bisogni quindi concreti e attenzioni di ordine emotivo, attraverso uno sguardo amorevole e compassionevole verso sé stessi e soprattutto i propri limiti. C’è da dire che non è raro crescere in contesti in cui l’espressione o l’attenzione ai propri bisogni viene duramente condannata o colpevolizzata. Ma un conto è prendersi cura in modo consapevole e responsabile di sé, volendo per sé la propria serenità, altra cosa è agire narcisisticamente. Capita spesso che le persone, soprattutto a seguito di una delusione relazionale dichiarino, in termini più o meno seri: “Adesso basta, voglio essere anche io egoista e pensare a me stessa!” Nulla di più fuorviante; l’empatia è infatti un concetto che ha due poli: comprendere profondamente la nostra mente, con le sue legittime esigenze, vuol dire essere in grado di comunicare e trasmettere in modo efficace e affettivo come ci sentiamo. In questo modo viene innescato un circolo virtuoso di scambio trasparente e potenzialmente più fruttuoso e appagante di mille attenzioni che porgiamo spesso controvoglia all’altro, sentendoci feriti, infelici o trascurati. Dire la verità con onestà su come ci sentiamo permette di vivere più serenamente sia il rapporto con sé stessi sia quello con gli altri. Anche quando il nostro stato d’animo contiene degli elementi di frustrazione, come quando ci capita di dire frasi quali: “Sono stanca, non mi sento di uscire”, oppure: “Avrei bisogno di aiuto per questo compito”. Questa modalità di comunicazione ci permette di rispettare profondamente il nostro interlocutore e mostrare fiducia autentica nelle possibilità del legame.
Imparare ad amare sé stessi in modo profondo può davvero essere molto complesso. Molto spesso nell’infanzia sentiamo di dover lottare duramente per ottenere considerazione e amore, reprimendo in maniera estesa bisogni o reazioni naturali. Se ci esprimiamo liberamente subiamo condanne pesanti, o gravi mortificazioni. È chiaro che più profondamente sperimentiamo sensazioni di questo tipo, più proveremo vergogna e sensazioni di perdita catastrofica alla sola idea di esprimere quello che sentiamo in modo autentico e naturale. Anche la sola idea di tenere un comportamento che riteniamo da condannare risulta ingestibile, così come il rischiare di essere biasimati anche solo da un estraneo. La sola proposta di impegnarsi a dormire il giusto numero di ore può provocare in alcune persone una tale risposta di angoscia che preferiscono continuare per la loro strada. Una strada fatta di tentativi dolorosi di ignorare il bisogno di dormire. Tra l’altro, questo tipo di ipercontrollo può arrivare a determinare una spirale negativa di regole o un rimuginio troppo rigido che fatalmente porta alla perdita di performance.
Due ambiti nei quali una simile situazione è molto comune sono lo studio e il lavoro. Più è violenta e intransigente la regola di ‘assolutamente non distrarsi’, più ogni fisiologico calo dell’attenzione sarà oggetto di aspre critiche interne. Oppure condurrà a condotte di riparazione eccessive, espresse da pensieri quali: “Ora studierò anche domenica”, o propositi quali: “Mi alzerò due ore prima”. In molte persone queste condotte portano fatalmente ad una riduzione della performance. Si tratta inoltre di condotte che possono essere applicate ad esempio al cibo, all’aspetto fisico, all’ambito relazionale. Condotte che possono essere causa di molti problemi e nel vissuto di chi le attua. Se invece una persona riesce ad avere verso sé stessa un’attitudine fiduciosa e amorevole – parlando con frasi quali: “Ok, ti sei distratto, ma cosa puoi fare per migliorare? Cosa ti ha distratto?” – si offre maggiori possibilità per studiare un repertorio di strategie flessibili e articolate che consentano di risolvere eventuali problemi o carenze. Così da poter raggiungere una migliore autostima, un senso maggiore di efficacia e una serenità generale.
Potenzialmente, ogni gesto di attenzione verso i nostri bisogni o inclinazioni può rappresentare un modo per avere cura di sé stessi. Incluse quelle parti che allontaniamo perché consideriamo meno desiderabili o meno importanti delle altre; si potrebbe provare per dieci minuti al giorno a fare una cosa nuova, una qualsiasi, mai fatta prima. Questo esercizio, nella sua banalità apparente, innesca tutta una serie di cambiamenti fuori ma soprattutto dentro.
Il vero punto però non è in cosa facciamo, o cosa non facciamo. Piuttosto sono l’intensità e l’aggressività con la quale giudichiamo noi stessi per quello che facciamo o non facciamo. In questo senso una delle pratiche più utili risulta essere la mindfulness. Attraverso la mindfulness, che può essere tradotta in italiano con le parole consapevolezza o presenza mentale, ci alleniamo a far emergere immagini, sensazioni o pensieri sforzandoci di silenziare il giudizio, o almeno il giudizio più istintivo o immediato. Se invece la severità o l’aggressività dei pensieri critici verso sé stessi è tale da rendere impossibile o limitare fortemente le attività quotidiane, vale la pena indagare tramite la psicoterapia su come abbiamo costruito questa tendenza al giudizio e come abbiamo interiorizzato questa idea negativa di noi.
Venerdì 9 febbraio 24
Febbraio, colorato dal carnevale e dalle tante varietà di frutta e verdura tipicamente invernali, è il mese giusto per depurarsi, ma anche per mettere al riparo le nostre difese immunitarie dalle temperature che restano rigide. La primavera non è ancora nell’aria, ma qualche piccolo segnale c’è già. Sui banchi dei mercati arrivano nuovi prodotti che annunciano la fase calante dell’inverno e l’arrivo della stagione calda.
A dominare è il verde degli ortaggi, ravvivato dalle calde sfumature degli agrumi, c’è proprio lui, il re della stagione: il carciofo, una vera e propria miniera di principi attivi in pochissime calorie. Gustoso e ricco di fibre, sono numerosi i suoi usi in cucina: si può consumare sia crudo sia cotto, si presta a moltissime preparazioni, dalle più light – come il carpaccio di carciofi con scaglie di grana, olio e limone, adatto a chi in questo periodo vuole iniziare la propria rimessa in forma – ma può essere anche l’ingrediente di gustose torte salate, oppure cucinato in versione vellutata, con l’aggiunta di patate e porri, per riscaldarvi nelle sere più fredde del mese.
Freschi di stagione troviamo anche broccoli, cavoli e cavolfiori, che si sono guadagnati la nomea di alimenti antitumorali per eccellenza. Per non disperdere le loro preziose caratteristiche nutritive, vi consigliamo di cucinarli a vapore o in pentola a pressione.
Spazio anche alle verdure a foglia verde, come le bietole e spinaci, entrambi poco calorici e ricchi di proprietà nutritive. Delicati al palato, sono perfetti come ingredienti di zuppe, polpette e contorni. Provate a stufare le foglie con alcune fettine di zenzero e qualche pomodorino per ottenere un piatto particolarmente gustoso. Gli spinaci più giovani sono ottimi da consumare anche crudi in insalata, conditi con vinaigrette, noci e fettine di mela.
Ma tra le verdure di febbraio ci sono anche finocchi, sedano, radicchio e carote: ingredienti alleati della salute che non possono mancare in cucina.
Per quanto riguarda la frutta, in questo periodo sono ancora protagonisti gli agrumi. Sotto forma di spremuta o da utilizzare come ingrediente per le più svariate ricette, dalle insalate ai dolci, gli agrumi sono un’ottima fonte di vitamina C e validi alleati del nostro sistema immunitario.
Questo è il momento giusto per assaporare mandarini e clementine, dato che la loro raccolta termina a fine mese. Per portare in tavola tutto l’anno la bontà e la dolcezza di questi deliziosi frutti, vi consigliamo di trasformarli in squisite marmellate, oppure candirli nello zucchero.
Invece, il pescato da preferire in questo mese è merluzzo, nasello, sgombro, sardina, sogliola e spigola.
E per tornare al carnevale, non neghiamoci le prelibatezze dolci tipiche di questo periodo, meglio gustarle la mattina a colazione o a pranzo, e tenersi leggeri con un pranzo a base di minestrone o altra zuppa di verdure, oppure pesce al forno con contorni di verdure ; in tal modo l’eccesso di zucchero e grassi dei dolci di carnevale si compensa con il pasto proteico e di verdure.
Febbraio, colorato dal carnevale e dalle tante varietà di frutta e verdura tipicamente invernali, è il mese giusto per depurarsi, ma anche per mettere al riparo le nostre difese immunitarie dalle temperature che restano rigide. La primavera non è ancora nell’aria, ma qualche piccolo segnale c’è già. Sui banchi dei mercati arrivano nuovi prodotti che annunciano la fase calante dell’inverno e l’arrivo della stagione calda.
A dominare è il verde degli ortaggi, ravvivato dalle calde sfumature degli agrumi, c’è proprio lui, il re della stagione: il carciofo, una vera e propria miniera di principi attivi in pochissime calorie. Gustoso e ricco di fibre, sono numerosi i suoi usi in cucina: si può consumare sia crudo sia cotto, si presta a moltissime preparazioni, dalle più light – come il carpaccio di carciofi con scaglie di grana, olio e limone, adatto a chi in questo periodo vuole iniziare la propria rimessa in forma – ma può essere anche l’ingrediente di gustose torte salate, oppure cucinato in versione vellutata, con l’aggiunta di patate e porri, per riscaldarvi nelle sere più fredde del mese.
Freschi di stagione troviamo anche broccoli, cavoli e cavolfiori, che si sono guadagnati la nomea di alimenti antitumorali per eccellenza. Per non disperdere le loro preziose caratteristiche nutritive, vi consigliamo di cucinarli a vapore o in pentola a pressione.
Spazio anche alle verdure a foglia verde, come le bietole e spinaci, entrambi poco calorici e ricchi di proprietà nutritive. Delicati al palato, sono perfetti come ingredienti di zuppe, polpette e contorni. Provate a stufare le foglie con alcune fettine di zenzero e qualche pomodorino per ottenere un piatto particolarmente gustoso. Gli spinaci più giovani sono ottimi da consumare anche crudi in insalata, conditi con vinaigrette, noci e fettine di mela.
Ma tra le verdure di febbraio ci sono anche finocchi, sedano, radicchio e carote: ingredienti alleati della salute che non possono mancare in cucina.
Per quanto riguarda la frutta, in questo periodo sono ancora protagonisti gli agrumi. Sotto forma di spremuta o da utilizzare come ingrediente per le più svariate ricette, dalle insalate ai dolci, gli agrumi sono un’ottima fonte di vitamina C e validi alleati del nostro sistema immunitario.
Questo è il momento giusto per assaporare mandarini e clementine, dato che la loro raccolta termina a fine mese. Per portare in tavola tutto l’anno la bontà e la dolcezza di questi deliziosi frutti, vi consigliamo di trasformarli in squisite marmellate, oppure candirli nello zucchero.
Invece, il pescato da preferire in questo mese è merluzzo, nasello, sgombro, sardina, sogliola e spigola.
E per tornare al carnevale, non neghiamoci le prelibatezze dolci tipiche di questo periodo, meglio gustarle la mattina a colazione o a pranzo, e tenersi leggeri con un pranzo a base di minestrone o altra zuppa di verdure, oppure pesce al forno con contorni di verdure ; in tal modo l’eccesso di zucchero e grassi dei dolci di carnevale si compensa con il pasto proteico e di verdure.
Venerdì 2 febbraio 24
A Bologna, il 26 gennaio scorso, si è tenuto un convegno dal titolo “Pancia e cervello: una strada a doppio senso” che ha messo al centro alcuni fondamentali punti: curarsi del microbiota intestinale assicurandosi la collaborazione dei batteri (buoni), scegliere un corretto stile di vita che preveda regolare attività fisica, giusta alimentazione e cura della propria salute mentale.
Ma non c'è ricetta valida per tutti.
Chi non ha mai preso una decisione “di pancia”? Lo si dice quando crediamo di aver lasciato campo libero all’istinto, ma non è proprio così: nella pancia abbiamo infatti un “secondo cervello” che dialoga in continuazione con il primo ed è per colpa (o merito) suo che ci viene la gastrite quando siamo sotto stress o sentiamo le farfalle nello stomaco quando ci innamoriamo. Per questo prendersi cura dell’intestino significa anche avere un cervello più in salute, un umore più stabile e perfino un rapporto sano con il cibo, come è stato spiegato durante il convegno dedicato a capire come e perché l’intestino sia così decisivo per la salute mentale e non solo.
Tutto ruota attorno a più fattori:
- al microbiota, cioè l’insieme di microrganismi che popolano l’intestino, si tratta di oltre mille miliardi fra batteri, virus e funghi che dipendono, nella qualità e quantità, dall’ambiente in cui viviamo, dal cibo che mangiamo, dallo stile di vita, dal nostro patrimonio genetico, dalla nostra storia personale. Sono soprattutto i batteri ad avere un ruolo di spicco perché più degli altri microrganismi sono in grado di metabolizzare le sostanze che arrivano nell’intestino, così non a caso si parla di batteri “buoni” (i cosiddetti probiotici) o “cattivi”.
Oggi sta diventando sempre più evidente che la flora intestinale ha molto a che fare con il nostro umore: la serotonina, il “neurotrasmettitore della felicità”, per esempio, è prodotta per il 90 per cento proprio dai batteri intestinali, che sono indispensabili anche per mantenere una buona capacità cognitiva.
Sempre più studi stanno infatti dimostrando che in molte malattie neurologiche e psichiatriche ci sono alterazioni nella flora intestinale, le “disbiosi”, che inviano “messaggi” negativi verso il cervello.
- avere un corretto stile di vita, che preveda regolare attività fisica che rigeneri il corpo e non stressi la mente, a partire dal nuoto e le ginnastiche in acqua sfruttando l'effetto "blue mind” ovvero la capacità dell'elemento acqua di creare una condizione di calma e di serenità, tutte le attività aerobiche in grado di farci scaricare tossine e nervosismo, fino ad arrivare al pilates e allo yoga dove l'allungamento dei muscoli e il controllo del respiro favoriscono un generale senso di benessere.
- controllare l’alimentazione, tenendo presente che la Dieta Mediterranea è equilibrata ricca di agenti antiossidanti e antinfiammatori come i grassi insaturi, vitamina C ed E, acido folico e composti fitochimici (sostanze vegetali secondarie che favoriscono la salute) quali carotenoidi, polifenoli, licopene e i flavonoidi. Questo è importante perché molti dei processi coinvolti nell’invecchiamento e nell’incidenza e progressione delle malattie, soprattutto nelle società occidentali, sono mediati dall’infiammazione e dallo stress ossidativo.
- prendersi cura della propria salute mentale; esiste infatti una correlazione fra benessere psichico e gastrointestinale, e dunque fra ansia e il comune “mal di pancia.” Le due parti si modulano reciprocamente attraverso il sistema nervoso autonomo (che controlla le funzioni fisiologiche involontarie) e complessi meccanismi ormonali. L’impatto del malessere psicologico può alterare la motilità del tubo digerente, e causa digestione lenta, stitichezza o diarrea ma anche l’aumento della secrezione dei succhi gastrici, con conseguente rischio di sviluppare reflusso gastroesofageo. L’ansia può inoltre alterare l’equilibrio dei batteri del microbiota intestinale e aumentare il rischio di infiammazione. La respirazione, il rilassamento muscolare e la mindfulness rappresentano un buon modo per combattere l’ansia e lo stress che conseguentemente si riversano sulla salute della nostra pancia.
Il nostro consiglio è comunque sempre quello di non darsi al fai da te, o al consiglio dell’amico, ma di avvalersi della consulenza di uno specialista del settore.
A Bologna, il 26 gennaio scorso, si è tenuto un convegno dal titolo “Pancia e cervello: una strada a doppio senso” che ha messo al centro alcuni fondamentali punti: curarsi del microbiota intestinale assicurandosi la collaborazione dei batteri (buoni), scegliere un corretto stile di vita che preveda regolare attività fisica, giusta alimentazione e cura della propria salute mentale.
Ma non c'è ricetta valida per tutti.
Chi non ha mai preso una decisione “di pancia”? Lo si dice quando crediamo di aver lasciato campo libero all’istinto, ma non è proprio così: nella pancia abbiamo infatti un “secondo cervello” che dialoga in continuazione con il primo ed è per colpa (o merito) suo che ci viene la gastrite quando siamo sotto stress o sentiamo le farfalle nello stomaco quando ci innamoriamo. Per questo prendersi cura dell’intestino significa anche avere un cervello più in salute, un umore più stabile e perfino un rapporto sano con il cibo, come è stato spiegato durante il convegno dedicato a capire come e perché l’intestino sia così decisivo per la salute mentale e non solo.
Tutto ruota attorno a più fattori:
- al microbiota, cioè l’insieme di microrganismi che popolano l’intestino, si tratta di oltre mille miliardi fra batteri, virus e funghi che dipendono, nella qualità e quantità, dall’ambiente in cui viviamo, dal cibo che mangiamo, dallo stile di vita, dal nostro patrimonio genetico, dalla nostra storia personale. Sono soprattutto i batteri ad avere un ruolo di spicco perché più degli altri microrganismi sono in grado di metabolizzare le sostanze che arrivano nell’intestino, così non a caso si parla di batteri “buoni” (i cosiddetti probiotici) o “cattivi”.
Oggi sta diventando sempre più evidente che la flora intestinale ha molto a che fare con il nostro umore: la serotonina, il “neurotrasmettitore della felicità”, per esempio, è prodotta per il 90 per cento proprio dai batteri intestinali, che sono indispensabili anche per mantenere una buona capacità cognitiva.
Sempre più studi stanno infatti dimostrando che in molte malattie neurologiche e psichiatriche ci sono alterazioni nella flora intestinale, le “disbiosi”, che inviano “messaggi” negativi verso il cervello.
- avere un corretto stile di vita, che preveda regolare attività fisica che rigeneri il corpo e non stressi la mente, a partire dal nuoto e le ginnastiche in acqua sfruttando l'effetto "blue mind” ovvero la capacità dell'elemento acqua di creare una condizione di calma e di serenità, tutte le attività aerobiche in grado di farci scaricare tossine e nervosismo, fino ad arrivare al pilates e allo yoga dove l'allungamento dei muscoli e il controllo del respiro favoriscono un generale senso di benessere.
- controllare l’alimentazione, tenendo presente che la Dieta Mediterranea è equilibrata ricca di agenti antiossidanti e antinfiammatori come i grassi insaturi, vitamina C ed E, acido folico e composti fitochimici (sostanze vegetali secondarie che favoriscono la salute) quali carotenoidi, polifenoli, licopene e i flavonoidi. Questo è importante perché molti dei processi coinvolti nell’invecchiamento e nell’incidenza e progressione delle malattie, soprattutto nelle società occidentali, sono mediati dall’infiammazione e dallo stress ossidativo.
- prendersi cura della propria salute mentale; esiste infatti una correlazione fra benessere psichico e gastrointestinale, e dunque fra ansia e il comune “mal di pancia.” Le due parti si modulano reciprocamente attraverso il sistema nervoso autonomo (che controlla le funzioni fisiologiche involontarie) e complessi meccanismi ormonali. L’impatto del malessere psicologico può alterare la motilità del tubo digerente, e causa digestione lenta, stitichezza o diarrea ma anche l’aumento della secrezione dei succhi gastrici, con conseguente rischio di sviluppare reflusso gastroesofageo. L’ansia può inoltre alterare l’equilibrio dei batteri del microbiota intestinale e aumentare il rischio di infiammazione. La respirazione, il rilassamento muscolare e la mindfulness rappresentano un buon modo per combattere l’ansia e lo stress che conseguentemente si riversano sulla salute della nostra pancia.
Il nostro consiglio è comunque sempre quello di non darsi al fai da te, o al consiglio dell’amico, ma di avvalersi della consulenza di uno specialista del settore.
Venerdì 25 gennaio 24
Possiamo applicare la psicologia dello sport alla vita? La risposta è sì e ce la da Elisabetta Borgia, psicologa sportiva e preparatrice atletica ad altissimi livelli, oltre che lei stessa ex atleta.
È possibile utilizzare la mente a nostro vantaggio per massimizzare la nostra performance, nella vita quotidiana così come negli sport. «Sul lavoro, ma anche per stare bene nella complessità del mondo, ci sono molte soft skills che è possibile implementare per raggiungere una vita soddisfacente e gratificante», spiega.
Ecco allora i suoi consigli per applicare la psicologia dello sport alla vita: una mappa in 7 punti da mettere in pratica subito.
1. Per essere efficaci bisogna imparare a stare nel presente
Partiamo dalla concentrazione: la maggior parte di noi è sempre proiettata nel futuro, in quello che deve fare e organizzare, raggiungere, e cade vittima dell’ansia. Oppure vive nel senso di colpa per quello che è stato, e rimugina di continuo. L’obiettivo è invece stare nel presente, nel qui e ora: un tempo in cui processare una cosa per volta. Solo così, distrutto il mito del multitasking, e dell’agire contemporaneamente su più fronti, si può essere concentrati ed efficaci.
2. L’emozione è utile? La paura sì, l’ansia… dipende
Un altro passaggio fondamentale è capire se l’emozione è utile. In generale si può dire che si performa al massimo quando si è un po’ attivati a livello emotivo ma non eccessivamente. Vale anche per gli sportivi: ce ne sono alcuni che “funzionano” meglio quando sono molto sotto stress (si definiscono high sensation seeker, cercatori di sensazioni forti). Ma in generale, se la paura, come emozione ancestrale, custodita nella parte rettiliana del nostro cervello, ci salva la vita dal pericolo reale, l’ansia può ostacolarci. Perché è la paura di qualcosa che non c’è, e potrebbe anche non arrivare mai.
3. La psicologia che passa dal corpo. Il respiro
Per imparare a migliorare la propria regolazione emotiva è utile “passare dal corpo”: le emozioni, che pure derivano dai pensieri che ci attanagliano o ci entusiasmano, quindi dalla mente, sono infatti espresse da una sintomatologia specifica. Battito cardiaco, respiro affannoso, sudorazione sono indici chiari di un’emozione in corso. Ma “funziona” anche al contrario. Possiamo cioè agire sul corpo per stare meglio emotivamente. In questo senso il respiro rappresenta una chiave di volta.
Quando inspiriamo attiviamo il nostro sistema nervoso simpatico, che ha funzione eccitante e prepara l’organismo ad affrontare il pericolo. Con ogni inspiro siamo quindi un po’ più carichi di energia. L’espirazione attiva invece il sistema nervoso parasimpatico, che è responsabile del rilassamento. Abbiamo un enorme potere, da imparare a sfruttare con un po’ di respirazione consapevole: che deve essere diaframmatica e completa.
4. Lavorare in prevenzione: prendersi cura di sé sempre per reggere meglio le situazioni di stress
Un’altra strategia utile da rubare alla psicologia dello sport per non farsi sopraffare dalle emozioni è lavorare in prevenzione. Cioè avere una condotta di vita tale da garantirci il benessere fisico: e gli sportivi ovviamente fanno scuola. Prendersi cura di sé significa limitare la propria vulnerabilità e attrezzarsi al massimo per reggere al meglio e senza troppa fatica gli urti della vita. Come si fa? Dormendo bene, alimentandosi in modo sano, facendo regolare attività sportiva. Le solite buone regole che pure, quando siamo nel loop del lavoro, trascuriamo. Finendo così per reggere peggio stress e fatica.
5. Le regole per una “to do list” perfetta
Fare la lista degli obiettivi è molto utile a raggiungerli. Ma solo se è fatta bene. La premessa è che una “to do list” deve essere organizzata in base alle priorità: non si può fare tutto subito.
Il primo consiglio è allora di organizzare un calendario settimanale, specificando le priorità giornaliere che proprio non si possono posporre. In secondo luogo, utile darsi un po’ più tempo di quello che l’impegno merita. Questo libera dall’ansia di un possibile ritardo. Terzo punto: prevedere dei break. Le persone più efficaci sono quelle che sanno concedersi delle pause.
6. Mettere in agenda anche pause e “tempo per sé”
Infine, considerare nella nostra to do list anche il “tempo per noi”: sia la mezz’ora di una corsa, la lettura di un libro, un’uscita con gli amici. Saperselo concedere è importante per prevenire il malessere: diversamente si rischia di finire in un loop di puro dovere, senza sapersi più concedere il piacere.
7. Bando al multitasking. Fare sempre una cosa alla volta
La regola, poi, che vale per i momenti di lavoro più intensi come per i break e i momenti di piacere, è una: fare una cosa alla volta, senza anticipare o ripensare, senza tentare il due in uno, mai. Ne va dell’efficacia dell’azione, oltre che del nostro benessere.
Possiamo applicare la psicologia dello sport alla vita? La risposta è sì e ce la da Elisabetta Borgia, psicologa sportiva e preparatrice atletica ad altissimi livelli, oltre che lei stessa ex atleta.
È possibile utilizzare la mente a nostro vantaggio per massimizzare la nostra performance, nella vita quotidiana così come negli sport. «Sul lavoro, ma anche per stare bene nella complessità del mondo, ci sono molte soft skills che è possibile implementare per raggiungere una vita soddisfacente e gratificante», spiega.
Ecco allora i suoi consigli per applicare la psicologia dello sport alla vita: una mappa in 7 punti da mettere in pratica subito.
1. Per essere efficaci bisogna imparare a stare nel presente
Partiamo dalla concentrazione: la maggior parte di noi è sempre proiettata nel futuro, in quello che deve fare e organizzare, raggiungere, e cade vittima dell’ansia. Oppure vive nel senso di colpa per quello che è stato, e rimugina di continuo. L’obiettivo è invece stare nel presente, nel qui e ora: un tempo in cui processare una cosa per volta. Solo così, distrutto il mito del multitasking, e dell’agire contemporaneamente su più fronti, si può essere concentrati ed efficaci.
2. L’emozione è utile? La paura sì, l’ansia… dipende
Un altro passaggio fondamentale è capire se l’emozione è utile. In generale si può dire che si performa al massimo quando si è un po’ attivati a livello emotivo ma non eccessivamente. Vale anche per gli sportivi: ce ne sono alcuni che “funzionano” meglio quando sono molto sotto stress (si definiscono high sensation seeker, cercatori di sensazioni forti). Ma in generale, se la paura, come emozione ancestrale, custodita nella parte rettiliana del nostro cervello, ci salva la vita dal pericolo reale, l’ansia può ostacolarci. Perché è la paura di qualcosa che non c’è, e potrebbe anche non arrivare mai.
3. La psicologia che passa dal corpo. Il respiro
Per imparare a migliorare la propria regolazione emotiva è utile “passare dal corpo”: le emozioni, che pure derivano dai pensieri che ci attanagliano o ci entusiasmano, quindi dalla mente, sono infatti espresse da una sintomatologia specifica. Battito cardiaco, respiro affannoso, sudorazione sono indici chiari di un’emozione in corso. Ma “funziona” anche al contrario. Possiamo cioè agire sul corpo per stare meglio emotivamente. In questo senso il respiro rappresenta una chiave di volta.
Quando inspiriamo attiviamo il nostro sistema nervoso simpatico, che ha funzione eccitante e prepara l’organismo ad affrontare il pericolo. Con ogni inspiro siamo quindi un po’ più carichi di energia. L’espirazione attiva invece il sistema nervoso parasimpatico, che è responsabile del rilassamento. Abbiamo un enorme potere, da imparare a sfruttare con un po’ di respirazione consapevole: che deve essere diaframmatica e completa.
4. Lavorare in prevenzione: prendersi cura di sé sempre per reggere meglio le situazioni di stress
Un’altra strategia utile da rubare alla psicologia dello sport per non farsi sopraffare dalle emozioni è lavorare in prevenzione. Cioè avere una condotta di vita tale da garantirci il benessere fisico: e gli sportivi ovviamente fanno scuola. Prendersi cura di sé significa limitare la propria vulnerabilità e attrezzarsi al massimo per reggere al meglio e senza troppa fatica gli urti della vita. Come si fa? Dormendo bene, alimentandosi in modo sano, facendo regolare attività sportiva. Le solite buone regole che pure, quando siamo nel loop del lavoro, trascuriamo. Finendo così per reggere peggio stress e fatica.
5. Le regole per una “to do list” perfetta
Fare la lista degli obiettivi è molto utile a raggiungerli. Ma solo se è fatta bene. La premessa è che una “to do list” deve essere organizzata in base alle priorità: non si può fare tutto subito.
Il primo consiglio è allora di organizzare un calendario settimanale, specificando le priorità giornaliere che proprio non si possono posporre. In secondo luogo, utile darsi un po’ più tempo di quello che l’impegno merita. Questo libera dall’ansia di un possibile ritardo. Terzo punto: prevedere dei break. Le persone più efficaci sono quelle che sanno concedersi delle pause.
6. Mettere in agenda anche pause e “tempo per sé”
Infine, considerare nella nostra to do list anche il “tempo per noi”: sia la mezz’ora di una corsa, la lettura di un libro, un’uscita con gli amici. Saperselo concedere è importante per prevenire il malessere: diversamente si rischia di finire in un loop di puro dovere, senza sapersi più concedere il piacere.
7. Bando al multitasking. Fare sempre una cosa alla volta
La regola, poi, che vale per i momenti di lavoro più intensi come per i break e i momenti di piacere, è una: fare una cosa alla volta, senza anticipare o ripensare, senza tentare il due in uno, mai. Ne va dell’efficacia dell’azione, oltre che del nostro benessere.
Venerdì 19 gennaio 24
Quante volte abbiamo letto e sentito dire dall’amico di turno che bere un bicchiere d’acqua calda con l’aggiunta magari di limone al mattino fa dimagrire, o aumenta il metabolismo, o depura; spiace sfatare una credenza molto diffusa, ma a depurare il nostro corpo ci pensano gli organi, come fegato e reni, e ce lo spiega il medico dietologo e divulgatore scientifico Edoardo Mocini.
“Uno dei miti più forti nell’ambito dell’alimentazione è quello legato ai piccoli accorgimenti che dovrebbero garantirci salute e benessere, come bere acqua e limone la mattina. A volte si aggiunge miele, altre volte zenzero, variando anche la temperatura della bevanda.
Ha senso farlo? Se l’obiettivo è depurarsi, la risposta è no.
Il nostro corpo si depura con i suoi organi, reni e fegato in primis. Quando questi non funzionano, lo sanno bene i pazienti con problematiche di questo tipo, non è certo acqua e limone a risolvere il problema.
Anche l’idea che la bevanda possa modificare il nostro PH «acidificando» o «alcalinizzando», a seconda delle fonti di questa bufala, non ha alcuna base scientifica.
Il nostro corpo mantiene un equilibrio acido-base grazie a numerosi meccanismi regolatori.
Per lo stomaco generalmente non c’è alcun pericolo (il Ph dello stomaco è ancora più basso, quindi più acido, di quello del limone). I denti, al contrario, potrebbero risultare danneggiati nello smalto dal consumo eccessivo di succo di limone.
Nulla da temere se lo usiamo per condire gli alimenti, anzi, il succo di limone aumenta l’assorbimento del ferro presente nelle verdure. Inoltre, mescolandosi con il cibo il suo potere corrosivo sullo smalto dentale diminuisce.
Ricapitolando, dunque, il limone è un frutto pieno di sostanze benefiche e consumarlo ha i suoi vantaggi. L’acqua, lo sappiamo bene, è fondamentale. Ricordarsi di bere e di mantenere un buon apporto idrico è importante. Ma unire il limone con l’acqua, calda o fredda, non trasforma la bevanda in pozione magica. Dobbiamo accettare, invece che la salute sia il frutto di scelte quotidiane, spesso banali ma costanti nel tempo.”
L’unica verità è che è importante bere acqua perché idrata l’organismo e favorisce il mantenimento del bilancio idrico. Fredda o calda che sia, il nostro organismo attiva meccanismi per il mantenimento dell’equilibrio osmotico e della temperatura corporea ottimale alla vita.
Le tisane favoriscono la digestione e il rilassamento anche in virtù dell’acqua calda in quanto il calore rilassa la muscolatura e l’acqua calda può risultare un buon veicolo per alcuni principi attivi contenuti nelle piante. Attenzione però, l’acqua se calda cambia il suo profilo nutrizionale in minerali, ad esempio il calcio e il magnesio presenti nell’acqua del rubinetto sono protettivi cardiovascolari riconosciuti e aumentando la temperatura possono precipitare.
Quante volte abbiamo letto e sentito dire dall’amico di turno che bere un bicchiere d’acqua calda con l’aggiunta magari di limone al mattino fa dimagrire, o aumenta il metabolismo, o depura; spiace sfatare una credenza molto diffusa, ma a depurare il nostro corpo ci pensano gli organi, come fegato e reni, e ce lo spiega il medico dietologo e divulgatore scientifico Edoardo Mocini.
“Uno dei miti più forti nell’ambito dell’alimentazione è quello legato ai piccoli accorgimenti che dovrebbero garantirci salute e benessere, come bere acqua e limone la mattina. A volte si aggiunge miele, altre volte zenzero, variando anche la temperatura della bevanda.
Ha senso farlo? Se l’obiettivo è depurarsi, la risposta è no.
Il nostro corpo si depura con i suoi organi, reni e fegato in primis. Quando questi non funzionano, lo sanno bene i pazienti con problematiche di questo tipo, non è certo acqua e limone a risolvere il problema.
Anche l’idea che la bevanda possa modificare il nostro PH «acidificando» o «alcalinizzando», a seconda delle fonti di questa bufala, non ha alcuna base scientifica.
Il nostro corpo mantiene un equilibrio acido-base grazie a numerosi meccanismi regolatori.
Per lo stomaco generalmente non c’è alcun pericolo (il Ph dello stomaco è ancora più basso, quindi più acido, di quello del limone). I denti, al contrario, potrebbero risultare danneggiati nello smalto dal consumo eccessivo di succo di limone.
Nulla da temere se lo usiamo per condire gli alimenti, anzi, il succo di limone aumenta l’assorbimento del ferro presente nelle verdure. Inoltre, mescolandosi con il cibo il suo potere corrosivo sullo smalto dentale diminuisce.
Ricapitolando, dunque, il limone è un frutto pieno di sostanze benefiche e consumarlo ha i suoi vantaggi. L’acqua, lo sappiamo bene, è fondamentale. Ricordarsi di bere e di mantenere un buon apporto idrico è importante. Ma unire il limone con l’acqua, calda o fredda, non trasforma la bevanda in pozione magica. Dobbiamo accettare, invece che la salute sia il frutto di scelte quotidiane, spesso banali ma costanti nel tempo.”
L’unica verità è che è importante bere acqua perché idrata l’organismo e favorisce il mantenimento del bilancio idrico. Fredda o calda che sia, il nostro organismo attiva meccanismi per il mantenimento dell’equilibrio osmotico e della temperatura corporea ottimale alla vita.
Le tisane favoriscono la digestione e il rilassamento anche in virtù dell’acqua calda in quanto il calore rilassa la muscolatura e l’acqua calda può risultare un buon veicolo per alcuni principi attivi contenuti nelle piante. Attenzione però, l’acqua se calda cambia il suo profilo nutrizionale in minerali, ad esempio il calcio e il magnesio presenti nell’acqua del rubinetto sono protettivi cardiovascolari riconosciuti e aumentando la temperatura possono precipitare.
Venerdì 12 gennaio 24
Dopo gli eccessi delle feste che, volendo quantificare, si riducono a 5 giorni tra Vigilia, Natale, San Silvestro, Capodanno ed Epifania, c’è la corsa alla remise en forme.
Inutile a detta della maggior parte dei nutrizionisti se, nel corso dell’anno, si segue uno stile di vita salutare, fatto di alimentazione bilanciata e attività fisica costante. Così come inutili sono i regimi detox dal momento che non hanno un fondamento scientifico. “Detox” significa “disintossicare” e non esistono articoli scientifici in grado di evidenziare cosa vi sia di così tossico per l’organismo dopo un pasto — preparato con ingredienti freschi — per quanto abbondante e poco equilibrato possa essere.
Food mentor, divulgatore scientifico e conduttore televisivo, ma soprattutto esperto di cucina salutare, Marco Bianchi rassicura: «Se alle volte, soprattutto in questo periodo, ci concediamo menu esagerati, nessun problema. Tanto più se quelle esagerazioni ci danno soddisfazione». Come dire: le abbuffate (estemporanee) non devono farci sentire in colpa, né allarmarci. «Possono anzi essere terapeutiche perché il cibo è piacere, condivisione e amore, soprattutto quando preparato insieme. Mai come in questo periodo storico ne abbiamo bisogno».
Le diete detox non hanno un fondamento scientifico anche perché se si accusa un senso di pesantezza da mangiata eccessiva, «basta evitarne altre per qualche giorno. Fino a tornare pian piano alla normalità — insiste Bianchi —. Senza considerare che il nostro corpo è una macchina perfetta. Abbiamo organi — fegato, reni, intestino e pelle — preposti alla depurazione. Anche per questo motivo è davvero difficile accumulare danni da alimentazione fino al punto da intossicarsi. Persino impossibile se si considera che viviamo di Dieta Mediterranea, uno stile che tiene conto del territorio e della stagionalità. E che prevede un consumo di alimenti integrali e freschi, poco trasformati, ma soprattutto variegati, grazie a semine diversificate per area e alla rotazione delle colture. Insomma, c’è da stare tranquilli, senza però abbassare la guardia: serve un lavoro regolare e continuo».
Quali strategie dobbiamo adottare in questo principio di anno, e a seguire, per tornare in forma senza precluderci golose concessioni lo spiega ancora Marco Bianchi. «Per prima cosa, in presenza di sovrappeso, è importante consultare un dietologo o un nutrizionista che, previa accurata visita medica, imposterà un percorso di dimagrimento personalizzato e bilanciato. Ricordiamoci che non esistono diete universali, né tanto meno fai-da-te. Il parere del professionista è irrinunciabile». In caso, invece, di persone normopeso, è sufficiente adottare piccoli, ma ripetuti, accorgimenti. «Primo tra tutti: evitiamo i super alcolici. E preferiamo l’acqua al vino — sottolinea Bianchi —. Poi meno dolci e zuccheri raffinati, da mangiare preferibilmente a colazione quando il metabolismo è più attivo e, di conseguenza, il consumo di calorie e il dispendio energetico sono maggiori. Da prediligere: fette biscottate, pane e marmellata, cereale e biscotti». Di stagione, fresca oppure cotta, frutta e verdura in tavola non devono mai mancare: «Raccomando le 5 porzioni base, da assumere durante i pasti, ma anche come spuntino a metà mattina e nel mezzo del pomeriggio. Se la teniamo come buona abitudine, una sorta di comportamento virtuoso quotidiano, avremo un vantaggio sugli eccessi a cui di tanto in tanto cediamo. Recuperare gli sgarri sarà più semplice».
Fuori menu, ma determinante, è anche l’attività fisica. Da praticare, raccomanda Bianchi, almeno due o tre volte alla settimana, non come momento estemporaneo di consumo quando si mangia troppo. In questo caso potrebbe persino essere pericolosa perché, di colpo, si arriva a mettere a dura prova un organismo appesantito e poco allenato, se non per nulla. «Insieme a un corretto regime alimentare, l’attività fisica è un’efficace soluzione disintossicante dal momento che brucia i grassi ed elimina le tossine. È sufficiente mezz’ora di camminata sostenuta all’aperto, o anche corsa. In alternativa la bicicletta, nuoto e palestra.
Dopo gli eccessi delle feste che, volendo quantificare, si riducono a 5 giorni tra Vigilia, Natale, San Silvestro, Capodanno ed Epifania, c’è la corsa alla remise en forme.
Inutile a detta della maggior parte dei nutrizionisti se, nel corso dell’anno, si segue uno stile di vita salutare, fatto di alimentazione bilanciata e attività fisica costante. Così come inutili sono i regimi detox dal momento che non hanno un fondamento scientifico. “Detox” significa “disintossicare” e non esistono articoli scientifici in grado di evidenziare cosa vi sia di così tossico per l’organismo dopo un pasto — preparato con ingredienti freschi — per quanto abbondante e poco equilibrato possa essere.
Food mentor, divulgatore scientifico e conduttore televisivo, ma soprattutto esperto di cucina salutare, Marco Bianchi rassicura: «Se alle volte, soprattutto in questo periodo, ci concediamo menu esagerati, nessun problema. Tanto più se quelle esagerazioni ci danno soddisfazione». Come dire: le abbuffate (estemporanee) non devono farci sentire in colpa, né allarmarci. «Possono anzi essere terapeutiche perché il cibo è piacere, condivisione e amore, soprattutto quando preparato insieme. Mai come in questo periodo storico ne abbiamo bisogno».
Le diete detox non hanno un fondamento scientifico anche perché se si accusa un senso di pesantezza da mangiata eccessiva, «basta evitarne altre per qualche giorno. Fino a tornare pian piano alla normalità — insiste Bianchi —. Senza considerare che il nostro corpo è una macchina perfetta. Abbiamo organi — fegato, reni, intestino e pelle — preposti alla depurazione. Anche per questo motivo è davvero difficile accumulare danni da alimentazione fino al punto da intossicarsi. Persino impossibile se si considera che viviamo di Dieta Mediterranea, uno stile che tiene conto del territorio e della stagionalità. E che prevede un consumo di alimenti integrali e freschi, poco trasformati, ma soprattutto variegati, grazie a semine diversificate per area e alla rotazione delle colture. Insomma, c’è da stare tranquilli, senza però abbassare la guardia: serve un lavoro regolare e continuo».
Quali strategie dobbiamo adottare in questo principio di anno, e a seguire, per tornare in forma senza precluderci golose concessioni lo spiega ancora Marco Bianchi. «Per prima cosa, in presenza di sovrappeso, è importante consultare un dietologo o un nutrizionista che, previa accurata visita medica, imposterà un percorso di dimagrimento personalizzato e bilanciato. Ricordiamoci che non esistono diete universali, né tanto meno fai-da-te. Il parere del professionista è irrinunciabile». In caso, invece, di persone normopeso, è sufficiente adottare piccoli, ma ripetuti, accorgimenti. «Primo tra tutti: evitiamo i super alcolici. E preferiamo l’acqua al vino — sottolinea Bianchi —. Poi meno dolci e zuccheri raffinati, da mangiare preferibilmente a colazione quando il metabolismo è più attivo e, di conseguenza, il consumo di calorie e il dispendio energetico sono maggiori. Da prediligere: fette biscottate, pane e marmellata, cereale e biscotti». Di stagione, fresca oppure cotta, frutta e verdura in tavola non devono mai mancare: «Raccomando le 5 porzioni base, da assumere durante i pasti, ma anche come spuntino a metà mattina e nel mezzo del pomeriggio. Se la teniamo come buona abitudine, una sorta di comportamento virtuoso quotidiano, avremo un vantaggio sugli eccessi a cui di tanto in tanto cediamo. Recuperare gli sgarri sarà più semplice».
Fuori menu, ma determinante, è anche l’attività fisica. Da praticare, raccomanda Bianchi, almeno due o tre volte alla settimana, non come momento estemporaneo di consumo quando si mangia troppo. In questo caso potrebbe persino essere pericolosa perché, di colpo, si arriva a mettere a dura prova un organismo appesantito e poco allenato, se non per nulla. «Insieme a un corretto regime alimentare, l’attività fisica è un’efficace soluzione disintossicante dal momento che brucia i grassi ed elimina le tossine. È sufficiente mezz’ora di camminata sostenuta all’aperto, o anche corsa. In alternativa la bicicletta, nuoto e palestra.
Venerdì 5 gennaio 24
Le vacanze invernali possono essere un momento di pausa, da dedicare al riposo. Un riposo spesso necessario e che imita la natura, in cui tutto sembra morto e fermo, ma in cui tutto in realtà partecipa del lavoro segreto, invisibile e sotterraneo del seme, tutta energia potenziale e in attesa di nascere (o ri-nascere, come il sole dopo il solstizio, momento di passaggio centrale in molte culture).
Questo mese ci riporta al passaggio e al cambiamento, già a partire dal nome.
Gennaio era dedicato al dio romano Giano, da cui, appunto, prende il nome. Caratteristica principale del dio romano era di avere due volti, per questo è noto come «bifronte». Per la sua capacità di guardare sia avanti che indietro, era considerato il protettore delle soglie e dei passaggi. Simbolicamente, guarda sia al passato che al futuro, attività che siamo indotti a fare in questa fase di passaggio, fra un anno e l’altro. Guardando al futuro, è inevitabile cadere nella trappola insidiosa dei “buoni propositi” per l’anno nuovo. Sarà capitato a chiunque di iniziare l’anno con ottime intenzioni su abitudini da cambiare o miglioramenti da inserire nella propria vita. Sicuramente è un momento in cui è naturale fare bilanci, e quindi decidere quali cambiamenti introdurre.
Non è facile mantenere queste promesse, ma mettere a fuoco alcuni obiettivi può essere utile a darci una direzione. Bisogna però fare attenzione a non diventare giudici spietati nei nostri confronti, e appesantirci con rimproveri interiori qualora non riuscissimo perfettamente nei nostri intenti. Funziona più la carota del bastone (anzi: le punizioni non funzionano), quindi possiamo provare a premiarci quando riusciamo in qualcosa e a guardarci con empatia e benevolenza quando non riusciamo. Spesso il giudizio interno, come i sabotatori che ci portiamo dentro, sono una zavorra ancora più pesante di eventuali ostacoli esterni.
Possiamo proporci piccoli obiettivi raggiungibili e immaginarci l’anno (ma, volendo, la vita stessa) come un cammino: guardare la meta da raggiungere può essere demoralizzante, specialmente se questa è lontana e pare irraggiungibile. Eppure, passo dopo passo, ci possiamo arrivare.
Giano e gennaio hanno anche un volto che guarda indietro, al passato.
Cosa ci siamo lasciati alle spalle nel 2023?
Cosa non vogliamo portare con noi, quali “cose vecchie” abbiamo “gettato dalla finestra”?
Questo è un momento in cui possiamo decidere quali cose non vogliamo più e alleggerire il nostro bagaglio per questa nuova tappa. Dal passato possiamo imparare anche cosa non vogliamo e imparare a dire di no. Spesso sono i «no» che diciamo noi ad aiutarci a crescere.
Per la psicologia dello sviluppo, quando impariamo a dire di no siamo arrivati a un livello di sviluppo per cui ci riconosciamo separati da chi ci sta intorno, sappiamo di avere una mente e una volontà diversa da quella degli altri.
Per questo può essere difficile: ogni no che diciamo, comporta a un certo livello, una separazione da qualcuno o qualcosa. Tuttavia, per quanto doloroso e difficile, alleggerire il nostro zaino metaforico, rende il nostro viaggio più confortevole.
Ancora più importante: la fine dell’anno porta anche tradizionalmente alcuni doni.
Cosa ci ha regalato, simbolicamente, il 2023? Quali tesori acquisiti nell’anno scorso possiamo portare con noi?
Tornando alla metafora del cammino, quanta soddisfazione si prova quando, dopo alcune ore di cammino, ci voltiamo e riusciamo a scorgere lontano, all’orizzonte, il punto di partenza?
Una torre, un campanile sotto cui siamo passati alla partenza, ora è un oggetto piccolissimo ma ancora distinguibile, che ci aiuta a notare quanta strada abbiamo fatto. Allo stesso modo, nel nostro passaggio da un anno all’altro, è bene non dimenticare i risultati che abbiamo ottenuto, le cose che abbiamo imparato e, simbolicamente, i doni che il 2023 ci ha fatto.
Per questo possiamo anche provare a sentire e a dimostrare gratitudine. A noi stessi e a chi o cosa ci ha fatto questi doni.
Aver fatto spazio nel nostro bagaglio, lascia posto a cose nuove che possiamo portare con noi. Il vuoto può far paura se concentriamo la nostra attenzione a ciò che non c’è, ma diventa ricco di opportunità, stimolante, se lo guardiamo nella sua potenzialità di aggiungere novità e, appunto, nuove possibilità.
Tornando a Giano, però, non dimentichiamo che gli manca la visione del presente. Dobbiamo prestare attenzione per non incorrere nello stesso errore. Siamo in un momento di passaggio, ma è essenziale non perdere consapevolezza del qui e ora, riconoscere che il pezzetto di terra su cui poggiamo i piedi, sebbene sia conseguenza del cammino intrapreso e sia il trampolino da cui muove il cammino di fronte a noi, è fondamentale non solo per queste ragioni.
Dal momento presente, dal respiro di questo istante, possiamo prendere le energie che posso aiutarci nella ripresa dopo le vacanze.
Possiamo farci accompagnare da Giano in ogni istante, ogni momento è degno di esser vissuto e celebrato come un rito di passaggio, ma dobbiamo restare comunque radicati nel presente e saper oscillare fra pausa e movimento, fra riflessione e azione, fra carica e scarica. Abbiamo bisogno di un terzo volto, che guarda costantemente nel qui e ora, e anche dentro.
Stiamo nel presente, raccogliamo le nostre forze, i nostri bagagli e prepariamoci a riprendere il nostro cammino.
Le vacanze invernali possono essere un momento di pausa, da dedicare al riposo. Un riposo spesso necessario e che imita la natura, in cui tutto sembra morto e fermo, ma in cui tutto in realtà partecipa del lavoro segreto, invisibile e sotterraneo del seme, tutta energia potenziale e in attesa di nascere (o ri-nascere, come il sole dopo il solstizio, momento di passaggio centrale in molte culture).
Questo mese ci riporta al passaggio e al cambiamento, già a partire dal nome.
Gennaio era dedicato al dio romano Giano, da cui, appunto, prende il nome. Caratteristica principale del dio romano era di avere due volti, per questo è noto come «bifronte». Per la sua capacità di guardare sia avanti che indietro, era considerato il protettore delle soglie e dei passaggi. Simbolicamente, guarda sia al passato che al futuro, attività che siamo indotti a fare in questa fase di passaggio, fra un anno e l’altro. Guardando al futuro, è inevitabile cadere nella trappola insidiosa dei “buoni propositi” per l’anno nuovo. Sarà capitato a chiunque di iniziare l’anno con ottime intenzioni su abitudini da cambiare o miglioramenti da inserire nella propria vita. Sicuramente è un momento in cui è naturale fare bilanci, e quindi decidere quali cambiamenti introdurre.
Non è facile mantenere queste promesse, ma mettere a fuoco alcuni obiettivi può essere utile a darci una direzione. Bisogna però fare attenzione a non diventare giudici spietati nei nostri confronti, e appesantirci con rimproveri interiori qualora non riuscissimo perfettamente nei nostri intenti. Funziona più la carota del bastone (anzi: le punizioni non funzionano), quindi possiamo provare a premiarci quando riusciamo in qualcosa e a guardarci con empatia e benevolenza quando non riusciamo. Spesso il giudizio interno, come i sabotatori che ci portiamo dentro, sono una zavorra ancora più pesante di eventuali ostacoli esterni.
Possiamo proporci piccoli obiettivi raggiungibili e immaginarci l’anno (ma, volendo, la vita stessa) come un cammino: guardare la meta da raggiungere può essere demoralizzante, specialmente se questa è lontana e pare irraggiungibile. Eppure, passo dopo passo, ci possiamo arrivare.
Giano e gennaio hanno anche un volto che guarda indietro, al passato.
Cosa ci siamo lasciati alle spalle nel 2023?
Cosa non vogliamo portare con noi, quali “cose vecchie” abbiamo “gettato dalla finestra”?
Questo è un momento in cui possiamo decidere quali cose non vogliamo più e alleggerire il nostro bagaglio per questa nuova tappa. Dal passato possiamo imparare anche cosa non vogliamo e imparare a dire di no. Spesso sono i «no» che diciamo noi ad aiutarci a crescere.
Per la psicologia dello sviluppo, quando impariamo a dire di no siamo arrivati a un livello di sviluppo per cui ci riconosciamo separati da chi ci sta intorno, sappiamo di avere una mente e una volontà diversa da quella degli altri.
Per questo può essere difficile: ogni no che diciamo, comporta a un certo livello, una separazione da qualcuno o qualcosa. Tuttavia, per quanto doloroso e difficile, alleggerire il nostro zaino metaforico, rende il nostro viaggio più confortevole.
Ancora più importante: la fine dell’anno porta anche tradizionalmente alcuni doni.
Cosa ci ha regalato, simbolicamente, il 2023? Quali tesori acquisiti nell’anno scorso possiamo portare con noi?
Tornando alla metafora del cammino, quanta soddisfazione si prova quando, dopo alcune ore di cammino, ci voltiamo e riusciamo a scorgere lontano, all’orizzonte, il punto di partenza?
Una torre, un campanile sotto cui siamo passati alla partenza, ora è un oggetto piccolissimo ma ancora distinguibile, che ci aiuta a notare quanta strada abbiamo fatto. Allo stesso modo, nel nostro passaggio da un anno all’altro, è bene non dimenticare i risultati che abbiamo ottenuto, le cose che abbiamo imparato e, simbolicamente, i doni che il 2023 ci ha fatto.
Per questo possiamo anche provare a sentire e a dimostrare gratitudine. A noi stessi e a chi o cosa ci ha fatto questi doni.
Aver fatto spazio nel nostro bagaglio, lascia posto a cose nuove che possiamo portare con noi. Il vuoto può far paura se concentriamo la nostra attenzione a ciò che non c’è, ma diventa ricco di opportunità, stimolante, se lo guardiamo nella sua potenzialità di aggiungere novità e, appunto, nuove possibilità.
Tornando a Giano, però, non dimentichiamo che gli manca la visione del presente. Dobbiamo prestare attenzione per non incorrere nello stesso errore. Siamo in un momento di passaggio, ma è essenziale non perdere consapevolezza del qui e ora, riconoscere che il pezzetto di terra su cui poggiamo i piedi, sebbene sia conseguenza del cammino intrapreso e sia il trampolino da cui muove il cammino di fronte a noi, è fondamentale non solo per queste ragioni.
Dal momento presente, dal respiro di questo istante, possiamo prendere le energie che posso aiutarci nella ripresa dopo le vacanze.
Possiamo farci accompagnare da Giano in ogni istante, ogni momento è degno di esser vissuto e celebrato come un rito di passaggio, ma dobbiamo restare comunque radicati nel presente e saper oscillare fra pausa e movimento, fra riflessione e azione, fra carica e scarica. Abbiamo bisogno di un terzo volto, che guarda costantemente nel qui e ora, e anche dentro.
Stiamo nel presente, raccogliamo le nostre forze, i nostri bagagli e prepariamoci a riprendere il nostro cammino.
Venerdì 29 dicembre 23
Vogliamo chiudere il 2023 del #cosmosmagazine con un estratto di Deepak Chopra, medico indiano, scrittore, professore universitario di neuroscienze, esperto di meditazione trascendentale e di filosofia vedantica, di ayurveda e fisica quantistica, con un augurio che possa esservi d’ispirazione e di aiuto per affrontare il nuovo anno.
< Mentre ci avviciniamo al 2024, qualunque siano le tue esperienze, ora è il momento di lasciare andare il passato ed esplorare le avventure che ci attendono. I tempi di transizione ci danno l’opportunità di rivalutare la nostra vita, magari apportando gli aggiustamenti necessari per riallinearci ai nostri obiettivi spirituali. Per poter abbracciare pienamente il nuovo anno, dobbiamo risolvere i problemi del passato, non possiamo aspettarci di essere felici se continuiamo a trattenere tutto ciò che ci rende tristi. Proprio come il nostro corpo ha bisogno di spazio per crescere, dobbiamo fare spazio nella nostra mente alle idee meravigliose che aspettano di essere manifestate.
Trova un luogo e un tempo tranquillo in cui tu possa "rivedere" l’anno passato: a cominciare dallo scorso gennaio e così via, mese dopo mese, senza faticare a ricordare tutto, cerca di non giudicare o soffermarti troppo a lungo su nessuna situazione, ma nota tutto ciò che ha portato una carica emotiva. È importante accettare qualunque cosa sia accaduta, non c'è nulla che tu possa fare per cambiare qualcosa, quindi abbandona ogni rimpianto o "e se". L’accettazione del passato ti permetterà di creare il futuro che meriti. Come consigliava l’autore John Templeton, “Concentrati su dove vuoi andare, invece che su dove sei stato”.
Mentre fai “il tuo riepilogo”, sii consapevole di chiunque ritieni possa averti ferito o potresti aver ferito tu, se non li hai perdonati o non hai perdonato te stesso, ora è il momento di farlo. Spesso non possiamo perdonare ciò che è stato fatto, ma possiamo sempre perdonare la persona che lo ha fatto: se non perdoni, rimarrai sempre connesso alla situazione, che ti prosciugherà energeticamente e oscurerà tutte le interazioni future. Le cose difficili della vita spesso ci aprono gli occhi sulle cose belle a cui non prestavamo attenzione; perdona ora e sii libero di goderti appieno il prossimo anno.
Prenditi del tempo per goderti i risultati dell'anno passato, non importa quanto piccoli, erano tutti importanti! Sii orgoglioso delle sfide che hai superato, dei nuovi modi creativi di fare le cose o del sostegno che hai dato a chi ti circonda, non importa quanto potesse essere caotico, confuso o difficile, c'erano sempre quei punti luminosi inaspettati, quando il sole spuntava da dietro le nuvole. Magari scrivi i tuoi risultati e le cose per le quali sei grato e porta questo elenco nel nuovo anno e continua ad aggiornarlo man mano che vai avanti.
Infine, fai alcuni respiri profondi e purificanti: se c'è tensione o oppressione nel tuo corpo, respira in quella zona. Usa il respiro per ammorbidire il tuo corpo, mentre espiri, immagina di rilasciare tutto ciò che rimane e che non ti serve più, che tu lo ricordi o no. Lo studioso di diritto americano Oliver Wendell Holmes ha affermato: “Per raggiungere il paradiso, dobbiamo navigare a volte con il vento e a volte contro di esso. Ma dobbiamo navigare e non andare alla deriva, né restare all’ancora”. Rimanere bloccati nel passato non ti servirà mai; concludi l'anno riempiendo le tue vele con un grande sospiro di gratitudine. Non importa cosa sia successo, sei un altro anno più vicino all’illuminazione. Ti suggerisco di iniziare prendendoti qualche minuto per sederti in silenzio e porre al tuo Sé Superiore due domande: "Cosa voglio?" e "Qual è il mio scopo?"
Chiediglielo all'inizio dell'anno e anche regolarmente mentre avanzi nel corso dell'anno notando i cambiamenti man mano che cresci e ti evolvi. Quando fai queste domande, vedi se riesci ad andare oltre l’ego e i suoi desideri materialistici e scoprire ciò a cui aspira la tua anima e come il tuo scopo non solo supporta il tuo viaggio spirituale ma anche il mondo che ti circonda. Una cosa da non fare nel nuovo anno è desiderare che le cose siano come erano nel passato: non lo sono e non lo saranno mai, ora è il momento di stare attenti alle nuove opportunità, di andare con coraggio dove non sei mai stato prima. E ricorda che alcune delle più grandi benedizioni della vita arrivano in modi inaspettati.
Sii gentile e gentile con te stesso, riposati a sufficienza, fai esercizio fisico regolare e segui una dieta sana. Ascolta il tuo corpo e cerca di evitare cose che ti causano disagio, ora che hai abbandonato le tue cattive abitudini, hai spazio per introdurne alcune buone. Trascorri del tempo con le persone che trovi edificanti. Sii aperto e ascolta altri punti di vista, ma non permettere agli altri di controllare la tua vita. Parla dalla tua verità interiore, sii te stesso e resisti a rimanere intrappolato nelle storie che il tuo ego crea per te o per coloro con cui siamo bombardati dalle notizie e dai social media. Preparati a guardare oltre l'ovvio, non sai mai quale meravigliosa magia potresti scoprire. Ci saranno sfide ma niente che tu non possa gestire. Vivi la tua vita consapevolmente, non prendere decisioni avventate, sii paziente, hai l'eternità.
Se non ne hai già una, stabilisci una pratica spirituale adatta al tuo stile di vita: includi una meditazione silenziosa quotidiana, partecipa a un corso di yoga, impara alcuni esercizi di respirazione pranayama e prova a seguire una routine ayurvedica. Rimani centrato e con i piedi per terra, trascorri del tempo nella natura, diventa un maestro di tutto ciò che fai e sii consapevole: quando viviamo con consapevolezza tutta la nostra vita diventa la nostra pratica spirituale.
E in ultimo ti propongo la “Cerimonia di transizione”
Questa è una cerimonia semplice, che può essere celebrata a Capodanno o la mattina di Capodanno, ma può essere celebrata in un altro momento se per te è più comodo. Prendi due piccole candele, i lumini funzionano bene. Segnane uno in modo da poterli distinguere. Tienine uno tra le mani a coppa, chiudi gli occhi e immagina di rilasciare nella candela tutto ciò che vuoi lasciare andare dall'anno passato. Mettilo da parte e tieni l'altra candela. Chiudi gli occhi e immagina di mettere in questa candela tutte le cose meravigliose che vuoi che accadano e raggiungano nel prossimo anno. Prima di andare a dormire a Capodanno, se possibile, accendi la prima candela. Mettilo in un posto sicuro e lascia che le cose che vuoi liberare brucino durante la notte. La mattina dopo, accendi la seconda candela e mettila di nuovo in un posto sicuro. Mentre entri nella tua giornata, permetti alla luce della candela di portare tutti i tuoi desideri nel nuovo anno.
L'universo come lo conosciamo è stato creato come un gioco di coscienza, poi abbiamo erroneamente iniziato a prenderlo sul serio: ora è il momento di alleggerirsi di nuovo. Assicurati di fare qualcosa solo per divertimento ogni giorno. Facciamo tutti parte di un'unica coscienza collettiva, tutto quello che fai ha un effetto su tutti gli altri, immagina l'effetto se tutti iniziassero a divertirsi.
Ma, come ci ha detto il poeta indiano Rabindranath Tagore, “Non puoi attraversare il mare semplicemente stando in piedi e fissando l’acqua”. Sta a tutti noi rendere il 2024 l’anno più divertente di sempre.>
Buon anno nuovo.
Vogliamo chiudere il 2023 del #cosmosmagazine con un estratto di Deepak Chopra, medico indiano, scrittore, professore universitario di neuroscienze, esperto di meditazione trascendentale e di filosofia vedantica, di ayurveda e fisica quantistica, con un augurio che possa esservi d’ispirazione e di aiuto per affrontare il nuovo anno.
< Mentre ci avviciniamo al 2024, qualunque siano le tue esperienze, ora è il momento di lasciare andare il passato ed esplorare le avventure che ci attendono. I tempi di transizione ci danno l’opportunità di rivalutare la nostra vita, magari apportando gli aggiustamenti necessari per riallinearci ai nostri obiettivi spirituali. Per poter abbracciare pienamente il nuovo anno, dobbiamo risolvere i problemi del passato, non possiamo aspettarci di essere felici se continuiamo a trattenere tutto ciò che ci rende tristi. Proprio come il nostro corpo ha bisogno di spazio per crescere, dobbiamo fare spazio nella nostra mente alle idee meravigliose che aspettano di essere manifestate.
Trova un luogo e un tempo tranquillo in cui tu possa "rivedere" l’anno passato: a cominciare dallo scorso gennaio e così via, mese dopo mese, senza faticare a ricordare tutto, cerca di non giudicare o soffermarti troppo a lungo su nessuna situazione, ma nota tutto ciò che ha portato una carica emotiva. È importante accettare qualunque cosa sia accaduta, non c'è nulla che tu possa fare per cambiare qualcosa, quindi abbandona ogni rimpianto o "e se". L’accettazione del passato ti permetterà di creare il futuro che meriti. Come consigliava l’autore John Templeton, “Concentrati su dove vuoi andare, invece che su dove sei stato”.
Mentre fai “il tuo riepilogo”, sii consapevole di chiunque ritieni possa averti ferito o potresti aver ferito tu, se non li hai perdonati o non hai perdonato te stesso, ora è il momento di farlo. Spesso non possiamo perdonare ciò che è stato fatto, ma possiamo sempre perdonare la persona che lo ha fatto: se non perdoni, rimarrai sempre connesso alla situazione, che ti prosciugherà energeticamente e oscurerà tutte le interazioni future. Le cose difficili della vita spesso ci aprono gli occhi sulle cose belle a cui non prestavamo attenzione; perdona ora e sii libero di goderti appieno il prossimo anno.
Prenditi del tempo per goderti i risultati dell'anno passato, non importa quanto piccoli, erano tutti importanti! Sii orgoglioso delle sfide che hai superato, dei nuovi modi creativi di fare le cose o del sostegno che hai dato a chi ti circonda, non importa quanto potesse essere caotico, confuso o difficile, c'erano sempre quei punti luminosi inaspettati, quando il sole spuntava da dietro le nuvole. Magari scrivi i tuoi risultati e le cose per le quali sei grato e porta questo elenco nel nuovo anno e continua ad aggiornarlo man mano che vai avanti.
Infine, fai alcuni respiri profondi e purificanti: se c'è tensione o oppressione nel tuo corpo, respira in quella zona. Usa il respiro per ammorbidire il tuo corpo, mentre espiri, immagina di rilasciare tutto ciò che rimane e che non ti serve più, che tu lo ricordi o no. Lo studioso di diritto americano Oliver Wendell Holmes ha affermato: “Per raggiungere il paradiso, dobbiamo navigare a volte con il vento e a volte contro di esso. Ma dobbiamo navigare e non andare alla deriva, né restare all’ancora”. Rimanere bloccati nel passato non ti servirà mai; concludi l'anno riempiendo le tue vele con un grande sospiro di gratitudine. Non importa cosa sia successo, sei un altro anno più vicino all’illuminazione. Ti suggerisco di iniziare prendendoti qualche minuto per sederti in silenzio e porre al tuo Sé Superiore due domande: "Cosa voglio?" e "Qual è il mio scopo?"
Chiediglielo all'inizio dell'anno e anche regolarmente mentre avanzi nel corso dell'anno notando i cambiamenti man mano che cresci e ti evolvi. Quando fai queste domande, vedi se riesci ad andare oltre l’ego e i suoi desideri materialistici e scoprire ciò a cui aspira la tua anima e come il tuo scopo non solo supporta il tuo viaggio spirituale ma anche il mondo che ti circonda. Una cosa da non fare nel nuovo anno è desiderare che le cose siano come erano nel passato: non lo sono e non lo saranno mai, ora è il momento di stare attenti alle nuove opportunità, di andare con coraggio dove non sei mai stato prima. E ricorda che alcune delle più grandi benedizioni della vita arrivano in modi inaspettati.
Sii gentile e gentile con te stesso, riposati a sufficienza, fai esercizio fisico regolare e segui una dieta sana. Ascolta il tuo corpo e cerca di evitare cose che ti causano disagio, ora che hai abbandonato le tue cattive abitudini, hai spazio per introdurne alcune buone. Trascorri del tempo con le persone che trovi edificanti. Sii aperto e ascolta altri punti di vista, ma non permettere agli altri di controllare la tua vita. Parla dalla tua verità interiore, sii te stesso e resisti a rimanere intrappolato nelle storie che il tuo ego crea per te o per coloro con cui siamo bombardati dalle notizie e dai social media. Preparati a guardare oltre l'ovvio, non sai mai quale meravigliosa magia potresti scoprire. Ci saranno sfide ma niente che tu non possa gestire. Vivi la tua vita consapevolmente, non prendere decisioni avventate, sii paziente, hai l'eternità.
Se non ne hai già una, stabilisci una pratica spirituale adatta al tuo stile di vita: includi una meditazione silenziosa quotidiana, partecipa a un corso di yoga, impara alcuni esercizi di respirazione pranayama e prova a seguire una routine ayurvedica. Rimani centrato e con i piedi per terra, trascorri del tempo nella natura, diventa un maestro di tutto ciò che fai e sii consapevole: quando viviamo con consapevolezza tutta la nostra vita diventa la nostra pratica spirituale.
E in ultimo ti propongo la “Cerimonia di transizione”
Questa è una cerimonia semplice, che può essere celebrata a Capodanno o la mattina di Capodanno, ma può essere celebrata in un altro momento se per te è più comodo. Prendi due piccole candele, i lumini funzionano bene. Segnane uno in modo da poterli distinguere. Tienine uno tra le mani a coppa, chiudi gli occhi e immagina di rilasciare nella candela tutto ciò che vuoi lasciare andare dall'anno passato. Mettilo da parte e tieni l'altra candela. Chiudi gli occhi e immagina di mettere in questa candela tutte le cose meravigliose che vuoi che accadano e raggiungano nel prossimo anno. Prima di andare a dormire a Capodanno, se possibile, accendi la prima candela. Mettilo in un posto sicuro e lascia che le cose che vuoi liberare brucino durante la notte. La mattina dopo, accendi la seconda candela e mettila di nuovo in un posto sicuro. Mentre entri nella tua giornata, permetti alla luce della candela di portare tutti i tuoi desideri nel nuovo anno.
L'universo come lo conosciamo è stato creato come un gioco di coscienza, poi abbiamo erroneamente iniziato a prenderlo sul serio: ora è il momento di alleggerirsi di nuovo. Assicurati di fare qualcosa solo per divertimento ogni giorno. Facciamo tutti parte di un'unica coscienza collettiva, tutto quello che fai ha un effetto su tutti gli altri, immagina l'effetto se tutti iniziassero a divertirsi.
Ma, come ci ha detto il poeta indiano Rabindranath Tagore, “Non puoi attraversare il mare semplicemente stando in piedi e fissando l’acqua”. Sta a tutti noi rendere il 2024 l’anno più divertente di sempre.>
Buon anno nuovo.
Venerdì 23 dicembre 23
Con l’arrivo delle festività capita più spesso di quanto credi di provare un mix di emozioni, più o meno piacevoli. É assolutamente normale: il Natale può non essere solo gioia e allegria, ma anche un momento in cui è possibile sperimentare vulnerabilità o nostalgia.
Non c’è una regola che dica che dobbiamo essere sempre felici durante le festività, anche se la società sembra suggerirci il contrario: è ok provare un po’ di solitudine, sentirsi tristi o anche un po' smarriti. Riconoscere e accettare le proprie emozioni ci aiuta a stare meglio con noi stessi.
Proprio per questo, abbiamo pensato di darti qualche suggerimento per entrare in contatto con il bambino che è in te e con quel lato giocoso, curioso e creativo che talvolta può essere sepolto sotto le responsabilità quotidiane.
Riscoprire la parte più spensierata di sé non è per nulla facile. Questo aspetto di noi stessi spesso si perde nel trambusto quotidiano. Per questo abbiamo pensato di esplorare insieme l’importanza di connettersi con la parte autentica che risiede in ognuno di noi.
Prenditi cura di te
Da bambini, ci è ben chiaro cosa vogliamo e cosa no: una delle prime cose che impariamo da chi si prende cura di noi è trovare il modo di comunicarlo. Crescendo, può accadere che accantoniamo questa capacità introspettiva e comunicativa, così come che fatichiamo a riconoscerci del valore. Del resto, ascoltarsi per comprendere e legittimare i propri bisogni, amare se stessi e pensare al proprio benessere fisico e mentale richiede tempo, pazienza e la capacità di accettarsi e amarsi con i propri limiti e difetti. Per tornare un po’ bambini, però, può bastare davvero poco:
• prendersi un momento quotidiano solo per sé e avere cura dei propri pensieri
• regalarsi qualcosa, anche di piccolo o simbolico, che si desiderava da tanto
• prendersi cura del proprio corpo per favorire maggiore benessere
• incontrare gli amici e curare le relazioni interpersonali
• trascorrere del tempo nella natura
(Re)Impara a stupirti
Ricordi la meraviglia del primo albero di Natale, con le sue luci e i suoi doni? Ecco: stupirti ancora per qualcosa come se la vedessi, o la vivessi, per la prima volta è una delle chiavi della felicità.
Provare stupore ha diversi effetti positivi:
• aumentano il benessere e la soddisfazione percepiti
• si riduce lo stress e le reazioni fisiologiche che lo accompagnano
• si riduce il rimuginio mentale e si fa spazio nella mente
• si allena il pensiero laterale e si valuta sé stessi in modo più equilibrato.
La persona che prova stupore sperimenta l’esperienza del “piccolo sé”. Percepisce dunque una maggiore connessione con una realtà più ampia, di cui si sente parte, e che amplia le sue prospettive, stimolando il senso di curiosità per ciò che la circonda e migliorando la capacità di tollerare l’incertezza e la confusione.
Dedicati ad un’attività creativa
La creatività è in grado di riconnetterci al nostro sé bambino in un modo del tutto imprevisto, molto più di altre attività. Possiamo esercitare la creatività in diversi modi:
• Suonare uno strumento: la concentrazione richiesta durante la pratica musicale può essere un momento di contatto con noi stessi, che promuove il rilassamento e contribuisce al benessere mentale
• Ascoltare musica: la musica influenza il nostro stato d’animo, allevia lo stress e crea connessioni emotive profonde con i nostri ricordi e il nostro presente
Dai valore alla tua storia
Capita di ritrovarsi incastrati in situazioni problematiche ricorrenti, senza riuscire a capire come ci si è arrivati. Riprendere in mano la propria storia e il modo in cui (ce) la raccontiamo permette di conoscerci meglio e interrompere questa ciclicità. È quindi importante recuperare la capacità di osservare gli eventi vissuti integrandoli in una prospettiva rivolta al presente, per evitare di rimanere ancorati a una visione fissa di sé e del proprio destino. Possiamo iniziare a farlo concentrandoci su tre semplici esercizi:
• Quando ti racconti agli altri, assumi la parte del protagonista della tua stessa storia. Prova quindi a dire “io penso” o “io ho fatto”; avere sempre in mente l’unicità di ciò che sei e del tuo percorso, felice o doloroso che sia, può essere davvero terapeutico
• Ritrova l’interesse per le piccole cose. Se ti senti “incastrato” in una certa situazione di vita, prova a cambiare punto di vista facendo esperienza di piccoli gesti come odorare un fiore, godere di un buon caffè o accorgerti di un fascio di luce sulla guancia
• Smetti di giudicarti. Mettendo da parte il giudizio nei tuoi confronti, soprattutto riguardo a quelle cose che non puoi cambiare, ridurrai man mano anche tutti quei sentimenti di colpa, rabbia, angoscia e vergogna che potrebbero tenerti lontano dalla tua parte più giocosa.
Riconnettersi con il proprio lato giocoso è un atto creativo che tutti possiamo compiere. Del resto, come dice Winnicott: “È nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé.”
Con l’arrivo delle festività capita più spesso di quanto credi di provare un mix di emozioni, più o meno piacevoli. É assolutamente normale: il Natale può non essere solo gioia e allegria, ma anche un momento in cui è possibile sperimentare vulnerabilità o nostalgia.
Non c’è una regola che dica che dobbiamo essere sempre felici durante le festività, anche se la società sembra suggerirci il contrario: è ok provare un po’ di solitudine, sentirsi tristi o anche un po' smarriti. Riconoscere e accettare le proprie emozioni ci aiuta a stare meglio con noi stessi.
Proprio per questo, abbiamo pensato di darti qualche suggerimento per entrare in contatto con il bambino che è in te e con quel lato giocoso, curioso e creativo che talvolta può essere sepolto sotto le responsabilità quotidiane.
Riscoprire la parte più spensierata di sé non è per nulla facile. Questo aspetto di noi stessi spesso si perde nel trambusto quotidiano. Per questo abbiamo pensato di esplorare insieme l’importanza di connettersi con la parte autentica che risiede in ognuno di noi.
Prenditi cura di te
Da bambini, ci è ben chiaro cosa vogliamo e cosa no: una delle prime cose che impariamo da chi si prende cura di noi è trovare il modo di comunicarlo. Crescendo, può accadere che accantoniamo questa capacità introspettiva e comunicativa, così come che fatichiamo a riconoscerci del valore. Del resto, ascoltarsi per comprendere e legittimare i propri bisogni, amare se stessi e pensare al proprio benessere fisico e mentale richiede tempo, pazienza e la capacità di accettarsi e amarsi con i propri limiti e difetti. Per tornare un po’ bambini, però, può bastare davvero poco:
• prendersi un momento quotidiano solo per sé e avere cura dei propri pensieri
• regalarsi qualcosa, anche di piccolo o simbolico, che si desiderava da tanto
• prendersi cura del proprio corpo per favorire maggiore benessere
• incontrare gli amici e curare le relazioni interpersonali
• trascorrere del tempo nella natura
(Re)Impara a stupirti
Ricordi la meraviglia del primo albero di Natale, con le sue luci e i suoi doni? Ecco: stupirti ancora per qualcosa come se la vedessi, o la vivessi, per la prima volta è una delle chiavi della felicità.
Provare stupore ha diversi effetti positivi:
• aumentano il benessere e la soddisfazione percepiti
• si riduce lo stress e le reazioni fisiologiche che lo accompagnano
• si riduce il rimuginio mentale e si fa spazio nella mente
• si allena il pensiero laterale e si valuta sé stessi in modo più equilibrato.
La persona che prova stupore sperimenta l’esperienza del “piccolo sé”. Percepisce dunque una maggiore connessione con una realtà più ampia, di cui si sente parte, e che amplia le sue prospettive, stimolando il senso di curiosità per ciò che la circonda e migliorando la capacità di tollerare l’incertezza e la confusione.
Dedicati ad un’attività creativa
La creatività è in grado di riconnetterci al nostro sé bambino in un modo del tutto imprevisto, molto più di altre attività. Possiamo esercitare la creatività in diversi modi:
• Suonare uno strumento: la concentrazione richiesta durante la pratica musicale può essere un momento di contatto con noi stessi, che promuove il rilassamento e contribuisce al benessere mentale
• Ascoltare musica: la musica influenza il nostro stato d’animo, allevia lo stress e crea connessioni emotive profonde con i nostri ricordi e il nostro presente
Dai valore alla tua storia
Capita di ritrovarsi incastrati in situazioni problematiche ricorrenti, senza riuscire a capire come ci si è arrivati. Riprendere in mano la propria storia e il modo in cui (ce) la raccontiamo permette di conoscerci meglio e interrompere questa ciclicità. È quindi importante recuperare la capacità di osservare gli eventi vissuti integrandoli in una prospettiva rivolta al presente, per evitare di rimanere ancorati a una visione fissa di sé e del proprio destino. Possiamo iniziare a farlo concentrandoci su tre semplici esercizi:
• Quando ti racconti agli altri, assumi la parte del protagonista della tua stessa storia. Prova quindi a dire “io penso” o “io ho fatto”; avere sempre in mente l’unicità di ciò che sei e del tuo percorso, felice o doloroso che sia, può essere davvero terapeutico
• Ritrova l’interesse per le piccole cose. Se ti senti “incastrato” in una certa situazione di vita, prova a cambiare punto di vista facendo esperienza di piccoli gesti come odorare un fiore, godere di un buon caffè o accorgerti di un fascio di luce sulla guancia
• Smetti di giudicarti. Mettendo da parte il giudizio nei tuoi confronti, soprattutto riguardo a quelle cose che non puoi cambiare, ridurrai man mano anche tutti quei sentimenti di colpa, rabbia, angoscia e vergogna che potrebbero tenerti lontano dalla tua parte più giocosa.
Riconnettersi con il proprio lato giocoso è un atto creativo che tutti possiamo compiere. Del resto, come dice Winnicott: “È nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé.”
Venerdì 15 dicembre 23
Come ogni anno, nel periodo che precede il Natale, fioccano le occasioni di ritrovo, tra brindisi, cene e aperitivi con gli amici. Come evitare eccessi che possono nuocere alla salute? Una nutrizionista spiega gli errori da non fare e le dritte utili da tenere a mente.
In questo periodo, si sa, si moltiplicano un po’ per tutti le occasioni in cui ritrovarsi a festeggiare. Occasioni immancabilmente accompagnate da brindisi e da menu speciali da gustare in compagnia.
Nulla di male, sicuramente. Tuttavia, per evitare che la maratona di pranzi, cene e aperitivi natalizi si ripercuota sulla salute, meglio giocare d’anticipo tenendo a mente qualche piccola ‘strategia di salvezza’. Obiettivo: godersi ogni occasione di festa, senza troppe rinunce e senza cadere in quei classici errori che rischiano di peggiorare la situazione.
Quali sono dunque le regole d’oro? Ce lo dice la Dott.ssa Chiara Boscaro, biologa e nutrizionista presso l’Istituto Clinico San Siro di Milano e gli Istituti Clinici Zucchi di Monza.
Si stima che nel periodo delle feste si rischi di prendere fino a 3 o 4 kg. Un problema che non riguarda tanto l’estetica quanto la salute. «Prendere peso in modo repentino può senza dubbio incidere sulla nostra salute – spiega la dottoressa Boscaro. – Anche se dobbiamo considerare che l’aumento di peso durante le feste è spesso dovuto anche alla ritenzione idrica. Questo succede perché ci troviamo a mangiare cibi più conditi, più salati e, in generale, più ricchi di grassi saturi. Di solito, tornando a un’alimentazione equilibrata, 1 o 2 kg si tendono a perdere subito».
«Quello che è davvero importante è cercare di mantenere un’alimentazione equilibrata al di fuori delle specifiche occasioni di festa, così da ammortizzare l’aumento di peso – prosegue l’esperta. – Io sconsiglio infatti di ricorrere a diete disintossicanti prima di Natale perché in questo modo si rischia di abbuffarsi ancora di più».
In vista di un pranzo o di una cena in cui si sa che si mangerà più del solito, si pensa infatti sempre di correre ai ripari, controbilanciando in qualche modo gli altri pasti. Ma serve davvero?
«Di solito si pensa a compensare ma in realtà è un errore – spiega la dottoressa Boscaro. – In questo modo infatti non si limitano i danni ma anzi, si arriva ancora più affamati al pranzo o alle cena di festa. Il consiglio quindi è quello di evitare i digiuni strategici e, come dicevamo, mangiare sempre in modo equilibrato. Quindi, fare la colazione come d’abitudine e consumare gli spuntini regolarmente, evitando snack dolci e prediligendo invece frutta fresca o secca. Quello che si può fare è magari cercare di alternare le proteine. Ad esempio, se so che andrò a mangiare in un ristorante che propone piatti a base di pesce o carne, a pranzo cercherò di puntare sui legumi, abbondando con la verdura e inserendo una porzione di carboidrati complessi integrali. L’unico modo per compensare eventuali eccessi è migliorare l’attività fisica prima e dopo le feste».
Anche in previsione dei tanti aperitivi natalizi, può essere utile tenere a mente qualche piccola strategia. È in queste occasioni, infatti, che può capitare di eccedere, soprattutto con gli alcolici.
«Dobbiamo considerare che gli alcolici contengono le classiche calorie vuote, sono cioè ricchi di zuccheri e non apportano nutrienti. Per questo sarebbero da limitare – spiega l’esperta. – L’apporto calorico è notevole se consideriamo che un bicchiere di vino rosso contiene circa 75 calorie, un bicchiere di Champagne circa 87, fino agli amari e ai superalcolici che ne possono contenere anche 300, a fronte di un solo bicchierino. Certo non è necessario evitarli totalmente ma sicuramente è bene consumarli solo occasionalmente e prestando attenzione alla quantità».
Oltre agli alcolici, gli aperitivi sono in genere accompagnati da ricchi buffet davanti ai quali è spesso difficile resistere o trattenersi. In questo caso qual è il consiglio?
«Davanti a un buffet cerchiamo di scegliere meglio che possiamo – risponde l’esperta. – Quindi cerchiamo di riempire metà del piatto con verdure che spesso si trovano crude o grigliate. Poi di aggiungere una fonte di proteina, come uno spezzatino di carne, un carpaccio di pesce, della bresaola o delle scaglie di grana, da preferire a formaggi erborinati e insaccati, e poi puntiamo su una piccola porzione di carboidrati complessi, come ad esempio cereali o una fetta di pane. Questo permetterà di sentirsi appagati e di godersi l’aperitivo. Attenzione, invece, se possibile, a patatine, paninetti, tramezzini, cibi ultrasalati che tendono a farci bere di più e creano ritenzione idrica».
Immancabili nelle occasioni di festa di questo periodo sono anche i dolci, in primis panettone e pandoro. La scelta più salutare tra i due?
«La quantità raccomandata per entrambi questi dolci è di circa100 grammi, quindi una fettina – sottolinea la nutrizionista. – Panettone e pandoro hanno in media la stessa quantità di proteine e carboidrati, quello che cambia è il quantitativo di grassi totali. Il pandoro intorno ai 17 grammi e il panettone intorno ai 10 grammi. A livello calorico, il panettone classico, senza creme, apporta circa 320 calorie per porzione, mentre il pandoro circa 400 calorie. Il consiglio è di scegliere comunque quello che piace di più, evitando gli eccessi. Quindi meglio mangiarli solo nelle occasioni di festa e non abitualmente, come spuntino o come dopo-cena. E magari consumare gli avanzi a colazione».
Da preferire al classico dolce è invece la frutta secca o disidratata.
E visto che mal di stomaco e cattiva digestione in questo periodo sono spesso dietro l’angolo, meglio tenere a mente anche qualche rimedio naturale. «Per favorire il processo digestivo sono consigliate tisane al limone e zenzero, oppure a base di melissa, timo e finocchio – conclude l’esperta. – Anche solo un po’ di zenzero fresco dopo i pasti può essere d’aiuto. Senza dimenticare di mantenere sempre l’intestino in forma, magari utilizzando dei probiotici sia prima che durante le Feste».
Come ogni anno, nel periodo che precede il Natale, fioccano le occasioni di ritrovo, tra brindisi, cene e aperitivi con gli amici. Come evitare eccessi che possono nuocere alla salute? Una nutrizionista spiega gli errori da non fare e le dritte utili da tenere a mente.
In questo periodo, si sa, si moltiplicano un po’ per tutti le occasioni in cui ritrovarsi a festeggiare. Occasioni immancabilmente accompagnate da brindisi e da menu speciali da gustare in compagnia.
Nulla di male, sicuramente. Tuttavia, per evitare che la maratona di pranzi, cene e aperitivi natalizi si ripercuota sulla salute, meglio giocare d’anticipo tenendo a mente qualche piccola ‘strategia di salvezza’. Obiettivo: godersi ogni occasione di festa, senza troppe rinunce e senza cadere in quei classici errori che rischiano di peggiorare la situazione.
Quali sono dunque le regole d’oro? Ce lo dice la Dott.ssa Chiara Boscaro, biologa e nutrizionista presso l’Istituto Clinico San Siro di Milano e gli Istituti Clinici Zucchi di Monza.
Si stima che nel periodo delle feste si rischi di prendere fino a 3 o 4 kg. Un problema che non riguarda tanto l’estetica quanto la salute. «Prendere peso in modo repentino può senza dubbio incidere sulla nostra salute – spiega la dottoressa Boscaro. – Anche se dobbiamo considerare che l’aumento di peso durante le feste è spesso dovuto anche alla ritenzione idrica. Questo succede perché ci troviamo a mangiare cibi più conditi, più salati e, in generale, più ricchi di grassi saturi. Di solito, tornando a un’alimentazione equilibrata, 1 o 2 kg si tendono a perdere subito».
«Quello che è davvero importante è cercare di mantenere un’alimentazione equilibrata al di fuori delle specifiche occasioni di festa, così da ammortizzare l’aumento di peso – prosegue l’esperta. – Io sconsiglio infatti di ricorrere a diete disintossicanti prima di Natale perché in questo modo si rischia di abbuffarsi ancora di più».
In vista di un pranzo o di una cena in cui si sa che si mangerà più del solito, si pensa infatti sempre di correre ai ripari, controbilanciando in qualche modo gli altri pasti. Ma serve davvero?
«Di solito si pensa a compensare ma in realtà è un errore – spiega la dottoressa Boscaro. – In questo modo infatti non si limitano i danni ma anzi, si arriva ancora più affamati al pranzo o alle cena di festa. Il consiglio quindi è quello di evitare i digiuni strategici e, come dicevamo, mangiare sempre in modo equilibrato. Quindi, fare la colazione come d’abitudine e consumare gli spuntini regolarmente, evitando snack dolci e prediligendo invece frutta fresca o secca. Quello che si può fare è magari cercare di alternare le proteine. Ad esempio, se so che andrò a mangiare in un ristorante che propone piatti a base di pesce o carne, a pranzo cercherò di puntare sui legumi, abbondando con la verdura e inserendo una porzione di carboidrati complessi integrali. L’unico modo per compensare eventuali eccessi è migliorare l’attività fisica prima e dopo le feste».
Anche in previsione dei tanti aperitivi natalizi, può essere utile tenere a mente qualche piccola strategia. È in queste occasioni, infatti, che può capitare di eccedere, soprattutto con gli alcolici.
«Dobbiamo considerare che gli alcolici contengono le classiche calorie vuote, sono cioè ricchi di zuccheri e non apportano nutrienti. Per questo sarebbero da limitare – spiega l’esperta. – L’apporto calorico è notevole se consideriamo che un bicchiere di vino rosso contiene circa 75 calorie, un bicchiere di Champagne circa 87, fino agli amari e ai superalcolici che ne possono contenere anche 300, a fronte di un solo bicchierino. Certo non è necessario evitarli totalmente ma sicuramente è bene consumarli solo occasionalmente e prestando attenzione alla quantità».
Oltre agli alcolici, gli aperitivi sono in genere accompagnati da ricchi buffet davanti ai quali è spesso difficile resistere o trattenersi. In questo caso qual è il consiglio?
«Davanti a un buffet cerchiamo di scegliere meglio che possiamo – risponde l’esperta. – Quindi cerchiamo di riempire metà del piatto con verdure che spesso si trovano crude o grigliate. Poi di aggiungere una fonte di proteina, come uno spezzatino di carne, un carpaccio di pesce, della bresaola o delle scaglie di grana, da preferire a formaggi erborinati e insaccati, e poi puntiamo su una piccola porzione di carboidrati complessi, come ad esempio cereali o una fetta di pane. Questo permetterà di sentirsi appagati e di godersi l’aperitivo. Attenzione, invece, se possibile, a patatine, paninetti, tramezzini, cibi ultrasalati che tendono a farci bere di più e creano ritenzione idrica».
Immancabili nelle occasioni di festa di questo periodo sono anche i dolci, in primis panettone e pandoro. La scelta più salutare tra i due?
«La quantità raccomandata per entrambi questi dolci è di circa100 grammi, quindi una fettina – sottolinea la nutrizionista. – Panettone e pandoro hanno in media la stessa quantità di proteine e carboidrati, quello che cambia è il quantitativo di grassi totali. Il pandoro intorno ai 17 grammi e il panettone intorno ai 10 grammi. A livello calorico, il panettone classico, senza creme, apporta circa 320 calorie per porzione, mentre il pandoro circa 400 calorie. Il consiglio è di scegliere comunque quello che piace di più, evitando gli eccessi. Quindi meglio mangiarli solo nelle occasioni di festa e non abitualmente, come spuntino o come dopo-cena. E magari consumare gli avanzi a colazione».
Da preferire al classico dolce è invece la frutta secca o disidratata.
E visto che mal di stomaco e cattiva digestione in questo periodo sono spesso dietro l’angolo, meglio tenere a mente anche qualche rimedio naturale. «Per favorire il processo digestivo sono consigliate tisane al limone e zenzero, oppure a base di melissa, timo e finocchio – conclude l’esperta. – Anche solo un po’ di zenzero fresco dopo i pasti può essere d’aiuto. Senza dimenticare di mantenere sempre l’intestino in forma, magari utilizzando dei probiotici sia prima che durante le Feste».
Venerdì 8 dicembre 23
Hai mai pensato al Calendario dell’Avvento?
Troppo impegnativo? E se ti dicessimo che può bastare anche solo un calendario da 7 giorni?
Quello che ti proponiamo è un Calendario dell’Avvento di una settimana che aprirà, in attesa di Natale, ogni giorno una potenzialità, ne spiegherà il significato dal punto di vista del Coaching Umanistico e aiuterà ad allenarle con gesti e atti semplici nella vita quotidiana.
Il padre della Psicologia Positiva, Martin Seligman insieme al Dottor Christopher Peterson, ha individuato e definito alla fine degli anni ’90 le 24 potenzialità umane. Derivano dalle virtù e rappresentano i nostri punti di forza che ci caratterizzano. Ogni persona ha un suo mix unico delle potenzialità, un mix che può anche mutare nel corso del tempo. Alcune di queste potenzialità possono essere latenti (non tutte devono necessariamente appartenerci) oppure represse causa avvenimenti della vita e allenamenti di pensieri negativi. Per stare bene è importante essere consapevoli delle proprie potenzialità, ma altrettanto importante è di poterle esprimere, di metterle in pratica.
1. La Curiosità
È la ricerca e scoperta di opportunità di conoscenza; è il potere che spinge l’essere umano verso la ricerca di nuovi saperi. Per coltivare la tua curiosità, proponi a cena dei cibi delle altre culture oppure visita dei luoghi nuovi mai visti, potrebbero essercene anche vicini a casa che non hai mai preso in considerazione.
2. La Gentilezza
È l’azione scelta liberamente e in modo disinteressato per il bene altrui. Per coltivare la gentilezza sii tu gentile in primis , usa parole gentili quando parli, sperimenta attività di volontariato. Fai un inventario a casa e regala quello che non ti serve.
3. La Creatività
Nel Coaching Umanistico la creatività significa la capacità di produrre nuove idee per migliorare la vita, di trovare soluzioni pratiche alle problematiche ed ai desideri. Prova a cambiare il il menu della settimana per la cena, o a cambiare la disposizione dei mobili e oggetti in casa. Fai qualcosa che non hai mai fatto (per esempio dipingi le tue emozioni).
4. Il Perdono
La capacità di ricostruire una relazione e di offrire all’altro la possibilità di riparare il danno. È anche la capacità di perdonare se stessi, i propri errori del passato. Il perdono trasforma la ferita in un’esperienza di vita. Molte volte se noi perdoniamo anche solo nella nostra mente, ci liberiamo dalle emozioni negative, dal risentimento. Per coltivare il perdono immagina cosa potrebbe accadere se perdonassi chi ti ha offeso. Cerca di provare a capire il punto di vista di chi ti ha offeso. Forse l’altro l’ha fatto per paura, per mascherare la sua solitudine, per ottenere attenzione, per disattenzione, per ignoranza.
5. L’ Audacia
Il coraggio di affrontare le sfide ma tramite la conoscenza dei rischi; significa la capacità di governare la paura – non tutte le paure devono essere superate. Per coltivare il coraggio ricorda di non aver paura di essere te stesso e di non aver paura di aiutare qualcuno in difficoltà. Denuncia le ingiustizie, gli abusi, non rimanere in silenzio davanti gli atti di bullismo, non girare lo sguardo dall’altra parte. Spesso ci vuole tanto coraggio anche per chiedere aiuto, impegnati a farlo se ti dovessi trovare in difficoltà.
6. La Cittadinanza
È il senso di appartenenza, la lealtà verso un gruppo, la responsabilità sociale. Per coltivare il senso di appartenenza partecipa ad una associazione, ad esempio, che promuove delle attività per il bene del tuo quartiere. Coltiva l’amore verso un gruppo sportivo. Diventa, se hai le possibilità, un donatore di sangue.
7. La Persistenza
È la capacità di continuare verso la meta desiderata nonostante ostacoli e difficoltà che si incontrano nel realizzarla. Per allenare la persistenza scrivi i tuoi obiettivi in un diario/agenda, e controllali ogni settimana in modo che possano esserti di ispirazione. Pensa a cosa vorresti realizzare nei prossimi cinque anni e fai un programma/un piano concreto di come arrivarci. Piccoli obiettivi anche solo settimanali. Monitora i progressi e festeggia ogni volta che raggiungi l’obiettivo della settimana.
Hai mai pensato al Calendario dell’Avvento?
Troppo impegnativo? E se ti dicessimo che può bastare anche solo un calendario da 7 giorni?
Quello che ti proponiamo è un Calendario dell’Avvento di una settimana che aprirà, in attesa di Natale, ogni giorno una potenzialità, ne spiegherà il significato dal punto di vista del Coaching Umanistico e aiuterà ad allenarle con gesti e atti semplici nella vita quotidiana.
Il padre della Psicologia Positiva, Martin Seligman insieme al Dottor Christopher Peterson, ha individuato e definito alla fine degli anni ’90 le 24 potenzialità umane. Derivano dalle virtù e rappresentano i nostri punti di forza che ci caratterizzano. Ogni persona ha un suo mix unico delle potenzialità, un mix che può anche mutare nel corso del tempo. Alcune di queste potenzialità possono essere latenti (non tutte devono necessariamente appartenerci) oppure represse causa avvenimenti della vita e allenamenti di pensieri negativi. Per stare bene è importante essere consapevoli delle proprie potenzialità, ma altrettanto importante è di poterle esprimere, di metterle in pratica.
1. La Curiosità
È la ricerca e scoperta di opportunità di conoscenza; è il potere che spinge l’essere umano verso la ricerca di nuovi saperi. Per coltivare la tua curiosità, proponi a cena dei cibi delle altre culture oppure visita dei luoghi nuovi mai visti, potrebbero essercene anche vicini a casa che non hai mai preso in considerazione.
2. La Gentilezza
È l’azione scelta liberamente e in modo disinteressato per il bene altrui. Per coltivare la gentilezza sii tu gentile in primis , usa parole gentili quando parli, sperimenta attività di volontariato. Fai un inventario a casa e regala quello che non ti serve.
3. La Creatività
Nel Coaching Umanistico la creatività significa la capacità di produrre nuove idee per migliorare la vita, di trovare soluzioni pratiche alle problematiche ed ai desideri. Prova a cambiare il il menu della settimana per la cena, o a cambiare la disposizione dei mobili e oggetti in casa. Fai qualcosa che non hai mai fatto (per esempio dipingi le tue emozioni).
4. Il Perdono
La capacità di ricostruire una relazione e di offrire all’altro la possibilità di riparare il danno. È anche la capacità di perdonare se stessi, i propri errori del passato. Il perdono trasforma la ferita in un’esperienza di vita. Molte volte se noi perdoniamo anche solo nella nostra mente, ci liberiamo dalle emozioni negative, dal risentimento. Per coltivare il perdono immagina cosa potrebbe accadere se perdonassi chi ti ha offeso. Cerca di provare a capire il punto di vista di chi ti ha offeso. Forse l’altro l’ha fatto per paura, per mascherare la sua solitudine, per ottenere attenzione, per disattenzione, per ignoranza.
5. L’ Audacia
Il coraggio di affrontare le sfide ma tramite la conoscenza dei rischi; significa la capacità di governare la paura – non tutte le paure devono essere superate. Per coltivare il coraggio ricorda di non aver paura di essere te stesso e di non aver paura di aiutare qualcuno in difficoltà. Denuncia le ingiustizie, gli abusi, non rimanere in silenzio davanti gli atti di bullismo, non girare lo sguardo dall’altra parte. Spesso ci vuole tanto coraggio anche per chiedere aiuto, impegnati a farlo se ti dovessi trovare in difficoltà.
6. La Cittadinanza
È il senso di appartenenza, la lealtà verso un gruppo, la responsabilità sociale. Per coltivare il senso di appartenenza partecipa ad una associazione, ad esempio, che promuove delle attività per il bene del tuo quartiere. Coltiva l’amore verso un gruppo sportivo. Diventa, se hai le possibilità, un donatore di sangue.
7. La Persistenza
È la capacità di continuare verso la meta desiderata nonostante ostacoli e difficoltà che si incontrano nel realizzarla. Per allenare la persistenza scrivi i tuoi obiettivi in un diario/agenda, e controllali ogni settimana in modo che possano esserti di ispirazione. Pensa a cosa vorresti realizzare nei prossimi cinque anni e fai un programma/un piano concreto di come arrivarci. Piccoli obiettivi anche solo settimanali. Monitora i progressi e festeggia ogni volta che raggiungi l’obiettivo della settimana.
Venerdì 1 dicembre 23
Aumentare l'attività fisica fa tollerare di più il dolore; secondo una ricerca dell'università norvegese, c'è una relazione tra l'attività fisica e la gestione del dolore, chi invece è sedentario soffrirebbe maggiormente rispetto a una persona attiva.
Praticare attività fisica regolarmente può migliorare notevolmente la tolleranza al dolore cronico e può essere un’ottima strategia per aiutare le persone che ne soffrono a migliorare la qualità della vita. Lo ha dimostrato recentemente uno studio norvegese guidato dal Professor Anders Årnes dell’Ospedale Universitario del Nord della Norvegia, Tromsø, e colleghi presentano questi risultati sulla rivista Plos One. Per chiarire la relazione tra attività fisica e tolleranza al dolore, il gruppo di ricercatori guidato dal Professor Årnes ha analizzato i dati di 10.732 adulti norvegesi che hanno partecipato a uno studio di grande portata sulla popolazione.
L’analisi statistica dei dati ha mostrato che i partecipanti che hanno dichiarato di essere fisicamente attivi in entrambe le fasi dello Studio di Tromsø avevano una maggiore tolleranza al dolore rispetto a coloro che hanno dichiarato uno stile di vita sedentario in entrambe le fasi. I partecipanti che hanno aumentato l’attività fisica tra il 2015/2016 hanno mostrato un livello generale di tolleranza al dolore più elevato. L’analisi non ha mostrato una relazione statisticamente significativa tra il livello di attività e le variazioni della tolleranza al dolore tra le due fasi dello studio. Tuttavia, suggerisce che rimanere fisicamente attivi, diventare attivi o aumentare l’attività fisica è correlato a una maggiore tolleranza al dolore.
Sulla base dei loro risultati, i ricercatori suggeriscono che aumentare l’attività fisica potrebbe essere una strategia potenziale per alleviare o prevenire il dolore cronico. L’esercizio fisico è in grado di modificare processi di sensibilizzazione centrale connessi al dolore cronico. L’induzione analgesica indotta dall’esercizio fisico è di tipo Top-Down, quindi dal cervello alla periferia. Ciò che accade è un’attivazione delle vie inibitorie e un’inibizione delle vie facilitatorie della nocicezione (il processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali e le sensazioni di dolore), così da innalzare la soglia del dolore.
Sappiamo che diversi studi hanno studiato questo fenomeno di analgesia indotta dall’attività fisica, per tutte le persone del mondo, avere acciacchi e dolori nell’arco della vita è normale, infatti, è una vera dimostrazione del fatto di essere vivi. Le persone che continuano ad allenarsi potrebbero avere maggiori livelli di accettazione del dolore, cosi come di confidenza di muoversi nonostante la presenza di dolore. Oppure potrebbero avere meno livelli di paura il che renderebbe più facile aspettarsi una maggiore tolleranza al dolore rispetto persone sedentarie, che temono il dolore e che adottano comportamenti passivi per cercare di risolverlo.
Di base l’attività fisica va bene per tutto, con i giusti dosaggi calibrati sulla persona e sulla condizione: anche in acuto può avere molto senso continuare ad allenarsi. Se mi rompo un piede ovviamente non andrò a correre, ma potrò continuare ad usare il resto del corpo per massimizzare i tempi di recupero. Se invece non ho subito traumi o lesioni potrò continuare ad allenarmi facendo ciò che riesco a gestire per fare in modo che il dolore non limiti le mie attività quotidiane.
Ogni attività fisica è sempre consigliata, anche dopo i 50 anni, alcune pratiche sportive possono avere un’incidenza più alta di infortuni rispetto ad altre questo è vero, ma il movimento è sempre movimento ed è verosimilmente il più potente strumento preventivo di dolore e altre condizioni di salute. Ogni persona ha la sua storia e il dolore è un’esperienza multifattoriale che dovrebbe essere analizzata attraverso una lente bio-psico-sociale. Per questo motivo, è quindi impossibile dare dei suggerimenti assoluti e validi per tutti ma, per lo stesso motivo, una valida domanda potrebbe essere quella di chiedersi che cosa si sta facendo per risolvere il proprio dolore? Magari tutti gli approcci e le terapie finora utilizzate, attività fisica inclusa, mirano a cercare una causa e la sua risoluzione solo nella sfera biologica e tissutale del dolore. Quanti degli approcci che hai affrontato ad oggi hanno tenuto in considerazione quali sono le tue credenze relative al dolore? Quanto ti sta limitando nella tua vita e nelle scelte che fai quotidianamente? E qual è l’impatto sul tuo umore? Quanto sta avendo un impatto sul sonno o sulle relazioni che hai con le persone che ti sono vicine? Insomma sappiamo che il dolore cronico interagisce con diversi ambiti della propria vita e ognuno dovrebbe lavorare su quelle che sono maggiormente impattate dal dolore stesso.
Aumentare l'attività fisica fa tollerare di più il dolore; secondo una ricerca dell'università norvegese, c'è una relazione tra l'attività fisica e la gestione del dolore, chi invece è sedentario soffrirebbe maggiormente rispetto a una persona attiva.
Praticare attività fisica regolarmente può migliorare notevolmente la tolleranza al dolore cronico e può essere un’ottima strategia per aiutare le persone che ne soffrono a migliorare la qualità della vita. Lo ha dimostrato recentemente uno studio norvegese guidato dal Professor Anders Årnes dell’Ospedale Universitario del Nord della Norvegia, Tromsø, e colleghi presentano questi risultati sulla rivista Plos One. Per chiarire la relazione tra attività fisica e tolleranza al dolore, il gruppo di ricercatori guidato dal Professor Årnes ha analizzato i dati di 10.732 adulti norvegesi che hanno partecipato a uno studio di grande portata sulla popolazione.
L’analisi statistica dei dati ha mostrato che i partecipanti che hanno dichiarato di essere fisicamente attivi in entrambe le fasi dello Studio di Tromsø avevano una maggiore tolleranza al dolore rispetto a coloro che hanno dichiarato uno stile di vita sedentario in entrambe le fasi. I partecipanti che hanno aumentato l’attività fisica tra il 2015/2016 hanno mostrato un livello generale di tolleranza al dolore più elevato. L’analisi non ha mostrato una relazione statisticamente significativa tra il livello di attività e le variazioni della tolleranza al dolore tra le due fasi dello studio. Tuttavia, suggerisce che rimanere fisicamente attivi, diventare attivi o aumentare l’attività fisica è correlato a una maggiore tolleranza al dolore.
Sulla base dei loro risultati, i ricercatori suggeriscono che aumentare l’attività fisica potrebbe essere una strategia potenziale per alleviare o prevenire il dolore cronico. L’esercizio fisico è in grado di modificare processi di sensibilizzazione centrale connessi al dolore cronico. L’induzione analgesica indotta dall’esercizio fisico è di tipo Top-Down, quindi dal cervello alla periferia. Ciò che accade è un’attivazione delle vie inibitorie e un’inibizione delle vie facilitatorie della nocicezione (il processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali e le sensazioni di dolore), così da innalzare la soglia del dolore.
Sappiamo che diversi studi hanno studiato questo fenomeno di analgesia indotta dall’attività fisica, per tutte le persone del mondo, avere acciacchi e dolori nell’arco della vita è normale, infatti, è una vera dimostrazione del fatto di essere vivi. Le persone che continuano ad allenarsi potrebbero avere maggiori livelli di accettazione del dolore, cosi come di confidenza di muoversi nonostante la presenza di dolore. Oppure potrebbero avere meno livelli di paura il che renderebbe più facile aspettarsi una maggiore tolleranza al dolore rispetto persone sedentarie, che temono il dolore e che adottano comportamenti passivi per cercare di risolverlo.
Di base l’attività fisica va bene per tutto, con i giusti dosaggi calibrati sulla persona e sulla condizione: anche in acuto può avere molto senso continuare ad allenarsi. Se mi rompo un piede ovviamente non andrò a correre, ma potrò continuare ad usare il resto del corpo per massimizzare i tempi di recupero. Se invece non ho subito traumi o lesioni potrò continuare ad allenarmi facendo ciò che riesco a gestire per fare in modo che il dolore non limiti le mie attività quotidiane.
Ogni attività fisica è sempre consigliata, anche dopo i 50 anni, alcune pratiche sportive possono avere un’incidenza più alta di infortuni rispetto ad altre questo è vero, ma il movimento è sempre movimento ed è verosimilmente il più potente strumento preventivo di dolore e altre condizioni di salute. Ogni persona ha la sua storia e il dolore è un’esperienza multifattoriale che dovrebbe essere analizzata attraverso una lente bio-psico-sociale. Per questo motivo, è quindi impossibile dare dei suggerimenti assoluti e validi per tutti ma, per lo stesso motivo, una valida domanda potrebbe essere quella di chiedersi che cosa si sta facendo per risolvere il proprio dolore? Magari tutti gli approcci e le terapie finora utilizzate, attività fisica inclusa, mirano a cercare una causa e la sua risoluzione solo nella sfera biologica e tissutale del dolore. Quanti degli approcci che hai affrontato ad oggi hanno tenuto in considerazione quali sono le tue credenze relative al dolore? Quanto ti sta limitando nella tua vita e nelle scelte che fai quotidianamente? E qual è l’impatto sul tuo umore? Quanto sta avendo un impatto sul sonno o sulle relazioni che hai con le persone che ti sono vicine? Insomma sappiamo che il dolore cronico interagisce con diversi ambiti della propria vita e ognuno dovrebbe lavorare su quelle che sono maggiormente impattate dal dolore stesso.
Venerdì 24 novembre 23
Lo sapevi che una corretta respirazione è il segreto per la longevità?
«La regolazione della respirazione è uno dei più importanti strumenti per modulare l’azione del sistema nervoso autonomo», spiega Filippo Ongaro, per anni medico degli astronauti. «In particolare per alleggerire e ridurre l’attività del sistema nervoso simpatico e potenziare quella del parasimpatico, avendo così un effetto di riduzione generica dello stress e della produzione di cortisolo. Siccome sappiamo che questi due elementi sono degli acceleratori dell’invecchiamento, ecco che intervenire sulla respirazione e ridurre lo stress risulta essere un’ottima azione pro-longevity». Quello che è importante è imparare a respirare bene, profondamente e con l’addome, e ricordarsi di farlo durante la giornata. Così come per i benefici dell’esercizio fisico, «anche per il cervello e il respiro non servono procedure estreme», assicura il medico. «È più importante imparare a praticare queste azioni con consapevole piacere, morbidezza e benevolenza per se stessi». E la respirazione è un elemento centrale delle pratiche di rilassamento riconosciute e che anche lui suggerisce, dal training autogeno alla meditazione, in tutte le sue varie forme, fino alle immersioni nella natura.
Da Mike Maric, campione mondiale di apnea, possiamo imparare le sue “tecniche per avere più controllo sul corpo e sulla vita”. Dopo la perdita del caro amico e collega Filippo, morto in mare ha iniziato a “soffocare per il lutto”, a restare in apnea senza alternative. È questo momento, paradossalmente, che lo spinge a interrogarsi sul respiro anche per dominare gli eventi. «Quando avvertiamo la paura, la prima cosa a cambiare è la nostra fisiologia: il respiro, la frequenza cardiaca in primo luogo. Partendo dal respiro possiamo riportare a regime la nostra condizione fisica». Respiriamo tutti quanti, migliaia di volte al giorno, eppure pressoché nessuno usa il respiro che è «il principale strumento di autocontrollo di cui è dotato l’essere umano».
Per esempio il ciclo respiratorio Self Confidence: consiste nel ritagliarsi tre momenti all’interno della giornata, a distanza di circa 3-4 ore l’uno dall’altro in cui respirare (per 5 minuti) modulando attraverso il naso sei atti respiratori al minuto. O quello che chiama Making Decision, in cui si cerca – per un paio di minuti – di prolungare la fase di espirazione (con la bocca) per un tempo circa doppio rispetto all’inspirazione (attraverso il naso). O, ancora, l’esercizio Self Empowerment, che invece ha effetto attivante: si tratta dell’inversione del ritmo respiratorio, con un aumento dei tempi nella fase di inspirazione rispetto a quelli dell’espirazione, per meno di 30 secondi.
Maric offre anche la spiegazione scientifica di questo magico potere di cui il respiro è dotato. «Il cambiamento del respiro esercita il suo effetto sulla distribuzione delle onde cerebrali inducendo una transizione. Da una prevalenza di onde beta, tipica espressione di una normale funzionalità cerebrale, a una maggiore espressione di onde alfa (calma focalizzata) fino alle onde theta (calma profonda e pace)». Con questi transitori cambiamenti dello stato cerebrale, il cervello “apprende” come passare con agilità a specifiche condizioni desiderate, anche quando non lo si sta allenando tramite la respirazione.
Lo sapevi che una corretta respirazione è il segreto per la longevità?
«La regolazione della respirazione è uno dei più importanti strumenti per modulare l’azione del sistema nervoso autonomo», spiega Filippo Ongaro, per anni medico degli astronauti. «In particolare per alleggerire e ridurre l’attività del sistema nervoso simpatico e potenziare quella del parasimpatico, avendo così un effetto di riduzione generica dello stress e della produzione di cortisolo. Siccome sappiamo che questi due elementi sono degli acceleratori dell’invecchiamento, ecco che intervenire sulla respirazione e ridurre lo stress risulta essere un’ottima azione pro-longevity». Quello che è importante è imparare a respirare bene, profondamente e con l’addome, e ricordarsi di farlo durante la giornata. Così come per i benefici dell’esercizio fisico, «anche per il cervello e il respiro non servono procedure estreme», assicura il medico. «È più importante imparare a praticare queste azioni con consapevole piacere, morbidezza e benevolenza per se stessi». E la respirazione è un elemento centrale delle pratiche di rilassamento riconosciute e che anche lui suggerisce, dal training autogeno alla meditazione, in tutte le sue varie forme, fino alle immersioni nella natura.
Da Mike Maric, campione mondiale di apnea, possiamo imparare le sue “tecniche per avere più controllo sul corpo e sulla vita”. Dopo la perdita del caro amico e collega Filippo, morto in mare ha iniziato a “soffocare per il lutto”, a restare in apnea senza alternative. È questo momento, paradossalmente, che lo spinge a interrogarsi sul respiro anche per dominare gli eventi. «Quando avvertiamo la paura, la prima cosa a cambiare è la nostra fisiologia: il respiro, la frequenza cardiaca in primo luogo. Partendo dal respiro possiamo riportare a regime la nostra condizione fisica». Respiriamo tutti quanti, migliaia di volte al giorno, eppure pressoché nessuno usa il respiro che è «il principale strumento di autocontrollo di cui è dotato l’essere umano».
Per esempio il ciclo respiratorio Self Confidence: consiste nel ritagliarsi tre momenti all’interno della giornata, a distanza di circa 3-4 ore l’uno dall’altro in cui respirare (per 5 minuti) modulando attraverso il naso sei atti respiratori al minuto. O quello che chiama Making Decision, in cui si cerca – per un paio di minuti – di prolungare la fase di espirazione (con la bocca) per un tempo circa doppio rispetto all’inspirazione (attraverso il naso). O, ancora, l’esercizio Self Empowerment, che invece ha effetto attivante: si tratta dell’inversione del ritmo respiratorio, con un aumento dei tempi nella fase di inspirazione rispetto a quelli dell’espirazione, per meno di 30 secondi.
Maric offre anche la spiegazione scientifica di questo magico potere di cui il respiro è dotato. «Il cambiamento del respiro esercita il suo effetto sulla distribuzione delle onde cerebrali inducendo una transizione. Da una prevalenza di onde beta, tipica espressione di una normale funzionalità cerebrale, a una maggiore espressione di onde alfa (calma focalizzata) fino alle onde theta (calma profonda e pace)». Con questi transitori cambiamenti dello stato cerebrale, il cervello “apprende” come passare con agilità a specifiche condizioni desiderate, anche quando non lo si sta allenando tramite la respirazione.
Venerdì 17 novembre 23
Lunedì 13 è stata la Giornata Mondiale della Gentilezza.
Quante volte abbiamo sentito dire che la gentilezza è gratis, e che innesca un circolo virtuoso che fa bene non solo a chi la riceve ma anche a chi la pratica. Eppure, se è così ricca di benefici, perché è una caratteristica che hanno solo poche persone?
Leggiamo assieme i consigli della Dottoressa Marinella Cozzolino, Psicoterapeuta e Sessuologa clinica, per imparare a praticarla maggiormente.
Gentilezza e confidenza
«La gentilezza di solito è qualcosa che riserviamo alle persone con cui non siamo in confidenza, ad esempio agli estranei o al capo. Al contrario siamo poco gentili quando abbiamo troppa confidenza e manifestiamo l’assenza di gentilezza con l’arrivare in ritardo, alzare la voce, vestire in modo non appropriato alle circostanze. Lo facciamo con figli, genitori, partner. Ci comportiamo quindi in modo molto più assertivo con l’esterno. Eppure dovremmo portare la gentilezza nella nostra sfera intima, trattando le persone care con i guanti bianchi, come si fa nel servizio di un certo livello, come se non avessimo tanta confidenza. Di sicuro i nostri rapporti migliorerebbero. »
Gentilezza e fiducia
«Se una persona è gentile ben presto diventa una persona di cui mi fido e con cui sono portata a dire la verità. Facciamo un esempio: al contrario, se a scuola un docente non è gentile, non dialoga con lo studente ma reagisce mettendo un brutto voto, una nota, una punizione, il suo comportamento indurrà gli alunni a inventare scuse. Se invece fosse gentile innescherebbe sincerità. La gentilezza permette la fiducia e la fiducia permette la verità. Essere gentili è un facilitatore in tutte le relazione. Anche un capo gentile che non rimprovera ma sa ascoltare crea un clima di fiducia», continua l’esperta.
Gentilezza e accoglienza
«Ci sono poi dei posti che frequentiamo anche nella quotidianità che scegliamo proprio perché sappiamo di trovare gentilezza. Un bar, un negozio, il parrucchiere e persino il medico. Un medico non gentile può anche essere il migliore del mondo ma tenderò a non sceglierlo. E questo vale anche per un caffè. Quando entro in un bar non voglio solo gustare un espresso, che potrei anche prepararmi a casa, voglio trovare la coccola, l’accoglienza. In altri termini la gentilezza», spiega la Dottoressa Cozzolino.
Gentilezza ed effetto specchio
«La gentilezza non è mai sola. Si accompagna sempre alla buona educazione, all’accoglienza, alla fiducia, alla verità. Chi riceve gentilezza è portato a rispondere in modo gentile. È una caratteristica “infettiva” che però nella società attuale ha una brutta accezione. Nell’immaginario collettivo, infatti, una persona gentile è considerata stupida, poco intelligente e sveglia, una che si fa fregare. Il mondo competitivo ci ha abituati a difenderci dall’aggressività dell’altro. Ci è stato insegnato che l’altro è pronto ad imbrogliarci e questo di fa stare sulla difensiva, pronti a sferrare un attacco. In realtà è esattamente il contrario: ci vuole una grande forza per essere gentili. Occorre essere centrati e avere la capacità di farsi scivolare addosso la non gentilezza degli altri. E infine chi è gentile non deve aver paura del mondo, ma pensare di poterlo cambiare», sottolinea l’esperta.
«Essere gentili non significa fidarsi di tutti, piuttosto trattare gli altri come qualcuno di distante da noi, nel modo in cui vorremmo che qualcuno trattasse noi. Iniziamo a fare un gesto carino, magari una coccola ad un’amica, un piccolo regalo che sappiamo le strapperà almeno un sorriso e poi fermiamoci se vediamo qualcuno in difficoltà. Portando la gentilezza nella nostra vita riusciremo a renderla molto più ricca», conclude la Dottoressa Cozzolino.
In buona sostanza, la regola è molto semplice: trattare gli altri come vorremmo trattassero noi.
Lunedì 13 è stata la Giornata Mondiale della Gentilezza.
Quante volte abbiamo sentito dire che la gentilezza è gratis, e che innesca un circolo virtuoso che fa bene non solo a chi la riceve ma anche a chi la pratica. Eppure, se è così ricca di benefici, perché è una caratteristica che hanno solo poche persone?
Leggiamo assieme i consigli della Dottoressa Marinella Cozzolino, Psicoterapeuta e Sessuologa clinica, per imparare a praticarla maggiormente.
Gentilezza e confidenza
«La gentilezza di solito è qualcosa che riserviamo alle persone con cui non siamo in confidenza, ad esempio agli estranei o al capo. Al contrario siamo poco gentili quando abbiamo troppa confidenza e manifestiamo l’assenza di gentilezza con l’arrivare in ritardo, alzare la voce, vestire in modo non appropriato alle circostanze. Lo facciamo con figli, genitori, partner. Ci comportiamo quindi in modo molto più assertivo con l’esterno. Eppure dovremmo portare la gentilezza nella nostra sfera intima, trattando le persone care con i guanti bianchi, come si fa nel servizio di un certo livello, come se non avessimo tanta confidenza. Di sicuro i nostri rapporti migliorerebbero. »
Gentilezza e fiducia
«Se una persona è gentile ben presto diventa una persona di cui mi fido e con cui sono portata a dire la verità. Facciamo un esempio: al contrario, se a scuola un docente non è gentile, non dialoga con lo studente ma reagisce mettendo un brutto voto, una nota, una punizione, il suo comportamento indurrà gli alunni a inventare scuse. Se invece fosse gentile innescherebbe sincerità. La gentilezza permette la fiducia e la fiducia permette la verità. Essere gentili è un facilitatore in tutte le relazione. Anche un capo gentile che non rimprovera ma sa ascoltare crea un clima di fiducia», continua l’esperta.
Gentilezza e accoglienza
«Ci sono poi dei posti che frequentiamo anche nella quotidianità che scegliamo proprio perché sappiamo di trovare gentilezza. Un bar, un negozio, il parrucchiere e persino il medico. Un medico non gentile può anche essere il migliore del mondo ma tenderò a non sceglierlo. E questo vale anche per un caffè. Quando entro in un bar non voglio solo gustare un espresso, che potrei anche prepararmi a casa, voglio trovare la coccola, l’accoglienza. In altri termini la gentilezza», spiega la Dottoressa Cozzolino.
Gentilezza ed effetto specchio
«La gentilezza non è mai sola. Si accompagna sempre alla buona educazione, all’accoglienza, alla fiducia, alla verità. Chi riceve gentilezza è portato a rispondere in modo gentile. È una caratteristica “infettiva” che però nella società attuale ha una brutta accezione. Nell’immaginario collettivo, infatti, una persona gentile è considerata stupida, poco intelligente e sveglia, una che si fa fregare. Il mondo competitivo ci ha abituati a difenderci dall’aggressività dell’altro. Ci è stato insegnato che l’altro è pronto ad imbrogliarci e questo di fa stare sulla difensiva, pronti a sferrare un attacco. In realtà è esattamente il contrario: ci vuole una grande forza per essere gentili. Occorre essere centrati e avere la capacità di farsi scivolare addosso la non gentilezza degli altri. E infine chi è gentile non deve aver paura del mondo, ma pensare di poterlo cambiare», sottolinea l’esperta.
«Essere gentili non significa fidarsi di tutti, piuttosto trattare gli altri come qualcuno di distante da noi, nel modo in cui vorremmo che qualcuno trattasse noi. Iniziamo a fare un gesto carino, magari una coccola ad un’amica, un piccolo regalo che sappiamo le strapperà almeno un sorriso e poi fermiamoci se vediamo qualcuno in difficoltà. Portando la gentilezza nella nostra vita riusciremo a renderla molto più ricca», conclude la Dottoressa Cozzolino.
In buona sostanza, la regola è molto semplice: trattare gli altri come vorremmo trattassero noi.
Venerdì 11 novembre 23
Spesso il cibo è un'ottima valvola di sfogo allo stress, ma al posto del junk food, possiamo scegliere alimenti sani che abbassano il livello di stress e aiutano il benessere emotivo come zucca, ricotta e zafferano. Scopriamo di più.
Che la relazione tra relax e cibo sia molto stretta è un dato di fatto.
Il problema però si pone sul tipo di alimento che si mangia: quando infatti si sfoga il malessere sul junk food, allora si ha un problema di fame emotiva o nervosa che porta a delle conseguenze serie, come il sovrappeso o l’obesità. L’alternativa? Mangiare cibi sani ma che agiscono alla stessa maniera come anti-stress. Il cibo può essere un potente alleato in una giornata di stress emotivo: «Non si tratta semplicemente di una gratificazione del palato, ma di una reale reazione psicoattiva: il triptofano e gli omega-3, insieme alle vitamine B, C, D, stimolano la produzione della serotonina, l’ormone del buonumore, e della melatonina, che agevola il rilassamento», spiega la nutrizionista Gemma Viviana Martiradonna, tra le esperte di Miodottore.
Il legame tra relax e cibo è infatti molto forte: lo stress è la risposta psicologia e fisiologica che il corpo mette in atto quando si trova a dover gestire eventi o situazioni considerati troppo difficili o pericolosi. In queste situazioni l’alimentazione è un potente alleato purché si mangi in maniera consapevole. «Accanto al mangiare correttamente e genuinamente, esistono due comportamenti deleteri: la fame emotiva, e l’ossessione per una dieta sana» spiega l’esperta che prosegue «Nel primo caso si entra in un circolo vizioso perché si ritiene che il cibo sia l’elemento chiave che permette di superare lo stress.
Oltre quindi alla dipendenza, l’altro problema grave della fame emotiva è il tipo di cibo scelto: solitamente junk food come snack, patatine, dolci vari altamente calorici che portano a sovrappeso, obesità e sensi di colpa» spiega l’esperta. «Quando invece si ha un’ossessione per una dieta sana, si mettono in atto comportamenti definiti “ortoressici”. Ovvero, si è focalizzati alla sola ricerca di cibi considerati salutari e al rifiuto di tutti gli alimenti ritenuti dannosi. Anche in questo caso, però, non si ottiene un maggiore benessere perché si eliminano dalla dieta nutrienti essenziali per il fabbisogno energetico quotidiano e si va incontro a frustrazione e vissuti di vergogna quando si consumano pasti che rompono i rituali alimentari».Ma vediamo insieme quali sono i 10 cibi sani anti-stress che migliorano l’umore.
1. Ricotta
«È consigliata nei casi di ipereccitabili, per questo è molto adatta anche per i bimbi. Il suo elevato contenuto di triptofano stimola la produzione della serotonina, mentre il calcio di cui è ricca scioglie la tensione emotiva. Ideale quindi quando si ricerca una cerca stabilità emotiva».
2. Cioccolato
«È un grande classico in questi casi. Il merito è del triptofano e della teobromina che possono stimolare la produzione di serotonina, migliorare il tono dell’umore e promuovere una sensazione di calma e tranquillità».
3. Zucca
Ricca di sali minerali come calcio, fosforo e potassio, è il perfetto antidepressivo, combatte l’ansia e rilassa corpo e mente.
4. Avena
«Forse non tutti sanno che questo cereale può agire come riequilibrante dell’umore, grazie al suo effetto dopaminergico. Inoltre, è tra le principali fonti naturali di melatonina, l’ormone del sonno e l’antagonista del cortisolo, che la rende un valido alleato nella lotta allo stress».
5. Mandorle
Sono ricchissime di proprietà che le rendono dei veri e propri toccasana in questi casi. Le mandorle sono composte da minerali rilassanti come calcio e magnesio che svolgono una funzione calmante per l’ansia e rilassano il corpo, favorendo il riposo. Inoltre, gli omega 3 prevengono la depressione, “tirando su” l’umore.
6. Zafferano
Contiene ben 150 sostanze attive tra cui serotonina e dopamina che combatte la tensione nervosa e facilita un buon sonno.
7. Valeriana
«Le sue proprietà rilassanti sono molto riconosciute tant’è che allevia l’aggressività, la depressione e l’ansia. L’effetto rilassante della pianta è connesso al GABA, un neurotrasmettitore che promuove una sensazione di serenità»
8. Burro chiarificato
«Molto utilizzato nella medicina ayurvedica, il burro chiarificato chiamato anche ghee, è ricco di vitamine del gruppo B, che possono contribuire a ridurre l’irritabilità e favorire la concentrazione».
9. Fiori di zucca
Contengono molte vitamine, A, B e C, hanno un effetto antiossidante e neuroprotettivo, contribuendo a tenere sotto controllo nervosismo, ansia e insonnia.
10. Giuggiole
«Questi particolari frutti sono molto utilizzati come rasserenanti nella medicina tradizionale cinese, contengono particolari sostanze, tra cui delle saponine triterpeniche, che stimolano i recettori cerebrali degli ormoni coinvolti nelle manifestazioni emotive di benessere» conclude l’esperta.
Spesso il cibo è un'ottima valvola di sfogo allo stress, ma al posto del junk food, possiamo scegliere alimenti sani che abbassano il livello di stress e aiutano il benessere emotivo come zucca, ricotta e zafferano. Scopriamo di più.
Che la relazione tra relax e cibo sia molto stretta è un dato di fatto.
Il problema però si pone sul tipo di alimento che si mangia: quando infatti si sfoga il malessere sul junk food, allora si ha un problema di fame emotiva o nervosa che porta a delle conseguenze serie, come il sovrappeso o l’obesità. L’alternativa? Mangiare cibi sani ma che agiscono alla stessa maniera come anti-stress. Il cibo può essere un potente alleato in una giornata di stress emotivo: «Non si tratta semplicemente di una gratificazione del palato, ma di una reale reazione psicoattiva: il triptofano e gli omega-3, insieme alle vitamine B, C, D, stimolano la produzione della serotonina, l’ormone del buonumore, e della melatonina, che agevola il rilassamento», spiega la nutrizionista Gemma Viviana Martiradonna, tra le esperte di Miodottore.
Il legame tra relax e cibo è infatti molto forte: lo stress è la risposta psicologia e fisiologica che il corpo mette in atto quando si trova a dover gestire eventi o situazioni considerati troppo difficili o pericolosi. In queste situazioni l’alimentazione è un potente alleato purché si mangi in maniera consapevole. «Accanto al mangiare correttamente e genuinamente, esistono due comportamenti deleteri: la fame emotiva, e l’ossessione per una dieta sana» spiega l’esperta che prosegue «Nel primo caso si entra in un circolo vizioso perché si ritiene che il cibo sia l’elemento chiave che permette di superare lo stress.
Oltre quindi alla dipendenza, l’altro problema grave della fame emotiva è il tipo di cibo scelto: solitamente junk food come snack, patatine, dolci vari altamente calorici che portano a sovrappeso, obesità e sensi di colpa» spiega l’esperta. «Quando invece si ha un’ossessione per una dieta sana, si mettono in atto comportamenti definiti “ortoressici”. Ovvero, si è focalizzati alla sola ricerca di cibi considerati salutari e al rifiuto di tutti gli alimenti ritenuti dannosi. Anche in questo caso, però, non si ottiene un maggiore benessere perché si eliminano dalla dieta nutrienti essenziali per il fabbisogno energetico quotidiano e si va incontro a frustrazione e vissuti di vergogna quando si consumano pasti che rompono i rituali alimentari».Ma vediamo insieme quali sono i 10 cibi sani anti-stress che migliorano l’umore.
1. Ricotta
«È consigliata nei casi di ipereccitabili, per questo è molto adatta anche per i bimbi. Il suo elevato contenuto di triptofano stimola la produzione della serotonina, mentre il calcio di cui è ricca scioglie la tensione emotiva. Ideale quindi quando si ricerca una cerca stabilità emotiva».
2. Cioccolato
«È un grande classico in questi casi. Il merito è del triptofano e della teobromina che possono stimolare la produzione di serotonina, migliorare il tono dell’umore e promuovere una sensazione di calma e tranquillità».
3. Zucca
Ricca di sali minerali come calcio, fosforo e potassio, è il perfetto antidepressivo, combatte l’ansia e rilassa corpo e mente.
4. Avena
«Forse non tutti sanno che questo cereale può agire come riequilibrante dell’umore, grazie al suo effetto dopaminergico. Inoltre, è tra le principali fonti naturali di melatonina, l’ormone del sonno e l’antagonista del cortisolo, che la rende un valido alleato nella lotta allo stress».
5. Mandorle
Sono ricchissime di proprietà che le rendono dei veri e propri toccasana in questi casi. Le mandorle sono composte da minerali rilassanti come calcio e magnesio che svolgono una funzione calmante per l’ansia e rilassano il corpo, favorendo il riposo. Inoltre, gli omega 3 prevengono la depressione, “tirando su” l’umore.
6. Zafferano
Contiene ben 150 sostanze attive tra cui serotonina e dopamina che combatte la tensione nervosa e facilita un buon sonno.
7. Valeriana
«Le sue proprietà rilassanti sono molto riconosciute tant’è che allevia l’aggressività, la depressione e l’ansia. L’effetto rilassante della pianta è connesso al GABA, un neurotrasmettitore che promuove una sensazione di serenità»
8. Burro chiarificato
«Molto utilizzato nella medicina ayurvedica, il burro chiarificato chiamato anche ghee, è ricco di vitamine del gruppo B, che possono contribuire a ridurre l’irritabilità e favorire la concentrazione».
9. Fiori di zucca
Contengono molte vitamine, A, B e C, hanno un effetto antiossidante e neuroprotettivo, contribuendo a tenere sotto controllo nervosismo, ansia e insonnia.
10. Giuggiole
«Questi particolari frutti sono molto utilizzati come rasserenanti nella medicina tradizionale cinese, contengono particolari sostanze, tra cui delle saponine triterpeniche, che stimolano i recettori cerebrali degli ormoni coinvolti nelle manifestazioni emotive di benessere» conclude l’esperta.
Venerdì 3 novembre 23
La scorsa settimana avevamo introdotto la cristalloterapia; oggi vogliamo approfondire come le pietre possono essere curative. I cristalli chakra sono pietre che si collegano ai sette chakra principali del corpo umano; chakra è la parola sanscrita che significa "ruota" e indica ogni chakra come una ruota di energia che gira e si muove in sincronia tra loro. Il chakra rappresenta un centro energetico responsabile di determinate emozioni, qualità e organi nell'uomo.
Quando questi chakra perdono l'equilibrio o si bloccano, influiscono direttamente sulla salute spirituale, mentale e fisica di una persona. I cristalli curativi ripristinano l'equilibrio e il naturale flusso di energia nel sistema dei chakra per il massimo benessere.
I cristalli possiedono proprietà curative ed energie spirituali che si collegano a ciascun chakra in modo unico. Essi contengono energia vibrazionale che può essere trasferita al chakra corrispondente e fornire poteri di guarigione per il corpo, la mente e l'anima. Le gemme per la guarigione dei chakra hanno un'ampia gamma di benefici per la salute fisica, tra cui la riduzione dell'ipertensione, del dolore cronico, dell'ansia e una minore probabilità di malattie cardiache. Inoltre, curano le nostre ferite interne, guariscono i traumi emotivi, liberano i pensieri negativi e combattono le energie negative.
IL PRIMO CHAKRA: IL CHAKRA DELLA RADICE
Quando si è eccessivamente concentrati sul mondo materiale, il Chakra della radice spesso non è in equilibrio e ha bisogno di maggiore attenzione.
Posizione: La base della colonna vertebrale
Colori della pietra: Rosso, nero
Qualità curative: Sicurezza, radicamento, autostima, stabilità, dubbi su se stessi, forza, attività fisica, fiducia in se stessi, autostima.
Pietre: Diaspro rosso, ematite, ossidiana nera, tormalina nera, quarzo fumé, spinello, zircone, tormalina nera, zincite rossa, granato rosso.
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Zona dell'inguine o dei piedi
Dove collocare le pietre chakra in casa: Al centro della casa o della camera da letto per la messa a terra; accanto alla porta d'ingresso o ai quattro angoli della casa per la protezione.
IL SECONDO CHAKRA: CHAKRA SACRALE
Il Chakra sacrale può essere bloccato se non siamo in contatto con il proprio sé creativo, sessuale ed emotivo.
Posizione: Basso addome, sotto l'ombelico
Colori della pietra: Arancione, blu-verde
Qualità curative: Energia sessuale, intuizione, creatività, guarigione, riproduzione, desiderio.
Pietre: Vanadinite, rame, topazio imperiale, calcite arancione, turchese blu-grigio, blu-verde, fluorite, occhio di tigre
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Area pelvica
Dove posizionare le pietre chakra in casa: Nel centro creativo della casa (ad esempio, la stanza del computer).
IL TERZO CHAKRA: IL CHAKRA DEL PLESSO SOLARE
Se abbiamo problemi di digestione, di autostima o fatica a raggiungere i propri obiettivi, ciò può significare che il chakra del plesso solare è squilibrato.
Posizione: La zona dello stomaco, sotto l'osso del seno
Colori della pietra: Giallo
Qualità curative: Potere personale, protezione, ambizione, intelletto, compassione, responsabilità.
Pietre: Ambra, Calcite dorata, Occhio di tigre dorato, Citrino, Diaspro giallo, Apatite gialla
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Appena sopra l’ombelico
Dove collocare le pietre chakra in casa: Luoghi associati all'acqua (ad esempio, lavanderia, bagno, piscina).
IL QUARTO CHAKRA: IL CHAKRA DEL CUORE
La mancanza di compassione per se stessi e per gli altri è spesso un segno che il chakra del cuore ha bisogno di un ulteriore sostegno per guarire.
Posizione: Al centro del torace
Colori della pietra: Verde, rosa
Qualità curative: Amore, empatia, equilibrio emotivo, coscienza e consapevolezza cosmica attraverso i viaggi astrali, pace interiore.
Pietre: Quarzo rosa, giada, malachite, tormalina rosa e anguria, lepidolite, calcite cobaltiana, rosasite, avventurina verde.
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Cuore
Dove collocare le pietre chakra in casa: Un luogo della casa che sia significativo per voi, che consideriate il cuore della vostra casa. (ad esempio, la sala da pranzo, la camera da letto).
IL QUINTO CHAKRA: IL CHAKRA DELLA GOLA
Problemi nel parlare, come parlare in continuazione o fare fatica ad alzare la voce, possono significare che il Chakra della gola del praticante è bloccato o non è in equilibrio.
Posizione: Sopra la clavicola del collo
Colori della pietra: Blu
Qualità curative: Comunicazione, espressione di sé, onestà
Pietre: Acquamarina, amazzonite, calcite blu, sodalite, cianite blu, crisocolla, angelite, turchese blu
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Gola
Dove collocare le pietre chakra in casa: Nel soggiorno o in un altro spazio in cui avviene una comunicazione significativa.
IL SESTO CHAKRA: IL CHAKRA DEL TERZO OCCHIO
Il chakra del Terzo Occhio può richiedere un'attenzione particolare se si avverte nebbia cerebrale, mancanza di intuizione e pensieri opprimenti.
Posizione: Sopra le sopracciglia, al centro della fronte
Colori della pietra: Indaco
Qualità curative: Spiritualità, intuizione, capacità psichiche, coscienza superiore.
Pietre: Tanzanite, lapislazzuli, azzurrite, apatite blu
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Fronte
Dove collocare le pietre chakra in casa: Nella stanza di lavoro; in una stanza con un significato spirituale.
IL SETTIMO CHAKRA: IL CHAKRA DELLA CORONA
Mal di testa, problemi di concentrazione e mancanza di empatia verso gli altri sono spesso segnali di uno squilibrio del chakra della Corona.
Posizione: Si libra sopra la sommità del capo
Colori della pietra: Viola, bianco
Qualità curative: Energia, coscienza, illuminazione
Pietre: Ametista, cristallo di quarzo, apofillite, calcite bianca, topazio bianco, selenite, diamante herkimer
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: In cima alla testa
Dove collocare le pietre chakra in casa: Nel vostro santuario spirituale o spazio di meditazione
La scorsa settimana avevamo introdotto la cristalloterapia; oggi vogliamo approfondire come le pietre possono essere curative. I cristalli chakra sono pietre che si collegano ai sette chakra principali del corpo umano; chakra è la parola sanscrita che significa "ruota" e indica ogni chakra come una ruota di energia che gira e si muove in sincronia tra loro. Il chakra rappresenta un centro energetico responsabile di determinate emozioni, qualità e organi nell'uomo.
Quando questi chakra perdono l'equilibrio o si bloccano, influiscono direttamente sulla salute spirituale, mentale e fisica di una persona. I cristalli curativi ripristinano l'equilibrio e il naturale flusso di energia nel sistema dei chakra per il massimo benessere.
I cristalli possiedono proprietà curative ed energie spirituali che si collegano a ciascun chakra in modo unico. Essi contengono energia vibrazionale che può essere trasferita al chakra corrispondente e fornire poteri di guarigione per il corpo, la mente e l'anima. Le gemme per la guarigione dei chakra hanno un'ampia gamma di benefici per la salute fisica, tra cui la riduzione dell'ipertensione, del dolore cronico, dell'ansia e una minore probabilità di malattie cardiache. Inoltre, curano le nostre ferite interne, guariscono i traumi emotivi, liberano i pensieri negativi e combattono le energie negative.
IL PRIMO CHAKRA: IL CHAKRA DELLA RADICE
Quando si è eccessivamente concentrati sul mondo materiale, il Chakra della radice spesso non è in equilibrio e ha bisogno di maggiore attenzione.
Posizione: La base della colonna vertebrale
Colori della pietra: Rosso, nero
Qualità curative: Sicurezza, radicamento, autostima, stabilità, dubbi su se stessi, forza, attività fisica, fiducia in se stessi, autostima.
Pietre: Diaspro rosso, ematite, ossidiana nera, tormalina nera, quarzo fumé, spinello, zircone, tormalina nera, zincite rossa, granato rosso.
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Zona dell'inguine o dei piedi
Dove collocare le pietre chakra in casa: Al centro della casa o della camera da letto per la messa a terra; accanto alla porta d'ingresso o ai quattro angoli della casa per la protezione.
IL SECONDO CHAKRA: CHAKRA SACRALE
Il Chakra sacrale può essere bloccato se non siamo in contatto con il proprio sé creativo, sessuale ed emotivo.
Posizione: Basso addome, sotto l'ombelico
Colori della pietra: Arancione, blu-verde
Qualità curative: Energia sessuale, intuizione, creatività, guarigione, riproduzione, desiderio.
Pietre: Vanadinite, rame, topazio imperiale, calcite arancione, turchese blu-grigio, blu-verde, fluorite, occhio di tigre
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Area pelvica
Dove posizionare le pietre chakra in casa: Nel centro creativo della casa (ad esempio, la stanza del computer).
IL TERZO CHAKRA: IL CHAKRA DEL PLESSO SOLARE
Se abbiamo problemi di digestione, di autostima o fatica a raggiungere i propri obiettivi, ciò può significare che il chakra del plesso solare è squilibrato.
Posizione: La zona dello stomaco, sotto l'osso del seno
Colori della pietra: Giallo
Qualità curative: Potere personale, protezione, ambizione, intelletto, compassione, responsabilità.
Pietre: Ambra, Calcite dorata, Occhio di tigre dorato, Citrino, Diaspro giallo, Apatite gialla
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Appena sopra l’ombelico
Dove collocare le pietre chakra in casa: Luoghi associati all'acqua (ad esempio, lavanderia, bagno, piscina).
IL QUARTO CHAKRA: IL CHAKRA DEL CUORE
La mancanza di compassione per se stessi e per gli altri è spesso un segno che il chakra del cuore ha bisogno di un ulteriore sostegno per guarire.
Posizione: Al centro del torace
Colori della pietra: Verde, rosa
Qualità curative: Amore, empatia, equilibrio emotivo, coscienza e consapevolezza cosmica attraverso i viaggi astrali, pace interiore.
Pietre: Quarzo rosa, giada, malachite, tormalina rosa e anguria, lepidolite, calcite cobaltiana, rosasite, avventurina verde.
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Cuore
Dove collocare le pietre chakra in casa: Un luogo della casa che sia significativo per voi, che consideriate il cuore della vostra casa. (ad esempio, la sala da pranzo, la camera da letto).
IL QUINTO CHAKRA: IL CHAKRA DELLA GOLA
Problemi nel parlare, come parlare in continuazione o fare fatica ad alzare la voce, possono significare che il Chakra della gola del praticante è bloccato o non è in equilibrio.
Posizione: Sopra la clavicola del collo
Colori della pietra: Blu
Qualità curative: Comunicazione, espressione di sé, onestà
Pietre: Acquamarina, amazzonite, calcite blu, sodalite, cianite blu, crisocolla, angelite, turchese blu
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Gola
Dove collocare le pietre chakra in casa: Nel soggiorno o in un altro spazio in cui avviene una comunicazione significativa.
IL SESTO CHAKRA: IL CHAKRA DEL TERZO OCCHIO
Il chakra del Terzo Occhio può richiedere un'attenzione particolare se si avverte nebbia cerebrale, mancanza di intuizione e pensieri opprimenti.
Posizione: Sopra le sopracciglia, al centro della fronte
Colori della pietra: Indaco
Qualità curative: Spiritualità, intuizione, capacità psichiche, coscienza superiore.
Pietre: Tanzanite, lapislazzuli, azzurrite, apatite blu
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: Fronte
Dove collocare le pietre chakra in casa: Nella stanza di lavoro; in una stanza con un significato spirituale.
IL SETTIMO CHAKRA: IL CHAKRA DELLA CORONA
Mal di testa, problemi di concentrazione e mancanza di empatia verso gli altri sono spesso segnali di uno squilibrio del chakra della Corona.
Posizione: Si libra sopra la sommità del capo
Colori della pietra: Viola, bianco
Qualità curative: Energia, coscienza, illuminazione
Pietre: Ametista, cristallo di quarzo, apofillite, calcite bianca, topazio bianco, selenite, diamante herkimer
Dove posizionare le pietre chakra sul corpo: In cima alla testa
Dove collocare le pietre chakra in casa: Nel vostro santuario spirituale o spazio di meditazione
Venerdì 27 ottobre 23
Oggi vogliamo parlare di cristalloterapia cos’è e come possiamo approcciarci per raggiungere il nostro benessere attraverso questa pratica. Una pietra entra in relazione con l’essere umano come un accordatore di strumenti: tutto nell’Universo è vibrazione e noi ne facciamo parte. La cristalloterapia studia proprietà e benefici delle pietre a nostra disposizione: vediamo insieme come sceglierle e come usarle.
Un principio buddista esprime l’interdipendenza di tutte le cose: nessun essere o fenomeno esiste di per sé, ma esiste o si manifesta a causa delle sue relazioni con gli altri esseri o fenomeni, quindi nulla può esistere indipendentemente o manifestarsi isolatamente. Anche la scienza ufficiale oggi afferma che gli esseri viventi trascorrono la loro esistenza immersi in un oceano di frequenze e vibrazioni di cui sono parte. Se ogni elemento dell’Universo è collegato a tutti gli altri, allora vuol dire che “risponde” alla frequenza vibrazionale di tutti gli altri.
Una pietra può funzionare come un accordatore di strumenti: con un lavoro delicato, lento e graduale, è in grado di entrare in sintonia e di interagire con gli strati più sottili del nostro campo energetico, “scambiando” le proprie note con le nostre e aiutandoci a riportare in equilibrio una disarmonia interiore o bassa frequenza.
La cristalloterapia è una terapia naturale usata fin dalle più antiche civiltà orientali e occidentali: la malattia è un sintomo di un disequilibrio e come tale è possibile trattarla agendo su tutti gli aspetti pisico-fisici dell’individuo.
Affidatevi a un rivenditore di fiducia per non rischiare di entrare in contatto con pietre di scarsa qualità oppure trattate o colorate artificialmente. Preferite gli esemplari grezzi, cioè non lavorati né levigati: alcune forme particolari (come le punte, le piramidi o le sfere) incanalano l’energia in una direzione precisa, quindi devono essere usate in accordo con lo scopo per cui sono state create.
La prima scelta delle pietre avviene per attrazione: in genere sentiamo un particolare richiamo quando osserviamo alcune pietre rispetto ad altre, non è una questione di gusto, ma una scelta intuitiva che è dettata dalla tendenza ad assecondare un nostro modo di essere e di percepire l’esperienza e dalla naturale capacità di autoguarigione del nostro organismo. In altre parole, siamo attratti dalle pietre con cui siamo in sintonia perché rispecchiano la nostra frequenza di base oppure “percepiamo” che per lavorare su noi stessi e per trovare o mantenere l’armonia abbiamo bisogno proprio dell’energia di quella pietra, perché ci completa o ci compensa.
Come fare per distinguere i due casi? Effettuate la seconda scelta ad occhi chiusi, tenendo in mano le pietre una ad una per qualche secondo. Poiché la nostra vista non è mai libera dai condizionamenti della psiche, allora eliminando il nostro strumento abituale per selezionare le informazioni elimineremo anche i suoi condizionamenti e libereremo il nostro istinto. Attraverso il tatto sceglieremo la pietra che meglio si adatta alle nostre condizioni psico-fisiche e di cui abbiamo bisogno per mantenere costante il nostro equilibrio dinamico.
Fatevi poi consigliare da un esperto in cristalloterapia che, oltre a illustrarvi le proprietà e i benefici delle singole pietre, rappresenta un occhio e un orecchio esterno a voi e perciò una preziosa fonte di ascolto e di dialogo sulle vostre esigenze di crescita personale. Una volta acquistate e portate a casa, è importante sistemare le pietre in un contenitore chiuso in materiale naturale (ad esempio in vetro, porcellana, ceramica o legno, ma non in metallo), dove rimarranno quando non le usate. Prima di riporle però (e sempre dopo l’uso) devono essere lavate con acqua corrente abbondante o, meglio ancora, lasciate a bagno per almeno ventiquattro ore completamente immerse in acqua, poi asciugate attentamente con un panno pulito.
Ma come si usano le pietre? Ci sono vari metodi per usarle e favorire con esse il riequilibrio energetico dell’individuo:
· Contatto prolungato: la pietra è portata sempre con sé per lunghi periodi a contatto diretto con la pelle ed è indossata ad esempio come ciondolo o braccialetto.
· Applicazione temporanea: la pietra è periodicamente appoggiata sulla parte del corpo da trattare.
· Meditazione: con la pietra indossata o in mano, ci si concentra attraverso il respiro o la visualizzazione.
· Collocazione nell’ambiente: le pietre con un ampio raggio d’azione (quindi di dimensioni abbastanza grandi, come le druse) possono essere collocate nell’ambiente in cui vive la persona.
La prossima settimana parleremo di quali pietre sono legate ai nostri chakra e come possono aiutarci a risolvere alcune problematiche.
Oggi vogliamo parlare di cristalloterapia cos’è e come possiamo approcciarci per raggiungere il nostro benessere attraverso questa pratica. Una pietra entra in relazione con l’essere umano come un accordatore di strumenti: tutto nell’Universo è vibrazione e noi ne facciamo parte. La cristalloterapia studia proprietà e benefici delle pietre a nostra disposizione: vediamo insieme come sceglierle e come usarle.
Un principio buddista esprime l’interdipendenza di tutte le cose: nessun essere o fenomeno esiste di per sé, ma esiste o si manifesta a causa delle sue relazioni con gli altri esseri o fenomeni, quindi nulla può esistere indipendentemente o manifestarsi isolatamente. Anche la scienza ufficiale oggi afferma che gli esseri viventi trascorrono la loro esistenza immersi in un oceano di frequenze e vibrazioni di cui sono parte. Se ogni elemento dell’Universo è collegato a tutti gli altri, allora vuol dire che “risponde” alla frequenza vibrazionale di tutti gli altri.
Una pietra può funzionare come un accordatore di strumenti: con un lavoro delicato, lento e graduale, è in grado di entrare in sintonia e di interagire con gli strati più sottili del nostro campo energetico, “scambiando” le proprie note con le nostre e aiutandoci a riportare in equilibrio una disarmonia interiore o bassa frequenza.
La cristalloterapia è una terapia naturale usata fin dalle più antiche civiltà orientali e occidentali: la malattia è un sintomo di un disequilibrio e come tale è possibile trattarla agendo su tutti gli aspetti pisico-fisici dell’individuo.
Affidatevi a un rivenditore di fiducia per non rischiare di entrare in contatto con pietre di scarsa qualità oppure trattate o colorate artificialmente. Preferite gli esemplari grezzi, cioè non lavorati né levigati: alcune forme particolari (come le punte, le piramidi o le sfere) incanalano l’energia in una direzione precisa, quindi devono essere usate in accordo con lo scopo per cui sono state create.
La prima scelta delle pietre avviene per attrazione: in genere sentiamo un particolare richiamo quando osserviamo alcune pietre rispetto ad altre, non è una questione di gusto, ma una scelta intuitiva che è dettata dalla tendenza ad assecondare un nostro modo di essere e di percepire l’esperienza e dalla naturale capacità di autoguarigione del nostro organismo. In altre parole, siamo attratti dalle pietre con cui siamo in sintonia perché rispecchiano la nostra frequenza di base oppure “percepiamo” che per lavorare su noi stessi e per trovare o mantenere l’armonia abbiamo bisogno proprio dell’energia di quella pietra, perché ci completa o ci compensa.
Come fare per distinguere i due casi? Effettuate la seconda scelta ad occhi chiusi, tenendo in mano le pietre una ad una per qualche secondo. Poiché la nostra vista non è mai libera dai condizionamenti della psiche, allora eliminando il nostro strumento abituale per selezionare le informazioni elimineremo anche i suoi condizionamenti e libereremo il nostro istinto. Attraverso il tatto sceglieremo la pietra che meglio si adatta alle nostre condizioni psico-fisiche e di cui abbiamo bisogno per mantenere costante il nostro equilibrio dinamico.
Fatevi poi consigliare da un esperto in cristalloterapia che, oltre a illustrarvi le proprietà e i benefici delle singole pietre, rappresenta un occhio e un orecchio esterno a voi e perciò una preziosa fonte di ascolto e di dialogo sulle vostre esigenze di crescita personale. Una volta acquistate e portate a casa, è importante sistemare le pietre in un contenitore chiuso in materiale naturale (ad esempio in vetro, porcellana, ceramica o legno, ma non in metallo), dove rimarranno quando non le usate. Prima di riporle però (e sempre dopo l’uso) devono essere lavate con acqua corrente abbondante o, meglio ancora, lasciate a bagno per almeno ventiquattro ore completamente immerse in acqua, poi asciugate attentamente con un panno pulito.
Ma come si usano le pietre? Ci sono vari metodi per usarle e favorire con esse il riequilibrio energetico dell’individuo:
· Contatto prolungato: la pietra è portata sempre con sé per lunghi periodi a contatto diretto con la pelle ed è indossata ad esempio come ciondolo o braccialetto.
· Applicazione temporanea: la pietra è periodicamente appoggiata sulla parte del corpo da trattare.
· Meditazione: con la pietra indossata o in mano, ci si concentra attraverso il respiro o la visualizzazione.
· Collocazione nell’ambiente: le pietre con un ampio raggio d’azione (quindi di dimensioni abbastanza grandi, come le druse) possono essere collocate nell’ambiente in cui vive la persona.
La prossima settimana parleremo di quali pietre sono legate ai nostri chakra e come possono aiutarci a risolvere alcune problematiche.
Venerdì 20 ottobre 23
È il momento delle castagne, frutto tipico dell'autunno, una fonte di benefici per l'organismo. Ecco come sfruttarne al meglio i benefici e quante volte alla settimana è "concesso" mangiarle.
Le castagne sono un vero toccasana, ricchissime di elementi nutritivi, mangiandole si fa il pieno di energia e di elementi nutritivi. Non solo, ma sono anche amiche dei celiaci, essendo naturalmente gluten free, sono al centro di molti studi come alimento antiossidante e anti tumorale.
Che si compri un sacchettino da mangiare al parco, seduti su una panchina, oppure al supermercato da cuocere poi nel forno di casa, poco importa: le castagne sono tra i frutti più tipici dell’autunno. E, visto le sue moltissime proprietà, bisogna approfittarne.
«Le castagne sono un vero toccasana per la salute perché sono ricche in amidi, carboidrati, lipidi, fibre vitamine ed oligoelementi. La quota di amido è maggiormente rappresentata dalla amilopectina e dall’amilosio» spiega Flora Caruso specialista in gastroenterologia, dirigente medico del policlinico Vanvitelli. Le due forme di amido di cui le castagne sono ricche hanno due effetti fondamentali per la salute umana: «Prima di tutto sono un vero e proprio booster di energia per l’organismo, secondariamente sono un cibo pregiato per il microbiota intestinale dove la destrina derivata dalla amilopectina viene trasformata in acidi grassi a catena corta (SCFA) che proteggono l’integrità della mucosa colica e collaborano alla prevenzione del tumore del colon retto» spiega l’esperta. Inoltre, le fibre contenute stimolano il microbiota riducendo i lipidi ematici e contribuiscono alla prevenzione cardiovascolare. Ma c’è di più. In questi piccoli frutti sono contenuti anche altri benefici. Prima di tutto, vitamine e antiossidanti: le castagne sono infatti ricche di vitamine E e C, tanto da rappresentare il 20% del fabbisogno vitaminico quotidiano. Inoltre contengono anche una buona quantità di tannini e fenotipo. Ricche di oligoelementi, sono piene di calcio, di cui superano il fabbisogno quotidiano, potassio e magnesio.
Da non sottovalutare che contengono anche GABA, l’acido gamma-amminobutirrico, un neurotrasmettitore delle sinapsi del sistema nervoso centrale, e la vitamina B6 entrambi che agiscono sul sistema nervoso centrale per attenuare e calmare l’ansia e lo stress.
«Diversi studi scientifici si sono occupati di come ottimizzare la cottura delle castagne, che crude risultano indigeste. È emerso che la tecnica di cottura che esalta meglio la loro composizione nutritiva è la cottura arrosto, che permette di mantenere intatte le quote di proteine e fibre solubile ed insolubili.
Da evitare invece la bollitura perché comporta perdita di nutrienti e proteine e l’aumento della componente lipidico» spiega la dottoressa Caruso.
Ma quante se ne possono mangiare? Come spiega l’esperta sono sufficienti 40 gr, quindi circa 5 castagne, tre volte alla settimana per goderne di tutti i benefici.
Da non dimenticare che, come precisa l’esperta, le castagne sono ottime anche dal punto di vista intestinale perché ricche di fibre, quindi adatte in caso di stipsi.
Però, l’abuso può causare effetti paradossi come la flatulenza. Un’alternativa? La farina di castagne, che conserva tutti i poteri nutritivi e si presta a oltre preparazioni, oltre a essere adatta anche per i celiaci.
È il momento delle castagne, frutto tipico dell'autunno, una fonte di benefici per l'organismo. Ecco come sfruttarne al meglio i benefici e quante volte alla settimana è "concesso" mangiarle.
Le castagne sono un vero toccasana, ricchissime di elementi nutritivi, mangiandole si fa il pieno di energia e di elementi nutritivi. Non solo, ma sono anche amiche dei celiaci, essendo naturalmente gluten free, sono al centro di molti studi come alimento antiossidante e anti tumorale.
Che si compri un sacchettino da mangiare al parco, seduti su una panchina, oppure al supermercato da cuocere poi nel forno di casa, poco importa: le castagne sono tra i frutti più tipici dell’autunno. E, visto le sue moltissime proprietà, bisogna approfittarne.
«Le castagne sono un vero toccasana per la salute perché sono ricche in amidi, carboidrati, lipidi, fibre vitamine ed oligoelementi. La quota di amido è maggiormente rappresentata dalla amilopectina e dall’amilosio» spiega Flora Caruso specialista in gastroenterologia, dirigente medico del policlinico Vanvitelli. Le due forme di amido di cui le castagne sono ricche hanno due effetti fondamentali per la salute umana: «Prima di tutto sono un vero e proprio booster di energia per l’organismo, secondariamente sono un cibo pregiato per il microbiota intestinale dove la destrina derivata dalla amilopectina viene trasformata in acidi grassi a catena corta (SCFA) che proteggono l’integrità della mucosa colica e collaborano alla prevenzione del tumore del colon retto» spiega l’esperta. Inoltre, le fibre contenute stimolano il microbiota riducendo i lipidi ematici e contribuiscono alla prevenzione cardiovascolare. Ma c’è di più. In questi piccoli frutti sono contenuti anche altri benefici. Prima di tutto, vitamine e antiossidanti: le castagne sono infatti ricche di vitamine E e C, tanto da rappresentare il 20% del fabbisogno vitaminico quotidiano. Inoltre contengono anche una buona quantità di tannini e fenotipo. Ricche di oligoelementi, sono piene di calcio, di cui superano il fabbisogno quotidiano, potassio e magnesio.
Da non sottovalutare che contengono anche GABA, l’acido gamma-amminobutirrico, un neurotrasmettitore delle sinapsi del sistema nervoso centrale, e la vitamina B6 entrambi che agiscono sul sistema nervoso centrale per attenuare e calmare l’ansia e lo stress.
«Diversi studi scientifici si sono occupati di come ottimizzare la cottura delle castagne, che crude risultano indigeste. È emerso che la tecnica di cottura che esalta meglio la loro composizione nutritiva è la cottura arrosto, che permette di mantenere intatte le quote di proteine e fibre solubile ed insolubili.
Da evitare invece la bollitura perché comporta perdita di nutrienti e proteine e l’aumento della componente lipidico» spiega la dottoressa Caruso.
Ma quante se ne possono mangiare? Come spiega l’esperta sono sufficienti 40 gr, quindi circa 5 castagne, tre volte alla settimana per goderne di tutti i benefici.
Da non dimenticare che, come precisa l’esperta, le castagne sono ottime anche dal punto di vista intestinale perché ricche di fibre, quindi adatte in caso di stipsi.
Però, l’abuso può causare effetti paradossi come la flatulenza. Un’alternativa? La farina di castagne, che conserva tutti i poteri nutritivi e si presta a oltre preparazioni, oltre a essere adatta anche per i celiaci.
Venerdì 12 ottobre 23
Il 10 ottobre si è celebrato il World Health Mental Day. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattia o infermità.” Da questa definizione possiamo comprendere come l’aspetto psicologico di una persona si inserisca a pieno titolo tra i fattori fondamentali di benessere personali e sociali. Si completa così la definizione stessa di salute, che non può essere più considerata solo uno stato di benessere fisico. È indubbio, infatti, quanto “uno stile di vita attivo sia essenziale per il nostro benessere fisico e psicologico e per la salute in generale” (come recita l’OMS stessa), così come il benessere psicologico ci consente di condurre una vita più piena e attiva.
Ma cosa possiamo fare per aiutarci e prenderci cura della nostra sanità mentale?
Ci sono segnali che, se diventiamo più abili a riconoscerli, possono indicarci facilmente che ci stiamo pericolosamente avvicinando al burnout; ma cos’è il burnout? La sindrome da burnout (dall’inglese, “bruciato”) è una problematica sempre più diffusa nella nostra società. Le sfide quotidiane, i ritmi frenetici, la pressione lavorativa e sociale portano infatti a un’accumulazione di stress e ansia, che alla lunga minano il benessere generale di alcune persone.
Anche se siamo abituatə a sottovalutarli, sovrastimando la nostra capacità di resistenza, imparare a riconoscerli in anticipo può invece evitarci guai peggiori. Se psiche (anima, in greco), corpo e mente, che non sono entità separate, non sono in equilibrio, rischiamo di restare imprigionatə in una sofferenza che poi ci condurrà al crollo e a una difficile risalita. Ne vale la pena? Perché, invece, non fermarsi qualche passo prima, imparando ad ascoltarci con compassione e a concederci quando necessario il giusto stacco, il giusto riposo, senza togliere nulla a nessuno?
Ecco 6 segnali per riconoscerlo e 1 strumento per evitarlo.
- ti arrabbi facilmente. Se riconosci una tendenza all’arrabbiatura maggiore del solito e se scopri che accade per futili motivi, questo è un segnale inequivocabile che forse stai chiedendo troppo a te stessə e che probabilmente, il tuo serbatoio è in riserva.
- sei impaziente o irrenquietə. Anche l’irrequietezza il non riuscire a stare fermi, il sentire dentro un’energia accelerata che non si riesce a spegnere, è un altro segno quasi ovvio che l’energia psichica si sta esaurendo.
- non sai cosa ci sia che non va. Provi disagio, ma non riesci ad attribuirlo a qualcosa di specifico e questo ti irrita, accresce il malessere: ecco un altro segnale da non sottovalutare. Probabilmente non stai ascoltando qualche bisogno primario che preme per essere soddisfatto.
- non riesci a riposare. Riposi male e quando riposi è come se la mente continuasse ad andare. Il sonno non è appagante e ti senti stancə. Anche se forse questo è il segnale più visibile, spesso finiamo per ignorarlo comunque, perché dobbiamo fare, fare, fare.
-sei più soggettə all’ansia. L’ansia si affaccia più frequentemente del solito, pensi spesso a ciò che dovrai fare e senti che il peso dei tuoi impegni ti schiaccia, anche se non ti senti capace di cancellarne nessuno: non sarebbe da te. Questo è uno dei segnali più inequivocabili che il burnout è prossimo. Prestaci la massima attenzione!
-le tue emozioni sono amplificate. Piangi più spesso del solito (se te lo concedi) ? La tristezza ti invade? Sei più soggettə del solito a sbalzi di umore? Sei più reattivə? Ecco un altro segnale che dovrebbe suggerirti di fare uno stop.
Cosa fare per non precipitare?
La pratica della meditazione insegna ad accogliere i propri stati d’animo senza giudizio, in un campo di compassione e gentilezza, a non chiederci più di ciò che siamo in grado di dare, riconoscendo in anticipo quando stiamo pretendendo troppo.
Grazie all’allenamento costante, possiamo fermarci prima di aver esaurito la nostra energia psicofisica.
Il 10 ottobre si è celebrato il World Health Mental Day. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattia o infermità.” Da questa definizione possiamo comprendere come l’aspetto psicologico di una persona si inserisca a pieno titolo tra i fattori fondamentali di benessere personali e sociali. Si completa così la definizione stessa di salute, che non può essere più considerata solo uno stato di benessere fisico. È indubbio, infatti, quanto “uno stile di vita attivo sia essenziale per il nostro benessere fisico e psicologico e per la salute in generale” (come recita l’OMS stessa), così come il benessere psicologico ci consente di condurre una vita più piena e attiva.
Ma cosa possiamo fare per aiutarci e prenderci cura della nostra sanità mentale?
Ci sono segnali che, se diventiamo più abili a riconoscerli, possono indicarci facilmente che ci stiamo pericolosamente avvicinando al burnout; ma cos’è il burnout? La sindrome da burnout (dall’inglese, “bruciato”) è una problematica sempre più diffusa nella nostra società. Le sfide quotidiane, i ritmi frenetici, la pressione lavorativa e sociale portano infatti a un’accumulazione di stress e ansia, che alla lunga minano il benessere generale di alcune persone.
Anche se siamo abituatə a sottovalutarli, sovrastimando la nostra capacità di resistenza, imparare a riconoscerli in anticipo può invece evitarci guai peggiori. Se psiche (anima, in greco), corpo e mente, che non sono entità separate, non sono in equilibrio, rischiamo di restare imprigionatə in una sofferenza che poi ci condurrà al crollo e a una difficile risalita. Ne vale la pena? Perché, invece, non fermarsi qualche passo prima, imparando ad ascoltarci con compassione e a concederci quando necessario il giusto stacco, il giusto riposo, senza togliere nulla a nessuno?
Ecco 6 segnali per riconoscerlo e 1 strumento per evitarlo.
- ti arrabbi facilmente. Se riconosci una tendenza all’arrabbiatura maggiore del solito e se scopri che accade per futili motivi, questo è un segnale inequivocabile che forse stai chiedendo troppo a te stessə e che probabilmente, il tuo serbatoio è in riserva.
- sei impaziente o irrenquietə. Anche l’irrequietezza il non riuscire a stare fermi, il sentire dentro un’energia accelerata che non si riesce a spegnere, è un altro segno quasi ovvio che l’energia psichica si sta esaurendo.
- non sai cosa ci sia che non va. Provi disagio, ma non riesci ad attribuirlo a qualcosa di specifico e questo ti irrita, accresce il malessere: ecco un altro segnale da non sottovalutare. Probabilmente non stai ascoltando qualche bisogno primario che preme per essere soddisfatto.
- non riesci a riposare. Riposi male e quando riposi è come se la mente continuasse ad andare. Il sonno non è appagante e ti senti stancə. Anche se forse questo è il segnale più visibile, spesso finiamo per ignorarlo comunque, perché dobbiamo fare, fare, fare.
-sei più soggettə all’ansia. L’ansia si affaccia più frequentemente del solito, pensi spesso a ciò che dovrai fare e senti che il peso dei tuoi impegni ti schiaccia, anche se non ti senti capace di cancellarne nessuno: non sarebbe da te. Questo è uno dei segnali più inequivocabili che il burnout è prossimo. Prestaci la massima attenzione!
-le tue emozioni sono amplificate. Piangi più spesso del solito (se te lo concedi) ? La tristezza ti invade? Sei più soggettə del solito a sbalzi di umore? Sei più reattivə? Ecco un altro segnale che dovrebbe suggerirti di fare uno stop.
Cosa fare per non precipitare?
La pratica della meditazione insegna ad accogliere i propri stati d’animo senza giudizio, in un campo di compassione e gentilezza, a non chiederci più di ciò che siamo in grado di dare, riconoscendo in anticipo quando stiamo pretendendo troppo.
Grazie all’allenamento costante, possiamo fermarci prima di aver esaurito la nostra energia psicofisica.
Venerdì 6 ottobre 23
Cotta al forno, utilizzata come ripieno per la pasta, o in crema, per un piatto di vellutata o un risotto non c’è autunno in cui la zucca non faccia capolino sulle nostre tavole. Ed è quasi normale che sia così, considerando che è probabilmente l’ortaggio più economico (aspetto che di questi tempi non guasta) e ha un profilo nutrizionale completo.
Da dove arriva la zucca?
La zucca è probabilmente l’ortaggio più grande presente in natura, appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee ed è originaria con molta probabilità dell’America Centrale. È infatti in Messico che sono stati ritrovati dei semi di zucca risalenti a circa il 6.000 avanti Cristo, quando si pensa che essa rappresentava uno dei mezzi di sostentamento delle popolazioni più povere. Da quando anche in Italia ha preso piede la moda di festeggiare Halloween, la zucca sta rivivendo un periodo di rinnovato interesse. Sebbene per qualcuno resti soltanto un accessorio della festa da svuotare, decorare e poi illuminare con una candela, per i più accorti anche il contenuto è molto prezioso.
Le proprietà nutrizionali della zucca
La zucca infatti nasconde un cuore ricco di proprietà culinarie e al tempo stesso benefiche. Fuori ha una scorza spessa e dura, ma dentro è dolce e polposa. La zucca è povera di calorie (17 chilocalorie ogni 100 grammi di polpa) e di macronutrienti. Ma ricca di acqua, vitamine (soprattutto vitamina C e vitamina A, che le dà il caratteristico colore giallo-arancione) e minerali (soprattutto potassio, fondamentale per il buon funzionamento di cuore e sistema nervoso). Oltre naturalmente alla fibra, che regola la sazietà e, di conseguenza, ci permette di mantenere un peso corporeo adeguato (e dunque di ridurre anche il rischio oncologico). La zucca dunque fa bene a tutti, sia grandi che piccini. In particolare, secondo quanto emerso da diversi studi negli ultimi, i benefici per la salute cardiovascolare riguarderebbero soprattutto gli uomini. A questi studi, se ne aggiungono anche altri che hanno mostrato come l’olio di semi di zucca possa aiutare a ridurre la pressione arteriosa alta e aiutare a proteggere contro i danni al sistema cardiovascolare.
Della zucca non si butta via nulla
Secondo molti, la zucca può essere definita “il maiale dei poveri”. Delle sue parti, infatti, non si butta via nulla. La polpa può essere usata in mille piatti, dal primo al dolce. La scorza per costruire contenitori e suppellettili. I fiori fritti sono un peccato di gola che ogni tanto ci possiamo concedere. I semi sono impiegati come snack o nella preparazione di piatti o per produrre olio.
Perché fanno bene alla salute?
Come tutti i semi, anche quelli di zucca sono ricchi soprattutto di micronutrienti. Per esempio, un quarto di tazza di semi di zucca contiene quasi la metà della dose giornaliera raccomandata di magnesio: un minerale importante per la corretta formazione di denti e ossa, ma anche per favorire una sensazione di relax e la protezione cardiaca. Sono presenti in quantità considerevole anche fosforo, potassio, rame e manganese, alcune vitamine del gruppo B, tocoferoli e caroteni. Tra i micronutrienti importante è inoltre il contenuto in acidi grassi polinsaturi. I semi di zucca contengono inoltre buone concentrazioni di antiossidanti. Sono ricchi di fitosteroli, acido fitico e squalene: tutte sostanze importanti nel contrastare la formazione di radicali liberi nella cellula e quindi l’invecchiamento cellulare. Inoltre, i semi di zucca hanno un elevato contenuto di triptofano: un aminoacido precursore della serotonina, che regala buonumore e facilita il sonno.
Quanta zucca posso mangiare?
In una dieta sana ed equilibrata, in un soggetto senza particolari patologie non ci sono controindicazioni a inserire la zucca nel menù anche tre volte a settimana. L’unica attenzione deve essere posta soltanto ai grassi aggiunti in cottura. Nessun problema, come detto, anche per chi convive con fattori di rischio cardiovascolari. Quali, per esempio, l’ipercolesterolemia. Il consumo regolare di zucca contribuisce infatti a mantenere bassi i valori di ipertensione arteriosa, colesterolo e glicemia. La zucca è inoltre particolarmente indicata per chi soffre di stitichezza, di colite e di sindrome emorroidaria. Inoltre le fibre – così come il suo ampio contenuto d’acqua) aiutano a sentirsi sazi più velocemente. Una strategia ideale per evitare di mangiare troppo.
Cotta al forno, utilizzata come ripieno per la pasta, o in crema, per un piatto di vellutata o un risotto non c’è autunno in cui la zucca non faccia capolino sulle nostre tavole. Ed è quasi normale che sia così, considerando che è probabilmente l’ortaggio più economico (aspetto che di questi tempi non guasta) e ha un profilo nutrizionale completo.
Da dove arriva la zucca?
La zucca è probabilmente l’ortaggio più grande presente in natura, appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee ed è originaria con molta probabilità dell’America Centrale. È infatti in Messico che sono stati ritrovati dei semi di zucca risalenti a circa il 6.000 avanti Cristo, quando si pensa che essa rappresentava uno dei mezzi di sostentamento delle popolazioni più povere. Da quando anche in Italia ha preso piede la moda di festeggiare Halloween, la zucca sta rivivendo un periodo di rinnovato interesse. Sebbene per qualcuno resti soltanto un accessorio della festa da svuotare, decorare e poi illuminare con una candela, per i più accorti anche il contenuto è molto prezioso.
Le proprietà nutrizionali della zucca
La zucca infatti nasconde un cuore ricco di proprietà culinarie e al tempo stesso benefiche. Fuori ha una scorza spessa e dura, ma dentro è dolce e polposa. La zucca è povera di calorie (17 chilocalorie ogni 100 grammi di polpa) e di macronutrienti. Ma ricca di acqua, vitamine (soprattutto vitamina C e vitamina A, che le dà il caratteristico colore giallo-arancione) e minerali (soprattutto potassio, fondamentale per il buon funzionamento di cuore e sistema nervoso). Oltre naturalmente alla fibra, che regola la sazietà e, di conseguenza, ci permette di mantenere un peso corporeo adeguato (e dunque di ridurre anche il rischio oncologico). La zucca dunque fa bene a tutti, sia grandi che piccini. In particolare, secondo quanto emerso da diversi studi negli ultimi, i benefici per la salute cardiovascolare riguarderebbero soprattutto gli uomini. A questi studi, se ne aggiungono anche altri che hanno mostrato come l’olio di semi di zucca possa aiutare a ridurre la pressione arteriosa alta e aiutare a proteggere contro i danni al sistema cardiovascolare.
Della zucca non si butta via nulla
Secondo molti, la zucca può essere definita “il maiale dei poveri”. Delle sue parti, infatti, non si butta via nulla. La polpa può essere usata in mille piatti, dal primo al dolce. La scorza per costruire contenitori e suppellettili. I fiori fritti sono un peccato di gola che ogni tanto ci possiamo concedere. I semi sono impiegati come snack o nella preparazione di piatti o per produrre olio.
Perché fanno bene alla salute?
Come tutti i semi, anche quelli di zucca sono ricchi soprattutto di micronutrienti. Per esempio, un quarto di tazza di semi di zucca contiene quasi la metà della dose giornaliera raccomandata di magnesio: un minerale importante per la corretta formazione di denti e ossa, ma anche per favorire una sensazione di relax e la protezione cardiaca. Sono presenti in quantità considerevole anche fosforo, potassio, rame e manganese, alcune vitamine del gruppo B, tocoferoli e caroteni. Tra i micronutrienti importante è inoltre il contenuto in acidi grassi polinsaturi. I semi di zucca contengono inoltre buone concentrazioni di antiossidanti. Sono ricchi di fitosteroli, acido fitico e squalene: tutte sostanze importanti nel contrastare la formazione di radicali liberi nella cellula e quindi l’invecchiamento cellulare. Inoltre, i semi di zucca hanno un elevato contenuto di triptofano: un aminoacido precursore della serotonina, che regala buonumore e facilita il sonno.
Quanta zucca posso mangiare?
In una dieta sana ed equilibrata, in un soggetto senza particolari patologie non ci sono controindicazioni a inserire la zucca nel menù anche tre volte a settimana. L’unica attenzione deve essere posta soltanto ai grassi aggiunti in cottura. Nessun problema, come detto, anche per chi convive con fattori di rischio cardiovascolari. Quali, per esempio, l’ipercolesterolemia. Il consumo regolare di zucca contribuisce infatti a mantenere bassi i valori di ipertensione arteriosa, colesterolo e glicemia. La zucca è inoltre particolarmente indicata per chi soffre di stitichezza, di colite e di sindrome emorroidaria. Inoltre le fibre – così come il suo ampio contenuto d’acqua) aiutano a sentirsi sazi più velocemente. Una strategia ideale per evitare di mangiare troppo.
Venerdì 29 settembre 23
Lo sapevi che ogni ora di esercizio fisico ti fa guadagnare fino a tre ore di vita?
Per questo motivo anche noi abbiamo aderito alla campagna promossa dalla Wellness Foundation “CHI SI MUOVE, SI AMA!” partita il 14 settembre scorso. Durerà 6 mesi durante i quali i medici di base di tutta la Romagna consegneranno ai loro pazienti nella fascia di età tra i 40 e i 60 anni un opuscolo informativo sui benefici dell’attività fisica per la salute, con l’invito a recarsi in una delle realtà aderenti per iniziare a fare attività.
A vostra disposizione gratuitamente:
- un incontro conoscitivo per esplorare le vostre esigenze, illustrando i benefici dell'esercizio fisico regolare per la salute e presentando le attività disponibili nella vostra struttura.
-una lezione di prova dell'attività scelta
- un colloquio/analisi dal nostro posturologo Dott. Zauli Giuliano
La letteratura scientifica infatti è unanime nel sottolineare che le persone che si allenano regolarmente aggiungono anni alla loro aspettativa di vita, perché solamente una parte della nostra aspettativa di vita è prestabilita e “scritta” nei nostri geni. La scienza indica che una delle modalità principali con cui rallentare il processo di invecchiamento, raggiungendo così un’età avanzata in salute e in forma (“longevità sana”), è seguire una routine di attività fisica.
Allenarsi è straordinariamente efficace nel mantenere il corpo sano e nell’aiutarci a vivere davvero più a lungo, sia nel caso di attività aerobiche che anaerobiche. Se le sessioni di allenamento non vengono seguite sporadicamente, ma in maniera continuata nel tempo e con un approccio sistematico e strutturato, a lungo termine il corpo sarà oggetto di cambiamenti positivi. E il concetto olistico di Wellness, che unisce un’attività fisica regolare, un’alimentazione equilibrata e sana e un approccio mentale positivo, è quello che dobbiamo portare avanti.
Questo nuovo modello, che prevede una modifica strutturale delle abitudini in ogni aspetto della vita per un radicale miglioramento della salute, ha trasformato il modo con cui le persone si avvicinano al fitness e ha cambiato tantissime vite in tutto il mondo. Il Wellness, infatti, si può considerare uno strumento fondamentale per “curare le persone sane”, ovvero prevenire l’infiammazione cronica silente e lo stress ossidativo legato all’eccessiva produzione di radicali liberi, garantendo in sostanza alle persone non solo una vita lunga, ma una longevità sana.
Uno studio condotto recentemente dall’American Society for Nutrition su 720.000 persone ha rilevato che uno stile di vita sano ha un impatto notevole sull’allungamento dell’aspettativa di vita. In particolare, lo studio evidenzia 8 diverse abitudini positive che aggiungono anni di vita, tutte parte del Wellness di Technogym: evitare abitudini malsane (fumo, droghe, binge drinking), avere un atteggiamento mentale positivo ed evitare lo stress, mangiare cibi equilibrati e nutrienti ed evitare quelli processati, dormire bene e a sufficienza.
Nondimeno, l’esercizio fisico regolare è stato classificato al primo posto dagli esperti come l’abitudine che aiuta maggiormente a migliorare la salute. Essere attivi e fare esercizio fisico regolarmente riduce del 46% il rischio di morte per cause legate alla salute. Più abitudini positive vengono inserite nel proprio stile di vita, più anni di vita si guadagnano, ma l’esercizio fisico rimane in cima alla lista in termini di efficacia.
Lo sapevi che ogni ora di esercizio fisico ti fa guadagnare fino a tre ore di vita?
Per questo motivo anche noi abbiamo aderito alla campagna promossa dalla Wellness Foundation “CHI SI MUOVE, SI AMA!” partita il 14 settembre scorso. Durerà 6 mesi durante i quali i medici di base di tutta la Romagna consegneranno ai loro pazienti nella fascia di età tra i 40 e i 60 anni un opuscolo informativo sui benefici dell’attività fisica per la salute, con l’invito a recarsi in una delle realtà aderenti per iniziare a fare attività.
A vostra disposizione gratuitamente:
- un incontro conoscitivo per esplorare le vostre esigenze, illustrando i benefici dell'esercizio fisico regolare per la salute e presentando le attività disponibili nella vostra struttura.
-una lezione di prova dell'attività scelta
- un colloquio/analisi dal nostro posturologo Dott. Zauli Giuliano
La letteratura scientifica infatti è unanime nel sottolineare che le persone che si allenano regolarmente aggiungono anni alla loro aspettativa di vita, perché solamente una parte della nostra aspettativa di vita è prestabilita e “scritta” nei nostri geni. La scienza indica che una delle modalità principali con cui rallentare il processo di invecchiamento, raggiungendo così un’età avanzata in salute e in forma (“longevità sana”), è seguire una routine di attività fisica.
Allenarsi è straordinariamente efficace nel mantenere il corpo sano e nell’aiutarci a vivere davvero più a lungo, sia nel caso di attività aerobiche che anaerobiche. Se le sessioni di allenamento non vengono seguite sporadicamente, ma in maniera continuata nel tempo e con un approccio sistematico e strutturato, a lungo termine il corpo sarà oggetto di cambiamenti positivi. E il concetto olistico di Wellness, che unisce un’attività fisica regolare, un’alimentazione equilibrata e sana e un approccio mentale positivo, è quello che dobbiamo portare avanti.
Questo nuovo modello, che prevede una modifica strutturale delle abitudini in ogni aspetto della vita per un radicale miglioramento della salute, ha trasformato il modo con cui le persone si avvicinano al fitness e ha cambiato tantissime vite in tutto il mondo. Il Wellness, infatti, si può considerare uno strumento fondamentale per “curare le persone sane”, ovvero prevenire l’infiammazione cronica silente e lo stress ossidativo legato all’eccessiva produzione di radicali liberi, garantendo in sostanza alle persone non solo una vita lunga, ma una longevità sana.
Uno studio condotto recentemente dall’American Society for Nutrition su 720.000 persone ha rilevato che uno stile di vita sano ha un impatto notevole sull’allungamento dell’aspettativa di vita. In particolare, lo studio evidenzia 8 diverse abitudini positive che aggiungono anni di vita, tutte parte del Wellness di Technogym: evitare abitudini malsane (fumo, droghe, binge drinking), avere un atteggiamento mentale positivo ed evitare lo stress, mangiare cibi equilibrati e nutrienti ed evitare quelli processati, dormire bene e a sufficienza.
Nondimeno, l’esercizio fisico regolare è stato classificato al primo posto dagli esperti come l’abitudine che aiuta maggiormente a migliorare la salute. Essere attivi e fare esercizio fisico regolarmente riduce del 46% il rischio di morte per cause legate alla salute. Più abitudini positive vengono inserite nel proprio stile di vita, più anni di vita si guadagnano, ma l’esercizio fisico rimane in cima alla lista in termini di efficacia.
Venerdì 22 settembre 23
Potersi isolare dal frastuono costante riduce il rischio di ammalarsi.
E se fosse anche la via per ritrovare la propria voce? Il silenzio aumenta il nostro benessere, fisico e mentale, contiene tutte le parole che non abbiamo detto e che vorremmo o non vorremmo pronunciare, gode della superiorità che ha il possibile sul reale e racconta le frasi che non avevamo sentito, i pensieri che non avremmo pensato.
Le cercatrici e i cercatori di silenzio aumentano man mano che nel mondo crescono i rombi dei motori, le suonerie dei cellulari, il vociare delle persone. Allora si desidera l’assenza, la disconnessione mentre tutti sono sempre più connessi, quella che nell’arte è l’atmosfera di una natura morta, che nella musica è la pausa nello spartito, quando l’orecchio rimane nella sospensione del suono.
I Greci associavano il silenzio alla serenità e forse perciò, in una società caotica, con lo stress cronico sopra i livelli di guardia, sembra che la fuga dal rumore di fondo racchiuda ogni soluzione. Si cammina nei boschi, si va in ritiro a meditare, mai come negli ultimi tempi si abbraccia la vita di monasteri e abbazie, senza smartphone, senza tv.
Al di là delle esigenze spirituali o psicologiche, allontanarsi dal chiasso è un balsamo per il corpo. L’Agenzia europea dell’ambiente ha dichiarato che l’inquinamento acustico, e non solo quello atmosferico, è dannoso per la salute pubblica.
Come riporta l’Harvard Medicine Magazine, si stima che in Europa l’esposizione cronica al rumore, oltre a disturbare il sonno di sei milioni e mezzo di persone, contribuisca a 48mila nuovi casi di malattie cardiache ogni anno. Uno studio recente ha mostrato che il rumore del traffico stradale, a lungo andare, è sufficiente da solo ad aumentare il rischio di ipertensione (sulla rivista scientifica specializzata in salute cardiovascolare JACC, 2023).
Si cerca il silenzio per allontanarsi dal frastuono di fuori ma anche dal caos della propria mente, come un respiro profondo che plachi le nostre inquietudini. In questo senso, azzerare la tappezzeria sonora delle giornate in ufficio o a casa, è una via che riconduce a sé stessi.
Nel vuoto che ormai ci sembra un’anomalia possiamo rivolgerci a noi e ascoltare quello che abbiamo da dire. Tacere per «raccogliere i pensieri allegri, tristi, dolci, amari», come scrive Alda Merini, «ce ne sono tanti dentro ognuno di noi».
Il suono del silenzio non è il nulla. Può essere un altro tipo di comunicazione e ha un suono, proprio come The Sound of Silence, il titolo della canzone forse più famosa di Simon & Garfunkel. Lo hanno provato le sperimentazioni della Johns Hopkins University di Baltimora, confluite in un lavoro appena pubblicato (su Pnas, 2023). Gli scienziati hanno voluto capire se percepiamo il silenzio. O meglio: la mente tratta il silenzio nello stesso modo in cui tratta i suoni? I ricercatori hanno usato una serie di test di illusioni sonore e sono giunti alla conclusione che sì, le persone sentono il silenzio proprio come se fosse un suono.
A crescere è il bisogno di disintossicazione sensoriale. Stare in mezzo alla natura, senza bip digitali, senza brusii dell’ufficio. Una sorta di riposo dell’udito, per scollegarsi dall’elettronica, dalle notifiche del telefono e da tutti i sibili del progresso che finiscono per stancarci.
Uno stop alla sopraffazione dei sensi, quando il pandemonio del mondo ha raggiunto il suo apice.
Potersi isolare dal frastuono costante riduce il rischio di ammalarsi.
E se fosse anche la via per ritrovare la propria voce? Il silenzio aumenta il nostro benessere, fisico e mentale, contiene tutte le parole che non abbiamo detto e che vorremmo o non vorremmo pronunciare, gode della superiorità che ha il possibile sul reale e racconta le frasi che non avevamo sentito, i pensieri che non avremmo pensato.
Le cercatrici e i cercatori di silenzio aumentano man mano che nel mondo crescono i rombi dei motori, le suonerie dei cellulari, il vociare delle persone. Allora si desidera l’assenza, la disconnessione mentre tutti sono sempre più connessi, quella che nell’arte è l’atmosfera di una natura morta, che nella musica è la pausa nello spartito, quando l’orecchio rimane nella sospensione del suono.
I Greci associavano il silenzio alla serenità e forse perciò, in una società caotica, con lo stress cronico sopra i livelli di guardia, sembra che la fuga dal rumore di fondo racchiuda ogni soluzione. Si cammina nei boschi, si va in ritiro a meditare, mai come negli ultimi tempi si abbraccia la vita di monasteri e abbazie, senza smartphone, senza tv.
Al di là delle esigenze spirituali o psicologiche, allontanarsi dal chiasso è un balsamo per il corpo. L’Agenzia europea dell’ambiente ha dichiarato che l’inquinamento acustico, e non solo quello atmosferico, è dannoso per la salute pubblica.
Come riporta l’Harvard Medicine Magazine, si stima che in Europa l’esposizione cronica al rumore, oltre a disturbare il sonno di sei milioni e mezzo di persone, contribuisca a 48mila nuovi casi di malattie cardiache ogni anno. Uno studio recente ha mostrato che il rumore del traffico stradale, a lungo andare, è sufficiente da solo ad aumentare il rischio di ipertensione (sulla rivista scientifica specializzata in salute cardiovascolare JACC, 2023).
Si cerca il silenzio per allontanarsi dal frastuono di fuori ma anche dal caos della propria mente, come un respiro profondo che plachi le nostre inquietudini. In questo senso, azzerare la tappezzeria sonora delle giornate in ufficio o a casa, è una via che riconduce a sé stessi.
Nel vuoto che ormai ci sembra un’anomalia possiamo rivolgerci a noi e ascoltare quello che abbiamo da dire. Tacere per «raccogliere i pensieri allegri, tristi, dolci, amari», come scrive Alda Merini, «ce ne sono tanti dentro ognuno di noi».
Il suono del silenzio non è il nulla. Può essere un altro tipo di comunicazione e ha un suono, proprio come The Sound of Silence, il titolo della canzone forse più famosa di Simon & Garfunkel. Lo hanno provato le sperimentazioni della Johns Hopkins University di Baltimora, confluite in un lavoro appena pubblicato (su Pnas, 2023). Gli scienziati hanno voluto capire se percepiamo il silenzio. O meglio: la mente tratta il silenzio nello stesso modo in cui tratta i suoni? I ricercatori hanno usato una serie di test di illusioni sonore e sono giunti alla conclusione che sì, le persone sentono il silenzio proprio come se fosse un suono.
A crescere è il bisogno di disintossicazione sensoriale. Stare in mezzo alla natura, senza bip digitali, senza brusii dell’ufficio. Una sorta di riposo dell’udito, per scollegarsi dall’elettronica, dalle notifiche del telefono e da tutti i sibili del progresso che finiscono per stancarci.
Uno stop alla sopraffazione dei sensi, quando il pandemonio del mondo ha raggiunto il suo apice.
Venerdì 15 settembre 23
Probabilmente, anzi di sicuro, sarà capitato anche voi di stare a pensare e ripensare a qualcosa, finendo per rimanere intrappolati in un loop che si autoalimenta e vi blocca in una inazione fatta di risentimento, frustrazione, preoccupazione e paura. Quello che fate si chiama “overthinking” ed è una condizione che nei casi più gravi può degenerare nella cosiddetta “ruminazione mentale” e in forme di ansia e depressione più o meno importanti.
Come si innesca e prende piede questo meccanismo? È possibile fermarlo? Certo, vediamo assieme come.
Cos’è l’overthinking: il termine inglese può essere tradotto come “pensare troppo” che in senso assoluto, non ha una connotazione negativa, ma l’assume quando i pensieri diventano ossessivi, si accumulano e si avvitano su sé stessi non solo senza portare a una soluzione, ma assumendo la forma di veri e propri ostacoli ad agire.
Quando questo accade, l’overthinking diventa “rimuginio” e, nei casi più gravi, “ruminazione mentale”, due condizioni che portano a focalizzarsi sulle cause e le (possibili) conseguenza di una situazione e/o un problema, perdendo di vista il qui e ora e innescando un circolo vizioso di pensieri autosabotanti e di preoccupazione (spesso irrazionale), che finiscono con il degenerare in paura, ansia e depressione.
La prima e più evidente conseguenza del rimuginio e della ruminazione mentale è una sensazione di impotenza e ineluttabilità, che compromette la volontà e la capacità di agire e reagire. Ma non è che la punta dell’iceberg. A questa condizione possono accompagnarsi insonnia, disturbi dell’alimentazione, comportamenti autodistruttivi ed esplosioni di collera e rabbia cronica, che possono minare la salute fisica e mentale in modo più o meno grave.
Cosa provoca l’overthinking: paradossalmente, una delle cause è la paura, avere a che fare, ma più spesso “credere” di avere a che fare con un pericolo porta a scomporre e analizzare la situazione in maniera ossessiva, che finisce con il fare perdere di vista la realtà e ingigantire la percezione del rischio. Un’altra è la necessità di controllo. Il bisogno di conoscere e gestire ogni aspetto della vita e della realtà genera un vortice di pensieri che non di rado porta a provare sentimenti di inadeguatezza, frustrazione e vera e propria depressione. Anche il lavoro e l’amore possono scatenare l’overthinking, provocando uno scollamento dalla realtà che può avvelenare la vita professionale e le relazioni, non di rado facendo diventare reali problemi e tensioni irrazionali. Più in generale, il pensare troppo e la ruminazione mentale sono la conseguenza di una condizione di insicurezza, che deriva dalla poca conoscenza di sé e dalla incapacità di gestire le proprie emozioni e i propri sentimenti.
Come smettere di fare overthinking: prosciugando energia mentale e fisica ha una grandissima forza attrattiva, tuttavia, smettere di pensare troppo è possibile.
Un buon modo per sottrarsi al loop è descrivere un elemento della realtà. La descrizione deve elencare le caratteristiche misurabili dell’elemento in questione (per esempio, forma, dimensione, colore…) e deve essere accurata ma essenziale. Tale azione va ripetuta più volte, fino a quando il flusso dei pensieri si interrompe. Un’altra strategia efficace consiste nel concentrarsi sulla respirazione (che di fatto rappresenta il primo passo della meditazione), così come funziona ripetere una frase o un motto che aiuta a ritrovare la serenità e l’equilibrio interiore. Anche fare attività fisica o svolgere un lavoro manuale sono preziosi alleati.
Più in generale, per imparare a non essere risucchiati dalle ossessioni, può essere utile tenere un diario con gli episodi di overthinking, registrando le emozioni associate e che tipi di pensieri generano. Questo lavoro di “mappatura” permette di capire cosa scatena il loop e aiuta a gestirlo attraverso un processo di progressiva presa di coscienza di sé, delle proprie emozioni e dei propri sentimenti che è alla base dell’autoconsapevolezza.
Probabilmente, anzi di sicuro, sarà capitato anche voi di stare a pensare e ripensare a qualcosa, finendo per rimanere intrappolati in un loop che si autoalimenta e vi blocca in una inazione fatta di risentimento, frustrazione, preoccupazione e paura. Quello che fate si chiama “overthinking” ed è una condizione che nei casi più gravi può degenerare nella cosiddetta “ruminazione mentale” e in forme di ansia e depressione più o meno importanti.
Come si innesca e prende piede questo meccanismo? È possibile fermarlo? Certo, vediamo assieme come.
Cos’è l’overthinking: il termine inglese può essere tradotto come “pensare troppo” che in senso assoluto, non ha una connotazione negativa, ma l’assume quando i pensieri diventano ossessivi, si accumulano e si avvitano su sé stessi non solo senza portare a una soluzione, ma assumendo la forma di veri e propri ostacoli ad agire.
Quando questo accade, l’overthinking diventa “rimuginio” e, nei casi più gravi, “ruminazione mentale”, due condizioni che portano a focalizzarsi sulle cause e le (possibili) conseguenza di una situazione e/o un problema, perdendo di vista il qui e ora e innescando un circolo vizioso di pensieri autosabotanti e di preoccupazione (spesso irrazionale), che finiscono con il degenerare in paura, ansia e depressione.
La prima e più evidente conseguenza del rimuginio e della ruminazione mentale è una sensazione di impotenza e ineluttabilità, che compromette la volontà e la capacità di agire e reagire. Ma non è che la punta dell’iceberg. A questa condizione possono accompagnarsi insonnia, disturbi dell’alimentazione, comportamenti autodistruttivi ed esplosioni di collera e rabbia cronica, che possono minare la salute fisica e mentale in modo più o meno grave.
Cosa provoca l’overthinking: paradossalmente, una delle cause è la paura, avere a che fare, ma più spesso “credere” di avere a che fare con un pericolo porta a scomporre e analizzare la situazione in maniera ossessiva, che finisce con il fare perdere di vista la realtà e ingigantire la percezione del rischio. Un’altra è la necessità di controllo. Il bisogno di conoscere e gestire ogni aspetto della vita e della realtà genera un vortice di pensieri che non di rado porta a provare sentimenti di inadeguatezza, frustrazione e vera e propria depressione. Anche il lavoro e l’amore possono scatenare l’overthinking, provocando uno scollamento dalla realtà che può avvelenare la vita professionale e le relazioni, non di rado facendo diventare reali problemi e tensioni irrazionali. Più in generale, il pensare troppo e la ruminazione mentale sono la conseguenza di una condizione di insicurezza, che deriva dalla poca conoscenza di sé e dalla incapacità di gestire le proprie emozioni e i propri sentimenti.
Come smettere di fare overthinking: prosciugando energia mentale e fisica ha una grandissima forza attrattiva, tuttavia, smettere di pensare troppo è possibile.
Un buon modo per sottrarsi al loop è descrivere un elemento della realtà. La descrizione deve elencare le caratteristiche misurabili dell’elemento in questione (per esempio, forma, dimensione, colore…) e deve essere accurata ma essenziale. Tale azione va ripetuta più volte, fino a quando il flusso dei pensieri si interrompe. Un’altra strategia efficace consiste nel concentrarsi sulla respirazione (che di fatto rappresenta il primo passo della meditazione), così come funziona ripetere una frase o un motto che aiuta a ritrovare la serenità e l’equilibrio interiore. Anche fare attività fisica o svolgere un lavoro manuale sono preziosi alleati.
Più in generale, per imparare a non essere risucchiati dalle ossessioni, può essere utile tenere un diario con gli episodi di overthinking, registrando le emozioni associate e che tipi di pensieri generano. Questo lavoro di “mappatura” permette di capire cosa scatena il loop e aiuta a gestirlo attraverso un processo di progressiva presa di coscienza di sé, delle proprie emozioni e dei propri sentimenti che è alla base dell’autoconsapevolezza.
Venerdì 8 settembre 23
Nuotare. Ci formiamo immersi nel liquido amniotico, da adulti siamo composti al 50-60 % d’acqua; eppure, non siamo geneticamente programmati per nuotare. Quindi, perché lo facciamo?
Nuotare è un esercizio completo, che tonifica e rinforza tutta la muscolatura e sostiene il lavoro di cuore e polmoni. Ma non solo: numerosi studi ne confermano i benefici anche a livello mentale e psicologico, con effetti migliorativi su concentrazione e stress. Nuotare in piscina, e ovviamente anche al mare o al lago, regala enormi benefici a chiunque e a qualsiasi età. E miglioramenti della salute a più livelli. Primo tra tutti, rinforza la funzionalità delle articolazioni, della schiena e della muscolatura di tutto il corpo dalla testa ai piedi, dell’apparato cardiaco e di quello circolatorio. È un ottimo esercizio per sviluppare la capacità respiratoria. Ed è anche un metodo infallibile per chi desidera modellare la silhouette e perdere qualche chilo.
Ma i benefici vanno anche oltre quelli fisici.
Nuotare è una forma di meditazione potentissima. Concentrandosi sulla respirazione corretta, e coordinandola con il movimento di braccia e gambe, si attiva un naturale meccanismo antistress che produce serotonina (neurotrasmettitore noto anche come “ormone del buonumore”) e abbatte il cortisolo, l’ormone legato alle emozioni negative stressogene. Il nuoto, quindi, fa bene al fisico, ma soprattutto alla mente. Al fisico perché è un’attività prevalentemente aerobica e oltre a bruciare i grassi in eccesso stimola il metabolismo e tonifica globalmente la muscolatura. Fa bene anche alla mente: 30 minuti di nuoto, immersi nell’acqua a scarico di gravità, aiutano a smorzare i pensieri e staccano completamente dal mondo reale (ad esempio non si ha la possibilità di avere sempre sottomano PC e smartphone).
Il nuoto va praticato 2 volte a settimana per minimo 30 minuti. I primi 20 sono sempre di attivazione motoria e i successivi minuti sono di allenamento brucia calorie. Se poi si desidera aggiungere una terza seduta è sempre una buona cosa, ma deve venire col tempo e con il desiderio.
Nella nostra piscina, trovi sempre a tua disposizione una corsia disponibile per il nuoto libero.
Nuotare. Ci formiamo immersi nel liquido amniotico, da adulti siamo composti al 50-60 % d’acqua; eppure, non siamo geneticamente programmati per nuotare. Quindi, perché lo facciamo?
Nuotare è un esercizio completo, che tonifica e rinforza tutta la muscolatura e sostiene il lavoro di cuore e polmoni. Ma non solo: numerosi studi ne confermano i benefici anche a livello mentale e psicologico, con effetti migliorativi su concentrazione e stress. Nuotare in piscina, e ovviamente anche al mare o al lago, regala enormi benefici a chiunque e a qualsiasi età. E miglioramenti della salute a più livelli. Primo tra tutti, rinforza la funzionalità delle articolazioni, della schiena e della muscolatura di tutto il corpo dalla testa ai piedi, dell’apparato cardiaco e di quello circolatorio. È un ottimo esercizio per sviluppare la capacità respiratoria. Ed è anche un metodo infallibile per chi desidera modellare la silhouette e perdere qualche chilo.
Ma i benefici vanno anche oltre quelli fisici.
Nuotare è una forma di meditazione potentissima. Concentrandosi sulla respirazione corretta, e coordinandola con il movimento di braccia e gambe, si attiva un naturale meccanismo antistress che produce serotonina (neurotrasmettitore noto anche come “ormone del buonumore”) e abbatte il cortisolo, l’ormone legato alle emozioni negative stressogene. Il nuoto, quindi, fa bene al fisico, ma soprattutto alla mente. Al fisico perché è un’attività prevalentemente aerobica e oltre a bruciare i grassi in eccesso stimola il metabolismo e tonifica globalmente la muscolatura. Fa bene anche alla mente: 30 minuti di nuoto, immersi nell’acqua a scarico di gravità, aiutano a smorzare i pensieri e staccano completamente dal mondo reale (ad esempio non si ha la possibilità di avere sempre sottomano PC e smartphone).
Il nuoto va praticato 2 volte a settimana per minimo 30 minuti. I primi 20 sono sempre di attivazione motoria e i successivi minuti sono di allenamento brucia calorie. Se poi si desidera aggiungere una terza seduta è sempre una buona cosa, ma deve venire col tempo e con il desiderio.
Nella nostra piscina, trovi sempre a tua disposizione una corsia disponibile per il nuoto libero.
Venerdì 1 settembre 23
“Le parole sono importanti!” Lo ripeteva, anzi lo urlava, Nanni Moretti, seduto a bordo piscina in Palombella Rossa, fino a farlo diventare praticamente un mantra, una regola di vita.
“Le parole possono fare magie. Con quelle giuste puoi ispirare le persone, puoi letteralmente trasformare la realtà e rendere qualsiasi relazione una relazione straordinaria. Con quelle sbagliate, puoi rovinare tutto. Purtroppo, troppo spesso le usiamo senza rendercene conto. Abituati da un certo tipo di educazione, ogni giorno parliamo e agiamo secondo strutture mentali che spesso ci fanno sbagliare, rendendo la nostra vita complicata".
Ed è qui che entra in gioco Paolo Borzacchiello, fra i massimi esperti di intelligenza linguistica.
“L'importante è che le persone capiscano che le parole vanno scelte con cura perché influenzano i nostri comportamenti -racconta -citando George Lakoff -continua - stiamo attenti a quello che diciamo, perché in un modo o nell'altro diventa vero, quindi menzionare qualcosa ne rinforza la presenza. Parlare di una cosa la fa diventare vera nel cervello delle persone. Finché io non pronuncio la parola "elefante", le persone non ci pensano, ma appena inizio a parlarne ecco che l'animale viene visualizzato. Anche negare un frame ha l’effetto contrario: se io dico: "Non pensare ad un elefante", è la prima cosa a cui si pensa. Bisogna far attenzione alle negazioni e soprattutto privilegiare parole che producano nel cervello concetti che sono universalmente considerati come buoni. Queste si chiamano "Metafore incarnate" di cui Lakoff è uno dei maggiori esperti, e quindi esprimersi con parole cose che hanno a che fare con la luce, con il buono con il caldo con l'altezza. Nel cervello umano ad esempio, la parola “su” è collegata con l'idea di buono, mentre l'idea di “giù” è considerata negativa. Il concetto di luce, e qui ancora una volta mi riporto ai primi studi di Lakoff, è positivo. Quello di buio è negativo e così via. Già scegliere parole così, ti permette di stare meglio, di produrre un cocktail ormonale funzionale al raggiungimento dei tuoi risultati e di ispirare le persone”.
Prosegue, “di fatto i nostri comportamenti inconsci sono legati al tipo di "cattiva educazione" che abbiamo avuto. In questo momento io sto parlando e lo sto facendo in maniera inconscia, molto diversa da quella, sempre inconscia, con cui mi esprimevo venti anni fa. Il modo con cui ci esprimiamo, non è una cosa naturale, non è che nasciamo usando certe parole. Il bambino non ha l'istinto di dire: "Scusa se ti disturbo" quando parla con qualcuno al telefono, gli viene “insegnato” che quando parla disturba e quindi poi continua in quel modo nel corso della sua vita. Se invece viene gli viene detto che è buona educazione dire "Ciao, sei libero in questo momento?" è comunque stato educato, ma di fatto lo ha detto in modo corretto. Purtroppo a volte scambiamo il fatto di essere educati con qualcosa che poi ci si ritorce contro.
Dedichiamo molto tempo a studiare cose che non servono molto nella vita, e molto poco a cose che invece ce la possono migliorare sia nel rapporto con noi stessi, che da un punto di vista professionale”.
Impariamo quindi a prenderci il tempo per scegliere con cura le parole che usiamo, potremmo scoprire meraviglie.
“Le parole sono importanti!” Lo ripeteva, anzi lo urlava, Nanni Moretti, seduto a bordo piscina in Palombella Rossa, fino a farlo diventare praticamente un mantra, una regola di vita.
“Le parole possono fare magie. Con quelle giuste puoi ispirare le persone, puoi letteralmente trasformare la realtà e rendere qualsiasi relazione una relazione straordinaria. Con quelle sbagliate, puoi rovinare tutto. Purtroppo, troppo spesso le usiamo senza rendercene conto. Abituati da un certo tipo di educazione, ogni giorno parliamo e agiamo secondo strutture mentali che spesso ci fanno sbagliare, rendendo la nostra vita complicata".
Ed è qui che entra in gioco Paolo Borzacchiello, fra i massimi esperti di intelligenza linguistica.
“L'importante è che le persone capiscano che le parole vanno scelte con cura perché influenzano i nostri comportamenti -racconta -citando George Lakoff -continua - stiamo attenti a quello che diciamo, perché in un modo o nell'altro diventa vero, quindi menzionare qualcosa ne rinforza la presenza. Parlare di una cosa la fa diventare vera nel cervello delle persone. Finché io non pronuncio la parola "elefante", le persone non ci pensano, ma appena inizio a parlarne ecco che l'animale viene visualizzato. Anche negare un frame ha l’effetto contrario: se io dico: "Non pensare ad un elefante", è la prima cosa a cui si pensa. Bisogna far attenzione alle negazioni e soprattutto privilegiare parole che producano nel cervello concetti che sono universalmente considerati come buoni. Queste si chiamano "Metafore incarnate" di cui Lakoff è uno dei maggiori esperti, e quindi esprimersi con parole cose che hanno a che fare con la luce, con il buono con il caldo con l'altezza. Nel cervello umano ad esempio, la parola “su” è collegata con l'idea di buono, mentre l'idea di “giù” è considerata negativa. Il concetto di luce, e qui ancora una volta mi riporto ai primi studi di Lakoff, è positivo. Quello di buio è negativo e così via. Già scegliere parole così, ti permette di stare meglio, di produrre un cocktail ormonale funzionale al raggiungimento dei tuoi risultati e di ispirare le persone”.
Prosegue, “di fatto i nostri comportamenti inconsci sono legati al tipo di "cattiva educazione" che abbiamo avuto. In questo momento io sto parlando e lo sto facendo in maniera inconscia, molto diversa da quella, sempre inconscia, con cui mi esprimevo venti anni fa. Il modo con cui ci esprimiamo, non è una cosa naturale, non è che nasciamo usando certe parole. Il bambino non ha l'istinto di dire: "Scusa se ti disturbo" quando parla con qualcuno al telefono, gli viene “insegnato” che quando parla disturba e quindi poi continua in quel modo nel corso della sua vita. Se invece viene gli viene detto che è buona educazione dire "Ciao, sei libero in questo momento?" è comunque stato educato, ma di fatto lo ha detto in modo corretto. Purtroppo a volte scambiamo il fatto di essere educati con qualcosa che poi ci si ritorce contro.
Dedichiamo molto tempo a studiare cose che non servono molto nella vita, e molto poco a cose che invece ce la possono migliorare sia nel rapporto con noi stessi, che da un punto di vista professionale”.
Impariamo quindi a prenderci il tempo per scegliere con cura le parole che usiamo, potremmo scoprire meraviglie.
Venerdì 25 agosto 23
L’estate sta ormai per terminare, per molti è ora di tornare alle attività quotidiane, tra cui lo sport e l’allenamento. Dopo le vacanze estive rimettersi in forma e riprendere gli allenamenti può rivelarsi sicuramente più complicato del previsto, ecco alcuni consigli utili per riprendere il giusto ritmo!
-RIPRENDERE STEP BY STEP
Per riprendere il ritmo dopo una lunga pausa, l’aspetto più importante riguarda il fatto che i muscoli devono essere riabituati in modo graduale. Tornare subito ad allenarsi con carichi e intensità elevati può essere dannoso e controproducente. Per questo motivo è molto importante concedere ai muscoli e al corpo un adeguato riposo tra i primi allenamenti, inoltre si consiglia sempre di iniziare con sessioni a bassa intensità.
–NO AL FAI DA TE
Evitare l’allenamento improvvisato! È molto più efficace con una scheda di allenamento personale, in quanto sono la ripetizione dello stimolo e l’incremento graduale dello stesso che garantiscono gli adattamenti nel corpo.
-AFFIDARSI AD UN TRAINER
Avere un PT esperto che ti segue durante l’allenamento, costruendo un percorso personalizzato in base ai propri obiettivi, infonde fiducia. Un personal trainer inoltre sa bene come motivare a seconda del carattere e delle specifiche esigenze.
-FISSARE NUOVI OBIETTIVI
Fissare subito degli obiettivi può motivare la ripresa e sostenere la buona volontà durante l’anno. È utile e stimolante condividere i propri obiettivi con gli amici o con il personal trainer, possiamo vederli come sfide con sé stessi, un modo per superare i propri limiti. Se sono scritti e consultati durante l’anno, sono un valido aiuto per motivarsi di volta in volta quando dovesse venire meno la voglia di allenarsi.
– TORNARE AD UN REGIME ALIMENTARE SANO
È risaputo che durante l’estate si tende concedersi qualche stravizio. Riprendere ad alimentarsi in modo sano dopo l’estate, seppure importante per il raggiungimento del benessere psico fisico, può essere difficile, ma riuscire a seguire contemporaneamente l’attività sportiva e un’alimentazione ottimale permetterà di smaltire rapidamente gli eventuali chili presi e guadagnare in leggerezza.
-PAROLA D’ORDINE: COSTANZA
È uno dei principi base dell’allenamento (e non solo!). Per sfruttare tutti i benefici che lo sport ha sul nostro corpo, bisogna che l’attività venga svolta con una certa frequenza. Per chi inizia a fare sport o ricomincia dopo una lunga pausa vacanziera, meglio partire con un paio di giorni di attività a settimana e incrementare con il passare del tempo.
L’estate sta ormai per terminare, per molti è ora di tornare alle attività quotidiane, tra cui lo sport e l’allenamento. Dopo le vacanze estive rimettersi in forma e riprendere gli allenamenti può rivelarsi sicuramente più complicato del previsto, ecco alcuni consigli utili per riprendere il giusto ritmo!
-RIPRENDERE STEP BY STEP
Per riprendere il ritmo dopo una lunga pausa, l’aspetto più importante riguarda il fatto che i muscoli devono essere riabituati in modo graduale. Tornare subito ad allenarsi con carichi e intensità elevati può essere dannoso e controproducente. Per questo motivo è molto importante concedere ai muscoli e al corpo un adeguato riposo tra i primi allenamenti, inoltre si consiglia sempre di iniziare con sessioni a bassa intensità.
–NO AL FAI DA TE
Evitare l’allenamento improvvisato! È molto più efficace con una scheda di allenamento personale, in quanto sono la ripetizione dello stimolo e l’incremento graduale dello stesso che garantiscono gli adattamenti nel corpo.
-AFFIDARSI AD UN TRAINER
Avere un PT esperto che ti segue durante l’allenamento, costruendo un percorso personalizzato in base ai propri obiettivi, infonde fiducia. Un personal trainer inoltre sa bene come motivare a seconda del carattere e delle specifiche esigenze.
-FISSARE NUOVI OBIETTIVI
Fissare subito degli obiettivi può motivare la ripresa e sostenere la buona volontà durante l’anno. È utile e stimolante condividere i propri obiettivi con gli amici o con il personal trainer, possiamo vederli come sfide con sé stessi, un modo per superare i propri limiti. Se sono scritti e consultati durante l’anno, sono un valido aiuto per motivarsi di volta in volta quando dovesse venire meno la voglia di allenarsi.
– TORNARE AD UN REGIME ALIMENTARE SANO
È risaputo che durante l’estate si tende concedersi qualche stravizio. Riprendere ad alimentarsi in modo sano dopo l’estate, seppure importante per il raggiungimento del benessere psico fisico, può essere difficile, ma riuscire a seguire contemporaneamente l’attività sportiva e un’alimentazione ottimale permetterà di smaltire rapidamente gli eventuali chili presi e guadagnare in leggerezza.
-PAROLA D’ORDINE: COSTANZA
È uno dei principi base dell’allenamento (e non solo!). Per sfruttare tutti i benefici che lo sport ha sul nostro corpo, bisogna che l’attività venga svolta con una certa frequenza. Per chi inizia a fare sport o ricomincia dopo una lunga pausa vacanziera, meglio partire con un paio di giorni di attività a settimana e incrementare con il passare del tempo.
Venerdì 28 luglio 23
Una pausa dallo sport? La maggior parte degli atleti pare non voglia nemmeno sentirne parlare.
Se anche per te abbandonare la tua routine per qualche tempo o lasciare in un angolo le scarpe da corsa è fuori questione, scopri insieme a noi perché di tanto in tanto è consigliabile prevedere una sosta dall’attività fisica, senza aver paura di perdere la forma conquistata a fatica o di dover ricominciare da capo.
Sono tanti i motivi per cui un break da un programma di allenamento particolarmente intenso può risultare opportuno; in generale ti consigliamo di pianificare almeno una volta all’anno un’interruzione di due o tre settimane dalle tue sessioni di workout senza farti troppi problemi. Chiaramente puoi prenderti una pausa anche più o meno spesso; l’importante è ascoltare il proprio corpo e sfruttare le vacanze per rilassarsi a 360 gradi. I tuoi muscoli sono molto più “furbi” di quanto tu creda e dispongono di una sorta di memoria muscolare (Muscle Memory Effect), nella quale registrano le tue condizioni fisiche. Se ti alleni regolarmente, dopo un periodo di pausa ci vorrà dunque poco per ritrovare la tua forma e non dovrai certo ricominciare da capo. Non c’è dunque di che preoccuparsi.
Evita il sovrallenamento
A un maggiore esercizio corrispondono più risultati? Di certo non nello sport. Se ti alleni troppo spesso o a un’intensità eccessiva pretendendo più del dovuto dal tuo corpo, potresti confrontarti poi con una serie di conseguenze importanti. Il cosiddetto sovrallenamento può ripercuotersi sull’organismo in maniera diversa da persona a persona, ma spesso tra i suoi effetti si annoverano calo delle prestazioni, perdita di massa muscolare e stanchezza cronica. Non da ultimo possono passare settimane o addirittura mesi prima che il tuo fisico “riemerga” da questa fase e tu ti senta in forma a sufficienza per ricominciare.
Se tendi ad esagerare sempre e a spingerti troppo al di sopra dei tuoi limiti, prova a darti un po’ di tregua: per evitare il sovrallenamento o una lunga pausa forzata dallo sport, la scelta migliore è rinunciare volontariamente per qualche tempo all’attività fisica.
Permetti al tuo corpo di rigenerarsi
“No pain, no gain” dicono in inglese; dopo un workout particolarmente intenso è normale sentire di tanto in tanto i muscoli in fiamme, a quel punto è importante concedersi un po’ di riposo, capita però di ignorare questi fastidi e tornano ad allenarsi in tempi troppo rapidi, dando origine a nuovi disturbi. Forse il tuo corpo può tollerare qualche dolore muscolare di tanto in tanto, ma tieni presente che oltre alla muscolatura lo sport mette alla prova anche articolazioni, tendini e legamenti. Una volta ogni tanto il tuo corpo ha dunque bisogno di una meritata vacanza da tutti questi sforzi, in modo da evitare di incorrere in eventuali lesioni più gravi e permettere all’organismo di rigenerarsi completamente.
Liberare la mente
La sveglia suona prestissimo per uscire a correre prima di andare a lavorare? Riduci la pausa pranzo per riuscire a fare un po’ di sollevamento pesi o rinunci a incontrare gli amici perché non vuoi saltare la tua sessione di workout? L’attività fisica fa bene, ma è anche in grado di generare un certo stress: la sola gestione del tempo tra impegni privati, di lavoro e di allenamento può infatti farti sentire sotto pressione e, alla lunga, sottrarti preziose energie. Una pausa dallo sport, magari durante le vacanze, ti aiuterà invece a “resettare la mente”, rivedere le tue priorità o le tue routine ormai in una fase di stallo e ricominciare da capo con nuovo slancio.
Dedica del tempo ad altre attività
Per quanto sia un ottimo investimento, lo sport ti sottrae comunque tempo. Hai mai pensato a cosa ti piacerebbe fare oltre ad allenarti? Sfrutta allora questo periodo per conoscerti ancora meglio: magari potresti provare un nuovo hobby creativo, iniziare a meditare o a tenere un diario, o ancora potrebbe essere l’occasione per dormire finalmente qualche ora in più o dilettarti ai fornelli. Durante questa fase potresti cimentarti anche in una nuova disciplina sportiva e scoprire che ti diverte ancora di più o che è quello che ti ci vuole per completare il tuo programma settimanale.
Trova di nuovo la motivazione
Per quanto sia difficile iniziare, per la maggior parte degli atleti fare sport diventa poi una vera e propria routine. Una volta fatti i conti con la pigrizia basta infatti un attimo a srotolare il tappetino per iniziare a lavorare, ed ecco che allenarsi diventa una sorta di automatismo. Questo però può rivelarsi al tempo stesso un problema, perché il divertimento e la motivazione vengono piano piano meno. Una disciplina ferrea è senz’altro necessaria, ma a un certo punto potresti non avere più chiare le ragioni per cui ti alleni. Una pausa dallo sport può invece aiutarti a trovare nuovi stimoli e a riscoprire perché la tua sessione di corsa, di yoga o di allenamento muscolare per te è davvero il massimo.
Dopo un periodo di “astinenza” voluta tornerai a fare movimento con una nuova consapevolezza e ritroverai lo slancio per allenarti sul tappetino o con i pesi.
Così la tua motivazione a fare sport permarrà ancora più a lungo!
Una pausa dallo sport? La maggior parte degli atleti pare non voglia nemmeno sentirne parlare.
Se anche per te abbandonare la tua routine per qualche tempo o lasciare in un angolo le scarpe da corsa è fuori questione, scopri insieme a noi perché di tanto in tanto è consigliabile prevedere una sosta dall’attività fisica, senza aver paura di perdere la forma conquistata a fatica o di dover ricominciare da capo.
Sono tanti i motivi per cui un break da un programma di allenamento particolarmente intenso può risultare opportuno; in generale ti consigliamo di pianificare almeno una volta all’anno un’interruzione di due o tre settimane dalle tue sessioni di workout senza farti troppi problemi. Chiaramente puoi prenderti una pausa anche più o meno spesso; l’importante è ascoltare il proprio corpo e sfruttare le vacanze per rilassarsi a 360 gradi. I tuoi muscoli sono molto più “furbi” di quanto tu creda e dispongono di una sorta di memoria muscolare (Muscle Memory Effect), nella quale registrano le tue condizioni fisiche. Se ti alleni regolarmente, dopo un periodo di pausa ci vorrà dunque poco per ritrovare la tua forma e non dovrai certo ricominciare da capo. Non c’è dunque di che preoccuparsi.
Evita il sovrallenamento
A un maggiore esercizio corrispondono più risultati? Di certo non nello sport. Se ti alleni troppo spesso o a un’intensità eccessiva pretendendo più del dovuto dal tuo corpo, potresti confrontarti poi con una serie di conseguenze importanti. Il cosiddetto sovrallenamento può ripercuotersi sull’organismo in maniera diversa da persona a persona, ma spesso tra i suoi effetti si annoverano calo delle prestazioni, perdita di massa muscolare e stanchezza cronica. Non da ultimo possono passare settimane o addirittura mesi prima che il tuo fisico “riemerga” da questa fase e tu ti senta in forma a sufficienza per ricominciare.
Se tendi ad esagerare sempre e a spingerti troppo al di sopra dei tuoi limiti, prova a darti un po’ di tregua: per evitare il sovrallenamento o una lunga pausa forzata dallo sport, la scelta migliore è rinunciare volontariamente per qualche tempo all’attività fisica.
Permetti al tuo corpo di rigenerarsi
“No pain, no gain” dicono in inglese; dopo un workout particolarmente intenso è normale sentire di tanto in tanto i muscoli in fiamme, a quel punto è importante concedersi un po’ di riposo, capita però di ignorare questi fastidi e tornano ad allenarsi in tempi troppo rapidi, dando origine a nuovi disturbi. Forse il tuo corpo può tollerare qualche dolore muscolare di tanto in tanto, ma tieni presente che oltre alla muscolatura lo sport mette alla prova anche articolazioni, tendini e legamenti. Una volta ogni tanto il tuo corpo ha dunque bisogno di una meritata vacanza da tutti questi sforzi, in modo da evitare di incorrere in eventuali lesioni più gravi e permettere all’organismo di rigenerarsi completamente.
Liberare la mente
La sveglia suona prestissimo per uscire a correre prima di andare a lavorare? Riduci la pausa pranzo per riuscire a fare un po’ di sollevamento pesi o rinunci a incontrare gli amici perché non vuoi saltare la tua sessione di workout? L’attività fisica fa bene, ma è anche in grado di generare un certo stress: la sola gestione del tempo tra impegni privati, di lavoro e di allenamento può infatti farti sentire sotto pressione e, alla lunga, sottrarti preziose energie. Una pausa dallo sport, magari durante le vacanze, ti aiuterà invece a “resettare la mente”, rivedere le tue priorità o le tue routine ormai in una fase di stallo e ricominciare da capo con nuovo slancio.
Dedica del tempo ad altre attività
Per quanto sia un ottimo investimento, lo sport ti sottrae comunque tempo. Hai mai pensato a cosa ti piacerebbe fare oltre ad allenarti? Sfrutta allora questo periodo per conoscerti ancora meglio: magari potresti provare un nuovo hobby creativo, iniziare a meditare o a tenere un diario, o ancora potrebbe essere l’occasione per dormire finalmente qualche ora in più o dilettarti ai fornelli. Durante questa fase potresti cimentarti anche in una nuova disciplina sportiva e scoprire che ti diverte ancora di più o che è quello che ti ci vuole per completare il tuo programma settimanale.
Trova di nuovo la motivazione
Per quanto sia difficile iniziare, per la maggior parte degli atleti fare sport diventa poi una vera e propria routine. Una volta fatti i conti con la pigrizia basta infatti un attimo a srotolare il tappetino per iniziare a lavorare, ed ecco che allenarsi diventa una sorta di automatismo. Questo però può rivelarsi al tempo stesso un problema, perché il divertimento e la motivazione vengono piano piano meno. Una disciplina ferrea è senz’altro necessaria, ma a un certo punto potresti non avere più chiare le ragioni per cui ti alleni. Una pausa dallo sport può invece aiutarti a trovare nuovi stimoli e a riscoprire perché la tua sessione di corsa, di yoga o di allenamento muscolare per te è davvero il massimo.
Dopo un periodo di “astinenza” voluta tornerai a fare movimento con una nuova consapevolezza e ritroverai lo slancio per allenarti sul tappetino o con i pesi.
Così la tua motivazione a fare sport permarrà ancora più a lungo!
Venerdì 21 luglio 23
Secondo un recente sondaggio, oltre il 40% dei lavoratori controlla le e-mail anche se in ferie e il 20% si sente in dovere di essere reperibile tanto da portare con sé il PC anche in vacanza. Ma allora che fine ha fatto il famigerato out-of-office? E come imparare a staccare davvero la spina?
Nell’arco della vita, si passano oltre 90mila ore lavorando e 200 ore all’anno a sognare una vacanza. Eppure, quando arriva l’agognato momento delle ferie, sono in molti a non riuscire a godersele davvero. A confermarlo, è stato uno studio che ha rilevato che il 40% dei lavoratori controlla le e-mail anche se in ferie, mentre il 20% dichiara di sentirsi in dovere di essere reperibile e disponibile tanto da portare in valigia con sé PC e telefono aziendale. Che fine ha fatto quindi il famigerato out-of-office?
Per ritrovare un sano work-life balance, forse varrebbe la pena chiederselo, riflettendo sull’opportunità che le vacanze offrono per staccare davvero. E avere così maggiori probabilità di tornare al lavoro ricaricati.
Perché, spesso, non si riesce a farlo? E come imparare a ritrovare il giusto equilibro tra vacanze e lavoro?
«Le motivazioni che possono rendere così difficile staccare la spina dal lavoro anche quando si è in vacanza possono essere diverse - spiega la psicologa Monica Bormetti, che si occupa di formazione e coaching su work-life balance e benessere digitale.- Tuttavia ce n’è una che, dal mio punto di vista, caratterizza il nostro periodo storico e a cui è utile fare attenzione: la nobilitazione della stanchezza. Mi riferisco a quel fenomeno che il filosofo sud-coreano Byung-Chul Han descrive nel suo libro “La società della stanchezza”. La tendenza a sentirsi soddisfatti perché si è stanchi e troppo indaffarati. Per cui si generano pensieri tipo “ho troppo da fare, non posso staccare”, “vorrei andare in vacanza ma ho troppi progetti aperti” ecc.
Ecco, questo sentirci realizzati perché siamo stanchi e indaffarati, credo non ci porti da nessuna parte. In questo scenario la pigrizia non ha spazio e invece forse dovremmo fargliene di più».
Se dunque è fondamentale sapersi godere le vacanze, il dolce far niente e, perché no, anche un po’ di sana noia, quale può essere il primo passo per riuscirci?
«Prima di tutto è bene sottolineare che staccare la spina non deve essere un ulteriore dovere, altrimenti rientra nella check-list delle cose da fare nella nostra vita, e non assolve più di fatto alla sua vera funzione – sottolinea la dottoressa Bormetti. – Però credo sia importante ricordare che l’essere umano vive di ciclicità: notte e giorno che si alternano e le stagioni che cambiano e si ripetono sono due esempi che abbiamo sempre sotto i nostri occhi. In questa ciclicità ci sono fasi differenti: quella del fare, del lavoro, dell’operosità, della produttività e poi la fase dell’essere, della contemplazione, dell’introspezione. Quindi non possiamo stare sempre nella fase del fare, ma è importante lasciare spazio anche per la fase dell’essere. Il primo passo per me è imparare a ritagliarsi nella quotidianità piccoli momenti per essere e non per fare. Poi quei momenti possiamo dilatarli, se vogliamo, in un periodo più lungo nelle ferie».
Lavoro e vacanze: e se non si riesce a staccare del tutto?
«Credo che, come per tanti altri argomenti, ci sia uno scenario ideale e poi uno scenario realista – sottolinea la psicologa. – Lo scenario ideale è che si stacchi la spina del tutto. Ma questo a volte, se non siamo nelle condizioni di farlo, rischia di crearci ulteriore stress da prestazione, come dicevamo, staccare diventa un dovere. Quindi trovo più utile lavorare su uno scenario realista, essendo tolleranti con sé stessi e non creandoci ulteriore stress. Lo scenario realista può essere guardare le mail in momenti fissati. Il fatto che siano fissi è importante perché un elemento che ci crea difficoltà è avere confini labili per cui ogni momento potrebbe essere buono per guardare le mail e se non lo facciamo poi ci sentiamo in colpa».
Per qualcuno però, rimanere in qualche modo “connesso” al mondo del lavoro, è un modo per rendere meno difficile l’impatto con il rientro alla vita di tutti i giorni. Si tratta di un’illusione o è davvero una strategia utile?
«Propongo un’inversione di termini: rimanere connessi al lavoro può rendere più difficile la vacanza – precisa la dottoressa Bormetti. – E allora credo che dobbiamo chiederci se la parte importante della nostra vita sia il lavoro o il tempo per sé e scegliere coscientemente attorno a quale dei due far ruotare le nostre decisioni. Detto questo, credo che staccare del tutto possa rendere più difficile il rientro, perché se siamo in un loop di abitudini che ci portano ad essere sempre connessi, cambiare abitudine è difficile, come tutti i cambiamenti nella vita. Questo non significa però che non ne valga la pena».
Con qualche accorgimento ritrovare il giusto equilibrio tra lavoro e vacanze può essere possibile.
Secondo un recente sondaggio, oltre il 40% dei lavoratori controlla le e-mail anche se in ferie e il 20% si sente in dovere di essere reperibile tanto da portare con sé il PC anche in vacanza. Ma allora che fine ha fatto il famigerato out-of-office? E come imparare a staccare davvero la spina?
Nell’arco della vita, si passano oltre 90mila ore lavorando e 200 ore all’anno a sognare una vacanza. Eppure, quando arriva l’agognato momento delle ferie, sono in molti a non riuscire a godersele davvero. A confermarlo, è stato uno studio che ha rilevato che il 40% dei lavoratori controlla le e-mail anche se in ferie, mentre il 20% dichiara di sentirsi in dovere di essere reperibile e disponibile tanto da portare in valigia con sé PC e telefono aziendale. Che fine ha fatto quindi il famigerato out-of-office?
Per ritrovare un sano work-life balance, forse varrebbe la pena chiederselo, riflettendo sull’opportunità che le vacanze offrono per staccare davvero. E avere così maggiori probabilità di tornare al lavoro ricaricati.
Perché, spesso, non si riesce a farlo? E come imparare a ritrovare il giusto equilibro tra vacanze e lavoro?
«Le motivazioni che possono rendere così difficile staccare la spina dal lavoro anche quando si è in vacanza possono essere diverse - spiega la psicologa Monica Bormetti, che si occupa di formazione e coaching su work-life balance e benessere digitale.- Tuttavia ce n’è una che, dal mio punto di vista, caratterizza il nostro periodo storico e a cui è utile fare attenzione: la nobilitazione della stanchezza. Mi riferisco a quel fenomeno che il filosofo sud-coreano Byung-Chul Han descrive nel suo libro “La società della stanchezza”. La tendenza a sentirsi soddisfatti perché si è stanchi e troppo indaffarati. Per cui si generano pensieri tipo “ho troppo da fare, non posso staccare”, “vorrei andare in vacanza ma ho troppi progetti aperti” ecc.
Ecco, questo sentirci realizzati perché siamo stanchi e indaffarati, credo non ci porti da nessuna parte. In questo scenario la pigrizia non ha spazio e invece forse dovremmo fargliene di più».
Se dunque è fondamentale sapersi godere le vacanze, il dolce far niente e, perché no, anche un po’ di sana noia, quale può essere il primo passo per riuscirci?
«Prima di tutto è bene sottolineare che staccare la spina non deve essere un ulteriore dovere, altrimenti rientra nella check-list delle cose da fare nella nostra vita, e non assolve più di fatto alla sua vera funzione – sottolinea la dottoressa Bormetti. – Però credo sia importante ricordare che l’essere umano vive di ciclicità: notte e giorno che si alternano e le stagioni che cambiano e si ripetono sono due esempi che abbiamo sempre sotto i nostri occhi. In questa ciclicità ci sono fasi differenti: quella del fare, del lavoro, dell’operosità, della produttività e poi la fase dell’essere, della contemplazione, dell’introspezione. Quindi non possiamo stare sempre nella fase del fare, ma è importante lasciare spazio anche per la fase dell’essere. Il primo passo per me è imparare a ritagliarsi nella quotidianità piccoli momenti per essere e non per fare. Poi quei momenti possiamo dilatarli, se vogliamo, in un periodo più lungo nelle ferie».
Lavoro e vacanze: e se non si riesce a staccare del tutto?
«Credo che, come per tanti altri argomenti, ci sia uno scenario ideale e poi uno scenario realista – sottolinea la psicologa. – Lo scenario ideale è che si stacchi la spina del tutto. Ma questo a volte, se non siamo nelle condizioni di farlo, rischia di crearci ulteriore stress da prestazione, come dicevamo, staccare diventa un dovere. Quindi trovo più utile lavorare su uno scenario realista, essendo tolleranti con sé stessi e non creandoci ulteriore stress. Lo scenario realista può essere guardare le mail in momenti fissati. Il fatto che siano fissi è importante perché un elemento che ci crea difficoltà è avere confini labili per cui ogni momento potrebbe essere buono per guardare le mail e se non lo facciamo poi ci sentiamo in colpa».
Per qualcuno però, rimanere in qualche modo “connesso” al mondo del lavoro, è un modo per rendere meno difficile l’impatto con il rientro alla vita di tutti i giorni. Si tratta di un’illusione o è davvero una strategia utile?
«Propongo un’inversione di termini: rimanere connessi al lavoro può rendere più difficile la vacanza – precisa la dottoressa Bormetti. – E allora credo che dobbiamo chiederci se la parte importante della nostra vita sia il lavoro o il tempo per sé e scegliere coscientemente attorno a quale dei due far ruotare le nostre decisioni. Detto questo, credo che staccare del tutto possa rendere più difficile il rientro, perché se siamo in un loop di abitudini che ci portano ad essere sempre connessi, cambiare abitudine è difficile, come tutti i cambiamenti nella vita. Questo non significa però che non ne valga la pena».
Con qualche accorgimento ritrovare il giusto equilibrio tra lavoro e vacanze può essere possibile.
Venerdì 14 luglio 23
Il valore dell'amicizia è proverbiale e la scienza, oltre a confermare l’importanza di avere degli amici, precisa che ce ne sono alcuni in grado di fare davvero la differenza per la nostra felicità.
Esistono studi sull’importanza dell’amicizia per il nostro benessere che hanno dimostrato come le persone senza amici abbiano più problemi di salute, minore equilibrio mentale, un rischio maggiore di morire prematuramente e si sentano meno soddisfatti della loro vita.
Il punto non è avere decine o centinaia di amici, ma sapere scegliere saggiamente quelli che veramente ci fanno stare bene. Il ricercatore statunitense Tom Rath, consulente della Gallup Inc., ha condotto un attento studio sull’argomento che è confluito nel libro dal titolo “Vital Friends: The People You Can't Afford to Live Without”. Secondo Rath è molto difficile che un solo vero amico, per quanto prezioso sia, possa offrirci tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Se desideriamo veramente vivere felici, la soluzione migliore è avere a disposizione i 7 tipi essenziali di amici da lui classificati secondo le principali necessità pratiche e affettive di un essere umano.
Ecco allora il profilo dei sette tipi di amici di cui hai bisogno; un unico amico può rientrare in più di una di queste tipologie, ma è molto improbabile e se nella nostra esistenza non ce ne fossero altri potremmo non avere tutto ciò di cui abbiamo bisogno. In questo malaugurato caso, la vita potrebbe essere meno felice del dovuto e non va dimenticato che lo stesso principio è valido per tutti coloro che ci amano e vivono intorno a noi. Compreso il vicino di casa.
Un amico leale: si tratta di una persona che non ti giudica, sa sostenerti e ti resta sempre vicino nella buona e cattiva sorte. Un amico pronto a battersi per te o a combattere al tuo fianco quando il gioco si fa duro e i problemi sembrano insormontabili. Il ruolo di una simile tipologia è quello di garantirti sempre un sistema di supporto e di farti avvertire una presenza solida. Qualunque cosa accada, avrai al tuo fianco un riferimento fidato, in grado di conoscere i tuoi difetti e i più inconfessabili segreti, ma che sceglie comunque di non abbandonarti mai.
Un amico pronto all’avventura: esiste un tipo di amicizia che ti porta fuori dalla zona di comfort, sa aprirti gli occhi a nuove esperienze, ti aiuta a provare e imparare cose di cui magari hai paura o semplicemente non conosci. È una figura che ti riempie di energia, sa infondere coraggio e ti insegna a osare prendendo dei rischi utili ad aprire un po' di più la mente e a esplorare tutto ciò che il mondo può offrire. È l'amico divertente, splendido e indispensabile, sacro come l’ora d’aria, che ha sempre un piano e un’idea con cui è impossibile annoiarsi.
Un amico onesto: nella vita per essere felici abbiamo bisogno di chi non ci nasconde la verità per paura di ferire i nostri sentimenti. Una persona capace di dirti se la tua geniale idea è sbagliata, se sei tu il problema nella relazione o se indossi una camicia che ti fa sembrare orribile. Un amico che ci dice con franchezza le cose anche quando sono verità scomode, per aiutarci a crescere e a migliorare.
Un amico mentore: è importante avere un amico saggio e disposto a condividere tutte le sue conoscenze, capace di insegnare cose importanti e ispirarti a continuare ad andare avanti. Una persona intelligente che, quando è vicina ti fa venire voglia di superare nuove sfide ed essere migliore. Può avere già raggiunto ciò a cui ambisci, essere solo un po' più avanti di te o semplicemente trovarsi nella condizione di darti una spinta verso la giusta direzione.
Un amico con un'opinione, uno stile o una cultura diversa: incontrare persone diverse da te è essenziale per avere una prospettiva diversa sulla vita, aprire la propria mente, abbattere i pregiudizi e capire quanto non essere uguali a tutti gli altri sia una grande forza. Avere un amico portatore di un'altra cultura aiuta a conoscere nuove tradizioni, credenze e stili di vita.
Un amico costruttivo: si tratta di una persona che trova sempre il modo giusto per sollevarti il morale quando ne hai bisogno, sa motivarti e spingerti ad andare avanti. Un amico costruttivo si prenderà sempre cura di te e sarà sempre dalla tua parte, anche quando tu non ci sei.
Un amico complice: esiste anche un particolare tipo di persona con cui è bello condividere gli interessi, i gusti, le credenze e molte altre cose che si hanno in comune. Qualcuno con cui puoi parlare di tutto ciò che ti piace, divertirsi a praticare i tuoi hobby preferiti e passare ore a parlare dello stesso argomento. È un amico con cui si può discutere di temi familiari e ti dà un particolare senso di piacere ogni volta che ci parli e stai insieme.
Il vicino di casa: non è una tipologia da fare rientrare in questa lista, ma un consiglio a fin di bene. La maggior parte delle persone non conosce i propri vicini, ma andare d'accordo con almeno uno di loro è essenziale. Avere un amico che è anche il tuo vicino di casa sarebbe perfetto. Allora, il bonus, è la persona di cui potersi fidare che può tenere d'occhio la tua casa quando non ci sei, dirti cosa succede nel palazzo o nel quartiere, essere un alleato quando sei nei guai e rendere, in generale, la tua vita più tranquilla.
Il valore dell'amicizia è proverbiale e la scienza, oltre a confermare l’importanza di avere degli amici, precisa che ce ne sono alcuni in grado di fare davvero la differenza per la nostra felicità.
Esistono studi sull’importanza dell’amicizia per il nostro benessere che hanno dimostrato come le persone senza amici abbiano più problemi di salute, minore equilibrio mentale, un rischio maggiore di morire prematuramente e si sentano meno soddisfatti della loro vita.
Il punto non è avere decine o centinaia di amici, ma sapere scegliere saggiamente quelli che veramente ci fanno stare bene. Il ricercatore statunitense Tom Rath, consulente della Gallup Inc., ha condotto un attento studio sull’argomento che è confluito nel libro dal titolo “Vital Friends: The People You Can't Afford to Live Without”. Secondo Rath è molto difficile che un solo vero amico, per quanto prezioso sia, possa offrirci tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Se desideriamo veramente vivere felici, la soluzione migliore è avere a disposizione i 7 tipi essenziali di amici da lui classificati secondo le principali necessità pratiche e affettive di un essere umano.
Ecco allora il profilo dei sette tipi di amici di cui hai bisogno; un unico amico può rientrare in più di una di queste tipologie, ma è molto improbabile e se nella nostra esistenza non ce ne fossero altri potremmo non avere tutto ciò di cui abbiamo bisogno. In questo malaugurato caso, la vita potrebbe essere meno felice del dovuto e non va dimenticato che lo stesso principio è valido per tutti coloro che ci amano e vivono intorno a noi. Compreso il vicino di casa.
Un amico leale: si tratta di una persona che non ti giudica, sa sostenerti e ti resta sempre vicino nella buona e cattiva sorte. Un amico pronto a battersi per te o a combattere al tuo fianco quando il gioco si fa duro e i problemi sembrano insormontabili. Il ruolo di una simile tipologia è quello di garantirti sempre un sistema di supporto e di farti avvertire una presenza solida. Qualunque cosa accada, avrai al tuo fianco un riferimento fidato, in grado di conoscere i tuoi difetti e i più inconfessabili segreti, ma che sceglie comunque di non abbandonarti mai.
Un amico pronto all’avventura: esiste un tipo di amicizia che ti porta fuori dalla zona di comfort, sa aprirti gli occhi a nuove esperienze, ti aiuta a provare e imparare cose di cui magari hai paura o semplicemente non conosci. È una figura che ti riempie di energia, sa infondere coraggio e ti insegna a osare prendendo dei rischi utili ad aprire un po' di più la mente e a esplorare tutto ciò che il mondo può offrire. È l'amico divertente, splendido e indispensabile, sacro come l’ora d’aria, che ha sempre un piano e un’idea con cui è impossibile annoiarsi.
Un amico onesto: nella vita per essere felici abbiamo bisogno di chi non ci nasconde la verità per paura di ferire i nostri sentimenti. Una persona capace di dirti se la tua geniale idea è sbagliata, se sei tu il problema nella relazione o se indossi una camicia che ti fa sembrare orribile. Un amico che ci dice con franchezza le cose anche quando sono verità scomode, per aiutarci a crescere e a migliorare.
Un amico mentore: è importante avere un amico saggio e disposto a condividere tutte le sue conoscenze, capace di insegnare cose importanti e ispirarti a continuare ad andare avanti. Una persona intelligente che, quando è vicina ti fa venire voglia di superare nuove sfide ed essere migliore. Può avere già raggiunto ciò a cui ambisci, essere solo un po' più avanti di te o semplicemente trovarsi nella condizione di darti una spinta verso la giusta direzione.
Un amico con un'opinione, uno stile o una cultura diversa: incontrare persone diverse da te è essenziale per avere una prospettiva diversa sulla vita, aprire la propria mente, abbattere i pregiudizi e capire quanto non essere uguali a tutti gli altri sia una grande forza. Avere un amico portatore di un'altra cultura aiuta a conoscere nuove tradizioni, credenze e stili di vita.
Un amico costruttivo: si tratta di una persona che trova sempre il modo giusto per sollevarti il morale quando ne hai bisogno, sa motivarti e spingerti ad andare avanti. Un amico costruttivo si prenderà sempre cura di te e sarà sempre dalla tua parte, anche quando tu non ci sei.
Un amico complice: esiste anche un particolare tipo di persona con cui è bello condividere gli interessi, i gusti, le credenze e molte altre cose che si hanno in comune. Qualcuno con cui puoi parlare di tutto ciò che ti piace, divertirsi a praticare i tuoi hobby preferiti e passare ore a parlare dello stesso argomento. È un amico con cui si può discutere di temi familiari e ti dà un particolare senso di piacere ogni volta che ci parli e stai insieme.
Il vicino di casa: non è una tipologia da fare rientrare in questa lista, ma un consiglio a fin di bene. La maggior parte delle persone non conosce i propri vicini, ma andare d'accordo con almeno uno di loro è essenziale. Avere un amico che è anche il tuo vicino di casa sarebbe perfetto. Allora, il bonus, è la persona di cui potersi fidare che può tenere d'occhio la tua casa quando non ci sei, dirti cosa succede nel palazzo o nel quartiere, essere un alleato quando sei nei guai e rendere, in generale, la tua vita più tranquilla.
Venerdì 7 luglio 23
Oggi vogliamo toccare un altro argomento che riguarda la nostra salute mentale, troppo spesso accantonata a discapito di problemi, solo apparentemente, più importanti.
Cosa possiamo fare quando ci sentiamo sopraffatti, quanto ci sembra che le cose da fare si stiano accumulando, che un nuovo fattore di stress sia dietro l’angolo e che tutti i problemi debbano essere risolti contemporaneamente?
Niente, non fare niente. Metti tutto in pausa.
Quando ci si sente sopraffatti è quasi impossibile rispondere con saggezza e compassione verso noi stessi e il mondo. E ciò, purtroppo, può creare un circolo vizioso: reagire istintivamente, di conseguenza equivale ad amplificare lo stress, quindi ad aumentare la sensazione di sopraffazione.
La cultura del “non-stop” ci sta imponendo ritmi frenetici che contribuiscono a perdere lucidità su cosa sono le priorità; ciò che prima poteva sembrare produttivo, ora potrebbe essere. Quando si spendono tantissime energie sul lavoro e sugli impegni quotidiani, si può essere assaliti dalla sensazione di avere troppe cose da fare, ed è facile convincersi di non avere il tempo di potersi concedere delle pause.
Tu invece prova a fare così: un respiro profondo e chiudi gli occhi. Immagina tutti quei compiti, fattori di stress e preoccupazioni che ti appesantiscono, accatastati in un grande mucchio. Quindi immagina di spingere questa pila e guarda come ogni pezzo cade.
Qual è quello che ti è caduto più vicino? È l’unico su cui hai bisogno di focalizzarti in questo momento.
Fisicamente non possiamo fare tutto in una volta, e non dovremmo mai pretenderlo. Del resto, anche la natura insegna che esistono tempi per seminare e altri per raccogliere. Così è necessario sapersi concedere una pausa, fermarsi, riflettere, ritagliarsi del tempo per sé stessi.
Trovare momenti lontani dallo stress è fondamentale per la salute del nostro cervello “mens sana in corpore sano”.
Lo sapevi che l’esercizio fisico riduce la depressione e l’ansia? Oltre 1'000 studi controllati e randomizzati riportano che l’attività fisica aumenta il benessere emotivo per le persone con e senza sintomi clinici. Non è una panacea o un sostituto di altri trattamenti, la forma fisica fa bene alla forma mentale.
Quindi, per concludere, oltre all’esercizio della pila accatastata, prova ad associare l’esercizio fisico.
La tua mente ringrazierà.
Oggi vogliamo toccare un altro argomento che riguarda la nostra salute mentale, troppo spesso accantonata a discapito di problemi, solo apparentemente, più importanti.
Cosa possiamo fare quando ci sentiamo sopraffatti, quanto ci sembra che le cose da fare si stiano accumulando, che un nuovo fattore di stress sia dietro l’angolo e che tutti i problemi debbano essere risolti contemporaneamente?
Niente, non fare niente. Metti tutto in pausa.
Quando ci si sente sopraffatti è quasi impossibile rispondere con saggezza e compassione verso noi stessi e il mondo. E ciò, purtroppo, può creare un circolo vizioso: reagire istintivamente, di conseguenza equivale ad amplificare lo stress, quindi ad aumentare la sensazione di sopraffazione.
La cultura del “non-stop” ci sta imponendo ritmi frenetici che contribuiscono a perdere lucidità su cosa sono le priorità; ciò che prima poteva sembrare produttivo, ora potrebbe essere. Quando si spendono tantissime energie sul lavoro e sugli impegni quotidiani, si può essere assaliti dalla sensazione di avere troppe cose da fare, ed è facile convincersi di non avere il tempo di potersi concedere delle pause.
Tu invece prova a fare così: un respiro profondo e chiudi gli occhi. Immagina tutti quei compiti, fattori di stress e preoccupazioni che ti appesantiscono, accatastati in un grande mucchio. Quindi immagina di spingere questa pila e guarda come ogni pezzo cade.
Qual è quello che ti è caduto più vicino? È l’unico su cui hai bisogno di focalizzarti in questo momento.
Fisicamente non possiamo fare tutto in una volta, e non dovremmo mai pretenderlo. Del resto, anche la natura insegna che esistono tempi per seminare e altri per raccogliere. Così è necessario sapersi concedere una pausa, fermarsi, riflettere, ritagliarsi del tempo per sé stessi.
Trovare momenti lontani dallo stress è fondamentale per la salute del nostro cervello “mens sana in corpore sano”.
Lo sapevi che l’esercizio fisico riduce la depressione e l’ansia? Oltre 1'000 studi controllati e randomizzati riportano che l’attività fisica aumenta il benessere emotivo per le persone con e senza sintomi clinici. Non è una panacea o un sostituto di altri trattamenti, la forma fisica fa bene alla forma mentale.
Quindi, per concludere, oltre all’esercizio della pila accatastata, prova ad associare l’esercizio fisico.
La tua mente ringrazierà.
Venerdì 30 giugno 23
Oggi parliamo di come imparare, in pochi passi, a rompere il circolo vizioso che non ci fa stare bene. Sarà sufficiente prendersi un po’ di tempo per se e approfondire senza giudizio questi spunti di riflessione che ci risuonano dentro più affini.
- Non mi vergogno più di me stesso:
non mi rimprovero per aver commesso errori, anzi parlo a me stesso come un saggio genitore amorevole. Ricordo a me stesso che sono al sicuro e che sto facendo del mio meglio.
- Mi so perdonare:
mi perdono per quello che ho fatto mentre ero in “modalità sopravvivenza”; il mio passato non mi definisce e le scelte e le energie che incarno oggi creano un nuovo futuro.
- Dico NO quando ne ho bisogno:
sono stato condizionato a essere educato, buono e a non creare problemi e questo mi ha portato in passato a tradire me stesso. Ora i confini che decido di stabilire mi mantengono emotivamente sano e riesco a dire di no ogni volta che ne sento il bisogno.
- Non posso gestire la percezione altrui:
durante l’infanzia potrei essere diventato ipervigilante, molto consapevole degli stati d’animo, dei toni e delle espressioni facciali delle persone, per stare al sicuro. Non devo più analizzare eccessivamente le interazioni per sopravvivere.
- Il successo riguarda come mi sento:
il successo non riguarda i miei risultati esterni. Riguarda quello che provo per me stesso, di conseguenza faccio le scelte che sono le migliori per me e per la mia salute emotiva.
- Ritorno al mio corpo:
a causa di possibili traumi o un senso di sopraffazione, ho lasciato spesso il mio corpo per proteggermi, vivendo in “modalità sopravvivenza”. Torno quindi nel mio corpo ogni giorno attraverso il movimento, dando priorità al sonno, alla danza, al canto e a qualsiasi altra cosa sana mi faccia uscire dalla mia testa.
- Restituisco:
gli esseri umani feriti temono di dare perché sono in uno stato di sopravvivenza.” Mi concedo di dare agli altri per guarire le mie ferite”. Concedo la mia energia come la gentilezza, un sorriso ad uno sconosciuto, il mio tempo o regali solo se l’altra persona è disponibile.
Oggi parliamo di come imparare, in pochi passi, a rompere il circolo vizioso che non ci fa stare bene. Sarà sufficiente prendersi un po’ di tempo per se e approfondire senza giudizio questi spunti di riflessione che ci risuonano dentro più affini.
- Non mi vergogno più di me stesso:
non mi rimprovero per aver commesso errori, anzi parlo a me stesso come un saggio genitore amorevole. Ricordo a me stesso che sono al sicuro e che sto facendo del mio meglio.
- Mi so perdonare:
mi perdono per quello che ho fatto mentre ero in “modalità sopravvivenza”; il mio passato non mi definisce e le scelte e le energie che incarno oggi creano un nuovo futuro.
- Dico NO quando ne ho bisogno:
sono stato condizionato a essere educato, buono e a non creare problemi e questo mi ha portato in passato a tradire me stesso. Ora i confini che decido di stabilire mi mantengono emotivamente sano e riesco a dire di no ogni volta che ne sento il bisogno.
- Non posso gestire la percezione altrui:
durante l’infanzia potrei essere diventato ipervigilante, molto consapevole degli stati d’animo, dei toni e delle espressioni facciali delle persone, per stare al sicuro. Non devo più analizzare eccessivamente le interazioni per sopravvivere.
- Il successo riguarda come mi sento:
il successo non riguarda i miei risultati esterni. Riguarda quello che provo per me stesso, di conseguenza faccio le scelte che sono le migliori per me e per la mia salute emotiva.
- Ritorno al mio corpo:
a causa di possibili traumi o un senso di sopraffazione, ho lasciato spesso il mio corpo per proteggermi, vivendo in “modalità sopravvivenza”. Torno quindi nel mio corpo ogni giorno attraverso il movimento, dando priorità al sonno, alla danza, al canto e a qualsiasi altra cosa sana mi faccia uscire dalla mia testa.
- Restituisco:
gli esseri umani feriti temono di dare perché sono in uno stato di sopravvivenza.” Mi concedo di dare agli altri per guarire le mie ferite”. Concedo la mia energia come la gentilezza, un sorriso ad uno sconosciuto, il mio tempo o regali solo se l’altra persona è disponibile.
Venerdì 23 giugno 23
“La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa” diceva Friedrich Nietzsche.
Ma che cos’è la felicità? Si pensa che sia un insieme di sensazioni e momenti positivi ma soggettivi, che siano differenti per tutti. Vero, ma solo in parte. Dietro alla felicità ci sono ormoni e neurotrasmettitori che, se sollecitati, portano subito il buon umore.
Ma quali e, soprattutto, cosa si stimolano?
«Per aiutare il corpo a produrli, prima di tutto è importante dormire a sufficienza, fare esercizio regolarmente ed essere socialmente attivi. Ma non basta: ci si può allenare alla felicità» spiega Alessandra Bitelli, Woman Empowering Coach. Un concetto, quello di “allenarsi alla felicità” a cui la maggior parte delle persone non è abituata. Per esempio, adottare una serie di strategie che aiutano ad arginare negatività e pensieri negativi: in pratica, spostare l’attenzione e la propria visione dal pensare sempre al peggio all’iniziare ad avere maggiore fiducia nel mondo e in se stessi, mettendosi anche un po’ più in gioco. Come fare? «Si può iniziare da un piccolo esercizio quotidiano: bastano pochi minuti al giorno da dedicare a immaginare scenari nuovi e fiduciosi e magicamente l’attitudine a pensare negativo si trasformerà in una fabbrica di felicità» spiega l’esperta.
Ormoni e neurotrasmettitori sono alleati in questo campo. I neurotrasmettitori lavorano principalmente nel cervello e nel sistema nervoso centrale e, mentre gli ormoni sono prodotte dalle cellule endocrine e stimolano funzioni del corpo come la crescita ma influenzano anche l’umore e le emozioni, i neurotrasmettitori aiutano il cervello a comunicare, influenzando le funzioni corporee e i processi mentali e controllando le emozioni.
Ossitocina, l’ormone dell’amore : non è un caso che sia definito così, l’ossitocina è infatti rilasciata in grande quantità durante i legami sociali ma anche il sesso, il parto e l’allattamento. Per questo motivo, per stimolarla occorre il contatto fisico, anche un semplice abbraccio: una volta attivata, non solo innalza il livello di fiducia ma abbassa anche lo stress, l’ansia e a la depressione.
Serotonina, si occupa della felicità e regola il buon umore. Quando i suoi livelli nel cervello sono alti, si è felici, soddisfatti e si sta bene. È coinvolta in tutti i processi vitali fondamentali come il sonno e l’appetito, regola i comportamenti aggressivi e controlla gli impulsi, lo stress e i processi decisionali. Per stimolarla occorre il triptofano, presente nelle uova, nel pesce, nella carne e nelle noci, che attiva questo ormone.
Endorfine, sono dei veri e propri antidolorifici naturali; anch’esse come “ormoni del benessere”, stimolano il buon umore: non a caso, diminuiscono ansia e stress e favoriscono i legami sociali. Per stimolarle occorre attività fisica di allenamento o anche lo yoga, per questo sono associate alla sensazione di benessere dopo lo sport, ma sono adatti anche il sesso e le risate. Questi neurotrasmettitori hanno inoltre benefici sulla salute perché abbassano la pressione sanguigna e riducono il rischio di malattie cardiache.
Dopamina, regola emozioni, stress e apprendimento, è un neurotrasmettitore prodotto in diverse aree del cervello ed è secreto come reazione a “stimolanti” piacevoli come il cibo e il sesso. La dopamina oltre ad aiutare l’equilibrio emotivo, è utile per l’attenzione, la memoria e l’apprendimento. Contribuisce a regolare il flusso di informazioni nel cervello, permettendoci di conservare nuove informazioni. Fattori come lo stress, il sonno e la dieta possono influenzarne i livelli, come anche alcuni farmaci come gli antidepressivi.
“La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa” diceva Friedrich Nietzsche.
Ma che cos’è la felicità? Si pensa che sia un insieme di sensazioni e momenti positivi ma soggettivi, che siano differenti per tutti. Vero, ma solo in parte. Dietro alla felicità ci sono ormoni e neurotrasmettitori che, se sollecitati, portano subito il buon umore.
Ma quali e, soprattutto, cosa si stimolano?
«Per aiutare il corpo a produrli, prima di tutto è importante dormire a sufficienza, fare esercizio regolarmente ed essere socialmente attivi. Ma non basta: ci si può allenare alla felicità» spiega Alessandra Bitelli, Woman Empowering Coach. Un concetto, quello di “allenarsi alla felicità” a cui la maggior parte delle persone non è abituata. Per esempio, adottare una serie di strategie che aiutano ad arginare negatività e pensieri negativi: in pratica, spostare l’attenzione e la propria visione dal pensare sempre al peggio all’iniziare ad avere maggiore fiducia nel mondo e in se stessi, mettendosi anche un po’ più in gioco. Come fare? «Si può iniziare da un piccolo esercizio quotidiano: bastano pochi minuti al giorno da dedicare a immaginare scenari nuovi e fiduciosi e magicamente l’attitudine a pensare negativo si trasformerà in una fabbrica di felicità» spiega l’esperta.
Ormoni e neurotrasmettitori sono alleati in questo campo. I neurotrasmettitori lavorano principalmente nel cervello e nel sistema nervoso centrale e, mentre gli ormoni sono prodotte dalle cellule endocrine e stimolano funzioni del corpo come la crescita ma influenzano anche l’umore e le emozioni, i neurotrasmettitori aiutano il cervello a comunicare, influenzando le funzioni corporee e i processi mentali e controllando le emozioni.
Ossitocina, l’ormone dell’amore : non è un caso che sia definito così, l’ossitocina è infatti rilasciata in grande quantità durante i legami sociali ma anche il sesso, il parto e l’allattamento. Per questo motivo, per stimolarla occorre il contatto fisico, anche un semplice abbraccio: una volta attivata, non solo innalza il livello di fiducia ma abbassa anche lo stress, l’ansia e a la depressione.
Serotonina, si occupa della felicità e regola il buon umore. Quando i suoi livelli nel cervello sono alti, si è felici, soddisfatti e si sta bene. È coinvolta in tutti i processi vitali fondamentali come il sonno e l’appetito, regola i comportamenti aggressivi e controlla gli impulsi, lo stress e i processi decisionali. Per stimolarla occorre il triptofano, presente nelle uova, nel pesce, nella carne e nelle noci, che attiva questo ormone.
Endorfine, sono dei veri e propri antidolorifici naturali; anch’esse come “ormoni del benessere”, stimolano il buon umore: non a caso, diminuiscono ansia e stress e favoriscono i legami sociali. Per stimolarle occorre attività fisica di allenamento o anche lo yoga, per questo sono associate alla sensazione di benessere dopo lo sport, ma sono adatti anche il sesso e le risate. Questi neurotrasmettitori hanno inoltre benefici sulla salute perché abbassano la pressione sanguigna e riducono il rischio di malattie cardiache.
Dopamina, regola emozioni, stress e apprendimento, è un neurotrasmettitore prodotto in diverse aree del cervello ed è secreto come reazione a “stimolanti” piacevoli come il cibo e il sesso. La dopamina oltre ad aiutare l’equilibrio emotivo, è utile per l’attenzione, la memoria e l’apprendimento. Contribuisce a regolare il flusso di informazioni nel cervello, permettendoci di conservare nuove informazioni. Fattori come lo stress, il sonno e la dieta possono influenzarne i livelli, come anche alcuni farmaci come gli antidepressivi.
Venerdì 16 giugno 23
Per molte persone l’estate è il momento del riposo e del relax, delle vacanze e delle ferie. Insomma, la voglia di andare in palestra tende a diminuire e, di conseguenza, si rischia di vanificare gli sforzi realizzati durante l’anno, costringendo poi a faticose sessioni di recupero e di ripresa in autunno.
Chi ama allenarsi anche d’estate sa però molto bene che perfino nel periodo più caldo dell’anno l’attività fisica non dovrebbe essere abbandonata del tutto. Si può infatti adottare una routine di mantenimento molto utile per conservare il proprio stato di forma e, di conseguenza, farsi trovare pronti alla ripresa degli allenamenti più intensi.
In questo approfondimento cercheremo di comprendere insieme in che modo realizzare un buon allenamento estivo in palestra.
Allenarsi d’estate allontana lo stress; non c’è niente di meglio che una sana sessione di allenamento in palestra per scacciare tutte le preoccupazioni, prima o dopo le ferie.
Andare in palestra significa ritagliarsi un momento per sé stessi, un modo per coccolarsi in un ambiente accogliente e che ci fa stare a nostro agio, insieme alle persone che condividono con noi le stesse passioni.
Allenarsi anche nella bella stagione significa dare continuità ai buoni risultati ottenuti durante il resto dell’anno evitando di vanificare tutto il lavoro fatto nei mesi precedenti.
È importante però scegliere l’allenamento che si adatta al momento; non è affatto necessario proseguire con la stessa routine di sempre, anzi l’estate può essere dare l’occasione per individuare un allenamento diverso, che possa stimolarti a fare sport.
Allenarsi negli orari “giusti” è importante, e i momenti più favorevoli sono quelli del mattino presto, del tardo pomeriggio o della sera tarda.
L’estate si tende a sudare di più e questo significa perdere più liquidi; per questo motivo è consigliato bere almeno due litri di acqua al giorno o più, se si è stati protagonisti di una sessione di allenamento particolarmente intensa e faticosa.
Ricorda che è fondamentale nel periodo estivo non sovraccaricare il nostro organismo sottoponendolo a carichi eccessivi evitando allenamenti lunghissimi.
Questi elementari consigli vi fanno capire come l’allenamento deve essere un’attività di benessere generale della nostra vita quotidiana, e per questo motivo in estate la regola principale è “flessibilità” in tutti i sensi.
Per molte persone l’estate è il momento del riposo e del relax, delle vacanze e delle ferie. Insomma, la voglia di andare in palestra tende a diminuire e, di conseguenza, si rischia di vanificare gli sforzi realizzati durante l’anno, costringendo poi a faticose sessioni di recupero e di ripresa in autunno.
Chi ama allenarsi anche d’estate sa però molto bene che perfino nel periodo più caldo dell’anno l’attività fisica non dovrebbe essere abbandonata del tutto. Si può infatti adottare una routine di mantenimento molto utile per conservare il proprio stato di forma e, di conseguenza, farsi trovare pronti alla ripresa degli allenamenti più intensi.
In questo approfondimento cercheremo di comprendere insieme in che modo realizzare un buon allenamento estivo in palestra.
Allenarsi d’estate allontana lo stress; non c’è niente di meglio che una sana sessione di allenamento in palestra per scacciare tutte le preoccupazioni, prima o dopo le ferie.
Andare in palestra significa ritagliarsi un momento per sé stessi, un modo per coccolarsi in un ambiente accogliente e che ci fa stare a nostro agio, insieme alle persone che condividono con noi le stesse passioni.
Allenarsi anche nella bella stagione significa dare continuità ai buoni risultati ottenuti durante il resto dell’anno evitando di vanificare tutto il lavoro fatto nei mesi precedenti.
È importante però scegliere l’allenamento che si adatta al momento; non è affatto necessario proseguire con la stessa routine di sempre, anzi l’estate può essere dare l’occasione per individuare un allenamento diverso, che possa stimolarti a fare sport.
Allenarsi negli orari “giusti” è importante, e i momenti più favorevoli sono quelli del mattino presto, del tardo pomeriggio o della sera tarda.
L’estate si tende a sudare di più e questo significa perdere più liquidi; per questo motivo è consigliato bere almeno due litri di acqua al giorno o più, se si è stati protagonisti di una sessione di allenamento particolarmente intensa e faticosa.
Ricorda che è fondamentale nel periodo estivo non sovraccaricare il nostro organismo sottoponendolo a carichi eccessivi evitando allenamenti lunghissimi.
Questi elementari consigli vi fanno capire come l’allenamento deve essere un’attività di benessere generale della nostra vita quotidiana, e per questo motivo in estate la regola principale è “flessibilità” in tutti i sensi.
Venerdì 9 giugno 23
La vita, gli imprevisti, le relazioni sociali ci impongono ritmi che alla lunga possono diventare insostenibili; è importante per mantenere il proprio equilibrio e preservare la propria salute concedersi “il riposo del guerriero”.
Ecco 7 tipi di riposo di cui ogni persona ha bisogno.
Riposo mentale: si tratta di concedere al tuo cervello una pausa. Le persone hanno bisogno di riposo mentale quando sono sopraffatte e faticano a spegnere i loro pensieri.
Riposo fisico: è fondamentale per la propria mente e per la propria salute. In aggiunta al sonno, nel riposo fisico è incluso tutto ciò che rigenera il tuo corpo.
Riposo emotivo: consiste nell'essere autentico e onesto con i tuoi sentimenti. Si necessita di un riposo emotivo quando ci si sente intrappolati nel compiacere le persone.
Riposo sociale: si tratta di creare connessioni sociali positive, energizzanti e di sostegno. Oppure più semplicemente di prendersi una pausa dal socializzare per un po' di tempo.
Riposo creativo: è benefico esporsi ad ambienti artistici, naturali ed innovativi. Possiamo necessitare di questo quando ci sentiamo poco ispirati e incapaci di sviluppare nuove idee o soluzioni per i nostri problemi.
Riposo spirituale: semplicemente connettersi con qualcosa di più grande di te. Le persone hanno bisogno di riposo spirituale quando si trovano così immerse nei loro problemi da non riuscire a vedere o a connettersi un quadro più grande.
Riposo sensoriale: si tratta di dare una pausa ai propri sensi. Questo si rende necessario quando si espone i propri sensi a troppi stimoli.
Qualunque sia il tipo di riposo di cui sentite di avere bisogno prendetevi il tempo di praticarlo; il mondo continuerà a girare anche senza di voi per quel momento.
La vita, gli imprevisti, le relazioni sociali ci impongono ritmi che alla lunga possono diventare insostenibili; è importante per mantenere il proprio equilibrio e preservare la propria salute concedersi “il riposo del guerriero”.
Ecco 7 tipi di riposo di cui ogni persona ha bisogno.
Riposo mentale: si tratta di concedere al tuo cervello una pausa. Le persone hanno bisogno di riposo mentale quando sono sopraffatte e faticano a spegnere i loro pensieri.
Riposo fisico: è fondamentale per la propria mente e per la propria salute. In aggiunta al sonno, nel riposo fisico è incluso tutto ciò che rigenera il tuo corpo.
Riposo emotivo: consiste nell'essere autentico e onesto con i tuoi sentimenti. Si necessita di un riposo emotivo quando ci si sente intrappolati nel compiacere le persone.
Riposo sociale: si tratta di creare connessioni sociali positive, energizzanti e di sostegno. Oppure più semplicemente di prendersi una pausa dal socializzare per un po' di tempo.
Riposo creativo: è benefico esporsi ad ambienti artistici, naturali ed innovativi. Possiamo necessitare di questo quando ci sentiamo poco ispirati e incapaci di sviluppare nuove idee o soluzioni per i nostri problemi.
Riposo spirituale: semplicemente connettersi con qualcosa di più grande di te. Le persone hanno bisogno di riposo spirituale quando si trovano così immerse nei loro problemi da non riuscire a vedere o a connettersi un quadro più grande.
Riposo sensoriale: si tratta di dare una pausa ai propri sensi. Questo si rende necessario quando si espone i propri sensi a troppi stimoli.
Qualunque sia il tipo di riposo di cui sentite di avere bisogno prendetevi il tempo di praticarlo; il mondo continuerà a girare anche senza di voi per quel momento.
Venerdì 26 maggio 23
È normale manifestare forti reazioni emotive o fisiche in seguito ad un evento sconvolgente.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, queste reazioni si attenuano come parte del naturale processo di guarigione e recupero dell'organismo. Ci sono molte cose però che si possono fare per affrontare un'esperienza di questo genere e riprendersi.
Con esperienza traumatica si definisce un evento della vita che mette a repentaglio la nostra sicurezza e mette a potenziale rischio la nostra vita o quella degli altri; esempi di esperienze potenzialmente traumatiche sono i disastri naturali, come gli incendi boschivi o le alluvioni.
Il modo in cui una persona reagisce al trauma dipende dal tipo e dalla gravità dell'evento traumatico, dal fatto che la persona abbia o meno esperienze precedenti o una formazione attinenti, dal fatto che sia attiva o indifesa, dalla quantità di supporto disponibile dopo l'incidente, da altri fattori che causano stress nella vita della persona, dalla sua personalità, dai livelli naturali di resilienza e da eventuali esperienze traumatiche precedenti.
Le reazioni più comuni includono: sentire di essere in uno stato di "massima allerta" e di "vigilanza" per qualsiasi cosa possa accadere, sentirsi emotivamente intorpiditi, come in stato di "shock", diventare emotivi e turbati, sentirsi estremamente stanchi e affaticati, sentirsi molto stressati e/o ansiosi, essere molto protettivi nei confronti degli altri, compresi i familiari e gli amici, non voler allontanarsi da un determinato luogo per paura di "ciò che potrebbe accadere", oscillare tra queste reazioni.
Queste reazioni sono normali e, nella maggior parte dei casi, si attenuano nel corso del naturale processo di guarigione e recupero dell'organismo nelle settimane successive.
Una volta terminato l'evento sconvolgente, potreste ritrovarvi a cercare di darvi un senso. Potreste pensare a come e perché è successo, come e perché siete stati coinvolti, perché vi sentite così, se le emozioni che provate danno un'indicazione della persona che siete, se l'esperienza ha cambiato la vostra visione della vita e in che modo.
Esistono diverse strategie che possono aiutare una persona a risolvere le reazioni traumatiche:
- riconoscete che avete vissuto un'esperienza sconvolgente o terrificante e che avrete una reazione ad essa.
- accettate il fatto che per un certo periodo di tempo non vi sentirete più come prima, ma che alla fine passerà.
- ricordate a voi stessi ogni giorno che ce la state facendo.
– cercate di non arrabbiarvi con voi stessi o frustrarvi se non riuscite a fare le cose con la stessa efficacia o efficienza del solito.
- evitate di prendere decisioni importanti o fare grandi cambiamenti di vita finché non vi sentite meglio.
- affrontate gradualmente ciò che è accaduto, senza cercare di rimuoverlo dalla mente.
- non reprimete le vostre emozioni, ma parlatene con qualcuno che possa sostenervi e capirvi.
- cercate di seguire la vostra normale routine e di tenervi occupati.
- non fate di tutto per evitare certi luoghi o attività. Non lasciate che il trauma limiti la vostra vita, ma prendetevi il tempo necessario per tornare alla normalità.
- dedicate tempo all'esercizio fisico regolare, il quale aiuta a scacciare le tensioni dal corpo e dalla mente.
- aiutate i vostri familiari e amici a supportarvi, dicendo loro di cosa avete bisogno, ad esempio di una pausa o di qualcuno con cui parlare.
- provate a rilassarvi: utilizzate tecniche di rilassamento come lo yoga, la respirazione o la meditazione, oppure fate cose che vi piacciono, come ascoltare musica o fare giardinaggio.
- esprimete le vostre emozioni quando si manifestano: parlatene con qualcuno o mettetele per iscritto.
Dopo un evento sconvolgente, alcune persone si rendono conto che le loro reazioni sono gravi e non si attenuano gradualmente dopo un mese. Reazioni gravi e prolungate possono essere invalidanti e compromettere le relazioni con la famiglia e gli amici, nonché la capacità di lavorare. Tali reazioni potrebbero indicare un disturbo post-traumatico da stress. In questa condizione, l'impatto dell'evento continua a causare alti livelli di stress.
Se pensate di poter essere affetti da DPTS, è bene che vi rivolgiate ad un professionista della salute a partire dal vostro medico curante che saprà indicarvi la strada migliore da percorrere per tornare a stare bene.
fonte: Department of Health, State Government of Victoria, Australia
È normale manifestare forti reazioni emotive o fisiche in seguito ad un evento sconvolgente.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, queste reazioni si attenuano come parte del naturale processo di guarigione e recupero dell'organismo. Ci sono molte cose però che si possono fare per affrontare un'esperienza di questo genere e riprendersi.
Con esperienza traumatica si definisce un evento della vita che mette a repentaglio la nostra sicurezza e mette a potenziale rischio la nostra vita o quella degli altri; esempi di esperienze potenzialmente traumatiche sono i disastri naturali, come gli incendi boschivi o le alluvioni.
Il modo in cui una persona reagisce al trauma dipende dal tipo e dalla gravità dell'evento traumatico, dal fatto che la persona abbia o meno esperienze precedenti o una formazione attinenti, dal fatto che sia attiva o indifesa, dalla quantità di supporto disponibile dopo l'incidente, da altri fattori che causano stress nella vita della persona, dalla sua personalità, dai livelli naturali di resilienza e da eventuali esperienze traumatiche precedenti.
Le reazioni più comuni includono: sentire di essere in uno stato di "massima allerta" e di "vigilanza" per qualsiasi cosa possa accadere, sentirsi emotivamente intorpiditi, come in stato di "shock", diventare emotivi e turbati, sentirsi estremamente stanchi e affaticati, sentirsi molto stressati e/o ansiosi, essere molto protettivi nei confronti degli altri, compresi i familiari e gli amici, non voler allontanarsi da un determinato luogo per paura di "ciò che potrebbe accadere", oscillare tra queste reazioni.
Queste reazioni sono normali e, nella maggior parte dei casi, si attenuano nel corso del naturale processo di guarigione e recupero dell'organismo nelle settimane successive.
Una volta terminato l'evento sconvolgente, potreste ritrovarvi a cercare di darvi un senso. Potreste pensare a come e perché è successo, come e perché siete stati coinvolti, perché vi sentite così, se le emozioni che provate danno un'indicazione della persona che siete, se l'esperienza ha cambiato la vostra visione della vita e in che modo.
Esistono diverse strategie che possono aiutare una persona a risolvere le reazioni traumatiche:
- riconoscete che avete vissuto un'esperienza sconvolgente o terrificante e che avrete una reazione ad essa.
- accettate il fatto che per un certo periodo di tempo non vi sentirete più come prima, ma che alla fine passerà.
- ricordate a voi stessi ogni giorno che ce la state facendo.
– cercate di non arrabbiarvi con voi stessi o frustrarvi se non riuscite a fare le cose con la stessa efficacia o efficienza del solito.
- evitate di prendere decisioni importanti o fare grandi cambiamenti di vita finché non vi sentite meglio.
- affrontate gradualmente ciò che è accaduto, senza cercare di rimuoverlo dalla mente.
- non reprimete le vostre emozioni, ma parlatene con qualcuno che possa sostenervi e capirvi.
- cercate di seguire la vostra normale routine e di tenervi occupati.
- non fate di tutto per evitare certi luoghi o attività. Non lasciate che il trauma limiti la vostra vita, ma prendetevi il tempo necessario per tornare alla normalità.
- dedicate tempo all'esercizio fisico regolare, il quale aiuta a scacciare le tensioni dal corpo e dalla mente.
- aiutate i vostri familiari e amici a supportarvi, dicendo loro di cosa avete bisogno, ad esempio di una pausa o di qualcuno con cui parlare.
- provate a rilassarvi: utilizzate tecniche di rilassamento come lo yoga, la respirazione o la meditazione, oppure fate cose che vi piacciono, come ascoltare musica o fare giardinaggio.
- esprimete le vostre emozioni quando si manifestano: parlatene con qualcuno o mettetele per iscritto.
Dopo un evento sconvolgente, alcune persone si rendono conto che le loro reazioni sono gravi e non si attenuano gradualmente dopo un mese. Reazioni gravi e prolungate possono essere invalidanti e compromettere le relazioni con la famiglia e gli amici, nonché la capacità di lavorare. Tali reazioni potrebbero indicare un disturbo post-traumatico da stress. In questa condizione, l'impatto dell'evento continua a causare alti livelli di stress.
Se pensate di poter essere affetti da DPTS, è bene che vi rivolgiate ad un professionista della salute a partire dal vostro medico curante che saprà indicarvi la strada migliore da percorrere per tornare a stare bene.
fonte: Department of Health, State Government of Victoria, Australia
Venerdì 12 maggio 23
Perché l’ascolto di una musica è capace di far riaffiorare ricordi, generare emozioni, incantare?
Più di qualsiasi altro stimolo, la musica è in grado di attivare nel cervello molteplici circuiti, l’ascolto di un brano è spesso in grado di suscitare una serie di sensazioni diverse e intense. La causa risiede tutta negli effetti della musica sul cervello, effetti che sono stati studiati nel corso degli anni e che hanno portato a scoperte tanto affascinanti quanto sorprendenti.
Tra i primi studi quello ormai passato alla storia con il nome di “Effetto Mozart”.
Lo studio, che risale al 1993, è stato condotto da due fisici, Rauscher e Shaw, che hanno preso in esame l’effetto dell’ascolto della musica di Mozart sul ragionamento spaziale. I ricercatori fornirono infatti a 36 studenti un test di ragionamento spaziale astratto, al quale i partecipanti dovevano sottoporsi dopo aver sperimentato una di tre condizioni di ascolto diverse: la Sonata per due pianoforti in re maggiore di Mozart (K. 448), istruzioni di rilassamento verbale o silenzio. I risultati mostrarono come l’ascolto del brano di Mozart fosse correlato a un miglioramento temporaneo del ragionamento spaziale, misurato attraverso il test QI di Stanford-Binet.
Lo studio, pubblicato su Nature, finì però per alimentare un’interpretazione suggestiva ma non realistica. L’aumento dell’intelligenza spaziale, riscontrato come risultato dagli studiosi, venne infatti popolarmente interpretato come un aumento del quoziente intellettivo in generale. In altre parole, si diffuse l’idea che l’ascolto dell’opera di Mozart rendesse in un certo qual modo “più intelligenti”.
Al di là di questo studio, che incontrò lo scetticismo del mondo scientifico soprattutto perché non forniva una spiegazione precisa dei risultati raggiunti, quello che è ormai provato è che l’ascolto della musica ha davvero un potente effetto sul cervello.
«La musica agisce stimolando il movimento del corpo, l’attenzione, la programmazione e avendo un potenziale molto importante sulla rievocazione mnestica, cioè sulla memoria – spiega infatti il Professor Mauro Porta, neurologo responsabile del Centro malattie ExtraPiramidali e Sindrome di Tourette presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio. – La musica, infatti, agisce su diverse aree cerebrali contemporaneamente laddove altri stimoli sensoriali hanno un effetto più limitato, attivando solo alcune aree del cervello».«La musica stimola il sistema nervoso simpatico, provocando reazioni nel nostro corpo come l’aumento del battito cardiaco. Questo spiega perché l’ascolto di un brano può far venire i brividi, può farci piangere o ricordare. È raro piangere guardano un’opera d’arte, invece ascoltando un brano musicale può succedere e questo perché la musica ha un effetto molto diretto e potente sulla componente emotiva».
Molte ricerche, non a caso, hanno mostrato come lo studio della musica contribuisca a sviluppare capacità particolari e possa favorire l’apprendimento soprattutto nei bambini. La musica produce poi un effetto importante anche sul rilascio di determinati ormoni e neurotrasmettitori, ovvero sostanze chimiche che permettono ai neuroni, le cellule del sistema nervoso, di comunicare fra di loro.
«Primo tra tutti l’ossitocina, ovvero l’ormone dell’amore, quello che interviene nel parto e nelle relazioni in generale – spiega il Professor Porta. – E poi la dopamina, che è l’ormone mediatore della creatività e della fantasia. Senza contare che la musica aumenta la secrezione della serotonina, ormone della serenità, della pace e dell’assenza di dolore ed è responsabile anche di alterne secrezioni di cortisolo, che è sì l’ormone dello stress ma è anche quello che ci permette di vivere, poiché coinvolto nel metabolismo delle proteine, dei lipidi e dei carboidrati».
Perché l’ascolto di una musica è capace di far riaffiorare ricordi, generare emozioni, incantare?
Più di qualsiasi altro stimolo, la musica è in grado di attivare nel cervello molteplici circuiti, l’ascolto di un brano è spesso in grado di suscitare una serie di sensazioni diverse e intense. La causa risiede tutta negli effetti della musica sul cervello, effetti che sono stati studiati nel corso degli anni e che hanno portato a scoperte tanto affascinanti quanto sorprendenti.
Tra i primi studi quello ormai passato alla storia con il nome di “Effetto Mozart”.
Lo studio, che risale al 1993, è stato condotto da due fisici, Rauscher e Shaw, che hanno preso in esame l’effetto dell’ascolto della musica di Mozart sul ragionamento spaziale. I ricercatori fornirono infatti a 36 studenti un test di ragionamento spaziale astratto, al quale i partecipanti dovevano sottoporsi dopo aver sperimentato una di tre condizioni di ascolto diverse: la Sonata per due pianoforti in re maggiore di Mozart (K. 448), istruzioni di rilassamento verbale o silenzio. I risultati mostrarono come l’ascolto del brano di Mozart fosse correlato a un miglioramento temporaneo del ragionamento spaziale, misurato attraverso il test QI di Stanford-Binet.
Lo studio, pubblicato su Nature, finì però per alimentare un’interpretazione suggestiva ma non realistica. L’aumento dell’intelligenza spaziale, riscontrato come risultato dagli studiosi, venne infatti popolarmente interpretato come un aumento del quoziente intellettivo in generale. In altre parole, si diffuse l’idea che l’ascolto dell’opera di Mozart rendesse in un certo qual modo “più intelligenti”.
Al di là di questo studio, che incontrò lo scetticismo del mondo scientifico soprattutto perché non forniva una spiegazione precisa dei risultati raggiunti, quello che è ormai provato è che l’ascolto della musica ha davvero un potente effetto sul cervello.
«La musica agisce stimolando il movimento del corpo, l’attenzione, la programmazione e avendo un potenziale molto importante sulla rievocazione mnestica, cioè sulla memoria – spiega infatti il Professor Mauro Porta, neurologo responsabile del Centro malattie ExtraPiramidali e Sindrome di Tourette presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio. – La musica, infatti, agisce su diverse aree cerebrali contemporaneamente laddove altri stimoli sensoriali hanno un effetto più limitato, attivando solo alcune aree del cervello».«La musica stimola il sistema nervoso simpatico, provocando reazioni nel nostro corpo come l’aumento del battito cardiaco. Questo spiega perché l’ascolto di un brano può far venire i brividi, può farci piangere o ricordare. È raro piangere guardano un’opera d’arte, invece ascoltando un brano musicale può succedere e questo perché la musica ha un effetto molto diretto e potente sulla componente emotiva».
Molte ricerche, non a caso, hanno mostrato come lo studio della musica contribuisca a sviluppare capacità particolari e possa favorire l’apprendimento soprattutto nei bambini. La musica produce poi un effetto importante anche sul rilascio di determinati ormoni e neurotrasmettitori, ovvero sostanze chimiche che permettono ai neuroni, le cellule del sistema nervoso, di comunicare fra di loro.
«Primo tra tutti l’ossitocina, ovvero l’ormone dell’amore, quello che interviene nel parto e nelle relazioni in generale – spiega il Professor Porta. – E poi la dopamina, che è l’ormone mediatore della creatività e della fantasia. Senza contare che la musica aumenta la secrezione della serotonina, ormone della serenità, della pace e dell’assenza di dolore ed è responsabile anche di alterne secrezioni di cortisolo, che è sì l’ormone dello stress ma è anche quello che ci permette di vivere, poiché coinvolto nel metabolismo delle proteine, dei lipidi e dei carboidrati».
Venerdì 5 maggio 23
Stiamo entrando nel vivo della primavera e l’estate non sembra essere poi così lontana. Potrebbe essere presto per pensare ad una e più fughe al mare, alla prova costume e ad una lunga esposizione solare, ma di certo non è presto per pensare alla giusta protezione solare che ci accompagnerà durante i mesi estivi. Che voi siate amanti del sole o al contrario preferite non esporvi troppo, è bene proteggere la pelle dai raggi solari, non solo nel pieno dei mesi estivi, ma durante tutto l’anno. L’esposizione solare apporta numerosi benefici non solo al nostro organismo, ma anche alla nostra mente. Il sole, infatti, è considerato un vero e proprio antistress naturale, poiché produce più serotonina, un ormone che stimola il buon umore, aumenta la capacità di concentrazione e produttività e abbassa i livelli di ansia ed agitazione. A beneficiarne sono anche le ossa, in quanto l’esposizione solare aumenta i livelli di vitamina D nel nostro corpo, la quale rinforza le ossa e aiuta la produzione di calcio, il minerale principale che costituisce le ossa.
Il sole può però anche risultare un nemico, ecco perché è importante proteggere la nostra pelle. Oltre ad incorrere nel rischio di ustioni ed eritemi solari, decisamente fastidiosi, esporsi ripetutamente al sole in maniera sbagliata può procurare danni ben più gravi alla nostra pelle, quali un invecchiamento precoce e comparsa di melanomi.
La pelle va protetta dal sole durante tutto l’anno, ma se nei mesi più freddi le parti esposte al sole sono meno, e quindi le accortezze da prendere sono minori, è soprattutto durante i mesi più caldi, quelli in cui ci scopriamo di più, che dobbiamo stare più attenti. È bene seguire delle piccole ma importanti accortezze che ci aiuteranno a diminuire i rischi dell’esposizione solare ed aumentare i benefici. I suggerimenti sono:
Per gli adulti, ma anche per i bambini (la cui pelle è più sottile e quindi più esposta ai rischi dei raggi solari), la scelta della giusta crema solare è indispensabile per non dover affrontare i disturbi causati da una cattiva esposizione, per fare questo è bene sapere a quale fototipo appartiene la nostra pelle.
Il fototipo è determinato dalla quantità di melanina presente nella propria pelle e della reazione della stessa durante l’esposizione ai raggi solari. Esistono 6 tipi di fototipo diversi, e in base a questo è indicato il giusto fattore di protezione solare, chiamato SPF.
I tipi di fototipo, ai quali corrisponde uno specifico SPF, sono i seguenti:
Stiamo entrando nel vivo della primavera e l’estate non sembra essere poi così lontana. Potrebbe essere presto per pensare ad una e più fughe al mare, alla prova costume e ad una lunga esposizione solare, ma di certo non è presto per pensare alla giusta protezione solare che ci accompagnerà durante i mesi estivi. Che voi siate amanti del sole o al contrario preferite non esporvi troppo, è bene proteggere la pelle dai raggi solari, non solo nel pieno dei mesi estivi, ma durante tutto l’anno. L’esposizione solare apporta numerosi benefici non solo al nostro organismo, ma anche alla nostra mente. Il sole, infatti, è considerato un vero e proprio antistress naturale, poiché produce più serotonina, un ormone che stimola il buon umore, aumenta la capacità di concentrazione e produttività e abbassa i livelli di ansia ed agitazione. A beneficiarne sono anche le ossa, in quanto l’esposizione solare aumenta i livelli di vitamina D nel nostro corpo, la quale rinforza le ossa e aiuta la produzione di calcio, il minerale principale che costituisce le ossa.
Il sole può però anche risultare un nemico, ecco perché è importante proteggere la nostra pelle. Oltre ad incorrere nel rischio di ustioni ed eritemi solari, decisamente fastidiosi, esporsi ripetutamente al sole in maniera sbagliata può procurare danni ben più gravi alla nostra pelle, quali un invecchiamento precoce e comparsa di melanomi.
La pelle va protetta dal sole durante tutto l’anno, ma se nei mesi più freddi le parti esposte al sole sono meno, e quindi le accortezze da prendere sono minori, è soprattutto durante i mesi più caldi, quelli in cui ci scopriamo di più, che dobbiamo stare più attenti. È bene seguire delle piccole ma importanti accortezze che ci aiuteranno a diminuire i rischi dell’esposizione solare ed aumentare i benefici. I suggerimenti sono:
- Evitare l’esposizione al sole durante le ore più calde, prediligendo le prime ore del mattino e le ultime del pomeriggio
- Utilizzare una buona crema solare con un fattore protettivo alto, soprattutto durante le prime esposizioni dell’anno
- Mettere la crema prima di esporsi al sole, di modo che questa venga assorbita bene dalla pelle
- Applicare la crema solare più volte al giorno al fine di prevenire ustioni ed eritemi
Per gli adulti, ma anche per i bambini (la cui pelle è più sottile e quindi più esposta ai rischi dei raggi solari), la scelta della giusta crema solare è indispensabile per non dover affrontare i disturbi causati da una cattiva esposizione, per fare questo è bene sapere a quale fototipo appartiene la nostra pelle.
Il fototipo è determinato dalla quantità di melanina presente nella propria pelle e della reazione della stessa durante l’esposizione ai raggi solari. Esistono 6 tipi di fototipo diversi, e in base a questo è indicato il giusto fattore di protezione solare, chiamato SPF.
I tipi di fototipo, ai quali corrisponde uno specifico SPF, sono i seguenti:
- Fototipo 1 – tipico di chi ha pelle lattea e rossastra, capelli rossi o biondo chiari, occhi azzurri o grigi. Per questo tipo di pelle è indicato un SPF 50+ per qualsiasi esposizione
- Fototipo 2 – tipico di chi ha la pelle molto chiara, capelli biondo chiaro, occhi azzurri o verdi. Per questo tipo di pelle è indicato un SPF 50 per le prime esposizioni e SPF 30 ad abbronzatura avviata
- Fototipo 3 – tipico di chi ha la pelle medio chiara, capelli biondo scuro o castani, occhi verde scuro. Anche per questo tipo di pelle è indicato un SPF 50 per le prime esposizioni e SPF 30 ad abbronzatura avviata
- Fototipo 4 – tipico di chi ha la pelle leggermente scura od olivastra, capelli marroni ed occhi castani. Per questo tipo di pelle è indicato un SPF 30 per qualsiasi esposizione
- Fototipo 5 – tipico di chi ha la pelle scura, capelli neri ed occhi marroni. Per questo tipo di pelle è indicato un SPF 30 per le prime esposizioni e SPF 20 ad abbronzatura avviata
- Fototipo 6 – tipico di chi ha la pelle di colore nero, capelli neri ed occhi marrone scuro. Per questo tipo di pelle è indicato un SPF 20 per qualsiasi esposizione
Venerdì 28 aprile 23
Oggi vogliamo parlare del karma: che cos’è, come migliorarlo e in che modo influenzerebbe la vita.
In Occidente si è soliti semplificare il concetto di karma con una equazione basica: se si compie una brutta azione si avrà sfortuna, se ci si comporta bene si sarà premiati. Un concetto non del tutto sbagliato ma, appunto, molto semplicistico. E soprattutto non tiene conto di un dettaglio fondamentale, quanto meno nelle religioni induista e buddista: l’azione buona dev’essere compiuta come gesto disinteressato, senza aspettarsi nulla in cambio. Ma si può modificare il proprio karma?
Il termine karma deriva dal sanscrito kárman, termine presente nei Veda, i testi sacri alla base della religione vedica il cui significato è “evento rituale”, o più chiaramente “azione”. Presente in molte religioni e filosofie, alla base di questo concetto c’è l’idea della causa-effetto e dell’agire per raggiungere uno scopo. In altre parole, ogni gesto non è fine a se stesso né è isolato ma, anzi, ha delle conseguenze più o meno tangibili su di noi e su chi ci circonda. Giunto in Occidente con le dottrine New Age della seconda metà degli anni Sessanta e Settanta, il concetto di karma è presente in moltissime religioni orientali, come quella buddista, induista e giainista. Diametralmente opposto al fato e al destino, nei quali gli accadimenti avvengono perché si è “predestinati”, nel karma invece tutto dipende da noi e dalle scelte che compiamo. In questo senso, il karma si lega al samsāra, ovvero al ciclo delle rinascite: tutte le anime nella vita si reincarnano, senza sapere in cosa e sotto quale forma, influenzate dalle azioni e dai comportamenti avuti nella vita precedente.
Partendo quindi dal fatto che il karma dipende da personali decisioni e comportamenti, ne esistono quattro tipologie: il karma individuale è completamente nelle mani di ognuno mentre quello familiare è influenzato dalle decisioni prese dalle generazioni precedenti e che hanno effetti ancora oggi. Il karma collettivo riguarda le persone vicine, per esempio quelle che abitano nello stesso quartiere. Infine, c’è quello mondiale. Da ciò quindi si deduce che nel karma tutti sono strettamente collegati e interconnessi gli uni agli altri. Per questo, affinché il proprio karma resti sempre positivo anche per gli altri, è bene rispettare le 12 Leggi del Karma, precetti fondamentali da seguire. Per esempio, il primo fondamentale è “Come semini, così raccoglierai”. Un’altra legge fondamentale è quella della creazioni, ovvero non si è soli nell’universo e tutto ciò che ci circonda influenza le nostre vite. O ancora, per crescere interiormente bisogna evolvere e cambiare se stessi non il mondo. Se è vero che si può cambiare il proprio karma, è altrettanto vero che non lo si può modificare in singoli ambiti, per esempio quello sentimentale, ma è un mutamento in tutta la sua interezza. Per mettere in pratica questa filosofia si dovrebbe cominciare dal concetto basico, ovvero che non si è soli nel mondo e quindi si può iniziare a essere un po’ più altruisti. Non solo nei gesti, ma anche con le parole e i pensieri. In questo senso, aiuta molto essere disponibili, fare i complimenti ed essere gentili: a tutti piace ricevere una parola positiva.
È importante praticare la gratitudine, sia nel dire “grazie”, non è per tutti facile soprattutto quando si tratta di ringraziare dopo un complimento ricevuto, sia per le cose piccole ma piacevoli della vita. Per esempio, essere grati perché si è letto un buon libro, perché si è fatta la propria colazione preferita, per il tempo trascorso con un’amica. Sono piccole cose ma fondamentali nella vita di ognuno. Altrettanto difficile è lasciare andare il passato: fondamentale, nell’evoluzione del proprio karma, è perdonare se stessi e gli altri. Vuol dire imparare ad andare oltre, abbandonando nel passato i rancori e le negatività per concentrarsi sul futuro.
Oggi vogliamo parlare del karma: che cos’è, come migliorarlo e in che modo influenzerebbe la vita.
In Occidente si è soliti semplificare il concetto di karma con una equazione basica: se si compie una brutta azione si avrà sfortuna, se ci si comporta bene si sarà premiati. Un concetto non del tutto sbagliato ma, appunto, molto semplicistico. E soprattutto non tiene conto di un dettaglio fondamentale, quanto meno nelle religioni induista e buddista: l’azione buona dev’essere compiuta come gesto disinteressato, senza aspettarsi nulla in cambio. Ma si può modificare il proprio karma?
Il termine karma deriva dal sanscrito kárman, termine presente nei Veda, i testi sacri alla base della religione vedica il cui significato è “evento rituale”, o più chiaramente “azione”. Presente in molte religioni e filosofie, alla base di questo concetto c’è l’idea della causa-effetto e dell’agire per raggiungere uno scopo. In altre parole, ogni gesto non è fine a se stesso né è isolato ma, anzi, ha delle conseguenze più o meno tangibili su di noi e su chi ci circonda. Giunto in Occidente con le dottrine New Age della seconda metà degli anni Sessanta e Settanta, il concetto di karma è presente in moltissime religioni orientali, come quella buddista, induista e giainista. Diametralmente opposto al fato e al destino, nei quali gli accadimenti avvengono perché si è “predestinati”, nel karma invece tutto dipende da noi e dalle scelte che compiamo. In questo senso, il karma si lega al samsāra, ovvero al ciclo delle rinascite: tutte le anime nella vita si reincarnano, senza sapere in cosa e sotto quale forma, influenzate dalle azioni e dai comportamenti avuti nella vita precedente.
Partendo quindi dal fatto che il karma dipende da personali decisioni e comportamenti, ne esistono quattro tipologie: il karma individuale è completamente nelle mani di ognuno mentre quello familiare è influenzato dalle decisioni prese dalle generazioni precedenti e che hanno effetti ancora oggi. Il karma collettivo riguarda le persone vicine, per esempio quelle che abitano nello stesso quartiere. Infine, c’è quello mondiale. Da ciò quindi si deduce che nel karma tutti sono strettamente collegati e interconnessi gli uni agli altri. Per questo, affinché il proprio karma resti sempre positivo anche per gli altri, è bene rispettare le 12 Leggi del Karma, precetti fondamentali da seguire. Per esempio, il primo fondamentale è “Come semini, così raccoglierai”. Un’altra legge fondamentale è quella della creazioni, ovvero non si è soli nell’universo e tutto ciò che ci circonda influenza le nostre vite. O ancora, per crescere interiormente bisogna evolvere e cambiare se stessi non il mondo. Se è vero che si può cambiare il proprio karma, è altrettanto vero che non lo si può modificare in singoli ambiti, per esempio quello sentimentale, ma è un mutamento in tutta la sua interezza. Per mettere in pratica questa filosofia si dovrebbe cominciare dal concetto basico, ovvero che non si è soli nel mondo e quindi si può iniziare a essere un po’ più altruisti. Non solo nei gesti, ma anche con le parole e i pensieri. In questo senso, aiuta molto essere disponibili, fare i complimenti ed essere gentili: a tutti piace ricevere una parola positiva.
È importante praticare la gratitudine, sia nel dire “grazie”, non è per tutti facile soprattutto quando si tratta di ringraziare dopo un complimento ricevuto, sia per le cose piccole ma piacevoli della vita. Per esempio, essere grati perché si è letto un buon libro, perché si è fatta la propria colazione preferita, per il tempo trascorso con un’amica. Sono piccole cose ma fondamentali nella vita di ognuno. Altrettanto difficile è lasciare andare il passato: fondamentale, nell’evoluzione del proprio karma, è perdonare se stessi e gli altri. Vuol dire imparare ad andare oltre, abbandonando nel passato i rancori e le negatività per concentrarsi sul futuro.
Venerdì 21 aprile 23
Domani è il 22 aprile e ogni anno si celebra in 193 paesi l’Earth Day, la Giornata della Terra, la più grande manifestazione ambientale a livello mondale, un’occasione importante che ci ricorda come il Pianeta sia diventato particolarmente fragile e cosa possiamo fare per invertire la rotta.
Noi alla Cosmos abbiamo da anni abbracciato una politica per quanto più possibile green, promuovendo l’uso responsabile delle docce, aderendo alla campagna #stopsingleuseplastic, consigliando le borracce ( riempibili gratuitamente al nostro erogatore di acqua microfiltrata ) rispetto alla bottiglietta di plastica usa e getta, installando una colonnina per il ricarico delle auto elettriche nel nostro parcheggio e bidoni dedicati alla raccolta differenziata.
Dal 1970 l'Earth Day è celebrata ogni anno dalle Nazioni Unite, e lo scopo è stato fin da subito quello di sottolineare la necessità crescente di conservare le risorse naturali della Terra e nel tempo è diventata anche l’occasione di fare educazione e informazione sulle tematiche ambientali.
Cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico, deforestazione, consumo di suolo, estinzione di specie vegetali e animali, esaurimento delle risorse naturali, sono solo alcune delle gravi problematiche da affrontare subito. Una giornata sicuramente non può bastare ma è comunque un inizio, soprattutto se ogni anno proprio in questa occasione si riesce a sensibilizzare nuove persone sull’importanza di invertire la rotta, adottando un cambiamento che in primis deve partire dalle nostre vite quotidiane, attraverso delle piccole scelte che lo sono solo apparentemente ma che in realtà possono fare la differenza. Questa giornata deve essere dunque di stimolo per ricordarci l’obiettivo finale, da raggiungere gradualmente giorno dopo giorno: un mondo in cui le fonti rinnovabili sostituiscano le fossili, vi siano consumi più sostenibili, non si utilizzino più pesticidi tossici, vi sia equità nella distribuzione delle risorse, non si sfruttino gli animali né coltivazioni intensive distruggano preziose foreste o terre indigene. Si tratta di un solo giorno, è vero, ma si mette comunque al centro per una volta il Pianeta e le sue necessità. Si riflette tutti insieme, a livello mondiale, su ciò che sta accadendo, sulle cose da migliorare ed è un’occasione per lavorare sulla consapevolezza delle persone che, in alcuni casi, non è ancora sufficiente.
La strada da compiere, lo sappiamo, è ancora molto lunga. Ma non perdiamo la speranza e facciamo la nostra parte, oggi (e tutti gli altri giorni).
Domani è il 22 aprile e ogni anno si celebra in 193 paesi l’Earth Day, la Giornata della Terra, la più grande manifestazione ambientale a livello mondale, un’occasione importante che ci ricorda come il Pianeta sia diventato particolarmente fragile e cosa possiamo fare per invertire la rotta.
Noi alla Cosmos abbiamo da anni abbracciato una politica per quanto più possibile green, promuovendo l’uso responsabile delle docce, aderendo alla campagna #stopsingleuseplastic, consigliando le borracce ( riempibili gratuitamente al nostro erogatore di acqua microfiltrata ) rispetto alla bottiglietta di plastica usa e getta, installando una colonnina per il ricarico delle auto elettriche nel nostro parcheggio e bidoni dedicati alla raccolta differenziata.
Dal 1970 l'Earth Day è celebrata ogni anno dalle Nazioni Unite, e lo scopo è stato fin da subito quello di sottolineare la necessità crescente di conservare le risorse naturali della Terra e nel tempo è diventata anche l’occasione di fare educazione e informazione sulle tematiche ambientali.
Cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico, deforestazione, consumo di suolo, estinzione di specie vegetali e animali, esaurimento delle risorse naturali, sono solo alcune delle gravi problematiche da affrontare subito. Una giornata sicuramente non può bastare ma è comunque un inizio, soprattutto se ogni anno proprio in questa occasione si riesce a sensibilizzare nuove persone sull’importanza di invertire la rotta, adottando un cambiamento che in primis deve partire dalle nostre vite quotidiane, attraverso delle piccole scelte che lo sono solo apparentemente ma che in realtà possono fare la differenza. Questa giornata deve essere dunque di stimolo per ricordarci l’obiettivo finale, da raggiungere gradualmente giorno dopo giorno: un mondo in cui le fonti rinnovabili sostituiscano le fossili, vi siano consumi più sostenibili, non si utilizzino più pesticidi tossici, vi sia equità nella distribuzione delle risorse, non si sfruttino gli animali né coltivazioni intensive distruggano preziose foreste o terre indigene. Si tratta di un solo giorno, è vero, ma si mette comunque al centro per una volta il Pianeta e le sue necessità. Si riflette tutti insieme, a livello mondiale, su ciò che sta accadendo, sulle cose da migliorare ed è un’occasione per lavorare sulla consapevolezza delle persone che, in alcuni casi, non è ancora sufficiente.
La strada da compiere, lo sappiamo, è ancora molto lunga. Ma non perdiamo la speranza e facciamo la nostra parte, oggi (e tutti gli altri giorni).
Venerdì 14 aprile 23
Chi pratica sport, anche a livello amatoriale, di solito è più attento all’alimentazione e assume spesso integratori nutrizionali di vario tipo nella convinzione di migliorare le proprie performance sportive o mantenersi più in forma.
Questi prodotti sono venduti liberamente in farmacie, erboristerie, negozi sportivi e su internet e sono soggetti a una pubblicità spesso ingannevole che collega direttamente il loro impiego alla possibilità di ottenere massimi risultati nello sport. Ma il ricorso agli integratori alimentari è spesso superfluo e, se fatto senza controllo e prescrizione medica, anche potenzialmente dannoso per la salute.
Negli sport a livello agonistico gli integratori possono essere prescritti dai medici dello sport o dai nutrizionisti come supplementi che, accanto a un’equilibrata alimentazione possono contribuire al raggiungimento dello stato nutrizionale ottimale. Parliamo però di sportivi professionisti, quelli che, per intenderci, fanno 4-5 partite di calcio alla settimana o partecipano a gare ciclistiche che li impegnano anche per 3-4 ore di seguito. Simili prestazioni atletiche comportano un elevato lavoro muscolare, sudorazione intensa e un consumo energetico che può essere anche doppio rispetto alle giornate in cui l’atleta non pratica sport.
La perdita di sali minerali, vitamine e proteine, può richiedere in questi casi un’integrazione di nutrienti, dato che non è sempre possibile aumentare la quantità di specifici nutrienti con l’alimentazione. Sarà comunque il medico dello sport o il nutrizionista, in base alle caratteristiche dell’atleta e dello sport praticato, a decidere quale integratore somministrare, la quantità e la durata dell’assunzione stessa.
Gli sportivi amatoriali, quelli che partecipano ad esempio a partite (come calcio, basket, tennis, ecc.) O praticano sport individuali (come nuoto, palestra, ciclismo, ecc.), per una durata di circa 1 o 2 ore, da 2 a 4 volte alla settimana, anche con un buon impegno fisico ma non professionale, non hanno necessità di utilizzare integratori per via della loro attività sportiva, salvo diversa prescrizione medica.
Normalmente, un’alimentazione equilibrata in carboidrati, proteine, grassi, vitamine e minerali e proporzionata in calorie per fornire il giusto bilancio energetico, riesce a garantire allo sportivo amatoriale un corpo forte e robusto, un corretto stato di salute psicofisico e buone performance sportive.
Se si segue una corretta alimentazione, assumere integratori non aiuta, come al contrario si pensa, a ottimizzare gli effetti dell’allenamento o a migliorare le prestazioni sportive; anzi, i supplementi, se assunti in eccesso o quando non ve ne sia una reale necessità, possono avere effetti negativi per la salute oltre che per la stessa performance fisica.
Molti sportivi utilizzano in alcuni casi integratori di aminoacidi (proteine) e/o seguono diete iperproteiche perché credono che così facendo possono aumentare la propria massa muscolare, quindi la propria forza.
In realtà le proteine sono in grado di riparare le strutture muscolari danneggiate (funzione plastica o strutturale) ma non possono far crescere il volume, la quantità e la forza dei muscoli di un individuo adulto. Tali aspetti possono essere incrementati prima dei 40-50 anni solo con l’attività fisica, mentre un’alimentazione sufficientemente ricca di proteine riesce piuttosto a contrastare la sarcopenia, ossia la progressiva perdita di massa muscolare che di solito ha luogo nelle persone dopo i 50 anni di età.
Di conseguenza, uno sportivo, oltre ad assumere una dose di carboidrati che costituiscono la principale fonte energetica per i muscoli (sia di immediato utilizzo sia di riserva, sotto forma di glicogeno) e di grassi, altra fonte energetica importante, è necessario che mangi un sufficiente quantitativo di proteine (catene di aminoacidi), soprattutto di alto valore biologico. Le proteine ad alto valore biologico sono dette essenziali perché si possono assumere solo dagli alimenti di origine animale come carne, uova, pesce, latte. Tuttavia, dosi eccessive di proteine, assunte con l’alimentazione o con integratori, possono comportare diversi rischi per la salute, soprattutto a scapito dei reni e delle ossa.
Quale potrebbe essere un piano alimentare corretto per uno sportivo?
Chi pratica sport, anche a livello amatoriale, di solito è più attento all’alimentazione e assume spesso integratori nutrizionali di vario tipo nella convinzione di migliorare le proprie performance sportive o mantenersi più in forma.
Questi prodotti sono venduti liberamente in farmacie, erboristerie, negozi sportivi e su internet e sono soggetti a una pubblicità spesso ingannevole che collega direttamente il loro impiego alla possibilità di ottenere massimi risultati nello sport. Ma il ricorso agli integratori alimentari è spesso superfluo e, se fatto senza controllo e prescrizione medica, anche potenzialmente dannoso per la salute.
Negli sport a livello agonistico gli integratori possono essere prescritti dai medici dello sport o dai nutrizionisti come supplementi che, accanto a un’equilibrata alimentazione possono contribuire al raggiungimento dello stato nutrizionale ottimale. Parliamo però di sportivi professionisti, quelli che, per intenderci, fanno 4-5 partite di calcio alla settimana o partecipano a gare ciclistiche che li impegnano anche per 3-4 ore di seguito. Simili prestazioni atletiche comportano un elevato lavoro muscolare, sudorazione intensa e un consumo energetico che può essere anche doppio rispetto alle giornate in cui l’atleta non pratica sport.
La perdita di sali minerali, vitamine e proteine, può richiedere in questi casi un’integrazione di nutrienti, dato che non è sempre possibile aumentare la quantità di specifici nutrienti con l’alimentazione. Sarà comunque il medico dello sport o il nutrizionista, in base alle caratteristiche dell’atleta e dello sport praticato, a decidere quale integratore somministrare, la quantità e la durata dell’assunzione stessa.
Gli sportivi amatoriali, quelli che partecipano ad esempio a partite (come calcio, basket, tennis, ecc.) O praticano sport individuali (come nuoto, palestra, ciclismo, ecc.), per una durata di circa 1 o 2 ore, da 2 a 4 volte alla settimana, anche con un buon impegno fisico ma non professionale, non hanno necessità di utilizzare integratori per via della loro attività sportiva, salvo diversa prescrizione medica.
Normalmente, un’alimentazione equilibrata in carboidrati, proteine, grassi, vitamine e minerali e proporzionata in calorie per fornire il giusto bilancio energetico, riesce a garantire allo sportivo amatoriale un corpo forte e robusto, un corretto stato di salute psicofisico e buone performance sportive.
Se si segue una corretta alimentazione, assumere integratori non aiuta, come al contrario si pensa, a ottimizzare gli effetti dell’allenamento o a migliorare le prestazioni sportive; anzi, i supplementi, se assunti in eccesso o quando non ve ne sia una reale necessità, possono avere effetti negativi per la salute oltre che per la stessa performance fisica.
Molti sportivi utilizzano in alcuni casi integratori di aminoacidi (proteine) e/o seguono diete iperproteiche perché credono che così facendo possono aumentare la propria massa muscolare, quindi la propria forza.
In realtà le proteine sono in grado di riparare le strutture muscolari danneggiate (funzione plastica o strutturale) ma non possono far crescere il volume, la quantità e la forza dei muscoli di un individuo adulto. Tali aspetti possono essere incrementati prima dei 40-50 anni solo con l’attività fisica, mentre un’alimentazione sufficientemente ricca di proteine riesce piuttosto a contrastare la sarcopenia, ossia la progressiva perdita di massa muscolare che di solito ha luogo nelle persone dopo i 50 anni di età.
Di conseguenza, uno sportivo, oltre ad assumere una dose di carboidrati che costituiscono la principale fonte energetica per i muscoli (sia di immediato utilizzo sia di riserva, sotto forma di glicogeno) e di grassi, altra fonte energetica importante, è necessario che mangi un sufficiente quantitativo di proteine (catene di aminoacidi), soprattutto di alto valore biologico. Le proteine ad alto valore biologico sono dette essenziali perché si possono assumere solo dagli alimenti di origine animale come carne, uova, pesce, latte. Tuttavia, dosi eccessive di proteine, assunte con l’alimentazione o con integratori, possono comportare diversi rischi per la salute, soprattutto a scapito dei reni e delle ossa.
Quale potrebbe essere un piano alimentare corretto per uno sportivo?
- assumi ogni giorno 4-5 porzioni di alimenti come pasta, riso, pane, patate: offrono una buona dose di carboidrati e nella versione integrale apportano molta fibra.
- mangia 1-2 porzioni al giorno di alimenti proteici a scelta tra pesce (almeno 3 volte a settimana), carne (massimo 3-4 volte alla settimana), uova (non più di 1-2 volte alla settimana) e formaggi stagionati come il grana (circa 2 volte a settimana), che, essendo un concentrato di latte, offre proteine di ottima qualità, tanto calcio, vitamine del gruppo B come la B12, oltre che antiossidanti come vitamina A, zinco e selenio.
- mangia quotidianamente 2 porzioni di verdura (cruda e cotta) e 3 frutti di stagione, variandone il più possibile i colori (bianco, verde, giallo/arancio, viola/blu ecc.): i prodotti ortofrutticoli sono ricchi si vitamine e minerali e ad ogni colore corrispondono diversi tipi di antiossidanti.
- come condimento preferisci i grassi di origine vegetale, con particolare riguardo per l’olio extravergine di oliva, ricco di importanti antiossidanti come vitamina E e polifenoli. Ricorda che i grassi sono già contenuti nei prodotti animali, anche in quelli magri.
Venerdì 8 aprile 23
Tra qualche giorno arriva Pasqua e si può sfruttare il lungo week end per progettare qualche attività extra che non consista solo nella tipica grigliata di Pasquetta.
Partite per un trekking: rivalutate l’allenamento fisico e mentale del camminare e progettate un mini trekking di tre giorni. Camminare molte ore in natura ha molti vantaggi, anche per chi si allena già durante la settimana. I sentieri, con la loro irregolarità, sono un allenamento eccellente per i muscoli stabilizzatori di caviglie e gambe e il naturale saliscendi è un ottimo potenziatore. Inoltre, fare movimento molto a lungo, ma restando a ritmi leggeri migliora l’ossigenazione di tutti i tessuti, e il contatto con la natura e il silenzio rigenerano la mente.
Andate al mare: la Pasqua ad aprile inoltrato permette di avere climi tiepidi e di sfruttare già le giornate per andare al mare. Se siete tra i fortunati dedicate le prime ore del mattino ad una camminata sul lungomare. Non forzate, ma godetevi l’aria fresca e respirate lo iodio che il mare vi regala. Un’ora almeno al giorno a ritmi leggero seguita da relax e stretching fronte onde, non solo sarà una ricarica di vitamina D ma anche un toccasana se soffrite di allergie asmatiche.
Visitate capitali europee: non esiste periodo migliore di aprile per godersi la bellezza delle città e non esiste metodo migliore per farlo che camminando. Ogni orario è buono, ad esempio la mattina all’alba gli scorci sono unici e vivrete una città completamente diversa rispetto al giorno. Perdetevi nelle vie, ma portate con voi la mappa della città per trovare la strada del ritorno.
Restate a casa: non avete preventivato una mini vacanza? Non c’è problema perchè a casa starete benissimo: il consiglio è quello di riposare. Il sabato potrà essere occupato per una spesa di cose buone e sane per preparare un “picnic urbano”. La domenica mattina partite all’avventura per i parchi cittadini e i dintorni, a piedi, di corsa o in bici, solo dopo aver preparato uno zainetto con il vostro super picnic salutare. Quando trovate un posto carino, fermatevi e godetevi la giornata. Piove? Cercate un porticato e godetevi al pioggia. Se il lunedì vi rimane la voglia, regalatevi qualche coccola e magari un pranzo con gli amici.
E ricordate che non si ingrassa a Pasqua e Pasquetta ma durante tutto l’anno, e che potete concedervi il piatto che più vi piace se abbinato ad un po’ di sano movimento.
Tra qualche giorno arriva Pasqua e si può sfruttare il lungo week end per progettare qualche attività extra che non consista solo nella tipica grigliata di Pasquetta.
Partite per un trekking: rivalutate l’allenamento fisico e mentale del camminare e progettate un mini trekking di tre giorni. Camminare molte ore in natura ha molti vantaggi, anche per chi si allena già durante la settimana. I sentieri, con la loro irregolarità, sono un allenamento eccellente per i muscoli stabilizzatori di caviglie e gambe e il naturale saliscendi è un ottimo potenziatore. Inoltre, fare movimento molto a lungo, ma restando a ritmi leggeri migliora l’ossigenazione di tutti i tessuti, e il contatto con la natura e il silenzio rigenerano la mente.
Andate al mare: la Pasqua ad aprile inoltrato permette di avere climi tiepidi e di sfruttare già le giornate per andare al mare. Se siete tra i fortunati dedicate le prime ore del mattino ad una camminata sul lungomare. Non forzate, ma godetevi l’aria fresca e respirate lo iodio che il mare vi regala. Un’ora almeno al giorno a ritmi leggero seguita da relax e stretching fronte onde, non solo sarà una ricarica di vitamina D ma anche un toccasana se soffrite di allergie asmatiche.
Visitate capitali europee: non esiste periodo migliore di aprile per godersi la bellezza delle città e non esiste metodo migliore per farlo che camminando. Ogni orario è buono, ad esempio la mattina all’alba gli scorci sono unici e vivrete una città completamente diversa rispetto al giorno. Perdetevi nelle vie, ma portate con voi la mappa della città per trovare la strada del ritorno.
Restate a casa: non avete preventivato una mini vacanza? Non c’è problema perchè a casa starete benissimo: il consiglio è quello di riposare. Il sabato potrà essere occupato per una spesa di cose buone e sane per preparare un “picnic urbano”. La domenica mattina partite all’avventura per i parchi cittadini e i dintorni, a piedi, di corsa o in bici, solo dopo aver preparato uno zainetto con il vostro super picnic salutare. Quando trovate un posto carino, fermatevi e godetevi la giornata. Piove? Cercate un porticato e godetevi al pioggia. Se il lunedì vi rimane la voglia, regalatevi qualche coccola e magari un pranzo con gli amici.
E ricordate che non si ingrassa a Pasqua e Pasquetta ma durante tutto l’anno, e che potete concedervi il piatto che più vi piace se abbinato ad un po’ di sano movimento.
Venerdì 31 marzo 23
Le giornate si allungano, le temperature si fanno più miti, la natura pian piano si risveglia: è primavera. Questo periodo dell’anno porta però con sé anche malesseri psicofisici specifici: come quelli della stanchezza, un senso di indisposizione generalizzato che riguarda corpo e mente caratterizzato da apatia, spossatezza, poca concentrazione e sbalzi di umore.
In primavera è fisiologico sentirsi meno concentrati e più inclini alla sonnolenza. Con il cambio di stagione, e in particolare nel passaggio dall’inverno, il nostro corpo è chiamato a fare un grosso sforzo energetico per riprendersi dal torpore invernale e adattarsi al cambiamento climatico e alle maggiori ore di luce. A ciò si aggiunge un possibile calo delle difese immunitarie e il problema delle allergie stagionali.
In questo periodo può capitare di sentire il bisogno di dormire più a lungo del dovuto, spesso ci si alza già stanchi, privi di energia e voglia di fare. Altre persone possono invece lamentare difficoltà ad addormentarsi o problemi di insonnia. Da un lato è importante assecondare il nostro organismo: il bisogno di dormire è un segnale di un’esigenza funzionale che dobbiamo rispettare. Allo stesso tempo è però importante non esagerare: si dovrebbe cercare di rispettare un limite di 7-8 ore per notte.
Il meteo instabile tipico della primavera non fa altro che causare sbalzi di umore e irritabilità. Con il cambio dell’ora tutto questo non fa altro che peggiorare: più ore di luce a disposizione non significa necessariamente che dobbiamo fare più cose, ma che possiamo permetterci di farle con più tempo a disposizione e quindi con maggiore calma. Per combattere il malessere primaverile è importante praticare anche un’attività fisica leggera ma costante. Lo sport è un prezioso alleato della nostra salute e fare una camminata tutti i giorni è un toccasana per la salute del corpo ma anche per la mente: aiuta a ridurre ansia e stress riattivando l’attenzione e tenendo a bada gli sbalzi di umore.
Ricapitoliamo 10 utili consigli per un sonno ristoratore e regolare:
- coricarsi e svegliarsi ad orari stabili e regolari
- non superare 45 minuti di riposo pomeridiano
- durante le 4 ore precedenti il momento di dormire evitare il fumo e l’eccessiva assunzione di alcolici
- durante le 6 ore precedenti l’orario del riposo evitare l’assunzione eccessiva di caffè, the, bevande gassate e cioccolato per la presenza di caffeina
- 4 ore prima di dormire non mangiare alimenti grassi, eccessivamente piccanti o dolci
- praticare regolare attività fisica durante il giorno e non durante le ore notturne
- utilizzare un letto comodo; addormentarsi sul divano per poi alzarsi e coricarsi a letto, interrompe inevitabilmente il sonno
- mantenere la stanza da letto ventilata impostando un’adeguata temperatura, non troppo calda
- evitare il più possibili fonti di luci e rumori
- non usare il letto come un ufficio o sala giochi, riservandolo esclusivamente per dormire.
Le giornate si allungano, le temperature si fanno più miti, la natura pian piano si risveglia: è primavera. Questo periodo dell’anno porta però con sé anche malesseri psicofisici specifici: come quelli della stanchezza, un senso di indisposizione generalizzato che riguarda corpo e mente caratterizzato da apatia, spossatezza, poca concentrazione e sbalzi di umore.
In primavera è fisiologico sentirsi meno concentrati e più inclini alla sonnolenza. Con il cambio di stagione, e in particolare nel passaggio dall’inverno, il nostro corpo è chiamato a fare un grosso sforzo energetico per riprendersi dal torpore invernale e adattarsi al cambiamento climatico e alle maggiori ore di luce. A ciò si aggiunge un possibile calo delle difese immunitarie e il problema delle allergie stagionali.
In questo periodo può capitare di sentire il bisogno di dormire più a lungo del dovuto, spesso ci si alza già stanchi, privi di energia e voglia di fare. Altre persone possono invece lamentare difficoltà ad addormentarsi o problemi di insonnia. Da un lato è importante assecondare il nostro organismo: il bisogno di dormire è un segnale di un’esigenza funzionale che dobbiamo rispettare. Allo stesso tempo è però importante non esagerare: si dovrebbe cercare di rispettare un limite di 7-8 ore per notte.
Il meteo instabile tipico della primavera non fa altro che causare sbalzi di umore e irritabilità. Con il cambio dell’ora tutto questo non fa altro che peggiorare: più ore di luce a disposizione non significa necessariamente che dobbiamo fare più cose, ma che possiamo permetterci di farle con più tempo a disposizione e quindi con maggiore calma. Per combattere il malessere primaverile è importante praticare anche un’attività fisica leggera ma costante. Lo sport è un prezioso alleato della nostra salute e fare una camminata tutti i giorni è un toccasana per la salute del corpo ma anche per la mente: aiuta a ridurre ansia e stress riattivando l’attenzione e tenendo a bada gli sbalzi di umore.
Ricapitoliamo 10 utili consigli per un sonno ristoratore e regolare:
- coricarsi e svegliarsi ad orari stabili e regolari
- non superare 45 minuti di riposo pomeridiano
- durante le 4 ore precedenti il momento di dormire evitare il fumo e l’eccessiva assunzione di alcolici
- durante le 6 ore precedenti l’orario del riposo evitare l’assunzione eccessiva di caffè, the, bevande gassate e cioccolato per la presenza di caffeina
- 4 ore prima di dormire non mangiare alimenti grassi, eccessivamente piccanti o dolci
- praticare regolare attività fisica durante il giorno e non durante le ore notturne
- utilizzare un letto comodo; addormentarsi sul divano per poi alzarsi e coricarsi a letto, interrompe inevitabilmente il sonno
- mantenere la stanza da letto ventilata impostando un’adeguata temperatura, non troppo calda
- evitare il più possibili fonti di luci e rumori
- non usare il letto come un ufficio o sala giochi, riservandolo esclusivamente per dormire.
Venerdì 24 marzo 23
Puntuale come ogni anno, è finalmente arrivata la primavera, un periodo particolarmente adatto per iniziare o ricominciare il tuo percorso di allenamento in palestra.
La voglia di primavera porta con sé il desiderio di fare qualcosa di nuovo e di stimolante; è un periodo di rinascita anche per il nostro corpo, che sente la necessità di rimettersi in forma dopo il lungo periodo invernale.
La soluzione giusta? Decidere di intraprendere un percorso in palestra e dedicare il giusto tempo ad un’attività fisica costante ed equilibrata. Non è necessario allenarsi con la fretta di raggiungere una perfetta forma fisica in breve tempo: questo non farebbe altro che alimentare tensione e ansia da prestazione.
Per raggiungere il tuo obiettivo e arrivare pronto alla tanto temuta prova costume, ci vuole tempo, determinazione e soprattutto costanza. E’ importante bilanciare l’attività fisica con un sana e corretta alimentazione, variando le attività in palestra per rimettere in moto tutto il corpo divertendolo.
Allenamenti in sala pesi per riattivare il metabolismo: è stato infatti dimostrato scientificamente che fare allenamento con i pesi consente di bruciare più calorie grazie alla crescita delle masse muscolari (senza per questo diventare dei culturisti) e perché rafforzando muscoli e ossa puoi poi ottenere migliori risultati anche in altre discipline.
Puoi dedicarti ai corsi collettivi, un ottimo “strumento” per battere la pigrizia: avere un appuntamento ad un orario fisso ti consente di non avere scuse. E puoi variare continuamente passando dalle classi in acqua, tonificanti e drenanti, a classi di aerobica brucia grassi come il group cycling o il functional, fino ad arrivare a lezioni di pilates e yoga, per allungarti e trovare la massima sinergia fra corpo e mente.
Fare sport e vedere i risultati, nel breve e lungo termine, è sempre gratificante a dimostrazione che la costanza viene sempre premiata. Frequentare la palestra, inoltre, ti aiuta ad eliminare lo stress donandoti una sensazione di benessere e nuova carica energetica.
E dopo i tuoi allenamenti, puoi anche concederti un po’ di sano e meritato relax nel Centro Benessere: un meritato premio per il tuo buon allenamento.
Puntuale come ogni anno, è finalmente arrivata la primavera, un periodo particolarmente adatto per iniziare o ricominciare il tuo percorso di allenamento in palestra.
La voglia di primavera porta con sé il desiderio di fare qualcosa di nuovo e di stimolante; è un periodo di rinascita anche per il nostro corpo, che sente la necessità di rimettersi in forma dopo il lungo periodo invernale.
La soluzione giusta? Decidere di intraprendere un percorso in palestra e dedicare il giusto tempo ad un’attività fisica costante ed equilibrata. Non è necessario allenarsi con la fretta di raggiungere una perfetta forma fisica in breve tempo: questo non farebbe altro che alimentare tensione e ansia da prestazione.
Per raggiungere il tuo obiettivo e arrivare pronto alla tanto temuta prova costume, ci vuole tempo, determinazione e soprattutto costanza. E’ importante bilanciare l’attività fisica con un sana e corretta alimentazione, variando le attività in palestra per rimettere in moto tutto il corpo divertendolo.
Allenamenti in sala pesi per riattivare il metabolismo: è stato infatti dimostrato scientificamente che fare allenamento con i pesi consente di bruciare più calorie grazie alla crescita delle masse muscolari (senza per questo diventare dei culturisti) e perché rafforzando muscoli e ossa puoi poi ottenere migliori risultati anche in altre discipline.
Puoi dedicarti ai corsi collettivi, un ottimo “strumento” per battere la pigrizia: avere un appuntamento ad un orario fisso ti consente di non avere scuse. E puoi variare continuamente passando dalle classi in acqua, tonificanti e drenanti, a classi di aerobica brucia grassi come il group cycling o il functional, fino ad arrivare a lezioni di pilates e yoga, per allungarti e trovare la massima sinergia fra corpo e mente.
Fare sport e vedere i risultati, nel breve e lungo termine, è sempre gratificante a dimostrazione che la costanza viene sempre premiata. Frequentare la palestra, inoltre, ti aiuta ad eliminare lo stress donandoti una sensazione di benessere e nuova carica energetica.
E dopo i tuoi allenamenti, puoi anche concederti un po’ di sano e meritato relax nel Centro Benessere: un meritato premio per il tuo buon allenamento.
Venerdì 17 marzo 23
Il cambio di stagione tra l’inverno e la primavera non è un momento facile per il corpo e per tutto l’organismo; infatti porta con il nuovo vento e il clima mite anche la possibilità di astenia, mancanza di voglia di uscire, spossatezza, inappetenza, stanchezza in generale oppure irritabilità, nervosismo, mal di testa, voglia di isolarsi e un umore poco stabile.
Vediamo quali sono i rimedi più adatti per affrontare i disturbi relativi al cambio di stagione.
Il rimedio ottimale è stare al sole ed iniziare coi bagni di luce. Infatti, questa tecnica di esposizione ai raggi solari è capace di riattivare i processi interni assopiti durante il freddo invernale.
Con la luce solare viene accelerato il metabolismo e otteniamo una migliore produzione di melatonina, l’ormone dell’umore che aumenta anche l’energia cerebrale e la voglia di fare. Prendersi il tempo di stare all’aperto almeno 30 minuti al giorno, direttamente al sole, magari leggendo un libro, ascoltando musica, rimettendo le mani nella terra di orti e giardini o riaprendosi alla creatività sono i migliori modi per superare questo momento di cambio stagione.
Per aiutare l’umore possiamo ricorrere inoltre a rimedi erboristici come l’eleuterococco e la rhodiola, piante ad azione adattogena che aiutano a superare gli stress di qualunque natura senza però agire sul sistema nervoso. Anche l’iperico può essere un buon alleato per tenersi di buon umore e riportare un “po’ di sole” all’interno del nostro corpo. Secondo la simbologia il fiore dell’iperico che sboccia nel suo vistoso giallo alla fine di giugno è proprio il rappresentante dell’energia e della carica solare che ci può aiutare nel cambio di stagione.
Non dimentichiamo di aiutarci anche con l’alimentazione: iniziamo i nostri pasti con verdure crude, super insalatone miste di verdure crude, ortaggi a frutto e radice, fiori e piante aromatiche per introdurre tante vitamine e sali minerali che ci doneranno la carica e le riserve preziose.
Continuiamo il pasto con verdure cotte in modo da ripulire le pareti intestinali, grazie alla presenza della fibra: così facendo riusciremo a togliere eventuali residui sulle pareti e faremo le pulizie di primavera anche internamente. Il pasto poi potrà continuare con le consuete portate stando attenti a non eccedere nelle quantità ed evitando la frutta a chiusura del pasto.
Come è ben noto è meglio mangiare frutta anche sotto forma di succhi ed estratti freschi durante il giorno, lontano dai pasti per una miglior digestione e assimilazione. Sono da evitare o limitare gli alimenti nervini, soprattutto il caffè, che agendo sul sistema nervoso possono in questo momento essere più un ostacolo che un aiuto.
In ultimo per il cambio di stagione possiamo trovare un valido aiuto nei fiori di Bach con il fiore della noce, Walnut, indicato proprio per chi non riesce ad adattarsi ai cambiamenti compresi quelli climatici. Questo fiore ha la capacità di aiutare ad essere più flessibili, ad accettare il nuovo e riesce comunque a dare un senso di protezione per quei soggetti che lo richiedono. Per assumere Walnut basterà recarsi in un negozio specializzato che ha i fiori di Bach o da un professionista e farsi indicare come prendere il rimedio. Sicuramente attraverso il colloquio più mirato potranno essere aggiunti altri fiori di Bach che rispecchino meglio le necessità del vostro momento di vita aiutandovi così più nello specifico a migliorare il vostro benessere.
Il cambio di stagione tra l’inverno e la primavera non è un momento facile per il corpo e per tutto l’organismo; infatti porta con il nuovo vento e il clima mite anche la possibilità di astenia, mancanza di voglia di uscire, spossatezza, inappetenza, stanchezza in generale oppure irritabilità, nervosismo, mal di testa, voglia di isolarsi e un umore poco stabile.
Vediamo quali sono i rimedi più adatti per affrontare i disturbi relativi al cambio di stagione.
Il rimedio ottimale è stare al sole ed iniziare coi bagni di luce. Infatti, questa tecnica di esposizione ai raggi solari è capace di riattivare i processi interni assopiti durante il freddo invernale.
Con la luce solare viene accelerato il metabolismo e otteniamo una migliore produzione di melatonina, l’ormone dell’umore che aumenta anche l’energia cerebrale e la voglia di fare. Prendersi il tempo di stare all’aperto almeno 30 minuti al giorno, direttamente al sole, magari leggendo un libro, ascoltando musica, rimettendo le mani nella terra di orti e giardini o riaprendosi alla creatività sono i migliori modi per superare questo momento di cambio stagione.
Per aiutare l’umore possiamo ricorrere inoltre a rimedi erboristici come l’eleuterococco e la rhodiola, piante ad azione adattogena che aiutano a superare gli stress di qualunque natura senza però agire sul sistema nervoso. Anche l’iperico può essere un buon alleato per tenersi di buon umore e riportare un “po’ di sole” all’interno del nostro corpo. Secondo la simbologia il fiore dell’iperico che sboccia nel suo vistoso giallo alla fine di giugno è proprio il rappresentante dell’energia e della carica solare che ci può aiutare nel cambio di stagione.
Non dimentichiamo di aiutarci anche con l’alimentazione: iniziamo i nostri pasti con verdure crude, super insalatone miste di verdure crude, ortaggi a frutto e radice, fiori e piante aromatiche per introdurre tante vitamine e sali minerali che ci doneranno la carica e le riserve preziose.
Continuiamo il pasto con verdure cotte in modo da ripulire le pareti intestinali, grazie alla presenza della fibra: così facendo riusciremo a togliere eventuali residui sulle pareti e faremo le pulizie di primavera anche internamente. Il pasto poi potrà continuare con le consuete portate stando attenti a non eccedere nelle quantità ed evitando la frutta a chiusura del pasto.
Come è ben noto è meglio mangiare frutta anche sotto forma di succhi ed estratti freschi durante il giorno, lontano dai pasti per una miglior digestione e assimilazione. Sono da evitare o limitare gli alimenti nervini, soprattutto il caffè, che agendo sul sistema nervoso possono in questo momento essere più un ostacolo che un aiuto.
In ultimo per il cambio di stagione possiamo trovare un valido aiuto nei fiori di Bach con il fiore della noce, Walnut, indicato proprio per chi non riesce ad adattarsi ai cambiamenti compresi quelli climatici. Questo fiore ha la capacità di aiutare ad essere più flessibili, ad accettare il nuovo e riesce comunque a dare un senso di protezione per quei soggetti che lo richiedono. Per assumere Walnut basterà recarsi in un negozio specializzato che ha i fiori di Bach o da un professionista e farsi indicare come prendere il rimedio. Sicuramente attraverso il colloquio più mirato potranno essere aggiunti altri fiori di Bach che rispecchino meglio le necessità del vostro momento di vita aiutandovi così più nello specifico a migliorare il vostro benessere.
Venerdì 10 marzo 23
Oggi vogliamo sfatare 5 falsi miti sui carboidrati.
I carboidrati hanno acquisito una cattiva reputazione nel corso degli anni. Potreste aver sentito dire che fanno ingrassare, o che mangiarli dopo una certa ora la sera vi farà aumentare di peso: invece siamo qui per dirvi che i carboidrati fanno benissimo. Infatti, abbiamo bisogno dei carboidrati per rifornirci di carburante, per darci energia e, che ci crediate o no, i carboidrati possono anche aiutarvi a perdere chili indesiderati.
I carboidrati la sera fanno ingrassare
Sfortunatamente, il tuo corpo non tratterà i carboidrati in modo diverso se li mangi alle 17.59 rispetto alle 18.01. In definitiva, ad un livello molto elementare, la perdita e l'aumento di peso dipendono dall'apporto e dal dispendio calorico. Se fai un pasto abbondante dopo le 18.00, che fa salire troppo il tuo apporto calorico, e lo fai frequentemente, è probabile che tu possa aumentare di peso. Tuttavia, questo non è dovuto al fatto che hai mangiato carboidrati nel tuo pasto: infatti, dei tre macronutrienti - carboidrati, proteine e grassi - i carboidrati forniscono 4 calorie per grammo, proprio come le proteine, mentre i grassi ne forniscono 9.
Se mangi torte piene di carboidrati, magari anche a base di burro, panna e altri ingredienti grassi, allora ingerisci un sacco di calorie, così come se scegli di guarnire la tua pasta con una salsa cremosa e/o con formaggio: in questo caso, è la salsa il fattore calorico, non la pasta.
Quindi, piuttosto che concentrarti sulla regola "niente carboidrati la sera", concentrati sulla qualità dei tuoi carboidrati e sugli altri elementi che compongono i tuoi pasti. Se stai consumando più calorie di quelle che bruci - spesso a causa degli altri ingredienti abbinati ai tuoi carboidrati - allora sì aumenterai di peso.
I carboidrati sono solo in pane, riso, pasta e patate
Questa affermazione non è del tutto vera. Tutta la frutta nel cestino è composta di carboidrati; e le verdure che mangi per cena? Anche loro sono quasi completamente costituite di carboidrati. I carboidrati sono ovunque, quindi se speravi di tagliarli o di ridurne la loro assunzione a livelli pericolosamente bassi, allora potrebbe essere difficile scegliere cosa mangiare.
Una cosa importante da ricordare è che ci sono due tipi di carboidrati: carboidrati semplici e carboidrati complessi. I carboidrati semplici sono scomposti rapidamente dal corpo per essere usati come energia e si trovano nei dolci, nello zucchero, nei cereali lavorati come il riso bianco, nella frutta e nei prodotti lattiero-caseari.
I carboidrati complessi, invece, rilasciano l'energia lentamente e si trovano nei cibi integrali, nelle verdure amidacee come le patate dolci e nei legumi. Quindi sono molti gli alimenti che si mangiano e che in realtà sono proprio dei carboidrati.
La frutta fa aumentare di peso
Anche se la frutta contiene zucchero (naturale), è anche ricca di fibre che aiutano a sentirti più sazio, impedendoti di cercare cibi poco sani durante la giornata. La fibra nella frutta aiuta anche il processo digestivo, può aiutare a sconfiggere il gonfiore (se mangiata nelle giuste quantità); inoltre la fibra è stata associata a un minor rischio di ictus, diabete di tipo 2, cancro intestinale e malattie cardiache.
In effetti, se si ha voglia di dolce, mangiare un po’ di frutta, che contiene anche varie vitamine e minerali, è un'alternativa perfetta a biscotti, cioccolato e tutti i tipici alimenti per cui di solito optiamo.
Dovrei mangiare carboidrati solo dopo un allenamento
Abbiamo bisogno di carboidrati per produrre energia, quindi sì, mangiarli dopo un allenamento può aiutare a farci tornare in forze quando le nostre riserve energetiche sono esaurite. Abbinare i carboidrati post-allenamento alle proteine aiuta anche a ripristinare i nostri muscoli. Tuttavia, i carboidrati non sono utili solo dopo un allenamento, sono ottimi anche un'ora o due prima per aumentare l'energia e farci lavorare di più.
Il giusto tipo di carboidrati è utile anche durante la giornata, per mantenere il nostro cervello in funzione e farci sentire vigili. Preoccupato che i carboidrati ti facciano venire sonno? I carboidrati non trasformati (riso integrale, cereali integrali come l'avena e legumi) rilasciano energia in modo costante, aiutandoti a evitare i picchi e le cadute spesso associati ai carboidrati ad alto contenuto di zucchero come dolci, torte, biscotti e cioccolato.
Non hai bisogno dei carboidrati
Sfatiamo subito questo mito. Il nostro corpo funziona meglio con una miscela di tutti e tre i macronutrienti: proteine, grassi e carboidrati. E ognuno di questi macronutrienti è necessario per un motivo diverso. I carboidrati forniscono energia al nostro corpo e ce ne sono di diversi tipi, che forniscono diversi tipi di energia: veloce e di breve durata, oppure lento e a costante rilascio. Come menzionato, la fibra contenuta nei carboidrati - in particolare nei cereali integrali, nella frutta e nella verdura - favorisce anche la digestione, mantiene sazi più a lungo e può aiutare a ridurre il rischio di alcune malattie. Inoltre, pensate a tutte le vitamine e i minerali forniti dai carboidrati: questi, da soli, sono una ragione sufficiente per non farci rinunciare a loro.
Oggi vogliamo sfatare 5 falsi miti sui carboidrati.
I carboidrati hanno acquisito una cattiva reputazione nel corso degli anni. Potreste aver sentito dire che fanno ingrassare, o che mangiarli dopo una certa ora la sera vi farà aumentare di peso: invece siamo qui per dirvi che i carboidrati fanno benissimo. Infatti, abbiamo bisogno dei carboidrati per rifornirci di carburante, per darci energia e, che ci crediate o no, i carboidrati possono anche aiutarvi a perdere chili indesiderati.
I carboidrati la sera fanno ingrassare
Sfortunatamente, il tuo corpo non tratterà i carboidrati in modo diverso se li mangi alle 17.59 rispetto alle 18.01. In definitiva, ad un livello molto elementare, la perdita e l'aumento di peso dipendono dall'apporto e dal dispendio calorico. Se fai un pasto abbondante dopo le 18.00, che fa salire troppo il tuo apporto calorico, e lo fai frequentemente, è probabile che tu possa aumentare di peso. Tuttavia, questo non è dovuto al fatto che hai mangiato carboidrati nel tuo pasto: infatti, dei tre macronutrienti - carboidrati, proteine e grassi - i carboidrati forniscono 4 calorie per grammo, proprio come le proteine, mentre i grassi ne forniscono 9.
Se mangi torte piene di carboidrati, magari anche a base di burro, panna e altri ingredienti grassi, allora ingerisci un sacco di calorie, così come se scegli di guarnire la tua pasta con una salsa cremosa e/o con formaggio: in questo caso, è la salsa il fattore calorico, non la pasta.
Quindi, piuttosto che concentrarti sulla regola "niente carboidrati la sera", concentrati sulla qualità dei tuoi carboidrati e sugli altri elementi che compongono i tuoi pasti. Se stai consumando più calorie di quelle che bruci - spesso a causa degli altri ingredienti abbinati ai tuoi carboidrati - allora sì aumenterai di peso.
I carboidrati sono solo in pane, riso, pasta e patate
Questa affermazione non è del tutto vera. Tutta la frutta nel cestino è composta di carboidrati; e le verdure che mangi per cena? Anche loro sono quasi completamente costituite di carboidrati. I carboidrati sono ovunque, quindi se speravi di tagliarli o di ridurne la loro assunzione a livelli pericolosamente bassi, allora potrebbe essere difficile scegliere cosa mangiare.
Una cosa importante da ricordare è che ci sono due tipi di carboidrati: carboidrati semplici e carboidrati complessi. I carboidrati semplici sono scomposti rapidamente dal corpo per essere usati come energia e si trovano nei dolci, nello zucchero, nei cereali lavorati come il riso bianco, nella frutta e nei prodotti lattiero-caseari.
I carboidrati complessi, invece, rilasciano l'energia lentamente e si trovano nei cibi integrali, nelle verdure amidacee come le patate dolci e nei legumi. Quindi sono molti gli alimenti che si mangiano e che in realtà sono proprio dei carboidrati.
La frutta fa aumentare di peso
Anche se la frutta contiene zucchero (naturale), è anche ricca di fibre che aiutano a sentirti più sazio, impedendoti di cercare cibi poco sani durante la giornata. La fibra nella frutta aiuta anche il processo digestivo, può aiutare a sconfiggere il gonfiore (se mangiata nelle giuste quantità); inoltre la fibra è stata associata a un minor rischio di ictus, diabete di tipo 2, cancro intestinale e malattie cardiache.
In effetti, se si ha voglia di dolce, mangiare un po’ di frutta, che contiene anche varie vitamine e minerali, è un'alternativa perfetta a biscotti, cioccolato e tutti i tipici alimenti per cui di solito optiamo.
Dovrei mangiare carboidrati solo dopo un allenamento
Abbiamo bisogno di carboidrati per produrre energia, quindi sì, mangiarli dopo un allenamento può aiutare a farci tornare in forze quando le nostre riserve energetiche sono esaurite. Abbinare i carboidrati post-allenamento alle proteine aiuta anche a ripristinare i nostri muscoli. Tuttavia, i carboidrati non sono utili solo dopo un allenamento, sono ottimi anche un'ora o due prima per aumentare l'energia e farci lavorare di più.
Il giusto tipo di carboidrati è utile anche durante la giornata, per mantenere il nostro cervello in funzione e farci sentire vigili. Preoccupato che i carboidrati ti facciano venire sonno? I carboidrati non trasformati (riso integrale, cereali integrali come l'avena e legumi) rilasciano energia in modo costante, aiutandoti a evitare i picchi e le cadute spesso associati ai carboidrati ad alto contenuto di zucchero come dolci, torte, biscotti e cioccolato.
Non hai bisogno dei carboidrati
Sfatiamo subito questo mito. Il nostro corpo funziona meglio con una miscela di tutti e tre i macronutrienti: proteine, grassi e carboidrati. E ognuno di questi macronutrienti è necessario per un motivo diverso. I carboidrati forniscono energia al nostro corpo e ce ne sono di diversi tipi, che forniscono diversi tipi di energia: veloce e di breve durata, oppure lento e a costante rilascio. Come menzionato, la fibra contenuta nei carboidrati - in particolare nei cereali integrali, nella frutta e nella verdura - favorisce anche la digestione, mantiene sazi più a lungo e può aiutare a ridurre il rischio di alcune malattie. Inoltre, pensate a tutte le vitamine e i minerali forniti dai carboidrati: questi, da soli, sono una ragione sufficiente per non farci rinunciare a loro.
Venerdì 3 marzo 23
Marzo è il mese dedicato alla depurazione del fegato.
Secondo la medicina tradizionale cinese è la “residenza della nostra anima”; per questo motivo (e non solo) è importante porre una particolare attenzione alla sua salute partendo dalla depurazione.
Il fegato è l’organo più importante che abbiamo, poiché la sua funzionalità consente di mantenere in salute l’intero organismo.
È grazie al suo accurato lavoro che filtra e trasforma il sangue, distribuendolo nei vari distretti corporei.
Il corretto funzionamento del fegato è imprescindibile per irrobustire il sistema immunitario, grazie alla produzione di cellule utili alla difesa dell’organismo.
Inoltre, il fegato produce la bile che favorisce l’assorbimento dei principi attivi degli alimenti che consumiamo, contribuendo all’eliminazione delle tossine in eccesso e facilitando il metabolismo di grassi, zuccheri e colesterolo. I processi digestivi migliorano, scompaiono i gonfiori addominali e l’intestino diventa più regolare.
Detossinare il fegato vuol dire anche ridurre le scorie accumulate nei tessuti che causano il ristagno di liquidi, andando così a contrastare la ritenzione idrica e la cellulite, con un effetto snellente.
Se il metabolismo del fegato funziona bene, ne beneficia anche la pelle che risulta sana e l’incarnato fresco e luminoso. Anche capelli e unghie sono più forti e resistenti.
Quando è opportuno porre maggiore attenzione al nostro fegato?
Durante i cambi di stagione, quando l’organismo fa fatica ad abituarsi ai nuovi ritmi, a seguito di un’alimentazione disordinata o grandi abbuffate; oppure alla fine dell’inverno, quando abbiamo seguito una dieta più ricca di grassi, da cui il fegato e tutto l’apparato digerente escono debilitati. I sintomi possono essere di varia origine, ma arrivano per segnalarti che è giunta l’ora di prenderti cura del fegato. Allora se ti riconosci in alcuni di questi, continua a leggere per scoprire qualche consiglio su come ripristinare la funzionalità epatica e di conseguenza migliorare la qualità della vita.
Soffri di acidità, gastrite e crampi addominali, ti svegli la mattina con alito cattivo e lingua “patinata”, dopo mangiato si gonfia la pancia, il tuo intestino è irregolare e alterna colite a stipsi.
Oppure hai attacchi di fame che colmi con cibo spazzatura (dolci, fritti o prodotti preconfezionati), hai visto il tuo peso aumentare. Hai eccessiva sudorazione e stanchezza cronica, oppure soffri di squilibri ormonali.
Dalla fitoterapia arrivano le soluzioni detox a base di erbe amare, in particolare, il tarassaco e il cardo mariano, se assunto sotto forma di tisana o decotto, svolge una forte azione diuretica e aumenta la sintesi di bile, favorendo l’eliminazione di tossine, dovuto a un generale miglioramento dell’attività del fegato.
In alternativa c’è anche la bardana, di cui si utilizzano le radici secche per fare un decotto con cui tenere sotto controllo i livelli di colesterolo.
Un rimedio specifico per curare il fegato grasso e l’ipercolesterolemia è l’estratto idroalcolico di carciofo: la sua efficacia è dovuta a un principio attivo contenuto nelle foglie, la cinarina, che favorisce la formazione biliare.
In alternativa c’è anche la linfa di betulla, l’ideale soprattutto nel cambio di stagione a fine inverno, da bere la mattina prima di fare colazione.
Dall’oriente un rimedio utile per stimolare la sintesi di bile e migliorare il metabolismo lipidico è la curcuma, una spezia che ha anche un’azione epatoprotettiva delle cellule del fegato e antinfiammatoria.
In ultimo non dimentichiamo la componente emotiva: hai presente il detto “ho il fegato gonfio di rabbia”? Non è solo un modo di dire, perché in questo organo riversiamo davvero la collera repressa, emozioni e risentimenti, che non fluendo, ristagnano provocando tutta una serie di condizioni spiacevoli. Non stupirà allora sapere che uno dei campanelli d’allarme che segnalano un fegato affaticato è proprio lo stress. In questo caso aiutiamoci con le respirazioni, la meditazione e lo yoga.
Marzo è il mese dedicato alla depurazione del fegato.
Secondo la medicina tradizionale cinese è la “residenza della nostra anima”; per questo motivo (e non solo) è importante porre una particolare attenzione alla sua salute partendo dalla depurazione.
Il fegato è l’organo più importante che abbiamo, poiché la sua funzionalità consente di mantenere in salute l’intero organismo.
È grazie al suo accurato lavoro che filtra e trasforma il sangue, distribuendolo nei vari distretti corporei.
Il corretto funzionamento del fegato è imprescindibile per irrobustire il sistema immunitario, grazie alla produzione di cellule utili alla difesa dell’organismo.
Inoltre, il fegato produce la bile che favorisce l’assorbimento dei principi attivi degli alimenti che consumiamo, contribuendo all’eliminazione delle tossine in eccesso e facilitando il metabolismo di grassi, zuccheri e colesterolo. I processi digestivi migliorano, scompaiono i gonfiori addominali e l’intestino diventa più regolare.
Detossinare il fegato vuol dire anche ridurre le scorie accumulate nei tessuti che causano il ristagno di liquidi, andando così a contrastare la ritenzione idrica e la cellulite, con un effetto snellente.
Se il metabolismo del fegato funziona bene, ne beneficia anche la pelle che risulta sana e l’incarnato fresco e luminoso. Anche capelli e unghie sono più forti e resistenti.
Quando è opportuno porre maggiore attenzione al nostro fegato?
Durante i cambi di stagione, quando l’organismo fa fatica ad abituarsi ai nuovi ritmi, a seguito di un’alimentazione disordinata o grandi abbuffate; oppure alla fine dell’inverno, quando abbiamo seguito una dieta più ricca di grassi, da cui il fegato e tutto l’apparato digerente escono debilitati. I sintomi possono essere di varia origine, ma arrivano per segnalarti che è giunta l’ora di prenderti cura del fegato. Allora se ti riconosci in alcuni di questi, continua a leggere per scoprire qualche consiglio su come ripristinare la funzionalità epatica e di conseguenza migliorare la qualità della vita.
Soffri di acidità, gastrite e crampi addominali, ti svegli la mattina con alito cattivo e lingua “patinata”, dopo mangiato si gonfia la pancia, il tuo intestino è irregolare e alterna colite a stipsi.
Oppure hai attacchi di fame che colmi con cibo spazzatura (dolci, fritti o prodotti preconfezionati), hai visto il tuo peso aumentare. Hai eccessiva sudorazione e stanchezza cronica, oppure soffri di squilibri ormonali.
Dalla fitoterapia arrivano le soluzioni detox a base di erbe amare, in particolare, il tarassaco e il cardo mariano, se assunto sotto forma di tisana o decotto, svolge una forte azione diuretica e aumenta la sintesi di bile, favorendo l’eliminazione di tossine, dovuto a un generale miglioramento dell’attività del fegato.
In alternativa c’è anche la bardana, di cui si utilizzano le radici secche per fare un decotto con cui tenere sotto controllo i livelli di colesterolo.
Un rimedio specifico per curare il fegato grasso e l’ipercolesterolemia è l’estratto idroalcolico di carciofo: la sua efficacia è dovuta a un principio attivo contenuto nelle foglie, la cinarina, che favorisce la formazione biliare.
In alternativa c’è anche la linfa di betulla, l’ideale soprattutto nel cambio di stagione a fine inverno, da bere la mattina prima di fare colazione.
Dall’oriente un rimedio utile per stimolare la sintesi di bile e migliorare il metabolismo lipidico è la curcuma, una spezia che ha anche un’azione epatoprotettiva delle cellule del fegato e antinfiammatoria.
In ultimo non dimentichiamo la componente emotiva: hai presente il detto “ho il fegato gonfio di rabbia”? Non è solo un modo di dire, perché in questo organo riversiamo davvero la collera repressa, emozioni e risentimenti, che non fluendo, ristagnano provocando tutta una serie di condizioni spiacevoli. Non stupirà allora sapere che uno dei campanelli d’allarme che segnalano un fegato affaticato è proprio lo stress. In questo caso aiutiamoci con le respirazioni, la meditazione e lo yoga.
Venerdì 17 febbraio 23
Ci amano incondizionatamente, non ci giudicano e ci dimostrano affetto e gratitudine.
Noi facciamo lo stesso con i nostri animali? Gli italiani accolgono nelle loro case oltre 13.000 fra cani, gatti e conigli (stime al 2022 dai microchip-Oipa) e le famiglie stanno modificando le dinamiche dei rapporti tra componenti con lo ‘zampino’ dei loro animali domestici.
Siamo consapevoli del supporto che gli amici a quattro zampe ci regalano?
Avere un animale in casa aiuta a stare meglio, tenendo alto l’umore, distraendoci e facendo diminuire ansia e tensioni. I benefici sono tali che da qualche anno si comincia a parlare di petfulness, ovvero come i nostri animali di casa ci insegnano la mindfulness, pratica di meditazione che ci aiuta a vivere il momento e a rilassarci. E le dinamiche nelle famiglie dotate di animali domestici stanno cambiando profondamente tanto che ora la scienza le studia per capire i nuovi intrecci nei rapporti tra esseri umani e fido.
“Il gioco con il proprio cane è la medicina più grande, idem la reciprocità nel condividere felicità e allegria, - precisa Paolo Valentino, scrittore che vive con due cani e due gatti e, dopo ‘Il metodo catfullness, la felicità insegnata da un gatto’ ha scritto recentemente il volumetto ‘Lezioni di Dogfulness. La gioia di vivere insegnata da un cane’ (Mondadori editore). “Se con i gatti si impara a vivere l’esistenza in maniera meditativa, con i cani si impara a morderla, ma senza mai farti male e senza mai dimenticare la meditazione”, precisa Valentino.
Con esempi frequenti nelle famiglie che ospitano i cani, lo scrittore fa riflettere anche sui piccoli incidenti provocati dai quadrupedi: dalle pantofole mangiucchiate alle penne biro sgranocchiate ai libri strappati e fatti coriandoli che in fondo sono cose di poco conto mentre i sorrisi strappati nel vedere questo tipo di scene è impagabile. E che le leccate e le zampate nel rivederci tornare a casa sono benefiche e che disubbidire ogni tanto (come fanno i nostri cani) significa anche concedersi sgarri benefici per evadere ogni tanto dalle regole rigide che noi umani viviamo ogni giorno.
E che i cani che si ritrovano insieme al parco giochino tutti insieme a prescindere dalla razza è anche un insegnamento per gli esseri umani, ad esempio. E se noi impariamo molto dal nostro animale tanto da modificare le nostre abitudini in famiglia, è suo diritto permettergli uno scambio di felicità, spiega Valentino elencando cinque principi di base come non lasciarlo solo a casa per ore ed ore (se dove si va i cani non sono bene accetti, non sono luoghi in cui vale la pena di andare), portarlo almeno una volta alla settimana in una area cani per lasciarlo libero di correre, esplorare e giocare senza guinzaglio. Inoltre proteggerlo nelle giornate molto fredde o sotto il sole cocente estivo, dare i ‘premietti’ anche ai cani adulti ed anziani (non solo ai cuccioli). Infine parlargli dolcemente senza strapazzarlo troppo (sarà più dolce anche Fido).
Insomma chi ospita nella propria famiglia un animale avrà molte opportunità di crescita e di felicità, senza contare che un cane, ad esempio, aumenta la quantità di movimento svolto, le fusa di un gatto riducono lo stress, mentre un coniglio aiuterà ad un incremento di consumo di verdura fresca.
Fate come noi! Regalatevi la gioia di un animale in casa!
Ci amano incondizionatamente, non ci giudicano e ci dimostrano affetto e gratitudine.
Noi facciamo lo stesso con i nostri animali? Gli italiani accolgono nelle loro case oltre 13.000 fra cani, gatti e conigli (stime al 2022 dai microchip-Oipa) e le famiglie stanno modificando le dinamiche dei rapporti tra componenti con lo ‘zampino’ dei loro animali domestici.
Siamo consapevoli del supporto che gli amici a quattro zampe ci regalano?
Avere un animale in casa aiuta a stare meglio, tenendo alto l’umore, distraendoci e facendo diminuire ansia e tensioni. I benefici sono tali che da qualche anno si comincia a parlare di petfulness, ovvero come i nostri animali di casa ci insegnano la mindfulness, pratica di meditazione che ci aiuta a vivere il momento e a rilassarci. E le dinamiche nelle famiglie dotate di animali domestici stanno cambiando profondamente tanto che ora la scienza le studia per capire i nuovi intrecci nei rapporti tra esseri umani e fido.
“Il gioco con il proprio cane è la medicina più grande, idem la reciprocità nel condividere felicità e allegria, - precisa Paolo Valentino, scrittore che vive con due cani e due gatti e, dopo ‘Il metodo catfullness, la felicità insegnata da un gatto’ ha scritto recentemente il volumetto ‘Lezioni di Dogfulness. La gioia di vivere insegnata da un cane’ (Mondadori editore). “Se con i gatti si impara a vivere l’esistenza in maniera meditativa, con i cani si impara a morderla, ma senza mai farti male e senza mai dimenticare la meditazione”, precisa Valentino.
Con esempi frequenti nelle famiglie che ospitano i cani, lo scrittore fa riflettere anche sui piccoli incidenti provocati dai quadrupedi: dalle pantofole mangiucchiate alle penne biro sgranocchiate ai libri strappati e fatti coriandoli che in fondo sono cose di poco conto mentre i sorrisi strappati nel vedere questo tipo di scene è impagabile. E che le leccate e le zampate nel rivederci tornare a casa sono benefiche e che disubbidire ogni tanto (come fanno i nostri cani) significa anche concedersi sgarri benefici per evadere ogni tanto dalle regole rigide che noi umani viviamo ogni giorno.
E che i cani che si ritrovano insieme al parco giochino tutti insieme a prescindere dalla razza è anche un insegnamento per gli esseri umani, ad esempio. E se noi impariamo molto dal nostro animale tanto da modificare le nostre abitudini in famiglia, è suo diritto permettergli uno scambio di felicità, spiega Valentino elencando cinque principi di base come non lasciarlo solo a casa per ore ed ore (se dove si va i cani non sono bene accetti, non sono luoghi in cui vale la pena di andare), portarlo almeno una volta alla settimana in una area cani per lasciarlo libero di correre, esplorare e giocare senza guinzaglio. Inoltre proteggerlo nelle giornate molto fredde o sotto il sole cocente estivo, dare i ‘premietti’ anche ai cani adulti ed anziani (non solo ai cuccioli). Infine parlargli dolcemente senza strapazzarlo troppo (sarà più dolce anche Fido).
Insomma chi ospita nella propria famiglia un animale avrà molte opportunità di crescita e di felicità, senza contare che un cane, ad esempio, aumenta la quantità di movimento svolto, le fusa di un gatto riducono lo stress, mentre un coniglio aiuterà ad un incremento di consumo di verdura fresca.
Fate come noi! Regalatevi la gioia di un animale in casa!
Venerdì 10 febbraio 23
Febbraio è il mese degli innamorati, e chi più di noi stessi dovremmo amare? Si sprecano le frasi motivazionali sul self-love, ma approfondiamo meglio l’argomento.
Amare se stessi significa avere una grande considerazione per il proprio benessere e la propria felicità. Il significato di amare se stessi risiede nel prendersi cura dei propri bisogni e non sacrificare il proprio bene per compiacere gli altri.
L’amore verso se stessi non è semplicemente una sensazione di benessere, è un’azione. Rappresenta una scelta. È l’accettazione di sé, un modo di relazionarsi con il proprio io che implica anche la comprensione dei propri errori e delle proprie sconfitte. Significa essere in grado di comunicare efficacemente con noi stessi senza giudicarci o punirci duramente. E per farlo è necessario anche perdonarsi.
Capita, infatti, di essere sopraffatti da situazioni che percepiamo fuori dal nostro controllo; rabbia, risentimento, odio, frustrazione e senso di colpa sono solo alcune delle emozioni che potremmo rivolgere a noi stessi.
Tutto questo porta spesso a una valutazione negativa di sé, tanto da impedirci di perdonare noi stessi. Soltanto imparando a prendere consapevolezza di chi siamo e a capire che fare errori è la normalità e che le imperfezioni appartengono a ognuno di noi, riusciremo a perdonare noi stessi e ad amarci.
Concentrarsi su se stessi non significa essere egoisti. Prendersi cura di se stessi ed essere egoisti sono due cose completamente diverse. A volte facciamo fatica ad amare noi stessi perché cadiamo nella manipolazione di chi vuol farci pensare che i nostri bisogni non valgono quanto i suoi. Sebbene imparare a amare se stessi non sia la cosa più facile da fare, abbiamo il potere di aumentare il numero di pensieri gentili che abbiamo verso noi stessi.
Ci sono molti esercizi per amare se stessi, che possiamo usare per iniziare a farlo davvero.
Tieni però presente che all'inizio potrebbe essere difficile. Potresti non sentirti a tuo agio nel trattarti con il livello di gentilezza e rispetto che meriti, quindi prenditi il tuo tempo.
Ecco alcuni modi per iniziare.
1. Consapevolezza
Diventa consapevole di ciò che stai percependo e provando, senza alcuna forma di giudizio. Essere in grado di ascoltare il tuo corpo e la tua mente ed essere consapevole delle tue esigenze è la cosa migliore che puoi fare per te stesso.
2. Perdona te stesso
A volte siamo molto duri con noi stessi, diventando il nostro peggior nemico. È importante, però, concedersi una pausa. Quando ritieni di aver commesso un errore, decidi quale azione puoi intraprendere per rimediare. Usa il dialogo interiore per incoraggiarti a fare quel passo verso il perdono.
3. Dire di “no” agli altri
A volte amare se stessi significa anche prendersi cura di noi stessi quando gli altri sono intorno a noi. Stabilisci dei limiti. Trova il tempo per te. Va bene dire alle persone "no" se pensi di averne bisogno. Dire “no” ogni tanto significa mettersi al primo piano, ma anche esercitare un proprio diritto. Abbiamo tutti il diritto di decidere se impegnarci a favore degli altri perché con ciò affermiamo, da persone mature, la nostra parità con loro.
4. Non aver paura di mettere fine a una relazione tossica
L'amore per se stessi è un'azione continua, un processo continuo, una scelta continua. Se hai a che fare con un narcisista oppure con un manipolatore affettivo, non dimenticare che puoi scegliere di allontanarti da loro. È liberatorio, anche se può essere doloroso. Allontanarti dalle situazioni o dalla compagnia di persone che ti stanno prosciugando non è mai sbagliato. Qualsiasi tipo di legame che non ti faccia sentire a tuo agio e non ti permetta di esprimere te stesso in maniera libera e autentica può essere dannoso per te e il tuo benessere interiore.
5. Integrare corpo, mente, emozioni
Il benessere e la consapevolezza di sé viene dall’integrazione della consapevolezza corporea, quella del proprio stato emotivo e la consapevolezza mentale. Lo sviluppo armonico di queste tre dimensioni aumenta il nostro senso di identità e accresce l’amore per noi stessi.
6. Essere grati
È un bellissimo esercizio da praticare ogni giorno per imparare a vivere bene con noi stessi e gli altri e attirare ciò che desideriamo. Soffermati a pensare alle cose belle per cui sei grato e che spesso dai per scontate. Abituati a riconoscere ciò che hai e che ti rende felice, anche se hai smesso di farci caso: rimarrai stupito delle tante cose per cui sei grato.
Febbraio è il mese degli innamorati, e chi più di noi stessi dovremmo amare? Si sprecano le frasi motivazionali sul self-love, ma approfondiamo meglio l’argomento.
Amare se stessi significa avere una grande considerazione per il proprio benessere e la propria felicità. Il significato di amare se stessi risiede nel prendersi cura dei propri bisogni e non sacrificare il proprio bene per compiacere gli altri.
L’amore verso se stessi non è semplicemente una sensazione di benessere, è un’azione. Rappresenta una scelta. È l’accettazione di sé, un modo di relazionarsi con il proprio io che implica anche la comprensione dei propri errori e delle proprie sconfitte. Significa essere in grado di comunicare efficacemente con noi stessi senza giudicarci o punirci duramente. E per farlo è necessario anche perdonarsi.
Capita, infatti, di essere sopraffatti da situazioni che percepiamo fuori dal nostro controllo; rabbia, risentimento, odio, frustrazione e senso di colpa sono solo alcune delle emozioni che potremmo rivolgere a noi stessi.
Tutto questo porta spesso a una valutazione negativa di sé, tanto da impedirci di perdonare noi stessi. Soltanto imparando a prendere consapevolezza di chi siamo e a capire che fare errori è la normalità e che le imperfezioni appartengono a ognuno di noi, riusciremo a perdonare noi stessi e ad amarci.
Concentrarsi su se stessi non significa essere egoisti. Prendersi cura di se stessi ed essere egoisti sono due cose completamente diverse. A volte facciamo fatica ad amare noi stessi perché cadiamo nella manipolazione di chi vuol farci pensare che i nostri bisogni non valgono quanto i suoi. Sebbene imparare a amare se stessi non sia la cosa più facile da fare, abbiamo il potere di aumentare il numero di pensieri gentili che abbiamo verso noi stessi.
Ci sono molti esercizi per amare se stessi, che possiamo usare per iniziare a farlo davvero.
Tieni però presente che all'inizio potrebbe essere difficile. Potresti non sentirti a tuo agio nel trattarti con il livello di gentilezza e rispetto che meriti, quindi prenditi il tuo tempo.
Ecco alcuni modi per iniziare.
1. Consapevolezza
Diventa consapevole di ciò che stai percependo e provando, senza alcuna forma di giudizio. Essere in grado di ascoltare il tuo corpo e la tua mente ed essere consapevole delle tue esigenze è la cosa migliore che puoi fare per te stesso.
2. Perdona te stesso
A volte siamo molto duri con noi stessi, diventando il nostro peggior nemico. È importante, però, concedersi una pausa. Quando ritieni di aver commesso un errore, decidi quale azione puoi intraprendere per rimediare. Usa il dialogo interiore per incoraggiarti a fare quel passo verso il perdono.
3. Dire di “no” agli altri
A volte amare se stessi significa anche prendersi cura di noi stessi quando gli altri sono intorno a noi. Stabilisci dei limiti. Trova il tempo per te. Va bene dire alle persone "no" se pensi di averne bisogno. Dire “no” ogni tanto significa mettersi al primo piano, ma anche esercitare un proprio diritto. Abbiamo tutti il diritto di decidere se impegnarci a favore degli altri perché con ciò affermiamo, da persone mature, la nostra parità con loro.
4. Non aver paura di mettere fine a una relazione tossica
L'amore per se stessi è un'azione continua, un processo continuo, una scelta continua. Se hai a che fare con un narcisista oppure con un manipolatore affettivo, non dimenticare che puoi scegliere di allontanarti da loro. È liberatorio, anche se può essere doloroso. Allontanarti dalle situazioni o dalla compagnia di persone che ti stanno prosciugando non è mai sbagliato. Qualsiasi tipo di legame che non ti faccia sentire a tuo agio e non ti permetta di esprimere te stesso in maniera libera e autentica può essere dannoso per te e il tuo benessere interiore.
5. Integrare corpo, mente, emozioni
Il benessere e la consapevolezza di sé viene dall’integrazione della consapevolezza corporea, quella del proprio stato emotivo e la consapevolezza mentale. Lo sviluppo armonico di queste tre dimensioni aumenta il nostro senso di identità e accresce l’amore per noi stessi.
6. Essere grati
È un bellissimo esercizio da praticare ogni giorno per imparare a vivere bene con noi stessi e gli altri e attirare ciò che desideriamo. Soffermati a pensare alle cose belle per cui sei grato e che spesso dai per scontate. Abituati a riconoscere ciò che hai e che ti rende felice, anche se hai smesso di farci caso: rimarrai stupito delle tante cose per cui sei grato.
Venerdì 3 febbraio 23
Sapevi che lo zenzero potrebbe essere un ottimo alleato nello sport?
Scopriamo perché.
Ogni “supereroe” che si rispetti ha avuto un ingrediente segreto pronto ad aiutarlo nei momenti di necessità, per lo sportivo del nuovo millennio questa proprietà sembra essere racchiusa nello zenzero.
Lo zenzero è una radice, famosa soprattutto per il suo profumo, la freschezza e quel retrogusto vagamente frizzante che spesso arricchisce il gusto delle nostre bevande. Questa radice si presenta allungata e bitorzoluta, dal colore variabile tra il marroncino e il giallo pallido, tutt’altro che stuzzicante, eppure le sue proprietà stanno rivoluzionando non solo la cucina, ma anche le abitudini sportive e salutari di tutti noi.
Lo zenzero, sempre più usato come spezia in varie pietanze o bevande, è ricco di vitamine (A, B6 e C, per la precisione) e di sali minerali (principalmente potassio e magnesio, ma anche calcio, sodio e ferro). Non solo, i suoi componenti rivestono un’importante azione antiossidante e di protezione dai radicali liberi, l’insieme di tutte queste proprietà ha reso lo zenzero unico nel suo genere. Sembra essere infatti una spezia a cui non rinunciare mai, l’ingrediente immancabile nell’alimentazione di ogni professionista della vita sana.
Come per tutti i cibi che improvvisamente sembrano diventare la panacea di tutti i mali e iniziano a comparire nei ricettari di ogni tavola, però, è bene sfatare falsi miti e focalizzarsi su ciò che di scientifico e verificato c’è.
Di vero c’è che lo zenzero ha in sé preziose qualità che amplificano il benessere dell’organismo.
Tra queste spicca la somministrazione in casi di nausea da mal di mare o forti dolori di stomaco post operatorio o post gravidanza, dove ne è fortemente raccomandata la masticazione. Il motivo è semplice: pare che grazie alle sue proprietà riesca ad accelerare i processi digestivi proteggendo la mucosa gastrica dello stomaco e, quindi, riducendone l’acidità.
Lo zenzero agisce inoltre sul sistema immunitario: aiuta il nostro organismo a prevenire i periodici acciacchi stagionali tipici delle influenze. Tutto quello che devi fare è versare dell’acqua bollente in una tazza con lo zenzero ed ecco un ottimo rimedio contro raffreddore, mal di gola, febbre e bronchite. È scientificamente provato che masticare zenzero aiuta le persone spesso afflitte dal mal di testa. La radice, infatti, è uno dei migliori antiinfiammatori naturali in circolazione in quanto le sue molecole antistaminiche fungono da analgesico e, di conseguenza, diminuiscono la percezione del dolore.
Infine, ecco le tre proprietà che hanno fatto dello zenzero il mito alimentare di tutti gli sportivi: la sua azione è perfetta per combattere lo stress e ridurre l’intensità dei dolori muscolari.
Se, come ultimo fine dello sportivo è quello di perdere peso, pare che lo zenzero sia l’ideale: ovviamente non parliamo di miracoli, ma se inserito in un bilanciato regime alimentare, tra un allenamento e l’altro, potrebbe essere utile per bruciare grassi.
Lo zenzero ha infatti un effetto termogenico, ciò vuol dire che produce calore e, di conseguenza, permette di bruciare le calorie in maniera più efficace e veloce.
Per i più golosi è infine importante ricordare come lo zenzero sia in grado anche di limitare lo stimolo della fame e per tale motivo lo zenzero è entrato di diritto in ogni regime alimentare ipocalorico. In commercio, questa portentosa radice si trova sotto varie forme (è sempre bene non abusarne): sotto forma di radice da masticare, in tisana, spezia, shot liquidi o compresse.
Già ampiamente utilizzato nella medicina cinese sotto forma di impacchi, per le sue proprietà di irradiare calore, lo zenzero sta acquistando credibilità in campo medico anche in Occidente perché in grado di favorire la ri ossigenazione dei tessuti e raggiungere in profondità le aree dolenti delle fastidiose contratture muscolari.
Sapevi che lo zenzero potrebbe essere un ottimo alleato nello sport?
Scopriamo perché.
Ogni “supereroe” che si rispetti ha avuto un ingrediente segreto pronto ad aiutarlo nei momenti di necessità, per lo sportivo del nuovo millennio questa proprietà sembra essere racchiusa nello zenzero.
Lo zenzero è una radice, famosa soprattutto per il suo profumo, la freschezza e quel retrogusto vagamente frizzante che spesso arricchisce il gusto delle nostre bevande. Questa radice si presenta allungata e bitorzoluta, dal colore variabile tra il marroncino e il giallo pallido, tutt’altro che stuzzicante, eppure le sue proprietà stanno rivoluzionando non solo la cucina, ma anche le abitudini sportive e salutari di tutti noi.
Lo zenzero, sempre più usato come spezia in varie pietanze o bevande, è ricco di vitamine (A, B6 e C, per la precisione) e di sali minerali (principalmente potassio e magnesio, ma anche calcio, sodio e ferro). Non solo, i suoi componenti rivestono un’importante azione antiossidante e di protezione dai radicali liberi, l’insieme di tutte queste proprietà ha reso lo zenzero unico nel suo genere. Sembra essere infatti una spezia a cui non rinunciare mai, l’ingrediente immancabile nell’alimentazione di ogni professionista della vita sana.
Come per tutti i cibi che improvvisamente sembrano diventare la panacea di tutti i mali e iniziano a comparire nei ricettari di ogni tavola, però, è bene sfatare falsi miti e focalizzarsi su ciò che di scientifico e verificato c’è.
Di vero c’è che lo zenzero ha in sé preziose qualità che amplificano il benessere dell’organismo.
Tra queste spicca la somministrazione in casi di nausea da mal di mare o forti dolori di stomaco post operatorio o post gravidanza, dove ne è fortemente raccomandata la masticazione. Il motivo è semplice: pare che grazie alle sue proprietà riesca ad accelerare i processi digestivi proteggendo la mucosa gastrica dello stomaco e, quindi, riducendone l’acidità.
Lo zenzero agisce inoltre sul sistema immunitario: aiuta il nostro organismo a prevenire i periodici acciacchi stagionali tipici delle influenze. Tutto quello che devi fare è versare dell’acqua bollente in una tazza con lo zenzero ed ecco un ottimo rimedio contro raffreddore, mal di gola, febbre e bronchite. È scientificamente provato che masticare zenzero aiuta le persone spesso afflitte dal mal di testa. La radice, infatti, è uno dei migliori antiinfiammatori naturali in circolazione in quanto le sue molecole antistaminiche fungono da analgesico e, di conseguenza, diminuiscono la percezione del dolore.
Infine, ecco le tre proprietà che hanno fatto dello zenzero il mito alimentare di tutti gli sportivi: la sua azione è perfetta per combattere lo stress e ridurre l’intensità dei dolori muscolari.
Se, come ultimo fine dello sportivo è quello di perdere peso, pare che lo zenzero sia l’ideale: ovviamente non parliamo di miracoli, ma se inserito in un bilanciato regime alimentare, tra un allenamento e l’altro, potrebbe essere utile per bruciare grassi.
Lo zenzero ha infatti un effetto termogenico, ciò vuol dire che produce calore e, di conseguenza, permette di bruciare le calorie in maniera più efficace e veloce.
Per i più golosi è infine importante ricordare come lo zenzero sia in grado anche di limitare lo stimolo della fame e per tale motivo lo zenzero è entrato di diritto in ogni regime alimentare ipocalorico. In commercio, questa portentosa radice si trova sotto varie forme (è sempre bene non abusarne): sotto forma di radice da masticare, in tisana, spezia, shot liquidi o compresse.
Già ampiamente utilizzato nella medicina cinese sotto forma di impacchi, per le sue proprietà di irradiare calore, lo zenzero sta acquistando credibilità in campo medico anche in Occidente perché in grado di favorire la ri ossigenazione dei tessuti e raggiungere in profondità le aree dolenti delle fastidiose contratture muscolari.
Venerdì 27 gennaio 23
Imparare a respirare correttamente è fondamentale per molti aspetti della nostra vita.
Tutti respiriamo, quindi perché la respirazione dovrebbe essere così importante per gestire l’ansia?
Si è scoperto che il modo in cui respiriamo può avere un enorme impatto sulla nostra fisiologia. Il respiro influenza il nostro stato di rilassamento, la digestione del cibo e persino l’ansia. Un minimo cambiamento in una parte essenziale della vita può essere profondo.
Ecco un’esplorazione della scienza e dei consigli pratici per ritrovare la calma ogni giorno.
L’ansia è una sensazione di disagio, come la preoccupazione o la paura. I sintomi fisici possono essere talvolta invalidanti, come il battito cardiaco accelerato e la respirazione affannosa, un peso sul petto.
Il Dott. Andrew Huberman neuro scienziato americano professore associato di ruolo presso il dipartimento di neurobiologia e psichiatria e scienze comportamentali presso la Stanford University , approfondisce i meccanismi che causano lo stress e l’ansia, facendo leva anche sulla gestione sul momento.
Le tecniche di respirazione sono note per il loro incredibile impatto; i corsi di lavoro sul respiro e la meditazione fanno miracoli per la gestione dello stress e dell’ansia a lungo termine, ma non sono praticabili sul momento. Nella vita di tutti i giorni, una tecnica da mettere in pratica sul momento è il sospiro fisiologico.
Huberman spiega una tecnica sviluppata dai fisiologi negli anni ‘30 e riscoperta da Jack Feldman neuro scienziato all’UCLA: il sospiro fisiologico è una doppia inspirazione seguita da una lunga espirazione. Respirare in questo modo influenza fortemente la variabilità della frequenza cardiaca (HRV) e in particolare l’espirazione, che rallenta il cuore, calmando il sistema nervoso.
Il sospiro fisiologico è una soluzione fantastica per calmare i nervi e affrontare meglio le giornate, ma la gestione a lungo termine dello stress richiede soluzioni a lungo termine. I movimenti dolci e il lavoro sul respiro sono fantastici a questo scopo e incentrate sul ripristino della calma mentale e della connessione con il corpo. Con le sedute praticate nel tempo, i nostri meccanismi di gestione dello stress migliorano.
Ecco come praticarlo:
Inspira attraverso il naso, inspira ancora un po’.
Fa una lunga e rumorosa espirazione attraverso la bocca
Ripeti tre volte
Inspirando ripeti “Inspiro calma”
Espirando ripeti “Espiro paura/rabbia/ansia”
Grazie a questa tecnica possiamo sentirci più calmi e rilassati in tempo reale. E’ un modo speciale per il corpo per prendersi cura dello squilibrio di ossigeno ed anidride carbonica causato dallo stress nel flusso sanguigno e nei polmoni.
Attenzione però: dopo 5/6 sospiri fai una pausa di 30 secondi dove riprendi a respirare normalmente, per evitare di andare in contro ad un’eccessiva stimolazione del nervo vago, e quindi a svenimento. Dopo di che puoi ripetere il ciclo anche per 10 serie se necessario.
Imparare a respirare correttamente è fondamentale per molti aspetti della nostra vita.
Tutti respiriamo, quindi perché la respirazione dovrebbe essere così importante per gestire l’ansia?
Si è scoperto che il modo in cui respiriamo può avere un enorme impatto sulla nostra fisiologia. Il respiro influenza il nostro stato di rilassamento, la digestione del cibo e persino l’ansia. Un minimo cambiamento in una parte essenziale della vita può essere profondo.
Ecco un’esplorazione della scienza e dei consigli pratici per ritrovare la calma ogni giorno.
L’ansia è una sensazione di disagio, come la preoccupazione o la paura. I sintomi fisici possono essere talvolta invalidanti, come il battito cardiaco accelerato e la respirazione affannosa, un peso sul petto.
Il Dott. Andrew Huberman neuro scienziato americano professore associato di ruolo presso il dipartimento di neurobiologia e psichiatria e scienze comportamentali presso la Stanford University , approfondisce i meccanismi che causano lo stress e l’ansia, facendo leva anche sulla gestione sul momento.
Le tecniche di respirazione sono note per il loro incredibile impatto; i corsi di lavoro sul respiro e la meditazione fanno miracoli per la gestione dello stress e dell’ansia a lungo termine, ma non sono praticabili sul momento. Nella vita di tutti i giorni, una tecnica da mettere in pratica sul momento è il sospiro fisiologico.
Huberman spiega una tecnica sviluppata dai fisiologi negli anni ‘30 e riscoperta da Jack Feldman neuro scienziato all’UCLA: il sospiro fisiologico è una doppia inspirazione seguita da una lunga espirazione. Respirare in questo modo influenza fortemente la variabilità della frequenza cardiaca (HRV) e in particolare l’espirazione, che rallenta il cuore, calmando il sistema nervoso.
Il sospiro fisiologico è una soluzione fantastica per calmare i nervi e affrontare meglio le giornate, ma la gestione a lungo termine dello stress richiede soluzioni a lungo termine. I movimenti dolci e il lavoro sul respiro sono fantastici a questo scopo e incentrate sul ripristino della calma mentale e della connessione con il corpo. Con le sedute praticate nel tempo, i nostri meccanismi di gestione dello stress migliorano.
Ecco come praticarlo:
Inspira attraverso il naso, inspira ancora un po’.
Fa una lunga e rumorosa espirazione attraverso la bocca
Ripeti tre volte
Inspirando ripeti “Inspiro calma”
Espirando ripeti “Espiro paura/rabbia/ansia”
Grazie a questa tecnica possiamo sentirci più calmi e rilassati in tempo reale. E’ un modo speciale per il corpo per prendersi cura dello squilibrio di ossigeno ed anidride carbonica causato dallo stress nel flusso sanguigno e nei polmoni.
Attenzione però: dopo 5/6 sospiri fai una pausa di 30 secondi dove riprendi a respirare normalmente, per evitare di andare in contro ad un’eccessiva stimolazione del nervo vago, e quindi a svenimento. Dopo di che puoi ripetere il ciclo anche per 10 serie se necessario.
Venerdì 20 gennaio 23
Perché è importante fare il pieno di vitamina C in inverno?
La vitamina C (acido ascorbico) è una vitamina idrosolubile ed essenziale (deve essere fornita dall’esterno, perché l’uomo non è in grado di sintetizzarla). Ha un ruolo ben conosciuto nella formazione del collagene e una sua carenza è stata invocata nel meccanismo di insorgenza di diverse malattie della pelle. Sono note, per esempio, alcune conseguenze cutanee: quali alterazioni dei processi di cicatrizzazione, aggravamento di lesioni da acne, ipercheratosi follicolare e stomatiti aftose. Oltre a ciò, la vitamina C svolge molte altre funzioni nell’organismo. Si sa che l’acido ascorbico favorisce l’assorbimento del ferro e il suo trasferimento alla ferritina (la proteina in cui viene stoccato il ferro nel nostro organismo). In ogni caso, però, i dati a disposizione sembrano indicare che il ruolo più significativo dell’acido ascorbico possa essere quello che lo vede agire nei processi di riduzione che minimizzano i danni legati ai fenomeni ossidativi. E ci protegga, di conseguenza, dall’invecchiamento e da un maggior rischio di sviluppare tutte le malattie croniche connesse all’avanzare dell’età.
La vitamina C ha però ricevuto la massima considerazione in relazione all’ipotesi di una sua azione preventiva o curativa nei confronti delle malattie da raffreddamento tipiche di questa stagione. È dimostrato a livello scientifico che un adeguato apporto di acido ascorbico può ridurre la durata del raffreddore e la gravità dei relativi sintomi. Un riscontro che deriva dalla soppressione dei fenomeni dannosi innescati dalla infezione virale e dal contrasto alla riduzione dei livelli vitaminici che è invece la regola nel corso del raffreddore. Il tutto grazie alla capacità della vitamina C di influenzare la capacità battericida e la fagocitosi in alcune categorie di globuli bianchi (neutrofili e macrofagi) e di stimolare la produzione di interferone e di linfociti T. Senza trascurare l’ipotesi che riguarda la neutralizzazione dei radicali dell’ossigeno liberati dalle cellule del sistema immunitario nel corso dell’azione di difesa dell’organismo nei confronti dei virus respiratori.
Quali scelte compiere a tavola?
La quantità minima giornaliera da assumere di Vitamina C è di 45-60 milligrammi, ma vari specialisti consigliano quantità di gran lunga più elevate. Gli alimenti che contengono più Vitamina C sono: fragole, kiwi, agrumi, ribes nero, pomodori, peperoni, broccoli, rucola, cavoli, spinaci, cavolfiori, lattuga e radicchio.
Anche in inverno è dunque importante seguire una dieta varia ed equilibrata, con cinque porzioni di frutta (150 grammi l’una) e verdura (50 o 250 grammi, a seconda che sia cruda o cotta) al giorno, per assumere le vitamine e i sali minerali utili per difendersi dalle insidie del freddo. Naturalmente, come anche per tutte le altre vitamine, è bene privilegiare una sua assunzione attraverso l’alimentazione, ricorrendo agli integratori in situazioni fisiche particolari come lo sport intenso, cattive abitudini alimentari, la gravidanza, l’allattamento o in fase di convalescenza. In genere in tutti questi casi è necessaria una integrazione non solo di vitamina C, ma anche di altre vitamine fondamentali per il benessere.
Perché è importante fare il pieno di vitamina C in inverno?
La vitamina C (acido ascorbico) è una vitamina idrosolubile ed essenziale (deve essere fornita dall’esterno, perché l’uomo non è in grado di sintetizzarla). Ha un ruolo ben conosciuto nella formazione del collagene e una sua carenza è stata invocata nel meccanismo di insorgenza di diverse malattie della pelle. Sono note, per esempio, alcune conseguenze cutanee: quali alterazioni dei processi di cicatrizzazione, aggravamento di lesioni da acne, ipercheratosi follicolare e stomatiti aftose. Oltre a ciò, la vitamina C svolge molte altre funzioni nell’organismo. Si sa che l’acido ascorbico favorisce l’assorbimento del ferro e il suo trasferimento alla ferritina (la proteina in cui viene stoccato il ferro nel nostro organismo). In ogni caso, però, i dati a disposizione sembrano indicare che il ruolo più significativo dell’acido ascorbico possa essere quello che lo vede agire nei processi di riduzione che minimizzano i danni legati ai fenomeni ossidativi. E ci protegga, di conseguenza, dall’invecchiamento e da un maggior rischio di sviluppare tutte le malattie croniche connesse all’avanzare dell’età.
La vitamina C ha però ricevuto la massima considerazione in relazione all’ipotesi di una sua azione preventiva o curativa nei confronti delle malattie da raffreddamento tipiche di questa stagione. È dimostrato a livello scientifico che un adeguato apporto di acido ascorbico può ridurre la durata del raffreddore e la gravità dei relativi sintomi. Un riscontro che deriva dalla soppressione dei fenomeni dannosi innescati dalla infezione virale e dal contrasto alla riduzione dei livelli vitaminici che è invece la regola nel corso del raffreddore. Il tutto grazie alla capacità della vitamina C di influenzare la capacità battericida e la fagocitosi in alcune categorie di globuli bianchi (neutrofili e macrofagi) e di stimolare la produzione di interferone e di linfociti T. Senza trascurare l’ipotesi che riguarda la neutralizzazione dei radicali dell’ossigeno liberati dalle cellule del sistema immunitario nel corso dell’azione di difesa dell’organismo nei confronti dei virus respiratori.
Quali scelte compiere a tavola?
La quantità minima giornaliera da assumere di Vitamina C è di 45-60 milligrammi, ma vari specialisti consigliano quantità di gran lunga più elevate. Gli alimenti che contengono più Vitamina C sono: fragole, kiwi, agrumi, ribes nero, pomodori, peperoni, broccoli, rucola, cavoli, spinaci, cavolfiori, lattuga e radicchio.
Anche in inverno è dunque importante seguire una dieta varia ed equilibrata, con cinque porzioni di frutta (150 grammi l’una) e verdura (50 o 250 grammi, a seconda che sia cruda o cotta) al giorno, per assumere le vitamine e i sali minerali utili per difendersi dalle insidie del freddo. Naturalmente, come anche per tutte le altre vitamine, è bene privilegiare una sua assunzione attraverso l’alimentazione, ricorrendo agli integratori in situazioni fisiche particolari come lo sport intenso, cattive abitudini alimentari, la gravidanza, l’allattamento o in fase di convalescenza. In genere in tutti questi casi è necessaria una integrazione non solo di vitamina C, ma anche di altre vitamine fondamentali per il benessere.
Venerdì 13 gennaio 23
Camminiamo per addentrarci in nuovi territori, per vivere esperienze immersive in aree naturali incontaminate. Non bisogna però dimenticare che camminare, per quanto sia un gesto insito nella natura umana, ha bisogno di allenamento, specialmente se stiamo meditando di programmare per le prossime vacanze estive una vacanza itinerante che include trekking o un cammino.
In questi casi la preparazione atletica diventa davvero importante; è molto importante essere graduali, iniziare con brevi uscite in piano e poi intensificare lo sforzo di settimana in settimana. Così come allenarsi con gli scarponi o scarpe che si utilizzeranno; questo ridurrà i problemi che potremmo avere ai piedi. Una buona strategia potrebbe essere quella di iniziare con 20 minuti di camminata al giorno e poi aumentare del 10% la durata delle uscite ogni settimana. Contestualmente anche incominciare a portare con sé lo zaino che utilizzeremo e progressivamente aumentare il carico contenuto, in modo da arrivare a fine allenamento, prima della partenza, con il carico stabilito e riuscire a sopportarlo con il minimo sforzo.
È importante rafforzare la postura per prevenire traumi, e qui ti viene in aiuto la palestra, dove i tuoi trainer potranno aiutarti con esercizi mirati, come ad esempio lo squat, uno degli esercizi più indicati per rinforzare la parte inferiore del corpo, gli affondi, altro esercizio essenziale che rafforza molti dei muscoli coinvolti nella camminata, esercizi per rinforzare le caviglie, una delle parti del corpo a maggior rischio infortunio durante le camminate.
Non dimentichiamo che tutto il movimento proviene da quello che si definisce “core”, ovvero il baricentro del nostro corpo, che ci sorregge e supporta in molte attività quotidiane, tra cui, il cammino. Il core è costituito dai muscoli che proteggono e sostengono la colonna vertebrale; è importante non solo rafforzare i muscoli, ma farlo in modo coordinato, cercando di allenarsi affinché si sviluppino in modo armonico e permettano al nostro corpo di essere correttamente bilanciato. L’equilibrio e la capacità di superare ostacoli sul sentiero li dovrete in buona parte proprio a loro, ecco perché è tanto importanti fare degli esercizi mirati per i trekker.
Anche allenarsi con le ripetute serve, significa alternare periodi di sforzo moderato nella camminata, a situazioni di sforzo più intenso, seguiti da un recupero adeguato. Questo tipo di allenamento ci prepara per affrontare salite e dislivelli durante il trekking, abitua infatti il nostro corpo ad affrontare cambi di intensità nella camminata.
Per concludere lo stretching, che dopo un’escursione riduce la possibilità di lesioni, aiuta a prevenire contratture e altri problemi muscolari e accelera il processo di recupero. Ecco perché una volta terminato il tuo allenamento, che sia in palestra o che sia, è importante dedicare un po’ di tempo agli allungamenti.
Buon cammino!
Camminiamo per addentrarci in nuovi territori, per vivere esperienze immersive in aree naturali incontaminate. Non bisogna però dimenticare che camminare, per quanto sia un gesto insito nella natura umana, ha bisogno di allenamento, specialmente se stiamo meditando di programmare per le prossime vacanze estive una vacanza itinerante che include trekking o un cammino.
In questi casi la preparazione atletica diventa davvero importante; è molto importante essere graduali, iniziare con brevi uscite in piano e poi intensificare lo sforzo di settimana in settimana. Così come allenarsi con gli scarponi o scarpe che si utilizzeranno; questo ridurrà i problemi che potremmo avere ai piedi. Una buona strategia potrebbe essere quella di iniziare con 20 minuti di camminata al giorno e poi aumentare del 10% la durata delle uscite ogni settimana. Contestualmente anche incominciare a portare con sé lo zaino che utilizzeremo e progressivamente aumentare il carico contenuto, in modo da arrivare a fine allenamento, prima della partenza, con il carico stabilito e riuscire a sopportarlo con il minimo sforzo.
È importante rafforzare la postura per prevenire traumi, e qui ti viene in aiuto la palestra, dove i tuoi trainer potranno aiutarti con esercizi mirati, come ad esempio lo squat, uno degli esercizi più indicati per rinforzare la parte inferiore del corpo, gli affondi, altro esercizio essenziale che rafforza molti dei muscoli coinvolti nella camminata, esercizi per rinforzare le caviglie, una delle parti del corpo a maggior rischio infortunio durante le camminate.
Non dimentichiamo che tutto il movimento proviene da quello che si definisce “core”, ovvero il baricentro del nostro corpo, che ci sorregge e supporta in molte attività quotidiane, tra cui, il cammino. Il core è costituito dai muscoli che proteggono e sostengono la colonna vertebrale; è importante non solo rafforzare i muscoli, ma farlo in modo coordinato, cercando di allenarsi affinché si sviluppino in modo armonico e permettano al nostro corpo di essere correttamente bilanciato. L’equilibrio e la capacità di superare ostacoli sul sentiero li dovrete in buona parte proprio a loro, ecco perché è tanto importanti fare degli esercizi mirati per i trekker.
Anche allenarsi con le ripetute serve, significa alternare periodi di sforzo moderato nella camminata, a situazioni di sforzo più intenso, seguiti da un recupero adeguato. Questo tipo di allenamento ci prepara per affrontare salite e dislivelli durante il trekking, abitua infatti il nostro corpo ad affrontare cambi di intensità nella camminata.
Per concludere lo stretching, che dopo un’escursione riduce la possibilità di lesioni, aiuta a prevenire contratture e altri problemi muscolari e accelera il processo di recupero. Ecco perché una volta terminato il tuo allenamento, che sia in palestra o che sia, è importante dedicare un po’ di tempo agli allungamenti.
Buon cammino!
Venerdì 30 dicembre 22
Siamo a fine dicembre è stato un mese molto denso, un mese che difficilmente resta indifferente: è il mese in cui le persone si dividono tra chi si esalta e brilla come le lucine di Natale, diventando una specie di portatore sano di allegria, e chi si trasforma nel “Grinch”.E se provassimo a vederne meglio il senso di questo fine anno?
Una volta l’anno abbiamo l’occasione per chiudere “un capitolo di viaggio”, in questi giorni luccicanti e pieni di regali da fare, il regalo più grande lo possiamo fare a noi stessi sia prenderci qualche minuto al giorno da dedicare a noi: facciamoci i complimenti per essere arrivati fin qui e per esserci arrivati così.
Sono successe tante cose: tanti giorni, tante emozioni, tanti incontri e diversi scontri. Ci sono state sorprese, delusioni, paure, scoperte e conferme. Ci sono stati viaggi, spostamenti, cambiamenti.
Con queste righe, vogliamo darvi qualche idea su come fare un piccolo viaggio dentro di te, per farti un regalo di fine anno al sapore di consapevolezza e profumo di crescita. Puoi farle in questo stesso ordine o scegliere tu quale spunto fa per te.
Ora, il punto a cui sei arrivato oggi com’è? Cosa vedi attorno a te se chiudi gli occhi e ti ascolti?
Dove sei? Come stai?
Prova a raccontarti con una metafora. Chi sei oggi? Prenditi un pezzetto di carta e datti qualche minuto senza giudice interno, con qualche pastello per ritornare bambino. Disegna la metafora che ti è venuta in mente, colorala, arricchiscila. Cosa vorresti diventare? Cos’avresti voluto per te?
Cosa manca alla tua metafora per trasformarsi? Quale risorsa? Scoprila!
Disegna anche questa seconda visione metaforica e conserva i fogli.
Le metafore hanno un potentissimo impatto.
Il 2022 come ogni altro anno ha portato anche tante delusioni.
Ripescane qualcuna, dentro l’archivio della tua memoria. Se è attuale è più complesso, serve la distanza per osservare bene qualcosa. Tanto vale accoglierle, immaginare che cosa han fatto di buono per te.
Esercita ed allena la speranza oggi, che ognuna di queste ti possa portare verso una migliore versione di te. Puoi apprendere da tutto quello che ti succede.
Lascia andare. Molla la presa. Lascia tutte le situazioni che non fanno per te, inizia col farlo con una. Lascia a chi è meno fortunato qualcuno dei tuoi vestiti, si viaggia meglio leggeri. Scegli degli oggetti che non usi e regalali. Liberatene.
Ci sono cose che non hai detto per paura di perdere una persona? Ci sono cose che ti hanno fatto arrabbiare? Scrivile. Immagina come sarebbe dirle. Se ti accorgi che ti sentiresti meglio nel farlo, fallo.
Il mondo ha bisogno di persone che stanno meglio.
Fai come gli alberi: lascia andare le foglie secche. Non servono più.
Cosa desideri? Ogni giorno siamo immersi fino al collo dai doveri, dalle responsabilità, dagli impegni. E oltre a quelli, cosa vuoi mettere nella tua vita?
Se vincessi qualche milione di euro, come cambierebbe la tua vita? Scrivi alcune delle cose che cambierebbero, se te ne vengono in mente. Se è già tutto come sarebbe, complimenti!
Immagina di avere il genio di Aladin a disposizione. Cosa gli chiederesti?
Oltre ai tuoi desideri, conosci quelli delle persone che ti circondano? Come puoi aiutare chi ami a realizzare uno dei suoi desideri?
Fai buoni propositi. E mantienili.
Il genio non c’è, l’energia però si muove. Se vuoi davvero qualcosa l’universo si muoverà affinché tu possa ottenerlo. Oltre a lui che si prodiga per te, tu cosa puoi fare per realizzarli?
Sei responsabile della tua vita.
Occupati del tuo corpo, della tua casa. Sono i tuoi spazi. Riordina, pulisci il tuo regno, cambia le lenzuola, fai girare aria fresca. Metti un vestito nuovo. Indossa qualcosa che ti valorizza. Ossigenati!
Inizia subito da oggi: immagina i nuovi propositi per il nuovo anno, con realismo. Cosa vuoi aver fatto entro stasera? Siediti mentre fai colazione e pianifica una strategia per ottenerlo.
Ogni percorso diventa un ciclo, inizia e si conclude per lasciare spazio ad un qualcosa di nuovo, che si apre.
Per cambiare abbiamo bisogno necessariamente di creare una stabilità: metti un punto, scrivi, metti nero su bianco le cose che esistono oggi, fermale lì con l’inchiostro della tua biro, scrivi quelle che vorresti lasciare qui e non trascinare con te domani. Scrivile e guardale che si appiccicano al foglio mentre la tua mano scorre. Creare stabilità e visibilità permette di avere un punto di partenza. Come ai blocchi di partenza, quelli poi restano lì mentre tu vai avanti.
Ogni cosa resa visibile può iniziare a muoversi diversamente.
Il nostro augurio è che possa essere un buon anno nuovo.
Siamo a fine dicembre è stato un mese molto denso, un mese che difficilmente resta indifferente: è il mese in cui le persone si dividono tra chi si esalta e brilla come le lucine di Natale, diventando una specie di portatore sano di allegria, e chi si trasforma nel “Grinch”.E se provassimo a vederne meglio il senso di questo fine anno?
Una volta l’anno abbiamo l’occasione per chiudere “un capitolo di viaggio”, in questi giorni luccicanti e pieni di regali da fare, il regalo più grande lo possiamo fare a noi stessi sia prenderci qualche minuto al giorno da dedicare a noi: facciamoci i complimenti per essere arrivati fin qui e per esserci arrivati così.
Sono successe tante cose: tanti giorni, tante emozioni, tanti incontri e diversi scontri. Ci sono state sorprese, delusioni, paure, scoperte e conferme. Ci sono stati viaggi, spostamenti, cambiamenti.
Con queste righe, vogliamo darvi qualche idea su come fare un piccolo viaggio dentro di te, per farti un regalo di fine anno al sapore di consapevolezza e profumo di crescita. Puoi farle in questo stesso ordine o scegliere tu quale spunto fa per te.
Ora, il punto a cui sei arrivato oggi com’è? Cosa vedi attorno a te se chiudi gli occhi e ti ascolti?
Dove sei? Come stai?
Prova a raccontarti con una metafora. Chi sei oggi? Prenditi un pezzetto di carta e datti qualche minuto senza giudice interno, con qualche pastello per ritornare bambino. Disegna la metafora che ti è venuta in mente, colorala, arricchiscila. Cosa vorresti diventare? Cos’avresti voluto per te?
Cosa manca alla tua metafora per trasformarsi? Quale risorsa? Scoprila!
Disegna anche questa seconda visione metaforica e conserva i fogli.
Le metafore hanno un potentissimo impatto.
Il 2022 come ogni altro anno ha portato anche tante delusioni.
Ripescane qualcuna, dentro l’archivio della tua memoria. Se è attuale è più complesso, serve la distanza per osservare bene qualcosa. Tanto vale accoglierle, immaginare che cosa han fatto di buono per te.
Esercita ed allena la speranza oggi, che ognuna di queste ti possa portare verso una migliore versione di te. Puoi apprendere da tutto quello che ti succede.
Lascia andare. Molla la presa. Lascia tutte le situazioni che non fanno per te, inizia col farlo con una. Lascia a chi è meno fortunato qualcuno dei tuoi vestiti, si viaggia meglio leggeri. Scegli degli oggetti che non usi e regalali. Liberatene.
Ci sono cose che non hai detto per paura di perdere una persona? Ci sono cose che ti hanno fatto arrabbiare? Scrivile. Immagina come sarebbe dirle. Se ti accorgi che ti sentiresti meglio nel farlo, fallo.
Il mondo ha bisogno di persone che stanno meglio.
Fai come gli alberi: lascia andare le foglie secche. Non servono più.
Cosa desideri? Ogni giorno siamo immersi fino al collo dai doveri, dalle responsabilità, dagli impegni. E oltre a quelli, cosa vuoi mettere nella tua vita?
Se vincessi qualche milione di euro, come cambierebbe la tua vita? Scrivi alcune delle cose che cambierebbero, se te ne vengono in mente. Se è già tutto come sarebbe, complimenti!
Immagina di avere il genio di Aladin a disposizione. Cosa gli chiederesti?
Oltre ai tuoi desideri, conosci quelli delle persone che ti circondano? Come puoi aiutare chi ami a realizzare uno dei suoi desideri?
Fai buoni propositi. E mantienili.
Il genio non c’è, l’energia però si muove. Se vuoi davvero qualcosa l’universo si muoverà affinché tu possa ottenerlo. Oltre a lui che si prodiga per te, tu cosa puoi fare per realizzarli?
Sei responsabile della tua vita.
Occupati del tuo corpo, della tua casa. Sono i tuoi spazi. Riordina, pulisci il tuo regno, cambia le lenzuola, fai girare aria fresca. Metti un vestito nuovo. Indossa qualcosa che ti valorizza. Ossigenati!
Inizia subito da oggi: immagina i nuovi propositi per il nuovo anno, con realismo. Cosa vuoi aver fatto entro stasera? Siediti mentre fai colazione e pianifica una strategia per ottenerlo.
Ogni percorso diventa un ciclo, inizia e si conclude per lasciare spazio ad un qualcosa di nuovo, che si apre.
Per cambiare abbiamo bisogno necessariamente di creare una stabilità: metti un punto, scrivi, metti nero su bianco le cose che esistono oggi, fermale lì con l’inchiostro della tua biro, scrivi quelle che vorresti lasciare qui e non trascinare con te domani. Scrivile e guardale che si appiccicano al foglio mentre la tua mano scorre. Creare stabilità e visibilità permette di avere un punto di partenza. Come ai blocchi di partenza, quelli poi restano lì mentre tu vai avanti.
Ogni cosa resa visibile può iniziare a muoversi diversamente.
Il nostro augurio è che possa essere un buon anno nuovo.
Venerdì 23 dicembre 22
“Come mi devo allenare per compensare tutto quello che mangerò durante le feste ed evitare il senso di colpa?”
Questa è una domanda ricorrente che sentono rivolgersi i nostri trainer in questo periodo; non è una novità che l’allenamento venga utilizzato per “pulirsi la coscienza”.
Se per tante persone godersi il cibo e i momenti in compagnia resta un piacere, per molte altre il rapporto col cibo e col corpo è una grande fatica, motivo di frustrazione, privazioni, senso di inadeguatezza.
Questo Natale, vogliamo augurarvi di potervi liberare di queste gabbie figlie della diet culture che ci mette al banco degli imputati anche solo per aver desiderato una fetta di panettone e di poter vivere il movimento come un’opportunità per sentire il tuo corpo capace, per essere fieri di lui e di tutta la vita che vi permette di vivere.
Vi auguriamo di dare valore ai momenti che passerete con le persone a cui volete bene e di poter godere con loro di uno dei grandi piaceri della vita imparando a capire che, non si ingrassa da Natale a capodanno, ma da capodanno a Natale e che come un allenamento non vi farà dimagrire, un piatto in più non vi farà ingrassare.
Vi auguriamo di avere la forza e la lucidità di riconoscere questi pensieri disfunzionali e controllanti e di mettervi all’opera per analizzarli e sostituirli con meccanismi più edificanti e gratificanti.
Vi auguriamo di imparare a vedere il cibo e il movimento per quel che sono: elementi essenziali della e per la nostra vita.
Buone feste!
“Come mi devo allenare per compensare tutto quello che mangerò durante le feste ed evitare il senso di colpa?”
Questa è una domanda ricorrente che sentono rivolgersi i nostri trainer in questo periodo; non è una novità che l’allenamento venga utilizzato per “pulirsi la coscienza”.
Se per tante persone godersi il cibo e i momenti in compagnia resta un piacere, per molte altre il rapporto col cibo e col corpo è una grande fatica, motivo di frustrazione, privazioni, senso di inadeguatezza.
Questo Natale, vogliamo augurarvi di potervi liberare di queste gabbie figlie della diet culture che ci mette al banco degli imputati anche solo per aver desiderato una fetta di panettone e di poter vivere il movimento come un’opportunità per sentire il tuo corpo capace, per essere fieri di lui e di tutta la vita che vi permette di vivere.
Vi auguriamo di dare valore ai momenti che passerete con le persone a cui volete bene e di poter godere con loro di uno dei grandi piaceri della vita imparando a capire che, non si ingrassa da Natale a capodanno, ma da capodanno a Natale e che come un allenamento non vi farà dimagrire, un piatto in più non vi farà ingrassare.
Vi auguriamo di avere la forza e la lucidità di riconoscere questi pensieri disfunzionali e controllanti e di mettervi all’opera per analizzarli e sostituirli con meccanismi più edificanti e gratificanti.
Vi auguriamo di imparare a vedere il cibo e il movimento per quel che sono: elementi essenziali della e per la nostra vita.
Buone feste!
Venerdì 16 dicembre 22
Potremmo ingannarci e pensare che 10.000 passi al giorno equivalgano a una sessione di allenamento vera e propria, ma non è così: quest’ultima è 3 volte più efficace sul fitness generale.
Rimanere attivi il più possibile è sempre la cosa migliore da fare, e questo è un dato di fatto. Che si tratti di sessioni di allenamento molto intense o dei canonici e più rilassati 10.000 passi al giorno, mantenersi dinamici è sempre meglio dell'ozio. Detto questo, una cosa che si potrebbe voler sapere meglio è: quanto deve essere impegnativa l'attività fisica per avere davvero un impatto positivo sul benessere generale e per potenziare la nostra forma fisica?
Uno studio condotto presso la Boston University School of Medicine su 2.070 persone dal cardiologo e professore Matthew Nayor e il suo team (e pubblicato sull'European Heart Journal) aveva l'obiettivo di rispondere a questi tipi di domanda. Che dinamiche ci sono tra il livello di fitness di una persona e l'intensità dell'esercizio fisico che pratica abitualmente?
Lo studio ha approfondito il legame tra un effettivo buon livello di fitness e l'attività fisica: il risultato principale e più palese è che a tassi di attività superiori alla media, come le tradizionali sessioni di allenamento in palestra, corrisponde sia una migliore capacità di affrontare prestazioni di picco (non sorprendentemente), ma anche una migliore capacità di affrontare bassi livelli di sforzo.
L'allenamento intenso è più efficace in questo senso anche rispetto ad attività più moderate, come camminare.
Sessioni di esercizio impegnative sono state associate a buoni livelli di fitness anche nei casi in cui il tempo di sedentarietà del soggetto era notevole: molti effetti negativi che l'inattività ha sul nostro organismo potrebbero essere facilmente sconfitti da un workout adeguato, indipendentemente da quanto sia consistente questo periodo di sedentarietà. Tale meccanismo sembra efficace anche a lungo termine: i partecipanti allo studio che praticavano esercizio fisico intenso anche molto tempo prima (fino a otto anni), e che hanno poi ridotto questa intensità, erano ancora in grado di mantenere un buon livello di fitness (grazie a un "effetto memoria" del corpo).
Con gli smart watch e altri gadget che tengono traccia di quanto camminiamo, e ci avvisano non appena raggiungiamo 10.000 passi giornalieri, siamo spesso portati a credere che questo sia un risultato discreto e che, forse, abbia lo stesso valore dell’esercizio fisico vero e proprio. È interessante notare che lo studio del Dr. Nayor e del suo team conferma che un alto numero di passi è legato a un buon livello di fitness (soprattutto se paragonato a stili di vita più inattivi) e che una sessione di camminata impegnata e costante migliora il benessere generale, ma una vera e propria sessione in palestra dà i migliori risultati di fitness.
Per quanto produttiva e salutare sia la camminata, il suo effetto non può reggere il confronto con una vera e propria sessione in palestra, soprattutto se l’obiettivo è quello di ottenere una condizione fisica invidiabile. L'effettivo esercizio fisico è 3 volte più benefico della camminata a bassa cadenza; la bassa cadenza è stata definita come 60-99 passi/minuto, moderata come 100-129 passi/minuto e intensa come più di 130 passi/minuto.
Per quanto riguarda il tempo attivo, i range suggeriti sono 150-300 minuti/settimana a intensità moderata o 75-150 minuti/settimana di esercizio a intensità alta; quest'ultimo limite superiore è solo un suggerimento, poiché più di 150 minuti attivi non sono stati associati a risultati negativi. Quando si parla della rilevanza del "tempo attivo" si implica fondamentalmente che sessioni di allenamento brevi e intense sono da preferire e danno più vantaggi di quelle lunghe e moderate.
Spesso, l'opzione meno faticosa è ripetere lo stesso movimento, come camminare o correre, ma il nostro rileva la cosa e vi si adatta, quindi l’esercizio inizierà a consumare sempre meno energia.
Provare invece circuiti più brevi e ad alta intensità permette di ottenere una stimolazione continua, coinvolgendo più gruppi muscolari e, soprattutto, stimolando il sistema neuro-muscolare. Questo permette un maggior consumo energetico, con un aumento sia a livello vascolare che trofico.
Quindi, se l’obiettivo è quello di raggiungere il massimo livello di benessere e seguire un vero programma di workout, i personal trainer e la palestra sono l'opzione migliore. Forme più blande di esercizio sono ovviamente raccomandate per le persone con condizioni mediche preesistenti o per gli anziani, che potrebbero non essere in grado di sopportare sessioni di allenamento più vigorose.
Per tutti gli altri, specialmente i più giovani e colore che cercano di contrastare l'invecchiamento, un allenamento intenso e visite regolari alla palestra sono la migliore medicina.
fonte: web
Potremmo ingannarci e pensare che 10.000 passi al giorno equivalgano a una sessione di allenamento vera e propria, ma non è così: quest’ultima è 3 volte più efficace sul fitness generale.
Rimanere attivi il più possibile è sempre la cosa migliore da fare, e questo è un dato di fatto. Che si tratti di sessioni di allenamento molto intense o dei canonici e più rilassati 10.000 passi al giorno, mantenersi dinamici è sempre meglio dell'ozio. Detto questo, una cosa che si potrebbe voler sapere meglio è: quanto deve essere impegnativa l'attività fisica per avere davvero un impatto positivo sul benessere generale e per potenziare la nostra forma fisica?
Uno studio condotto presso la Boston University School of Medicine su 2.070 persone dal cardiologo e professore Matthew Nayor e il suo team (e pubblicato sull'European Heart Journal) aveva l'obiettivo di rispondere a questi tipi di domanda. Che dinamiche ci sono tra il livello di fitness di una persona e l'intensità dell'esercizio fisico che pratica abitualmente?
Lo studio ha approfondito il legame tra un effettivo buon livello di fitness e l'attività fisica: il risultato principale e più palese è che a tassi di attività superiori alla media, come le tradizionali sessioni di allenamento in palestra, corrisponde sia una migliore capacità di affrontare prestazioni di picco (non sorprendentemente), ma anche una migliore capacità di affrontare bassi livelli di sforzo.
L'allenamento intenso è più efficace in questo senso anche rispetto ad attività più moderate, come camminare.
Sessioni di esercizio impegnative sono state associate a buoni livelli di fitness anche nei casi in cui il tempo di sedentarietà del soggetto era notevole: molti effetti negativi che l'inattività ha sul nostro organismo potrebbero essere facilmente sconfitti da un workout adeguato, indipendentemente da quanto sia consistente questo periodo di sedentarietà. Tale meccanismo sembra efficace anche a lungo termine: i partecipanti allo studio che praticavano esercizio fisico intenso anche molto tempo prima (fino a otto anni), e che hanno poi ridotto questa intensità, erano ancora in grado di mantenere un buon livello di fitness (grazie a un "effetto memoria" del corpo).
Con gli smart watch e altri gadget che tengono traccia di quanto camminiamo, e ci avvisano non appena raggiungiamo 10.000 passi giornalieri, siamo spesso portati a credere che questo sia un risultato discreto e che, forse, abbia lo stesso valore dell’esercizio fisico vero e proprio. È interessante notare che lo studio del Dr. Nayor e del suo team conferma che un alto numero di passi è legato a un buon livello di fitness (soprattutto se paragonato a stili di vita più inattivi) e che una sessione di camminata impegnata e costante migliora il benessere generale, ma una vera e propria sessione in palestra dà i migliori risultati di fitness.
Per quanto produttiva e salutare sia la camminata, il suo effetto non può reggere il confronto con una vera e propria sessione in palestra, soprattutto se l’obiettivo è quello di ottenere una condizione fisica invidiabile. L'effettivo esercizio fisico è 3 volte più benefico della camminata a bassa cadenza; la bassa cadenza è stata definita come 60-99 passi/minuto, moderata come 100-129 passi/minuto e intensa come più di 130 passi/minuto.
Per quanto riguarda il tempo attivo, i range suggeriti sono 150-300 minuti/settimana a intensità moderata o 75-150 minuti/settimana di esercizio a intensità alta; quest'ultimo limite superiore è solo un suggerimento, poiché più di 150 minuti attivi non sono stati associati a risultati negativi. Quando si parla della rilevanza del "tempo attivo" si implica fondamentalmente che sessioni di allenamento brevi e intense sono da preferire e danno più vantaggi di quelle lunghe e moderate.
Spesso, l'opzione meno faticosa è ripetere lo stesso movimento, come camminare o correre, ma il nostro rileva la cosa e vi si adatta, quindi l’esercizio inizierà a consumare sempre meno energia.
Provare invece circuiti più brevi e ad alta intensità permette di ottenere una stimolazione continua, coinvolgendo più gruppi muscolari e, soprattutto, stimolando il sistema neuro-muscolare. Questo permette un maggior consumo energetico, con un aumento sia a livello vascolare che trofico.
Quindi, se l’obiettivo è quello di raggiungere il massimo livello di benessere e seguire un vero programma di workout, i personal trainer e la palestra sono l'opzione migliore. Forme più blande di esercizio sono ovviamente raccomandate per le persone con condizioni mediche preesistenti o per gli anziani, che potrebbero non essere in grado di sopportare sessioni di allenamento più vigorose.
Per tutti gli altri, specialmente i più giovani e colore che cercano di contrastare l'invecchiamento, un allenamento intenso e visite regolari alla palestra sono la migliore medicina.
fonte: web
Venerdì 9 dicembre 22
E’ arrivata la neve in montagna! E perché ci possa regalare solo pura adrenalina, è però necessario prestare molta attenzione alla preparazione per evitare lesioni ed infortuni sugli sci. Ecco alcuni consigli .
Sia che si tratti di neofiti che di sciatori veterani, c’è una regola comune: dalle piste non bisogna mai farsi trovare fisicamente impreparati. Prima di indossare gli sci è bene prepararsi fisicamente prima, focalizzandosi soprattutto sulla parte inferiore del corpo e sui muscoli del core, quindi gli addominali e i lombari. Esercizi basici come squat sono quindi una scelta obbligata. Inoltre, rafforzare la forza e stabilità del tronco è una componente essenziale per le performance sulla neve. Nella pratica dello sci è richiesto un mix molto vario di capacità che necessitano di allenamento: rapidità, agilità, equilibrio, anticipazione, forza resistente, forza esplosiva, sforzo aerobico e anaerobico.
Fare squat
L’esercizio principe per migliorare la forza degli arti inferiori è lo squat. È importante eseguire il movimento in modo lento e controllato: in piedi, con le braccia lungo i fianchi, le gambe posizionate in linea con le spalle e le punte dei piedi leggermente ruotate verso l’esterno. Quindi piegare le ginocchia come per sedersi su un piano, spingendo il bacino all’indietro e portando le braccia all’altezza delle spalle. Quindi risalire, distendendo le ginocchia e riportando le braccia lungo il corpo. Anche gli affondi sono un’ottima soluzione per allenare in maniera asimmetrica la muscolatura della gamba e migliorare le stabilità di anche e ginocchia, così come quella del tronco.
Gambe forti
La dinamica dello sci impegna la muscolatura dell'arto inferiore con tre tipi di contrazioni:
concentrica, espressa nella distensione degli arti inferiori in uscita dalle curve;
eccentrica, espressa nel piegamento che precede la curva, nelle fasi di ammortizzazione post-dosso;
isometrica, richiesta nelle fasi di stabilizzazione della posizione
I muscoli del core
Costituiti dagli addominali e da quelli della bassa schiena, i muscoli del core forniscono un supporto fondamentale quando vengono eseguite delle contrazioni statiche molto comuni nelle performance sciistiche. Mantenere posizioni specifiche dai 30 ai 45 secondi è particolarmente efficace, soprattutto perché è possibile allenarsi a tenere queste contrazioni con durate superiori a quelle generalmente richieste nei movimenti statici quando occorre ‘svoltare’ per superare un paletto.
Stabilità, equilibrio e forza esplosiva
Mentre si scia è spesso necessario generare forza in posizioni che prevedono una rotazione della colonna rispetto al bacino. Ecco perché è importante eseguire in modo controllato e con tronco ben stabile, esercizi in rotazione con un carico aggiuntivo. Per migliorare la forza esplosiva, invece, bisogna essere in grado di eseguire gli esercizi delle gambe in modalità dinamica, cercando di accelerare nella fase attiva del movimento.
È importante essere certi di eseguire perfettamente movimenti di questi tipo al fine di evitare infortuni durante l'allenamento. Il nostro consiglio: farsi seguire da un trainer esperto .
fonte: web
E’ arrivata la neve in montagna! E perché ci possa regalare solo pura adrenalina, è però necessario prestare molta attenzione alla preparazione per evitare lesioni ed infortuni sugli sci. Ecco alcuni consigli .
Sia che si tratti di neofiti che di sciatori veterani, c’è una regola comune: dalle piste non bisogna mai farsi trovare fisicamente impreparati. Prima di indossare gli sci è bene prepararsi fisicamente prima, focalizzandosi soprattutto sulla parte inferiore del corpo e sui muscoli del core, quindi gli addominali e i lombari. Esercizi basici come squat sono quindi una scelta obbligata. Inoltre, rafforzare la forza e stabilità del tronco è una componente essenziale per le performance sulla neve. Nella pratica dello sci è richiesto un mix molto vario di capacità che necessitano di allenamento: rapidità, agilità, equilibrio, anticipazione, forza resistente, forza esplosiva, sforzo aerobico e anaerobico.
Fare squat
L’esercizio principe per migliorare la forza degli arti inferiori è lo squat. È importante eseguire il movimento in modo lento e controllato: in piedi, con le braccia lungo i fianchi, le gambe posizionate in linea con le spalle e le punte dei piedi leggermente ruotate verso l’esterno. Quindi piegare le ginocchia come per sedersi su un piano, spingendo il bacino all’indietro e portando le braccia all’altezza delle spalle. Quindi risalire, distendendo le ginocchia e riportando le braccia lungo il corpo. Anche gli affondi sono un’ottima soluzione per allenare in maniera asimmetrica la muscolatura della gamba e migliorare le stabilità di anche e ginocchia, così come quella del tronco.
Gambe forti
La dinamica dello sci impegna la muscolatura dell'arto inferiore con tre tipi di contrazioni:
concentrica, espressa nella distensione degli arti inferiori in uscita dalle curve;
eccentrica, espressa nel piegamento che precede la curva, nelle fasi di ammortizzazione post-dosso;
isometrica, richiesta nelle fasi di stabilizzazione della posizione
I muscoli del core
Costituiti dagli addominali e da quelli della bassa schiena, i muscoli del core forniscono un supporto fondamentale quando vengono eseguite delle contrazioni statiche molto comuni nelle performance sciistiche. Mantenere posizioni specifiche dai 30 ai 45 secondi è particolarmente efficace, soprattutto perché è possibile allenarsi a tenere queste contrazioni con durate superiori a quelle generalmente richieste nei movimenti statici quando occorre ‘svoltare’ per superare un paletto.
Stabilità, equilibrio e forza esplosiva
Mentre si scia è spesso necessario generare forza in posizioni che prevedono una rotazione della colonna rispetto al bacino. Ecco perché è importante eseguire in modo controllato e con tronco ben stabile, esercizi in rotazione con un carico aggiuntivo. Per migliorare la forza esplosiva, invece, bisogna essere in grado di eseguire gli esercizi delle gambe in modalità dinamica, cercando di accelerare nella fase attiva del movimento.
È importante essere certi di eseguire perfettamente movimenti di questi tipo al fine di evitare infortuni durante l'allenamento. Il nostro consiglio: farsi seguire da un trainer esperto .
fonte: web
Venerdì 2 dicembre 22
Quali sono i vantaggi del praticare la meditazione mindfulness? Scopriamo alcuni dei principali benefici di questa pratica utilissima anche nello sport.La meditazione mindfulness, grazie alle evidenze scientifiche emerse negli ultimi anni, si è dimostrata utile per chi fa sport. Come molti atleti hanno capito da tempo, il vero avversario – anche se può apparire un concetto un po’ mistico - è dentro noi stessi. Non si possono trascurare i benefici che questo genere di meditazione offre a chi pratica sport e che ci permette di venire a patti con il nostro rivale più forte: noi.
La mindfulness è valida per qualsiasi tipo di disciplina atletica (dal fitness al golf, dal body building allo sci), anche se il volume degli studi e delle ricerche è ancora limitato, esistono già una serie di benefici che dimostrano come possa migliorare le performance sportive.
1. Riduce lo stress
Chi pratica sport, non solo a livello agonistico ma anche amatoriale, sa che uno dei peggiori nemici è lo stress. Non solo quello che si accumula durante l’attività fisica, ad esempio nel pre-gara o nei periodi più intensi di allenamento, ma anche tutto quello che ci investe durante l’arco della giornata. La mindfulness è un tipo di meditazione che permette la riduzione dello stress: è infatti stato dimostrato come competere o gareggiare sotto stress abbia un chiaro impatto negativo sulle performance atletiche.
A comprova uno studio pubblicato sul Journal of Health Psychology che mostra che negli atleti che praticano la meditazione avviene una diminuzione del cortisolo, l’ormone dello stress. Praticare costantemente la mindfulness permette al corpo di imparare a rilassarsi e gestire in modo più sano i momenti stressanti. In più, aiuta a creare un approccio mentale alle difficoltà e ai problemi più positivo e propositivo, anche questo utile per migliorare le performance sportive.
2. Aiuta a concentrarsi
I grandi sportivi sono consapevoli dell’importanza che riveste la mente in tutti gli sport, in alcuni dove la condizione mentale focalizzata sull’obiettivo come il golf o il tennis, ad esempio, è più che fondamentale. Si deve restare maggiormente concentrati quando si sta per fare il punto della vittoria, oppure a pochi metri dal traguardo quando non ci si deve distrarre pensando agli avversari ma solo alla propria prestazione per dare il massimo. Chi non ha mai sentito parlare della “paura di vincere” o “braccio del tennista”? Si tratta di un meccanismo che spinge lo sportivo ad auto sabotarsi, la meditazione è in grado di disinnescarlo aiutando ad essere concentrati in ogni momento. Tutti possono migliorare proprio grazie alla mindfulness che si focalizza sul momento presente, spingendo ogni sportivo a dare il massimo.
3. Migliora il sonno e i tempi di recupero
Dormire è una necessità per tutti, sportivi e non. Uno studio pubblicato sul Journal of Sleep ha svelato una serie di problemi che riscontrano gli atleti che non dormono a sufficienza:
· disturbi nell’umore
· incapacità a concentrarsi
· aumentò dell’ansia
· riduzione del controllo motorio
· aumento del peso
Al contrario si è visto come gli atleti che praticano la meditazione con costanza, avessero un sonno di qualità superiore e una maggiore facilità ad addormentarsi. Si sono inoltre riscontrati una diminuzione dei tempi di recupero, il rafforzamento del sistema immunitario.
4. Rafforza il sistema immunitario
Come detto lo stress è un vero nemico per ogni atleta che, in più, indebolisce il sistema immunitario e uno sportivo non può di certo permettersi di ammalarsi specialmente durante i periodi di allenamento più intenso o di gara. Molti studi hanno dimostrato come la meditazione, oltre a diminuire lo stress, porti anche un miglioramento del sistema immunitario. In modo particolare una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Perspectives on Psychological Science indica come la meditazione mindfulness:
· rafforzi il sistema immunitario
· riduca la pressione sanguigna
· migliori la funzione cognitiva
Anche se siamo solo all’inizio di un più ampio percorso di indagini e ricerche sulla mindfulness, appare chiaro quanto la meditazione offra vantaggi innegabili, ottenibili anche con un minutaggio limitato di pratica al giorno.
5. Migliora la resistenza
Praticare la mindfulness ha inoltre importanti esiti sul corpo umano: gli atleti che visualizzano il raggiungimento di un obiettivo specifico attraverso la meditazione (tipicamente nella mindfulness si tratta di esercizi di respirazione) possono allenare il corpo a lavorare più a lungo, migliorando quindi la resistenza alla fatica. E allenarsi significa provare e fallire, più e più volte e spesso a peggiorare le cose sono i pensieri negativi che abbattono il morale e inculcano nella testa dell’atleta pensieri negativi, il classico non c’è la posso fare. La meditazione mindfulness aiuta a distaccarsi dai pensieri distruttivi e malsani che non permettono all’atleta di raggiungere gli obiettivi prefissati.
6. Rende consapevoli di sé stessi e del proprio corpo
Con essa gli atleti possono individuare e conquistare quelle zone d’ombra che li mettono in difficoltà, stati mentali ed emotivi che sono latenti e incidono sull’esito delle varie sfide, facendole sembrare ancora più ardue di quanto in realtà siano. Grazie alla meditazione mindfulness si ha così una maggiore consapevolezza di sé stessi, con limiti, punti di forza, paure e qualità che sono la base per costruire un’identità sana e reale: una buona autostima parte da questi elementi. In più la meditazione incrementa la consapevolezza di ogni muscolo e fibra muscolare permettendo di comprendere il proprio corpo, evitando quindi inutili infortuni ma anche aiutando ad allenarsi entro i giusti limiti.
Ogni individuo può sperimentare questo metodo come molti altri, tutti positivi, che portano vantaggi non solo a livello sportivo ma anche personale innescando un circolo virtuoso. Può aiutare atleti che soffrono di stress, ansia, depressione o patologie mentali, aiutando l'equilibrio e la consapevolezza. Meditare è identico a qualsiasi nuovo percorso che si vuole intraprendere, un viaggio che va affrontato a mente aperta e lo stesso spirito agonistico che si mette in campo durante l'attività sportiva.
fonte: web
Quali sono i vantaggi del praticare la meditazione mindfulness? Scopriamo alcuni dei principali benefici di questa pratica utilissima anche nello sport.La meditazione mindfulness, grazie alle evidenze scientifiche emerse negli ultimi anni, si è dimostrata utile per chi fa sport. Come molti atleti hanno capito da tempo, il vero avversario – anche se può apparire un concetto un po’ mistico - è dentro noi stessi. Non si possono trascurare i benefici che questo genere di meditazione offre a chi pratica sport e che ci permette di venire a patti con il nostro rivale più forte: noi.
La mindfulness è valida per qualsiasi tipo di disciplina atletica (dal fitness al golf, dal body building allo sci), anche se il volume degli studi e delle ricerche è ancora limitato, esistono già una serie di benefici che dimostrano come possa migliorare le performance sportive.
1. Riduce lo stress
Chi pratica sport, non solo a livello agonistico ma anche amatoriale, sa che uno dei peggiori nemici è lo stress. Non solo quello che si accumula durante l’attività fisica, ad esempio nel pre-gara o nei periodi più intensi di allenamento, ma anche tutto quello che ci investe durante l’arco della giornata. La mindfulness è un tipo di meditazione che permette la riduzione dello stress: è infatti stato dimostrato come competere o gareggiare sotto stress abbia un chiaro impatto negativo sulle performance atletiche.
A comprova uno studio pubblicato sul Journal of Health Psychology che mostra che negli atleti che praticano la meditazione avviene una diminuzione del cortisolo, l’ormone dello stress. Praticare costantemente la mindfulness permette al corpo di imparare a rilassarsi e gestire in modo più sano i momenti stressanti. In più, aiuta a creare un approccio mentale alle difficoltà e ai problemi più positivo e propositivo, anche questo utile per migliorare le performance sportive.
2. Aiuta a concentrarsi
I grandi sportivi sono consapevoli dell’importanza che riveste la mente in tutti gli sport, in alcuni dove la condizione mentale focalizzata sull’obiettivo come il golf o il tennis, ad esempio, è più che fondamentale. Si deve restare maggiormente concentrati quando si sta per fare il punto della vittoria, oppure a pochi metri dal traguardo quando non ci si deve distrarre pensando agli avversari ma solo alla propria prestazione per dare il massimo. Chi non ha mai sentito parlare della “paura di vincere” o “braccio del tennista”? Si tratta di un meccanismo che spinge lo sportivo ad auto sabotarsi, la meditazione è in grado di disinnescarlo aiutando ad essere concentrati in ogni momento. Tutti possono migliorare proprio grazie alla mindfulness che si focalizza sul momento presente, spingendo ogni sportivo a dare il massimo.
3. Migliora il sonno e i tempi di recupero
Dormire è una necessità per tutti, sportivi e non. Uno studio pubblicato sul Journal of Sleep ha svelato una serie di problemi che riscontrano gli atleti che non dormono a sufficienza:
· disturbi nell’umore
· incapacità a concentrarsi
· aumentò dell’ansia
· riduzione del controllo motorio
· aumento del peso
Al contrario si è visto come gli atleti che praticano la meditazione con costanza, avessero un sonno di qualità superiore e una maggiore facilità ad addormentarsi. Si sono inoltre riscontrati una diminuzione dei tempi di recupero, il rafforzamento del sistema immunitario.
4. Rafforza il sistema immunitario
Come detto lo stress è un vero nemico per ogni atleta che, in più, indebolisce il sistema immunitario e uno sportivo non può di certo permettersi di ammalarsi specialmente durante i periodi di allenamento più intenso o di gara. Molti studi hanno dimostrato come la meditazione, oltre a diminuire lo stress, porti anche un miglioramento del sistema immunitario. In modo particolare una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Perspectives on Psychological Science indica come la meditazione mindfulness:
· rafforzi il sistema immunitario
· riduca la pressione sanguigna
· migliori la funzione cognitiva
Anche se siamo solo all’inizio di un più ampio percorso di indagini e ricerche sulla mindfulness, appare chiaro quanto la meditazione offra vantaggi innegabili, ottenibili anche con un minutaggio limitato di pratica al giorno.
5. Migliora la resistenza
Praticare la mindfulness ha inoltre importanti esiti sul corpo umano: gli atleti che visualizzano il raggiungimento di un obiettivo specifico attraverso la meditazione (tipicamente nella mindfulness si tratta di esercizi di respirazione) possono allenare il corpo a lavorare più a lungo, migliorando quindi la resistenza alla fatica. E allenarsi significa provare e fallire, più e più volte e spesso a peggiorare le cose sono i pensieri negativi che abbattono il morale e inculcano nella testa dell’atleta pensieri negativi, il classico non c’è la posso fare. La meditazione mindfulness aiuta a distaccarsi dai pensieri distruttivi e malsani che non permettono all’atleta di raggiungere gli obiettivi prefissati.
6. Rende consapevoli di sé stessi e del proprio corpo
Con essa gli atleti possono individuare e conquistare quelle zone d’ombra che li mettono in difficoltà, stati mentali ed emotivi che sono latenti e incidono sull’esito delle varie sfide, facendole sembrare ancora più ardue di quanto in realtà siano. Grazie alla meditazione mindfulness si ha così una maggiore consapevolezza di sé stessi, con limiti, punti di forza, paure e qualità che sono la base per costruire un’identità sana e reale: una buona autostima parte da questi elementi. In più la meditazione incrementa la consapevolezza di ogni muscolo e fibra muscolare permettendo di comprendere il proprio corpo, evitando quindi inutili infortuni ma anche aiutando ad allenarsi entro i giusti limiti.
Ogni individuo può sperimentare questo metodo come molti altri, tutti positivi, che portano vantaggi non solo a livello sportivo ma anche personale innescando un circolo virtuoso. Può aiutare atleti che soffrono di stress, ansia, depressione o patologie mentali, aiutando l'equilibrio e la consapevolezza. Meditare è identico a qualsiasi nuovo percorso che si vuole intraprendere, un viaggio che va affrontato a mente aperta e lo stesso spirito agonistico che si mette in campo durante l'attività sportiva.
fonte: web
Venerdì 25 novembre 22
Un sonno sereno è essenziale per il miglioramento delle nostre prestazioni durante il giorno.
Ecco alcune buone abitudini per dormire bene.
Svegliarsi dopo una notte di sonno riposante è fantastico, non è vero? Negli ultimi anni, anche alcune ricerche hanno sottolineato questo concetto. Secondo l’esperto Matthew Walker, il sonno guarisce il nostro corpo, ci fa riprendere dalle malattie, riduce lo stress, risolve i problemi, fissa i ricordi e migliora le abilità motorie. Tuttavia, se vogliamo approfittare di tutti i benefici di un bel sonno ristoratore, dobbiamo prepararci adeguatamente al riposo notturno per vivere meglio la giornata successiva.
Ecco 4 modi per svegliarsi pronti ad affrontare la giornata:
Vai a letto alla stessa ora ogni sera
L’orologio interno del corpo, ovvero il ritmo circadiano, segue un ciclo specifico. Se vai a dormire a orari sempre diversi, il corpo faticherà ad adattarsi a una routine regolare. È il motivo per cui è così difficile addormentarsi quando si cerca di farlo più presto del solito. Dovresti rispettare questo orario anche nel fine settimana: per avere maggiore energia al mattino, cerca di andare a dormire e svegliarti alla stessa ora dal lunedì alla domenica, con uno scarto massimo di 30 minuti.
Svuota il cervello prima di andare a dormire
Ti è mai capitato di essere a letto con gli occhi chiusi, ma di continuare a pensare a idee, impegni e cose che hai dimenticato di fare? Dedica 15 minuti alla scrittura dei tuoi pensieri e delle tue emozioni, anche se non sono lineari: questa attività ti aiuterà a staccare la spina prima del riposo notturno. Puoi inoltre approfittarne per pianificare la giornata successiva e svegliarti con tutte le cose da fare già in mente.
Crea un tramonto digitale
I nostri antenati si svegliavano e andavano a dormire in base alla luce naturale. Si addormentavano poco dopo il tramonto svegliandosi poi la mattina successiva. Anche se riprodurre questa routine ancestrale non è la chiave di un bel sonno ristoratore, possiamo prendere spunto creando un tramonto digitale. Un tramonto digitale prevede l’impostazione della tua casa in modalità riposo e recupero la sera: usa un’illuminazione tenue e tonalità più arancioni simili a quelle del tramonto, trascorri meno tempo davanti agli schermi e sui social media e termina le attività lavorative molto prima di andare a letto. Creando il tuo tramonto, inizierai a sbadigliare ancora prima che sia ora di infilarti sotto le coperte. Se vuoi rivoluzionare la tua igiene del sonno, puoi eliminare tutti i dispositivi elettronici dalla camera da letto, al fine di evitare di controllare i social media la sera tardi o di addormentarti con la TV accesa.
Non assumere caffeina dopo una certa ora
Fra tutte le routine da seguire per favorire un sonno riposante, questa è la prima in ordine cronologico. La caffeina è uno stimolante che ha un’emivita fino a 12 ore: significa che metà della caffeina presente nel tuo caffè pomeridiano sarà ancora in circolazione nel tuo organismo 12 ore dopo averlo bevuto. Questa caratteristica può avere effetti estremamente negativi su un bel sonno profondo. Non assumere caffeina dopo le 14:00 ti consentirà di dormire serenamente, senza rinunciare al tuo caffè pomeridiano.
Una notte di sonno ristoratore è il superpotere che ti consentirà di migliorare le tue prestazioni. Queste nuove tattiche per un buon riposo ti permetteranno di svegliarti e affrontare la giornata con le batterie cariche.
fonte: web
Un sonno sereno è essenziale per il miglioramento delle nostre prestazioni durante il giorno.
Ecco alcune buone abitudini per dormire bene.
Svegliarsi dopo una notte di sonno riposante è fantastico, non è vero? Negli ultimi anni, anche alcune ricerche hanno sottolineato questo concetto. Secondo l’esperto Matthew Walker, il sonno guarisce il nostro corpo, ci fa riprendere dalle malattie, riduce lo stress, risolve i problemi, fissa i ricordi e migliora le abilità motorie. Tuttavia, se vogliamo approfittare di tutti i benefici di un bel sonno ristoratore, dobbiamo prepararci adeguatamente al riposo notturno per vivere meglio la giornata successiva.
Ecco 4 modi per svegliarsi pronti ad affrontare la giornata:
Vai a letto alla stessa ora ogni sera
L’orologio interno del corpo, ovvero il ritmo circadiano, segue un ciclo specifico. Se vai a dormire a orari sempre diversi, il corpo faticherà ad adattarsi a una routine regolare. È il motivo per cui è così difficile addormentarsi quando si cerca di farlo più presto del solito. Dovresti rispettare questo orario anche nel fine settimana: per avere maggiore energia al mattino, cerca di andare a dormire e svegliarti alla stessa ora dal lunedì alla domenica, con uno scarto massimo di 30 minuti.
Svuota il cervello prima di andare a dormire
Ti è mai capitato di essere a letto con gli occhi chiusi, ma di continuare a pensare a idee, impegni e cose che hai dimenticato di fare? Dedica 15 minuti alla scrittura dei tuoi pensieri e delle tue emozioni, anche se non sono lineari: questa attività ti aiuterà a staccare la spina prima del riposo notturno. Puoi inoltre approfittarne per pianificare la giornata successiva e svegliarti con tutte le cose da fare già in mente.
Crea un tramonto digitale
I nostri antenati si svegliavano e andavano a dormire in base alla luce naturale. Si addormentavano poco dopo il tramonto svegliandosi poi la mattina successiva. Anche se riprodurre questa routine ancestrale non è la chiave di un bel sonno ristoratore, possiamo prendere spunto creando un tramonto digitale. Un tramonto digitale prevede l’impostazione della tua casa in modalità riposo e recupero la sera: usa un’illuminazione tenue e tonalità più arancioni simili a quelle del tramonto, trascorri meno tempo davanti agli schermi e sui social media e termina le attività lavorative molto prima di andare a letto. Creando il tuo tramonto, inizierai a sbadigliare ancora prima che sia ora di infilarti sotto le coperte. Se vuoi rivoluzionare la tua igiene del sonno, puoi eliminare tutti i dispositivi elettronici dalla camera da letto, al fine di evitare di controllare i social media la sera tardi o di addormentarti con la TV accesa.
Non assumere caffeina dopo una certa ora
Fra tutte le routine da seguire per favorire un sonno riposante, questa è la prima in ordine cronologico. La caffeina è uno stimolante che ha un’emivita fino a 12 ore: significa che metà della caffeina presente nel tuo caffè pomeridiano sarà ancora in circolazione nel tuo organismo 12 ore dopo averlo bevuto. Questa caratteristica può avere effetti estremamente negativi su un bel sonno profondo. Non assumere caffeina dopo le 14:00 ti consentirà di dormire serenamente, senza rinunciare al tuo caffè pomeridiano.
Una notte di sonno ristoratore è il superpotere che ti consentirà di migliorare le tue prestazioni. Queste nuove tattiche per un buon riposo ti permetteranno di svegliarti e affrontare la giornata con le batterie cariche.
fonte: web
Venerdì 18 novembre 22
Oggi vorremmo parlarti di alcuni alimenti tipicamente autunnali. Ricordandoti che una sana alimentazione sta alla base di ogni allenamento, gli alimenti di stagione sono sempre da preferire a tutti gli altri in quanto mantengono immutate le loro proprietà.In autunno, se inseriti con costanza nella propria alimentazione, questi contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario e a mantenere il metabolismo in attività. Se dal punto di vista alimentare hanno un grande potere saziante, spesso associato a una minima quantità di calorie, questi sono anche un vero e proprio elisir di bellezza contro l'ossidazione della pelle e i radicali liberi.
La zucca a pasta gialla, simbolo di questa stagione e ingrediente di ricette che spaziano dal dolce al salato, è un alimento ricco di vitamina A e omega 3, che apportano all'organismo un boost di antiossidanti, carotenoidi e sali minerali.
Uva bianca e nera, a difesa della pelle e dell'organismo contro l'invecchiamento, è un concentrato di antiossidanti e di attivi drenanti, a cui si aggiungono nell'uva nera una quantità consistente di polifenoli, essenziali per una buona circolazione sanguigna.
Questa è anche la stagione delle crucifere: i cavoli, verdure a foglia verde a basso contenuto calorico e una grande proprietà saziante, in quanto composte principalmente di acqua e fibre. All'interno di questi alimenti non mancano vitamina C e K, acido folico, betacarotene e calcio in abbondanza.
Il melograno è un depuratore naturale dell'organismo e uno dei migliori alimenti autunnali che contribuiscono a mantenere alti i livelli di antiossidanti, sali minerali, fibre e acqua, che lo rendono uno stimolatore della diuresi.
Succose e saporite, le pere in autunno sono un rimedio naturale per favorire il normale transito intestinale in quanto ricche di fibre. Contengono diversi micronutrienti, come folati, vitamina K, vitamina C e potassio, oltre che numerosi attivi antiossidanti e antinfiammatori.
I funghi rimangono un importante alleato per umore e salute. Da assumere in dosi bilanciate a favore di un'alimentazione varia ed equilibrata, questi alimenti boschivi diventano uno dei migliori rimedi per affrontare il cambio di stagione in quanto ricchi di minerali come fosforo e potassio, vitamine – in particolare B2, B3 e B5 –, fibre e antiossidanti. Se mangiati con regolarità regalano un boost di energia a corpo e mente.
Non sono un frutto né una verdura, le lenticchie sono la componente proteica che, anche durante il cambio di stagione autunnale, assicura una carica di buon umore. Con acido folico e magnesio in abbondanza, i veri nutrienti chiave di questi legumi tondeggianti e colorati sono la tirosina, un amminoacido che stimola le dopamine, e l'acido gamma-amminobutirrico, che agisce anche sui livelli di ansia.
Il frutto del cachi è soprattutto ricchissimo di minerali, come potassio, ma anche magnesio, fosforo, sodio e calcio; ha, inoltre, un contenuto molto elevato di zuccheri semplici. Grazie a queste caratteristiche può aiutarti a combattere i sintomi della stanchezza autunnale ed è adatto soprattutto a chi ha bisogno di energia immediata, per esempio bambini e sportivi. È, infine, un buon diuretico e un valido aiuto per l’intestino, soprattutto in caso di stitichezza.
fonte: web
Oggi vorremmo parlarti di alcuni alimenti tipicamente autunnali. Ricordandoti che una sana alimentazione sta alla base di ogni allenamento, gli alimenti di stagione sono sempre da preferire a tutti gli altri in quanto mantengono immutate le loro proprietà.In autunno, se inseriti con costanza nella propria alimentazione, questi contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario e a mantenere il metabolismo in attività. Se dal punto di vista alimentare hanno un grande potere saziante, spesso associato a una minima quantità di calorie, questi sono anche un vero e proprio elisir di bellezza contro l'ossidazione della pelle e i radicali liberi.
La zucca a pasta gialla, simbolo di questa stagione e ingrediente di ricette che spaziano dal dolce al salato, è un alimento ricco di vitamina A e omega 3, che apportano all'organismo un boost di antiossidanti, carotenoidi e sali minerali.
Uva bianca e nera, a difesa della pelle e dell'organismo contro l'invecchiamento, è un concentrato di antiossidanti e di attivi drenanti, a cui si aggiungono nell'uva nera una quantità consistente di polifenoli, essenziali per una buona circolazione sanguigna.
Questa è anche la stagione delle crucifere: i cavoli, verdure a foglia verde a basso contenuto calorico e una grande proprietà saziante, in quanto composte principalmente di acqua e fibre. All'interno di questi alimenti non mancano vitamina C e K, acido folico, betacarotene e calcio in abbondanza.
Il melograno è un depuratore naturale dell'organismo e uno dei migliori alimenti autunnali che contribuiscono a mantenere alti i livelli di antiossidanti, sali minerali, fibre e acqua, che lo rendono uno stimolatore della diuresi.
Succose e saporite, le pere in autunno sono un rimedio naturale per favorire il normale transito intestinale in quanto ricche di fibre. Contengono diversi micronutrienti, come folati, vitamina K, vitamina C e potassio, oltre che numerosi attivi antiossidanti e antinfiammatori.
I funghi rimangono un importante alleato per umore e salute. Da assumere in dosi bilanciate a favore di un'alimentazione varia ed equilibrata, questi alimenti boschivi diventano uno dei migliori rimedi per affrontare il cambio di stagione in quanto ricchi di minerali come fosforo e potassio, vitamine – in particolare B2, B3 e B5 –, fibre e antiossidanti. Se mangiati con regolarità regalano un boost di energia a corpo e mente.
Non sono un frutto né una verdura, le lenticchie sono la componente proteica che, anche durante il cambio di stagione autunnale, assicura una carica di buon umore. Con acido folico e magnesio in abbondanza, i veri nutrienti chiave di questi legumi tondeggianti e colorati sono la tirosina, un amminoacido che stimola le dopamine, e l'acido gamma-amminobutirrico, che agisce anche sui livelli di ansia.
Il frutto del cachi è soprattutto ricchissimo di minerali, come potassio, ma anche magnesio, fosforo, sodio e calcio; ha, inoltre, un contenuto molto elevato di zuccheri semplici. Grazie a queste caratteristiche può aiutarti a combattere i sintomi della stanchezza autunnale ed è adatto soprattutto a chi ha bisogno di energia immediata, per esempio bambini e sportivi. È, infine, un buon diuretico e un valido aiuto per l’intestino, soprattutto in caso di stitichezza.
fonte: web
Venerdì 11 novembre 22
Con l’arrivo dell’inverno e la diminuzione delle ore di luce alcune persone tendono a soffrire di depressione stagionale, un disturbo ancora non del tutto compreso.
Le ore di luce diminuiscono, la temperatura scende (o almeno dovrebbe), si esce meno di casa e molti cominciano a sentirsi strani, più malinconici e tristi del solito. Una sensazione che di solito passa dopo un breve periodo di acclimatamento, tranne che per qualcuno. Qualcuno per cui questi sintomi durano fino all’arrivo della primavera: in questi casi - e secondo alcune stime rappresentano addirittura una persona su tre - si parla di disturbo affettivo stagionale, o Sad, un tipo di depressione che colpisce solo durante determinate stagioni dell’anno. Oltre a quelli già citati, i sintomi includono anche la sensazione di letargia, stanchezza, affaticamento e mancanza di energia, e un appetito maggiore della norma, in particolar modo verso i carboidrati. Vediamo più in dettaglio di cosa si tratta e come la si può fronteggiare.
Depressione stagionale: segnali e sintomi
Dal punto di vista clinico, la depressione stagionale è un disturbo che appartiene al grande gruppo delle depressioni è che è caratterizzato da un pattern ricorrente, i cui sintomi durano circa 4-5 mesi l’anno. La depressione stagionale condivide molti sintomi con la depressione “maggiore”, tra cui una sensazione di tristezza, che dura per la maggior parte della giornata, la perdita di interesse in attività che prima si trovavano divertenti, dei cambiamenti nell’appetito e nel peso corporeo, i problemi di insonnia, una sensazione persistente di agitazione e/o di bassa energia, delle difficoltà a concentrarsi. Ci sono però anche altri sintomi più specifici e caratteristici della depressione invernale: l’ipersonnia (ossia un bisogno eccessivo di dormire o uno stato di sonnolenza continuo che interferisce con la vita di tutti i giorni) e il “ritiro sociale” corrispondente all’atto animale del letargo.
Da cosa è causata la depressione stagionale?
Come hanno spiegato due esperti della Rcsi University of Medicine and Health Sciences, la depressione stagionale potrebbe essere innescata da un malfunzionamento del nostro “orologio interno”, il cosiddetto ritmo circadiano, legato principalmente al ciclo luce-buio: questo orologio interno, infatti, si basa sulla luce diurna per controllare molti processi fisiologici, tra cui la sensazione di fame a quella di sonno e stanchezza. Ma c’è dell’altro: si ritiene, infatti, che la depressione stagionale sia un disturbo complesso e multifattoriale, legato forse anche a un malfunzionamento dell’ipotalamo (l’area del cervello che regola l’umore, il sonno e l’appetito) e/o a una produzione eccessiva di melatonina (un ormone che controlla il ciclo sonno-veglia, prodotto dalla ghiandola pineale) e di serotonina (un ormone responsabile del controllo dell’umore). L’ultima possibilità è particolarmente suggestiva, dal momento che la produzione di serotonina è legata alla vitamina D, a sua volta secreta dall’organismo quando la pelle è esposta alla luce solare. Dal momento che in autunno e in inverno la luce solare è meno intensa e l’irradiamento dura meno, è lecito aspettarsi un calo nella produzione di vitamina D e quindi un’alterazione nella secrezione di serotonina.
Cosa fare se si soffre di depressione stagionale
Il primo suggerimento, e non potrebbe essere altrimenti, è quello di riconoscere i sintomi e, se possibile, cercare di anticiparli quando stanno per cominciare i mesi invernali. Ci sono diverse contromisure che si possono provare ad adottare.
Passeggiate alla luce del sole: come già detto, l’esposizione alla luce solare sembra giocare un ruolo molto importante nella comparsa della depressione stagionale, per cui il primo suggerimento è quello di cercare di uscire di casa ogni giorno durante le ore di luce: anzitutto di mattina, per almeno qualche minuto, in modo da “ricordare” al proprio orologio interno che è ora di svegliare corpo e mente. E poi almeno un’altra volta prima del tramonto del sole. Uno studio ha mostrato che i soggetti che escono una volta al giorno per fare una passeggiata all’aria aperta beneficiano di un miglioramento di tutti i sintomi della depressione stagionale rispetto a chi resta in casa.
Terapia psicologica: la terapia psicologica d’elezione per trattare la depressione stagionale è la cognitivo-comportamentale. Si tratta di un trattamento cui ci si può sottoporre anche in gruppo, in sessioni settimanali per sei settimane, focalizzato a sostituire i pensieri negativi legati alla stagione invernale con pensieri più positivi. La terapia cognitivo-comportamentale specifica per la depressione stagionale comprende anche un processo chiamato attivazione comportamentale, in cui lo psicoterapeuta aiuta l’individuo a scegliere e pianificare attività all’aperto e al chiuso per contrastare il calo degli interessi e della voglia di fare che insorge durante l’inverno.
Esercizio fisico: è noto che il movimento, l’attività fisica e una cura adeguata del proprio organismo sul piano dell’allenamento sono ottimi alleati contro l’insorgere di disturbi legati all’aspetto umorale. L’attività fisica induce il rilascio di endorfine, neurotrasmettitori che capaci di ridurre gli stati ansiosi che spesso si accompagnano alla depressione, riducendo il livello di cortisolo nel sangue. L’attività fisica portando ad un concreto benessere fisico contribuisce inoltre ad un innalzamento dell’autostima e al conseguente migliore funzionamento della persona sul piano relazionale e sociale.
fonte: web
Venerdì 4 novembre 22
Svolgendo le normali attività quotidiane, spesso inseriamo il “pilota automatico” e facciamo le cose senza troppa attenzione: percorriamo sempre la stessa strada, eseguiamo le stesse incombenze e con le solite modalità. In questo modo il cervello non si mantiene allenato: proprio come un muscolo, invece, avrebbe bisogno di esercizio continuo, così da essere più reattivo.Da un punto di vista dell’invecchiamento cerebrale, infatti, cominciano ad emergere le prime evidenze scientifiche che allenare la mente sia in grado di ritardarlo.
Sono tanti i modi che gli esperti suggeriscono per tenere allenato il cervello, e noi te ne suggeriamo alcuni.
- Scrivi con la mano non dominante
Ovvero con la sinistra se sei destro e con la destra se sei mancino. Provare ogni tanto a scrivere con la mano che di solito non utilizzi, stimola nel tuo cervello attività sinaptiche (le sinapsi sono strutture che permettono la comunicazione fra le cellule nervose) normalmente poco utilizzate. E lo fa in maniera massiccia: scrivere infatti è un’attività estremamente complessa, che coinvolge molte aree cerebrali, da quelle del linguaggio a quelle del controllo fine del movimento delle dita.
- Fai la doccia con gli occhi chiusi
La vista è un senso potentissimo, di fatto il più potente quando si tratta di utilizzare la memoria; tuttavia, la usiamo così tanto che alla fine “spegne” un po’ tutti gli altri sensi. E poiché ciascuno dei nostri sensi rimanda a delle aree cerebrali specifiche, se un senso viene utilizzato poco anche la sua area cerebrale di riferimento si attiva poco. Facendo la doccia con gli occhi chiusi potrai concentrarti meglio sulle sensazioni tattili date dall’acqua, e dalla spugna; così come sarai più sensibile agli odori che provengono dal sapone e dal rumore dell’acqua vicino alle tue orecchie.
- Riconosci gli oggetti con il tatto
I bambini all’asilo fanno spesso un gioco in cui devono riconoscere degli oggetti, ad occhi chiusi, toccandoli solo con le mani. Si ritrovano così a valutare con il tatto cose che normalmente riconoscono con gli occhi, in particolare la consistenza e la forma degli oggetti. Per riconoscere un oggetto in questa maniera il cervello deve fare tantissime comparazioni e analogie con esperienze precedenti, molto diverse da quelle che fa utilizzando la vista. Inoltre, l’incertezza rispetto a cosa si sta toccando ed il carattere giocoso del compito, danno a quest’esercizio un contenuto emotivo che influisce positivamente sull’attivazione cerebrale.
- Guarda gli oggetti al contrario
La memoria visiva è potente ed utilissima, anche per studiare; ma basta poco per ingannarla, e ingannandola la stimoli un po’. Prendi oggetti di uso comune e osservali dopo averli messi al contrario; il tuo cervello certamente riconoscerà l’oggetto in questione, cioè il consueto pattern di forme e colori che lo identificano, ma noterà anche una serie di relazioni diverse dell’oggetto con l’ambiente circostante, così come dettagli nuovi e interessanti che ha già visto, ma sui quali non si è mai soffermato prima. Hai presente l’espressione “guardare le cose da un altro punto di vista?”. Facendo questo esercizio scoprirai realmente cosa significa.
-Varia le tue abitudini.
Ad esempio cambia strada quando rientri dal lavoro o quando vai a fare la spesa; ti accorgerai di come in realtà la quotidianità di ripetere sempre gli stessi tragitti ti porti a destinazione quasi senza rendertene conto e questo non è affatto bello.
- Fai esercizio fisico
In passato si pensava che non potessero crescere nuovi neuroni. Oggi invece pare che non sia così, e che in effetti la neurogenesi sia possibile anche in età relativamente avanzata. In particolare, ci sono una serie di studi che dimostrano la crescita neuronale all’interno dell’ippocampo , una struttura cerebrale profonda coinvolta nei processi di memorizzazione. Camminare per 30 minuti al giorno 5 giorni alla settimana stimola ad esempio la produzione di BDNF (fattore neutrofico derivato dal cervello), una molecola che favorisce la produzione di nuovi neuroni e sinapsi e migliora le capacità di apprendimento.
Il cervello insomma, per aumentare il suo livello di attivazione, sembra avere bisogno di spezzare la monotonia con cui interpreta e interagisce con la realtà, utilizzando nuovi punti di vista e dando alle cose contenuti emotivi nuovi e piacevoli. E allora non si annoia e ritrova interesse nelle cose e fiducia in sé stesso. Il più grande beneficio di fare questi esercizi è che ci ricordano che abbiamo un cervello e ci danno la consapevolezza delle sue differenti abilità e possibilità. E allenare la mente spesso significa, in fondo, solo utilizzare parti di essa che ci siamo dimenticati di avere.
fonte: web
Svolgendo le normali attività quotidiane, spesso inseriamo il “pilota automatico” e facciamo le cose senza troppa attenzione: percorriamo sempre la stessa strada, eseguiamo le stesse incombenze e con le solite modalità. In questo modo il cervello non si mantiene allenato: proprio come un muscolo, invece, avrebbe bisogno di esercizio continuo, così da essere più reattivo.Da un punto di vista dell’invecchiamento cerebrale, infatti, cominciano ad emergere le prime evidenze scientifiche che allenare la mente sia in grado di ritardarlo.
Sono tanti i modi che gli esperti suggeriscono per tenere allenato il cervello, e noi te ne suggeriamo alcuni.
- Scrivi con la mano non dominante
Ovvero con la sinistra se sei destro e con la destra se sei mancino. Provare ogni tanto a scrivere con la mano che di solito non utilizzi, stimola nel tuo cervello attività sinaptiche (le sinapsi sono strutture che permettono la comunicazione fra le cellule nervose) normalmente poco utilizzate. E lo fa in maniera massiccia: scrivere infatti è un’attività estremamente complessa, che coinvolge molte aree cerebrali, da quelle del linguaggio a quelle del controllo fine del movimento delle dita.
- Fai la doccia con gli occhi chiusi
La vista è un senso potentissimo, di fatto il più potente quando si tratta di utilizzare la memoria; tuttavia, la usiamo così tanto che alla fine “spegne” un po’ tutti gli altri sensi. E poiché ciascuno dei nostri sensi rimanda a delle aree cerebrali specifiche, se un senso viene utilizzato poco anche la sua area cerebrale di riferimento si attiva poco. Facendo la doccia con gli occhi chiusi potrai concentrarti meglio sulle sensazioni tattili date dall’acqua, e dalla spugna; così come sarai più sensibile agli odori che provengono dal sapone e dal rumore dell’acqua vicino alle tue orecchie.
- Riconosci gli oggetti con il tatto
I bambini all’asilo fanno spesso un gioco in cui devono riconoscere degli oggetti, ad occhi chiusi, toccandoli solo con le mani. Si ritrovano così a valutare con il tatto cose che normalmente riconoscono con gli occhi, in particolare la consistenza e la forma degli oggetti. Per riconoscere un oggetto in questa maniera il cervello deve fare tantissime comparazioni e analogie con esperienze precedenti, molto diverse da quelle che fa utilizzando la vista. Inoltre, l’incertezza rispetto a cosa si sta toccando ed il carattere giocoso del compito, danno a quest’esercizio un contenuto emotivo che influisce positivamente sull’attivazione cerebrale.
- Guarda gli oggetti al contrario
La memoria visiva è potente ed utilissima, anche per studiare; ma basta poco per ingannarla, e ingannandola la stimoli un po’. Prendi oggetti di uso comune e osservali dopo averli messi al contrario; il tuo cervello certamente riconoscerà l’oggetto in questione, cioè il consueto pattern di forme e colori che lo identificano, ma noterà anche una serie di relazioni diverse dell’oggetto con l’ambiente circostante, così come dettagli nuovi e interessanti che ha già visto, ma sui quali non si è mai soffermato prima. Hai presente l’espressione “guardare le cose da un altro punto di vista?”. Facendo questo esercizio scoprirai realmente cosa significa.
-Varia le tue abitudini.
Ad esempio cambia strada quando rientri dal lavoro o quando vai a fare la spesa; ti accorgerai di come in realtà la quotidianità di ripetere sempre gli stessi tragitti ti porti a destinazione quasi senza rendertene conto e questo non è affatto bello.
- Fai esercizio fisico
In passato si pensava che non potessero crescere nuovi neuroni. Oggi invece pare che non sia così, e che in effetti la neurogenesi sia possibile anche in età relativamente avanzata. In particolare, ci sono una serie di studi che dimostrano la crescita neuronale all’interno dell’ippocampo , una struttura cerebrale profonda coinvolta nei processi di memorizzazione. Camminare per 30 minuti al giorno 5 giorni alla settimana stimola ad esempio la produzione di BDNF (fattore neutrofico derivato dal cervello), una molecola che favorisce la produzione di nuovi neuroni e sinapsi e migliora le capacità di apprendimento.
Il cervello insomma, per aumentare il suo livello di attivazione, sembra avere bisogno di spezzare la monotonia con cui interpreta e interagisce con la realtà, utilizzando nuovi punti di vista e dando alle cose contenuti emotivi nuovi e piacevoli. E allora non si annoia e ritrova interesse nelle cose e fiducia in sé stesso. Il più grande beneficio di fare questi esercizi è che ci ricordano che abbiamo un cervello e ci danno la consapevolezza delle sue differenti abilità e possibilità. E allenare la mente spesso significa, in fondo, solo utilizzare parti di essa che ci siamo dimenticati di avere.
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Venerdì 28 ottobre 22
Conoscevi le origini della festività tra il 31 ottobre e il I novembre che è arrivata a noi con il nome di Halloween?
Il confine tra mondo dei vivi e mondo dei morti si assottiglia questi due giorni di ogni anno; una ricorrenza dalle origini antiche, che risalirebbe addirittura ai Celti.
Il Samhain celtico aveva il compito di delimitare la stagione calda da quella fredda: il significato della parola Samhain è fine dell'estate. I Celti si infatti, basavano sul calendario lunare con un mese aggiunto ogni cinque anni, e il loro anno era nettamente diviso in due stagioni: l’Inverno e l’Estate.
Questa è la festa panceltica più importante: rappresenta il passaggio tra il semestre luminoso e quello oscuro, tra la sveglia e il letargo, tra l’attività e il riposo, ed è lo spartiacque tra un anno agricolo e l’altro.
Il Capodanno dei Celti inizia con la sua parte più oscura, così come il nuovo giorno inizia con le ore notturne. L'Halloween Celtico segna l’ingresso nel mondo “notturno”, periodo dell’anno che i bretoni chiamano ancora "mesi neri". Estate e Inverno rappresentano le due età del calendario celtico, sei mesi ciascuno e si toccano alle estremità con le due feste principali: Beltaine nella metà solare-diurna e Samhain in quella lunare-notturna. Le due feste pagane sono complementari come complementari sono il giorno e la notte. Allo stesso modo sono speculari il mondo dei vivi e il mondo dei morti: il tempo deve morire e rigenerarsi.
Questo momento è l’occasione per spegnere il vecchio fuoco morente e riaccenderlo ritualmente, e il periodo di oscurità che inizia con il Capodanno dei Celti è un tempo di riflessione: si allontana l’attenzione dalle cose materiali e si coltiva il seme che nascerà.
La credenza popolare racconta che nella notte del Samhain gli antichi celti si radunavano nei boschi per celebrare sacrifici animali mentre i Druidi accendevano il fuoco sacro, simbolo dell’anno che rinasce.
Il rogo era anche il faro per le anime dei defunti. L’accensione dei fuochi dava inizio al rituale presieduto sia dal re che dai druidi e tutti i membri della collettività avevano l’obbligo di parteciparvi: si risolvevano i conflitti interni all’assemblea giuridica, si ripartivano i beni collettivi, si rinnovavano i patti sociali. Al sorgere del Sole, ogni partecipante prendeva una torcia dal falò e portava il fuoco rinnovato all’interno delle proprie case. Al ritorno nei villaggi il rituale si concludeva con i successivi tre giorni di festa e banchetti, mascherati con le pelli degli animali sacrificati.
Prettamente irlandese sembra essere la tradizione di abbandonare cibarie davanti l’uscio della propria abitazione, con lo scopo di ingraziarsi gli spiriti e convincerli a non fare scherzi ai padroni di casa. ( cosa ripresa con il tradizionale “dolcetto o scherzetto” che tanto diverte i ragazzi in occasione di Halloween)
fonte: web
Conoscevi le origini della festività tra il 31 ottobre e il I novembre che è arrivata a noi con il nome di Halloween?
Il confine tra mondo dei vivi e mondo dei morti si assottiglia questi due giorni di ogni anno; una ricorrenza dalle origini antiche, che risalirebbe addirittura ai Celti.
Il Samhain celtico aveva il compito di delimitare la stagione calda da quella fredda: il significato della parola Samhain è fine dell'estate. I Celti si infatti, basavano sul calendario lunare con un mese aggiunto ogni cinque anni, e il loro anno era nettamente diviso in due stagioni: l’Inverno e l’Estate.
Questa è la festa panceltica più importante: rappresenta il passaggio tra il semestre luminoso e quello oscuro, tra la sveglia e il letargo, tra l’attività e il riposo, ed è lo spartiacque tra un anno agricolo e l’altro.
Il Capodanno dei Celti inizia con la sua parte più oscura, così come il nuovo giorno inizia con le ore notturne. L'Halloween Celtico segna l’ingresso nel mondo “notturno”, periodo dell’anno che i bretoni chiamano ancora "mesi neri". Estate e Inverno rappresentano le due età del calendario celtico, sei mesi ciascuno e si toccano alle estremità con le due feste principali: Beltaine nella metà solare-diurna e Samhain in quella lunare-notturna. Le due feste pagane sono complementari come complementari sono il giorno e la notte. Allo stesso modo sono speculari il mondo dei vivi e il mondo dei morti: il tempo deve morire e rigenerarsi.
Questo momento è l’occasione per spegnere il vecchio fuoco morente e riaccenderlo ritualmente, e il periodo di oscurità che inizia con il Capodanno dei Celti è un tempo di riflessione: si allontana l’attenzione dalle cose materiali e si coltiva il seme che nascerà.
La credenza popolare racconta che nella notte del Samhain gli antichi celti si radunavano nei boschi per celebrare sacrifici animali mentre i Druidi accendevano il fuoco sacro, simbolo dell’anno che rinasce.
Il rogo era anche il faro per le anime dei defunti. L’accensione dei fuochi dava inizio al rituale presieduto sia dal re che dai druidi e tutti i membri della collettività avevano l’obbligo di parteciparvi: si risolvevano i conflitti interni all’assemblea giuridica, si ripartivano i beni collettivi, si rinnovavano i patti sociali. Al sorgere del Sole, ogni partecipante prendeva una torcia dal falò e portava il fuoco rinnovato all’interno delle proprie case. Al ritorno nei villaggi il rituale si concludeva con i successivi tre giorni di festa e banchetti, mascherati con le pelli degli animali sacrificati.
Prettamente irlandese sembra essere la tradizione di abbandonare cibarie davanti l’uscio della propria abitazione, con lo scopo di ingraziarsi gli spiriti e convincerli a non fare scherzi ai padroni di casa. ( cosa ripresa con il tradizionale “dolcetto o scherzetto” che tanto diverte i ragazzi in occasione di Halloween)
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Venerdì 21 ottobre 22
Riscaldamento globale, inquinamento dell’aria, inquinamento dei mari, deforestazione, drastica riduzione delle risorse energetiche: la lista delle questioni ambientali da affrontare con urgenza è spaventosamente lunga. Ormai, nemmeno i più scettici (o i più distratti) possono negare la realtà dei fatti: abbiamo reso il nostro pianeta un luogo sempre meno ospitale, per noi e soprattutto per chi verrà dopo di noi. La situazione è grave, ma sembra che finalmente qualcosa stia cambiando. Già da qualche anno la questione della sostenibilità sta suscitando un interesse inedito, rivelando una sensibilità diffusa e per certi aspetti sorprendente. Sono le generazioni più giovani a guidare questo movimento di consapevolezza, con i Millennials che sono già stati etichettati come la green generation, con un occhio di riguardo alla sostenibilità.
Ma come spesso accade in questi casi, le buone abitudini hanno avuto un effetto contagio, e oggi il tema della sostenibilità è sentito da moltissimi, con evidenti conseguenze sulle scelte di consumo, di mobilità, di alimentazione: in una parola, di lifestyle. A rendere tutto questo possibile, probabilmente, è stato soprattutto il fatto che oggi adottare uno stile di vita ispirato alla sostenibilità è molto più semplice di un tempo. E se ci si dedica un po’ di attenzione, spesso ancora più semplice di quanto si possa immaginare. Quale migliore occasione, allora, per condividere qualche consiglio su come contribuire a salvare l’ambiente, tutti i giorni?
Forse più di ogni altra cosa, ad avere influenza diretta sulla qualità dell’ambiente sono le nostre abitudini di consumo. Quello che scegliamo di mettere sulla tavola, chiaramente, ha un peso molto significativo, ma la relazione consumi-inquinamento (o, nella più auspicabile delle ipotesi, consumi-salvaguardia dell’ambiente) non si limita all'alimentazione, né alla semplice selezione dei prodotti. È comunque utile prendere questo come punto di partenza, per poi allargare il campo a tutto ciò che di buono possiamo fare per l’ambiente, attraverso il nostro comportamento di consumatori.
Visto il grado di consapevolezza sempre maggiore di cui si è detto, questa indicazione non suonerà certo come nuova: limitare il consumo di carne, oltre a poter generare un grande beneficio per la salute, è un ottimo modo di tutelare l’ambiente. Che una maggiore diffusione di diete completamente o in prevalenza a base vegetale migliorerebbe, e non di poco, le condizioni dell’ambiente, è un dato di fatto. Ma questo non significa che sia necessario diventare tutti vegani o vegetariani. Una strada alternativa può essere quella della riduzione, che talvolta sfocia nelle cosiddette diete flexitarian, ovvero quelle seguite dalle persone che hanno scelto di nutrirsi con alimenti a base esclusivamente vegetale soltanto per alcuni giorni della settimana, o magari per una sola settimana in un mese.
Un modo forse meno scontato di contribuire alla tutela ambientale è la scelta di sostenere, nei propri acquisti alimentari settimanali, i produttori locali. Comprare frutta e verdura da rivenditori di quartiere, legati al territorio o, ancora meglio, direttamente al produttore, è un ottimo modo di fare del bene al pianeta e a se stessi.
Cavalcando l’onda di questa nuova attenzione alla dimensione della sostenibilità, diverse aziende in tutti i settori del mercato si sono fatte oggetto di una vera e propria green revolution, e molte altre sono nate ponendo quello della sostenibilità tra i propri principi fondanti. Preferire questi brand ad altri significa alimentare un sistema che fa della generazione di un impatto positivo sull’ambiente il suo fine primo e ultimo. Non si tratta di lasciare il minor numero di tracce negative sul pianeta possibile, ma di creare una struttura che influisca positivamente.
Pensiamo poi a riparare, che è uno dei gesti più significativi che si possano compiere per tradurre nei fatti il proposito di vivere in maniera più sostenibile. Basti pensare al problema che rappresenta a livello mondiale la gestione dei rifiuti, che se associato alla tendenza di produrre con materiali difficilmente decomponibili anche oggetti "usa e getta", rende chiaramente l’idea di quanto riparare sia un gesto fondamentale e colpevolmente dimenticato. Uscire dalla logica del nuovo è sempre meglio può essere la chiave per fare del proprio uno stile di vita più semplice e leggero, che significa anche più equilibrato e più sostenibile.
Dai bicchieri del caffè alle bottigliette d’acqua, la plastica continua a essere un materiale utilizzato in misura massiccia nonostante le difficoltà che ormai tutti sappiamo derivare dal suo smaltimento. Differenziare i rifiuti per permetterne il riciclo è ovviamente un’azione imprescindibile, ma se davvero si vuole combattere l’inquinamento da plastica non si può non impegnarsi nel cercare alternative. Un esempio? Invece di utilizzare bottigliette in plastica, si può scegliere una borraccia, che risponde perfettamente alla stessa esigenza, ma senza inquinare.
La tecnologia è uno strumento fondamentale per costruire soluzioni innovative, ma può funzionare anche per connettere le persone in forma. Ebbene, la creazione di comunità nate online può essere un ottimo abilitatore di comportamenti virtuosi, di cui la sharing mobility è un caso esemplare. Scegliere di condividere la propria auto per un viaggio altrimenti solitario, per esempio, significa non soltanto risparmiare sui costi, ma anche ridurre il numero di mezzi in circolazione e, di conseguenza, i livelli di inquinamento. E lo stesso vale per i veicoli in condivisione, dalla bicicletta agli scooter fino alle auto, sempre più di frequente disponibili nelle città, che in pieno accordo con la nuova sensibilità green stanno riscontrando uno straordinario successo.
fonte: web
Riscaldamento globale, inquinamento dell’aria, inquinamento dei mari, deforestazione, drastica riduzione delle risorse energetiche: la lista delle questioni ambientali da affrontare con urgenza è spaventosamente lunga. Ormai, nemmeno i più scettici (o i più distratti) possono negare la realtà dei fatti: abbiamo reso il nostro pianeta un luogo sempre meno ospitale, per noi e soprattutto per chi verrà dopo di noi. La situazione è grave, ma sembra che finalmente qualcosa stia cambiando. Già da qualche anno la questione della sostenibilità sta suscitando un interesse inedito, rivelando una sensibilità diffusa e per certi aspetti sorprendente. Sono le generazioni più giovani a guidare questo movimento di consapevolezza, con i Millennials che sono già stati etichettati come la green generation, con un occhio di riguardo alla sostenibilità.
Ma come spesso accade in questi casi, le buone abitudini hanno avuto un effetto contagio, e oggi il tema della sostenibilità è sentito da moltissimi, con evidenti conseguenze sulle scelte di consumo, di mobilità, di alimentazione: in una parola, di lifestyle. A rendere tutto questo possibile, probabilmente, è stato soprattutto il fatto che oggi adottare uno stile di vita ispirato alla sostenibilità è molto più semplice di un tempo. E se ci si dedica un po’ di attenzione, spesso ancora più semplice di quanto si possa immaginare. Quale migliore occasione, allora, per condividere qualche consiglio su come contribuire a salvare l’ambiente, tutti i giorni?
Forse più di ogni altra cosa, ad avere influenza diretta sulla qualità dell’ambiente sono le nostre abitudini di consumo. Quello che scegliamo di mettere sulla tavola, chiaramente, ha un peso molto significativo, ma la relazione consumi-inquinamento (o, nella più auspicabile delle ipotesi, consumi-salvaguardia dell’ambiente) non si limita all'alimentazione, né alla semplice selezione dei prodotti. È comunque utile prendere questo come punto di partenza, per poi allargare il campo a tutto ciò che di buono possiamo fare per l’ambiente, attraverso il nostro comportamento di consumatori.
Visto il grado di consapevolezza sempre maggiore di cui si è detto, questa indicazione non suonerà certo come nuova: limitare il consumo di carne, oltre a poter generare un grande beneficio per la salute, è un ottimo modo di tutelare l’ambiente. Che una maggiore diffusione di diete completamente o in prevalenza a base vegetale migliorerebbe, e non di poco, le condizioni dell’ambiente, è un dato di fatto. Ma questo non significa che sia necessario diventare tutti vegani o vegetariani. Una strada alternativa può essere quella della riduzione, che talvolta sfocia nelle cosiddette diete flexitarian, ovvero quelle seguite dalle persone che hanno scelto di nutrirsi con alimenti a base esclusivamente vegetale soltanto per alcuni giorni della settimana, o magari per una sola settimana in un mese.
Un modo forse meno scontato di contribuire alla tutela ambientale è la scelta di sostenere, nei propri acquisti alimentari settimanali, i produttori locali. Comprare frutta e verdura da rivenditori di quartiere, legati al territorio o, ancora meglio, direttamente al produttore, è un ottimo modo di fare del bene al pianeta e a se stessi.
Cavalcando l’onda di questa nuova attenzione alla dimensione della sostenibilità, diverse aziende in tutti i settori del mercato si sono fatte oggetto di una vera e propria green revolution, e molte altre sono nate ponendo quello della sostenibilità tra i propri principi fondanti. Preferire questi brand ad altri significa alimentare un sistema che fa della generazione di un impatto positivo sull’ambiente il suo fine primo e ultimo. Non si tratta di lasciare il minor numero di tracce negative sul pianeta possibile, ma di creare una struttura che influisca positivamente.
Pensiamo poi a riparare, che è uno dei gesti più significativi che si possano compiere per tradurre nei fatti il proposito di vivere in maniera più sostenibile. Basti pensare al problema che rappresenta a livello mondiale la gestione dei rifiuti, che se associato alla tendenza di produrre con materiali difficilmente decomponibili anche oggetti "usa e getta", rende chiaramente l’idea di quanto riparare sia un gesto fondamentale e colpevolmente dimenticato. Uscire dalla logica del nuovo è sempre meglio può essere la chiave per fare del proprio uno stile di vita più semplice e leggero, che significa anche più equilibrato e più sostenibile.
Dai bicchieri del caffè alle bottigliette d’acqua, la plastica continua a essere un materiale utilizzato in misura massiccia nonostante le difficoltà che ormai tutti sappiamo derivare dal suo smaltimento. Differenziare i rifiuti per permetterne il riciclo è ovviamente un’azione imprescindibile, ma se davvero si vuole combattere l’inquinamento da plastica non si può non impegnarsi nel cercare alternative. Un esempio? Invece di utilizzare bottigliette in plastica, si può scegliere una borraccia, che risponde perfettamente alla stessa esigenza, ma senza inquinare.
La tecnologia è uno strumento fondamentale per costruire soluzioni innovative, ma può funzionare anche per connettere le persone in forma. Ebbene, la creazione di comunità nate online può essere un ottimo abilitatore di comportamenti virtuosi, di cui la sharing mobility è un caso esemplare. Scegliere di condividere la propria auto per un viaggio altrimenti solitario, per esempio, significa non soltanto risparmiare sui costi, ma anche ridurre il numero di mezzi in circolazione e, di conseguenza, i livelli di inquinamento. E lo stesso vale per i veicoli in condivisione, dalla bicicletta agli scooter fino alle auto, sempre più di frequente disponibili nelle città, che in pieno accordo con la nuova sensibilità green stanno riscontrando uno straordinario successo.
fonte: web
Venerdì 14 ottobre 22
Uno dei motivi per amare l'autunno sono i suoi inconfondibili colori, e neanche i più accaniti estimatori dell'estate, i refrattari alle temperature in calo e ai pomeriggi sempre più brevi, sono immuni al fascino del foliage.
In autunno la natura raggiunge uno dei suoi massimi momenti d'espressione. Protagoniste, le foglie: dall'esplosione del rosso intenso degli aceri e dei ciliegi selvatici alle brillanti tonalità di giallo, ocra e arancione, mescolate ai toni marroni dei faggi e delle antiche querce, gli alberi creano giochi di colori e di luce, trasformando i boschi in paesaggi magici.
Ogni anno, da ottobre fino ai primi giorni dell’inverno, passeggiare nei boschi per immergersi in atmosfere poetiche tra splendidi paesaggi diventa una pratica fitness che coniuga attività fisica a benessere spirituale.
L’attività fisica consapevole nel bosco attiva il sistema nervoso parasimpatico, ovvero una parte del sistema nervoso vegetativo che regola il battito cardiaco, la respirazione e la digestione. Inoltre, stimola il metabolismo e favorisce la rigenerazione del corpo. Noto in Occidente come “forest bathing” (“bagno nella foresta”), in Giappone lo “shinrin yoku” è parte integrante delle terapie per curare sia la sofferenza mentale, che i problemi di circolazione e respirazione.
Camminare nei boschi ti permette di entrare in uno stato di relax psichico e fisico, inoltre attiva il tuo sistema immunitario: dopo la passeggiata, il tuo corpo sarà più calmo e forte, dimentica le noiose gite domenicali e scopri i benefici della foresta.
- l’aria del bosco è un balsamo per le vie respiratorie. Il motivo è chiaro: quanto più ti addentri in una foresta e ti allontani dalla città, quanto più l’aria è pulita. Il carico di polveri fini è inferiore, mentre la quantità di ossigeno è più elevata. Il nostro corpo lo nota subito: l’aria più salubre del bosco migliora l’elasticità dei vasi sanguigni e la capacità polmonare. Inoltre, la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca diminuiscono.
- l’attività fisica all’aria aperta è sempre un buon modo per rafforzare le difese immunitarie. Nel caso delle camminate nel bosco, questo effetto è raddoppiato: gli stessi ricercatori che avevano piantato gli alberi hanno continuato i loro studi e hanno scoperto che l’aria del bosco può aumentare in modo misurabile le cellule immunitarie attive. Ciò è dovuto ai terpeni, una sostanza rilasciata dalle piante per proteggersi dai parassiti. I ricercatori hanno diviso gli oggetti di studio in due gruppi: il primo dormiva in camere di hotel in cui l’aria era arricchita di terpeni, mentre il secondo respirava l’aria normale. Il giorno successivo, è stato misurato un aumento del numero di cellule immunitarie attive nelle persone del primo gruppo. I ricercatori hanno quindi avanzato la tesi che due giorni interi di aria di bosco al mese possono influire positivamente sul sistema immunitario.
- camminare nei boschi attiva il metabolismo. Sicuramente questo vale per qualsiasi tipo di attività fisica, tuttavia l’elevata quantità di ossigeno dell’aria del bosco dà una spinta in più al tuo metabolismo. Inoltre, camminare nella natura ti permette di bruciare molte più calorie di quante pensi. Gli studiosi dell’Università dello Sport di Colonia hanno scoperto che su distanze inferiori a 5 chilometri una passeggiata ha la stessa efficacia di una corsa – semplicemente perché fai circa il doppio dei passi. Assicurati però che la camminata nel bosco non diventi un allenamento, altrimenti non avrà più lo stesso effetto rilassante.
- camminare nei boschi riduce gli ormoni dello stress. Gli ormoni dello stress ci permettono di essere produttivi quando siamo sotto pressione. Tuttavia un livello di cortisolo costantemente elevato si può ripercuotere negativamente sulla nostra salute. I ricercatori hanno scoperto che le passeggiate nei boschi riducono gli ormoni dello stress e favoriscono il buonumore. Il corpo produce le endorfine e l’ormone della felicità serotonina.
Uno dei motivi per amare l'autunno sono i suoi inconfondibili colori, e neanche i più accaniti estimatori dell'estate, i refrattari alle temperature in calo e ai pomeriggi sempre più brevi, sono immuni al fascino del foliage.
In autunno la natura raggiunge uno dei suoi massimi momenti d'espressione. Protagoniste, le foglie: dall'esplosione del rosso intenso degli aceri e dei ciliegi selvatici alle brillanti tonalità di giallo, ocra e arancione, mescolate ai toni marroni dei faggi e delle antiche querce, gli alberi creano giochi di colori e di luce, trasformando i boschi in paesaggi magici.
Ogni anno, da ottobre fino ai primi giorni dell’inverno, passeggiare nei boschi per immergersi in atmosfere poetiche tra splendidi paesaggi diventa una pratica fitness che coniuga attività fisica a benessere spirituale.
L’attività fisica consapevole nel bosco attiva il sistema nervoso parasimpatico, ovvero una parte del sistema nervoso vegetativo che regola il battito cardiaco, la respirazione e la digestione. Inoltre, stimola il metabolismo e favorisce la rigenerazione del corpo. Noto in Occidente come “forest bathing” (“bagno nella foresta”), in Giappone lo “shinrin yoku” è parte integrante delle terapie per curare sia la sofferenza mentale, che i problemi di circolazione e respirazione.
Camminare nei boschi ti permette di entrare in uno stato di relax psichico e fisico, inoltre attiva il tuo sistema immunitario: dopo la passeggiata, il tuo corpo sarà più calmo e forte, dimentica le noiose gite domenicali e scopri i benefici della foresta.
- l’aria del bosco è un balsamo per le vie respiratorie. Il motivo è chiaro: quanto più ti addentri in una foresta e ti allontani dalla città, quanto più l’aria è pulita. Il carico di polveri fini è inferiore, mentre la quantità di ossigeno è più elevata. Il nostro corpo lo nota subito: l’aria più salubre del bosco migliora l’elasticità dei vasi sanguigni e la capacità polmonare. Inoltre, la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca diminuiscono.
- l’attività fisica all’aria aperta è sempre un buon modo per rafforzare le difese immunitarie. Nel caso delle camminate nel bosco, questo effetto è raddoppiato: gli stessi ricercatori che avevano piantato gli alberi hanno continuato i loro studi e hanno scoperto che l’aria del bosco può aumentare in modo misurabile le cellule immunitarie attive. Ciò è dovuto ai terpeni, una sostanza rilasciata dalle piante per proteggersi dai parassiti. I ricercatori hanno diviso gli oggetti di studio in due gruppi: il primo dormiva in camere di hotel in cui l’aria era arricchita di terpeni, mentre il secondo respirava l’aria normale. Il giorno successivo, è stato misurato un aumento del numero di cellule immunitarie attive nelle persone del primo gruppo. I ricercatori hanno quindi avanzato la tesi che due giorni interi di aria di bosco al mese possono influire positivamente sul sistema immunitario.
- camminare nei boschi attiva il metabolismo. Sicuramente questo vale per qualsiasi tipo di attività fisica, tuttavia l’elevata quantità di ossigeno dell’aria del bosco dà una spinta in più al tuo metabolismo. Inoltre, camminare nella natura ti permette di bruciare molte più calorie di quante pensi. Gli studiosi dell’Università dello Sport di Colonia hanno scoperto che su distanze inferiori a 5 chilometri una passeggiata ha la stessa efficacia di una corsa – semplicemente perché fai circa il doppio dei passi. Assicurati però che la camminata nel bosco non diventi un allenamento, altrimenti non avrà più lo stesso effetto rilassante.
- camminare nei boschi riduce gli ormoni dello stress. Gli ormoni dello stress ci permettono di essere produttivi quando siamo sotto pressione. Tuttavia un livello di cortisolo costantemente elevato si può ripercuotere negativamente sulla nostra salute. I ricercatori hanno scoperto che le passeggiate nei boschi riducono gli ormoni dello stress e favoriscono il buonumore. Il corpo produce le endorfine e l’ormone della felicità serotonina.
Venerdì 7 ottobre 22
Conoscevi il "principio di Pareto"?
É noto anche come la regola dell’ 80/20 e afferma che l’80% dei risultati proviene dal 20% delle azioni; questo principio si è dimostrato molto efficace nel prevedere eventi statistici a livello economico e sociale, infatti, può essere utilizzato come uno strumento per renderci più efficienti, analizzando cosa ci fa perdere tempo e riducendolo o eliminandolo dalla nostra routine.
Messo in termini ancora più semplici, il principio di Pareto sostiene che la maggior parte di ciò che si otterrà verrà da una minima quantità di azioni durante la giornata, o semplicemente: less is more.
La "verità universale" del principio di Pareto, anche se non necessariamente rappresentata dal rapporto 80/20, è un principio con cui viviamo quotidianamente, un modello che inconsciamente guida le nostre scelte. Pensa ai vestiti che hai rispetto a quelli che indossi: quante volte ti metti la stessa camicia o giacca rispetto alle altre che tieni in armadio?
Potremmo fare innumerevoli altri esempi, come il numero di persone che conosci rispetto al numero di persone che frequenti, o il numero di applicazioni che hai sul tuo telefono rispetto al numero di applicazioni che effettivamente usi, e così via.
Tutte queste informazioni sono estremamente interessanti: ma perché il principio di Pareto può migliorare la tua routine quotidiana?
Esso può essere visto come uno strumento molto utile per renderti più efficace e farti risparmiare molto tempo.
E' importante sottolineare che il principio di Pareto non è una scorciatoia per fare di meno: piuttosto, ciò che la regola 80/20 afferma è che concentrandosi su quelle azioni che danno i maggiori risultati e riducendo o delegando quelle che non lo fanno, è possibile moltiplicare la propria produttività complessiva.
Quello che devi fare è analizzare una giornata media e annotare cosa fai, il risultato di ogni attività, quanto sia importante questo risultato e quanto tempo ci vuole per completare ciascuna attività. L'importante è essere onesti con se stessi e identificare cosa ti fa perdere tempo, perché, e se è necessario per ottenere un risultato migliore.
Va da sé che il principio di Pareto ha una grande eco nello sport e nell'allenamento. In questo ambito, la regola 80/20 assume questa forma: l'80% dei risultati del nostro allenamento proviene dal 205 del tempo che passiamo in palestra.
Questa teoria ha guadagnato un notevole interesse nell'ambiente fitness, dove le persone chiedono programmi di allenamento più efficienti in termini di tempo con risultati uguali o migliori. Ciò non deve sorprendere, dato che le persone hanno meno tempo libero e quindi non possono permettersi di dedicare lo stesso tempo di prima per la stessa attività. Per contrastare questo fenomeno, sono nati programmi d’allenamento specifici come l’HIIT (High-Intensity Interval Training), di gran lunga il più popolare. Questi formati sono progettati per ottenere la miglior resa possibile dal proprio allenamento nel minor tempo possibile. Ma è possibile applicare il principio di Pareto in molti altri modi, purché si mantenga una mentalità da 80/20. Quindi, scopri cosa ti dà i migliori risultati e aggiungine di più alla tua routine al contrario, o riduci o elimina completamente quegli esercizi o azioni che non ti danno alcun beneficio.
Vedrai che se rimarrai fedele ai tuoi obiettivi, moltiplicherai gli effetti del tuo allenamento ed avrai qualche momento in più per ammirare i risultati del tuo lavoro.
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Conoscevi il "principio di Pareto"?
É noto anche come la regola dell’ 80/20 e afferma che l’80% dei risultati proviene dal 20% delle azioni; questo principio si è dimostrato molto efficace nel prevedere eventi statistici a livello economico e sociale, infatti, può essere utilizzato come uno strumento per renderci più efficienti, analizzando cosa ci fa perdere tempo e riducendolo o eliminandolo dalla nostra routine.
Messo in termini ancora più semplici, il principio di Pareto sostiene che la maggior parte di ciò che si otterrà verrà da una minima quantità di azioni durante la giornata, o semplicemente: less is more.
La "verità universale" del principio di Pareto, anche se non necessariamente rappresentata dal rapporto 80/20, è un principio con cui viviamo quotidianamente, un modello che inconsciamente guida le nostre scelte. Pensa ai vestiti che hai rispetto a quelli che indossi: quante volte ti metti la stessa camicia o giacca rispetto alle altre che tieni in armadio?
Potremmo fare innumerevoli altri esempi, come il numero di persone che conosci rispetto al numero di persone che frequenti, o il numero di applicazioni che hai sul tuo telefono rispetto al numero di applicazioni che effettivamente usi, e così via.
Tutte queste informazioni sono estremamente interessanti: ma perché il principio di Pareto può migliorare la tua routine quotidiana?
Esso può essere visto come uno strumento molto utile per renderti più efficace e farti risparmiare molto tempo.
E' importante sottolineare che il principio di Pareto non è una scorciatoia per fare di meno: piuttosto, ciò che la regola 80/20 afferma è che concentrandosi su quelle azioni che danno i maggiori risultati e riducendo o delegando quelle che non lo fanno, è possibile moltiplicare la propria produttività complessiva.
Quello che devi fare è analizzare una giornata media e annotare cosa fai, il risultato di ogni attività, quanto sia importante questo risultato e quanto tempo ci vuole per completare ciascuna attività. L'importante è essere onesti con se stessi e identificare cosa ti fa perdere tempo, perché, e se è necessario per ottenere un risultato migliore.
Va da sé che il principio di Pareto ha una grande eco nello sport e nell'allenamento. In questo ambito, la regola 80/20 assume questa forma: l'80% dei risultati del nostro allenamento proviene dal 205 del tempo che passiamo in palestra.
Questa teoria ha guadagnato un notevole interesse nell'ambiente fitness, dove le persone chiedono programmi di allenamento più efficienti in termini di tempo con risultati uguali o migliori. Ciò non deve sorprendere, dato che le persone hanno meno tempo libero e quindi non possono permettersi di dedicare lo stesso tempo di prima per la stessa attività. Per contrastare questo fenomeno, sono nati programmi d’allenamento specifici come l’HIIT (High-Intensity Interval Training), di gran lunga il più popolare. Questi formati sono progettati per ottenere la miglior resa possibile dal proprio allenamento nel minor tempo possibile. Ma è possibile applicare il principio di Pareto in molti altri modi, purché si mantenga una mentalità da 80/20. Quindi, scopri cosa ti dà i migliori risultati e aggiungine di più alla tua routine al contrario, o riduci o elimina completamente quegli esercizi o azioni che non ti danno alcun beneficio.
Vedrai che se rimarrai fedele ai tuoi obiettivi, moltiplicherai gli effetti del tuo allenamento ed avrai qualche momento in più per ammirare i risultati del tuo lavoro.
fonte: web
Venerdì 30 settembre 22
Come cambia la nutrizione sportiva dai mesi caldi ai mesi freddi?
L’arrivo della stagione autunnale segna un grande momento di cambiamento. Si può pensare all’autunno come a una stagione di transizione che dalla calda estate ci accompagna, più o meno gradualmente, verso la stagione fredda, quella cioè invernale. La natura diventa maestra e ci insegna l’arte del cambiamento: sta a noi la capacità di saperci adattare.
Una serie di eventi che a livello pratico si traducono con modificazioni fisiologiche, cioè del tutto naturali, a livello psicologico e sul piano fisico delle energie. A tal punto che qualcuno definisce l’autunno non tanto una stagione quanto uno stato d’animo. L’autunno, infatti, è il momento ideale per tenere conto di ciò che abbiamo fatto – una sorta di bilancio della prima parte d’anno - di ciò che non abbiamo fatto e di ciò che vorremmo fare il prossimo.
La Piramide del Wellness Lifestyle è una guida visuale sviluppata da Wellness Foundation in collaborazione con il Dipartimento Ricerca e Sviluppo di Technogym, che dettaglia in un semplice grafico tutte le componenti che concorrono al raggiungimento del benessere psico-fisico attraverso tre drive principali: movimento, alimentazione e, appunto, approccio mentale. Se alimentazione ed esercizio fisico aumentano in quantità e complessità, la piramide propone il corretto dosaggio complementare di movimento e alimentazione nell’arco di una settimana-tipo: da ciò che occorre praticare o assumere più di frequente, fino a ciò che è utile, ma serve in misura minore. L’approccio mentale è necessario per una vita equilibrata a base di esercizio fisico costante e corretta nutrizione.
Facciamo un esempio: cosa mangiare quando cambia la stagione?
Garantisci a te stesso nella cena una fonte di carboidrati come ad esempio riso basmati, integrale o farro, orzo o un loro mix. E, se lo desideriamo, un pezzettino di cioccolato fondente che stimolerà la serotonina con un impatto positivo quindi sulla melatonina, l’ormone del sonno. Un’alimentazione troppo povera di carboidrati può ridurre la qualità del sonno per via dell’aumento dei livelli di cortisolo. Carboidrati ma anche proteine: un corretto apporto di proteine nella cena migliora la qualità del sonno. Tra queste, per esempio, la carne di pollo può rivelarsi una scelta positiva in quanto è un alimento ricco in triptofano, aminoacido utilizzato dall’organismo per la sintesi di serotonina e melatonina, in grado di aumentare la qualità del sonno. Anche i grassi poi dovranno essere quelli vantaggiosi alla salute: una cena ricca saturi in grassi diminuisce il tempo totale del sonno. L’olio extravergine di oliva, ricco prevalentemente di acidi grassi polinsaturi, è ideale per i condimenti, e pertanto rimane sempre un’ottima scelta. Ovviamente nelle opportune quantità.
fonte: web
Come cambia la nutrizione sportiva dai mesi caldi ai mesi freddi?
L’arrivo della stagione autunnale segna un grande momento di cambiamento. Si può pensare all’autunno come a una stagione di transizione che dalla calda estate ci accompagna, più o meno gradualmente, verso la stagione fredda, quella cioè invernale. La natura diventa maestra e ci insegna l’arte del cambiamento: sta a noi la capacità di saperci adattare.
Una serie di eventi che a livello pratico si traducono con modificazioni fisiologiche, cioè del tutto naturali, a livello psicologico e sul piano fisico delle energie. A tal punto che qualcuno definisce l’autunno non tanto una stagione quanto uno stato d’animo. L’autunno, infatti, è il momento ideale per tenere conto di ciò che abbiamo fatto – una sorta di bilancio della prima parte d’anno - di ciò che non abbiamo fatto e di ciò che vorremmo fare il prossimo.
La Piramide del Wellness Lifestyle è una guida visuale sviluppata da Wellness Foundation in collaborazione con il Dipartimento Ricerca e Sviluppo di Technogym, che dettaglia in un semplice grafico tutte le componenti che concorrono al raggiungimento del benessere psico-fisico attraverso tre drive principali: movimento, alimentazione e, appunto, approccio mentale. Se alimentazione ed esercizio fisico aumentano in quantità e complessità, la piramide propone il corretto dosaggio complementare di movimento e alimentazione nell’arco di una settimana-tipo: da ciò che occorre praticare o assumere più di frequente, fino a ciò che è utile, ma serve in misura minore. L’approccio mentale è necessario per una vita equilibrata a base di esercizio fisico costante e corretta nutrizione.
Facciamo un esempio: cosa mangiare quando cambia la stagione?
Garantisci a te stesso nella cena una fonte di carboidrati come ad esempio riso basmati, integrale o farro, orzo o un loro mix. E, se lo desideriamo, un pezzettino di cioccolato fondente che stimolerà la serotonina con un impatto positivo quindi sulla melatonina, l’ormone del sonno. Un’alimentazione troppo povera di carboidrati può ridurre la qualità del sonno per via dell’aumento dei livelli di cortisolo. Carboidrati ma anche proteine: un corretto apporto di proteine nella cena migliora la qualità del sonno. Tra queste, per esempio, la carne di pollo può rivelarsi una scelta positiva in quanto è un alimento ricco in triptofano, aminoacido utilizzato dall’organismo per la sintesi di serotonina e melatonina, in grado di aumentare la qualità del sonno. Anche i grassi poi dovranno essere quelli vantaggiosi alla salute: una cena ricca saturi in grassi diminuisce il tempo totale del sonno. L’olio extravergine di oliva, ricco prevalentemente di acidi grassi polinsaturi, è ideale per i condimenti, e pertanto rimane sempre un’ottima scelta. Ovviamente nelle opportune quantità.
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Venerdì 23 settembre 22
L’estate è finita e si profila all'orizzonte il tanto temuto cambio di stagione, a cui abitualmente attribuiamo la responsabilità di una nutrita serie di malesseri: insonnia, irritabilità, mal di testa, problemi digestivi, ma anche irregolarità del ciclo mestruale per le donne, salute cagionevole, influenze etc. Tra tutti questi sintomi, alcuni sono effettivamente prodotti dalla transizione tra l’estate e l’autunno, che comporta un affaticamento dell’organismo, costretto ad adattarsi a cambiamenti che diamo per scontati ma che influenzano più di quanto immaginiamo il nostro equilibrio generale.
L’arrivo dell’autunno porta con sé giornate più brevi, temperature che si abbassano e le prime piogge. Il fattore che forse influisce maggiormente sullo stato del nostro organismo è la progressiva riduzione delle ore di luce, un cambiamento che impatta sull'umore, rendendoci più soggetti a lievi stati di ansia e malinconia. L’influenza del sole è riscontrabile anche a livello fisico, perché i raggi UV stimolano la produzione di vitamina D, utile alle ossa e in grado di ridurre l'incidenza del cancro; la luce del sole stimola anche la produzione di serotonina, aiuta il rilassamento muscolare e regolarizza i ritmi biologici. Per questo, anche quando le giornate diventano più brevi, è importante trascorrere del tempo all'aria aperta e fare "scorta" di luce, un bottino che permette al corpo di produrre melanina durante la notte, migliorando la qualità del sonno e agendo direttamente sull'equilibrio ormonale.
I cambiamenti meteorologici, le variazioni di temperatura e di luce agiscono anche sul sistema immunitario, mettendolo alla prova. Non è infrequente manifestare sintomi di raffreddamento o influenze, che rappresentano i tipici "malanni stagionali", a cui si aggiungono una spossatezza prolungata e un senso di apatia, molto comuni in questi momenti dell’anno. Si tratta infatti della risposta che il nostro corpo dà alle sollecitazioni ricevute dall'esterno, quando l’ambiente gli richiede uno sforzo di adattamento.
Con il passaggio dall'estate all'autunno, il nostro corpo ci fa delle richieste molto chiare, ma non bisogna trascurare i segnali che ci invia la psiche. Il benessere psicofisico si ottiene quando corpo e mente sono entrambi in salute e in equilibrio e, per questo, l’approccio migliore al cambio di stagione prevede il prendersi cura dell’intero organismo.
Gli studiosi hanno stabilito che la SAD o Seasonal affective disorder, il disturbo che causa affaticamento, scarsa capacità di concentrazione, nausea, rallentamento psicomotorio, irritabilità e calo del desiderio, in relazione ai cambi di stagione, è una sindrome molto comune.
Riconoscere gli stati d’animo e le emozioni è un buon modo per rimanere in contatto con sé stessi e valutare il proprio benessere generale, così da potersi attivare e porre rimedio ai disagi che si avvertono. Dedicarsi ad attività che procurano benessere, che possono spaziare in ambiti molto diversi – a partire dal giardinaggio per arrivare alla visite culturali – , alternandole al regolare esercizio fisico in palestra e all'aria aperta, è uno dei modi migliori per affrontare il cambio di stagione. Un modo molto concreto per sconfiggere l’apatia e il cattivo umore prendendosi cura di sé.
fonte: web
L’estate è finita e si profila all'orizzonte il tanto temuto cambio di stagione, a cui abitualmente attribuiamo la responsabilità di una nutrita serie di malesseri: insonnia, irritabilità, mal di testa, problemi digestivi, ma anche irregolarità del ciclo mestruale per le donne, salute cagionevole, influenze etc. Tra tutti questi sintomi, alcuni sono effettivamente prodotti dalla transizione tra l’estate e l’autunno, che comporta un affaticamento dell’organismo, costretto ad adattarsi a cambiamenti che diamo per scontati ma che influenzano più di quanto immaginiamo il nostro equilibrio generale.
L’arrivo dell’autunno porta con sé giornate più brevi, temperature che si abbassano e le prime piogge. Il fattore che forse influisce maggiormente sullo stato del nostro organismo è la progressiva riduzione delle ore di luce, un cambiamento che impatta sull'umore, rendendoci più soggetti a lievi stati di ansia e malinconia. L’influenza del sole è riscontrabile anche a livello fisico, perché i raggi UV stimolano la produzione di vitamina D, utile alle ossa e in grado di ridurre l'incidenza del cancro; la luce del sole stimola anche la produzione di serotonina, aiuta il rilassamento muscolare e regolarizza i ritmi biologici. Per questo, anche quando le giornate diventano più brevi, è importante trascorrere del tempo all'aria aperta e fare "scorta" di luce, un bottino che permette al corpo di produrre melanina durante la notte, migliorando la qualità del sonno e agendo direttamente sull'equilibrio ormonale.
I cambiamenti meteorologici, le variazioni di temperatura e di luce agiscono anche sul sistema immunitario, mettendolo alla prova. Non è infrequente manifestare sintomi di raffreddamento o influenze, che rappresentano i tipici "malanni stagionali", a cui si aggiungono una spossatezza prolungata e un senso di apatia, molto comuni in questi momenti dell’anno. Si tratta infatti della risposta che il nostro corpo dà alle sollecitazioni ricevute dall'esterno, quando l’ambiente gli richiede uno sforzo di adattamento.
Con il passaggio dall'estate all'autunno, il nostro corpo ci fa delle richieste molto chiare, ma non bisogna trascurare i segnali che ci invia la psiche. Il benessere psicofisico si ottiene quando corpo e mente sono entrambi in salute e in equilibrio e, per questo, l’approccio migliore al cambio di stagione prevede il prendersi cura dell’intero organismo.
Gli studiosi hanno stabilito che la SAD o Seasonal affective disorder, il disturbo che causa affaticamento, scarsa capacità di concentrazione, nausea, rallentamento psicomotorio, irritabilità e calo del desiderio, in relazione ai cambi di stagione, è una sindrome molto comune.
Riconoscere gli stati d’animo e le emozioni è un buon modo per rimanere in contatto con sé stessi e valutare il proprio benessere generale, così da potersi attivare e porre rimedio ai disagi che si avvertono. Dedicarsi ad attività che procurano benessere, che possono spaziare in ambiti molto diversi – a partire dal giardinaggio per arrivare alla visite culturali – , alternandole al regolare esercizio fisico in palestra e all'aria aperta, è uno dei modi migliori per affrontare il cambio di stagione. Un modo molto concreto per sconfiggere l’apatia e il cattivo umore prendendosi cura di sé.
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Venerdì 16 settembre 22
I benefici apportati dall'esercizio fisico sono numerosi, non solo a livello fisico ma anche mentale. Scopriamo insieme il potere che un’attività fisica regolare ha sul nostro cervello. La Dot.ssa Wendy Suzuki, neuroscienziata e relatrice di TED, si è imbattuta in un'incredibile svolta nel suo lavoro grazie ad un esperimento condotto con l’obiettivo di scoprire se l'esercizio fisico può cambiare il nostro cervello. Poiché negli ultimi tempi era diventata infelice e aveva acquisito peso, la Dott.ssa Suzuki si è immersa nell'esercizio fisico in tutte le sue discipline, dallo yoga alla kickboxing. Dopo aver sperimentato come ci si sente più energici dopo un allenamento e come la sua memoria a lungo termine sia migliorata, le è sembrato subito evidente che ci fosse un legame. L’umore e l’attenzione migliorano, l’energia e la memoria aumentano: la conclusione della Dott.ssa Suzuki è che "l'esercizio fisico è il fattore in grado di trasformare maggiormente il nostro cervello." Prima di approfondire i principali effetti dell'esercizio fisico sul cervello, dobbiamo conoscere le sue due parti fondamentali: l'ippocampo, una struttura fondamentale per la sua capacità di formare e conservare nuovi ricordi a lungo termine di fatti ed eventi; la corteccia prefrontale, indispensabile per il processo decisionale, la concentrazione, l'attenzione e la personalità.
Effetti immediati dell'esercizio fisico sul cervello
Le ricerche suggeriscono che un solo allenamento aumenta i livelli di dopamina e serotonina, migliorando la capacità di concentrazione fino a due ore dopo l'allenamento. Tuttavia, questi effetti sono inizialmente transitori: per ottenere un beneficio duraturo è necessario aumentare la funzione cardiorespiratoria. Solo allora l'ippocampo produce nuove cellule cerebrali e aumenta di dimensione, migliorando la memoria a lungo termine. Se si vogliono ottenere benefici a lungo termine, occorre svolgere attività fisica a lungo termine.
Miglioramento dell'attenzione
Gli effetti a lungo termine dell'esercizio fisico sul cervello comprendono il miglioramento della funzione di attenzione e dell'umore, che si protrae nel tempo grazie all'aumento della funzione della corteccia prefrontale.
Effetti protettivi dell'esercizio fisico
Il terzo beneficio principale è la protezione a lungo termine del cervello. La corteccia prefrontale e l'ippocampo sono le due aree cerebrali più soggette al declino cognitivo con l'avanzare dell'età, quindi è essenziale che siano il più possibile forti e robuste. L'aumento delle dimensioni e della forza di queste aree, stimolato attraverso l'esercizio fisico, non impedirà l'insorgere dell'Alzheimer o la guarigione della demenza, ma ci darà la possibilità di lottare contro questi fenomeni quando e se si verificheranno.
Sicuramente ci vorrà una notevole quantità di esercizio fisico per modificare effettivamente le funzioni cerebrali e condurre una vita più sana. Suzuki prescrive 30 minuti, tre o quattro volte alla settimana. Si spera che, con il tempo, si comprenda a pieno quale sia l'attività fisica ottimale in base all'età, al livello di forma fisica e al background genetico, ma per ora questa è la regola generale.
L'aspetto affascinante della ricerca della Dott.ssa Suzuki è che il cervello può sviluppare adattamenti a lungo termine per vivere una vita più felice e più sana fin dalle prime fasi del percorso fitness, che darà poi i suoi frutti per il resto della vita.
fonte: web
I benefici apportati dall'esercizio fisico sono numerosi, non solo a livello fisico ma anche mentale. Scopriamo insieme il potere che un’attività fisica regolare ha sul nostro cervello. La Dot.ssa Wendy Suzuki, neuroscienziata e relatrice di TED, si è imbattuta in un'incredibile svolta nel suo lavoro grazie ad un esperimento condotto con l’obiettivo di scoprire se l'esercizio fisico può cambiare il nostro cervello. Poiché negli ultimi tempi era diventata infelice e aveva acquisito peso, la Dott.ssa Suzuki si è immersa nell'esercizio fisico in tutte le sue discipline, dallo yoga alla kickboxing. Dopo aver sperimentato come ci si sente più energici dopo un allenamento e come la sua memoria a lungo termine sia migliorata, le è sembrato subito evidente che ci fosse un legame. L’umore e l’attenzione migliorano, l’energia e la memoria aumentano: la conclusione della Dott.ssa Suzuki è che "l'esercizio fisico è il fattore in grado di trasformare maggiormente il nostro cervello." Prima di approfondire i principali effetti dell'esercizio fisico sul cervello, dobbiamo conoscere le sue due parti fondamentali: l'ippocampo, una struttura fondamentale per la sua capacità di formare e conservare nuovi ricordi a lungo termine di fatti ed eventi; la corteccia prefrontale, indispensabile per il processo decisionale, la concentrazione, l'attenzione e la personalità.
Effetti immediati dell'esercizio fisico sul cervello
Le ricerche suggeriscono che un solo allenamento aumenta i livelli di dopamina e serotonina, migliorando la capacità di concentrazione fino a due ore dopo l'allenamento. Tuttavia, questi effetti sono inizialmente transitori: per ottenere un beneficio duraturo è necessario aumentare la funzione cardiorespiratoria. Solo allora l'ippocampo produce nuove cellule cerebrali e aumenta di dimensione, migliorando la memoria a lungo termine. Se si vogliono ottenere benefici a lungo termine, occorre svolgere attività fisica a lungo termine.
Miglioramento dell'attenzione
Gli effetti a lungo termine dell'esercizio fisico sul cervello comprendono il miglioramento della funzione di attenzione e dell'umore, che si protrae nel tempo grazie all'aumento della funzione della corteccia prefrontale.
Effetti protettivi dell'esercizio fisico
Il terzo beneficio principale è la protezione a lungo termine del cervello. La corteccia prefrontale e l'ippocampo sono le due aree cerebrali più soggette al declino cognitivo con l'avanzare dell'età, quindi è essenziale che siano il più possibile forti e robuste. L'aumento delle dimensioni e della forza di queste aree, stimolato attraverso l'esercizio fisico, non impedirà l'insorgere dell'Alzheimer o la guarigione della demenza, ma ci darà la possibilità di lottare contro questi fenomeni quando e se si verificheranno.
Sicuramente ci vorrà una notevole quantità di esercizio fisico per modificare effettivamente le funzioni cerebrali e condurre una vita più sana. Suzuki prescrive 30 minuti, tre o quattro volte alla settimana. Si spera che, con il tempo, si comprenda a pieno quale sia l'attività fisica ottimale in base all'età, al livello di forma fisica e al background genetico, ma per ora questa è la regola generale.
L'aspetto affascinante della ricerca della Dott.ssa Suzuki è che il cervello può sviluppare adattamenti a lungo termine per vivere una vita più felice e più sana fin dalle prime fasi del percorso fitness, che darà poi i suoi frutti per il resto della vita.
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Venerdì 9 settembre 22
Un percorso di fitness di successo non è fatto solo di interminabili sessioni di allenamento in palestra: un'organizzazione strutturata e la giusta preparazione mentale sono importanti tanto quanto il sollevamento pesi e la corsa sul tapis roulant.
L’importante, quindi, è seguire principi guida efficaci che ci aiutino a condurre una vita sana e ci suggeriscano da dove cominciare per avviare il nostro percorso fitness, senza correre rischi.
Ciò che funziona per una persona può essere completamente diverso da ciò che funziona per un'altra. Se si vuole intraprendere un nuovo percorso in ambito fitness, il procedimento migliore da adottare è quello di partire da un obiettivo ampio e poi restringerlo.
Per iniziare, sarà utile concentrarsi sull'evitare 3 fra gli errori più comuni.
Non avere un piano strutturato
Nei primi periodi in cui ci si reca in palestra, si ha la possibilità di fare il massimo dei progressi in poco tempo, perché è una prassi nuova. Tuttavia, il rischio iniziale è anche quello di muoversi a vuoto tra gli attrezzi, senza avere il coraggio di avventurarsi oltre. Seguire un piano ben strutturato renderà le tue sessioni fitness efficienti in termini di tempo e fatica. Oltre a questo, assicurerà che il lavoro svolto in quell'ora corrisponda all’obiettivo finale e ti permetterà di ottenere maggiori risultati anche per quanto riguarda l'aspetto fisico e le sensazioni provate.
Fare troppo e troppo in fretta
È fantastico l'impegno che dedichi al tuo percorso fitness, ma attenzione a non incappare nel pericolo opposto, quello del "troppo allenamento". Qualsiasi regime di allenamento ben programmato terrà conto del riposo, fondamentale tanto quanto le sessioni fitness stesse.
Chi va piano, va sano e va lontano: i risultati richiedono tempo per essere raggiunti, e volerlo fare troppo velocemente può portare a rischi come infortuni. Per un successo a lungo termine sarebbe preferibile dosare i propri allenamenti e renderli efficaci. Chiediti: qual è il minimo che posso fare per ottenere i massimi risultati?
Cercare di fare tutto da soli, senza chiedere aiuto
Uno studio condotto su 2000 adulti ha rilevato che il 25% ha ammesso di non sapere cosa sta facendo in palestra. Un altro 23% ha dichiarato di essere troppo imbarazzato per usare le attrezzature.
La palestra non deve essere vista come un luogo in cui sentirsi a disagio, perché l'unica differenza tra te e le persone che sembrano avere consapevolezza di cosa stanno facendo è che hanno iniziato prima: siamo stati tutti principianti una volta. I primi periodi sono quelli in cui si iniziano a raccogliere grandi frutti, quindi il tempo trascorso nell'incertezza è tempo sprecato. Il modo migliore per iniziare è quello di trovare un amico con il quale condividere gli allenamenti; in questo modo, si può prendere confidenza con la palestra, sentirsi a proprio agio e imparare come funzionano le cose.
Infine, sfrutta al massimo l'aiuto offerto dalla palestra, che si tratti di una sessione di prova gratuita, di un tour o di una lezione con un personal trainer. Una volta che si sa cosa si vuole ottenere, è il momento di trovare un programma adatto da seguire. Se sei aperto all'aiuto e abbastanza curioso da fare domande, non potrai sbagliare.
fonte: web
Un percorso di fitness di successo non è fatto solo di interminabili sessioni di allenamento in palestra: un'organizzazione strutturata e la giusta preparazione mentale sono importanti tanto quanto il sollevamento pesi e la corsa sul tapis roulant.
L’importante, quindi, è seguire principi guida efficaci che ci aiutino a condurre una vita sana e ci suggeriscano da dove cominciare per avviare il nostro percorso fitness, senza correre rischi.
Ciò che funziona per una persona può essere completamente diverso da ciò che funziona per un'altra. Se si vuole intraprendere un nuovo percorso in ambito fitness, il procedimento migliore da adottare è quello di partire da un obiettivo ampio e poi restringerlo.
Per iniziare, sarà utile concentrarsi sull'evitare 3 fra gli errori più comuni.
Non avere un piano strutturato
Nei primi periodi in cui ci si reca in palestra, si ha la possibilità di fare il massimo dei progressi in poco tempo, perché è una prassi nuova. Tuttavia, il rischio iniziale è anche quello di muoversi a vuoto tra gli attrezzi, senza avere il coraggio di avventurarsi oltre. Seguire un piano ben strutturato renderà le tue sessioni fitness efficienti in termini di tempo e fatica. Oltre a questo, assicurerà che il lavoro svolto in quell'ora corrisponda all’obiettivo finale e ti permetterà di ottenere maggiori risultati anche per quanto riguarda l'aspetto fisico e le sensazioni provate.
Fare troppo e troppo in fretta
È fantastico l'impegno che dedichi al tuo percorso fitness, ma attenzione a non incappare nel pericolo opposto, quello del "troppo allenamento". Qualsiasi regime di allenamento ben programmato terrà conto del riposo, fondamentale tanto quanto le sessioni fitness stesse.
Chi va piano, va sano e va lontano: i risultati richiedono tempo per essere raggiunti, e volerlo fare troppo velocemente può portare a rischi come infortuni. Per un successo a lungo termine sarebbe preferibile dosare i propri allenamenti e renderli efficaci. Chiediti: qual è il minimo che posso fare per ottenere i massimi risultati?
Cercare di fare tutto da soli, senza chiedere aiuto
Uno studio condotto su 2000 adulti ha rilevato che il 25% ha ammesso di non sapere cosa sta facendo in palestra. Un altro 23% ha dichiarato di essere troppo imbarazzato per usare le attrezzature.
La palestra non deve essere vista come un luogo in cui sentirsi a disagio, perché l'unica differenza tra te e le persone che sembrano avere consapevolezza di cosa stanno facendo è che hanno iniziato prima: siamo stati tutti principianti una volta. I primi periodi sono quelli in cui si iniziano a raccogliere grandi frutti, quindi il tempo trascorso nell'incertezza è tempo sprecato. Il modo migliore per iniziare è quello di trovare un amico con il quale condividere gli allenamenti; in questo modo, si può prendere confidenza con la palestra, sentirsi a proprio agio e imparare come funzionano le cose.
Infine, sfrutta al massimo l'aiuto offerto dalla palestra, che si tratti di una sessione di prova gratuita, di un tour o di una lezione con un personal trainer. Una volta che si sa cosa si vuole ottenere, è il momento di trovare un programma adatto da seguire. Se sei aperto all'aiuto e abbastanza curioso da fare domande, non potrai sbagliare.
fonte: web
Venerdì 2 settembre 22
Conosciuta anche come post-vacation blues, la sindrome da rientro vacanze è una vera e propria condizione di malessere fisico e psicologico, che si manifesta in soggetti di tutte le età alla ripresa dei normali ritmi di vita. Sebbene passeggeri e destinati a scomparire nell’arco di pochi giorni, i sintomi da rientro possono rendere difficile e stressante lo svolgimento delle attività quotidiane. Vediamo quindi come si manifestano e quali accorgimenti adottare per gestirli serenamente.
Spossatezza, affaticamento, mancanza di concentrazione, sonnolenza, ma anche irritabilità, ansia, tristezza ed emicranie sono tra gli effetti indesiderati più comuni al termine delle ferie. Staccare la spina e rallentare i ritmi frenetici del quotidiano, per poi ritrovarsi catapultati tra impegni e scadenze con un pesante senso di responsabilità, può rappresentare un vero e proprio choc. Con piccole accortezze è possibile ritrovare il giusto sprint per affrontare la situazione al meglio e superare lo stress da rientro in breve tempo.
Ricominciare dalle buone abitudini.
La prima regola, quando possibile, è quella di rientrare dalle vacanze alcuni giorni prima della fine delle ferie, per avere così il modo e il tempo di riprendere le attività con gradualità. Anche regolare il ritmo sonno-veglia e cercare di dormire bene e di più è un buon espediente, allontanando eventuali disturbi del sonno con una tisana o un bagno rilassante. Bere molta acqua e curare l’alimentazione integrando cibi ricchi di vitamine, sali minerali e antiossidanti, riducendo il consumo di alcolici e caffeina è un altro ottimo punto di partenza. Introdurre o reintrodurre l’attività fisica, è un antistress naturale che facilita il rilascio di endorfine, favorisce il buonumore e migliora il riposo notturno.
Prendersi il proprio tempo.
È di grande aiuto anche assecondare le passioni e gli hobby, così come dedicare del tempo alla cura di sé, ritagliandosi piccole pause gratificanti o cimentandosi in qualche nuova attività.
Fondamentale concedersi un periodo di assestamento per rientrare nella routine lavorativa e non lasciarsi sopraffare dagli impegni. Se si stila una lista di priorità, sarà più semplice affrontare e organizzare il carico di lavoro senza accumulare troppo stress. E quando si torna alla scrivania, concedersi dei break di almeno 15 minuti ogni 2 ore è un vero toccasana per la circolazione, gli occhi e la mente.
fonte: web
Conosciuta anche come post-vacation blues, la sindrome da rientro vacanze è una vera e propria condizione di malessere fisico e psicologico, che si manifesta in soggetti di tutte le età alla ripresa dei normali ritmi di vita. Sebbene passeggeri e destinati a scomparire nell’arco di pochi giorni, i sintomi da rientro possono rendere difficile e stressante lo svolgimento delle attività quotidiane. Vediamo quindi come si manifestano e quali accorgimenti adottare per gestirli serenamente.
Spossatezza, affaticamento, mancanza di concentrazione, sonnolenza, ma anche irritabilità, ansia, tristezza ed emicranie sono tra gli effetti indesiderati più comuni al termine delle ferie. Staccare la spina e rallentare i ritmi frenetici del quotidiano, per poi ritrovarsi catapultati tra impegni e scadenze con un pesante senso di responsabilità, può rappresentare un vero e proprio choc. Con piccole accortezze è possibile ritrovare il giusto sprint per affrontare la situazione al meglio e superare lo stress da rientro in breve tempo.
Ricominciare dalle buone abitudini.
La prima regola, quando possibile, è quella di rientrare dalle vacanze alcuni giorni prima della fine delle ferie, per avere così il modo e il tempo di riprendere le attività con gradualità. Anche regolare il ritmo sonno-veglia e cercare di dormire bene e di più è un buon espediente, allontanando eventuali disturbi del sonno con una tisana o un bagno rilassante. Bere molta acqua e curare l’alimentazione integrando cibi ricchi di vitamine, sali minerali e antiossidanti, riducendo il consumo di alcolici e caffeina è un altro ottimo punto di partenza. Introdurre o reintrodurre l’attività fisica, è un antistress naturale che facilita il rilascio di endorfine, favorisce il buonumore e migliora il riposo notturno.
Prendersi il proprio tempo.
È di grande aiuto anche assecondare le passioni e gli hobby, così come dedicare del tempo alla cura di sé, ritagliandosi piccole pause gratificanti o cimentandosi in qualche nuova attività.
Fondamentale concedersi un periodo di assestamento per rientrare nella routine lavorativa e non lasciarsi sopraffare dagli impegni. Se si stila una lista di priorità, sarà più semplice affrontare e organizzare il carico di lavoro senza accumulare troppo stress. E quando si torna alla scrivania, concedersi dei break di almeno 15 minuti ogni 2 ore è un vero toccasana per la circolazione, gli occhi e la mente.
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Venerdì 29 luglio 22
Si conclude una stagione che è stata entusiasmante e gratificante per noi!
Alla riapertura, dopo tante interruzioni forzate, abbiamo ritrovato i clienti di sempre, e nuovi volti che sono entrati a fare parte della grande “famiglia Cosmos”.
Ora è giunto il momento di prenderci una pausa, per i soliti lavoretti estivi, e per ricaricare le pile per la nuova stagione.
Le vacanze sono arrivate quasi per tutti, e con esse anche il meritato e desiderato riposo. Ognuno di noi ha un personalissimo modo per rilassarsi davvero, tuttavia, quel che è certo è che l’imperativo fondamentale delle ferie è dimenticare la quotidianità e recuperare le energie.
Per questo motivo abbiamo deciso di fornirvi alcuni consigli utili per trascorrere questo periodo in maniera sana e cercando di recuperare le forze perse durante i mesi appena trascorsi.
In primis è importantissimo dedicare del tempo a sé stessi; questo lo si può fare investendo risorse in quello che più piace: lo sport, la lettura, l’hobby preferito o perché no anche il “dolce far niente”.
Insomma, il consiglio è fare un po’ tutte le attività che, per mancanza di tempo o per stanchezza fisica e mentale, non riusciamo a fare in altri momenti e trovare degli attimi della giornata da dedicare ad una blanda attività fisica e alla meditazione.
Fondamentale è anche staccare il più possibile dai pensieri e dalle preoccupazioni della quotidianità, o almeno posticipare certe questioni; concedersi una cenetta rilassante con amici, visitare quel posto che abbiamo sempre in mente sono validi antidoti allo stress.
Proviamo anche a limitare l’uso dei cellulari allo stretto indispensabile, e se necessario spegnerli per almeno qualche ora al giorno, e magari prendersi una vera e propria pausa dai social network e cercare di dedicarsi alla vita reale.
Insomma, basta veramente poco per trascorrere vacanze serene e per trovare il modo di riposarsi per davvero.
Quello che serve è la voglia di cambiare le abitudini, almeno per un po’, e di ritrovare maggiormente il contatto con sé stessi e con le persone che abbiamo intorno.
Buone vacanze, e noi ci rivediamo il 22 agosto!
Si conclude una stagione che è stata entusiasmante e gratificante per noi!
Alla riapertura, dopo tante interruzioni forzate, abbiamo ritrovato i clienti di sempre, e nuovi volti che sono entrati a fare parte della grande “famiglia Cosmos”.
Ora è giunto il momento di prenderci una pausa, per i soliti lavoretti estivi, e per ricaricare le pile per la nuova stagione.
Le vacanze sono arrivate quasi per tutti, e con esse anche il meritato e desiderato riposo. Ognuno di noi ha un personalissimo modo per rilassarsi davvero, tuttavia, quel che è certo è che l’imperativo fondamentale delle ferie è dimenticare la quotidianità e recuperare le energie.
Per questo motivo abbiamo deciso di fornirvi alcuni consigli utili per trascorrere questo periodo in maniera sana e cercando di recuperare le forze perse durante i mesi appena trascorsi.
In primis è importantissimo dedicare del tempo a sé stessi; questo lo si può fare investendo risorse in quello che più piace: lo sport, la lettura, l’hobby preferito o perché no anche il “dolce far niente”.
Insomma, il consiglio è fare un po’ tutte le attività che, per mancanza di tempo o per stanchezza fisica e mentale, non riusciamo a fare in altri momenti e trovare degli attimi della giornata da dedicare ad una blanda attività fisica e alla meditazione.
Fondamentale è anche staccare il più possibile dai pensieri e dalle preoccupazioni della quotidianità, o almeno posticipare certe questioni; concedersi una cenetta rilassante con amici, visitare quel posto che abbiamo sempre in mente sono validi antidoti allo stress.
Proviamo anche a limitare l’uso dei cellulari allo stretto indispensabile, e se necessario spegnerli per almeno qualche ora al giorno, e magari prendersi una vera e propria pausa dai social network e cercare di dedicarsi alla vita reale.
Insomma, basta veramente poco per trascorrere vacanze serene e per trovare il modo di riposarsi per davvero.
Quello che serve è la voglia di cambiare le abitudini, almeno per un po’, e di ritrovare maggiormente il contatto con sé stessi e con le persone che abbiamo intorno.
Buone vacanze, e noi ci rivediamo il 22 agosto!
Venerdì 22 luglio 22
Il mantra dell’estate 2022? Resistere al caldo senza sprecare energia (anche elettrica).
Quando il termometro indica temperature africane, come quest’anno, non bisogna ignorarlo: qualche rischio causato da una cattiva condotta lo corriamo tutti.
Il più comune? La disidratazione. Ma anche cali di pressione, spossatezza, nausea, meno appetito.
Come resistere al caldo di questi giorni
L’azione imprescindibile per fronteggiarlo è tenere a una borraccia d’acqua sempre a portata di mano sia a casa che in ufficio, tendenzialmente ogni volta che usciamo. Meglio evitare, invece, le bevande zuccherate di ogni tipo, dalle bibite gassate alle acque aromatizzate dolci, anche succhi di frutta. Possono contenere l’equivalente di cinque zollette di zucchero (per confezione). Praticamente sarebbe come non bere, e addio idratazione.
Durante i pasti, dare la preferenza alle verdure, queste sono naturalmente ricche di acqua e forniscono buona parte del fabbisogno idrico.
Il cibo anti-caldo più efficace? Le pesche. E poi, lunga vita a zucchine, cetrioli, anguria, melone, carote, sedano, ciliegie.
I cibi da evitare? Quelli ricchi di sale, perché provocano un’ulteriore perdita di liquidi. Dimentichiamoci per un po’ di alimenti come salumi, formaggi, pizze, dolci confezionati e alimenti in scatola. Tutti questi cibi possono favorire la ritenzione idrica e l’aggravarsi dei disagi del calore estivo.
Il nemico numero uno dell’idratazione? L’alcol: l’etanolo contenuto negli alcolici diventa zucchero, che, come il sale, è causa di disidratazione.
Fare attenzione allo sport
Durante i periodi di ondata di caldo è fortemente sconsigliata la pratica sportiva all’aperto, oltre i 30 gradi si sconsiglia anche la corsa.
Non sono vietati in realtà tutti gli sport, ma per resistere al caldo è meglio rispettare alcune regole di base e adattarne la prassi. Meglio allenarsi, per esempio, in ambienti climatizzati, al mattino o alla sera. Un altro aiuto, durante lo sport, è di indossare abiti larghi e realizzati con materiale tecnico e traspirante.
Infine, bisogna prendere consapevolezza che il corpo suda di più e quindi si disidrata più rapidamente, sembrano nozioni ormai scontate, ma “repetita iuvant” : per limitare la perdita d’acqua, è bene restare all’ombra e al fresco, evitando di esporsi ai raggi nelle ore più calde.
fonte: web
Il mantra dell’estate 2022? Resistere al caldo senza sprecare energia (anche elettrica).
Quando il termometro indica temperature africane, come quest’anno, non bisogna ignorarlo: qualche rischio causato da una cattiva condotta lo corriamo tutti.
Il più comune? La disidratazione. Ma anche cali di pressione, spossatezza, nausea, meno appetito.
Come resistere al caldo di questi giorni
L’azione imprescindibile per fronteggiarlo è tenere a una borraccia d’acqua sempre a portata di mano sia a casa che in ufficio, tendenzialmente ogni volta che usciamo. Meglio evitare, invece, le bevande zuccherate di ogni tipo, dalle bibite gassate alle acque aromatizzate dolci, anche succhi di frutta. Possono contenere l’equivalente di cinque zollette di zucchero (per confezione). Praticamente sarebbe come non bere, e addio idratazione.
Durante i pasti, dare la preferenza alle verdure, queste sono naturalmente ricche di acqua e forniscono buona parte del fabbisogno idrico.
Il cibo anti-caldo più efficace? Le pesche. E poi, lunga vita a zucchine, cetrioli, anguria, melone, carote, sedano, ciliegie.
I cibi da evitare? Quelli ricchi di sale, perché provocano un’ulteriore perdita di liquidi. Dimentichiamoci per un po’ di alimenti come salumi, formaggi, pizze, dolci confezionati e alimenti in scatola. Tutti questi cibi possono favorire la ritenzione idrica e l’aggravarsi dei disagi del calore estivo.
Il nemico numero uno dell’idratazione? L’alcol: l’etanolo contenuto negli alcolici diventa zucchero, che, come il sale, è causa di disidratazione.
Fare attenzione allo sport
Durante i periodi di ondata di caldo è fortemente sconsigliata la pratica sportiva all’aperto, oltre i 30 gradi si sconsiglia anche la corsa.
Non sono vietati in realtà tutti gli sport, ma per resistere al caldo è meglio rispettare alcune regole di base e adattarne la prassi. Meglio allenarsi, per esempio, in ambienti climatizzati, al mattino o alla sera. Un altro aiuto, durante lo sport, è di indossare abiti larghi e realizzati con materiale tecnico e traspirante.
Infine, bisogna prendere consapevolezza che il corpo suda di più e quindi si disidrata più rapidamente, sembrano nozioni ormai scontate, ma “repetita iuvant” : per limitare la perdita d’acqua, è bene restare all’ombra e al fresco, evitando di esporsi ai raggi nelle ore più calde.
fonte: web
Venerdì 15 luglio 22
La credenza comune ci porta a pensare che sia concentrata unicamente nei latticini. In realtà in pochi sanno che proprio per la sua fonte, viene anche chiamata “vitamina del sole”. Stiamo parlando della vitamina D. Una vitamina preziosa per il benessere dall’infanzia all’età avanzata. Ed è proprio dei suoi benefici, delle fonti che la possono offrire in maggior quantità, nonché delle strategie utili a sintetizzarla più efficacemente e del suo impatto sulla prestazione sportiva che ti vogliamo raccontare nelle prossime righe.
A cosa serve la vitamina D?
La vitamina D è preziosa nel controllo dei livelli nel sangue del minerale calcio e dei fosfati. Per questo motivo contribuisce alla fissazione del calcio nelle ossa e denti così da rendere queste strutture più robuste. Supporta inoltre il mantenimento della forza muscolare. Non ultimo, ha un impatto positivo anche sull’efficienza del sistema immunitario, sulle funzioni nervose e quelle cardiovascolari.
Il fabbisogno giornaliero di vitamina D per un soggetto adulto è di 400 unità al giorno, in assenza di fattori di rischio. Tale fabbisogno poi varia a seconda delle età. Inoltre in presenza di fattori di rischio o deficit le quantità possono variare e arrivare fino a 1.000 unità al giorno.
La vitamina D è presente nell’organismo prevalentemente nel fegato ed è fondamentale per il riassorbimento del calcio nell'intestino e nei reni. Si presenta sotto due forme: l’ergocalciferolo, che viene assunto con il cibo, e il colecalciferolo, che viene sintetizzato dal nostro organismo. Due sono le fonti principali: il cibo e la luce solare. Attraverso il consumo degli alimenti che la contengono (pesci grassi, latte e derivati, uova, fegato e verdure verdi) la possiamo introdurre nell’organismo, perlopiù in forma “inattiva”. Affinché possa attivarsi e così offrire i suoi benefici per la salute è fondamentale che venga “attivata” dai raggi solari ultravioletti di tipo B (UVB). Sono sufficienti già 20-40 minuti al giorno di esposizione al sole, in particolare sugli arti “lunghi” come le braccia e le gambe, per raggiungere livelli soddisfacenti. Va da sè che è fondamentale nell’esposizione al sole, l’utilizzo di creme solari con filtro protettivo anche se queste riducono in parte l’attivazione della vitamina D.
Senza dubbio nella stagione estiva trascorrere alcuni momenti attivi o in pieno relax -con un’adeguata protezione solare s’intende- sono già di per sé un modo per fare “scorpacciata” di vitamina D. Ma è necessario anche sapere che le ossa possono assorbire in misura maggiore la vitamina D quando sottoposte a pressione. Una camminata, una corsa, un’escursione in bici, pertanto, si rivelano una strategia ottimale per rimanere attivi, tonici e forti. Una soluzione pratica che si può adottare in ogni luogo e a qualsiasi età, preferendo però in estate i momenti di minor irraggiamento solare e portando con sé un’adeguata quantità di acqua e sali minerali per mantenersi correttamente idratati.
Vitamina D e prestazione sportiva
Esiste anche una correlazione tra vitamina D e prestazione sportiva. Sono infatti diversi gli studi che sottolineano la correlazione tra vitamina D ed esercizio fisico, indipendentemente dall’età dei soggetti, in particolare sul trofismo e sulla forza muscolare. E’ già noto che la vitamina D migliora la sintesi proteica delle cellule muscolari attivando i recettori intracellulari, promuove la capacità fisica, la forza muscolare, la massa e la resistenza mantenendo il giusto livello di energia e inoltre sembra in grado di ridurre il dolore muscolare tardivo (Doms) indotto dall’esercizio. D’altra parte, una carenza può compromettere la coordinazione motoria, la forza muscolare e la resistenza, oltre che aumentare il rischio di danni muscolari. In genere, la letteratura segnala il limite minimo di 25OHD3 in grado di supportare un’adeguata attività fisica che si attesta su un valore di 50 ng/ml.
Se quindi adeguati livelli di vitamina D sono fondamentali per il benessere sportivo e la salute più in generale, non ci sono però ancora sufficienti evidenze sull’integrazione di questa vitamina e l’incremento della performance. Questo non significa che tale capacità sia stata negata da evidenze scientifiche ma che, al contrario, non esistono ad oggi studi sufficientemente controllati e sufficientemente ampi.
Su un punto però gli autori di questi studi sono concordi: controllare costantemente i valori di vitamina D ed iniziare un’eventuale integrazione in caso di necessità sotto controllo medico prima dell’avvento della stagione invernale così da mantenere costanti i livelli ematici ed evitare importanti carenze a cui porre rimedio. Un suggerimento che per la verità dovrebbe essere adottato dall’intera popolazione.
fonte: web
La credenza comune ci porta a pensare che sia concentrata unicamente nei latticini. In realtà in pochi sanno che proprio per la sua fonte, viene anche chiamata “vitamina del sole”. Stiamo parlando della vitamina D. Una vitamina preziosa per il benessere dall’infanzia all’età avanzata. Ed è proprio dei suoi benefici, delle fonti che la possono offrire in maggior quantità, nonché delle strategie utili a sintetizzarla più efficacemente e del suo impatto sulla prestazione sportiva che ti vogliamo raccontare nelle prossime righe.
A cosa serve la vitamina D?
La vitamina D è preziosa nel controllo dei livelli nel sangue del minerale calcio e dei fosfati. Per questo motivo contribuisce alla fissazione del calcio nelle ossa e denti così da rendere queste strutture più robuste. Supporta inoltre il mantenimento della forza muscolare. Non ultimo, ha un impatto positivo anche sull’efficienza del sistema immunitario, sulle funzioni nervose e quelle cardiovascolari.
Il fabbisogno giornaliero di vitamina D per un soggetto adulto è di 400 unità al giorno, in assenza di fattori di rischio. Tale fabbisogno poi varia a seconda delle età. Inoltre in presenza di fattori di rischio o deficit le quantità possono variare e arrivare fino a 1.000 unità al giorno.
La vitamina D è presente nell’organismo prevalentemente nel fegato ed è fondamentale per il riassorbimento del calcio nell'intestino e nei reni. Si presenta sotto due forme: l’ergocalciferolo, che viene assunto con il cibo, e il colecalciferolo, che viene sintetizzato dal nostro organismo. Due sono le fonti principali: il cibo e la luce solare. Attraverso il consumo degli alimenti che la contengono (pesci grassi, latte e derivati, uova, fegato e verdure verdi) la possiamo introdurre nell’organismo, perlopiù in forma “inattiva”. Affinché possa attivarsi e così offrire i suoi benefici per la salute è fondamentale che venga “attivata” dai raggi solari ultravioletti di tipo B (UVB). Sono sufficienti già 20-40 minuti al giorno di esposizione al sole, in particolare sugli arti “lunghi” come le braccia e le gambe, per raggiungere livelli soddisfacenti. Va da sè che è fondamentale nell’esposizione al sole, l’utilizzo di creme solari con filtro protettivo anche se queste riducono in parte l’attivazione della vitamina D.
Senza dubbio nella stagione estiva trascorrere alcuni momenti attivi o in pieno relax -con un’adeguata protezione solare s’intende- sono già di per sé un modo per fare “scorpacciata” di vitamina D. Ma è necessario anche sapere che le ossa possono assorbire in misura maggiore la vitamina D quando sottoposte a pressione. Una camminata, una corsa, un’escursione in bici, pertanto, si rivelano una strategia ottimale per rimanere attivi, tonici e forti. Una soluzione pratica che si può adottare in ogni luogo e a qualsiasi età, preferendo però in estate i momenti di minor irraggiamento solare e portando con sé un’adeguata quantità di acqua e sali minerali per mantenersi correttamente idratati.
Vitamina D e prestazione sportiva
Esiste anche una correlazione tra vitamina D e prestazione sportiva. Sono infatti diversi gli studi che sottolineano la correlazione tra vitamina D ed esercizio fisico, indipendentemente dall’età dei soggetti, in particolare sul trofismo e sulla forza muscolare. E’ già noto che la vitamina D migliora la sintesi proteica delle cellule muscolari attivando i recettori intracellulari, promuove la capacità fisica, la forza muscolare, la massa e la resistenza mantenendo il giusto livello di energia e inoltre sembra in grado di ridurre il dolore muscolare tardivo (Doms) indotto dall’esercizio. D’altra parte, una carenza può compromettere la coordinazione motoria, la forza muscolare e la resistenza, oltre che aumentare il rischio di danni muscolari. In genere, la letteratura segnala il limite minimo di 25OHD3 in grado di supportare un’adeguata attività fisica che si attesta su un valore di 50 ng/ml.
Se quindi adeguati livelli di vitamina D sono fondamentali per il benessere sportivo e la salute più in generale, non ci sono però ancora sufficienti evidenze sull’integrazione di questa vitamina e l’incremento della performance. Questo non significa che tale capacità sia stata negata da evidenze scientifiche ma che, al contrario, non esistono ad oggi studi sufficientemente controllati e sufficientemente ampi.
Su un punto però gli autori di questi studi sono concordi: controllare costantemente i valori di vitamina D ed iniziare un’eventuale integrazione in caso di necessità sotto controllo medico prima dell’avvento della stagione invernale così da mantenere costanti i livelli ematici ed evitare importanti carenze a cui porre rimedio. Un suggerimento che per la verità dovrebbe essere adottato dall’intera popolazione.
fonte: web
Venerdì 8 luglio 22
Perché l’allenamento ci rende felici? Durante uno sforzo fisico il nostro cervello aumenta la produzione di serotonina, adrenalina ed endorfina, provocando quello stato di benessere e quella sensazione di invincibilità che ci fa essere felici.
L’attività fisica regolare è uno strumento utilissimo per migliorare l’umore e diminuire i livelli di stress; lo stile di vita basato su regolare attività fisica, dieta equilibrata ed approccio mentale positivo è uno stile di vita profondamente italiano che affonda le proprie radici nel “mens sana in corpore sano” dei romani e che coniuga business e responsabilità sociale.
Innumerevoli studi scientifici dimostrano che l’esercizio fisico fa bene anche alla nostra psiche perché stimola nel cervello la produzione di endorfine e di serotonina: l’ormone della felicità.
Uno studio condotto in 15 stati europei, ha ricercato le relazioni tra esercizio fisico e felicità dimostrando che fare attività aumenta la resilienza ai turbamenti emotivi garantendo quindi una maggiore soddisfazione e serenità. Nel 2019 i ricercatori dell’università del Michigan hanno analizzato i dati di studi già esistenti stimando che le persone con uno stile di vita attivo hanno fino al 52% di probabilità di essere felici, percentuale che si riduce all’aumentare della sedentarietà.
Nello stesso anno le università di Yale e Oxford hanno messo in relazione la felicità di una persona e le ore passate ad allenarsi. Secondo la ricerca, il massimo beneficio sull’umore si otterrebbe con 3-5 sedute settimanali della durata compresa tra i 30 e i 60 minuti.
Ma di che cosa è fatta la felicità?
Endorfina e serotonina sono gli ormoni responsabili della nostra felicità: essi sono infatti in grado di metterci di buon umore, ridurre la sensazione di dolore, calmare il nostro stato d’animo.
Molto spesso, dopo aver portato a termine un workout, non vediamo l’ora di farne un altro, oppure semplicemente sentiamo una fiducia crescente nelle nostre capacità. Alla base di questi fenomeni ci sono dei processi biochimici ben precisi che aumentano la produzione dei cosiddetti ormoni della felicità: le endorfine, la dopamina e la serotonina.
Aumentare la frequenza del battito cardiaco stimola la produzione di questi ormoni e raggiungendo la sinergia perfetta tra dopamina, endorfine, pressione sanguigna e respirazione, è possibile entrare in quello stato psicologico che in gergo sportivo viene definito come trance agonistica e che ti permette di ottenere prestazioni eccellenti.
Le endorfine ci permettono di dare il massimo anche quando il corpo e la mente vorrebbero arrendersi grazie al suo effetto anestetizzante; la dopamina prodotta dal cervello (in tempi molto ridotti quando si eseguono esercizi ad alta intensità) alza il livello di concentrazione e attenzione rendendo gli allenamenti facili e divertenti.
A fine allenamento, il livello di dopamina diminuisce, mentre quello di serotonina aumenta procurando un senso di benessere interiore. Visti tutti i benefici diventa naturale voler provare nuovamente questa sensazione di benessere e soddisfazione, si entra perciò in un circolo virtuoso in cui più ci si allena più verrà prodotta dopamina e più frequente sarà la soddisfazione che ne deriverà.
A parte gli ovvi benefici fisici, come la riduzione della pressione sanguigna e la perdita di peso, il senso di appagamento dopo ogni workout darà una fiducia in sè stessi e nelle proprie capacità sempre maggiore.
Con il passare del tempo, saremo più in forma, più atletici e anche più ottimisti: forti, soddisfatti e soprattutto felici!
fonte: web
Perché l’allenamento ci rende felici? Durante uno sforzo fisico il nostro cervello aumenta la produzione di serotonina, adrenalina ed endorfina, provocando quello stato di benessere e quella sensazione di invincibilità che ci fa essere felici.
L’attività fisica regolare è uno strumento utilissimo per migliorare l’umore e diminuire i livelli di stress; lo stile di vita basato su regolare attività fisica, dieta equilibrata ed approccio mentale positivo è uno stile di vita profondamente italiano che affonda le proprie radici nel “mens sana in corpore sano” dei romani e che coniuga business e responsabilità sociale.
Innumerevoli studi scientifici dimostrano che l’esercizio fisico fa bene anche alla nostra psiche perché stimola nel cervello la produzione di endorfine e di serotonina: l’ormone della felicità.
Uno studio condotto in 15 stati europei, ha ricercato le relazioni tra esercizio fisico e felicità dimostrando che fare attività aumenta la resilienza ai turbamenti emotivi garantendo quindi una maggiore soddisfazione e serenità. Nel 2019 i ricercatori dell’università del Michigan hanno analizzato i dati di studi già esistenti stimando che le persone con uno stile di vita attivo hanno fino al 52% di probabilità di essere felici, percentuale che si riduce all’aumentare della sedentarietà.
Nello stesso anno le università di Yale e Oxford hanno messo in relazione la felicità di una persona e le ore passate ad allenarsi. Secondo la ricerca, il massimo beneficio sull’umore si otterrebbe con 3-5 sedute settimanali della durata compresa tra i 30 e i 60 minuti.
Ma di che cosa è fatta la felicità?
Endorfina e serotonina sono gli ormoni responsabili della nostra felicità: essi sono infatti in grado di metterci di buon umore, ridurre la sensazione di dolore, calmare il nostro stato d’animo.
Molto spesso, dopo aver portato a termine un workout, non vediamo l’ora di farne un altro, oppure semplicemente sentiamo una fiducia crescente nelle nostre capacità. Alla base di questi fenomeni ci sono dei processi biochimici ben precisi che aumentano la produzione dei cosiddetti ormoni della felicità: le endorfine, la dopamina e la serotonina.
Aumentare la frequenza del battito cardiaco stimola la produzione di questi ormoni e raggiungendo la sinergia perfetta tra dopamina, endorfine, pressione sanguigna e respirazione, è possibile entrare in quello stato psicologico che in gergo sportivo viene definito come trance agonistica e che ti permette di ottenere prestazioni eccellenti.
Le endorfine ci permettono di dare il massimo anche quando il corpo e la mente vorrebbero arrendersi grazie al suo effetto anestetizzante; la dopamina prodotta dal cervello (in tempi molto ridotti quando si eseguono esercizi ad alta intensità) alza il livello di concentrazione e attenzione rendendo gli allenamenti facili e divertenti.
A fine allenamento, il livello di dopamina diminuisce, mentre quello di serotonina aumenta procurando un senso di benessere interiore. Visti tutti i benefici diventa naturale voler provare nuovamente questa sensazione di benessere e soddisfazione, si entra perciò in un circolo virtuoso in cui più ci si allena più verrà prodotta dopamina e più frequente sarà la soddisfazione che ne deriverà.
A parte gli ovvi benefici fisici, come la riduzione della pressione sanguigna e la perdita di peso, il senso di appagamento dopo ogni workout darà una fiducia in sè stessi e nelle proprie capacità sempre maggiore.
Con il passare del tempo, saremo più in forma, più atletici e anche più ottimisti: forti, soddisfatti e soprattutto felici!
fonte: web
Venerdì 1 luglio 22
Ha preso il via in questi giorni il Torneo di Wimbledon, il più antico evento nello sport del tennis, terzo del Grande Slam in ordine cronologico annuale.
Costruire una forte base di stabilità per il tuo corpo, aumentare la consapevolezza di ogni sua parte e migliorare la potenza della tua catena cinetica sono tutti modi attraverso i quali l'allenamento della forza può migliorare le tue prestazioni nel tennis.
Poiché questo sport è così versatile da richiedere movimenti veloci con i piedi, una buona coordinazione occhio-mano e molta forza e resistenza della parte superiore del corpo, un programma di allenamento della forza che risponda a tutte queste richieste può includere molti esercizi diversi.
Di seguito, alcuni esercizi che possono aiutarti a dare il massimo sul campo da tennis e migliorare i tuoi risultati.
Affondo laterale
I movimenti laterali che possono essere richiesti nel tennis variano abbastanza e sono una combinazione di velocità, buon lavoro di piedi, forza e stabilità. Attraverso un’enorme quantità di affondi, allungamenti, arresti e partenze, il nostro corpo può essere portato ad assumere posizioni a cui non siamo abituati. Un ottimo esercizio per abituarlo è l'affondo laterale, che può essere completato tenendo una kettlebell o un manubrio in posizione goblet. Per svolgere questo esercizio, scendi lateralmente mantenendo il piede anteriore a terra e sollevando la punta del piede posteriore, mentre il tallone rimane verso il basso. È necessario ripetere l’esercizio su ogni lato 8-12 volte per ottenere il massimo beneficio.
Suggerimento: se è troppo difficile da eseguire con il peso, puoi provare a farlo senza come riscaldamento della parte inferiore del corpo, prima della tua normale sessione di allenamento.
Slam Ball
Riuscire a muovere una racchetta leggera con velocità e potenza, spesso anche ad una altezza superiore rispetto alla propria testa, è un’abilità cruciale nel tennis. Un modo per sviluppare la potenza nello svolgere questi movimenti è attraverso lo spostamento rapido, dalla testa al pavimento, di un oggetto pesante.
La slam ball è uno strumento perfetto per esercitarsi facendo questo movimento. Usando entrambe le mani, prendi la slam ball dal pavimento e sollevala fino a quando non arriva completamente sopra la testa, poi sbatti la palla sul pavimento con tutta la forza possibile. È necessario ripetere questo esercizio 5-8 volte per tre serie con un riposo di 90 secondi tra l’una e l’altra.
Medicine ball throw
Questo esercizio può essere svolto utilizzando la stessa palla medica di cui sopra, e ti aiuterà a migliorare il tuo dritto e il tuo rovescio.
Inizia tenendo la palla medica ad altezza della vita, quindi ruota il corpo e lancia la palla lontano da te, come fosse una palla da rugby. Questo esercizio può essere fatto in un'area esterna o contro un muro. Ti consigliamo di provare a farlo in un ambiente sicuro, ma se non ne hai la possibilità, il prossimo esercizio ti permetterà di lavorare alcuni degli stessi muscoli.
Potrai scoprire di avere un lato più forte dell'altro, ma è necessario ripetere l’esercizio su entrambi, con determinazione e velocità.
Plank laterale
Facile da fare in palestra, il plank laterale è il finale perfetto per qualsiasi tipo di allenamento. Questo esercizio è unilaterale, cioè permette di lavorare ogni lato separatamente, il che è importante per uno sport come il tennis. Coinvolge anche le spalle, i glutei e i muscoli obliqui. Questi gruppi muscolari aiutano a girare, torcere e generare potenza attraverso i tuoi colpi e servizi.
Per svolgere il plank laterale, posizionati a terra con il gomito appoggiato e distendi le gambe mantenendo i piedi uniti. Quindi solleva il bacino, facendo forza per impedire l’inclinazione del tronco, e svolgi 3-5 serie da 30 secondi su ogni lato. Se ti sembra facile, solleva la gamba superiore creando una "V" con le gambe.
Il tennis è un gioco veloce e versatile che richiede un eccellente allenamento di potenza, velocità e precisione.
Alcuni degli esercizi di cui sopra ti aiuteranno ad affinare forza e potenza, mantenendoti in continuo allenamento anche quando non sei sul campo da gioco.
fonte: web
Ha preso il via in questi giorni il Torneo di Wimbledon, il più antico evento nello sport del tennis, terzo del Grande Slam in ordine cronologico annuale.
Costruire una forte base di stabilità per il tuo corpo, aumentare la consapevolezza di ogni sua parte e migliorare la potenza della tua catena cinetica sono tutti modi attraverso i quali l'allenamento della forza può migliorare le tue prestazioni nel tennis.
Poiché questo sport è così versatile da richiedere movimenti veloci con i piedi, una buona coordinazione occhio-mano e molta forza e resistenza della parte superiore del corpo, un programma di allenamento della forza che risponda a tutte queste richieste può includere molti esercizi diversi.
Di seguito, alcuni esercizi che possono aiutarti a dare il massimo sul campo da tennis e migliorare i tuoi risultati.
Affondo laterale
I movimenti laterali che possono essere richiesti nel tennis variano abbastanza e sono una combinazione di velocità, buon lavoro di piedi, forza e stabilità. Attraverso un’enorme quantità di affondi, allungamenti, arresti e partenze, il nostro corpo può essere portato ad assumere posizioni a cui non siamo abituati. Un ottimo esercizio per abituarlo è l'affondo laterale, che può essere completato tenendo una kettlebell o un manubrio in posizione goblet. Per svolgere questo esercizio, scendi lateralmente mantenendo il piede anteriore a terra e sollevando la punta del piede posteriore, mentre il tallone rimane verso il basso. È necessario ripetere l’esercizio su ogni lato 8-12 volte per ottenere il massimo beneficio.
Suggerimento: se è troppo difficile da eseguire con il peso, puoi provare a farlo senza come riscaldamento della parte inferiore del corpo, prima della tua normale sessione di allenamento.
Slam Ball
Riuscire a muovere una racchetta leggera con velocità e potenza, spesso anche ad una altezza superiore rispetto alla propria testa, è un’abilità cruciale nel tennis. Un modo per sviluppare la potenza nello svolgere questi movimenti è attraverso lo spostamento rapido, dalla testa al pavimento, di un oggetto pesante.
La slam ball è uno strumento perfetto per esercitarsi facendo questo movimento. Usando entrambe le mani, prendi la slam ball dal pavimento e sollevala fino a quando non arriva completamente sopra la testa, poi sbatti la palla sul pavimento con tutta la forza possibile. È necessario ripetere questo esercizio 5-8 volte per tre serie con un riposo di 90 secondi tra l’una e l’altra.
Medicine ball throw
Questo esercizio può essere svolto utilizzando la stessa palla medica di cui sopra, e ti aiuterà a migliorare il tuo dritto e il tuo rovescio.
Inizia tenendo la palla medica ad altezza della vita, quindi ruota il corpo e lancia la palla lontano da te, come fosse una palla da rugby. Questo esercizio può essere fatto in un'area esterna o contro un muro. Ti consigliamo di provare a farlo in un ambiente sicuro, ma se non ne hai la possibilità, il prossimo esercizio ti permetterà di lavorare alcuni degli stessi muscoli.
Potrai scoprire di avere un lato più forte dell'altro, ma è necessario ripetere l’esercizio su entrambi, con determinazione e velocità.
Plank laterale
Facile da fare in palestra, il plank laterale è il finale perfetto per qualsiasi tipo di allenamento. Questo esercizio è unilaterale, cioè permette di lavorare ogni lato separatamente, il che è importante per uno sport come il tennis. Coinvolge anche le spalle, i glutei e i muscoli obliqui. Questi gruppi muscolari aiutano a girare, torcere e generare potenza attraverso i tuoi colpi e servizi.
Per svolgere il plank laterale, posizionati a terra con il gomito appoggiato e distendi le gambe mantenendo i piedi uniti. Quindi solleva il bacino, facendo forza per impedire l’inclinazione del tronco, e svolgi 3-5 serie da 30 secondi su ogni lato. Se ti sembra facile, solleva la gamba superiore creando una "V" con le gambe.
Il tennis è un gioco veloce e versatile che richiede un eccellente allenamento di potenza, velocità e precisione.
Alcuni degli esercizi di cui sopra ti aiuteranno ad affinare forza e potenza, mantenendoti in continuo allenamento anche quando non sei sul campo da gioco.
fonte: web
Venerdì 24 giugno 22
Continui a svegliarti durante la notte? Proviamo a scoprire perché e come impedirlo.
Svegliarsi nel cuore della notte interrompendo il sonno, alla lunga potrebbe diventare un problema. Per questo è importante individuare i più comuni fattori di disturbo ed evitarli.
Abbiamo tutti bisogno di un sonno regolare e di qualità per la nostra salute, da quella del cuore a quella metabolica. Un buon sonno, infatti, ci aiuta a vivere ogni giorno al meglio, con attenzione e tanta energia.
Tuttavia, è importante ricordare che svegliarsi durante la notte è normale, e molto raramente è possibile godere di un sonno completamente ininterrotto.
Prima di esplorare alcune delle principali ragioni per cui potresti svegliarti durante la notte, parliamo rapidamente del ritmo circadiano. Questo è essenzialmente il ciclo sonno/veglia del nostro corpo: diversi ormoni vengono rilasciati in vari momenti della giornata per aiutarci a dormire o per tenerci in forze durante il giorno. Inoltre, durante la notte, ci sono varie fasi del sonno - alcune più leggere di altre - quindi è comune svegliarsi quando il nostro corpo non è in uno stato di sonno così profondo.
Ma ci sono alcuni elementi che possiamo cambiare nella nostra vita per migliorare il nostro sonno ed evitare i continui risvegli.
In questo articolo, invece, abbiamo raccolto alcuni dei più comuni fattori di disturbo del sonno, insieme a semplici consigli che potrebbero aiutarti a dormire più a lungo.
Alcuni farmaci
A volte, anche se ci fanno sentire meglio, alcuni farmaci possono interferire con il nostro sonno. Ad esempio, uno degli effetti collaterali degli antidepressivi è il sonno disturbato, ma anche i diuretici – farmaci che hanno lo scopo di aiutare ad abbassare la pressione sanguigna nel corpo – interferiscono con il sonno perché possono indurre a svegliarsi per andare in bagno più spesso del normale.
Anche gli alfa-bloccanti possono interrompere il sonno, in quanto sono direttamente collegati ai livelli più bassi del sonno REM profondo, mentre i beta-bloccanti sono spesso conosciuti per causare incubi, che naturalmente porteranno a svegliarci durante la notte.
Parla con il tuo medico se ti accorgi che le medicine che assumi stanno disturbando il tuo sonno: potrebbe essere in grado di offrirti un aiuto.
Troppo stress
Lo stress in piccole quantità è tollerabile, ma se aumenta potrebbe trasformarsi in stress cronico, che non si adatta al nostro corpo e può avere un enorme impatto sul nostro sonno.
Il cortisolo - ormone dello stress - mette il nostro corpo in modalità lotta o fuga, il che significa che non sarà in grado di addormentarsi facilmente. Infatti, lo stress cronico genera alti livelli di cortisolo a lungo termine, il quale influisce negativamente non solo sul sonno, ma anche sulla nostra digestione, respirazione e persino la salute dei muscoli.
È molto importante che lo stress venga affrontato prima che diventi un problema più grande. La meditazione e lo yoga possono aiutare, così come dedicare del tempo a una disintossicazione digitale: essenzialmente, fare una pausa dalla tecnologia. Infatti, consultare dispositivi tecnologici prima di andare a letto può mantenere la nostra mente molto vigile, senza contare che leggere una mail o una conversazione negativa prima di chiudere gli occhi aggiungerà ulteriore stress al fisico
Ormoni
Quel periodo del mese può giocare un ruolo importante nella qualità del sonno della donna. Così come le fasi di grandi cambiamenti ormonali, come ad esempio la gravidanza, la perimenopausa e la menopausa.
Durante il ciclo mestruale, le fluttuazioni degli ormoni progesterone ed estrogeni possono davvero rovinare il sonno, ma anche nel periodo che precede il ciclo, il sonno potrebbe risentirne.
Senza contare che quando una donna è incinta, non solo deve affrontare i cambiamenti ormonali, ma il pancione stesso potrebbe renderle difficile trovare una posizione comoda per dormire.
Gli ormoni sono complessi da controllare, tuttavia una dieta sana e bassi livelli di stress potrebbero aiutare.
La tua dieta
Mangi cibi zuccherati subito prima di andare a dormire? Oppure arricchisci spesso i tuoi piatti con le spezie? Potrebbe essere il momento di fare dei cambiamenti. Lo zucchero può creare scompiglio nei livelli di zucchero nel sangue, causando picchi e crolli. Se questo succede anche quando dormi, puoi immaginare quale sarà il risultato: un improvviso risveglio e una vera lotta per riaddormentarti.
Mangiare cibi ricchi prima di dormire, così come cibi piccanti, può causare problemi al processo di digestione. Se il tuo corpo sta ancora digerendo il cibo quando vai a letto, farà fatica a spegnersi totalmente e rimanere addormentato fino alla mattina seguente.
Cerca di limitare gli zuccheri prima di andare a letto, e se possibile mangia circa due ore prima di dormire, per lasciare che il cibo venga digerito.
Potresti anche provare a mangiare alimenti che favoriscono un buon sonno. Il tacchino è una di queste opzioni, poiché contiene triptofano, un precursore della melatonina, l’ormone del "sonno".
Altri consigli per favorire il sonno
Una routine di sonno davvero buona può avere un impatto enorme sul tuo sonno notturno.
Oltre ad abbandonare la tecnologia prima di dormire, come già detto, rilassati con una tisana senza caffeina, un bagno caldo e un'attività rilassante come la lettura. Assicurati che la tua camera da letto sia fresca e che ci sia poco disordine intorno a te: il disordine e la confusione possono effettivamente disturbare il sonno.
Un’altra buona idea potrebbe essere quella di stilare una to-do list per il giorno successivo, in modo da non andare a letto con i pensieri che corrono nella tua mente. E se sei una persona che durante la notte si sveglia pensando alla giornata di lavoro che la aspetta, tenere una penna e un foglio accanto al letto potrebbe essere la soluzione. In questo modo, potrai scrivere qualsiasi pensiero che ti disturba: una volta che quel pensiero verrà depositato sulla carta, sarà eliminato dalla tua mente.
fonte: web
Continui a svegliarti durante la notte? Proviamo a scoprire perché e come impedirlo.
Svegliarsi nel cuore della notte interrompendo il sonno, alla lunga potrebbe diventare un problema. Per questo è importante individuare i più comuni fattori di disturbo ed evitarli.
Abbiamo tutti bisogno di un sonno regolare e di qualità per la nostra salute, da quella del cuore a quella metabolica. Un buon sonno, infatti, ci aiuta a vivere ogni giorno al meglio, con attenzione e tanta energia.
Tuttavia, è importante ricordare che svegliarsi durante la notte è normale, e molto raramente è possibile godere di un sonno completamente ininterrotto.
Prima di esplorare alcune delle principali ragioni per cui potresti svegliarti durante la notte, parliamo rapidamente del ritmo circadiano. Questo è essenzialmente il ciclo sonno/veglia del nostro corpo: diversi ormoni vengono rilasciati in vari momenti della giornata per aiutarci a dormire o per tenerci in forze durante il giorno. Inoltre, durante la notte, ci sono varie fasi del sonno - alcune più leggere di altre - quindi è comune svegliarsi quando il nostro corpo non è in uno stato di sonno così profondo.
Ma ci sono alcuni elementi che possiamo cambiare nella nostra vita per migliorare il nostro sonno ed evitare i continui risvegli.
In questo articolo, invece, abbiamo raccolto alcuni dei più comuni fattori di disturbo del sonno, insieme a semplici consigli che potrebbero aiutarti a dormire più a lungo.
Alcuni farmaci
A volte, anche se ci fanno sentire meglio, alcuni farmaci possono interferire con il nostro sonno. Ad esempio, uno degli effetti collaterali degli antidepressivi è il sonno disturbato, ma anche i diuretici – farmaci che hanno lo scopo di aiutare ad abbassare la pressione sanguigna nel corpo – interferiscono con il sonno perché possono indurre a svegliarsi per andare in bagno più spesso del normale.
Anche gli alfa-bloccanti possono interrompere il sonno, in quanto sono direttamente collegati ai livelli più bassi del sonno REM profondo, mentre i beta-bloccanti sono spesso conosciuti per causare incubi, che naturalmente porteranno a svegliarci durante la notte.
Parla con il tuo medico se ti accorgi che le medicine che assumi stanno disturbando il tuo sonno: potrebbe essere in grado di offrirti un aiuto.
Troppo stress
Lo stress in piccole quantità è tollerabile, ma se aumenta potrebbe trasformarsi in stress cronico, che non si adatta al nostro corpo e può avere un enorme impatto sul nostro sonno.
Il cortisolo - ormone dello stress - mette il nostro corpo in modalità lotta o fuga, il che significa che non sarà in grado di addormentarsi facilmente. Infatti, lo stress cronico genera alti livelli di cortisolo a lungo termine, il quale influisce negativamente non solo sul sonno, ma anche sulla nostra digestione, respirazione e persino la salute dei muscoli.
È molto importante che lo stress venga affrontato prima che diventi un problema più grande. La meditazione e lo yoga possono aiutare, così come dedicare del tempo a una disintossicazione digitale: essenzialmente, fare una pausa dalla tecnologia. Infatti, consultare dispositivi tecnologici prima di andare a letto può mantenere la nostra mente molto vigile, senza contare che leggere una mail o una conversazione negativa prima di chiudere gli occhi aggiungerà ulteriore stress al fisico
Ormoni
Quel periodo del mese può giocare un ruolo importante nella qualità del sonno della donna. Così come le fasi di grandi cambiamenti ormonali, come ad esempio la gravidanza, la perimenopausa e la menopausa.
Durante il ciclo mestruale, le fluttuazioni degli ormoni progesterone ed estrogeni possono davvero rovinare il sonno, ma anche nel periodo che precede il ciclo, il sonno potrebbe risentirne.
Senza contare che quando una donna è incinta, non solo deve affrontare i cambiamenti ormonali, ma il pancione stesso potrebbe renderle difficile trovare una posizione comoda per dormire.
Gli ormoni sono complessi da controllare, tuttavia una dieta sana e bassi livelli di stress potrebbero aiutare.
La tua dieta
Mangi cibi zuccherati subito prima di andare a dormire? Oppure arricchisci spesso i tuoi piatti con le spezie? Potrebbe essere il momento di fare dei cambiamenti. Lo zucchero può creare scompiglio nei livelli di zucchero nel sangue, causando picchi e crolli. Se questo succede anche quando dormi, puoi immaginare quale sarà il risultato: un improvviso risveglio e una vera lotta per riaddormentarti.
Mangiare cibi ricchi prima di dormire, così come cibi piccanti, può causare problemi al processo di digestione. Se il tuo corpo sta ancora digerendo il cibo quando vai a letto, farà fatica a spegnersi totalmente e rimanere addormentato fino alla mattina seguente.
Cerca di limitare gli zuccheri prima di andare a letto, e se possibile mangia circa due ore prima di dormire, per lasciare che il cibo venga digerito.
Potresti anche provare a mangiare alimenti che favoriscono un buon sonno. Il tacchino è una di queste opzioni, poiché contiene triptofano, un precursore della melatonina, l’ormone del "sonno".
Altri consigli per favorire il sonno
Una routine di sonno davvero buona può avere un impatto enorme sul tuo sonno notturno.
Oltre ad abbandonare la tecnologia prima di dormire, come già detto, rilassati con una tisana senza caffeina, un bagno caldo e un'attività rilassante come la lettura. Assicurati che la tua camera da letto sia fresca e che ci sia poco disordine intorno a te: il disordine e la confusione possono effettivamente disturbare il sonno.
Un’altra buona idea potrebbe essere quella di stilare una to-do list per il giorno successivo, in modo da non andare a letto con i pensieri che corrono nella tua mente. E se sei una persona che durante la notte si sveglia pensando alla giornata di lavoro che la aspetta, tenere una penna e un foglio accanto al letto potrebbe essere la soluzione. In questo modo, potrai scrivere qualsiasi pensiero che ti disturba: una volta che quel pensiero verrà depositato sulla carta, sarà eliminato dalla tua mente.
fonte: web
Venerdì 17 giugno 22
Sai che il giusto sound nelle cuffie potrebbe essere tutto ciò di cui hai bisogno per trovare la carica e trarre il meglio dal tuo workout?
Nonostante tutte le migliori intenzioni, non è sempre facile essere motivati al 100% quando si tratta di fare esercizio. Forse ti senti giù, il tempo non è dei migliori o sei affaticato da una lunga giornata di lavoro. Qualunque sia il motivo, a volte abbiamo solo bisogno di un po' di aiuto per ricordarci perché ci stiamo per allenare, e che ne varrà la pena. Una cosa che può davvero aiutarti e darti la carica per affrontare l'allenamento è la musica.
Secondo la scienza, ci sono delle ragioni specifiche per cui la musica può motivarci o almeno a darci la spinta di cui abbiamo bisogno. Ecco come la musica può avere un'influenza positiva sul vostro esercizio, secondo la scienza. Innumerevoli ricerche hanno dimostrato un legame tra il ritmo della musica e l'esercizio fisico. Prendiamo lo studio del 2010 dell'Istituto di ricerca per lo sport e le scienze dell'esercizio in cui gli scienziati hanno notato che i ciclisti tendono ad allenarsi di più mentre ascoltano musica ad un ritmo veloce. I ricercatori hanno scoperto che la velocità del brano musicale produce un aumento della distanza percorsa, potenza e cadenza nella pedalata.
Uno studio simile che ha esaminato l'effetto della musica sulla velocità durante un allenamento su tapis roulant ha riscontrato che, ascoltando musica veloce, i partecipanti aumentavano il loro ritmo di corsa e la distanza percorsa senza sentirsi troppo stanchi.
Non solo la musica può darti la spinta necessaria per allenarti con più potenza, ma può rendere più lunghe le tue prestazioni atletiche: una ricerca dell'International Journal of Physiology, Pathophysiology and Pharmacology ha infatti scoperto che ascoltare musica migliora la durata delle prestazioni fisiche durante l'esercizio. In uno studio condotto su 25 uomini e 25 donne, i ricercatori hanno scoperto che la musica aumenta la durata dell'esercizio fisico in modo significativo sia negli uomini che nelle donne di età compresa tra i 19 e i 25 anni. E ancora, è dimostrato che ascoltare musica durante l'allenamento può aiutare a mantenere un buon ritmo e regime di allenamento. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti che hanno usato playlist musicali sincronizzate con il ritmo dell’allenamento hanno mostrato un aumento maggiore della loro attività fisica totale, spingendosi nel workout per una media di 261 minuti in più rispetto agli altri pazienti ogni settimana.
Un recente studio di Nature Neuroscience ha scoperto che l'interazione con la musica attraverso il movimento, aumenta i segnali degli oppioidi nel cervello molto più di quanto non faccia l'ascolto da solo. Questi, secondo il dottor Tom Fritz del Max Planck Institute in Germania, sono antidolorifici naturali che agiscono come la morfina.
È stato a lungo dimostrato, inoltre, che l’esperienza di ascolto di una canzone può portare a un aumento dei livelli di serotonina, noto come l'ormone del buonumore, che può mettere di buon umore durante l’allenamento aumentando il rendimento durante il workout.
Cosa aspetti? Scegli la tua compilation preferita, indossa le cuffie, e inizia il tuo allenamento!
fonte: web
Sai che il giusto sound nelle cuffie potrebbe essere tutto ciò di cui hai bisogno per trovare la carica e trarre il meglio dal tuo workout?
Nonostante tutte le migliori intenzioni, non è sempre facile essere motivati al 100% quando si tratta di fare esercizio. Forse ti senti giù, il tempo non è dei migliori o sei affaticato da una lunga giornata di lavoro. Qualunque sia il motivo, a volte abbiamo solo bisogno di un po' di aiuto per ricordarci perché ci stiamo per allenare, e che ne varrà la pena. Una cosa che può davvero aiutarti e darti la carica per affrontare l'allenamento è la musica.
Secondo la scienza, ci sono delle ragioni specifiche per cui la musica può motivarci o almeno a darci la spinta di cui abbiamo bisogno. Ecco come la musica può avere un'influenza positiva sul vostro esercizio, secondo la scienza. Innumerevoli ricerche hanno dimostrato un legame tra il ritmo della musica e l'esercizio fisico. Prendiamo lo studio del 2010 dell'Istituto di ricerca per lo sport e le scienze dell'esercizio in cui gli scienziati hanno notato che i ciclisti tendono ad allenarsi di più mentre ascoltano musica ad un ritmo veloce. I ricercatori hanno scoperto che la velocità del brano musicale produce un aumento della distanza percorsa, potenza e cadenza nella pedalata.
Uno studio simile che ha esaminato l'effetto della musica sulla velocità durante un allenamento su tapis roulant ha riscontrato che, ascoltando musica veloce, i partecipanti aumentavano il loro ritmo di corsa e la distanza percorsa senza sentirsi troppo stanchi.
Non solo la musica può darti la spinta necessaria per allenarti con più potenza, ma può rendere più lunghe le tue prestazioni atletiche: una ricerca dell'International Journal of Physiology, Pathophysiology and Pharmacology ha infatti scoperto che ascoltare musica migliora la durata delle prestazioni fisiche durante l'esercizio. In uno studio condotto su 25 uomini e 25 donne, i ricercatori hanno scoperto che la musica aumenta la durata dell'esercizio fisico in modo significativo sia negli uomini che nelle donne di età compresa tra i 19 e i 25 anni. E ancora, è dimostrato che ascoltare musica durante l'allenamento può aiutare a mantenere un buon ritmo e regime di allenamento. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti che hanno usato playlist musicali sincronizzate con il ritmo dell’allenamento hanno mostrato un aumento maggiore della loro attività fisica totale, spingendosi nel workout per una media di 261 minuti in più rispetto agli altri pazienti ogni settimana.
Un recente studio di Nature Neuroscience ha scoperto che l'interazione con la musica attraverso il movimento, aumenta i segnali degli oppioidi nel cervello molto più di quanto non faccia l'ascolto da solo. Questi, secondo il dottor Tom Fritz del Max Planck Institute in Germania, sono antidolorifici naturali che agiscono come la morfina.
È stato a lungo dimostrato, inoltre, che l’esperienza di ascolto di una canzone può portare a un aumento dei livelli di serotonina, noto come l'ormone del buonumore, che può mettere di buon umore durante l’allenamento aumentando il rendimento durante il workout.
Cosa aspetti? Scegli la tua compilation preferita, indossa le cuffie, e inizia il tuo allenamento!
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Venerdì 10 giugno 22
Durante i mesi estivi si tende ad uscire più spesso e a diminuire le sessioni di allenamento settimanali.
Giornate che si allungano, aperitivi e feste estive. L’estate è il periodo dell'anno in cui l'agenda inizia a riempirsi e le fredde giornate invernali sono ormai un ricordo.
Ma che dire dell'allenamento? Il cambiamento di routine e gli impegni sociali che caratterizzano i mesi estivi rischiano di portare ad un calo della voglia di allenarsi.
È importante che questo periodo, anziché minacciare o ostacolare la nostra forma fisica, sia un alleato per mettere in atto ulteriori progressi, una ventata di entusiasmo per entrare in una nuova stagione.
A gennaio, solitamente, tendiamo a fissare nuovi obiettivi. Piuttosto che farli cadere nel dimenticatoio quando arriva l’estate, possiamo attuare un piano che ci permetta di portare avanti le nostre buone intenzioni anche durante i mesi caldi.
Resettare e definire gli obiettivi
Si può ottenere qualsiasi risultato se si fissano obiettivi sufficientemente validi e ci si attiene al piano stabilito. La Dottoressa Gail Matthews, docente di psicologia presso la Dominican University in California, ha condotto uno studio sulla definizione degli obiettivi con 270 partecipanti. È emerso che, se gli obiettivi vengono messi per iscritto, si ha il 42% di probabilità di raggiungerli.
Le nostre intenzioni sono ottime a gennaio, ma con il passare dei mesi tendono ad affievolirsi. Se vuoi raggiungere gli obiettivi stabiliti ad inizio anno, dovrai continuare a sfidare te stesso, anche quando i mesi freddi saranno solo un ricordo. Utilizza gli stessi principi di definizione degli obiettivi utilizzati a gennaio e ripetili, come una revisione finanziaria. Questa volta, però, chiediti cosa ha funzionato bene e cosa ti è piaciuto, e viceversa cosa non ti è piaciuto o non è andato altrettanto bene.
Sfrutta questa opportunità per dare il via alla tua formazione e spingiti verso una nuova versione migliorata di te stesso.
Orientarsi verso i punti deboli
A questo punto, avrai esaminato i mesi precedenti e fatto dei progressi. Ci saranno senz’altro alcuni punti su cui lavorare e aree che avrai trascurato, perché naturalmente non possiamo concentrarci su tutto allo stesso tempo. Nel frattempo, la tua forza è aumentata ma probabilmente dovrai lavorare sulla flessibilità e gli altri punti deboli dei tuoi allenamenti. I mesi estivi devono essere una risorsa da sfruttare per continuare a fare progressi, non per sottrarsi o rinunciare all’allenamento. Una nuova, ampia finestra sul mondo fitness che ti farà progredire per altri sei mesi.
fonte: web
Durante i mesi estivi si tende ad uscire più spesso e a diminuire le sessioni di allenamento settimanali.
Giornate che si allungano, aperitivi e feste estive. L’estate è il periodo dell'anno in cui l'agenda inizia a riempirsi e le fredde giornate invernali sono ormai un ricordo.
Ma che dire dell'allenamento? Il cambiamento di routine e gli impegni sociali che caratterizzano i mesi estivi rischiano di portare ad un calo della voglia di allenarsi.
È importante che questo periodo, anziché minacciare o ostacolare la nostra forma fisica, sia un alleato per mettere in atto ulteriori progressi, una ventata di entusiasmo per entrare in una nuova stagione.
A gennaio, solitamente, tendiamo a fissare nuovi obiettivi. Piuttosto che farli cadere nel dimenticatoio quando arriva l’estate, possiamo attuare un piano che ci permetta di portare avanti le nostre buone intenzioni anche durante i mesi caldi.
Resettare e definire gli obiettivi
Si può ottenere qualsiasi risultato se si fissano obiettivi sufficientemente validi e ci si attiene al piano stabilito. La Dottoressa Gail Matthews, docente di psicologia presso la Dominican University in California, ha condotto uno studio sulla definizione degli obiettivi con 270 partecipanti. È emerso che, se gli obiettivi vengono messi per iscritto, si ha il 42% di probabilità di raggiungerli.
Le nostre intenzioni sono ottime a gennaio, ma con il passare dei mesi tendono ad affievolirsi. Se vuoi raggiungere gli obiettivi stabiliti ad inizio anno, dovrai continuare a sfidare te stesso, anche quando i mesi freddi saranno solo un ricordo. Utilizza gli stessi principi di definizione degli obiettivi utilizzati a gennaio e ripetili, come una revisione finanziaria. Questa volta, però, chiediti cosa ha funzionato bene e cosa ti è piaciuto, e viceversa cosa non ti è piaciuto o non è andato altrettanto bene.
Sfrutta questa opportunità per dare il via alla tua formazione e spingiti verso una nuova versione migliorata di te stesso.
Orientarsi verso i punti deboli
A questo punto, avrai esaminato i mesi precedenti e fatto dei progressi. Ci saranno senz’altro alcuni punti su cui lavorare e aree che avrai trascurato, perché naturalmente non possiamo concentrarci su tutto allo stesso tempo. Nel frattempo, la tua forza è aumentata ma probabilmente dovrai lavorare sulla flessibilità e gli altri punti deboli dei tuoi allenamenti. I mesi estivi devono essere una risorsa da sfruttare per continuare a fare progressi, non per sottrarsi o rinunciare all’allenamento. Una nuova, ampia finestra sul mondo fitness che ti farà progredire per altri sei mesi.
fonte: web
Venerdì 3 giugno 22
All’arrivo dei primi caldi, subito si pensa alla tintarella e all’abbronzatura, mentre medici e dermatologi avvertono sui rischi per la pelle di raggi UV, i più aggressivi. In realtà, se è vero che da questi raggi aggressivi è necessario proteggere la pelle, per evitare rughe, invecchiamento precoce e nei casi più a rischio tumori e melanomi, è vero anche che il sole può essere un toccasana per cuore, sistema immunitario e umore.
Il sole non è quindi un nemico da evitare a tutti i costi ma è necessario esporvi con cautela e precauzioni.
Che sia al mare, in montagna, o nei parchi cittadini, complici le vacanze, il caldo e il bel tempo, in estate è molto probabile prendere più sole rispetto alle proprie abitudini. Ma un’esposizione eccessiva al sole può comportare il rischio di arrossamenti e scottature che, a lungo andare, possono rivelarsi pericolose per la nostra pelle. Oltre all’utilizzo di cappelli, ombrelloni e vestiti in stoffe leggere in grado di proteggere senza aumentare il calore corporeo, è importante ricordarsi di utilizzare sempre, sul viso e sulle parti del corpo esposte al sole, la crema solare.
Ne parla la Dott.ssa Narcisi, dermatologa dell’Istituto Humanitas; una pelle continuamente esposta al sole senza protezione invecchia più velocemente per via dell’azione dei raggi ultravioletti UVA, mentre i raggi UVB, il secondo tipo di raggi ultravioletti dannosi per la salute, sono causa di arrossamenti della cute.
Le continue scottature, soprattutto se si sono succedute negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, sono inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo, in età adulta, di melanoma. Altri tumori tendenzialmente poco aggressivi dal punto di vista clinico, ma maligni da quello istologico sono i basaliomi e gli epiteliomi squamo-cellulari, che possono sempre comparire in relazione a un’esposizione solare eccessiva.
Per evitare un’esposizione superiore alla norma ai raggi ultravioletti è opportuno non prendere il sole nelle ore centrali della giornata, quelle a cavallo tra la fine della mattina e il primo pomeriggio (tra le 11 e le 16). Una regola che vale anche nei giorni in cui il cielo non è limpido e il sole è oscurato dalla presenza di nubi.
Le creme solari possono essere composte con due tipologie di filtri: quelli biologici e quelli non biologici, che potrebbero anche essere combinati tra loro. L’azione dei filtri biologici prevede l’assorbimento delle radiazioni UV e la loro conversione in calore. Contengono derivati di acido para-aminobenzoico, salicilati, cinnamati e benzofenoni. I filtri non biologici hanno invece un’azione di riflessione e diffusione della radiazione UV. Tendenzialmente provocano una minore irritazione della cute e tra le loro componenti potrebbero esserci biossido di titanio o ossido di zinco.
Importante controllare che la crema la data di scadenza riportata sulla confezione, dopo la quale la crema perde gradualmente la sua efficacia. Inoltre non bisogna utilizzare le creme aperte dall’anno precedente, anche se non sono ancora scadute, perché non sono comunque efficaci.
Chi avesse dei dubbi sull’utilizzo della crema solare, magari per timore che questa impedisca l’abbronzatura, può stare tranquillo, non solo la crema solare non impedisce l’abbronzatura, ma ne aumenta anche la qualità e la durata e, soprattutto, ci protegge da pericoli ben maggiori di una tintarella poco evidente.
fonte: web
All’arrivo dei primi caldi, subito si pensa alla tintarella e all’abbronzatura, mentre medici e dermatologi avvertono sui rischi per la pelle di raggi UV, i più aggressivi. In realtà, se è vero che da questi raggi aggressivi è necessario proteggere la pelle, per evitare rughe, invecchiamento precoce e nei casi più a rischio tumori e melanomi, è vero anche che il sole può essere un toccasana per cuore, sistema immunitario e umore.
Il sole non è quindi un nemico da evitare a tutti i costi ma è necessario esporvi con cautela e precauzioni.
Che sia al mare, in montagna, o nei parchi cittadini, complici le vacanze, il caldo e il bel tempo, in estate è molto probabile prendere più sole rispetto alle proprie abitudini. Ma un’esposizione eccessiva al sole può comportare il rischio di arrossamenti e scottature che, a lungo andare, possono rivelarsi pericolose per la nostra pelle. Oltre all’utilizzo di cappelli, ombrelloni e vestiti in stoffe leggere in grado di proteggere senza aumentare il calore corporeo, è importante ricordarsi di utilizzare sempre, sul viso e sulle parti del corpo esposte al sole, la crema solare.
Ne parla la Dott.ssa Narcisi, dermatologa dell’Istituto Humanitas; una pelle continuamente esposta al sole senza protezione invecchia più velocemente per via dell’azione dei raggi ultravioletti UVA, mentre i raggi UVB, il secondo tipo di raggi ultravioletti dannosi per la salute, sono causa di arrossamenti della cute.
Le continue scottature, soprattutto se si sono succedute negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, sono inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo, in età adulta, di melanoma. Altri tumori tendenzialmente poco aggressivi dal punto di vista clinico, ma maligni da quello istologico sono i basaliomi e gli epiteliomi squamo-cellulari, che possono sempre comparire in relazione a un’esposizione solare eccessiva.
Per evitare un’esposizione superiore alla norma ai raggi ultravioletti è opportuno non prendere il sole nelle ore centrali della giornata, quelle a cavallo tra la fine della mattina e il primo pomeriggio (tra le 11 e le 16). Una regola che vale anche nei giorni in cui il cielo non è limpido e il sole è oscurato dalla presenza di nubi.
Le creme solari possono essere composte con due tipologie di filtri: quelli biologici e quelli non biologici, che potrebbero anche essere combinati tra loro. L’azione dei filtri biologici prevede l’assorbimento delle radiazioni UV e la loro conversione in calore. Contengono derivati di acido para-aminobenzoico, salicilati, cinnamati e benzofenoni. I filtri non biologici hanno invece un’azione di riflessione e diffusione della radiazione UV. Tendenzialmente provocano una minore irritazione della cute e tra le loro componenti potrebbero esserci biossido di titanio o ossido di zinco.
Importante controllare che la crema la data di scadenza riportata sulla confezione, dopo la quale la crema perde gradualmente la sua efficacia. Inoltre non bisogna utilizzare le creme aperte dall’anno precedente, anche se non sono ancora scadute, perché non sono comunque efficaci.
Chi avesse dei dubbi sull’utilizzo della crema solare, magari per timore che questa impedisca l’abbronzatura, può stare tranquillo, non solo la crema solare non impedisce l’abbronzatura, ma ne aumenta anche la qualità e la durata e, soprattutto, ci protegge da pericoli ben maggiori di una tintarella poco evidente.
fonte: web
Venerdì 27 maggio 22
Trekking e hiking, due grandi passioni per immergersi completamente nella natura, lungo il sentiero di un bosco, per scaricare le tensioni accumulate nel corso della settimana; puoi migliorare la tua esperienza d’escursionismo con allenamento e tecnologia.
I weekend di trekking per camminare all’aria aperta (ma anche viaggi e itinerari a piedi o tour naturalistici da regalarsi dopo una settimana intensa di lavoro) sono sempre più ambiti, con appassionati di tutte le età che vogliono vivere a stretto contatto con la natura lasciandosi cullare dal cinguettio degli uccelli, con il cielo a fare da cornice privilegiata. Lontano dallo smog, dai rumori e dal caos della città.
Qual è la differenza tra trekking e hiking?
La passione per le passeggiate e le camminate in montagna – vere e proprie pratiche outdoor che strizzano l’occhio agli sport all’aria aperta (in ogni caso, infatti, c’è bisogno di allenamento e preparazione mirati) – non significa dover rinunciare al supporto delle tecnologie per le escursioni, a prescindere dalla difficoltà della passeggiata. Ed è proprio sulla difficoltà che si basa la distinzione principale tra trekking ed hiking.
Il trekking (da “to trek”, compiere un lungo viaggio) è infatti una vera e propria escursione che necessita di varie giornate, equipaggiamento di sopravvivenza e di primo soccorso ed una notevole preparazione atletica. Al contrario, l’hiking (da “to hike”, camminare),è una pratica che prevede di camminare nella natura per diverse ore, ma percorrendo sentieri escursionistici battuti, di facile percorribilità e attraversabili nell'arco della giornata.
A seconda della tipologia del percorso escursionistico scelto, per effettuare escursioni in sicurezza (che ci si trovi in un bosco oppure sulla vetta di un monte) occorre prendere una serie di accortezze. Ovunque conducano la voglia di outdoor e il desiderio di avventura, infatti, la tranquillità della partenza, dell’arrivo e del ritorno è un aspetto basilare. Così, oltre all'entusiasmo associato ai bellissimi paesaggi e alle avventure all'area aperta, per un’escursione in tutta sicurezza due aspetti sono fondamentali: una solida preparazione fisica e dispositivi e dispositivi hi-tech per la montagna.
A costo di dire un’ovvietà, la base per un buon allenamento di trekking ed hiking è camminare. Se camminare all'aria aperta più spesso indubbiamente aiuta, per raggiungere veramente la forma ideale per l’escursionismo occorre imparare a camminare bene.
Per camminare bene, specie sui terreni accidentati dei sentieri, è necessario avere una buona forza fisica, resistenza, mobilità e propriocezione. E per ottenere un allenamento per il trekking del genere, l’allenamento indoor è la migliore soluzione, specie nei mesi autunnali ed invernali, in cui il tempo ed il clima non permettono l’allenamento “su strada”.
La tecnologia dei nuoti tappeti Technogym permette di imparare quali sono le variabili della corsa e della camminata da controllare e migliorare, tramite un feedback in tempo reale di variabili come cadenza e tempo di contatto a terra. Questo è estremamente utile per l’allenamento del trekking se associato a delle inclinazioni che replicano i percorsi di montagna.
Inoltre, con i percorsi contenuti nuovi tappeti Technogym Excite Live Run, è possibile avviare dei percorsi outdoor interattivi, dandoti l’impressione di correre e camminare in alcune delle location outdoor più belle al mondo.
Eppure, il trekking e l’hiking non si basano esclusivamente sull'allenamento su tapis roulant.
Infatti, in queste due pratiche outdoor i dislivelli, i cambi di terreno e la presenza di ostacoli sono nella norma. Per allenarsi ai cambi di inclinazione del piano, esercizi come affondi o squat sono fondamentali.
Smartwatch con GPS: suona quasi come una parola d’ordine. Tra i gadget tecnologici per la montagna è immancabile, ben stretto al polso, lo smartwatch per il trekking – ma non fa eccezione l’hiking – in grado di fornire una serie di dati: dalla posizione all’altitudine alla pressione atmosferica.
Oltre al rilevamento GPS, gli smartwatch da outdoor sono provvisti di altimetro, bussola e barometro. Senza dimenticare la funzione di navigazione e autorouting, che permettono la programmazione dei sentieri e percorsi da seguire.
Dal dispositivo che “trasforma” lo smartphone in una ricetrasmittente in grado di funzionare sulle frequenze FM, inviando messaggi nell'arco di centina di metri (per segnalare la propria posizione) alla cover con adattatore universale – più SIM card satellitare, antenna estraibile, batteria e connettori – che declina lo smartphone in telefono satellitare. Così nei casi di emergenza può essere usato per chiedere aiuto (è dotato di un tasto SOS che invia in automatico, a un numero preimpostato, SMS, mail o chiamata con le coordinate. Prima, però, bisogna aver installato l’app specifica.
Preparare un’escursione in montagna o un’esperienza outdoor pensando di lasciare a casa lo smartphone? Meglio di no. Avere a disposizione sul proprio device una o più app per il trekking e l’escursionismo dotate di navigatore GPS outdoor, infatti, può rivelarsi di grande aiuto. Soprattutto in eventuali momenti critici.
La tecnologia per le escursioni passa attraverso app gratuite (spesso con alcune funzionalità a pagamento) che consentono al trekker e all’hiker di scegliere tra numerose mappe di itinerari da percorrere, in Italia e all'estero, consultabili online e scaricabili per l’uso offline. Ed emergono, in tutta la loro utilità, applicazioni con funzioni per localizzare la propria posizione (anche attraverso una foto), tracciare gli spostamenti e – soprattutto – inviare segnalazioni di allarme e coordinate geografiche alle stazioni di soccorso. Per garantire la massima sicurezza.
Per finire, oltre ovviamente ad un equipaggiamento ed abbigliamento tecnico, un inseparabile compagno di avventure come lo zaino da trekking e hiking caratterizzato da un power bank che viene alimentato, a sua volta, da un pannello solare. Con porte USB integrate per tenere in carica gli accessori tecnologici.
Non ci sono più scuse, si parte!
fonte: web
Trekking e hiking, due grandi passioni per immergersi completamente nella natura, lungo il sentiero di un bosco, per scaricare le tensioni accumulate nel corso della settimana; puoi migliorare la tua esperienza d’escursionismo con allenamento e tecnologia.
I weekend di trekking per camminare all’aria aperta (ma anche viaggi e itinerari a piedi o tour naturalistici da regalarsi dopo una settimana intensa di lavoro) sono sempre più ambiti, con appassionati di tutte le età che vogliono vivere a stretto contatto con la natura lasciandosi cullare dal cinguettio degli uccelli, con il cielo a fare da cornice privilegiata. Lontano dallo smog, dai rumori e dal caos della città.
Qual è la differenza tra trekking e hiking?
La passione per le passeggiate e le camminate in montagna – vere e proprie pratiche outdoor che strizzano l’occhio agli sport all’aria aperta (in ogni caso, infatti, c’è bisogno di allenamento e preparazione mirati) – non significa dover rinunciare al supporto delle tecnologie per le escursioni, a prescindere dalla difficoltà della passeggiata. Ed è proprio sulla difficoltà che si basa la distinzione principale tra trekking ed hiking.
Il trekking (da “to trek”, compiere un lungo viaggio) è infatti una vera e propria escursione che necessita di varie giornate, equipaggiamento di sopravvivenza e di primo soccorso ed una notevole preparazione atletica. Al contrario, l’hiking (da “to hike”, camminare),è una pratica che prevede di camminare nella natura per diverse ore, ma percorrendo sentieri escursionistici battuti, di facile percorribilità e attraversabili nell'arco della giornata.
A seconda della tipologia del percorso escursionistico scelto, per effettuare escursioni in sicurezza (che ci si trovi in un bosco oppure sulla vetta di un monte) occorre prendere una serie di accortezze. Ovunque conducano la voglia di outdoor e il desiderio di avventura, infatti, la tranquillità della partenza, dell’arrivo e del ritorno è un aspetto basilare. Così, oltre all'entusiasmo associato ai bellissimi paesaggi e alle avventure all'area aperta, per un’escursione in tutta sicurezza due aspetti sono fondamentali: una solida preparazione fisica e dispositivi e dispositivi hi-tech per la montagna.
A costo di dire un’ovvietà, la base per un buon allenamento di trekking ed hiking è camminare. Se camminare all'aria aperta più spesso indubbiamente aiuta, per raggiungere veramente la forma ideale per l’escursionismo occorre imparare a camminare bene.
Per camminare bene, specie sui terreni accidentati dei sentieri, è necessario avere una buona forza fisica, resistenza, mobilità e propriocezione. E per ottenere un allenamento per il trekking del genere, l’allenamento indoor è la migliore soluzione, specie nei mesi autunnali ed invernali, in cui il tempo ed il clima non permettono l’allenamento “su strada”.
La tecnologia dei nuoti tappeti Technogym permette di imparare quali sono le variabili della corsa e della camminata da controllare e migliorare, tramite un feedback in tempo reale di variabili come cadenza e tempo di contatto a terra. Questo è estremamente utile per l’allenamento del trekking se associato a delle inclinazioni che replicano i percorsi di montagna.
Inoltre, con i percorsi contenuti nuovi tappeti Technogym Excite Live Run, è possibile avviare dei percorsi outdoor interattivi, dandoti l’impressione di correre e camminare in alcune delle location outdoor più belle al mondo.
Eppure, il trekking e l’hiking non si basano esclusivamente sull'allenamento su tapis roulant.
Infatti, in queste due pratiche outdoor i dislivelli, i cambi di terreno e la presenza di ostacoli sono nella norma. Per allenarsi ai cambi di inclinazione del piano, esercizi come affondi o squat sono fondamentali.
Smartwatch con GPS: suona quasi come una parola d’ordine. Tra i gadget tecnologici per la montagna è immancabile, ben stretto al polso, lo smartwatch per il trekking – ma non fa eccezione l’hiking – in grado di fornire una serie di dati: dalla posizione all’altitudine alla pressione atmosferica.
Oltre al rilevamento GPS, gli smartwatch da outdoor sono provvisti di altimetro, bussola e barometro. Senza dimenticare la funzione di navigazione e autorouting, che permettono la programmazione dei sentieri e percorsi da seguire.
Dal dispositivo che “trasforma” lo smartphone in una ricetrasmittente in grado di funzionare sulle frequenze FM, inviando messaggi nell'arco di centina di metri (per segnalare la propria posizione) alla cover con adattatore universale – più SIM card satellitare, antenna estraibile, batteria e connettori – che declina lo smartphone in telefono satellitare. Così nei casi di emergenza può essere usato per chiedere aiuto (è dotato di un tasto SOS che invia in automatico, a un numero preimpostato, SMS, mail o chiamata con le coordinate. Prima, però, bisogna aver installato l’app specifica.
Preparare un’escursione in montagna o un’esperienza outdoor pensando di lasciare a casa lo smartphone? Meglio di no. Avere a disposizione sul proprio device una o più app per il trekking e l’escursionismo dotate di navigatore GPS outdoor, infatti, può rivelarsi di grande aiuto. Soprattutto in eventuali momenti critici.
La tecnologia per le escursioni passa attraverso app gratuite (spesso con alcune funzionalità a pagamento) che consentono al trekker e all’hiker di scegliere tra numerose mappe di itinerari da percorrere, in Italia e all'estero, consultabili online e scaricabili per l’uso offline. Ed emergono, in tutta la loro utilità, applicazioni con funzioni per localizzare la propria posizione (anche attraverso una foto), tracciare gli spostamenti e – soprattutto – inviare segnalazioni di allarme e coordinate geografiche alle stazioni di soccorso. Per garantire la massima sicurezza.
Per finire, oltre ovviamente ad un equipaggiamento ed abbigliamento tecnico, un inseparabile compagno di avventure come lo zaino da trekking e hiking caratterizzato da un power bank che viene alimentato, a sua volta, da un pannello solare. Con porte USB integrate per tenere in carica gli accessori tecnologici.
Non ci sono più scuse, si parte!
fonte: web
Venerdì 20 maggio 22
Se ti sei mai svegliato con i muscoli doloranti dopo un allenamento, saprai esattamente come ci si sente in caso di “dolori muscolari a insorgenza ritardata” (DOMS, delayed onset muscle soreness). Anche se i muscoli indolenziti spesso significano che hai lavorato duramente e sei arrivato oltre la loro comfort zone, possono anche essere un vero incubo nella vita quotidiana; anche solo alzarsi dal letto può essere una lotta. In genere, a 48-72 ore da un allenamento, i DOMS sono il risultato di micro-strappi nei muscoli e della relativa infiammazione. Quindi, come ci si può liberare dei DOMS? Lo stretching aiuta moltissimo alleviare alcuni dei dolori legati a DOMS, ma è davvero importante tenere a mente di non esagerare mai nemmeno con gli allungamenti, perché il dolore potrebbe peggiorare.
Prova questi 6 esercizi di stretching e vedi se senti la differenza:
Posizione del piccione - ottimo per glutei
Inizia in posizione di plank, con i palmi delle mani a terra, e porta delicatamente il ginocchio sinistro in avanti, verso il petto. Tieni la gamba sinistra piegata al ginocchio e mettila davanti a te sul terreno. Lo stinco sinistro deve essere perpendicolare al corpo, davanti a te. Abbassa i fianchi a terra, mantenendo la gamba destra dritta dietro di te. Inclinati in avanti, avvicinando il petto al terreno e senti l'allungamento dei fianchi e dei glutei. Tieni per 20 secondi e poi cambia lato.
Stretching dei muscoli posteriori della coscia
Sdraiati a terra sulla schiena, con le braccia lungo il corpo. Solleva la gamba destra tenendola distesa e tira delicatamente la coscia verso di te, tenendo la gamba subito sopra o subito sotto il ginocchio. Mantieni l'allungamento per 20 secondi prima di cambiare lato.
Rotazione delle spalle
Avrai bisogno di un po’ di spazio libero sul muro: mettiti con la schiena contro la parete e distendi entrambe le braccia lateralmente, poi piega i gomiti formando un angolo di 90 gradi, sempre contro il muro. Fai scivolare lentamente il braccio sinistro verso l'alto contro il muro, fino a distenderlo verticalmente; anche la parte posteriore della tua mano sinistra dovrebbe essere a contatto con la parete. L'avambraccio destro, nel frattempo, dovrebbe girare a 90 gradi verso il basso; fai poi scivolare il braccio destro verso il basso della parete. A questo punto invertite le braccia, mantenendo sempre un angolo di circa 90 gradi sui gomiti.
Allungamento dei tricipiti
In piedi o seduto, porta il braccio sinistro in alto verso il soffitto. Piega il gomito e metti la mano sinistra sulla parte superiore della schiena, poi falla scivolare verso il centro della schiena; mentre lo fai spingi delicatamente verso il basso il gomito sinistro con la mano destra. Sii delicato e allunga per circa 20 secondi su ogni lato, per 3 volte.
Stretching dei polpacci con asciugamano
Arrotola un piccolo asciugamano e, seduto a terra, stendi entrambe le gambe davanti a te facendo passare l'asciugamano intorno alla parte superiore del piede sinistro. Tieni un'estremità dell'asciugamano in ogni mano e tirale delicatamente verso di te, assicurandoti che le gambe e la schiena rimangano dritte. Tieni per 30 secondi, poi rilascia lentamente e ripeti dall'altro lato.
Allungamento dei quadricipiti in ginocchio
Inizia in posizione di affondo, con il piede destro in avanti e il ginocchio posteriore piegato a terra dietro di te. Allunga la mano sinistra e afferra il piede sinistro. Piegati in avanti per sentire l'allungamento e tieni per circa 30 secondi. Poi, torna gradualmente alla posizione iniziale e cambia lato.
fonte: web
Se ti sei mai svegliato con i muscoli doloranti dopo un allenamento, saprai esattamente come ci si sente in caso di “dolori muscolari a insorgenza ritardata” (DOMS, delayed onset muscle soreness). Anche se i muscoli indolenziti spesso significano che hai lavorato duramente e sei arrivato oltre la loro comfort zone, possono anche essere un vero incubo nella vita quotidiana; anche solo alzarsi dal letto può essere una lotta. In genere, a 48-72 ore da un allenamento, i DOMS sono il risultato di micro-strappi nei muscoli e della relativa infiammazione. Quindi, come ci si può liberare dei DOMS? Lo stretching aiuta moltissimo alleviare alcuni dei dolori legati a DOMS, ma è davvero importante tenere a mente di non esagerare mai nemmeno con gli allungamenti, perché il dolore potrebbe peggiorare.
Prova questi 6 esercizi di stretching e vedi se senti la differenza:
Posizione del piccione - ottimo per glutei
Inizia in posizione di plank, con i palmi delle mani a terra, e porta delicatamente il ginocchio sinistro in avanti, verso il petto. Tieni la gamba sinistra piegata al ginocchio e mettila davanti a te sul terreno. Lo stinco sinistro deve essere perpendicolare al corpo, davanti a te. Abbassa i fianchi a terra, mantenendo la gamba destra dritta dietro di te. Inclinati in avanti, avvicinando il petto al terreno e senti l'allungamento dei fianchi e dei glutei. Tieni per 20 secondi e poi cambia lato.
Stretching dei muscoli posteriori della coscia
Sdraiati a terra sulla schiena, con le braccia lungo il corpo. Solleva la gamba destra tenendola distesa e tira delicatamente la coscia verso di te, tenendo la gamba subito sopra o subito sotto il ginocchio. Mantieni l'allungamento per 20 secondi prima di cambiare lato.
Rotazione delle spalle
Avrai bisogno di un po’ di spazio libero sul muro: mettiti con la schiena contro la parete e distendi entrambe le braccia lateralmente, poi piega i gomiti formando un angolo di 90 gradi, sempre contro il muro. Fai scivolare lentamente il braccio sinistro verso l'alto contro il muro, fino a distenderlo verticalmente; anche la parte posteriore della tua mano sinistra dovrebbe essere a contatto con la parete. L'avambraccio destro, nel frattempo, dovrebbe girare a 90 gradi verso il basso; fai poi scivolare il braccio destro verso il basso della parete. A questo punto invertite le braccia, mantenendo sempre un angolo di circa 90 gradi sui gomiti.
Allungamento dei tricipiti
In piedi o seduto, porta il braccio sinistro in alto verso il soffitto. Piega il gomito e metti la mano sinistra sulla parte superiore della schiena, poi falla scivolare verso il centro della schiena; mentre lo fai spingi delicatamente verso il basso il gomito sinistro con la mano destra. Sii delicato e allunga per circa 20 secondi su ogni lato, per 3 volte.
Stretching dei polpacci con asciugamano
Arrotola un piccolo asciugamano e, seduto a terra, stendi entrambe le gambe davanti a te facendo passare l'asciugamano intorno alla parte superiore del piede sinistro. Tieni un'estremità dell'asciugamano in ogni mano e tirale delicatamente verso di te, assicurandoti che le gambe e la schiena rimangano dritte. Tieni per 30 secondi, poi rilascia lentamente e ripeti dall'altro lato.
Allungamento dei quadricipiti in ginocchio
Inizia in posizione di affondo, con il piede destro in avanti e il ginocchio posteriore piegato a terra dietro di te. Allunga la mano sinistra e afferra il piede sinistro. Piegati in avanti per sentire l'allungamento e tieni per circa 30 secondi. Poi, torna gradualmente alla posizione iniziale e cambia lato.
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Venerdì 13 maggio 22
La cura di sé a molti potrebbe non sembrare un’urgenza, ma in realtà può fare un'enorme differenza per lo stato della tua mente, della tua salute generale e della qualità della tua vita. Non sai da dove cominciare? Abbiamo raccolto per te alcuni dei modi più semplici per imparare a volerti bene.
Tieni un diario della positività
Immersi nella frenesia delle nostre vite, quasi sempre dimentichiamo di prenderci un momento per apprezzare i lati positivi. Tuttavia, ritagliarsi un po’ di tempo ogni giorno per concentrarsi sulle cose che vanno bene (non importa quanto siano piccole) può migliorare notevolmente il tuo umore, rilasciare la tensione nel corpo e arginare la tendenza alla negatività. Non riesci a trovare niente di positivo? Parti dalle piccole cose: anche una giornata di sole, della buona musica o un buon cappuccino sono cose per cui vale la pena essere grati! Se rimanere positivi è ottimo per l’equilibrio mentale, essere aperti sui propri sentimenti (anche quando sono negativi) è egualmente consigliabile. Scrivi tutto ciò che ti passa per la testa in un quaderno dedicato; a volte, qualcosa che pensavi fosse super negativo potrebbe in realtà non sembrare così male una volta messo nero su bianco.
Pianifica i pasti della settimana
Ciò che mangiamo può avere forti influenze sul nostro umore, sui nostri livelli di stress e sulla nostra concentrazione e produttività quotidiana. Se sei uno che fa la spesa quando capita e passi dal supermercato solo quando hai la dispensa vuota o quando hai fame, potresti ritrovarti a comprare pasti pronti, snack e bibite poco sani. Se invece pianifichi la tua settimana di pasti in anticipo (tipo di domenica), sarai in grado di fare la spesa in modo sistematico per assicurarti di avere abbastanza cibo nutriente per riempirti e darti una sana energia, ogni giorno.
Fai attività fisica
Una regolare routine di allenamento è fondamentale per mantenere il corpo in salute e mente: l’attività fisica infatti produce endorfine, ovvero sostanze chimiche che agiscono da neurotrasmettitori che hanno la proprietà di ridurre il dolore fisico e generare una sensazione di felicità. Praticare sport è un ottimo rimedio per ridurre notevolmente la tensione muscolare e con se lo stress; inoltre favorisce la socializzazione. Che tu vada in palestra o a correre al parco troverai altre persone con cui fare amicizia.
Non trascurare il sonno
Dormire è il collante che ci tiene insieme e rende operativi, ed è quindi fondamentale per la cura di sé. Abbiamo tutti sperimentato quella sensazione di malumore che si verifica dopo una notte di cattivo sonno, quindi dormire abbastanza fa sempre la differenza: punta a 7-9 ore di sonno ogni notte e cerca di creare una sana routine, in modo da andare a letto e alzarti alla stessa ora ogni sera e ogni mattina. A sera inoltrata, rilassati spegnendo i tuoi device almeno 30 minuti prima di andare a letto e calmati con una tisana o una doccia calda per facilitare il torpore del sonno.
Fa’ volontariato
L'atto di fare qualcosa di buono per le persone meno fortunate può effettivamente aumentare la nostra autostima e farci sentire bene con noi stessi. Non c'è bisogno di fare volontariato ogni giorno o ogni settimana; prova con qualche ora al mese, magari per un ente di beneficenza locale o un rifugio per senzatetto. Aiutare gli altri è un modo semplice per migliorare il tuo umore e certamente anche quello degli altri!
Prova con la meditazione
Potrebbe sembrare assurdo prendersi 5 minuti al giorno per stare completamente fermi a meditare, ma i benefici potrebbero davvero essere notevoli, specialmente se si soffre di stress e ansia (non sei solo!). La meditazione implica restare nel presente, senza arrovellarsi su passato o al futuro: rimani fermo, concentrati sul tuo respiro ed evita la tentazione di iniziare a vagare con la mente. Per cominciare, basta mettersi seduti, chiudere gli occhi e concentrarsi sul ritmo del respiro. Se la tua mente inizia a deviare, riportala semplicemente al presente. Punta a farlo per 3 minuti e, col tempo, arriva gradualmente fino a 5 o anche 10 minuti. Prova a includere la meditazione nella tua routine quotidiana, per far sì che diventi un'abitudine. Si consiglia di farlo per 5 minuti al mattino o altrimenti in qualsiasi momento della giornata che permetta di concentrarsi.
Fai un po' d'ordine
Il disordine e la confusione possono generare e alimentare lo stress e creare un contesto psicologicamente caotico. Metti in ordine scarpe e vestiti, rifai il letto, tieni il minimo indispensabile sui piani di lavoro della cucina e tieni in ordine l'ambiente di lavoro. Potresti anche andare fino in fondo con una vera e propria riorganizzazione: liberati dei vestiti che non metti più e degli oggetti che sono solo lì a prendere polvere. Se sono ancora in buone condizioni, dalli in beneficenza oppure vendili online per fare un po' di soldi facili! Se la tua camera da letto è nel caos, vale davvero la pena di darle una risistemata, perché una camera da letto disordinata può effettivamente rendere più difficile addormentarsi e dormire bene. Crea invece un ambiente calmo e ordinato per un sonno tranquillo.
fonte: web
La cura di sé a molti potrebbe non sembrare un’urgenza, ma in realtà può fare un'enorme differenza per lo stato della tua mente, della tua salute generale e della qualità della tua vita. Non sai da dove cominciare? Abbiamo raccolto per te alcuni dei modi più semplici per imparare a volerti bene.
Tieni un diario della positività
Immersi nella frenesia delle nostre vite, quasi sempre dimentichiamo di prenderci un momento per apprezzare i lati positivi. Tuttavia, ritagliarsi un po’ di tempo ogni giorno per concentrarsi sulle cose che vanno bene (non importa quanto siano piccole) può migliorare notevolmente il tuo umore, rilasciare la tensione nel corpo e arginare la tendenza alla negatività. Non riesci a trovare niente di positivo? Parti dalle piccole cose: anche una giornata di sole, della buona musica o un buon cappuccino sono cose per cui vale la pena essere grati! Se rimanere positivi è ottimo per l’equilibrio mentale, essere aperti sui propri sentimenti (anche quando sono negativi) è egualmente consigliabile. Scrivi tutto ciò che ti passa per la testa in un quaderno dedicato; a volte, qualcosa che pensavi fosse super negativo potrebbe in realtà non sembrare così male una volta messo nero su bianco.
Pianifica i pasti della settimana
Ciò che mangiamo può avere forti influenze sul nostro umore, sui nostri livelli di stress e sulla nostra concentrazione e produttività quotidiana. Se sei uno che fa la spesa quando capita e passi dal supermercato solo quando hai la dispensa vuota o quando hai fame, potresti ritrovarti a comprare pasti pronti, snack e bibite poco sani. Se invece pianifichi la tua settimana di pasti in anticipo (tipo di domenica), sarai in grado di fare la spesa in modo sistematico per assicurarti di avere abbastanza cibo nutriente per riempirti e darti una sana energia, ogni giorno.
Fai attività fisica
Una regolare routine di allenamento è fondamentale per mantenere il corpo in salute e mente: l’attività fisica infatti produce endorfine, ovvero sostanze chimiche che agiscono da neurotrasmettitori che hanno la proprietà di ridurre il dolore fisico e generare una sensazione di felicità. Praticare sport è un ottimo rimedio per ridurre notevolmente la tensione muscolare e con se lo stress; inoltre favorisce la socializzazione. Che tu vada in palestra o a correre al parco troverai altre persone con cui fare amicizia.
Non trascurare il sonno
Dormire è il collante che ci tiene insieme e rende operativi, ed è quindi fondamentale per la cura di sé. Abbiamo tutti sperimentato quella sensazione di malumore che si verifica dopo una notte di cattivo sonno, quindi dormire abbastanza fa sempre la differenza: punta a 7-9 ore di sonno ogni notte e cerca di creare una sana routine, in modo da andare a letto e alzarti alla stessa ora ogni sera e ogni mattina. A sera inoltrata, rilassati spegnendo i tuoi device almeno 30 minuti prima di andare a letto e calmati con una tisana o una doccia calda per facilitare il torpore del sonno.
Fa’ volontariato
L'atto di fare qualcosa di buono per le persone meno fortunate può effettivamente aumentare la nostra autostima e farci sentire bene con noi stessi. Non c'è bisogno di fare volontariato ogni giorno o ogni settimana; prova con qualche ora al mese, magari per un ente di beneficenza locale o un rifugio per senzatetto. Aiutare gli altri è un modo semplice per migliorare il tuo umore e certamente anche quello degli altri!
Prova con la meditazione
Potrebbe sembrare assurdo prendersi 5 minuti al giorno per stare completamente fermi a meditare, ma i benefici potrebbero davvero essere notevoli, specialmente se si soffre di stress e ansia (non sei solo!). La meditazione implica restare nel presente, senza arrovellarsi su passato o al futuro: rimani fermo, concentrati sul tuo respiro ed evita la tentazione di iniziare a vagare con la mente. Per cominciare, basta mettersi seduti, chiudere gli occhi e concentrarsi sul ritmo del respiro. Se la tua mente inizia a deviare, riportala semplicemente al presente. Punta a farlo per 3 minuti e, col tempo, arriva gradualmente fino a 5 o anche 10 minuti. Prova a includere la meditazione nella tua routine quotidiana, per far sì che diventi un'abitudine. Si consiglia di farlo per 5 minuti al mattino o altrimenti in qualsiasi momento della giornata che permetta di concentrarsi.
Fai un po' d'ordine
Il disordine e la confusione possono generare e alimentare lo stress e creare un contesto psicologicamente caotico. Metti in ordine scarpe e vestiti, rifai il letto, tieni il minimo indispensabile sui piani di lavoro della cucina e tieni in ordine l'ambiente di lavoro. Potresti anche andare fino in fondo con una vera e propria riorganizzazione: liberati dei vestiti che non metti più e degli oggetti che sono solo lì a prendere polvere. Se sono ancora in buone condizioni, dalli in beneficenza oppure vendili online per fare un po' di soldi facili! Se la tua camera da letto è nel caos, vale davvero la pena di darle una risistemata, perché una camera da letto disordinata può effettivamente rendere più difficile addormentarsi e dormire bene. Crea invece un ambiente calmo e ordinato per un sonno tranquillo.
fonte: web
Venerdì 6 maggio 22
Rest day: quando fare pausa dall’allenamento e perchè è importante.
Se ami l’esercizio fisico, prenderti un giorno di pausa può essere difficile. Tuttavia, il riposo è altrettanto, se non più importante dell'allenamento stesso.
Scopri perché.
Quando concedi al tuo corpo un momento di pausa, i muscoli guariscono e crescono, i livelli di stress si abbassano e le articolazioni godono di un piacevole riposo. Come regola generale, cerca di prendere almeno un giorno di riposo a settimana. Naturalmente, durante i giorni di pausa dall’attività fisica si può comunque rimanere in movimento facendo altre attività. Camminare, nuotare, fare yoga o pilates sono solo alcuni esempi di ottime forme di esercizio che non gravano troppo sul corpo. Ma ci sono alcuni momenti in cui è essenziale dire no all'esercizio intenso e lasciare che il corpo si riposi.
Vediamoli insieme.
Quando sei molto indolenzito
A volte possiamo percepire un leggero indolenzimento, altre volte invece si può sperimentare un serio dolore muscolare a insorgenza ritardata, altrimenti noto come DOMS. Questi dolori non si manifestano sempre nel momento immediatamente successivo al workout, ma possono insorgere fino a 24-72 ore dopo. I DOMS derivano da diversi micro strappi dei muscoli, che si creano quando si sollevano pesi o si lavora duramente, spingendoli i muscoli stessi al loro limite.Nei giorni in cui sono presenti i DOMS, potresti dover faticare più del solito per completare la tua sessione di esercizi, a causa del dolore. Un ottimo suggerimento da cogliere durante queste giornate è quello di dedicarsi maggiormente a foam rolling, stretching e mobilità. In questo modo aiuterai il tuo corpo a recuperare più velocemente e potrai tornare ad allenarti più in fretta. Un altro prezioso consiglio è quello di assumere un buon numero di calorie nei giorni di riposo. I muscoli, per recuperare, hanno bisogno di carburante! Quindi non privarli del buon cibo.
Quando sei molto stressato
Lo stress accumulato a lavoro ti fa provoca ansia? Dato che l'esercizio fisico è di per sé un fattore di stress, potrebbe peggiorare la situazione. Questo, però, vale solo quando ti senti veramente stressato: una lieve sensazione di stress può spesso essere risolta con un’efficace sessione di allenamento, mentre lo stress cronico è continuo e richiede più riposo. Lo stress può provocare danni seri al nostro corpo, generando disturbi a livello sia fisico che psicologico. Per questo, se percepisci che il tuo livello di stress sta diventando eccessivo e superando il limite, prenditi un momento di pausa dall’attività fisica e dedicati alla cura di te stesso.
Quando hai dormito male
Per portare a termine un allenamento efficace, abbiamo bisogno di energia. Come fa il nostro corpo ad acquisire energia naturale? Attraverso un buon sonno, naturalmente! Infatti è proprio mentre dormiamo che il nostro corpo si riprende e recupera le energie, preparandosi ad affrontare il giorno successivo. Quindi, senza il sonno, il nostro corpo non ha l'energia per andare avanti. Inoltre, stancare il fisico con un allenamento intenso dopo aver dormito poco o male toglierà ulteriori energie ad altri compiti da svolgere nel corso della giornata, come il lavoro e la socializzazione. Questo ti porterà a cercare energia "finta", come quella generata dalle bevande a base di caffeina e dai cibi zuccherati, che però non fanno altro che creare alti e bassi energetici. Piuttosto, prenditi un giorno di riposo dalla palestra, mangia cibi sani che forniscono energia a lento rilascio e non spingere il tuo corpo al limite. Infine, naturalmente, concediti una dormita rigenerante la notte successiva!
Quando sei malato
Ti senti giù di corda? Stai lottando contro un forte raffreddore o un'influenza? Allora è il momento di fare un passo indietro dall'esercizio fisico e prendersi un giorno di riposo! Se vuoi recuperare velocemente, stressare ulteriormente il tuo corpo con un allenamento non aiuterà. Tutti ci ammaliamo di tanto in tanto, è un evento naturale e normale. Il modo in cui ci comportiamo in queste occasioni, però, può avere un impatto sulla velocità di ripresa. Una regola generale: se hai dolori alle ossa o febbre, allora non allenarti. Se invece soffri di un leggero raffreddore o mal di testa e l’esercizio fisico ti fa stare meglio, allora diminuisci semplicemente l'intensità. Se ti alleni in una palestra, però, pensaci bene: potresti contagiare e mettere a rischio anche altre persone.
fonte: web
Rest day: quando fare pausa dall’allenamento e perchè è importante.
Se ami l’esercizio fisico, prenderti un giorno di pausa può essere difficile. Tuttavia, il riposo è altrettanto, se non più importante dell'allenamento stesso.
Scopri perché.
Quando concedi al tuo corpo un momento di pausa, i muscoli guariscono e crescono, i livelli di stress si abbassano e le articolazioni godono di un piacevole riposo. Come regola generale, cerca di prendere almeno un giorno di riposo a settimana. Naturalmente, durante i giorni di pausa dall’attività fisica si può comunque rimanere in movimento facendo altre attività. Camminare, nuotare, fare yoga o pilates sono solo alcuni esempi di ottime forme di esercizio che non gravano troppo sul corpo. Ma ci sono alcuni momenti in cui è essenziale dire no all'esercizio intenso e lasciare che il corpo si riposi.
Vediamoli insieme.
Quando sei molto indolenzito
A volte possiamo percepire un leggero indolenzimento, altre volte invece si può sperimentare un serio dolore muscolare a insorgenza ritardata, altrimenti noto come DOMS. Questi dolori non si manifestano sempre nel momento immediatamente successivo al workout, ma possono insorgere fino a 24-72 ore dopo. I DOMS derivano da diversi micro strappi dei muscoli, che si creano quando si sollevano pesi o si lavora duramente, spingendoli i muscoli stessi al loro limite.Nei giorni in cui sono presenti i DOMS, potresti dover faticare più del solito per completare la tua sessione di esercizi, a causa del dolore. Un ottimo suggerimento da cogliere durante queste giornate è quello di dedicarsi maggiormente a foam rolling, stretching e mobilità. In questo modo aiuterai il tuo corpo a recuperare più velocemente e potrai tornare ad allenarti più in fretta. Un altro prezioso consiglio è quello di assumere un buon numero di calorie nei giorni di riposo. I muscoli, per recuperare, hanno bisogno di carburante! Quindi non privarli del buon cibo.
Quando sei molto stressato
Lo stress accumulato a lavoro ti fa provoca ansia? Dato che l'esercizio fisico è di per sé un fattore di stress, potrebbe peggiorare la situazione. Questo, però, vale solo quando ti senti veramente stressato: una lieve sensazione di stress può spesso essere risolta con un’efficace sessione di allenamento, mentre lo stress cronico è continuo e richiede più riposo. Lo stress può provocare danni seri al nostro corpo, generando disturbi a livello sia fisico che psicologico. Per questo, se percepisci che il tuo livello di stress sta diventando eccessivo e superando il limite, prenditi un momento di pausa dall’attività fisica e dedicati alla cura di te stesso.
Quando hai dormito male
Per portare a termine un allenamento efficace, abbiamo bisogno di energia. Come fa il nostro corpo ad acquisire energia naturale? Attraverso un buon sonno, naturalmente! Infatti è proprio mentre dormiamo che il nostro corpo si riprende e recupera le energie, preparandosi ad affrontare il giorno successivo. Quindi, senza il sonno, il nostro corpo non ha l'energia per andare avanti. Inoltre, stancare il fisico con un allenamento intenso dopo aver dormito poco o male toglierà ulteriori energie ad altri compiti da svolgere nel corso della giornata, come il lavoro e la socializzazione. Questo ti porterà a cercare energia "finta", come quella generata dalle bevande a base di caffeina e dai cibi zuccherati, che però non fanno altro che creare alti e bassi energetici. Piuttosto, prenditi un giorno di riposo dalla palestra, mangia cibi sani che forniscono energia a lento rilascio e non spingere il tuo corpo al limite. Infine, naturalmente, concediti una dormita rigenerante la notte successiva!
Quando sei malato
Ti senti giù di corda? Stai lottando contro un forte raffreddore o un'influenza? Allora è il momento di fare un passo indietro dall'esercizio fisico e prendersi un giorno di riposo! Se vuoi recuperare velocemente, stressare ulteriormente il tuo corpo con un allenamento non aiuterà. Tutti ci ammaliamo di tanto in tanto, è un evento naturale e normale. Il modo in cui ci comportiamo in queste occasioni, però, può avere un impatto sulla velocità di ripresa. Una regola generale: se hai dolori alle ossa o febbre, allora non allenarti. Se invece soffri di un leggero raffreddore o mal di testa e l’esercizio fisico ti fa stare meglio, allora diminuisci semplicemente l'intensità. Se ti alleni in una palestra, però, pensaci bene: potresti contagiare e mettere a rischio anche altre persone.
fonte: web
Giovedì 28 Aprile 22
Respirare è fondamentale per qualsiasi attività che svolgiamo. Detta così sembra un’ovvietà, ma in realtà difficilmente ci concentriamo sulla qualità del nostro respiro, mentre mangiamo, camminiamo, parliamo e soprattutto mentre facciamo sport. Invece l’aria (comburente) e il cibo (combustibile), acqua compresa, sono gli unici due elementi che introduciamo nel nostro organismo per garantire lo svolgimento delle funzioni vitali.
Lo stile di vita contemporaneo, spesso guidato da ritmi frenetici e da atteggiamenti ansiosi, è contrassegnato sempre più spesso da un ritmo respiratorio accelerato e superficiale. Per contrastare questa tendenza e abbassare il livello di ansia, si eseguono tecniche che insegnano a decelerare e rendere più profondi gli atti respiratori.
L’educazione respiratoria porta benefici sia sul corpo che sulla mente e aiuta a:
Ma come funziona la nostra respirazione mentre facciamo sport?
Respirare è forse il gesto più semplice e naturale che conosciamo, ma sotto sforzo richiede coordinazione e consapevolezza. Invece, molti atleti di altissimo livello non conoscono nemmeno la differenza tra respirazione diaframmatica e toracica, e all’atto pratico mostrano dei reali deficit coordinativi soprattutto a carico dei muscoli inspiratori.
Un’educazione respiratoria, al contrario, permette di aumentare la profondità della respirazione, migliorando sensibilmente i valori di Capacità Vitale (CV), di FEV1 (volume espiratorio forzato nel primo secondo) e di ossigenazione periferica.
In effetti, quando facciamo sport, a un certo punto, abbiamo l’impressione che ci manchi il respiro. Questa spiacevole sensazione sopraggiunge, quasi sempre, prima della stanchezza muscolare.
Fino a pochi anni fa, i metodologi e medici sportivi, non prestavano particolare attenzione alla dispnea e si occupavano principalmente dell’affaticamento muscolare.
In realtà, la stanchezza dei muscoli periferici coinvolti nell’esercizio sopraggiunge in primo luogo a causa di un ridotto apporto di ossigeno. Esiste infatti un riflesso neurochimico che, riducendo l’afflusso di ossigeno ai muscoli periferici, quando la richiesta di ossigeno della muscolatura scheletrica non può essere soddisfatta dallo scambio polmonare, determina quella sensazione di stanchezza e dolore ai muscoli. In pratica si verifica un “blocco” dell’ossigenazione periferica, che porta all’inevitabile diminuzione dell’intensità di esercizio.
Per questo motivo, allenare i muscoli respiratori (cioè i muscoli intercostali interni, esterni e il diaframma) consente di ritardarne l’affaticamento e di aumentare la resistenza agli esercizi. Eliminare il limite respiratorio, quindi, significa portare la capacità di prestazione fino al limite dei muscoli specifici del gesto sportivo.
Prendiamo per esempio la corsa: tutti i runner alle prime armi, sia che si allenino all’aperto sia sul loro tapis roulant, si scontrano con il problema del cosiddetto “fiatone”.
Ma quali sono i segreti per respirare bene durante la corsa?
Per prima cosa è fondamentale conoscere la differenza tra respirazione toracica e respirazione diaframmatica. Quest’ultima è detta anche respirazione addominale, e permette di introdurre nel corpo la quantità massima di ossigeno. La respirazione toracica, invece, utilizza solo la parte alta dei polmoni e l’aria che viene inspirata rimane nei polmoni solo per poco tempo, impedendo il ricambio totale e riducendo l’apporto di ossigeno.
È quindi evidente che la respirazione diaframmatica è più efficiente per la corsa.
Per sperimentarla, basta sdraiarsi supini e poggiare le mani sullo stomaco. Inspirando ed espirando il più profondamente possibile, bisognerebbe vedere le mani che si alzano e si abbassano. Inizialmente può sembrare difficile, ma con un po’ di allenamento questo tipo di respirazione viene naturale e porta grandi benefici.
Altro dilemma: meglio respirare con il naso o con la bocca?
Quando il corpo è sotto stress ha bisogno di più ossigeno e respirando con la bocca riusciamo a introdurne una quantità maggiore. Al crescere dell’intensità della corsa, in effetti, tutti notiamo che respirare solo dal naso non è sufficiente. L’ideale quindi, quando si corre, è respirare sia con il naso sia con la bocca. Per quanto riguarda infine il ritmo della respirazione, non bisogna pensare che durante la corsa il ritmo vada in alcun modo forzato. Al contrario, la respirazione migliore per la corsa è assolutamente naturale.
fonte: web
Respirare è fondamentale per qualsiasi attività che svolgiamo. Detta così sembra un’ovvietà, ma in realtà difficilmente ci concentriamo sulla qualità del nostro respiro, mentre mangiamo, camminiamo, parliamo e soprattutto mentre facciamo sport. Invece l’aria (comburente) e il cibo (combustibile), acqua compresa, sono gli unici due elementi che introduciamo nel nostro organismo per garantire lo svolgimento delle funzioni vitali.
Lo stile di vita contemporaneo, spesso guidato da ritmi frenetici e da atteggiamenti ansiosi, è contrassegnato sempre più spesso da un ritmo respiratorio accelerato e superficiale. Per contrastare questa tendenza e abbassare il livello di ansia, si eseguono tecniche che insegnano a decelerare e rendere più profondi gli atti respiratori.
L’educazione respiratoria porta benefici sia sul corpo che sulla mente e aiuta a:
- migliorare l’elasticità della gabbia toracica e aumentare l’efficienza dell’apparato respiratorio
- migliorare i processi metabolici dell’organismo
- mantenere una postura corretta
- acquisire un maggior controllo degli stati di ansia e di emotività, favorendo la concentrazione e il rilassamento
Ma come funziona la nostra respirazione mentre facciamo sport?
Respirare è forse il gesto più semplice e naturale che conosciamo, ma sotto sforzo richiede coordinazione e consapevolezza. Invece, molti atleti di altissimo livello non conoscono nemmeno la differenza tra respirazione diaframmatica e toracica, e all’atto pratico mostrano dei reali deficit coordinativi soprattutto a carico dei muscoli inspiratori.
Un’educazione respiratoria, al contrario, permette di aumentare la profondità della respirazione, migliorando sensibilmente i valori di Capacità Vitale (CV), di FEV1 (volume espiratorio forzato nel primo secondo) e di ossigenazione periferica.
In effetti, quando facciamo sport, a un certo punto, abbiamo l’impressione che ci manchi il respiro. Questa spiacevole sensazione sopraggiunge, quasi sempre, prima della stanchezza muscolare.
Fino a pochi anni fa, i metodologi e medici sportivi, non prestavano particolare attenzione alla dispnea e si occupavano principalmente dell’affaticamento muscolare.
In realtà, la stanchezza dei muscoli periferici coinvolti nell’esercizio sopraggiunge in primo luogo a causa di un ridotto apporto di ossigeno. Esiste infatti un riflesso neurochimico che, riducendo l’afflusso di ossigeno ai muscoli periferici, quando la richiesta di ossigeno della muscolatura scheletrica non può essere soddisfatta dallo scambio polmonare, determina quella sensazione di stanchezza e dolore ai muscoli. In pratica si verifica un “blocco” dell’ossigenazione periferica, che porta all’inevitabile diminuzione dell’intensità di esercizio.
Per questo motivo, allenare i muscoli respiratori (cioè i muscoli intercostali interni, esterni e il diaframma) consente di ritardarne l’affaticamento e di aumentare la resistenza agli esercizi. Eliminare il limite respiratorio, quindi, significa portare la capacità di prestazione fino al limite dei muscoli specifici del gesto sportivo.
Prendiamo per esempio la corsa: tutti i runner alle prime armi, sia che si allenino all’aperto sia sul loro tapis roulant, si scontrano con il problema del cosiddetto “fiatone”.
Ma quali sono i segreti per respirare bene durante la corsa?
Per prima cosa è fondamentale conoscere la differenza tra respirazione toracica e respirazione diaframmatica. Quest’ultima è detta anche respirazione addominale, e permette di introdurre nel corpo la quantità massima di ossigeno. La respirazione toracica, invece, utilizza solo la parte alta dei polmoni e l’aria che viene inspirata rimane nei polmoni solo per poco tempo, impedendo il ricambio totale e riducendo l’apporto di ossigeno.
È quindi evidente che la respirazione diaframmatica è più efficiente per la corsa.
Per sperimentarla, basta sdraiarsi supini e poggiare le mani sullo stomaco. Inspirando ed espirando il più profondamente possibile, bisognerebbe vedere le mani che si alzano e si abbassano. Inizialmente può sembrare difficile, ma con un po’ di allenamento questo tipo di respirazione viene naturale e porta grandi benefici.
Altro dilemma: meglio respirare con il naso o con la bocca?
Quando il corpo è sotto stress ha bisogno di più ossigeno e respirando con la bocca riusciamo a introdurne una quantità maggiore. Al crescere dell’intensità della corsa, in effetti, tutti notiamo che respirare solo dal naso non è sufficiente. L’ideale quindi, quando si corre, è respirare sia con il naso sia con la bocca. Per quanto riguarda infine il ritmo della respirazione, non bisogna pensare che durante la corsa il ritmo vada in alcun modo forzato. Al contrario, la respirazione migliore per la corsa è assolutamente naturale.
fonte: web
Venerdì 22 Aprile 22
Earth Day 2022, cos'è la Giornata della Terra e perché è importante
Come ogni 22 aprile si celebra la Giornata della Terra, la più grande iniziativa al mondo dedicata all’ambiente. “Investire nel nostro Pianeta” è il tema scelto quest’anno dagli organizzatori
Nata nel 1970 negli Stati Uniti, la Giornata della Terra è la più grande iniziativa al mondo dedicata all’ambiente. Si celebra in 193 Paesi, coinvolge 1 miliardo di persone. L’organizzazione sceglie per ogni edizione un tema e lo slogan per il 2022 è “Investire nel nostro Pianeta”. Insomma, l’Earth Day di quest’anno ci ricorda che la finanza privata è probabilmente il più grande acceleratore dei cambiamenti di cui abbiamo bisogno. Una finanza privata che è orientata anche dalle scelte dei singoli cittadini cioè da noi.
Il messaggio - non troppo nascosto - è uno: salvare il pianeta è un’azione che conviene anche da un punto di vista economico.
Quando si parla di investimenti e sostenibilità c’è però una parola che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni: greenwashing. C'è chi dice che sia nata nel 1986 da Jay Westerwelle: se la prendeva con le catene di alberghi che chiedevano ai clienti di non cambiare asciugamani, apparentemente per non inquinare. In realtà per tagliare i costi del lavaggio. Oggi la utilizziamo infatti per denunciare l’ambientalismo di facciata di organizzazioni, individui e imprese. Per contrastare il fenomeno l’Onu ha da poco nominato Catherine McKenna, ex ministro dell’Ambiente canadese, a capo di un gruppo di lavoro che per la prima volta si occupa di lotta al greenwashing.
A proposito di Onu. Nel 2016 le Nazioni Unite hanno scelto proprio la data del 22 aprile per adottare ufficialmente l’Accordo di Parigi cioè l’impegno più importante mai preso contro la crisi climatica. L’obiettivo di questo accordo è contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C oltre i livelli preindustriali, e di limitare l’aumento a 1,5 °C.
Ogni decimo di grado infatti incide tantissimo in termini, ad esempio, di innalzamento del livello dei mari e di altre conseguenze per il nostro Pianeta.
fonte: skytg24.it
Earth Day 2022, cos'è la Giornata della Terra e perché è importante
Come ogni 22 aprile si celebra la Giornata della Terra, la più grande iniziativa al mondo dedicata all’ambiente. “Investire nel nostro Pianeta” è il tema scelto quest’anno dagli organizzatori
Nata nel 1970 negli Stati Uniti, la Giornata della Terra è la più grande iniziativa al mondo dedicata all’ambiente. Si celebra in 193 Paesi, coinvolge 1 miliardo di persone. L’organizzazione sceglie per ogni edizione un tema e lo slogan per il 2022 è “Investire nel nostro Pianeta”. Insomma, l’Earth Day di quest’anno ci ricorda che la finanza privata è probabilmente il più grande acceleratore dei cambiamenti di cui abbiamo bisogno. Una finanza privata che è orientata anche dalle scelte dei singoli cittadini cioè da noi.
Il messaggio - non troppo nascosto - è uno: salvare il pianeta è un’azione che conviene anche da un punto di vista economico.
Quando si parla di investimenti e sostenibilità c’è però una parola che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni: greenwashing. C'è chi dice che sia nata nel 1986 da Jay Westerwelle: se la prendeva con le catene di alberghi che chiedevano ai clienti di non cambiare asciugamani, apparentemente per non inquinare. In realtà per tagliare i costi del lavaggio. Oggi la utilizziamo infatti per denunciare l’ambientalismo di facciata di organizzazioni, individui e imprese. Per contrastare il fenomeno l’Onu ha da poco nominato Catherine McKenna, ex ministro dell’Ambiente canadese, a capo di un gruppo di lavoro che per la prima volta si occupa di lotta al greenwashing.
A proposito di Onu. Nel 2016 le Nazioni Unite hanno scelto proprio la data del 22 aprile per adottare ufficialmente l’Accordo di Parigi cioè l’impegno più importante mai preso contro la crisi climatica. L’obiettivo di questo accordo è contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C oltre i livelli preindustriali, e di limitare l’aumento a 1,5 °C.
Ogni decimo di grado infatti incide tantissimo in termini, ad esempio, di innalzamento del livello dei mari e di altre conseguenze per il nostro Pianeta.
fonte: skytg24.it
Venerdì 15 Aprile 22
Com'è nata la tradizione delle uova di Pasqua?
L'uovo, per tutte le culture antiche, aveva un valore simbolico enorme: era il simbolo della vita e della rinascita. Il cristianesimo ha reinterpretato questa tradizione alla luce delle Nuove Scritture.
Le origini dell'uovo di cioccolato sono da ricondurre al re Sole, Luigi XIV. Fu lui che per primo, a inizio Settecento, fece realizzare un uovo di crema di cacao al suo chocolatier di corte. L'usanza di regalarle a Pasqua però è più antica e si perde nel lontano Medioevo.
La scelta di regalare un proprio uovo non è casuale. Fin dall'antichità questo alimento ha ricoperto un valore simbolico enorme. In alcune culture Terra e Cielo, unendosi, formavano proprio un uovo, simbolo di vita. Per gli antichi Egizi l'uovo era invece l'origine di tutto e il fulcro dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco). Siccome in Primavera la natura risorge, i Persiani amavano poi regalarsi proprio delle uova, simbolo di nuova vita.
Il cristianesimo affianca queste tradizioni e le reinterpreta alla luce delle Nuove Scritture. L'uovo diventa così il simbolo che meglio coglie il significato del miracolo della Resurrezione di Cristo. L'usanza di regalarsi uova si diffonde a partire dal Medioevo, in Germania. Qui tra la gente comune la consuetudine era distribuire uova bollite, avvolte in foglie e fiori in modo che si colorassero naturalmente. Tra i nobili e gli aristocratici invece si diffuse l'abitudine di fabbricarne alcune di argento, platino o oro, decorate.
Questa tradizione è arrivata fino al XIX secolo e nella Russia degli zar l'arte della loro fabbricazione ha raggiunto vette ineguagliabili. Merito dell'orafo di corte Peter Carl Fabergé (1846-1920), incaricato dallo zar Alessandro III di preparare per la zarina delle meravigliose uova decorate (la collezione imperiale vanta 52 esemplari stupefacenti). Il primo uovo realizzato era in platino smaltato di bianco. Al suo interno conteneva un altro uovo, questa volta in oro, il quale conteneva altri due doni: una riproduzione della corona imperiale e un pulcino dorato.
La produzione di Fabergé fu enorme: si interruppe solo nel 1918 quando la Casa Fabergé venne nazionalizzata dai bolscevichi: l'orafo non si riprese mai dallo shock della Rivoluzione Russa e morì due anni dopo.
E il regalo? Se oggi nell'uovo di Pasqua troviamo una sorpresa è insomma meritò di Fabergé. Ma non tutti su questo, concordano. C'è chi ricorda come già nel Settecento dalle parti di Torino c'era infatti l'usanza di inserire un piccolo dono dentro le uova di cioccolato.
Secondo quest'altra interpretazione potrebbero essere stati quindi proprio i Piemontesi, maestri nell'arte del cioccolato, i primi a lanciare la moda delle uova pasquali con sorpresa.
fonte: focus.it
Com'è nata la tradizione delle uova di Pasqua?
L'uovo, per tutte le culture antiche, aveva un valore simbolico enorme: era il simbolo della vita e della rinascita. Il cristianesimo ha reinterpretato questa tradizione alla luce delle Nuove Scritture.
Le origini dell'uovo di cioccolato sono da ricondurre al re Sole, Luigi XIV. Fu lui che per primo, a inizio Settecento, fece realizzare un uovo di crema di cacao al suo chocolatier di corte. L'usanza di regalarle a Pasqua però è più antica e si perde nel lontano Medioevo.
La scelta di regalare un proprio uovo non è casuale. Fin dall'antichità questo alimento ha ricoperto un valore simbolico enorme. In alcune culture Terra e Cielo, unendosi, formavano proprio un uovo, simbolo di vita. Per gli antichi Egizi l'uovo era invece l'origine di tutto e il fulcro dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco). Siccome in Primavera la natura risorge, i Persiani amavano poi regalarsi proprio delle uova, simbolo di nuova vita.
Il cristianesimo affianca queste tradizioni e le reinterpreta alla luce delle Nuove Scritture. L'uovo diventa così il simbolo che meglio coglie il significato del miracolo della Resurrezione di Cristo. L'usanza di regalarsi uova si diffonde a partire dal Medioevo, in Germania. Qui tra la gente comune la consuetudine era distribuire uova bollite, avvolte in foglie e fiori in modo che si colorassero naturalmente. Tra i nobili e gli aristocratici invece si diffuse l'abitudine di fabbricarne alcune di argento, platino o oro, decorate.
Questa tradizione è arrivata fino al XIX secolo e nella Russia degli zar l'arte della loro fabbricazione ha raggiunto vette ineguagliabili. Merito dell'orafo di corte Peter Carl Fabergé (1846-1920), incaricato dallo zar Alessandro III di preparare per la zarina delle meravigliose uova decorate (la collezione imperiale vanta 52 esemplari stupefacenti). Il primo uovo realizzato era in platino smaltato di bianco. Al suo interno conteneva un altro uovo, questa volta in oro, il quale conteneva altri due doni: una riproduzione della corona imperiale e un pulcino dorato.
La produzione di Fabergé fu enorme: si interruppe solo nel 1918 quando la Casa Fabergé venne nazionalizzata dai bolscevichi: l'orafo non si riprese mai dallo shock della Rivoluzione Russa e morì due anni dopo.
E il regalo? Se oggi nell'uovo di Pasqua troviamo una sorpresa è insomma meritò di Fabergé. Ma non tutti su questo, concordano. C'è chi ricorda come già nel Settecento dalle parti di Torino c'era infatti l'usanza di inserire un piccolo dono dentro le uova di cioccolato.
Secondo quest'altra interpretazione potrebbero essere stati quindi proprio i Piemontesi, maestri nell'arte del cioccolato, i primi a lanciare la moda delle uova pasquali con sorpresa.
fonte: focus.it
Venerdì 8 Aprile 22
Come si fa ad essere più felici?
Sarà capitato anche a voi di chiedervi “Come si fa a vivere meglio? Come si fa ad essere più felici?”
Bella domanda!
Non avevamo una risposta pronta, avremmo dovuto parlare di troppi argomenti e non sapevamo onestamente neanche da dove partire. Allora abbiamo cercato e cercato, fino a trovare le parole di Sadhguru.
Per chi non lo conoscesse è un mistico e yogi indiano, premiato con il Padma Vibushan, che è la seconda più alta onorificenza civile indiana, per il suo contributo riguardo alla spiritualità.
Lui ha detto: “Per essere più felici, bisogna migliorare il proprio umore”.
Siete perplessi, ma in realtà è davvero fondamentale. Da molti studi scientifici in ambito psicologico, pare che uno dei principali attivatori della depressione sia proprio il peggioramento dell’umore.
Gli è stata posta ovviamente una domanda: “Come facciamo a migliorare il nostro umore?”.
La sua risposta è stata: “Devi sorridere di più!”.
Sorridere non è un atto banale. Anche quando apparentemente non ne abbiamo motivo, bisogna sforzarsi di farlo. Sorridere ha una grande azione terapeutica. Attiva le endorfine, migliora la memoria e comporta tanti altri benefici.
Ma comporta anche un’ altra potente conseguenza, ci fa vivere nel momento presente. Quando sorridiamo tutti i nostri pensieri sembrano dileguarsi, ci sembra come se la mente si trovasse temporaneamente in stand-by. Tuttavia siamo completamente nel momento presente e tutti i nostri sensi sembrano risvegliarsi.
Sorridere di più significa lasciare andare la mente razionale, quella che di continuo ci fa vivere nel passato o nel futuro, facendoci perdere la vera vita.
Passato e futuro sono solo “illusioni della mente“, sono solo “strumenti” che vengono utilizzati per costruire “un personaggio fittizio”, che deve muoversi ed interagire con altri “personaggi fittizi” in una “società artificiale“, che abbiamo involontariamente ereditato. L’unico istante che possiamo vivere realmente è quello presente, non esiste altro istante. Dunque sorridere significa sganciarsi dalla “grande illusione“, essere totalmente se stessi, non giudicanti, consapevoli.
I bambini, ad esempio, sorridono molto perchè sono ancora “incorrotti”, puri non “costruiti”, spontanei e meravigliosamente ineducati. Ed ecco perché è nei bambini quando giocano che possiamo vedere la vera felicità.
Per noi adulti è di certo molto più difficile essere spontanei, consapevoli e non giudicanti. Dunque per iniziare dobbiamo adottare un escamotage: sorridere.
Questo semplice gesto, disinnesca la mente, disattiva temporaneamente la “grande illusione”, butta giú la maschera, annulla per un momento l’attore che si muove sul palcoscenico del “teatro” della società in cui viviamo e così torniamo ad essere noi stessi, quelli veri, reali, quelli che eravamo da bambini.
Questa è la felicità!
fonte: web
Come si fa ad essere più felici?
Sarà capitato anche a voi di chiedervi “Come si fa a vivere meglio? Come si fa ad essere più felici?”
Bella domanda!
Non avevamo una risposta pronta, avremmo dovuto parlare di troppi argomenti e non sapevamo onestamente neanche da dove partire. Allora abbiamo cercato e cercato, fino a trovare le parole di Sadhguru.
Per chi non lo conoscesse è un mistico e yogi indiano, premiato con il Padma Vibushan, che è la seconda più alta onorificenza civile indiana, per il suo contributo riguardo alla spiritualità.
Lui ha detto: “Per essere più felici, bisogna migliorare il proprio umore”.
Siete perplessi, ma in realtà è davvero fondamentale. Da molti studi scientifici in ambito psicologico, pare che uno dei principali attivatori della depressione sia proprio il peggioramento dell’umore.
Gli è stata posta ovviamente una domanda: “Come facciamo a migliorare il nostro umore?”.
La sua risposta è stata: “Devi sorridere di più!”.
Sorridere non è un atto banale. Anche quando apparentemente non ne abbiamo motivo, bisogna sforzarsi di farlo. Sorridere ha una grande azione terapeutica. Attiva le endorfine, migliora la memoria e comporta tanti altri benefici.
Ma comporta anche un’ altra potente conseguenza, ci fa vivere nel momento presente. Quando sorridiamo tutti i nostri pensieri sembrano dileguarsi, ci sembra come se la mente si trovasse temporaneamente in stand-by. Tuttavia siamo completamente nel momento presente e tutti i nostri sensi sembrano risvegliarsi.
Sorridere di più significa lasciare andare la mente razionale, quella che di continuo ci fa vivere nel passato o nel futuro, facendoci perdere la vera vita.
Passato e futuro sono solo “illusioni della mente“, sono solo “strumenti” che vengono utilizzati per costruire “un personaggio fittizio”, che deve muoversi ed interagire con altri “personaggi fittizi” in una “società artificiale“, che abbiamo involontariamente ereditato. L’unico istante che possiamo vivere realmente è quello presente, non esiste altro istante. Dunque sorridere significa sganciarsi dalla “grande illusione“, essere totalmente se stessi, non giudicanti, consapevoli.
I bambini, ad esempio, sorridono molto perchè sono ancora “incorrotti”, puri non “costruiti”, spontanei e meravigliosamente ineducati. Ed ecco perché è nei bambini quando giocano che possiamo vedere la vera felicità.
Per noi adulti è di certo molto più difficile essere spontanei, consapevoli e non giudicanti. Dunque per iniziare dobbiamo adottare un escamotage: sorridere.
Questo semplice gesto, disinnesca la mente, disattiva temporaneamente la “grande illusione”, butta giú la maschera, annulla per un momento l’attore che si muove sul palcoscenico del “teatro” della società in cui viviamo e così torniamo ad essere noi stessi, quelli veri, reali, quelli che eravamo da bambini.
Questa è la felicità!
fonte: web
Venerdì 1 Aprile 22
L'inverno ci ha irrigiditi? Prepariamoci per l'estate e diamo alle nostre gambe la spinta che meritano per rimettersi in movimento.
Inverno spesso significa meno movimento, e questo nella parte inferiore del corpo può portare a cattiva circolazione, muscoli tesi e indolenzimento. Con la bella stagione in arrivo e quindi la sostituzione dei pantaloni con gonne, pantaloncini e prova costume, questo può essere un problema per alcuni. Quindi cosa possiamo fare per aiutare le nostre gambe e la circolazione?
Abbiamo raccolto quattro pratiche che possono aiutare la circolazione delle gambe e contribuire a rimettere in movimento la parte inferiore del corpo. Tuttavia, oltre a questi quattro consigli, si potrebbe anche provare ad evitare certe posizioni da seduti come ad esempio avere le gambe o le caviglie incrociate. Sicuramente avere sane abitudini, bere molto non fumare ed evitare di consumare una quantità eccessiva di alcolici sono alcune cose che possono aiutare ad avere una sana circolazione nelle gambe. Insieme a questi semplici accorgimenti, provate questi quattro consigli basati invece sul movimento.
Camminare spesso
Camminare è un movimento così naturale per il corpo umano e non aiuta solo a tenerci in forma, ma anche a migliorare la salute. Camminare, sia lentamente che a passo sostenuto, favorisce il flusso di sangue intorno alle gambe e al corpo. Infatti, uno studio della Harvard School of Public Health ha scoperto che solo 30 minuti di camminata al giorno riducono il rischio di ictus di una persona di almeno il 20%. 10000 passi è il numero che ci è stato raccomandato di fare ogni giorno, ma se il numero vi sembra scoraggiante, provate a dividerli in blocchi. Potresti fare una passeggiata di 30 minuti al mattino, un'altra a pranzo e poi un'altra la sera. Prima che te ne accorga, avrai accumulato un numero impressionante di passi!
Massaggi con il Foam Roller
Il foam roller è ottimo per sciogliere i muscoli tesi, aumentare il range di movimento del muscolo e anche per stimolare una sana circolazione. L'applicazione della pressione sul foam roller aiuta a sciogliere i "nodi" nei muscoli e nei tendini, il che permette all'ossigeno di muoversi più liberamente, aiutando anche la circolazione. Prova a massaggiare le gambe, soprattutto i quadricipiti. Posiziona il foam roller sul pavimento e stenditi a pancia in giù sopra di esso, assicurandoti che il roller sia posizionato sopra le tue ginocchia. Molto lentamente, muovetevi avanti e indietro in modo che il foam roller raggiunga i vostri fianchi. Prova a capire dove potrebbero essere eventuali punti di tensione e aumenta la pressione se senti che non è sufficiente. Esegui 30 secondi su ogni lato.
Pilates, Ginnastica Posturale e Yoga
Queste pratiche sono molto apprezzate per la loro moltitudine di benefici che vanno dal dare sollievo al corpo, migliorare lo stress e aiutare con la postura, oltre ad essere anche molto indicate per migliorare il flusso di ossigeno nel nostro corpo, aiutandolo a raggiungere più cellule. Alcuni movimenti, come quelli che coinvolgono torsioni e rotazioni, aiutano anche il sangue ossigenato a muoversi più liberamente. Inoltre raccoglierete i benefici di rilassamento, ideali nel mondo frenetico in cui viviamo oggi.
Impostare una sveglia per alzarsi di tanto in tanto
Stare seduti per tanto tempo è la cosa peggiore quando si tratta di circolazione nelle gambe. Per migliorare, si può provare ad appoggiare i piedi su un piano rialzato oppure allungare le gambe in modo che il sangue non graviti in fondo alle gambe. Tuttavia, impostare una sveglia per alzarsi ogni ora è davvero benefico per la circolazione del sangue. Muoviti solo per cinque minuti, vai a bere un bicchiere d’acqua o semplicemente passeggia per casa o ufficio, qualsiasi movimento tu faccia aiuterà solo a mantenere il sangue in movimento nella parte inferiore del corpo.
fonte: web
L'inverno ci ha irrigiditi? Prepariamoci per l'estate e diamo alle nostre gambe la spinta che meritano per rimettersi in movimento.
Inverno spesso significa meno movimento, e questo nella parte inferiore del corpo può portare a cattiva circolazione, muscoli tesi e indolenzimento. Con la bella stagione in arrivo e quindi la sostituzione dei pantaloni con gonne, pantaloncini e prova costume, questo può essere un problema per alcuni. Quindi cosa possiamo fare per aiutare le nostre gambe e la circolazione?
Abbiamo raccolto quattro pratiche che possono aiutare la circolazione delle gambe e contribuire a rimettere in movimento la parte inferiore del corpo. Tuttavia, oltre a questi quattro consigli, si potrebbe anche provare ad evitare certe posizioni da seduti come ad esempio avere le gambe o le caviglie incrociate. Sicuramente avere sane abitudini, bere molto non fumare ed evitare di consumare una quantità eccessiva di alcolici sono alcune cose che possono aiutare ad avere una sana circolazione nelle gambe. Insieme a questi semplici accorgimenti, provate questi quattro consigli basati invece sul movimento.
Camminare spesso
Camminare è un movimento così naturale per il corpo umano e non aiuta solo a tenerci in forma, ma anche a migliorare la salute. Camminare, sia lentamente che a passo sostenuto, favorisce il flusso di sangue intorno alle gambe e al corpo. Infatti, uno studio della Harvard School of Public Health ha scoperto che solo 30 minuti di camminata al giorno riducono il rischio di ictus di una persona di almeno il 20%. 10000 passi è il numero che ci è stato raccomandato di fare ogni giorno, ma se il numero vi sembra scoraggiante, provate a dividerli in blocchi. Potresti fare una passeggiata di 30 minuti al mattino, un'altra a pranzo e poi un'altra la sera. Prima che te ne accorga, avrai accumulato un numero impressionante di passi!
Massaggi con il Foam Roller
Il foam roller è ottimo per sciogliere i muscoli tesi, aumentare il range di movimento del muscolo e anche per stimolare una sana circolazione. L'applicazione della pressione sul foam roller aiuta a sciogliere i "nodi" nei muscoli e nei tendini, il che permette all'ossigeno di muoversi più liberamente, aiutando anche la circolazione. Prova a massaggiare le gambe, soprattutto i quadricipiti. Posiziona il foam roller sul pavimento e stenditi a pancia in giù sopra di esso, assicurandoti che il roller sia posizionato sopra le tue ginocchia. Molto lentamente, muovetevi avanti e indietro in modo che il foam roller raggiunga i vostri fianchi. Prova a capire dove potrebbero essere eventuali punti di tensione e aumenta la pressione se senti che non è sufficiente. Esegui 30 secondi su ogni lato.
Pilates, Ginnastica Posturale e Yoga
Queste pratiche sono molto apprezzate per la loro moltitudine di benefici che vanno dal dare sollievo al corpo, migliorare lo stress e aiutare con la postura, oltre ad essere anche molto indicate per migliorare il flusso di ossigeno nel nostro corpo, aiutandolo a raggiungere più cellule. Alcuni movimenti, come quelli che coinvolgono torsioni e rotazioni, aiutano anche il sangue ossigenato a muoversi più liberamente. Inoltre raccoglierete i benefici di rilassamento, ideali nel mondo frenetico in cui viviamo oggi.
Impostare una sveglia per alzarsi di tanto in tanto
Stare seduti per tanto tempo è la cosa peggiore quando si tratta di circolazione nelle gambe. Per migliorare, si può provare ad appoggiare i piedi su un piano rialzato oppure allungare le gambe in modo che il sangue non graviti in fondo alle gambe. Tuttavia, impostare una sveglia per alzarsi ogni ora è davvero benefico per la circolazione del sangue. Muoviti solo per cinque minuti, vai a bere un bicchiere d’acqua o semplicemente passeggia per casa o ufficio, qualsiasi movimento tu faccia aiuterà solo a mantenere il sangue in movimento nella parte inferiore del corpo.
fonte: web
Venerdì 25 marzo 22
Tutti sappiamo che il riposo notturno aiuta il nostro corpo a funzionare meglio.
Ma perché è così importante il sonno nella nostra vita?
Una notte di sonno rigenerante è fondamentale per il nostro benessere. Riposare bene favorisce certamente il dinamismo e ci permette di affrontare meglio la giornata che abbiamo davanti. Ma dormire riposando bene è un aiuto insostituibile per il buon funzionamento di tutti i delicati e complessi meccanismi del nostro corpo. Pensate che il sonno inizia a strutturarsi già nell’utero materno. Un neonato dorme per oltre il 50% della giornata e la maggior parte delle sue ore di sonno sono necessarie per la corretta sintesi delle proteine e per la formazione dei complicati collegamenti nervosi nel cervello. La quantità media di sonno, tuttavia, tende a ridursi progressivamente con l’avanzare dell’età.
Stress, l’aumento di peso, sono solo alcuni dei problemi che potrebbero generarsi da un sonno cattivo. La privazione di sonno, per esempio, potrebbe provocare problemi al nostro sistema immunitario, così come disturbi all’umore. Non solo: potrebbe persino causare problemi all’apparato digerente. Il fegato, infatti, porta a termine molte delle sue funzioni di disintossicazione di notte. E il cuore, dal canto suo, sfrutta la tregua notturna per “rallentare” il suo ritmo e per riposarsi a sua volta. Vediamo insieme perché è così importante il dormire bene durante la notte per la nostra salute e per la nostra longevità.
Dormire, un antistress naturale
Il riposo notturno è un potente antistress naturale. A patto però che le ore di sonno non siano mai meno di sei per un periodo di tempo medio-lungo. In questo caso, infatti, scatterebbe inevitabilmente una sensazione di stanchezza accompagnata da disturbi all’umore, perdita di memoria e problemi di concentrazione con il conseguente aumento della necessità di dover far ricorso a sostanze stimolanti come lo zucchero e la caffeina. Insomma: sembra una banalità ma dormire sette o otto ore in maniera profonda e continuata contribuisce in modo sostanziale a far mantenere in salute il nostro organismo e la nostra mente.
Anche il cuore deve riposare
Il cuore sfrutta la tregua notturna per “rallentare” il suo ritmo e per riposarsi. Sono numerosi gli studi scientifici che evidenziano che dormire poco metterebbe a rischio proprio la salute del nostro cuore: chi dorme poco o ha un sonno molto disturbato può andare incontro con maggiori probabilità a eventi cardiovascolari. Al contrario, dormire poco potrebbe influire negativamente in caso di rischio di malattie cardiovascolari
Il cervello e le pulizie notturne
Per funzionare correttamente, il cervello necessita di sonno. Dormire poco e male favorisce infatti l’insorgere di problemi nella nostra capacità di concentrazione e la perdita di memoria. Non solo: dormire è fondamentale per consentire ai neuroni di immagazzinare tutte quelle informazioni importanti che sono state acquisite nel corso della giornata e per sbarazzarsi di quelle ritenute superflue. Dormendo i ricordi vengono consolidati, viceversa sbiadiscono o addirittura ne risultano falsati. Ma non solo: il cervello durante la notte si libererebbe anche delle scorie. Esattamente come i muscoli sotto sforzo producono tossine, allo stesso modo il cervello durante il giorno accumula spazzatura di cui deve liberarsi. Dormendo entra in campo, dunque, una sorta di impresa di pulizie che agisce sul cervello. A rivelarlo recenti ricerche della University of Rochester dello Stato di New York, che ci ricordano quando sia importante il corretto riposo notturno anche per la salute del nostro cervello e per contrastare la degenerazione dei neuroni.
Obesità: chi dorme non piglia… grassi!
Dormire meno ci fa andare incontro al rischio di obesità, la malattia metabolica più diffusa del mondo. La comunità scientifica, infatti, ci mette in guardia dai rischi connessi alla carenza di sonno: chi dorme poco tende a mangiare di più per via di un’alterazione nei meccanismi responsabili nella regolazione dell’appetito e del senso di sazietà. Un sonno scarso farebbe inoltre accrescere la voglia di prodotti ricchi di calorie e ad alto contenuto di grassi e di carboidrati, come le patatine fritte. E questo soprattutto nelle ore notturne e serali, nelle quali chi non riposa correttamente manifesterebbe la tendenza a eccedere nei confronti di alimenti energetici e poco salutari, rendendosi anche più vulnerabile nei confronti di un’alimentazione calorica e golosa rispetto al consumo di cibi sani per placare la fame. In questo quadro si inserisce anche la scarsa attitudine a praticare attività fisica nei soggetti che non riposano bene, che si sentono mal disposti e sempre stanchi, facendo così maggior fatica a bruciare le calorie in eccesso introdotte nel corso della giornata.
Il sonno rende belli
Una carenza di sonno ci rende meno belli. Possibile? Sì, eccome. Un riposo notturno inadeguato rende la pelle del viso meno elastica, più aggrinzita, decisamente più invecchiata. Il “sonno di bellezza” di cui parlano le nostre nonne non è solo un modo di dire ma una grande verità: durante il sonno le cellule si rigenerano a un ritmo più elevato rispetto a quando si è svegli e la pelle si purifica da tutto lo stress accumulato durante la giornata, imputabile a inquinamento e raggi UV. Dormire le classiche otto ore, dunque, ci regala una pelle più luminosa e distesa.
fonte: web
Tutti sappiamo che il riposo notturno aiuta il nostro corpo a funzionare meglio.
Ma perché è così importante il sonno nella nostra vita?
Una notte di sonno rigenerante è fondamentale per il nostro benessere. Riposare bene favorisce certamente il dinamismo e ci permette di affrontare meglio la giornata che abbiamo davanti. Ma dormire riposando bene è un aiuto insostituibile per il buon funzionamento di tutti i delicati e complessi meccanismi del nostro corpo. Pensate che il sonno inizia a strutturarsi già nell’utero materno. Un neonato dorme per oltre il 50% della giornata e la maggior parte delle sue ore di sonno sono necessarie per la corretta sintesi delle proteine e per la formazione dei complicati collegamenti nervosi nel cervello. La quantità media di sonno, tuttavia, tende a ridursi progressivamente con l’avanzare dell’età.
Stress, l’aumento di peso, sono solo alcuni dei problemi che potrebbero generarsi da un sonno cattivo. La privazione di sonno, per esempio, potrebbe provocare problemi al nostro sistema immunitario, così come disturbi all’umore. Non solo: potrebbe persino causare problemi all’apparato digerente. Il fegato, infatti, porta a termine molte delle sue funzioni di disintossicazione di notte. E il cuore, dal canto suo, sfrutta la tregua notturna per “rallentare” il suo ritmo e per riposarsi a sua volta. Vediamo insieme perché è così importante il dormire bene durante la notte per la nostra salute e per la nostra longevità.
Dormire, un antistress naturale
Il riposo notturno è un potente antistress naturale. A patto però che le ore di sonno non siano mai meno di sei per un periodo di tempo medio-lungo. In questo caso, infatti, scatterebbe inevitabilmente una sensazione di stanchezza accompagnata da disturbi all’umore, perdita di memoria e problemi di concentrazione con il conseguente aumento della necessità di dover far ricorso a sostanze stimolanti come lo zucchero e la caffeina. Insomma: sembra una banalità ma dormire sette o otto ore in maniera profonda e continuata contribuisce in modo sostanziale a far mantenere in salute il nostro organismo e la nostra mente.
Anche il cuore deve riposare
Il cuore sfrutta la tregua notturna per “rallentare” il suo ritmo e per riposarsi. Sono numerosi gli studi scientifici che evidenziano che dormire poco metterebbe a rischio proprio la salute del nostro cuore: chi dorme poco o ha un sonno molto disturbato può andare incontro con maggiori probabilità a eventi cardiovascolari. Al contrario, dormire poco potrebbe influire negativamente in caso di rischio di malattie cardiovascolari
Il cervello e le pulizie notturne
Per funzionare correttamente, il cervello necessita di sonno. Dormire poco e male favorisce infatti l’insorgere di problemi nella nostra capacità di concentrazione e la perdita di memoria. Non solo: dormire è fondamentale per consentire ai neuroni di immagazzinare tutte quelle informazioni importanti che sono state acquisite nel corso della giornata e per sbarazzarsi di quelle ritenute superflue. Dormendo i ricordi vengono consolidati, viceversa sbiadiscono o addirittura ne risultano falsati. Ma non solo: il cervello durante la notte si libererebbe anche delle scorie. Esattamente come i muscoli sotto sforzo producono tossine, allo stesso modo il cervello durante il giorno accumula spazzatura di cui deve liberarsi. Dormendo entra in campo, dunque, una sorta di impresa di pulizie che agisce sul cervello. A rivelarlo recenti ricerche della University of Rochester dello Stato di New York, che ci ricordano quando sia importante il corretto riposo notturno anche per la salute del nostro cervello e per contrastare la degenerazione dei neuroni.
Obesità: chi dorme non piglia… grassi!
Dormire meno ci fa andare incontro al rischio di obesità, la malattia metabolica più diffusa del mondo. La comunità scientifica, infatti, ci mette in guardia dai rischi connessi alla carenza di sonno: chi dorme poco tende a mangiare di più per via di un’alterazione nei meccanismi responsabili nella regolazione dell’appetito e del senso di sazietà. Un sonno scarso farebbe inoltre accrescere la voglia di prodotti ricchi di calorie e ad alto contenuto di grassi e di carboidrati, come le patatine fritte. E questo soprattutto nelle ore notturne e serali, nelle quali chi non riposa correttamente manifesterebbe la tendenza a eccedere nei confronti di alimenti energetici e poco salutari, rendendosi anche più vulnerabile nei confronti di un’alimentazione calorica e golosa rispetto al consumo di cibi sani per placare la fame. In questo quadro si inserisce anche la scarsa attitudine a praticare attività fisica nei soggetti che non riposano bene, che si sentono mal disposti e sempre stanchi, facendo così maggior fatica a bruciare le calorie in eccesso introdotte nel corso della giornata.
Il sonno rende belli
Una carenza di sonno ci rende meno belli. Possibile? Sì, eccome. Un riposo notturno inadeguato rende la pelle del viso meno elastica, più aggrinzita, decisamente più invecchiata. Il “sonno di bellezza” di cui parlano le nostre nonne non è solo un modo di dire ma una grande verità: durante il sonno le cellule si rigenerano a un ritmo più elevato rispetto a quando si è svegli e la pelle si purifica da tutto lo stress accumulato durante la giornata, imputabile a inquinamento e raggi UV. Dormire le classiche otto ore, dunque, ci regala una pelle più luminosa e distesa.
fonte: web
Venerdì 18 marzo 22
Bere ogni giorno una sufficiente quantità di acqua è essenziale per mantenere la nostra salute generale, tuttavia molti di noi non consumano abbastanza acqua. Di conseguenza, si perdono molti dei benefici per la salute offerti da un’adeguata idratazione.
Perché è importante bere in maniera adeguata:
- favorisce l'eliminazione delle sostanze di rifiuto dall'organismo in quanto aumenta l'escrezione di urina e sudore.
- favorisce lo sviluppo muscolare in soggetti che pratichino attività fisica in quanto il 75% della massa muscolare è costituita da acqua e inoltre l'acqua antagonizza gli effetti catabolici del cortisolo. Se l'attività fisica è prolungata le ghiandole surrenali aumentano la produzione di cortisolo. Il cortisolo è un ormone che ha un effetto catabolico sul tessuto muscolare, cioè tende a "disgregarlo" per produrre energia. L'acqua contrasta tale attività catabolica.
- ha un effetto "estetico" in quanto l'acqua conferisce forma e rigidità ai tessuti.
- consente di mantenere adeguatamente umide le superfici di: naso, occhi, orecchie.
- favorisce una adeguata lubrificazione delle articolazioni tramite la produzione di liquido sinoviale.
Quanta acqua bere al giorno?
La quantità di acqua da consumare al giorno è compresa tra 1200 ml (6 bicchieri da acqua) e 2000 ml (10 bicchieri da acqua). Il consumo medio di 1500 - 1600 ml può essere ottenuto consumando: un bicchiere di acqua a colazione, due bicchieri di acqua a pranzo, due bicchieri di acqua a cena e mezzo litro di acqua lontano dai pasti.
Il consumo di acqua, indicato al punto precedente, aumenta:
- se si svolge attività fisica in quanto essa genera calore, per prevenire un innalzamento eccessivo della temperatura corporea l'organismo incrementa l'escrezione di sudore. Il sudore, evaporando, sottrae calore al corpo surriscaldato (l'evaporazione di un grammo di sudore dalla superficie della cute sottrae al corpo 0,6 calorie).
- in alta quota. Ad altitudini superiori a 2500 metri aumentano l'escrezione di urina e la frequenza respiratoria con conseguente incremento delle perdite di acqua da parte dell'organismo (nell'acqua espirata è contenuto vapor acqueo, normalmente, ogni giorno, tra 250 ml e 350 ml di acqua sono eliminati attraverso questa via).
- in tutte le occasioni in cui si ha un incremento della sudorazione, oltre all'attività fisica: stati febbrili e climi particolarmente caldi. Nel caso di perdite idriche dovute a diarrea o vomito.
- durante la gravidanza e l'allattamento. Per le donne incinte è indicato un consumo giornaliero di acqua di 2100 ml al giorno, per quelle che allattano un consumo di 3100 ml al giorno.
E se non si beve abbastanza, cosa succede? Quali conseguenze ci possono essere?
Ci sono diversi livelli di implicazioni dovute alla disidratazione, strettamente legate al livello di carenza di liquidi. Ad una carenza leggera si possono manifestare ad esempio mal di testa, perdita di concentrazione e di memoria – le cellule cerebrali necessitano di molta acqua e uno squilibrio in tal senso ha ripercussioni piuttosto rapide – causata dalla stanchezza mentale, difficoltà a digerire, episodi di stipsi, perdita di tono della pelle. A carenze più consistenti possono seguire invece un innalzamento del livello di acidità con uno squilibrio del sistema acido-base, squilibri elettrolitici, blocco della sudorazione con conseguente surriscaldamento ed eventuale colpo di calore, allucinazioni e perdita di coscienza. Senza arrivare a questi casi estremi, è tuttavia necessario prestare molta attenzione ai segnali che il corpo ci invia, al di là del semplice stimolo della sete. A volte, ad esempio, un mal di testa può essere il segnale che avete bisogno di un bel bicchiere d’acqua, anche se non avvertite il desiderio di bere. Il vostro corpo, semplicemente, ve lo sta chiedendo in un altro modo.
fonte: web
Bere ogni giorno una sufficiente quantità di acqua è essenziale per mantenere la nostra salute generale, tuttavia molti di noi non consumano abbastanza acqua. Di conseguenza, si perdono molti dei benefici per la salute offerti da un’adeguata idratazione.
Perché è importante bere in maniera adeguata:
- favorisce l'eliminazione delle sostanze di rifiuto dall'organismo in quanto aumenta l'escrezione di urina e sudore.
- favorisce lo sviluppo muscolare in soggetti che pratichino attività fisica in quanto il 75% della massa muscolare è costituita da acqua e inoltre l'acqua antagonizza gli effetti catabolici del cortisolo. Se l'attività fisica è prolungata le ghiandole surrenali aumentano la produzione di cortisolo. Il cortisolo è un ormone che ha un effetto catabolico sul tessuto muscolare, cioè tende a "disgregarlo" per produrre energia. L'acqua contrasta tale attività catabolica.
- ha un effetto "estetico" in quanto l'acqua conferisce forma e rigidità ai tessuti.
- consente di mantenere adeguatamente umide le superfici di: naso, occhi, orecchie.
- favorisce una adeguata lubrificazione delle articolazioni tramite la produzione di liquido sinoviale.
Quanta acqua bere al giorno?
La quantità di acqua da consumare al giorno è compresa tra 1200 ml (6 bicchieri da acqua) e 2000 ml (10 bicchieri da acqua). Il consumo medio di 1500 - 1600 ml può essere ottenuto consumando: un bicchiere di acqua a colazione, due bicchieri di acqua a pranzo, due bicchieri di acqua a cena e mezzo litro di acqua lontano dai pasti.
Il consumo di acqua, indicato al punto precedente, aumenta:
- se si svolge attività fisica in quanto essa genera calore, per prevenire un innalzamento eccessivo della temperatura corporea l'organismo incrementa l'escrezione di sudore. Il sudore, evaporando, sottrae calore al corpo surriscaldato (l'evaporazione di un grammo di sudore dalla superficie della cute sottrae al corpo 0,6 calorie).
- in alta quota. Ad altitudini superiori a 2500 metri aumentano l'escrezione di urina e la frequenza respiratoria con conseguente incremento delle perdite di acqua da parte dell'organismo (nell'acqua espirata è contenuto vapor acqueo, normalmente, ogni giorno, tra 250 ml e 350 ml di acqua sono eliminati attraverso questa via).
- in tutte le occasioni in cui si ha un incremento della sudorazione, oltre all'attività fisica: stati febbrili e climi particolarmente caldi. Nel caso di perdite idriche dovute a diarrea o vomito.
- durante la gravidanza e l'allattamento. Per le donne incinte è indicato un consumo giornaliero di acqua di 2100 ml al giorno, per quelle che allattano un consumo di 3100 ml al giorno.
E se non si beve abbastanza, cosa succede? Quali conseguenze ci possono essere?
Ci sono diversi livelli di implicazioni dovute alla disidratazione, strettamente legate al livello di carenza di liquidi. Ad una carenza leggera si possono manifestare ad esempio mal di testa, perdita di concentrazione e di memoria – le cellule cerebrali necessitano di molta acqua e uno squilibrio in tal senso ha ripercussioni piuttosto rapide – causata dalla stanchezza mentale, difficoltà a digerire, episodi di stipsi, perdita di tono della pelle. A carenze più consistenti possono seguire invece un innalzamento del livello di acidità con uno squilibrio del sistema acido-base, squilibri elettrolitici, blocco della sudorazione con conseguente surriscaldamento ed eventuale colpo di calore, allucinazioni e perdita di coscienza. Senza arrivare a questi casi estremi, è tuttavia necessario prestare molta attenzione ai segnali che il corpo ci invia, al di là del semplice stimolo della sete. A volte, ad esempio, un mal di testa può essere il segnale che avete bisogno di un bel bicchiere d’acqua, anche se non avvertite il desiderio di bere. Il vostro corpo, semplicemente, ve lo sta chiedendo in un altro modo.
fonte: web
Venerdì 11 marzo 22
Trovare un momento durante la propria giornata per svolgere attività fisica è fondamentale.
Ecco come sfruttare la pausa pranzo per mantenersi attivi.
Allenarsi durante le prime ore del mattino ha innumerevoli pro, ma il principale contro è legato alla difficoltà dell’alzarsi presto, quando ancora tutto il mondo sta dormendo.
Diversa la prospettiva per chi invece decide di sfruttare la pausa pranzo per dedicarsi alla sua attività sportiva quotidiana. In questo caso, le problematiche principali sono legate all'ambito lavorativo.
La maggior parte delle persone svolge il classico lavoro di ufficio di otto ore, lontano da casa e con una sola ora di pausa pranzo. Ci sono poi quelli che non hanno la possibilità di staccare un po’ prima la sera, come chi lavora a contatto con la clientela nei negozi. Più fortunati quelli che, invece, possono gestire autonomamente il proprio tempo o che non hanno orari rigidi e prestabiliti. In tutti questi casi, è comunque possibile ricavare un momento per spezzare la giornata e dedicare un'ora, o anche meno, allo sport.
Per risparmiare tempo prezioso quando si hanno i minuti contati, la prima cosa da fare è ricordarsi di preparare tutto il necessario per l'allenamento la sera prima. In questo modo, la mattina successiva si avrà già tutto pronto senza il rischio di dimenticare qualcosa. Consiglio che vale non solo per chi lascia la propria abitazione per recarsi al lavoro, ma anche per chi ci rimane o può farvi ritorno durante la pausa. Inoltre, avere già tutto pronto evita il rischio di trovare qualche scusa immaginaria e cedere alla voglia di saltare l’allenamento.
Importante è anche pianificare al secondo il proprio allenamento, il che fa riferimento non solo allo svolgimento dell'attività sportiva vera e propria, ma anche alle fasi di vestizione, doccia, cambio e un pranzo veloce.
Molte persone preferiscono dedicare altri momenti allo sport rispetto alla pausa pranzo, per paura di avere troppo poco tempo a disposizione. Tuttavia, poco tempo non vuol dire impossibilità. Al contrario, significa ridurre e concentrare tutto in uno spazio temporale più ridotto. Se si è abituati a correre per sessanta minuti, in pausa pranzo si può pensare di dedicare solo mezz'ora all'allenamento, variando le proprie abitudini. Invece di un classico allenamento, ci si può dedicare al rinforzo muscolare con un sessione di cross training o stretching oppure a una seduta di qualità basata su ripetute brevi ma intense (magari su un treadmill). Lo stesso vale per chi si dedica al nuoto, alla palestra o a qualsiasi altro sport (il ciclismo è quello che forse paga più pegno per il tempo che richiede).
Un'altra delle problematiche legate all'allenamento in pausa pranzo è il dove svolgerlo, anche se la corsa offre molteplici possibilità. Non tutti hanno la fortuna di avere uno spogliatoio con doccia all'interno della propria azienda o una palestra (o piscina) nelle vicinanze. Appoggiarsi a una di queste strutture è la cosa più semplice da fare.
Per chi invece può gestire liberamente il proprio tempo, la pausa lavorativa da prendere in considerazione per allenarsi in modo completo dovrebbe essere di circa due ore: un quarto d'ora di preparazione, un'ora di allenamento, un quarto d'ora per lavarsi e cambiarsi, una mezz'oretta per mangiare. Più il tempo si riduce, più si dovrà cercare di ottimizzare al meglio quello a disposizione.
I benefici che derivano dal fare esercizio fisico durante la pausa pranzo sono vari. Innanzitutto, spezzare la giornata lavorativa in un prima e in un dopo: mentalmente è più facile affrontare quattro ore di lavoro alla volta, e un allenamento rigenerante permette di gestire la seconda parte della giornata al meglio. Con il vantaggio, molto spesso, di riuscire anche a trovare una soluzione a tutte le problematiche sorte durante il mattino.
Altro beneficio è legato al fatto che, come per l'attività fisica svolta nelle prime ore della giornata, anche quella in pausa pranzo aumenta i livelli di calcio nel sangue. Questo, a sua volta, aumenta la produzione di endorfine e di dopamina, l'ormone che permette di sentirsi euforici, soddisfatti, appagati. Una volta rientrati in ufficio, ci si sentirà pieni di energia (e non più stanchi!), iperattivi e di buon umore, rendendo anche molto di più dal punto di vista lavorativo.
Dal punto di vista alimentare, correre durante la pausa pranzo è un'ottima abitudine perché permette di suddividere in maniera corretta i cinque pasti di cui dovrebbe essere composta la dieta giornaliera. Se si corre a metà giornata, è necessario fare il pieno di nutrienti durante la colazione mattutina, non limitandosi a brioche e cappuccino, ma cercando di assumere nella giusta misura carboidrati, proteine e grassi. Durante lo spuntino di metà mattina si può fare un'ulteriore scorta di carboidrati in vista dell'attività fisica che si andrà a svolgere di lì a poco. Il pranzo può invece essere sfruttato per integrare nel post allenamento quanto consumato durante l'attività sportiva, facendo anche attenzione alla quantità di liquidi persi e da reintegrare. Un suggerimento è quello di non esagerare con le quantità di cibo, evitando così di tornare sonnecchianti alla scrivania nel pomeriggio. Ci si potrà concedere qualcosa di più sfizioso con lo spuntino pomeridiano.
fonte: web
Trovare un momento durante la propria giornata per svolgere attività fisica è fondamentale.
Ecco come sfruttare la pausa pranzo per mantenersi attivi.
Allenarsi durante le prime ore del mattino ha innumerevoli pro, ma il principale contro è legato alla difficoltà dell’alzarsi presto, quando ancora tutto il mondo sta dormendo.
Diversa la prospettiva per chi invece decide di sfruttare la pausa pranzo per dedicarsi alla sua attività sportiva quotidiana. In questo caso, le problematiche principali sono legate all'ambito lavorativo.
La maggior parte delle persone svolge il classico lavoro di ufficio di otto ore, lontano da casa e con una sola ora di pausa pranzo. Ci sono poi quelli che non hanno la possibilità di staccare un po’ prima la sera, come chi lavora a contatto con la clientela nei negozi. Più fortunati quelli che, invece, possono gestire autonomamente il proprio tempo o che non hanno orari rigidi e prestabiliti. In tutti questi casi, è comunque possibile ricavare un momento per spezzare la giornata e dedicare un'ora, o anche meno, allo sport.
Per risparmiare tempo prezioso quando si hanno i minuti contati, la prima cosa da fare è ricordarsi di preparare tutto il necessario per l'allenamento la sera prima. In questo modo, la mattina successiva si avrà già tutto pronto senza il rischio di dimenticare qualcosa. Consiglio che vale non solo per chi lascia la propria abitazione per recarsi al lavoro, ma anche per chi ci rimane o può farvi ritorno durante la pausa. Inoltre, avere già tutto pronto evita il rischio di trovare qualche scusa immaginaria e cedere alla voglia di saltare l’allenamento.
Importante è anche pianificare al secondo il proprio allenamento, il che fa riferimento non solo allo svolgimento dell'attività sportiva vera e propria, ma anche alle fasi di vestizione, doccia, cambio e un pranzo veloce.
Molte persone preferiscono dedicare altri momenti allo sport rispetto alla pausa pranzo, per paura di avere troppo poco tempo a disposizione. Tuttavia, poco tempo non vuol dire impossibilità. Al contrario, significa ridurre e concentrare tutto in uno spazio temporale più ridotto. Se si è abituati a correre per sessanta minuti, in pausa pranzo si può pensare di dedicare solo mezz'ora all'allenamento, variando le proprie abitudini. Invece di un classico allenamento, ci si può dedicare al rinforzo muscolare con un sessione di cross training o stretching oppure a una seduta di qualità basata su ripetute brevi ma intense (magari su un treadmill). Lo stesso vale per chi si dedica al nuoto, alla palestra o a qualsiasi altro sport (il ciclismo è quello che forse paga più pegno per il tempo che richiede).
Un'altra delle problematiche legate all'allenamento in pausa pranzo è il dove svolgerlo, anche se la corsa offre molteplici possibilità. Non tutti hanno la fortuna di avere uno spogliatoio con doccia all'interno della propria azienda o una palestra (o piscina) nelle vicinanze. Appoggiarsi a una di queste strutture è la cosa più semplice da fare.
Per chi invece può gestire liberamente il proprio tempo, la pausa lavorativa da prendere in considerazione per allenarsi in modo completo dovrebbe essere di circa due ore: un quarto d'ora di preparazione, un'ora di allenamento, un quarto d'ora per lavarsi e cambiarsi, una mezz'oretta per mangiare. Più il tempo si riduce, più si dovrà cercare di ottimizzare al meglio quello a disposizione.
I benefici che derivano dal fare esercizio fisico durante la pausa pranzo sono vari. Innanzitutto, spezzare la giornata lavorativa in un prima e in un dopo: mentalmente è più facile affrontare quattro ore di lavoro alla volta, e un allenamento rigenerante permette di gestire la seconda parte della giornata al meglio. Con il vantaggio, molto spesso, di riuscire anche a trovare una soluzione a tutte le problematiche sorte durante il mattino.
Altro beneficio è legato al fatto che, come per l'attività fisica svolta nelle prime ore della giornata, anche quella in pausa pranzo aumenta i livelli di calcio nel sangue. Questo, a sua volta, aumenta la produzione di endorfine e di dopamina, l'ormone che permette di sentirsi euforici, soddisfatti, appagati. Una volta rientrati in ufficio, ci si sentirà pieni di energia (e non più stanchi!), iperattivi e di buon umore, rendendo anche molto di più dal punto di vista lavorativo.
Dal punto di vista alimentare, correre durante la pausa pranzo è un'ottima abitudine perché permette di suddividere in maniera corretta i cinque pasti di cui dovrebbe essere composta la dieta giornaliera. Se si corre a metà giornata, è necessario fare il pieno di nutrienti durante la colazione mattutina, non limitandosi a brioche e cappuccino, ma cercando di assumere nella giusta misura carboidrati, proteine e grassi. Durante lo spuntino di metà mattina si può fare un'ulteriore scorta di carboidrati in vista dell'attività fisica che si andrà a svolgere di lì a poco. Il pranzo può invece essere sfruttato per integrare nel post allenamento quanto consumato durante l'attività sportiva, facendo anche attenzione alla quantità di liquidi persi e da reintegrare. Un suggerimento è quello di non esagerare con le quantità di cibo, evitando così di tornare sonnecchianti alla scrivania nel pomeriggio. Ci si potrà concedere qualcosa di più sfizioso con lo spuntino pomeridiano.
fonte: web
Venerdì 4 marzo 22
Il passaggio tra l’inverno e la bella stagione può essere complicato, molto più dei rigori del freddo e delle giornate prive di sole. Ecco allora che mentre la natura si risveglia, noi possiamo subire un effetto opposto.
Dagli esperti arrivano le 10 regole per superare quella che hanno definito “crisi da risveglio”: dalla necessità di dedicare più tempo a se stessi, alla cura particolare della propria alimentazione e idratazione.
1. Dedicare più tempo a se stessi. Scegliere un momento della giornata da dedicare alla propria cura o ad una propria passione per combattere stress e irritabilità.
2. Svolgere ogni giorno almeno 30 minuti di attività fisica leggera. Lo sport fa bene, ma non bisogna chiedere troppo al proprio corpo, basta anche una semplice passeggiata o un po’ di stretching per liberare la mente e scaricare la tensione.
3. Prestare attenzione ai segnali “lanciati” dall’organismo. Non trascurare eventuali indizi di malessere: cattivo umore, spossatezza e disturbi alimentari potrebbero annunciare l`arrivo di una depressione che potrebbe perdurare a lungo.
4. Non sottovalutare l’esigenza di sonno e riposo. Nonostante l`allungarsi delle giornate, non affaticare l`organismo con troppe ore di attività e poche di sonno. Dopo essere stato debilitato durante l`inverno, il corpo necessita del giusto riposo.
5. Fare buon uso di integratori per ovviare ad un’alimentazione inadeguata. Integrare una dieta povera di sostanze nutritive con vitamine e sali minerali, utili per reidratare l`organismo in caso di sbalzi di temperatura, ginseng e pappa reale per favorire l`apporto di energia e ginkgo biloba per migliorare la circolazione cerebrale e favorire la concentrazione.
6. Alternare al lavoro momenti di pausa. Ogni due ore di attività interrompere il proprio lavoro e riposarsi per almeno una mezz`ora.
7. Seguire un regime alimentare equilibrato. E’ consigliato alternare pasti leggeri ma frequenti, ricchi di proteine e vitamine e, per dolcificare, preferire il fruttosio, perché naturale, digeribile ed energetico.
8. Vestirsi “a strati” per fronteggiare gli sbalzi di temperatura. Nella scelta dei vestiti preferire un abbigliamento adatto “a tutte le situazioni”, per non risentire di improvvisi cali o innalzamenti della temperatura, dato che i colpi di freddo possono ancora essere dietro l`angolo.
9. Bere due litri di acqua al giorno. Un`equilibrata idratazione aiuta l’organismo a eliminare le tossine accumulate durante l’inverno e a far fronte alla sudorazione dovuta agli sbalzi di temperatura.
10. Prepararsi per tempo alla “prova costume”. Iniziare a rimettersi in forma dopo l’inverno gradualmente, per evitare di ricorrere a diete radicali, pericolose per la salute e per il benessere dell`organismo.
fonte: web
Il passaggio tra l’inverno e la bella stagione può essere complicato, molto più dei rigori del freddo e delle giornate prive di sole. Ecco allora che mentre la natura si risveglia, noi possiamo subire un effetto opposto.
Dagli esperti arrivano le 10 regole per superare quella che hanno definito “crisi da risveglio”: dalla necessità di dedicare più tempo a se stessi, alla cura particolare della propria alimentazione e idratazione.
1. Dedicare più tempo a se stessi. Scegliere un momento della giornata da dedicare alla propria cura o ad una propria passione per combattere stress e irritabilità.
2. Svolgere ogni giorno almeno 30 minuti di attività fisica leggera. Lo sport fa bene, ma non bisogna chiedere troppo al proprio corpo, basta anche una semplice passeggiata o un po’ di stretching per liberare la mente e scaricare la tensione.
3. Prestare attenzione ai segnali “lanciati” dall’organismo. Non trascurare eventuali indizi di malessere: cattivo umore, spossatezza e disturbi alimentari potrebbero annunciare l`arrivo di una depressione che potrebbe perdurare a lungo.
4. Non sottovalutare l’esigenza di sonno e riposo. Nonostante l`allungarsi delle giornate, non affaticare l`organismo con troppe ore di attività e poche di sonno. Dopo essere stato debilitato durante l`inverno, il corpo necessita del giusto riposo.
5. Fare buon uso di integratori per ovviare ad un’alimentazione inadeguata. Integrare una dieta povera di sostanze nutritive con vitamine e sali minerali, utili per reidratare l`organismo in caso di sbalzi di temperatura, ginseng e pappa reale per favorire l`apporto di energia e ginkgo biloba per migliorare la circolazione cerebrale e favorire la concentrazione.
6. Alternare al lavoro momenti di pausa. Ogni due ore di attività interrompere il proprio lavoro e riposarsi per almeno una mezz`ora.
7. Seguire un regime alimentare equilibrato. E’ consigliato alternare pasti leggeri ma frequenti, ricchi di proteine e vitamine e, per dolcificare, preferire il fruttosio, perché naturale, digeribile ed energetico.
8. Vestirsi “a strati” per fronteggiare gli sbalzi di temperatura. Nella scelta dei vestiti preferire un abbigliamento adatto “a tutte le situazioni”, per non risentire di improvvisi cali o innalzamenti della temperatura, dato che i colpi di freddo possono ancora essere dietro l`angolo.
9. Bere due litri di acqua al giorno. Un`equilibrata idratazione aiuta l’organismo a eliminare le tossine accumulate durante l’inverno e a far fronte alla sudorazione dovuta agli sbalzi di temperatura.
10. Prepararsi per tempo alla “prova costume”. Iniziare a rimettersi in forma dopo l’inverno gradualmente, per evitare di ricorrere a diete radicali, pericolose per la salute e per il benessere dell`organismo.
fonte: web
Venerdì 25 febbraio 22
Un sistema immunitario forte ed efficiente è fondamentale, soprattutto quando le nostre difese vengono attaccate da fattori esterni come stress, cambio di stagione, alimentazione non corretta e stili di vita poco sani che adottiamo nella vita di tutti i giorni. Il mix di questi fattori può causare una maggiore vulnerabilità e portare quindi ad un indebolimento del nostro sistema difensivo.
Il sistema immunitario ci difende dalle aggressioni di alcuni microorganismi potenzialmente pericolosi. Può capitare però che fallisca, così un agente patogeno ci invade con successo e ci fa ammalare. Come fare allora per rinforzare il sistema immunitario? E quale il ruolo di esercizio fisico e dieta?
Consideriamo che il sistema immunitario è, per l’appunto, un sistema, non una entità singola. Per funzionare bene quindi ha bisogno del corretto equilibrio tra una serie di variabili. Gli studiosi da anni studiano il ruolo che dieta, esercizio, stress psicologico e altri fattori hanno sulla risposta immunitaria. Ci sono varie linee di studio e molte diverse interpretazioni dei risultati, ma ciò su cui tutti concordano è che le strategie volte all’adozione di uno stile di vita sano sono il primo passo per dare una mano significativa al nostro sistema immunitario.
Negli scaffali dei supermercati e farmacie si trovano molti prodotti che sostengono di migliorare o ‘rinforzare’ le difese immunitarie. Ad oggi però il concetto di migliorare l’immunità attraverso dei prodotti singoli ha poco senso da un punto di vista scientifico. Cercare di migliorare le cellule del sistema immunitario è particolarmente complicato perché tali cellule sono molteplici e di diverso tipo, rispondono a diversi tipi di agenti patogeni e in modalità diversa.
Quali sono le cellule che dovrebbero essere rinforzate? Quali quelle che dovrebbero aumentare? E se sì, in quale numero? Ad oggi gli scienziati non conoscono le risposte, ma sono concordi che sicuramente la scelta giusta sia quella di optare per uno stile di vita wellness: mangiare in maniera sana ed equilibrata, fare esercizio fisico con regolarità e gestire lo stress. I pilastri del wellness.
Lo stile di vita sedentario contribuisce negativamente sulla salute ed è correlato allo sviluppo di patologie croniche come malattie cardiovascolari, obesità, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica.
Gli elementi di base del vivere sano, del vivere wellness sono:
L’esercizio fisico è da tempo conosciuto come fondamentale nella prevenzione delle principali patologie croniche e la ricerca scientifica da anni si occupa di capire i meccanismi che sottendono i benefici del movimento. Tra le tante linee di ricerca, coloro che si occupano di studiare ’le alterazioni dello stato metabolico indotte dall’esercizio, indicano che queste avrebbero anche un effetto sul miglioramento della funzione immunitaria.
Gli studiosi consigliano di fare esercizio ad intensità moderata evitando per contro intensità troppo elevate che potrebbero avere effetti controproducenti. Un moderato esercizio fisico provoca miglioramenti favorevoli al sistema immunitario e una riduzione dell'incidenza delle malattie del tratto respiratorio superiore. Durante ogni esercizio fisico moderato, si verifica un maggiore ricircolo di immunoglobuline, neutrofili e cellule killer naturali che persiste per un massimo di 3 ore dopo l'esercizio. Questo aumento indotto dall'esercizio fisico nelle cellule immunitarie del sistema immunitario innato è transitorio, ma migliora la sorveglianza complessiva contro gli agenti patogeni.
Al momento, anche se i meccanismi non sono chiari, si può dire con certezza che allenarsi regolarmente a moderata intensità contribuisca a mantenere il sistema immunitario sano ed efficiente. È buona norma quindi allenarsi due o meglio tre volte la settimana eseguendo la combinazione di esercizi aerobici e di forza ad intensità moderata. E nei giorni in cui non si fa esercizio fisico? È bene mantenersi attivi con una modalità semplice ed efficace: camminare.
fonte: web
Un sistema immunitario forte ed efficiente è fondamentale, soprattutto quando le nostre difese vengono attaccate da fattori esterni come stress, cambio di stagione, alimentazione non corretta e stili di vita poco sani che adottiamo nella vita di tutti i giorni. Il mix di questi fattori può causare una maggiore vulnerabilità e portare quindi ad un indebolimento del nostro sistema difensivo.
Il sistema immunitario ci difende dalle aggressioni di alcuni microorganismi potenzialmente pericolosi. Può capitare però che fallisca, così un agente patogeno ci invade con successo e ci fa ammalare. Come fare allora per rinforzare il sistema immunitario? E quale il ruolo di esercizio fisico e dieta?
Consideriamo che il sistema immunitario è, per l’appunto, un sistema, non una entità singola. Per funzionare bene quindi ha bisogno del corretto equilibrio tra una serie di variabili. Gli studiosi da anni studiano il ruolo che dieta, esercizio, stress psicologico e altri fattori hanno sulla risposta immunitaria. Ci sono varie linee di studio e molte diverse interpretazioni dei risultati, ma ciò su cui tutti concordano è che le strategie volte all’adozione di uno stile di vita sano sono il primo passo per dare una mano significativa al nostro sistema immunitario.
Negli scaffali dei supermercati e farmacie si trovano molti prodotti che sostengono di migliorare o ‘rinforzare’ le difese immunitarie. Ad oggi però il concetto di migliorare l’immunità attraverso dei prodotti singoli ha poco senso da un punto di vista scientifico. Cercare di migliorare le cellule del sistema immunitario è particolarmente complicato perché tali cellule sono molteplici e di diverso tipo, rispondono a diversi tipi di agenti patogeni e in modalità diversa.
Quali sono le cellule che dovrebbero essere rinforzate? Quali quelle che dovrebbero aumentare? E se sì, in quale numero? Ad oggi gli scienziati non conoscono le risposte, ma sono concordi che sicuramente la scelta giusta sia quella di optare per uno stile di vita wellness: mangiare in maniera sana ed equilibrata, fare esercizio fisico con regolarità e gestire lo stress. I pilastri del wellness.
Lo stile di vita sedentario contribuisce negativamente sulla salute ed è correlato allo sviluppo di patologie croniche come malattie cardiovascolari, obesità, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica.
Gli elementi di base del vivere sano, del vivere wellness sono:
- Non fumare.
- Adottare una dieta sana ricca in frutta e verdura.
- Fare esercizio regolarmente.
- Mantenere un peso corporeo corretto.
- Assumere alcol con moderazione.
- Dormire a sufficienza.
- Lavarsi le mani frequentemente.
- Minimizzare lo stress.
L’esercizio fisico è da tempo conosciuto come fondamentale nella prevenzione delle principali patologie croniche e la ricerca scientifica da anni si occupa di capire i meccanismi che sottendono i benefici del movimento. Tra le tante linee di ricerca, coloro che si occupano di studiare ’le alterazioni dello stato metabolico indotte dall’esercizio, indicano che queste avrebbero anche un effetto sul miglioramento della funzione immunitaria.
Gli studiosi consigliano di fare esercizio ad intensità moderata evitando per contro intensità troppo elevate che potrebbero avere effetti controproducenti. Un moderato esercizio fisico provoca miglioramenti favorevoli al sistema immunitario e una riduzione dell'incidenza delle malattie del tratto respiratorio superiore. Durante ogni esercizio fisico moderato, si verifica un maggiore ricircolo di immunoglobuline, neutrofili e cellule killer naturali che persiste per un massimo di 3 ore dopo l'esercizio. Questo aumento indotto dall'esercizio fisico nelle cellule immunitarie del sistema immunitario innato è transitorio, ma migliora la sorveglianza complessiva contro gli agenti patogeni.
Al momento, anche se i meccanismi non sono chiari, si può dire con certezza che allenarsi regolarmente a moderata intensità contribuisca a mantenere il sistema immunitario sano ed efficiente. È buona norma quindi allenarsi due o meglio tre volte la settimana eseguendo la combinazione di esercizi aerobici e di forza ad intensità moderata. E nei giorni in cui non si fa esercizio fisico? È bene mantenersi attivi con una modalità semplice ed efficace: camminare.
fonte: web
Venerdì 18 febbraio 22
Per molte persone, orari di lavoro complessi e impegni personali portano a mangiare spesso fuori casa e in fretta: ecco 5 idee per preparare spuntini on-the-go semplici e salutari.
Trovare spuntini sani da mangiare fuori casa può essere difficile perché molti prodotti preconfezionati come patatine, biscotti e dolci sono ricchi di zucchero, sale e grassi malsani. Inoltre, lo stesso stile di vita frenetico che richiede di mangiare fuori casa, per la stragrande maggioranza delle persone comporta anche il non avere tempo di preparare il cibo in anticipo. Quindi quali sono i cibi migliori per soddisfare la fame, la convenienza e la buona nutrizione al tempo stesso? Le proteine, ad esempio, vengono digerite molto più lentamente dei carboidrati e mantengono costante la glicemia. Le ricerche dimostrano che le proteine aiutano a controllare la fame, riducendo così la tentazione di mangiare troppo e rendendo più facile mantenere il proprio peso ideale.
Qui sotto c'è una lista di cibi che si possono comprare già pronti o preparare in anticipo per mangiare fuori casa.
Uova sode
Le uova sono davvero uno degli alimenti più comodi da trasportare, oltre che facili da preparare - hanno persino la loro confezione! (Anche se sbucciarle in anticipo rende più facile mangiarle quando si è fuori casa.) Si conservano per giorni in frigorifero, quindi puoi bollire più uova contemporaneamente e mangiarle nei giorni successivi. Oggi, la maggior parte dei nutrizionisti concorda sul fatto che le uova siano una buona scelta per la colazione o per uno spuntino se consumate con moderazione, nonostante le preoccupazioni passate sui loro livelli di colesterolo. Oltre alle proteine, le uova forniscono anche vitamina D e vitamina B-12 e contengono 80-90 calorie l’una. Al giorno d'oggi, è molto facile acquistarle in confezioni da due (a volte insieme a spinaci o edamame), quindi sono l’acquisto perfetto per chi sa di non poter mangiare a casa.
Frutta secca
La frutta secca è ricca di proteine, fibre e grassi sani, ed essendo di piccole dimensioni rappresenta un cibo comodo da trasportare, sia in sacchetti richiudibili che in un piccolo contenitore ermetico. Un avvertimento: anche se piccola, la frutta secca è molto calorica ed è facile consumarne in grandi quantità senza rendersene conto. Di conseguenza, è consigliabile limitare la porzione giornaliera a 30-40 grammi, soprattutto se stai cercando di perdere peso. La migliore frutta secca da mangiare in termini di contenuto proteico sono le mandorle e i pistacchi.
Manzo o tacchino Jerky
Il Jerky (carne essiccata di manzo o tacchino) è un ottimo alimento da consumare fuori casa perché è povero di grassi, magro e saporito. Inoltre, richiede di essere masticato più a lungo rispetto ad altri cibi, il che significa che ci vuole più tempo per mangiarlo: un’ottima tecnica per tenersi impegnati più a lungo e ridurre la tendenza a mangiare troppo! Nella media, una confezione monodose contiene circa 9 grammi di proteine. Scegliete marche a basso contenuto di sodio, naturali o dal sapore leggero.
Barrette energetiche integrali
Sono spuntini comodi, ricchi di proteine e ottimi per soddisfare la fame e fornire energia. Sfortunatamente, a volte possono essere piene di zuccheri aggiunti e/o altri ingredienti che non sono così benefici per il nostro organismo; senza contare che alcune di esse sono anche abbastanza costose!
Controlla le etichette degli ingredienti per assicurarti di fare scelte sane quando devi acquistare una barretta energetica.
In alternativa puoi prepararle tu stesso, dato che molte ricette sono veloci, non richiedono cottura e possono essere preparate in grandi quantità e poi conservate in congelatore per un utilizzo successivo.
Frutta e verdura
Quando si parla di cibi pronti da mangiare fuori casa, frutta e verdura rappresentano un’opzione perfetta. Poco calorici e ricchi di fibre, questi cibi richiedono poca o nessuna preparazione. Se la tua scelta è limitata a mele, pere, banane e uva per evitare di sporcarti le mani e sbucciarle, puoi optare per frutta disidratata, sacchetti di mango, ananas e guava per nominarne solo alcuni. Inoltre, molti negozi ora vendono piccole porzioni di frutta tagliata preconfezionata con un cucchiaio o una forchetta. Le verdure pre tagliate come le carote e i bastoncini di sedano sono facili da trasportare in un sacchetto di plastica o in un contenitore (anche questi sono spesso venduti in comode confezioni). Frutta e verdura possono essere abbinate a un'opzione altamente proteica come formaggio o burro di noci per renderle uno spuntino più sostanzioso.
fonte: web
Per molte persone, orari di lavoro complessi e impegni personali portano a mangiare spesso fuori casa e in fretta: ecco 5 idee per preparare spuntini on-the-go semplici e salutari.
Trovare spuntini sani da mangiare fuori casa può essere difficile perché molti prodotti preconfezionati come patatine, biscotti e dolci sono ricchi di zucchero, sale e grassi malsani. Inoltre, lo stesso stile di vita frenetico che richiede di mangiare fuori casa, per la stragrande maggioranza delle persone comporta anche il non avere tempo di preparare il cibo in anticipo. Quindi quali sono i cibi migliori per soddisfare la fame, la convenienza e la buona nutrizione al tempo stesso? Le proteine, ad esempio, vengono digerite molto più lentamente dei carboidrati e mantengono costante la glicemia. Le ricerche dimostrano che le proteine aiutano a controllare la fame, riducendo così la tentazione di mangiare troppo e rendendo più facile mantenere il proprio peso ideale.
Qui sotto c'è una lista di cibi che si possono comprare già pronti o preparare in anticipo per mangiare fuori casa.
Uova sode
Le uova sono davvero uno degli alimenti più comodi da trasportare, oltre che facili da preparare - hanno persino la loro confezione! (Anche se sbucciarle in anticipo rende più facile mangiarle quando si è fuori casa.) Si conservano per giorni in frigorifero, quindi puoi bollire più uova contemporaneamente e mangiarle nei giorni successivi. Oggi, la maggior parte dei nutrizionisti concorda sul fatto che le uova siano una buona scelta per la colazione o per uno spuntino se consumate con moderazione, nonostante le preoccupazioni passate sui loro livelli di colesterolo. Oltre alle proteine, le uova forniscono anche vitamina D e vitamina B-12 e contengono 80-90 calorie l’una. Al giorno d'oggi, è molto facile acquistarle in confezioni da due (a volte insieme a spinaci o edamame), quindi sono l’acquisto perfetto per chi sa di non poter mangiare a casa.
Frutta secca
La frutta secca è ricca di proteine, fibre e grassi sani, ed essendo di piccole dimensioni rappresenta un cibo comodo da trasportare, sia in sacchetti richiudibili che in un piccolo contenitore ermetico. Un avvertimento: anche se piccola, la frutta secca è molto calorica ed è facile consumarne in grandi quantità senza rendersene conto. Di conseguenza, è consigliabile limitare la porzione giornaliera a 30-40 grammi, soprattutto se stai cercando di perdere peso. La migliore frutta secca da mangiare in termini di contenuto proteico sono le mandorle e i pistacchi.
Manzo o tacchino Jerky
Il Jerky (carne essiccata di manzo o tacchino) è un ottimo alimento da consumare fuori casa perché è povero di grassi, magro e saporito. Inoltre, richiede di essere masticato più a lungo rispetto ad altri cibi, il che significa che ci vuole più tempo per mangiarlo: un’ottima tecnica per tenersi impegnati più a lungo e ridurre la tendenza a mangiare troppo! Nella media, una confezione monodose contiene circa 9 grammi di proteine. Scegliete marche a basso contenuto di sodio, naturali o dal sapore leggero.
Barrette energetiche integrali
Sono spuntini comodi, ricchi di proteine e ottimi per soddisfare la fame e fornire energia. Sfortunatamente, a volte possono essere piene di zuccheri aggiunti e/o altri ingredienti che non sono così benefici per il nostro organismo; senza contare che alcune di esse sono anche abbastanza costose!
Controlla le etichette degli ingredienti per assicurarti di fare scelte sane quando devi acquistare una barretta energetica.
In alternativa puoi prepararle tu stesso, dato che molte ricette sono veloci, non richiedono cottura e possono essere preparate in grandi quantità e poi conservate in congelatore per un utilizzo successivo.
Frutta e verdura
Quando si parla di cibi pronti da mangiare fuori casa, frutta e verdura rappresentano un’opzione perfetta. Poco calorici e ricchi di fibre, questi cibi richiedono poca o nessuna preparazione. Se la tua scelta è limitata a mele, pere, banane e uva per evitare di sporcarti le mani e sbucciarle, puoi optare per frutta disidratata, sacchetti di mango, ananas e guava per nominarne solo alcuni. Inoltre, molti negozi ora vendono piccole porzioni di frutta tagliata preconfezionata con un cucchiaio o una forchetta. Le verdure pre tagliate come le carote e i bastoncini di sedano sono facili da trasportare in un sacchetto di plastica o in un contenitore (anche questi sono spesso venduti in comode confezioni). Frutta e verdura possono essere abbinate a un'opzione altamente proteica come formaggio o burro di noci per renderle uno spuntino più sostanzioso.
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Venerdì 11 febbraio 22
Diventare una persona mattiniera migliora il proprio benessere psichico e fisico.
Secondo alcune nuove ricerche, alzarsi presto la mattina può aiutarci a guadagnare in felicità, salute e, naturalmente, efficienza sul lavoro.
In un recente articolo apparso su “Emotion”, una rivista dell’American Psychological Association,
i ricercatori hanno rilevato che le persone che si considerano mattiniere sono mediamente più felici e più sane di quelle che invece preferiscono dormire un po’ di più.
Perché? La Psichiatra Tracey Marks , autrice di “Master Your Sleep” (non tradotto in italiano), suggerisce che parte della ragione vada ricercata nel fatto che i nostri cicli di sonno seguono il ritmo circadiano, ossia il nostro orologio biologico interno che funziona per cicli di 24 ore. Il nostro orologio interno viene regolato in base agli stimoli ambientali, di cui il più importante è la luce del sole.
“E’ meglio essere persone mattiniere perché i nostri corpi sono stati progettati per essere mattinieri”, spiega Tracey Marks. “Dovremmo essere svegli quando c’è la luce del sole e dormire quando fuori è buio”.
Cosa dovrebbero fare i nottambuli allora? Per fortuna, ci sono una serie di piccoli stratagemmi che si può provare ad usare per reimpostare il proprio orologio biologico e riprendere a svegliarsi presto.
La terapia della luce: esporsi alla luce solare il più possibile. In alternativa è possibile utilizzare delle lampade solari.
Attenersi a un programma: provare ad andare a letto la sera sempre allo stesso orario e svegliarsi la mattina alla stessa ora.
Spegnere tutto ciò che è elettronico: stabilire di spegnere tutto ciò che è elettronico (televisione, cellulare, computer) ad una certa ora. La cosa migliore è spegnere tutta la tecnologia almeno un’ora prima di andare a letto.
Stando agli esperti, i primi successi nel tentativo di reimpostare l’orologio biologico di un nottambulo, sono osservabili in genere dopo un mese che la persona si è attenuta al nuovo programma.
Fare poi sport al mattino innalza notevolmente il ritmo cardiaco e ciò porta ad un forte incremento del metabolismo basale durante tutta la giornata, migliorando in modo lento ma costante il metabolismo dell'individuo. Infatti secondo uno studio del 2018 allenarsi presto indurrebbe le persone a prediligere, nel corso della giornata, un’alimentazione più corretta.
Inoltre allenarsi al mattino, agevolerebbe in modo ancor più incisivo la perdita di peso: i ricercatori hanno scoperto come la combustione dei grassi nelle 24 ore fosse più alta in coloro che erano impegnati in attività sportive prima di colazione.
I vantaggi di un allenamento mattutino non finiscono in quel momento della giornata. Secondo diverse tesi, infatti, fare sport come prima attività della giornata indurrebbe a compiere più movimento durante il resto del giorno, senza dimenticare che è ormai consolidata anche la tesi secondo la quale fare regolare attività fisica la mattina faccia vivere meglio la fase di riposo serale.
fonte: web
Diventare una persona mattiniera migliora il proprio benessere psichico e fisico.
Secondo alcune nuove ricerche, alzarsi presto la mattina può aiutarci a guadagnare in felicità, salute e, naturalmente, efficienza sul lavoro.
In un recente articolo apparso su “Emotion”, una rivista dell’American Psychological Association,
i ricercatori hanno rilevato che le persone che si considerano mattiniere sono mediamente più felici e più sane di quelle che invece preferiscono dormire un po’ di più.
Perché? La Psichiatra Tracey Marks , autrice di “Master Your Sleep” (non tradotto in italiano), suggerisce che parte della ragione vada ricercata nel fatto che i nostri cicli di sonno seguono il ritmo circadiano, ossia il nostro orologio biologico interno che funziona per cicli di 24 ore. Il nostro orologio interno viene regolato in base agli stimoli ambientali, di cui il più importante è la luce del sole.
“E’ meglio essere persone mattiniere perché i nostri corpi sono stati progettati per essere mattinieri”, spiega Tracey Marks. “Dovremmo essere svegli quando c’è la luce del sole e dormire quando fuori è buio”.
Cosa dovrebbero fare i nottambuli allora? Per fortuna, ci sono una serie di piccoli stratagemmi che si può provare ad usare per reimpostare il proprio orologio biologico e riprendere a svegliarsi presto.
La terapia della luce: esporsi alla luce solare il più possibile. In alternativa è possibile utilizzare delle lampade solari.
Attenersi a un programma: provare ad andare a letto la sera sempre allo stesso orario e svegliarsi la mattina alla stessa ora.
Spegnere tutto ciò che è elettronico: stabilire di spegnere tutto ciò che è elettronico (televisione, cellulare, computer) ad una certa ora. La cosa migliore è spegnere tutta la tecnologia almeno un’ora prima di andare a letto.
Stando agli esperti, i primi successi nel tentativo di reimpostare l’orologio biologico di un nottambulo, sono osservabili in genere dopo un mese che la persona si è attenuta al nuovo programma.
Fare poi sport al mattino innalza notevolmente il ritmo cardiaco e ciò porta ad un forte incremento del metabolismo basale durante tutta la giornata, migliorando in modo lento ma costante il metabolismo dell'individuo. Infatti secondo uno studio del 2018 allenarsi presto indurrebbe le persone a prediligere, nel corso della giornata, un’alimentazione più corretta.
Inoltre allenarsi al mattino, agevolerebbe in modo ancor più incisivo la perdita di peso: i ricercatori hanno scoperto come la combustione dei grassi nelle 24 ore fosse più alta in coloro che erano impegnati in attività sportive prima di colazione.
I vantaggi di un allenamento mattutino non finiscono in quel momento della giornata. Secondo diverse tesi, infatti, fare sport come prima attività della giornata indurrebbe a compiere più movimento durante il resto del giorno, senza dimenticare che è ormai consolidata anche la tesi secondo la quale fare regolare attività fisica la mattina faccia vivere meglio la fase di riposo serale.
fonte: web
Venerdì 4 febbraio 22
Dopo un’intensa attività fisica in palestra, una bella sauna è l’ideale per rilassarsi ed eliminare liquidi in eccesso e tossine. Ma fatta con leggerezza, senza indicazioni precise (differenti per ogni persona) sul calore e i tempi di permanenza all’interno di un ambiente tanto caldo, potrebbe non essere così benefica e addirittura risultare pericolosa per l’organismo.
La sauna ha diversi effetti benefici:
- favorisce la circolazione: lo sbalzo di temperatura migliora il sistema circolatorio centrale e periferico. Il calore infatti causa la dilatazione dei vasi sanguigni ed un rapido aumento delle pulsazioni cardiache.
- favorisce una profonda pulizia e purificazione della pelle: l'eliminazione di tossine attraverso la sudorazione purifica i pori della pelle.
- ha un effetto tonificante e rilassante e riduce lo stress : l'aumento della temperatura corporea ha effetti benefici sulla muscolatura, che si rilassa e diminuisce la sua tensione.
La sauna può anche avere effetti psico-terapeutici e combattere dolori, ansia e depressione favorendo il senso di rilassatezza e serenità non ha effetti sul dimagrimento ma l'aumento della circolazione sanguigna e lo smaltimento di tossine può favorire indirettamente la riduzione dell'adiposità soprattutto in zone colpite da cellulite. Va ricordato a tal proposito che il peso che si perde durante la seduta è legato alla sola perdita di liquidi con il sudore.
Il tempo di permanenza nella sauna può variare dai 10 ai 15 minuti, tuttavia prima di iniziare la seduta è opportuno fare una doccia abbastanza calda per dilatare preventivamente i pori ed abituarsi alle alte temperature del box.
Al termine della seduta è consigliata una doccia fredda per 30 secondi. E' poi possibile ripetere il percorso.
Consigli e controindicazioni
Non entrare mai in sauna a stomaco pieno o dopo aver bevuto caffè o altre bevande eccitanti (the, coca cola ecc.), perché queste causano un aumento del battito cardiaco.
La pratica della sauna è sconsigliata in caso di ipertensione, in presenza di disturbi cardio-circolatori, durante stati febbrili, in caso di fenomeni infiammatori cutanei, in gravidanza e durante il ciclo mestruale.
Al termine della seduta per riabituare il fisico alla temperatura ambiente è bene indossare un accappatoio ed asciugare il sudore con un asciugamano.
La vasodilatazione provoca una diminuzione della pressione arteriosa. E' pertanto opportuno alzarsi in piedi lentamente e una volta usciti sdraiarsi per qualche minuto sopra un lettino.
Infine è consigliabile reintegrare i sali minerali persi con il sudore assumendo bevande, succhi di frutta e verdura.
fonte: web
Dopo un’intensa attività fisica in palestra, una bella sauna è l’ideale per rilassarsi ed eliminare liquidi in eccesso e tossine. Ma fatta con leggerezza, senza indicazioni precise (differenti per ogni persona) sul calore e i tempi di permanenza all’interno di un ambiente tanto caldo, potrebbe non essere così benefica e addirittura risultare pericolosa per l’organismo.
La sauna ha diversi effetti benefici:
- favorisce la circolazione: lo sbalzo di temperatura migliora il sistema circolatorio centrale e periferico. Il calore infatti causa la dilatazione dei vasi sanguigni ed un rapido aumento delle pulsazioni cardiache.
- favorisce una profonda pulizia e purificazione della pelle: l'eliminazione di tossine attraverso la sudorazione purifica i pori della pelle.
- ha un effetto tonificante e rilassante e riduce lo stress : l'aumento della temperatura corporea ha effetti benefici sulla muscolatura, che si rilassa e diminuisce la sua tensione.
La sauna può anche avere effetti psico-terapeutici e combattere dolori, ansia e depressione favorendo il senso di rilassatezza e serenità non ha effetti sul dimagrimento ma l'aumento della circolazione sanguigna e lo smaltimento di tossine può favorire indirettamente la riduzione dell'adiposità soprattutto in zone colpite da cellulite. Va ricordato a tal proposito che il peso che si perde durante la seduta è legato alla sola perdita di liquidi con il sudore.
Il tempo di permanenza nella sauna può variare dai 10 ai 15 minuti, tuttavia prima di iniziare la seduta è opportuno fare una doccia abbastanza calda per dilatare preventivamente i pori ed abituarsi alle alte temperature del box.
Al termine della seduta è consigliata una doccia fredda per 30 secondi. E' poi possibile ripetere il percorso.
Consigli e controindicazioni
Non entrare mai in sauna a stomaco pieno o dopo aver bevuto caffè o altre bevande eccitanti (the, coca cola ecc.), perché queste causano un aumento del battito cardiaco.
La pratica della sauna è sconsigliata in caso di ipertensione, in presenza di disturbi cardio-circolatori, durante stati febbrili, in caso di fenomeni infiammatori cutanei, in gravidanza e durante il ciclo mestruale.
Al termine della seduta per riabituare il fisico alla temperatura ambiente è bene indossare un accappatoio ed asciugare il sudore con un asciugamano.
La vasodilatazione provoca una diminuzione della pressione arteriosa. E' pertanto opportuno alzarsi in piedi lentamente e una volta usciti sdraiarsi per qualche minuto sopra un lettino.
Infine è consigliabile reintegrare i sali minerali persi con il sudore assumendo bevande, succhi di frutta e verdura.
fonte: web
Venerdì 28 gennaio 22
“Siamo la media delle 5 persone che frequentiamo di più” affermava Jim Rohn.
Il gruppo dei pari è l’insieme di persone che ti circonda, che hai più vicine e con le quali condividi il tuo tempo (soprattutto il tempo libero). Tieni presente che il gruppo dei pari condiziona le tue aspirazione e le tue convinzioni: se le persone che frequenti più spesso sono “pessimiste” e continuano a parlare di “crisi”, inevitabilmente tu ne sarai condizionato e inizierai a sviluppare atteggiamenti coerenti con queste convinzioni.
Vale anche il contrario: se chi ti circonda ha un atteggiamento costruttivo, inevitabilmente anche tu ne sarai condizionato e questo può avere una grande influenza sulla nostra identità.
C’è di più: il gruppo dei pari influenza anche i tuoi comportamenti e contribuisce ai tuoi successi (o insuccessi). Infatti, se le persone che ti circondano si aspettano che tu ottenga risultati e che tu “ce la faccia”, farai il possibile (inconsciamente) per dimostrare che hanno ragione e, quindi, i tuoi comportamenti saranno più utili, di migliore qualità. Vale purtroppo anche l’inverso: se chi ti è vicino pensa che tu sia un fallito e che anche questa volta sbaglierai, i tuoi comportamenti saranno di qualità inferiore.
Uno dei principi fondamentali del cambiamento e una delle regole basilari da tenere a mente per raggiungere il successo ( di qualunque tipo di successo si tratti ) è proprio quella di scegliere con cura i propri amici. Si tratta di una scelta di sano egoismo: d’altro canto, conosci anche tu il proverbio “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.
Possiamo ovviamente scegliere liberamente chi frequentare, ma volenti o nolenti dobbiamo tenere conto che questo influirà sulle nostre opinioni, sui nostri obiettivi e sui nostri comportamenti; frequentare costantemente persone “che remano contro” o che tendono, anche in buona fede, a distrarci dai nostri propositi, difficilmente riusciremo nell’impresa.
Rivalutare le nostre frequentazioni può essere un compito difficile, il processo è spesso doloroso, ma altrettanto dolorose sono le conseguenze che derivano dal lasciare che le altre persone esercitino su di noi una influenza dannosa.
Circondati di persone che ti fanno bene e che ti fanno stare bene, e smetti di frequentare (o frequenta il meno possibile) le persone che hanno un impatto negativo sulla tua vita, coloro che ti limitano in qualche modo e ti impediscono di esprimerti al massimo delle tue potenzialità.
Senza alcun senso di colpa.
fonte: giovanannavisigalli.com
“Siamo la media delle 5 persone che frequentiamo di più” affermava Jim Rohn.
Il gruppo dei pari è l’insieme di persone che ti circonda, che hai più vicine e con le quali condividi il tuo tempo (soprattutto il tempo libero). Tieni presente che il gruppo dei pari condiziona le tue aspirazione e le tue convinzioni: se le persone che frequenti più spesso sono “pessimiste” e continuano a parlare di “crisi”, inevitabilmente tu ne sarai condizionato e inizierai a sviluppare atteggiamenti coerenti con queste convinzioni.
Vale anche il contrario: se chi ti circonda ha un atteggiamento costruttivo, inevitabilmente anche tu ne sarai condizionato e questo può avere una grande influenza sulla nostra identità.
C’è di più: il gruppo dei pari influenza anche i tuoi comportamenti e contribuisce ai tuoi successi (o insuccessi). Infatti, se le persone che ti circondano si aspettano che tu ottenga risultati e che tu “ce la faccia”, farai il possibile (inconsciamente) per dimostrare che hanno ragione e, quindi, i tuoi comportamenti saranno più utili, di migliore qualità. Vale purtroppo anche l’inverso: se chi ti è vicino pensa che tu sia un fallito e che anche questa volta sbaglierai, i tuoi comportamenti saranno di qualità inferiore.
Uno dei principi fondamentali del cambiamento e una delle regole basilari da tenere a mente per raggiungere il successo ( di qualunque tipo di successo si tratti ) è proprio quella di scegliere con cura i propri amici. Si tratta di una scelta di sano egoismo: d’altro canto, conosci anche tu il proverbio “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.
Possiamo ovviamente scegliere liberamente chi frequentare, ma volenti o nolenti dobbiamo tenere conto che questo influirà sulle nostre opinioni, sui nostri obiettivi e sui nostri comportamenti; frequentare costantemente persone “che remano contro” o che tendono, anche in buona fede, a distrarci dai nostri propositi, difficilmente riusciremo nell’impresa.
Rivalutare le nostre frequentazioni può essere un compito difficile, il processo è spesso doloroso, ma altrettanto dolorose sono le conseguenze che derivano dal lasciare che le altre persone esercitino su di noi una influenza dannosa.
Circondati di persone che ti fanno bene e che ti fanno stare bene, e smetti di frequentare (o frequenta il meno possibile) le persone che hanno un impatto negativo sulla tua vita, coloro che ti limitano in qualche modo e ti impediscono di esprimerti al massimo delle tue potenzialità.
Senza alcun senso di colpa.
fonte: giovanannavisigalli.com
Venerdì 21 gennaio 22
"Diventa più forte e correrai più veloce!”
Alcuni di voi avranno sentito questa frase negli ultimi anni e, anche se sembra contro intuitiva, ci sono prove recenti che suggeriscono che coloro che allenano regolarmente la forza possono migliorare la loro efficienza quando corrono, il che significa migliorare anche potenza e resistenza. Ma non è tutto: l'allenamento della forza ha anche dimostrato di ridurre drasticamente il rischio di lesioni nei corridori di tutti i livelli.
Ecco alcuni esercizi che puoi eseguire per allenare la corsa.
Kettlebell swing
Nonostante la sua versatilità, il classico kettlebell swing è ancora uno dei migliori esercizi per allenare la resistenza e la potenza, più specificamente nei glutei e nei tendini del ginocchio. Questo movimento richiede anche una buona forza della parte superiore del corpo, coordinazione e stabilità del tronco, che sono tutti elementi necessari per una buona efficienza nella corsa.
Seated calf raise
Spesso uno dei gruppi muscolari più dimenticati del corpo, quando si tratta di prestazioni di corsa e riabilitazione, è il muscolo soleo. Questo muscolo è importante per l'assorbimento del carico durante l'atterraggio del piede e per la spinta durante la falcata. È composto principalmente da fibre muscolari a contrazione lenta, quindi ha un'alta capacità di resistenza e va a lavorare principalmente nelle sessioni di corsa su lunghe distanze. Per questo motivo, il muscolo del polpaccio richiede un grande allenamento.
Un modo per lavorare questo muscolo è il seated calf raise, esercizio che può essere eseguito stando seduti sulla panca: posizionate un manubrio sul ginocchio e spingete sulle punte dei piedi, permettendo al tallone di sollevarsi dal pavimento. La gamma di ripetizioni consigliata è di 4 serie da 15-20 ripetizioni l’una.
Dumbbell Walking lunge
Questo è un altro esercizio comune, che di solito o si ama o si odia: se lo amate, allora siete fortunati perché è ottimo per migliorare la corsa; se lo odiate, ecco un ottimo motivo per imparare ad amarlo. Il Dumbbell Walking Lunge imita la lunga falcata della corsa, facendo avanzare una gamba alla volta, ma a rallentatore e con l’aggiunta di maggiore peso. Questo permette di allenare i quadricipiti e i glutei e si traduce poi in muscoli più forti e durevoli quando si corre per lunghe distanze.
Single leg Romanian Deadlift
Le lesioni ai tendini del ginocchio sono spesso comuni nei corridori e possono verificarsi in tutte le distanze, sia che si tratti di sprint che di lunghe corse. Un modo non solo per proteggerli, ma anche per migliorare l'equilibrio e la stabilità intorno all'articolazione dell'anca è praticare il Single leg Romanian deadlift. Facendo questo esercizio può essere difficile mantenere l'equilibrio, ma non necessita di molto peso per essere fatto correttamente. Prova a tenere un manubrio nella mano opposta alla gamba che lavora per aumentare la difficoltà.
L'economia della corsa è l'efficienza con cui una persona può utilizzare le sue fonti di energia, come i suoi muscoli, per correre; proprio come una macchina usa la benzina per muoversi. È stato dimostrato che avere muscoli più forti e potenti aiuta.
Fatti aiutare dai tuoi trainer in palestra per compiere gli esercizi di cui sopra: possono essere usati come punto di partenza per costruire e migliorare la tua economia di corsa.
fonte: web
"Diventa più forte e correrai più veloce!”
Alcuni di voi avranno sentito questa frase negli ultimi anni e, anche se sembra contro intuitiva, ci sono prove recenti che suggeriscono che coloro che allenano regolarmente la forza possono migliorare la loro efficienza quando corrono, il che significa migliorare anche potenza e resistenza. Ma non è tutto: l'allenamento della forza ha anche dimostrato di ridurre drasticamente il rischio di lesioni nei corridori di tutti i livelli.
Ecco alcuni esercizi che puoi eseguire per allenare la corsa.
Kettlebell swing
Nonostante la sua versatilità, il classico kettlebell swing è ancora uno dei migliori esercizi per allenare la resistenza e la potenza, più specificamente nei glutei e nei tendini del ginocchio. Questo movimento richiede anche una buona forza della parte superiore del corpo, coordinazione e stabilità del tronco, che sono tutti elementi necessari per una buona efficienza nella corsa.
Seated calf raise
Spesso uno dei gruppi muscolari più dimenticati del corpo, quando si tratta di prestazioni di corsa e riabilitazione, è il muscolo soleo. Questo muscolo è importante per l'assorbimento del carico durante l'atterraggio del piede e per la spinta durante la falcata. È composto principalmente da fibre muscolari a contrazione lenta, quindi ha un'alta capacità di resistenza e va a lavorare principalmente nelle sessioni di corsa su lunghe distanze. Per questo motivo, il muscolo del polpaccio richiede un grande allenamento.
Un modo per lavorare questo muscolo è il seated calf raise, esercizio che può essere eseguito stando seduti sulla panca: posizionate un manubrio sul ginocchio e spingete sulle punte dei piedi, permettendo al tallone di sollevarsi dal pavimento. La gamma di ripetizioni consigliata è di 4 serie da 15-20 ripetizioni l’una.
Dumbbell Walking lunge
Questo è un altro esercizio comune, che di solito o si ama o si odia: se lo amate, allora siete fortunati perché è ottimo per migliorare la corsa; se lo odiate, ecco un ottimo motivo per imparare ad amarlo. Il Dumbbell Walking Lunge imita la lunga falcata della corsa, facendo avanzare una gamba alla volta, ma a rallentatore e con l’aggiunta di maggiore peso. Questo permette di allenare i quadricipiti e i glutei e si traduce poi in muscoli più forti e durevoli quando si corre per lunghe distanze.
Single leg Romanian Deadlift
Le lesioni ai tendini del ginocchio sono spesso comuni nei corridori e possono verificarsi in tutte le distanze, sia che si tratti di sprint che di lunghe corse. Un modo non solo per proteggerli, ma anche per migliorare l'equilibrio e la stabilità intorno all'articolazione dell'anca è praticare il Single leg Romanian deadlift. Facendo questo esercizio può essere difficile mantenere l'equilibrio, ma non necessita di molto peso per essere fatto correttamente. Prova a tenere un manubrio nella mano opposta alla gamba che lavora per aumentare la difficoltà.
L'economia della corsa è l'efficienza con cui una persona può utilizzare le sue fonti di energia, come i suoi muscoli, per correre; proprio come una macchina usa la benzina per muoversi. È stato dimostrato che avere muscoli più forti e potenti aiuta.
Fatti aiutare dai tuoi trainer in palestra per compiere gli esercizi di cui sopra: possono essere usati come punto di partenza per costruire e migliorare la tua economia di corsa.
fonte: web
Venerdì 7 gennaio 22
Perché i buoni propositi per il nuovo anno non funzionano?
Vogliamo un anno migliore del precedente, ma dirlo non basta.
Quando inizia un nuovo anno sono in moltissimi a fare buoni propositi. C’è chi decide che perderà peso, chi vuole iniziare a fare sport, imparare una nuova lingua e così via. Ma i buoni propositi non sempre funzionano. In un certo senso, non c’è niente di più importante dei buoni propositi, cioè di decisioni, positive, per il futuro. Solo così le cose positive accadono e si concretizzano: c’è chi tra tenacia, volontà e decisioni, riesce a raggiungere obiettivi per sé e per gli altri. Alcuni obiettivi sono comuni, come quello di tornare in forma o di dare, finalmente, un esame tanto atteso. Altri obiettivi però sono più ambiziosi, difficili da raggiungere e quindi anche più affascinanti e desiderabili. Il primo motivo per cui, spesso, i buoni propositi si rivelano fallimentari è che ci sopravvalutiamo: tendiamo a scegliere obiettivi difficilmente realizzabili, perché più belli e confortevoli da immaginare, ma poi ci facciamo ben pochi problemi a lasciar perdere e arrenderci. Il segreto, che segreto non è, è quello di scegliere realisticamente i propri obiettivi, sia personali che collettivi. Immaginare di arrivare a essere dei maratoneti, quando oggi fatichiamo a correre quindici minuti di fila, è irragionevole. Mentre immaginare di correre 40 minuti di fila fra un anno, aumentando di qualche minuto al mese, è più realistico, e quindi probabile.
Scegliendo obiettivi realistici e più modesti ci si potrebbe sentire un po’ arrendevoli, privi di brio e di voglia di grandi cose, ma è un errore. Le grandi cose arrivano con la costanza e la fatica quotidiana, fatta di piccoli passi incessanti e decisi. I proclami mirabolanti, detti sia a noi stessi che agli altri, portano molto più spesso all’immobilismo. Un obiettivo troppo ambizioso è, tutto sommato, una garanzia di fallimento, e quindi anche di trovarsi a fine anno con nessun obiettivo raggiunto.
La costanza è l’altro, enorme, segreto per raggiungere i propri obiettivi. Serve essere costanti per arrivare a ottenere quello che vogliamo: se vogliamo migliorare la nostra forma fisica andare due volte in palestra e fare esercizi fino allo sfinimento, per poi rinunciare, non servirà assolutamente a nulla. Ciò che serve, invece, è andare in palestra due volte a settimana, facendo poco, con calma e decisione, e farlo mese dopo mese, senza cedere mai alla noia o alla voglia di stare sul divano. Essere costanti è difficile perché necessita di una grande forza di volontà: ma è anche un obiettivo di per sé. Perché se per raggiungere un obiettivo, come fare sport regolarmente per essere in forma, si riesce a sviluppare una grande forza di volontà e di autocontrollo, beh, tanto di guadagnato. Quella stessa forza di volontà la si potrà impiegare in mille altri campi, nello studio, nel lavoro, nella sopportazione e nella pazienza che potrebbero tornare utili in situazioni difficili.
Quindi, ricapitolando: scegliere obiettivi raggiungibili e ragionevoli, abituarsi a cambiare le proprie abitudini, aumentare la propria forza di volontà e la propria costanza, ragionare sul lungo periodo, e non sul breve.
Poi? Beh, ci sono altri modi di rendere più concreti i propri obiettivi, esporsi e renderli pubblici, per esempio. Se decido tra me e me di andare in palestra settimanalmente per tutto l’anno, la promessa vale tanto quanto (è una promessa con me stesso, quindi posso decidere senza conseguenze di tradirla). Ma se, una volta deciso di andare in palestra, lo racconto alla mia famiglia, ai miei amici, la descrivo come cosa certa al mio partner e così via, beh, le cose cambiano. In questo caso tradire la promessa vorrebbe dire tradire un’affermazione fatta alle persone con cui ho un rapporto più stretto e assiduo, le stesse che hanno la confidenza di chiedermi come va in palestra, rimproverarmi se ho saltato qualche allenamento e così via.
In ogni caso, anche se decidiamo di perseguire obiettivi ragionevoli, se proviamo a far leva sulla nostra forza di volontà, se riusciamo a essere più o meno costanti, se ci esponiamo e diciamo quali sono i nostri obiettivi ad amici e affetti, il rischio di fallire è sempre alto. Essere fallibili è una condizione che dobbiamo accettare, mettere in conto e, soprattutto, non vedere troppo negativamente. Avere paura del fallimento è controproducente: quella è la stessa paura che ci inibisce e ci impedisce di tentare di raggiungere i nostri obiettivi. La natura umana è così, non c’è troppo da fare né, quindi, da lamentarsi. L’importante è tentare, provare a fare ciò che vogliamo senza troppi cerebralismi o paure.
Se poi i buoni propositi si concretizzeranno ce lo dirà il futuro.
fonte: web
Perché i buoni propositi per il nuovo anno non funzionano?
Vogliamo un anno migliore del precedente, ma dirlo non basta.
Quando inizia un nuovo anno sono in moltissimi a fare buoni propositi. C’è chi decide che perderà peso, chi vuole iniziare a fare sport, imparare una nuova lingua e così via. Ma i buoni propositi non sempre funzionano. In un certo senso, non c’è niente di più importante dei buoni propositi, cioè di decisioni, positive, per il futuro. Solo così le cose positive accadono e si concretizzano: c’è chi tra tenacia, volontà e decisioni, riesce a raggiungere obiettivi per sé e per gli altri. Alcuni obiettivi sono comuni, come quello di tornare in forma o di dare, finalmente, un esame tanto atteso. Altri obiettivi però sono più ambiziosi, difficili da raggiungere e quindi anche più affascinanti e desiderabili. Il primo motivo per cui, spesso, i buoni propositi si rivelano fallimentari è che ci sopravvalutiamo: tendiamo a scegliere obiettivi difficilmente realizzabili, perché più belli e confortevoli da immaginare, ma poi ci facciamo ben pochi problemi a lasciar perdere e arrenderci. Il segreto, che segreto non è, è quello di scegliere realisticamente i propri obiettivi, sia personali che collettivi. Immaginare di arrivare a essere dei maratoneti, quando oggi fatichiamo a correre quindici minuti di fila, è irragionevole. Mentre immaginare di correre 40 minuti di fila fra un anno, aumentando di qualche minuto al mese, è più realistico, e quindi probabile.
Scegliendo obiettivi realistici e più modesti ci si potrebbe sentire un po’ arrendevoli, privi di brio e di voglia di grandi cose, ma è un errore. Le grandi cose arrivano con la costanza e la fatica quotidiana, fatta di piccoli passi incessanti e decisi. I proclami mirabolanti, detti sia a noi stessi che agli altri, portano molto più spesso all’immobilismo. Un obiettivo troppo ambizioso è, tutto sommato, una garanzia di fallimento, e quindi anche di trovarsi a fine anno con nessun obiettivo raggiunto.
La costanza è l’altro, enorme, segreto per raggiungere i propri obiettivi. Serve essere costanti per arrivare a ottenere quello che vogliamo: se vogliamo migliorare la nostra forma fisica andare due volte in palestra e fare esercizi fino allo sfinimento, per poi rinunciare, non servirà assolutamente a nulla. Ciò che serve, invece, è andare in palestra due volte a settimana, facendo poco, con calma e decisione, e farlo mese dopo mese, senza cedere mai alla noia o alla voglia di stare sul divano. Essere costanti è difficile perché necessita di una grande forza di volontà: ma è anche un obiettivo di per sé. Perché se per raggiungere un obiettivo, come fare sport regolarmente per essere in forma, si riesce a sviluppare una grande forza di volontà e di autocontrollo, beh, tanto di guadagnato. Quella stessa forza di volontà la si potrà impiegare in mille altri campi, nello studio, nel lavoro, nella sopportazione e nella pazienza che potrebbero tornare utili in situazioni difficili.
Quindi, ricapitolando: scegliere obiettivi raggiungibili e ragionevoli, abituarsi a cambiare le proprie abitudini, aumentare la propria forza di volontà e la propria costanza, ragionare sul lungo periodo, e non sul breve.
Poi? Beh, ci sono altri modi di rendere più concreti i propri obiettivi, esporsi e renderli pubblici, per esempio. Se decido tra me e me di andare in palestra settimanalmente per tutto l’anno, la promessa vale tanto quanto (è una promessa con me stesso, quindi posso decidere senza conseguenze di tradirla). Ma se, una volta deciso di andare in palestra, lo racconto alla mia famiglia, ai miei amici, la descrivo come cosa certa al mio partner e così via, beh, le cose cambiano. In questo caso tradire la promessa vorrebbe dire tradire un’affermazione fatta alle persone con cui ho un rapporto più stretto e assiduo, le stesse che hanno la confidenza di chiedermi come va in palestra, rimproverarmi se ho saltato qualche allenamento e così via.
In ogni caso, anche se decidiamo di perseguire obiettivi ragionevoli, se proviamo a far leva sulla nostra forza di volontà, se riusciamo a essere più o meno costanti, se ci esponiamo e diciamo quali sono i nostri obiettivi ad amici e affetti, il rischio di fallire è sempre alto. Essere fallibili è una condizione che dobbiamo accettare, mettere in conto e, soprattutto, non vedere troppo negativamente. Avere paura del fallimento è controproducente: quella è la stessa paura che ci inibisce e ci impedisce di tentare di raggiungere i nostri obiettivi. La natura umana è così, non c’è troppo da fare né, quindi, da lamentarsi. L’importante è tentare, provare a fare ciò che vogliamo senza troppi cerebralismi o paure.
Se poi i buoni propositi si concretizzeranno ce lo dirà il futuro.
fonte: web
Venerdì 17 dicembre 21
ll periodo delle vacanze invernali può mettere a dura prova la nostra forma fisica, ed ecco perché diventa ancora più importante dedicare del tempo a se stessi per mantenersi allenati. Tenersi attivi e mangiare bene può aiutare a ridurre al minimo lo stress e a iniziare bene il nuovo anno: qui di seguito alcuni suggerimenti per mantenersi in forma durante le feste.
Trovare tempo per l’esercizio
Le feste sono solitamente il periodo dell’anno più costellato da impegni decisamente poco attivi dal punto di vista fisico. Può sembrare una cosa da niente, ma inserire un po’ di esercizio anche in queste giornate è la chiave per mantenersi in forma. Siamo realistici: il numero di calorie inevitabilmente aumenterà, ma piuttosto che ridurle (cosa che può risultare difficile e stressante in questo periodo dell'anno), ha senso concentrarsi sul bruciare più calorie.
È importante focalizzarsi su brevi sessioni di esercizio ogni volta che è possibile e che si riesce a ritagliare un po’ di tempo: fare una passeggiata dopo i pasti abbondanti, oppure optare per le scale invece dell'ascensore. L'American Council on Exercise raccomanda 60 minuti di attività fisica al giorno: si possono suddividere in due sessioni di 30 minuti o anche quattro più brevi. In definitiva, assicuratevi solo di muovervi.
Dedicare ai pasti la giusta attenzione
Una ricerca pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato che anche un minimo di attenzione e autocontrollo durante i pasti può aiutare a evitare l'aumento di peso. Lo studio sottolinea come prestare attenzione mentre si è a tavola non solo aiuta a capire meglio quando si è sazi, ma potrebbe anche aiutarti a mangiare meno in seguito. Cosa significa? Che naturalmente non c’è niente di male nel mangiare un po’ di più durante le feste, ma assaporare il cibo, godersi veramente ogni boccone e dedicarvi il giusto tempo potrebbe aiutare a non divorare troppi biscotti o una fetta di torta in più.
I workout più adatti alle feste
Nei giorni di festa, le sessioni di workout abituali potrebbero decisamente passare in secondo piano; tapis roulant e indoor bike sono gli ideali compagni di allenamento in questo periodo dell’anno, in quanto permettono sessioni di allenamento cardio semplici da seguire e poco impegnative, ma allo stesso tempo permettono di lavorare abbastanza intensamente.
fonte: web
ll periodo delle vacanze invernali può mettere a dura prova la nostra forma fisica, ed ecco perché diventa ancora più importante dedicare del tempo a se stessi per mantenersi allenati. Tenersi attivi e mangiare bene può aiutare a ridurre al minimo lo stress e a iniziare bene il nuovo anno: qui di seguito alcuni suggerimenti per mantenersi in forma durante le feste.
Trovare tempo per l’esercizio
Le feste sono solitamente il periodo dell’anno più costellato da impegni decisamente poco attivi dal punto di vista fisico. Può sembrare una cosa da niente, ma inserire un po’ di esercizio anche in queste giornate è la chiave per mantenersi in forma. Siamo realistici: il numero di calorie inevitabilmente aumenterà, ma piuttosto che ridurle (cosa che può risultare difficile e stressante in questo periodo dell'anno), ha senso concentrarsi sul bruciare più calorie.
È importante focalizzarsi su brevi sessioni di esercizio ogni volta che è possibile e che si riesce a ritagliare un po’ di tempo: fare una passeggiata dopo i pasti abbondanti, oppure optare per le scale invece dell'ascensore. L'American Council on Exercise raccomanda 60 minuti di attività fisica al giorno: si possono suddividere in due sessioni di 30 minuti o anche quattro più brevi. In definitiva, assicuratevi solo di muovervi.
Dedicare ai pasti la giusta attenzione
Una ricerca pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato che anche un minimo di attenzione e autocontrollo durante i pasti può aiutare a evitare l'aumento di peso. Lo studio sottolinea come prestare attenzione mentre si è a tavola non solo aiuta a capire meglio quando si è sazi, ma potrebbe anche aiutarti a mangiare meno in seguito. Cosa significa? Che naturalmente non c’è niente di male nel mangiare un po’ di più durante le feste, ma assaporare il cibo, godersi veramente ogni boccone e dedicarvi il giusto tempo potrebbe aiutare a non divorare troppi biscotti o una fetta di torta in più.
I workout più adatti alle feste
Nei giorni di festa, le sessioni di workout abituali potrebbero decisamente passare in secondo piano; tapis roulant e indoor bike sono gli ideali compagni di allenamento in questo periodo dell’anno, in quanto permettono sessioni di allenamento cardio semplici da seguire e poco impegnative, ma allo stesso tempo permettono di lavorare abbastanza intensamente.
fonte: web
Venerdì 10 dicembre 21
Qualunque siano i tuoi obiettivi di fitness - diventare più veloce, più forte o semplicemente più in forma - puoi raggiungere i risultati desiderati solo spingendo te stesso ad andare oltre i limiti.
Poiché l'evoluzione ha progettato il nostro corpo per proteggerci dai danni e dallo stress, siamo a disagio quando questo cerca di preservarsi di fronte all’intensificarsi della nostra routine di allenamento. L'affaticamento è un declino della forza muscolare per un periodo prolungato: di solito, si traduce in dolore e indolenzimento e ci impedisce di continuare con il nostro allenamento.
Alcuni semplici consigli ti aiuteranno a combattere i due motivi principali per cui si abbandona un allenamento troppo presto: l’accumulo di acido e la stanchezza.
Spesso sperimentiamo alti livelli di lattato, o iperlattemia, nei nostri muscoli durante un esercizio molto faticoso. Quando l'intensità dell'allenamento aumenta rapidamente, il nostro corpo non riesce a stare al passo con la domanda di ossigeno necessaria per metabolizzare il glucosio in energia. Per continuare a fornire energia ai nostri muscoli, il nostro corpo passa quindi alla respirazione anaerobica, che non richiede ossigeno per produrre energia.
Durante questo processo, creiamo un sottoprodotto chiamato lattato. I nostri muscoli possono usare il lattato come energia fino a un certo punto, ma una volta che non siamo in grado di convertirlo in energia, esso si accumula nei muscoli e nel sangue. Quando si esaurisce l'energia utilizzabile durante una serie intensa o uno sprint, i muscoli diventano più acidi e iniziano ad affaticarsi: questa sensazione si percepisce molto bene quando i muscoli iniziano a bruciare e si prova dolore durante l'allenamento. Giungere a questo punto, significa aver raggiunto la soglia di lattato, il momento cioè in cui il corpo non produce più l'energia necessaria per mantenere l'intensità dell’allenamento che si sta affrontando.
Nella maggior parte dei casi, l'iperlattatemia indotta dall'esercizio non è dannosa, ma rende più difficile completare gli esercizi e migliorare le prestazioni. Tuttavia, alcune tecniche possono permettere di combattere e ritardare questa soglia: allenarsi regolarmente, rimanere idratati e avere una sana alimentazione.
Più siamo costanti con l’allenamento e aumentiamo gradualmente l'intensità della sessione, più ritardiamo la soglia del lattato. La ricerca suggerisce di concentrarsi sull'HIIT (High Intensity Interval Training, allenamento ad intervalli ad alta intensità) alla propria soglia o vicino ad essa per ritardarne efficacemente l'insorgenza. Ritardare la soglia significa avere più energia per continuare ad eseguire esercizi faticosi.
L’idratazione può diminuire la sensazione di bruciore dovuta all'acidità dei nostri muscoli, perché diluisce il sangue quanto serve per non fermarsi rapidamente a causa di un indolenzimento intenso. L'idratazione aiuta anche ad eliminare il lattato dal nostro flusso sanguigno.
Ora che hai capito come ritardare l'affaticamento muscolare causato dall'acidità, la vera sfida diventa la nostra mentalità. Il cervello può sbagliare a capire quanta energia ci è rimasta durante un allenamento e chiedere meno impegno ai nostri muscoli, inducendoci così a smettere prima.
Per scavalcare questo meccanismo, dobbiamo allenare il nostro cervello a spingere oltre questa soglia. Gli esperti sono del parere che lo sforzo percepito ci induca a finire un esercizio piuttosto che esaurire veramente l'energia.
In questo caso, ci sono modi per superare la stanchezza e continuare a dare il massimo durante gli allenamenti molto faticosi: ad esempio mantenere una mentalità positiva, alimentare il cervello e allenarsi ad andare oltre il bruciore muscolare.
fonte: web
Qualunque siano i tuoi obiettivi di fitness - diventare più veloce, più forte o semplicemente più in forma - puoi raggiungere i risultati desiderati solo spingendo te stesso ad andare oltre i limiti.
Poiché l'evoluzione ha progettato il nostro corpo per proteggerci dai danni e dallo stress, siamo a disagio quando questo cerca di preservarsi di fronte all’intensificarsi della nostra routine di allenamento. L'affaticamento è un declino della forza muscolare per un periodo prolungato: di solito, si traduce in dolore e indolenzimento e ci impedisce di continuare con il nostro allenamento.
Alcuni semplici consigli ti aiuteranno a combattere i due motivi principali per cui si abbandona un allenamento troppo presto: l’accumulo di acido e la stanchezza.
Spesso sperimentiamo alti livelli di lattato, o iperlattemia, nei nostri muscoli durante un esercizio molto faticoso. Quando l'intensità dell'allenamento aumenta rapidamente, il nostro corpo non riesce a stare al passo con la domanda di ossigeno necessaria per metabolizzare il glucosio in energia. Per continuare a fornire energia ai nostri muscoli, il nostro corpo passa quindi alla respirazione anaerobica, che non richiede ossigeno per produrre energia.
Durante questo processo, creiamo un sottoprodotto chiamato lattato. I nostri muscoli possono usare il lattato come energia fino a un certo punto, ma una volta che non siamo in grado di convertirlo in energia, esso si accumula nei muscoli e nel sangue. Quando si esaurisce l'energia utilizzabile durante una serie intensa o uno sprint, i muscoli diventano più acidi e iniziano ad affaticarsi: questa sensazione si percepisce molto bene quando i muscoli iniziano a bruciare e si prova dolore durante l'allenamento. Giungere a questo punto, significa aver raggiunto la soglia di lattato, il momento cioè in cui il corpo non produce più l'energia necessaria per mantenere l'intensità dell’allenamento che si sta affrontando.
Nella maggior parte dei casi, l'iperlattatemia indotta dall'esercizio non è dannosa, ma rende più difficile completare gli esercizi e migliorare le prestazioni. Tuttavia, alcune tecniche possono permettere di combattere e ritardare questa soglia: allenarsi regolarmente, rimanere idratati e avere una sana alimentazione.
Più siamo costanti con l’allenamento e aumentiamo gradualmente l'intensità della sessione, più ritardiamo la soglia del lattato. La ricerca suggerisce di concentrarsi sull'HIIT (High Intensity Interval Training, allenamento ad intervalli ad alta intensità) alla propria soglia o vicino ad essa per ritardarne efficacemente l'insorgenza. Ritardare la soglia significa avere più energia per continuare ad eseguire esercizi faticosi.
L’idratazione può diminuire la sensazione di bruciore dovuta all'acidità dei nostri muscoli, perché diluisce il sangue quanto serve per non fermarsi rapidamente a causa di un indolenzimento intenso. L'idratazione aiuta anche ad eliminare il lattato dal nostro flusso sanguigno.
Ora che hai capito come ritardare l'affaticamento muscolare causato dall'acidità, la vera sfida diventa la nostra mentalità. Il cervello può sbagliare a capire quanta energia ci è rimasta durante un allenamento e chiedere meno impegno ai nostri muscoli, inducendoci così a smettere prima.
Per scavalcare questo meccanismo, dobbiamo allenare il nostro cervello a spingere oltre questa soglia. Gli esperti sono del parere che lo sforzo percepito ci induca a finire un esercizio piuttosto che esaurire veramente l'energia.
In questo caso, ci sono modi per superare la stanchezza e continuare a dare il massimo durante gli allenamenti molto faticosi: ad esempio mantenere una mentalità positiva, alimentare il cervello e allenarsi ad andare oltre il bruciore muscolare.
fonte: web
Venerdì 3 dicembre 21
La stagione sciistica è alle porte: aumentare la potenza muscolare non solo può aiutare a sciare meglio (e più velocemente), ma può anche aiutare a proteggere le articolazioni dalle lesioni.
Ecco 4 modi per prepararsi alle piste in palestra.
Gli esercizi di potenziamento possono essere più impegnativi di quelli a cui si è abituati, quindi meglio farsi affiancare dal tuo istruttore così che siano sicuri per il vostro corpo.
Intervalli in bike
Andare in bicicletta può essere uno dei modi migliori per allenare la potenza, componente necessaria nella preparazione sciistica. Uno dei modi migliori per aumentare la potenza mentre si pedala? L’allenamento ad intervalli! Un esempio può essere scegliere un programma che includa molte tratte in "collina", quindi con una maggiore resistenza durante la pedalata, regolandola anche manualmente e in autonomia. Se preferisci controllare il tuo programma, prova questo semplice allenamento a intervalli: imposta la bike a un livello facile per 5-10 minuti, per aumentare la circolazione e riscaldare i muscoli. Pedala a un ritmo (o livello) basso e moderato per due minuti, aumentandolo in moderatamente faticoso - ma comunque fattibile - e poi più veloce possibile per 30 secondi. Allenta il livello e pedala ad un ritmo leggero per due minuti. Ripeti la sequenza per 10 minuti e avrai un allenamento veloce ed efficiente per aumentare la potenza.
Tuck Jump
La pliometria (tecnica essenziale nell'allenamento degli sport che necessitano un incremento di forza reattiva, forza elastica e forza esplosiva) è un eccellente strumento per costruire potenza in quanto mette alla prova i muscoli a contrazione veloce, quelli che saranno utilizzati per acquistare velocità e rendere le curve più veloci sugli sci.
Posizionati con i piedi alla stessa distanza dei fianchi e salta più in alto possibile sollevando le ginocchia durante il salto. Atterra dolcemente per poi saltate velocemente di nuovo verso l’alto. Ripetere per tre serie di cinque ripetizioni, con un minuto di riposo tra una serie e l'altra.
Lateral Bounds
Questa tipologia di salti simula alcuni dei movimenti dello sci, aiutando a costruire la potenza nel modo più realistico possibile. Posiziona i piedi alla stessa distanza dell'anca, con le ginocchia leggermente rilassate. Salta con il piede destro direttamente verso destra, atterrando dolcemente e in modo controllato sul piede destro e porta il piede sinistro accanto all’altro toccando solo con le dita del piede a terra. Realizza lo stesso movimento verso il lato sinistro e alternando direzione ogni volta. Continuare a saltare da un lato all'altro effettuando 10 ripetizioni per gamba.
Power Skipping
Saltare può essere un modo semplice e divertente per costruire potenza durante una sessione di allenamento cardio. Tutto quello che devi fare è trovare uno spazio in cui allenarti e realizzare degli skip sul posto, alternando le gambe e portando le ginocchia sempre più su. Fallo più a lungo possibile (o comunque per circa 30 secondi), per poi riposare per un minuto prima di ripetere.
fonte: web
La stagione sciistica è alle porte: aumentare la potenza muscolare non solo può aiutare a sciare meglio (e più velocemente), ma può anche aiutare a proteggere le articolazioni dalle lesioni.
Ecco 4 modi per prepararsi alle piste in palestra.
Gli esercizi di potenziamento possono essere più impegnativi di quelli a cui si è abituati, quindi meglio farsi affiancare dal tuo istruttore così che siano sicuri per il vostro corpo.
Intervalli in bike
Andare in bicicletta può essere uno dei modi migliori per allenare la potenza, componente necessaria nella preparazione sciistica. Uno dei modi migliori per aumentare la potenza mentre si pedala? L’allenamento ad intervalli! Un esempio può essere scegliere un programma che includa molte tratte in "collina", quindi con una maggiore resistenza durante la pedalata, regolandola anche manualmente e in autonomia. Se preferisci controllare il tuo programma, prova questo semplice allenamento a intervalli: imposta la bike a un livello facile per 5-10 minuti, per aumentare la circolazione e riscaldare i muscoli. Pedala a un ritmo (o livello) basso e moderato per due minuti, aumentandolo in moderatamente faticoso - ma comunque fattibile - e poi più veloce possibile per 30 secondi. Allenta il livello e pedala ad un ritmo leggero per due minuti. Ripeti la sequenza per 10 minuti e avrai un allenamento veloce ed efficiente per aumentare la potenza.
Tuck Jump
La pliometria (tecnica essenziale nell'allenamento degli sport che necessitano un incremento di forza reattiva, forza elastica e forza esplosiva) è un eccellente strumento per costruire potenza in quanto mette alla prova i muscoli a contrazione veloce, quelli che saranno utilizzati per acquistare velocità e rendere le curve più veloci sugli sci.
Posizionati con i piedi alla stessa distanza dei fianchi e salta più in alto possibile sollevando le ginocchia durante il salto. Atterra dolcemente per poi saltate velocemente di nuovo verso l’alto. Ripetere per tre serie di cinque ripetizioni, con un minuto di riposo tra una serie e l'altra.
Lateral Bounds
Questa tipologia di salti simula alcuni dei movimenti dello sci, aiutando a costruire la potenza nel modo più realistico possibile. Posiziona i piedi alla stessa distanza dell'anca, con le ginocchia leggermente rilassate. Salta con il piede destro direttamente verso destra, atterrando dolcemente e in modo controllato sul piede destro e porta il piede sinistro accanto all’altro toccando solo con le dita del piede a terra. Realizza lo stesso movimento verso il lato sinistro e alternando direzione ogni volta. Continuare a saltare da un lato all'altro effettuando 10 ripetizioni per gamba.
Power Skipping
Saltare può essere un modo semplice e divertente per costruire potenza durante una sessione di allenamento cardio. Tutto quello che devi fare è trovare uno spazio in cui allenarti e realizzare degli skip sul posto, alternando le gambe e portando le ginocchia sempre più su. Fallo più a lungo possibile (o comunque per circa 30 secondi), per poi riposare per un minuto prima di ripetere.
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enerdì 26 novembre 21
Con l'arrivo dell'inverno, allenarsi potrebbe non sembrare così piacevole. Tuttavia, bastano i giusti consigli per trovare la motivazione anche nei mesi più freddi.
Uscire a correre, camminare o andare in bicicletta, ma anche alzarsi e andare in palestra, è molto più attraente quando fuori c’è il sole e le temperature sono calde.
Quando arrivano i mesi più freddi, invece, potrebbe sembrare più piacevole rimanere a letto, o rilassarsi sul divano dopo il lavoro.
Proviamo a trovare la giusta motivazione che ti spinga a mantenerti attivo e in forma anche durante l’inverno. Perché dopo tutto, non possiamo lasciare che il freddo e il buio interferiscano con il nostro piano di allenamento!
Se ti alleni al mattino, prepara la borsa della palestra la sera prima, così quando ti sveglierai impiegherai meno tempo a prepararti.
Inoltre, assicurati di aver pianificato il tuo allenamento in anticipo in modo da sapere esattamente cosa farai.
Scegli un partner con cui allenarti, così il tuo senso di responsabilità aumenterà. Infatti, sia che tu e il tuo compagno di allenamento decidiate di trovarvi in palestra, sia che decidiate di incontrarvi al parco per una corsa, nessuno dei due vorrà deludere l’altra persona e sarete quindi più inclini a rispettare i vostri appuntamenti fitness. Potreste anche concordare di andare a prendere un caffè o un drink dopo l'allenamento, per aumentare ulteriormente la motivazione e fornire a voi stessi una "ricompensa".
Fare ciò che ti piace è un ottimo alleato della motivazione: non ha senso fare un esercizio che non ti piace o non ti mette a tuo agio. Prova allenamenti diversi, fino a trovare quello a te più congeniale, che ti stimola e ti dà la giusta carica.
Lo stesso vale per le classi di gruppo: potresti dover provare varie classi prima di trovarne una che ti piace, ma quando la troverai, non vedrai l’ora di tornarci!
Un altro strumento tecnologico che può aiutarti è un fitness tracker,in grado di dirti esattamente quanto movimento stai facendo ogni giorno o settimana. Potresti scoprire che ti muovi meno di quanto pensassi: in questo caso, un fitness tracker potrebbe spingerti ad aumentare il tuo livelli di attività fisica. Puoi anche impostare obiettivi personali – per esempio raggiungere un certo numero di passi in un giorno o bruciare una determinata quantità di calorie. La maggior parte dei tracker permette anche di accoppiarsi con quelli di altri amici, in modo da poter seguire i progressi altrui e fornire la spinta necessaria per mantenersi attivi!
Vedi, è più facile di quanto credevi!
fonte: web
Con l'arrivo dell'inverno, allenarsi potrebbe non sembrare così piacevole. Tuttavia, bastano i giusti consigli per trovare la motivazione anche nei mesi più freddi.
Uscire a correre, camminare o andare in bicicletta, ma anche alzarsi e andare in palestra, è molto più attraente quando fuori c’è il sole e le temperature sono calde.
Quando arrivano i mesi più freddi, invece, potrebbe sembrare più piacevole rimanere a letto, o rilassarsi sul divano dopo il lavoro.
Proviamo a trovare la giusta motivazione che ti spinga a mantenerti attivo e in forma anche durante l’inverno. Perché dopo tutto, non possiamo lasciare che il freddo e il buio interferiscano con il nostro piano di allenamento!
Se ti alleni al mattino, prepara la borsa della palestra la sera prima, così quando ti sveglierai impiegherai meno tempo a prepararti.
Inoltre, assicurati di aver pianificato il tuo allenamento in anticipo in modo da sapere esattamente cosa farai.
Scegli un partner con cui allenarti, così il tuo senso di responsabilità aumenterà. Infatti, sia che tu e il tuo compagno di allenamento decidiate di trovarvi in palestra, sia che decidiate di incontrarvi al parco per una corsa, nessuno dei due vorrà deludere l’altra persona e sarete quindi più inclini a rispettare i vostri appuntamenti fitness. Potreste anche concordare di andare a prendere un caffè o un drink dopo l'allenamento, per aumentare ulteriormente la motivazione e fornire a voi stessi una "ricompensa".
Fare ciò che ti piace è un ottimo alleato della motivazione: non ha senso fare un esercizio che non ti piace o non ti mette a tuo agio. Prova allenamenti diversi, fino a trovare quello a te più congeniale, che ti stimola e ti dà la giusta carica.
Lo stesso vale per le classi di gruppo: potresti dover provare varie classi prima di trovarne una che ti piace, ma quando la troverai, non vedrai l’ora di tornarci!
Un altro strumento tecnologico che può aiutarti è un fitness tracker,in grado di dirti esattamente quanto movimento stai facendo ogni giorno o settimana. Potresti scoprire che ti muovi meno di quanto pensassi: in questo caso, un fitness tracker potrebbe spingerti ad aumentare il tuo livelli di attività fisica. Puoi anche impostare obiettivi personali – per esempio raggiungere un certo numero di passi in un giorno o bruciare una determinata quantità di calorie. La maggior parte dei tracker permette anche di accoppiarsi con quelli di altri amici, in modo da poter seguire i progressi altrui e fornire la spinta necessaria per mantenersi attivi!
Vedi, è più facile di quanto credevi!
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Venerdì 19 novembre 21
Nello sport la chiave del successo sta non solo nello sforzo, ma anche nella rigenerazione.
Solo chi recupera sufficientemente, può ottenere il massimo delle prestazioni.
L’allenamento sportivo non è semplicemente una sequenza del maggior numero possibile di sforzi fisici, ma consiste sia di stress che di recupero. È proprio durante il periodo di riposo, infatti, che il corpo si adatta agli stimoli, ed è questo a comportare l’aumento delle prestazioni. Allo stress fisico il corpo reagisce prima di tutto con la fatica. E più intenso è lo sforzo, maggiore è la fatica.
Immediatamente dopo la fatica inizia però la cosiddetta fase di rigenerazione, la fase di recupero, in cui il corpo non solo si riposa, ma si prepara al prossimo carico. Dopotutto non vuole stancarsi di nuovo così in fretta. Ne consegue la cosiddetta supercompensazione. Ciò significa che il livello delle prestazioni aumenta rispetto al livello di partenza, prima dell’allenamento. Questo effetto costituisce la base dell’allenamento sportivo, perché se riusciamo a offrire al nostro corpo lo stimolo giusto al momento giusto, otteniamo il miglioramento ottimale delle prestazioni e, passo dopo passo, saliamo al livello successivo.
Le domande chiave sono quindi: quanto tempo si può aspettare fino a doversi allenare di nuovo e quanto si deve aspettare prima di potersi allenare di nuovo?
Se si aspetta troppo a lungo e non ci sono altri stimoli, le prestazioni tornano rapidamente al livello originale. Non ha molto senso correre solo due ore ogni fine settimana e rimanere inattivi per tutto il resto della settimana.
Se invece si aspetta troppo poco e ci si allena di nuovo prima che la fase di recupero sia completata, il corpo viene sottoposto a ulteriori sollecitazioni senza effetti di potenziamento. Se questo accade troppo spesso, l’efficienza diminuisce, invece di aumentare costantemente.
Come sempre, in tutte le cose, la chiave del “successo” è l’equilibrio: giusto tempo per l'allenamento e giusta quantità di tempo per il riposo.
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Nello sport la chiave del successo sta non solo nello sforzo, ma anche nella rigenerazione.
Solo chi recupera sufficientemente, può ottenere il massimo delle prestazioni.
L’allenamento sportivo non è semplicemente una sequenza del maggior numero possibile di sforzi fisici, ma consiste sia di stress che di recupero. È proprio durante il periodo di riposo, infatti, che il corpo si adatta agli stimoli, ed è questo a comportare l’aumento delle prestazioni. Allo stress fisico il corpo reagisce prima di tutto con la fatica. E più intenso è lo sforzo, maggiore è la fatica.
Immediatamente dopo la fatica inizia però la cosiddetta fase di rigenerazione, la fase di recupero, in cui il corpo non solo si riposa, ma si prepara al prossimo carico. Dopotutto non vuole stancarsi di nuovo così in fretta. Ne consegue la cosiddetta supercompensazione. Ciò significa che il livello delle prestazioni aumenta rispetto al livello di partenza, prima dell’allenamento. Questo effetto costituisce la base dell’allenamento sportivo, perché se riusciamo a offrire al nostro corpo lo stimolo giusto al momento giusto, otteniamo il miglioramento ottimale delle prestazioni e, passo dopo passo, saliamo al livello successivo.
Le domande chiave sono quindi: quanto tempo si può aspettare fino a doversi allenare di nuovo e quanto si deve aspettare prima di potersi allenare di nuovo?
Se si aspetta troppo a lungo e non ci sono altri stimoli, le prestazioni tornano rapidamente al livello originale. Non ha molto senso correre solo due ore ogni fine settimana e rimanere inattivi per tutto il resto della settimana.
Se invece si aspetta troppo poco e ci si allena di nuovo prima che la fase di recupero sia completata, il corpo viene sottoposto a ulteriori sollecitazioni senza effetti di potenziamento. Se questo accade troppo spesso, l’efficienza diminuisce, invece di aumentare costantemente.
Come sempre, in tutte le cose, la chiave del “successo” è l’equilibrio: giusto tempo per l'allenamento e giusta quantità di tempo per il riposo.
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Venerdì 12 novembre 21
Tutti parlano di superfood, ma cosa sono?
Il termine non ha una traduzione scientifica vera e propria, è piuttosto una parola che viene usata per indicare un gruppo di alimenti di origine vegetale, particolarmente ricchi di micronutrienti – minerali, vitamine, aminoacidi essenziali.
Sono alimenti – spesso accostati agli alimenti funzionali oppure ai cibi nutraceutici – ritenuti buoni, anzi buonissimi e noti come celeberrimi alleati della nostra salute e del benessere del corpo.
Alcuni esempi.
A tal proposito la Commissione Europea per la Sicurezza Alimentare [EFSA] ha vietato l’utilizzo di questo slogan/appellativo sia sulle etichette che sul packaging, per non confondere il consumatore.
Quindi i superfood: mito o realtà?
Ogni mito, nasconde un fondo di verità, che troviamo. Infatti questi cibi hanno un contenuto di micronutrienti maggiore rispetto ai prodotti convenzionali che sono sempre più poveri di minerali, vitamine e antiossidanti. Di conseguenza possono essere un aiuto per sopperire a mancanze di nutrienti in cibi convenzionali e di conseguenza influenzare positivamente la nostra salute e il nostro benessere.
Non sono alimenti miracolosi, quanto piuttosto buoni amici in grado di garantire il giusto apporto di nutrienti e molecole bioattive con proprietà ben documentate da studi scientifici.
In conclusione, facciamo bene a mangiarli?
Sì, certo variare e soddisfare il gusto sono regole fondamentali. Altrettanto importante è però ricordare sempre che la salute è il risultato di una complessa interazione tra genetica, fattori ambientali, alimentazione, stile di vita e comportamenti.
Una alimentazione varia ed equilibrata, ricca di prodotti di origine vegetale, associata a uno stile di vita attivo, sono la chiave per il benessere.
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Tutti parlano di superfood, ma cosa sono?
Il termine non ha una traduzione scientifica vera e propria, è piuttosto una parola che viene usata per indicare un gruppo di alimenti di origine vegetale, particolarmente ricchi di micronutrienti – minerali, vitamine, aminoacidi essenziali.
Sono alimenti – spesso accostati agli alimenti funzionali oppure ai cibi nutraceutici – ritenuti buoni, anzi buonissimi e noti come celeberrimi alleati della nostra salute e del benessere del corpo.
Alcuni esempi.
- l’avocado : fonte di grassi buoni, continua a essere tra i cibi più amati anche se la sua monocoltura non è sostenibile per il pianeta. Oltre al classico avocado toast, l'avocado può essere aggiunto ai frullati per una consistenza extra.
- il salmone: meglio se salmone selvaggio, è una straordinaria fonte di acidi grassi omega-3 e fornisce anche molte proteine. Contiene fosforo, importante per la salute di ossa e denti, e selenio che permette il buon funzionamento degli antiossidanti cellulari. La vitamina B6 stimola le funzioni cerebrali e previene l'invecchiamento, la vitamina B12 svolge un ruolo prezioso nella produzione dei globuli rossi e nella formazione del midollo osseo. La niacina (o vitamina B3)favorisce la circolazione, protegge la pelle e favorisce la digestione degli alimenti.
- il tè verde : ricco di flavonoidi, potenti antiossidanti, è un antinfiammatorio naturale, ma per poter beneficiare delle sue proprietà sono necessarie almeno tre tazze al giorno. Il più potente è il tè matcha, realizzato con foglie di tè verde cotte al vapore e poi ridotte in polvere finissima.
- gli spinaci: come tutte le verdure a foglia verde sono antitumorali, ricchi di fibre e antiossidanti che contrastano l'azione dei radicali liberi. Sono fonte di folati, vitamina K, A, C. Quest'ultima è importante perché incrementa l'assorbimento del ferro. Per non perdere i nutrienti andrebbero mangiati crudi oppure al vapore.
- i mirtilli: non sono una novità, ma restano uno dei cibi cardine dell'alimentazione sana, anche per chi deve limitare gli zuccheri della frutta. Sono ricchi di antiossidanti e fibre, buoni da mangiare al mattino come topping di un pancake di avena.
- i cibi fermentati: sono alimenti che contengono batteri e lieviti buoni, noti anche come probiotici. Gli alimenti fermentati aiutano a sostenere la flora batterica dell'intestino, che a sua volta supporta la corretta funzionalità del sistema immunitario.
A tal proposito la Commissione Europea per la Sicurezza Alimentare [EFSA] ha vietato l’utilizzo di questo slogan/appellativo sia sulle etichette che sul packaging, per non confondere il consumatore.
Quindi i superfood: mito o realtà?
Ogni mito, nasconde un fondo di verità, che troviamo. Infatti questi cibi hanno un contenuto di micronutrienti maggiore rispetto ai prodotti convenzionali che sono sempre più poveri di minerali, vitamine e antiossidanti. Di conseguenza possono essere un aiuto per sopperire a mancanze di nutrienti in cibi convenzionali e di conseguenza influenzare positivamente la nostra salute e il nostro benessere.
Non sono alimenti miracolosi, quanto piuttosto buoni amici in grado di garantire il giusto apporto di nutrienti e molecole bioattive con proprietà ben documentate da studi scientifici.
In conclusione, facciamo bene a mangiarli?
Sì, certo variare e soddisfare il gusto sono regole fondamentali. Altrettanto importante è però ricordare sempre che la salute è il risultato di una complessa interazione tra genetica, fattori ambientali, alimentazione, stile di vita e comportamenti.
Una alimentazione varia ed equilibrata, ricca di prodotti di origine vegetale, associata a uno stile di vita attivo, sono la chiave per il benessere.
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Venerdì 5 novembre 21
Male al collo?
Quali sono le cause e cosa possiamo fare per prevenirlo e curarlo.
Il dolore al collo spesso può presentarsi all'improvviso senza un motivo nè una ragione: si tratta comunque di un trauma spinale comune, che può migliorare con le giuste precauzioni e con una buona gestione del problema. Vediamo cosa si può fare a riguardo.
La postura
Da quanto sappiamo non c’è un collegamento diretto tra postura e dolore al collo: la maggior parte delle volte non è la posizione, ma la quantità di tempo che abbiamo passato in una determinata posizione - magari al lavoro- a causare il problema. Quindi cerca di muoverti un po’, imposta un allarme sul tuo telefono o sul computer per ricordarti di sgranchirti e alzarti dalla scrivania ogni 30-45 minuti.
Il sonno
Dormire meno di 8 ore per notte può essere collegato a quasi il doppio delle possibilità di subire dolori muscolo-scheletrici rispetto a chi dorme più di 8 ore. È stato dimostrato che la riduzione delle ore di sonno riduce anche la nostra capacità di imparare nuove abilità, aumenta l'ansia e diminuisce la sintesi delle proteine muscolari. Quando si ha dolore al collo, dormire meno può far sentire questo dolore in modo più acuto rispetto a quando si dorme profondamente.
Ridurre lo stress
Spesso è più facile a dirsi che a farsi. Tuttavia, se si dorme bene e ci si allena in modo corretto e regolare, fortunatamente non sarà un grosso problema da risolvere; questo infatti può portare anche a un cambiamento nel modo in cui ci muoviamo, facendoci tendere i muscoli intorno alla testa e al collo, causando a volte a dolori al collo, alla testa, alle spalle o mal di testa.
Esercizi specifici per il collo in palestra
Dopo aver affrontato il sonno, aver preso consapevolezza dei fattori di stress e aver iniziato a muoverci di più dalla nostra scrivania, sarà essere utile informare il tuo istruttore dei tuoi dolori e lui saprà indicarti degli esercizi mirati ad alleviarli fino a risolverli.
Avere articolazioni e muscoli forti ed elastici e usarli regolarmente sarà la soluzione dei nostri problemi.
fonte: web
Male al collo?
Quali sono le cause e cosa possiamo fare per prevenirlo e curarlo.
Il dolore al collo spesso può presentarsi all'improvviso senza un motivo nè una ragione: si tratta comunque di un trauma spinale comune, che può migliorare con le giuste precauzioni e con una buona gestione del problema. Vediamo cosa si può fare a riguardo.
La postura
Da quanto sappiamo non c’è un collegamento diretto tra postura e dolore al collo: la maggior parte delle volte non è la posizione, ma la quantità di tempo che abbiamo passato in una determinata posizione - magari al lavoro- a causare il problema. Quindi cerca di muoverti un po’, imposta un allarme sul tuo telefono o sul computer per ricordarti di sgranchirti e alzarti dalla scrivania ogni 30-45 minuti.
Il sonno
Dormire meno di 8 ore per notte può essere collegato a quasi il doppio delle possibilità di subire dolori muscolo-scheletrici rispetto a chi dorme più di 8 ore. È stato dimostrato che la riduzione delle ore di sonno riduce anche la nostra capacità di imparare nuove abilità, aumenta l'ansia e diminuisce la sintesi delle proteine muscolari. Quando si ha dolore al collo, dormire meno può far sentire questo dolore in modo più acuto rispetto a quando si dorme profondamente.
Ridurre lo stress
Spesso è più facile a dirsi che a farsi. Tuttavia, se si dorme bene e ci si allena in modo corretto e regolare, fortunatamente non sarà un grosso problema da risolvere; questo infatti può portare anche a un cambiamento nel modo in cui ci muoviamo, facendoci tendere i muscoli intorno alla testa e al collo, causando a volte a dolori al collo, alla testa, alle spalle o mal di testa.
Esercizi specifici per il collo in palestra
Dopo aver affrontato il sonno, aver preso consapevolezza dei fattori di stress e aver iniziato a muoverci di più dalla nostra scrivania, sarà essere utile informare il tuo istruttore dei tuoi dolori e lui saprà indicarti degli esercizi mirati ad alleviarli fino a risolverli.
Avere articolazioni e muscoli forti ed elastici e usarli regolarmente sarà la soluzione dei nostri problemi.
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Venerdì 29 ottobre 21
Quali sono le vere origini di Halloween che è entrata a far parte delle nostre “festività” ?
La parola sembra derivare da una contrazione della frase in inglese antico “All Hallowes Eve”, ovvero “Notte di Ognissanti”, che venne abbreviata in “Halloew’Even”, poi in “Halloe-e’ en”, sino all’attuale Halloween.
La prima celebrazione sembrerebbe essere di origine celtica, il Samhain, famoso rito coincidente col loro Capodanno, secondo il sistema di computo lunisolare del tempo che questo popolo aveva.
I Celti, prevalentemente un popolo di pastori, basavano i loro ritmi vitali in base alle stagioni e sull’allevamento del bestiame.
Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi per prepararli all’arrivo invernale.
Per loro, l’inizio del nuovo anno era il 1 novembre, data di passaggio dalla stagione calda alla stagione fredda, quella delle tenebre.
I Celti, che nel periodo del Samhain avevano assicurati i frutti dei campi ed il bestiame ben nutrito, oltre alle scorte invernali stivate, credevano che il 31 ottobre, vigilia del nuovo anno, Samhain chiamasse a sè tutti gli spiriti dei morti che vivevano in una landa di giovinezza e felicità e che, dissolvendosi temporaneamente lo spazio e il tempo, gli spiriti dei defunti potessero congiungersi a quelli dei vivi, vagando indisturbatamente sulla terra.
Oltre a festeggiare la fine del vecchio anno e l’inizio del nuovo, questa tradizione celtica era, dunque, un’unione tra mondo dei vivi e mondo dei morti, sentita e profonda.
Ma non si può parlare di Halloween senza pensare alla zucca intagliata che nasce da una antica leggenda irlandese: quella di Jack O’Lantern. Secondo le leggende, era un fabbro ubriacone che si prese gioco del diavolo per ben due volte.
La prima volta Jack fece trasformare Satana in una moneta, paralizzandolo con una croce . La seconda volta, invece, lo fece salire su un albero e lo bloccò lì sopra incidendo una croce sulla corteccia , e lo fece scendere a una condizione: non reclamare mai la sua anima per l'Inferno. Il diavolo accettò e alla sua morte, poiché il fabbro non venne accettato in paradiso, iniziò a vagare sulla Terra illuminando il suo cammino con un tizzone ardente (donato dal diavolo per illuminargli il cammino), posto all'interno di una rapa.
Si sarà notato che nella leggenda si parla di una rapa e non di una zucca. La spiegazione a ciò sta nel fatto che gli irlandesi sbarcati in America non ebbero più a disposizione il loro tubero e ricorsero, quindi, alle grosse zucche gialle, facilmente reperibili nella nuova terra e ben più grandi. Da allora Jack è rappresentato con una zucca su cui viene intagliata una faccia.
Il termine O’Lantern apparve per la prima volta in uno scritto del 1750. Tale documento faceva esplicitamente riferimento a una sentinella, o ad un uomo, che portava un lume. Il nostro Jack, per intenderci. Ben presto l’usanza diventò storia e il costume prese piede come culto degli spiriti vaganti nella notte di Halloween. Per difendersi da visite spiacevoli, la gente cominciò a intagliare le zucche e svuotarle in maniera tale da introdurre delle candele.
La speranza era riposta nel desidero che il simulacro di un’anima dannata potesse far scappare i fantasmi. O perlomeno ci provasse.
fonte: web
Quali sono le vere origini di Halloween che è entrata a far parte delle nostre “festività” ?
La parola sembra derivare da una contrazione della frase in inglese antico “All Hallowes Eve”, ovvero “Notte di Ognissanti”, che venne abbreviata in “Halloew’Even”, poi in “Halloe-e’ en”, sino all’attuale Halloween.
La prima celebrazione sembrerebbe essere di origine celtica, il Samhain, famoso rito coincidente col loro Capodanno, secondo il sistema di computo lunisolare del tempo che questo popolo aveva.
I Celti, prevalentemente un popolo di pastori, basavano i loro ritmi vitali in base alle stagioni e sull’allevamento del bestiame.
Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi per prepararli all’arrivo invernale.
Per loro, l’inizio del nuovo anno era il 1 novembre, data di passaggio dalla stagione calda alla stagione fredda, quella delle tenebre.
I Celti, che nel periodo del Samhain avevano assicurati i frutti dei campi ed il bestiame ben nutrito, oltre alle scorte invernali stivate, credevano che il 31 ottobre, vigilia del nuovo anno, Samhain chiamasse a sè tutti gli spiriti dei morti che vivevano in una landa di giovinezza e felicità e che, dissolvendosi temporaneamente lo spazio e il tempo, gli spiriti dei defunti potessero congiungersi a quelli dei vivi, vagando indisturbatamente sulla terra.
Oltre a festeggiare la fine del vecchio anno e l’inizio del nuovo, questa tradizione celtica era, dunque, un’unione tra mondo dei vivi e mondo dei morti, sentita e profonda.
Ma non si può parlare di Halloween senza pensare alla zucca intagliata che nasce da una antica leggenda irlandese: quella di Jack O’Lantern. Secondo le leggende, era un fabbro ubriacone che si prese gioco del diavolo per ben due volte.
La prima volta Jack fece trasformare Satana in una moneta, paralizzandolo con una croce . La seconda volta, invece, lo fece salire su un albero e lo bloccò lì sopra incidendo una croce sulla corteccia , e lo fece scendere a una condizione: non reclamare mai la sua anima per l'Inferno. Il diavolo accettò e alla sua morte, poiché il fabbro non venne accettato in paradiso, iniziò a vagare sulla Terra illuminando il suo cammino con un tizzone ardente (donato dal diavolo per illuminargli il cammino), posto all'interno di una rapa.
Si sarà notato che nella leggenda si parla di una rapa e non di una zucca. La spiegazione a ciò sta nel fatto che gli irlandesi sbarcati in America non ebbero più a disposizione il loro tubero e ricorsero, quindi, alle grosse zucche gialle, facilmente reperibili nella nuova terra e ben più grandi. Da allora Jack è rappresentato con una zucca su cui viene intagliata una faccia.
Il termine O’Lantern apparve per la prima volta in uno scritto del 1750. Tale documento faceva esplicitamente riferimento a una sentinella, o ad un uomo, che portava un lume. Il nostro Jack, per intenderci. Ben presto l’usanza diventò storia e il costume prese piede come culto degli spiriti vaganti nella notte di Halloween. Per difendersi da visite spiacevoli, la gente cominciò a intagliare le zucche e svuotarle in maniera tale da introdurre delle candele.
La speranza era riposta nel desidero che il simulacro di un’anima dannata potesse far scappare i fantasmi. O perlomeno ci provasse.
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Venerdì 22 ottobre 21
Palestra Cosmos: il fitness può essere green.
Come la storica palestra faentina rende possibile la coesistenza di benessere fisico e coscienza ambientale
Mai come in questo periodo stare bene è una priorità. Dopo mesi di chiusura forzata, la riapertura delle palestre ha reso finalmente possibile la soddisfazione di questo desiderio. Da oltre 35 anni la Palestra Cosmos (in Via Cittadini 6 a Faenza) ha fatto della ricerca del benessere psico fisico una missione, promuovendo l’attività fisica come strumento di cura e prevenzione. Tutto questo nel rispetto delle norme igienico sanitarie e garantendo, oltre a professionalità del personale, attrezzature ed impianti all’avanguardia.
Restando fedele al suo storico orientamento verso l’innovazione, già da qualche anno la Palestra porta avanti sensibilmente una campagna a sostegno del risparmio energetico e dello stile di vita green: ma in cosa consiste questa filosofia?
Per cominciare, Cosmos incoraggia gli utenti a ridurre l’impatto ambientale della plastica monouso dando loro la possibilità di riempire gratuitamente la propria borraccia presso un erogatore di acqua microfiltrata. È anche possibile acquistare al bar della Palestra nuove borracce in tritan, un materiale ecologico di nuova generazione particolarmente adatto al riutilizzo. Inoltre, in tutti i locali sono disponibili contenitori per la raccolta differenziata e la maggior parte delle informazioni sono fornite su supporti elettronici, così da ridurre all’indispensabile l’uso della carta.
Da quest’anno c’è un’altra novità: una Wall Box da 22kw installata all’esterno dello stabile che permette di ricaricare la propria auto elettrica in un parcheggio dedicato e riservato. Allenarsi e ricaricare il proprio veicolo allo stesso tempo – un momento di benessere per la persona e per l’ambiente.
«Il nostro impegno nasce dal forte desiderio di fare la nostra parte» ci spiega il manager della palestra Fabio Vallicelli «Vogliamo rendere possibile la coesistenza di benessere fisico e coscienza ambientale nella sfera del fitness, ed è quello che cerchiamo di promuovere qui alla Cosmos».
Ma non si parla soltanto di pesistica e aerobica; anche la piscina rappresenta un ambiente perfetto per portare alti gli ideali green della Palestra. Oltre a corsi di aquagym e di ginnastica in acqua, ogni anno si svolgono corsi di nuoto per tutte le età e grado di abilità. È proprio qui che centinaia di bambini – e non – ogni anno imparano e migliorano nella propria tecnica, preparandosi anche a competizioni regionali.
«È molto importante per noi incoraggiare i più giovani a questo stile di vita» aggiunge Simona Verna, responsabile dei corsi di nuoto «E in un ambiente come questo è possibile affiancare la crescita sportiva ad un’educazione al rispetto dell’ambiente: dal risparmiare acqua durante la doccia a fare la raccolta differenziata dopo la merenda. I bambini sono sempre entusiasti nel riempire le loro borracce all’erogatore!»
Anche in un periodo di forte cambiamento e innovazione come questo, il livello di preparazione del personale resta però una costante solida. A partire dalla sala fitness, dove un team di trainer laureati in scienze motorie accoglie e segue i clienti per tutto l’orario di apertura, fino agli istruttori dei corsi, preparati ad offrire lezioni sempre nuove grazie a periodici corsi di aggiornamento.
Aperta 7 giorni su 7, la Palestra Cosmos si conferma un’eccellenza nella città di Faenza. Capace di coniugare i valori di una palestra storica allo spirito della generazione Thunberg, senza perdere la qualità che la contraddistingue.
Palestra Cosmos: il fitness può essere green.
Come la storica palestra faentina rende possibile la coesistenza di benessere fisico e coscienza ambientale
Mai come in questo periodo stare bene è una priorità. Dopo mesi di chiusura forzata, la riapertura delle palestre ha reso finalmente possibile la soddisfazione di questo desiderio. Da oltre 35 anni la Palestra Cosmos (in Via Cittadini 6 a Faenza) ha fatto della ricerca del benessere psico fisico una missione, promuovendo l’attività fisica come strumento di cura e prevenzione. Tutto questo nel rispetto delle norme igienico sanitarie e garantendo, oltre a professionalità del personale, attrezzature ed impianti all’avanguardia.
Restando fedele al suo storico orientamento verso l’innovazione, già da qualche anno la Palestra porta avanti sensibilmente una campagna a sostegno del risparmio energetico e dello stile di vita green: ma in cosa consiste questa filosofia?
Per cominciare, Cosmos incoraggia gli utenti a ridurre l’impatto ambientale della plastica monouso dando loro la possibilità di riempire gratuitamente la propria borraccia presso un erogatore di acqua microfiltrata. È anche possibile acquistare al bar della Palestra nuove borracce in tritan, un materiale ecologico di nuova generazione particolarmente adatto al riutilizzo. Inoltre, in tutti i locali sono disponibili contenitori per la raccolta differenziata e la maggior parte delle informazioni sono fornite su supporti elettronici, così da ridurre all’indispensabile l’uso della carta.
Da quest’anno c’è un’altra novità: una Wall Box da 22kw installata all’esterno dello stabile che permette di ricaricare la propria auto elettrica in un parcheggio dedicato e riservato. Allenarsi e ricaricare il proprio veicolo allo stesso tempo – un momento di benessere per la persona e per l’ambiente.
«Il nostro impegno nasce dal forte desiderio di fare la nostra parte» ci spiega il manager della palestra Fabio Vallicelli «Vogliamo rendere possibile la coesistenza di benessere fisico e coscienza ambientale nella sfera del fitness, ed è quello che cerchiamo di promuovere qui alla Cosmos».
Ma non si parla soltanto di pesistica e aerobica; anche la piscina rappresenta un ambiente perfetto per portare alti gli ideali green della Palestra. Oltre a corsi di aquagym e di ginnastica in acqua, ogni anno si svolgono corsi di nuoto per tutte le età e grado di abilità. È proprio qui che centinaia di bambini – e non – ogni anno imparano e migliorano nella propria tecnica, preparandosi anche a competizioni regionali.
«È molto importante per noi incoraggiare i più giovani a questo stile di vita» aggiunge Simona Verna, responsabile dei corsi di nuoto «E in un ambiente come questo è possibile affiancare la crescita sportiva ad un’educazione al rispetto dell’ambiente: dal risparmiare acqua durante la doccia a fare la raccolta differenziata dopo la merenda. I bambini sono sempre entusiasti nel riempire le loro borracce all’erogatore!»
Anche in un periodo di forte cambiamento e innovazione come questo, il livello di preparazione del personale resta però una costante solida. A partire dalla sala fitness, dove un team di trainer laureati in scienze motorie accoglie e segue i clienti per tutto l’orario di apertura, fino agli istruttori dei corsi, preparati ad offrire lezioni sempre nuove grazie a periodici corsi di aggiornamento.
Aperta 7 giorni su 7, la Palestra Cosmos si conferma un’eccellenza nella città di Faenza. Capace di coniugare i valori di una palestra storica allo spirito della generazione Thunberg, senza perdere la qualità che la contraddistingue.
Venerdì 15 ottobre 21
10 trucchi (scientifici) per combattere l’ansia
Gli esseri umani sono biologicamente programmati per tendere i sensi verso potenziali minacce e predatori. Ma il vostro capo in ufficio, o la platea di fronte alla quale dovrete parlare non sono bestioni dai denti acuminati: esistono alcuni trucchi scientificamente provati per convincere il cervello del fatto che, per il momento, non c'è nulla da temere, e alleviare l'ansia che ci attanaglia. Eccone alcuni.
1. Inspira, espira. Respirare profondamente aiuta il corpo a rilassarsi e ad abbandonare la risposta di "attacco o fuga" innescata dalla paura. Questo meccanismo di difesa è una reazione fisiologica agli stimoli percepiti come minacciosi, che serve ad allontanare il pericolo eliminandolo direttamente (attacco) o allontanandosene (fuga). Quando siamo in ansia per qualcosa attiviamo inconsapevolmente questa risposta: il battito cardiaco aumenta e la respirazione si fa più veloce. Respirare profondamente può aiutare a interrompere questo meccanismo.
2. Esponiti gradualmente a ciò che ti fa paura. La terapia di esposizione graduale agli stimoli che ci spaventano è usata in modo efficace per il trattamento delle fobie specifiche: se si ha paura di volare, di accarezzare un cane o di parlare in pubblico, abituarsi a farlo gradualmente in un contesto controllato (per esempio, con visori 3D che simulino un decollo) può aiutare a dissociare quello stimolo dalle reazioni di attacco-fuga che comporta (un meccanismo detto di desensibilizzazione).
3. Fai esercizio fisico. Fare sport aiuta a rilasciare endorfine (neurotrasmettitori che si comportano come oppiacei naturali), potenziare il sistema immunitario e alzare la temperatura corporea. Muoversi contribuisce a potenziare il senso di padronanza di sé che spesso con l'ansia viene meno, e a concentrarsi sulle sensazioni positive (e non sui possibili malesseri) che arrivano dal proprio corpo.
4. Considera la visione generale delle cose. Fare una lista delle cose che stanno andando bene e una di quelle che non stanno funzionando può aiutare a considerare il quadro completo di un periodo. Chi soffre di ansia e stress tende spesso a "vedere tutto nero", ma confinare la paura alla sua specifica casella può aiutare a ridimensionarla. Esercitatevi a capire se il timore percepito dipende dall'esperienza specifica che state vivendo o da qualcosa di diverso.
5. Riconosci i progressi compiuti oggi. Se in questo momento specifico ve la stata cavando bene, pur in una situazione globale di malessere, riconoscetelo. Il nostro istinto di sopravvivenza tende a tenerci sempre sull'attenti, impedendoci talvolta di abbassare la guardia. Ma è importante capire che il nostro cervello ci sta dicendo che qualcosa di pericoloso potrebbe accadere, genericamente, in futuro, e non in questo preciso momento.
6. Medita. La pratica costante della meditazione (nella forma della mindfulness, una sua variante occidentale) è associata a cambiamenti neuroplastici, e nello specifico a una riduzione, del volume dell'amigdala, un'antica regione cerebrale associata allo stress e alla paura. L'esercizio della meditazione potenzia anche la capacità di concentrazione e quella decisionale.
7. Esercita l'altruismo. Anche se i comportamenti generosi dovrebbero essere preferibilmente disinteressati, focalizzarsi sui bisogni degli altri in un momento di stress personale può aiutare a uscire per alcuni momenti dal proprio ridotto contesto, e ad abbracciare una visione più completa delle cose. Diversi studi confermano un moderato effetto protettivo dell'altruismo sui disturbi di ansia; lo stesso beneficio non è stato trovato, invece, con la depressione.
8. Se ti fa paura, trasformalo in un gioco. Non significa banalizzare, ma adottare l'approccio: "Se ci provo e non funziona, ci proverò di nuovo".
9. Bevi caffè. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, una tazza di caffè al momento giusto può aiutare a combattere lo stress: secondo uno studio portoghese del 2015, la caffeina non solo blocca i recettori dell'adenosina - una sostanza prodotta naturalmente dal nostro organismo in fase di veglia, che induce torpore - tenendoci svegli, ma impedisce anche a quei recettori di attivare una risposta negativa allo stress (con cattivo umore, depressione, problemi di memoria). In pratica la caffeina aiuta a prevenire una reazione distruttiva dell'organismo alle situazioni percepite come stressanti e paurose.
10. Abbraccia i benefici dello stress. Diversi studi dimostrano che chi tende a rimuginare su pensieri, situazioni e futuro è anche particolarmente intelligente rispetto alla media, con punteggi particolarmente alti nelle facoltà linguistico-verbali. Essere soggetti allo stress può quindi voler dire che non state attraversando la vostra vita da comparse. Inoltre, potrebbe aiutarvi a riconoscere meglio alcune vostre reazioni, e a migliorare le future risposte alle situazioni più difficili.
fonte: focus.it
10 trucchi (scientifici) per combattere l’ansia
Gli esseri umani sono biologicamente programmati per tendere i sensi verso potenziali minacce e predatori. Ma il vostro capo in ufficio, o la platea di fronte alla quale dovrete parlare non sono bestioni dai denti acuminati: esistono alcuni trucchi scientificamente provati per convincere il cervello del fatto che, per il momento, non c'è nulla da temere, e alleviare l'ansia che ci attanaglia. Eccone alcuni.
1. Inspira, espira. Respirare profondamente aiuta il corpo a rilassarsi e ad abbandonare la risposta di "attacco o fuga" innescata dalla paura. Questo meccanismo di difesa è una reazione fisiologica agli stimoli percepiti come minacciosi, che serve ad allontanare il pericolo eliminandolo direttamente (attacco) o allontanandosene (fuga). Quando siamo in ansia per qualcosa attiviamo inconsapevolmente questa risposta: il battito cardiaco aumenta e la respirazione si fa più veloce. Respirare profondamente può aiutare a interrompere questo meccanismo.
2. Esponiti gradualmente a ciò che ti fa paura. La terapia di esposizione graduale agli stimoli che ci spaventano è usata in modo efficace per il trattamento delle fobie specifiche: se si ha paura di volare, di accarezzare un cane o di parlare in pubblico, abituarsi a farlo gradualmente in un contesto controllato (per esempio, con visori 3D che simulino un decollo) può aiutare a dissociare quello stimolo dalle reazioni di attacco-fuga che comporta (un meccanismo detto di desensibilizzazione).
3. Fai esercizio fisico. Fare sport aiuta a rilasciare endorfine (neurotrasmettitori che si comportano come oppiacei naturali), potenziare il sistema immunitario e alzare la temperatura corporea. Muoversi contribuisce a potenziare il senso di padronanza di sé che spesso con l'ansia viene meno, e a concentrarsi sulle sensazioni positive (e non sui possibili malesseri) che arrivano dal proprio corpo.
4. Considera la visione generale delle cose. Fare una lista delle cose che stanno andando bene e una di quelle che non stanno funzionando può aiutare a considerare il quadro completo di un periodo. Chi soffre di ansia e stress tende spesso a "vedere tutto nero", ma confinare la paura alla sua specifica casella può aiutare a ridimensionarla. Esercitatevi a capire se il timore percepito dipende dall'esperienza specifica che state vivendo o da qualcosa di diverso.
5. Riconosci i progressi compiuti oggi. Se in questo momento specifico ve la stata cavando bene, pur in una situazione globale di malessere, riconoscetelo. Il nostro istinto di sopravvivenza tende a tenerci sempre sull'attenti, impedendoci talvolta di abbassare la guardia. Ma è importante capire che il nostro cervello ci sta dicendo che qualcosa di pericoloso potrebbe accadere, genericamente, in futuro, e non in questo preciso momento.
6. Medita. La pratica costante della meditazione (nella forma della mindfulness, una sua variante occidentale) è associata a cambiamenti neuroplastici, e nello specifico a una riduzione, del volume dell'amigdala, un'antica regione cerebrale associata allo stress e alla paura. L'esercizio della meditazione potenzia anche la capacità di concentrazione e quella decisionale.
7. Esercita l'altruismo. Anche se i comportamenti generosi dovrebbero essere preferibilmente disinteressati, focalizzarsi sui bisogni degli altri in un momento di stress personale può aiutare a uscire per alcuni momenti dal proprio ridotto contesto, e ad abbracciare una visione più completa delle cose. Diversi studi confermano un moderato effetto protettivo dell'altruismo sui disturbi di ansia; lo stesso beneficio non è stato trovato, invece, con la depressione.
8. Se ti fa paura, trasformalo in un gioco. Non significa banalizzare, ma adottare l'approccio: "Se ci provo e non funziona, ci proverò di nuovo".
9. Bevi caffè. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, una tazza di caffè al momento giusto può aiutare a combattere lo stress: secondo uno studio portoghese del 2015, la caffeina non solo blocca i recettori dell'adenosina - una sostanza prodotta naturalmente dal nostro organismo in fase di veglia, che induce torpore - tenendoci svegli, ma impedisce anche a quei recettori di attivare una risposta negativa allo stress (con cattivo umore, depressione, problemi di memoria). In pratica la caffeina aiuta a prevenire una reazione distruttiva dell'organismo alle situazioni percepite come stressanti e paurose.
10. Abbraccia i benefici dello stress. Diversi studi dimostrano che chi tende a rimuginare su pensieri, situazioni e futuro è anche particolarmente intelligente rispetto alla media, con punteggi particolarmente alti nelle facoltà linguistico-verbali. Essere soggetti allo stress può quindi voler dire che non state attraversando la vostra vita da comparse. Inoltre, potrebbe aiutarvi a riconoscere meglio alcune vostre reazioni, e a migliorare le future risposte alle situazioni più difficili.
fonte: focus.it
Venerdì 8 ottobre 21
Metereopatia o ansia? Combattila con l’attività fisica!
Sembra di no, ma in realtà le due cose possono essere correlate: soprattutto in questo periodo, tutti i disturbi legati alla meteoropatia, vengono allo scoperto e chi ne soffre si sente preda dell’ansia, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, sbalzi d’umore.
Se la pillola del buonumore non è stata ancora inventata possiamo curarci con un farmaco naturale e tanto potente da donarci benessere e felicità: lo sport.
Fare attività fisica stimola la produzione di endorfine, le molecole del benessere che assicurano serenità e il buonumore.
Queste sostanze chimiche hanno una capacità analgesica ed eccitante ed il loro effetto è simile a quello rilasciato da forti emozioni ma anche dall’ingestione di cibi che stimolano la serotonina come la cioccolata o la pasta.
La ricerca dice che chi pratica con costanza attività fisica produce meno adrenalina e cioè l’ormone dello stress di una persona sedentaria e questo porta ad essere più calmi e rilassati.
La metereopatia comporta spesso depressione e vari malesseri psicofisici: se pensiamo infatti che la luce solare esercita un effetto benefico sull’umore stimolando la produzione di serotonina già il solo avvento del brutto tempo, le giornate che si accorciano e la quantità di ore di luce che si riducono incidono sull’umore.
Ecco perché fare attività fisica che favorisca il rilassamento, come ad esempio il pilates rappresenta un ottimo antidoto, ma anche tutti gli sport cardiovascolari che favoriscono una “sana stanchezza” muscolare che genera il rilascio di endorfine!
fonte: web
Metereopatia o ansia? Combattila con l’attività fisica!
Sembra di no, ma in realtà le due cose possono essere correlate: soprattutto in questo periodo, tutti i disturbi legati alla meteoropatia, vengono allo scoperto e chi ne soffre si sente preda dell’ansia, difficoltà a concentrarsi, irritabilità, sbalzi d’umore.
Se la pillola del buonumore non è stata ancora inventata possiamo curarci con un farmaco naturale e tanto potente da donarci benessere e felicità: lo sport.
Fare attività fisica stimola la produzione di endorfine, le molecole del benessere che assicurano serenità e il buonumore.
Queste sostanze chimiche hanno una capacità analgesica ed eccitante ed il loro effetto è simile a quello rilasciato da forti emozioni ma anche dall’ingestione di cibi che stimolano la serotonina come la cioccolata o la pasta.
La ricerca dice che chi pratica con costanza attività fisica produce meno adrenalina e cioè l’ormone dello stress di una persona sedentaria e questo porta ad essere più calmi e rilassati.
La metereopatia comporta spesso depressione e vari malesseri psicofisici: se pensiamo infatti che la luce solare esercita un effetto benefico sull’umore stimolando la produzione di serotonina già il solo avvento del brutto tempo, le giornate che si accorciano e la quantità di ore di luce che si riducono incidono sull’umore.
Ecco perché fare attività fisica che favorisca il rilassamento, come ad esempio il pilates rappresenta un ottimo antidoto, ma anche tutti gli sport cardiovascolari che favoriscono una “sana stanchezza” muscolare che genera il rilascio di endorfine!
fonte: web
Giovedì 30 settembre 21
Non esistono integratori «miracolosi» per perdere peso.
Per combattere i chili di troppo, è più importante correggere la dieta e fare attività fisica.
Il sovrappeso e l’obesità rappresentano una piaga di questa epoca, in quanto fattore di rischio per l’insorgenza di malattie croniche (cardiovascolari, neurodegenerative, metaboliche, tumori) e non (ictus cerebrale, infarto del miocardio). La gestione del peso corporeo è oggi pertanto divenuta una priorità per la salute pubblica, soprattutto nella società occidentale. Ma per raggiungere i risultati sperati non esistono scorciatoie. Chi pensa di risolvere i propri problemi - di linea e di salute - ricorrendo agli integratori e senza modificare il proprio stile di vita è destinato a rimanere deluso. Possono essere riassunte in questo modo le conclusioni di una ricerca presentata durante l’ultimo Congresso europeo sull’obesità. Così come non esistono alimenti «miracolosi», quando si tratta di dover perdere peso, lo stesso si può dire per i supplementi naturali. Al di là di quelle che sono le promesse elargite attraverso la pubblicità.
A sgomberare il campo dai dubbi è il lavoro condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Sidney, che hanno passato in rassegna gli studi già pubblicati per fare una sintesi delle evidenze disponibili. Due i lavori - per un totale di 121 studi rivalutati, condotti coinvolgendo nell’arco di 16 anni quasi diecimila adulti - attraverso cui gli esperti hanno valutato l’efficacia del ricorso a integratori a base di erbe a scopo dimagrante. In entrambi i casi, è stato valutato il risultato indotto dal ricorso a integratori (in pillole, in polvere o liquidi) a base di chitosano, glucomannano, acido linoleico coniugato e fruttani. Deludenti i risultati ottenuti. Sebbene alcuni studi abbiano evidenziato una perdita di peso tra gli assuntori di una di queste sostanze, nel confronto con un placebo, «i risultati sono insufficienti a dimostrare un beneficio a lungo termine per la salute», è la conclusione esposta dalla nutrizionista Erica Bessell, che ha presentato i risultati. «Sono pochi gli studi di alta qualità che hanno misurato l’efficacia di questi integratori a lungo termine».
Nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, dedicando almeno due ore e mezza a settimana all’attività fisica, il ricorso ad alcuni integratori però può avere una sua utilità.
Qualche esempio.
Ricorrendo a integratori a base di fibre e sostanze naturali, si può ottenere una graduale riduzione del consumo e dell’assorbimento di carboidrati e grassi. Così come, per ridurre l’apporto di cibo, si può ricorrere ad alcuni amminoacidi che aiutano a combattere la fame nervosa. Per stimolare il metabolismo, invece, la risposta può essere trovata nelle catechine del tè verde.
«Sempre partendo dal presupposto che una correzione dello stile di vita è necessaria, integrando con l’attività fisica ad una alimentazione bilanciata, il supporto di queste sostanze per un breve periodo di tempo può rappresentare un valido ausilio - Cicero, presidente della Società Italiana di Nutraceutica -. L’importante, però, è che l’indicazione all’uso giunga sempre da uno specialista, in quanto vanno escluse possibili interazioni dannose con altri farmaci. Spetta a lui indicare i dosaggi più opportuni e i tempi di assunzione, tenendo conto delle esigenze della singola persona».
fonte: fondazioneveronesi.it/magazine
Non esistono integratori «miracolosi» per perdere peso.
Per combattere i chili di troppo, è più importante correggere la dieta e fare attività fisica.
Il sovrappeso e l’obesità rappresentano una piaga di questa epoca, in quanto fattore di rischio per l’insorgenza di malattie croniche (cardiovascolari, neurodegenerative, metaboliche, tumori) e non (ictus cerebrale, infarto del miocardio). La gestione del peso corporeo è oggi pertanto divenuta una priorità per la salute pubblica, soprattutto nella società occidentale. Ma per raggiungere i risultati sperati non esistono scorciatoie. Chi pensa di risolvere i propri problemi - di linea e di salute - ricorrendo agli integratori e senza modificare il proprio stile di vita è destinato a rimanere deluso. Possono essere riassunte in questo modo le conclusioni di una ricerca presentata durante l’ultimo Congresso europeo sull’obesità. Così come non esistono alimenti «miracolosi», quando si tratta di dover perdere peso, lo stesso si può dire per i supplementi naturali. Al di là di quelle che sono le promesse elargite attraverso la pubblicità.
A sgomberare il campo dai dubbi è il lavoro condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Sidney, che hanno passato in rassegna gli studi già pubblicati per fare una sintesi delle evidenze disponibili. Due i lavori - per un totale di 121 studi rivalutati, condotti coinvolgendo nell’arco di 16 anni quasi diecimila adulti - attraverso cui gli esperti hanno valutato l’efficacia del ricorso a integratori a base di erbe a scopo dimagrante. In entrambi i casi, è stato valutato il risultato indotto dal ricorso a integratori (in pillole, in polvere o liquidi) a base di chitosano, glucomannano, acido linoleico coniugato e fruttani. Deludenti i risultati ottenuti. Sebbene alcuni studi abbiano evidenziato una perdita di peso tra gli assuntori di una di queste sostanze, nel confronto con un placebo, «i risultati sono insufficienti a dimostrare un beneficio a lungo termine per la salute», è la conclusione esposta dalla nutrizionista Erica Bessell, che ha presentato i risultati. «Sono pochi gli studi di alta qualità che hanno misurato l’efficacia di questi integratori a lungo termine».
Nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, dedicando almeno due ore e mezza a settimana all’attività fisica, il ricorso ad alcuni integratori però può avere una sua utilità.
Qualche esempio.
Ricorrendo a integratori a base di fibre e sostanze naturali, si può ottenere una graduale riduzione del consumo e dell’assorbimento di carboidrati e grassi. Così come, per ridurre l’apporto di cibo, si può ricorrere ad alcuni amminoacidi che aiutano a combattere la fame nervosa. Per stimolare il metabolismo, invece, la risposta può essere trovata nelle catechine del tè verde.
«Sempre partendo dal presupposto che una correzione dello stile di vita è necessaria, integrando con l’attività fisica ad una alimentazione bilanciata, il supporto di queste sostanze per un breve periodo di tempo può rappresentare un valido ausilio - Cicero, presidente della Società Italiana di Nutraceutica -. L’importante, però, è che l’indicazione all’uso giunga sempre da uno specialista, in quanto vanno escluse possibili interazioni dannose con altri farmaci. Spetta a lui indicare i dosaggi più opportuni e i tempi di assunzione, tenendo conto delle esigenze della singola persona».
fonte: fondazioneveronesi.it/magazine
Venerdì 17 settembre 21
Soffri il cambio di stagione con stanchezza, sonnolenza e cattivo umore?
Ecco cosa mangiare con l’avvicinarsi dell’autunno per contrastarle e fare il pieno di energie.
Sapere cosa mangiare in questo periodo può aiutare a combattere tutti i sintomi che il cambio di stagione può portare con sé.
Malinconia, stanchezza fisica e mentale, sonnolenza o al contrario, insonnia e difficoltà di concentrazione: le variazioni delle ore di luce e delle temperature e una minore esposizione ai raggi del sole, infatti, possono influenzare la produzione di alcuni neurotrasmettitori che influiscono sul tono dell’umore, sulla fame e sul sonno.
Per combattere i piccoli malesseri che ne conseguono può essere di grande aiuto fare le scelte giuste a tavola e associare correttamente gli alimenti nei menu quotidiani.
Ecco allora cosa mangiare in autunno e le dritte da seguire per sentirsi pieni di energia al cambio di stagione.
Yogurt e cereali per contrastare i cali d’umore
Questo mix, ideale per la prima colazione oppure per lo spuntino, assicura batteri benefici e fibre prebiotiche che ne favoriscono la proliferazione.
Infatti protegge l’intestino, che ha un ruolo chiave nella salute dell’intero organismo e nella produzione degli ormoni del buonumore come la serotonina e aiuta inoltre a sentirsi più carichi. Questo abbinamento è infatti una buona fonte di triptofano.
I cereali integrali infine forniscono carboidrati complessi che danno energia che dura a lungo.
Pesce azzurro e olio per vincere la sonnolenza
La minore esposizione al sole in autunno influisce sulla produzione della melatonina, un ormone che regola il ritmo sonno-veglia, provocando difficoltà ad addormentarsi, risvegli di notte e sonnolenza di giorno.
A tavola non fatevi mancare i cibi ricchi di acidi grassi essenziali che agevolano la secrezione della serotonina e della melatonina.
Ne sono buone fonti il pesce, in particolare quello azzurro (alici, sardine, sgombro, aringa).
L’ideale è condirlo con olio extravergine d’oliva ricco di grassi buoni che aiutano ad avere un sonno duraturo e di qualità.
Spinaci e limone per vincere la stanchezza
Gli spinaci sono fonte di minerali utili per contrastare il senso di affaticamento frequente nei periodi del cambio di stagione. Assicurano in particolare ferro, potassio, magnesio e calcio.
Per potenziare le loro virtù l’ideale è abbinarli a tavola con il limone.
La vitamina C, di cui è ricco, facilita l’assorbimento del calcio e del ferro e aiuta a tenere alla larga la sensazione di spossatezza tipica del cambio di stagione.
Pollo e riso per combattere la malinconia
Le giornate più corte vi fanno sentire demotivati? Nei menù quotidiani sì ai cibi che sono fonte di tirosina, come la carne magra di tacchino e di pollo da abbinare ad alimenti ricchi di vitamine del gruppo B come il riso integrale e le verdure.
La tirosina è un aminoacido precursore della dopamina, dell’adrenalina e della noradrenalina, ormoni che aiutano a sentirsi più carichi. Le vitamine del gruppo B ne agevolano la produzione.
fonte: grazialifestyle.it
Soffri il cambio di stagione con stanchezza, sonnolenza e cattivo umore?
Ecco cosa mangiare con l’avvicinarsi dell’autunno per contrastarle e fare il pieno di energie.
Sapere cosa mangiare in questo periodo può aiutare a combattere tutti i sintomi che il cambio di stagione può portare con sé.
Malinconia, stanchezza fisica e mentale, sonnolenza o al contrario, insonnia e difficoltà di concentrazione: le variazioni delle ore di luce e delle temperature e una minore esposizione ai raggi del sole, infatti, possono influenzare la produzione di alcuni neurotrasmettitori che influiscono sul tono dell’umore, sulla fame e sul sonno.
Per combattere i piccoli malesseri che ne conseguono può essere di grande aiuto fare le scelte giuste a tavola e associare correttamente gli alimenti nei menu quotidiani.
Ecco allora cosa mangiare in autunno e le dritte da seguire per sentirsi pieni di energia al cambio di stagione.
Yogurt e cereali per contrastare i cali d’umore
Questo mix, ideale per la prima colazione oppure per lo spuntino, assicura batteri benefici e fibre prebiotiche che ne favoriscono la proliferazione.
Infatti protegge l’intestino, che ha un ruolo chiave nella salute dell’intero organismo e nella produzione degli ormoni del buonumore come la serotonina e aiuta inoltre a sentirsi più carichi. Questo abbinamento è infatti una buona fonte di triptofano.
I cereali integrali infine forniscono carboidrati complessi che danno energia che dura a lungo.
Pesce azzurro e olio per vincere la sonnolenza
La minore esposizione al sole in autunno influisce sulla produzione della melatonina, un ormone che regola il ritmo sonno-veglia, provocando difficoltà ad addormentarsi, risvegli di notte e sonnolenza di giorno.
A tavola non fatevi mancare i cibi ricchi di acidi grassi essenziali che agevolano la secrezione della serotonina e della melatonina.
Ne sono buone fonti il pesce, in particolare quello azzurro (alici, sardine, sgombro, aringa).
L’ideale è condirlo con olio extravergine d’oliva ricco di grassi buoni che aiutano ad avere un sonno duraturo e di qualità.
Spinaci e limone per vincere la stanchezza
Gli spinaci sono fonte di minerali utili per contrastare il senso di affaticamento frequente nei periodi del cambio di stagione. Assicurano in particolare ferro, potassio, magnesio e calcio.
Per potenziare le loro virtù l’ideale è abbinarli a tavola con il limone.
La vitamina C, di cui è ricco, facilita l’assorbimento del calcio e del ferro e aiuta a tenere alla larga la sensazione di spossatezza tipica del cambio di stagione.
Pollo e riso per combattere la malinconia
Le giornate più corte vi fanno sentire demotivati? Nei menù quotidiani sì ai cibi che sono fonte di tirosina, come la carne magra di tacchino e di pollo da abbinare ad alimenti ricchi di vitamine del gruppo B come il riso integrale e le verdure.
La tirosina è un aminoacido precursore della dopamina, dell’adrenalina e della noradrenalina, ormoni che aiutano a sentirsi più carichi. Le vitamine del gruppo B ne agevolano la produzione.
fonte: grazialifestyle.it
Martedì 31 agosto 21
Ricominciamo!
Il corpo umano si abitua facilmente ai livelli di allenamento o riposo ai quali è sottoposto, e alla ripresa è quasi impossibile replicare le prestazioni svolte in precedenza, quando ci si esercitava con costanza.
Non lasciarti scoraggiare da risultati, momentaneamente, non del tutto soddisfacenti!
Uno studio dell’ università di Copenaghen ha rilevato che per ricominciare un’attività fisica senza stress, dopo essere stati tanto tempo fermi, bisogna procedere per gradi e allenarsi per mezz’ora tre volte a settimana.
L’aiuto del tuo trainer sarà fondamentale per pianificare obbiettivi e gestire intelligentemente le aspettative senza sottoporsi a una routine troppo dura o intensa, con il rischio di sentirsi ancora meno in forma, di perdere le motivazioni e abbandonare l'allenamento.
L'atteggiamento più sano da tenere è quello di valutare oggettivamente la situazione di partenza e capire cosa fare per migliorarla.
Variare la fitness routine e unire allenamento cardio e di forza al nuoto, ad esempio, aiuta ad aumentare la resistenza e a ridurre il rischio di traumi.
Le chiavi per recuperare l'identità sportiva perduta sono tornare a fare esercizio piacevolmente, procedere per piccoli passi e cambiare frequentemente la routine fitness.
Inoltre, non si deve sottovalutare la fase di riposo tra una sessione di allenamento e l'altra perché dare al corpo il tempo di recuperare significa prepararlo a dare il massimo nella sessione successiva.
Non vedere risultati immediati dopo la ripresa della routine di allenamento può diventare frustrante ed è proprio in questa fase che molti rinunciano all'idea di tornare ai livelli precedenti.
Tuttavia, si dovrebbe cercare di resistere, non dimenticando che più passa il tempo più le fatiche iniziali andranno attenuandosi, anche grazie allo sviluppo delle endorfine che si attivano soprattutto quando l'allenamento diventa un'abitudine.
Un consiglio: per rendere l'esercizio piacevole è importante scegliere una disciplina gradita, magari di gruppo o trovare un compagno di allenamento che aiuti a rimanere coinvolti e motivati, in modo che eseguirla non pesi eccessivamente.
E in ultimo, ma fondamentale, premiati per il tuo buon lavoro, magari con una sosta al centro benessere dove rilassarti per ripartire con ancora più carica.
fonti: mypersonaltrainer.it - webfit.it
Ricominciamo!
Il corpo umano si abitua facilmente ai livelli di allenamento o riposo ai quali è sottoposto, e alla ripresa è quasi impossibile replicare le prestazioni svolte in precedenza, quando ci si esercitava con costanza.
Non lasciarti scoraggiare da risultati, momentaneamente, non del tutto soddisfacenti!
Uno studio dell’ università di Copenaghen ha rilevato che per ricominciare un’attività fisica senza stress, dopo essere stati tanto tempo fermi, bisogna procedere per gradi e allenarsi per mezz’ora tre volte a settimana.
L’aiuto del tuo trainer sarà fondamentale per pianificare obbiettivi e gestire intelligentemente le aspettative senza sottoporsi a una routine troppo dura o intensa, con il rischio di sentirsi ancora meno in forma, di perdere le motivazioni e abbandonare l'allenamento.
L'atteggiamento più sano da tenere è quello di valutare oggettivamente la situazione di partenza e capire cosa fare per migliorarla.
Variare la fitness routine e unire allenamento cardio e di forza al nuoto, ad esempio, aiuta ad aumentare la resistenza e a ridurre il rischio di traumi.
Le chiavi per recuperare l'identità sportiva perduta sono tornare a fare esercizio piacevolmente, procedere per piccoli passi e cambiare frequentemente la routine fitness.
Inoltre, non si deve sottovalutare la fase di riposo tra una sessione di allenamento e l'altra perché dare al corpo il tempo di recuperare significa prepararlo a dare il massimo nella sessione successiva.
Non vedere risultati immediati dopo la ripresa della routine di allenamento può diventare frustrante ed è proprio in questa fase che molti rinunciano all'idea di tornare ai livelli precedenti.
Tuttavia, si dovrebbe cercare di resistere, non dimenticando che più passa il tempo più le fatiche iniziali andranno attenuandosi, anche grazie allo sviluppo delle endorfine che si attivano soprattutto quando l'allenamento diventa un'abitudine.
Un consiglio: per rendere l'esercizio piacevole è importante scegliere una disciplina gradita, magari di gruppo o trovare un compagno di allenamento che aiuti a rimanere coinvolti e motivati, in modo che eseguirla non pesi eccessivamente.
E in ultimo, ma fondamentale, premiati per il tuo buon lavoro, magari con una sosta al centro benessere dove rilassarti per ripartire con ancora più carica.
fonti: mypersonaltrainer.it - webfit.it
Martedì 31 agosto 21
Quanti mesi sono passati, sembra un eternità.
Ma oggi finalmente sono incominciati i lavori per la ripartenza all'aperto; una prova di ritorno alla normalità, per cercare di riprendere confidenza con l'attività fisica.
All'aperto perchè all'interno le misure sono ancora molto restrittive ( i protocolli ad esempio non consentono l'apertura delle docce ), all'aperto perchè in questo momento ci sembra più sicuro, all'aperto per goderci la natura che sa rigenerarci al meglio.
Ci vediamo LUNEDI' 17 MAGGIO c/o l’Altro Mare di Casa Spadoni a Faenza in Via Granarolo 99
Quanti mesi sono passati, sembra un eternità.
Ma oggi finalmente sono incominciati i lavori per la ripartenza all'aperto; una prova di ritorno alla normalità, per cercare di riprendere confidenza con l'attività fisica.
All'aperto perchè all'interno le misure sono ancora molto restrittive ( i protocolli ad esempio non consentono l'apertura delle docce ), all'aperto perchè in questo momento ci sembra più sicuro, all'aperto per goderci la natura che sa rigenerarci al meglio.
Ci vediamo LUNEDI' 17 MAGGIO c/o l’Altro Mare di Casa Spadoni a Faenza in Via Granarolo 99
Venerdì 23 Ottobre 20
Da nove mesi l'Europa è alle prese con il Covid-19 e ora la popolazione, in alcuni casi fino al 60% degli intervistati secondo le stime, sta sperimentando una sensazione di sfinimento che rischia di renderla meno attenta al rispetto delle regole. Lo stesso fenomeno si sta gradualmente verificando nel resto del mondo, secondo i sondaggi di The Economist .
È la “pandemic fatigue”, che per l'OMS è una naturale reazione a una pandemia che dura da molto e di cui non si vede la fine. Bisogna però tenere duro in attesa di un vaccino. previsto nella più rosea delle ipotesi per il 2021, o di una cura definitiva.
"La cosiddetta pandemic fatigue si verifica quando i pazienti, ma anche le strutture sanitarie e i decisori politici perdono energie, si immobilizzano", ha spiegato la virologa Ilaria Capua in un'intervista al Corriere della Sera. "L'antidoto è concentrarsi sulle questioni davvero urgenti e necessarie e lasciare un po' perdere il resto".
Perciò, da un documento dell'OMS commissionato dagli stati membri dell'Unione Europea, arrivano nuove linee guida per rinnovare l'attenzione della popolazione al rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid.
"La fatica dovuta alla pandemia è una risposta prevedibile e naturale a uno stato di crisi prolungata della salute pubblica", soprattutto perché la gravità e la dimensione dell'epidemia da Covid-19 hanno richiesto un'implementazione di misure invasive con un impatto senza precedenti nel quotidiano di tutti, compreso di chi non è stato direttamente toccato dal virus".
"I sondaggi confermano che la maggior parte della popolazione sostiene le risposte nazionali al Covid-19 il che è notevole dopo quasi un anno di lockdown e restrizioni", ma la stanchezza rende le precedenti campagne di sensibilizzazione meno efficaci.
Tra i pericoli di questo fenomeno, il senso di perdita dovuto all'impatto delle misure anti-Covid è destinato a crescere, al punto che sempre più persone potrebbero erroneamente ritenere che le limitazioni sono un costo troppo alto da pagare rispetto al rischio posto dalla malattia. Ma anche l'abitudine al virus può portare a considerevoli sviste, a scapito della sicurezza individuale.
Del resto, già ne La Peste di Albert Camus, di cui ormai è appurata la natura di profetico vademecum per questa epidemia, si legge di questa fatica insidiosa: "La conseguenza più grave dello sfinimento che pian piano prendeva tutti coloro che continuavano la lotta contro il flagello non era tanto questa indifferenza agli eventi esterni e alle emozioni altrui, quanto la trascuratezza cui si lasciavano andare. (…) Sicché quegli uomini si ridussero troppo spesso a ignorare le norme igieniche da loro stessi stabilite".
All'interno del documento dell'OMS, tra le molte disposizioni, si trova il consiglio, diretto ai governi, di sforzarsi di comprendere di più i cittadini, per evitare di generare rabbia e frustrazione. A questo si aggiungano il bisogno di chiarezza e la capacità di adottare misure semplici ma incisive, che permettano comunque di vivere in sicurezza la propria vita senza rendere troppo complesse le incombenze giornaliere.
I nostri tre semplici consigli: distanziamento - uso responsabile della mascherina - igiene delle mani .
Fonte: Mashable.com
Da nove mesi l'Europa è alle prese con il Covid-19 e ora la popolazione, in alcuni casi fino al 60% degli intervistati secondo le stime, sta sperimentando una sensazione di sfinimento che rischia di renderla meno attenta al rispetto delle regole. Lo stesso fenomeno si sta gradualmente verificando nel resto del mondo, secondo i sondaggi di The Economist .
È la “pandemic fatigue”, che per l'OMS è una naturale reazione a una pandemia che dura da molto e di cui non si vede la fine. Bisogna però tenere duro in attesa di un vaccino. previsto nella più rosea delle ipotesi per il 2021, o di una cura definitiva.
"La cosiddetta pandemic fatigue si verifica quando i pazienti, ma anche le strutture sanitarie e i decisori politici perdono energie, si immobilizzano", ha spiegato la virologa Ilaria Capua in un'intervista al Corriere della Sera. "L'antidoto è concentrarsi sulle questioni davvero urgenti e necessarie e lasciare un po' perdere il resto".
Perciò, da un documento dell'OMS commissionato dagli stati membri dell'Unione Europea, arrivano nuove linee guida per rinnovare l'attenzione della popolazione al rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid.
"La fatica dovuta alla pandemia è una risposta prevedibile e naturale a uno stato di crisi prolungata della salute pubblica", soprattutto perché la gravità e la dimensione dell'epidemia da Covid-19 hanno richiesto un'implementazione di misure invasive con un impatto senza precedenti nel quotidiano di tutti, compreso di chi non è stato direttamente toccato dal virus".
"I sondaggi confermano che la maggior parte della popolazione sostiene le risposte nazionali al Covid-19 il che è notevole dopo quasi un anno di lockdown e restrizioni", ma la stanchezza rende le precedenti campagne di sensibilizzazione meno efficaci.
Tra i pericoli di questo fenomeno, il senso di perdita dovuto all'impatto delle misure anti-Covid è destinato a crescere, al punto che sempre più persone potrebbero erroneamente ritenere che le limitazioni sono un costo troppo alto da pagare rispetto al rischio posto dalla malattia. Ma anche l'abitudine al virus può portare a considerevoli sviste, a scapito della sicurezza individuale.
Del resto, già ne La Peste di Albert Camus, di cui ormai è appurata la natura di profetico vademecum per questa epidemia, si legge di questa fatica insidiosa: "La conseguenza più grave dello sfinimento che pian piano prendeva tutti coloro che continuavano la lotta contro il flagello non era tanto questa indifferenza agli eventi esterni e alle emozioni altrui, quanto la trascuratezza cui si lasciavano andare. (…) Sicché quegli uomini si ridussero troppo spesso a ignorare le norme igieniche da loro stessi stabilite".
All'interno del documento dell'OMS, tra le molte disposizioni, si trova il consiglio, diretto ai governi, di sforzarsi di comprendere di più i cittadini, per evitare di generare rabbia e frustrazione. A questo si aggiungano il bisogno di chiarezza e la capacità di adottare misure semplici ma incisive, che permettano comunque di vivere in sicurezza la propria vita senza rendere troppo complesse le incombenze giornaliere.
I nostri tre semplici consigli: distanziamento - uso responsabile della mascherina - igiene delle mani .
Fonte: Mashable.com
Venerdì 16 Ottobre 20
Oggi è la Giornata Mondiale dell’Alimentazione; quest’anno ricorre il 75º anniversario della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO).
Viviamo un momento particolare, in cui il rapporto fra salute, prevenzione e abitudini quotidiane si veste di aspetti estremi e a tratti paradossali. Il cibo è ormai un’ossessione collettiva: cucina, diete e alimentazione occupano i pensieri degli individui e gli spazi di informazione. Eppure le malattie legate alla cattiva alimentazione sono in aumento.
Cosa sbagliamo? Quali sono gli stili di vita corretti secondo la ricerca scientifica? Quali le mode senza fondamento o, addirittura, quelle rischiose? In che modo ciò che mangiamo influisce sulla salute degli individui e su quella del nostro pianeta?
Sul sito della Fondazione Umberto Veronesi è possibile scaricare gratuitamente il manuale realizzato per scoprire le risposte scientifiche alle domande legate a cibo, cucina, diete, alimentazione, malattie, agricoltura e sostenibilità.
Oggi è la Giornata Mondiale dell’Alimentazione; quest’anno ricorre il 75º anniversario della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO).
Viviamo un momento particolare, in cui il rapporto fra salute, prevenzione e abitudini quotidiane si veste di aspetti estremi e a tratti paradossali. Il cibo è ormai un’ossessione collettiva: cucina, diete e alimentazione occupano i pensieri degli individui e gli spazi di informazione. Eppure le malattie legate alla cattiva alimentazione sono in aumento.
Cosa sbagliamo? Quali sono gli stili di vita corretti secondo la ricerca scientifica? Quali le mode senza fondamento o, addirittura, quelle rischiose? In che modo ciò che mangiamo influisce sulla salute degli individui e su quella del nostro pianeta?
Sul sito della Fondazione Umberto Veronesi è possibile scaricare gratuitamente il manuale realizzato per scoprire le risposte scientifiche alle domande legate a cibo, cucina, diete, alimentazione, malattie, agricoltura e sostenibilità.
Giovedì 8 Ottobre 20
Con l'autunno le nostre ricette si possono colorare di arancione; questa è infatti la stagione della zucca un’amica della nostra salute! Perché? È ipocalorica, ricca di fibre e betacarotene. Contiene tanta vitamina A che ha una funzione di antiossidante naturale, importante per pelle, mucose e vista e, secondo recenti studi, protegge dai tumori ai polmoni e alla cavità orale.
La zucca è anche fonte di vitamina C (alleata delle difese immunitarie), vitamina E (altra molecola dalle proprietà antiossidanti) e vitamine del gruppo B (coinvolte in numerosi processi metabolici). Fra i suoi minerali troviamo potassio, calcio, fosforo e magnesio, selenio e manganese. Infine, la zucca è una fonte di triptofano, aminoacido precursore della serotonina (il cosiddetto “ormone del buonumore”) e della melatonina, molecola che promuove il buon sonno.
In questo periodo possiamo usarla in moltissime ricette, per i risotti, le zuppe, come condimento per la pasta.
Scopri tante ricette sul sito di Marco Bianchi cuoco per passione, divulgatore scientifico per la Fondazione Umberto Veronesi e Ambassador di EXPO Milano 2015, promotore dei fattori protettivi della dieta e le regole della buona alimentazione.
Con l'autunno le nostre ricette si possono colorare di arancione; questa è infatti la stagione della zucca un’amica della nostra salute! Perché? È ipocalorica, ricca di fibre e betacarotene. Contiene tanta vitamina A che ha una funzione di antiossidante naturale, importante per pelle, mucose e vista e, secondo recenti studi, protegge dai tumori ai polmoni e alla cavità orale.
La zucca è anche fonte di vitamina C (alleata delle difese immunitarie), vitamina E (altra molecola dalle proprietà antiossidanti) e vitamine del gruppo B (coinvolte in numerosi processi metabolici). Fra i suoi minerali troviamo potassio, calcio, fosforo e magnesio, selenio e manganese. Infine, la zucca è una fonte di triptofano, aminoacido precursore della serotonina (il cosiddetto “ormone del buonumore”) e della melatonina, molecola che promuove il buon sonno.
In questo periodo possiamo usarla in moltissime ricette, per i risotti, le zuppe, come condimento per la pasta.
Scopri tante ricette sul sito di Marco Bianchi cuoco per passione, divulgatore scientifico per la Fondazione Umberto Veronesi e Ambassador di EXPO Milano 2015, promotore dei fattori protettivi della dieta e le regole della buona alimentazione.
Venerdì 25 settembre 20
Il cambio di stagione sta per arrivare: il caldo estivo e le belle giornate stanno pian piano lasciando spazio al freddo e a giorni più cupi. Questo può non essere un periodo semplice e può avere diversi effetti collaterali. Il disturbo affettivo stagionale, come viene definito scientificamente, può essere causa di stati d’ansia, irritabilità, insonnia. In poche parole questo momento dell’anno può essere una vera e propria fabbrica di stress. Non scoraggiarti, ecco per te alcuni consigli per superare al meglio questo periodo ed allontanare ansia e stress
Attenzione a cosa mangi!
Un’alimentazione sana ti aiuta a ricaricare le pile ed essere pieno di energia. Evita di mangiare troppo a cena, questo può essere importante per svegliarti la mattina in forma. Inoltre ti aiuterà a dormire al meglio durante la notte, cosa importantissima per affrontare in maniera ottimale la giornata di lavoro. Allo stesso modo è importante fare il pieno di frutta, come il kiwi, verdura di stagione e di tutti quegli alimenti che ti possono aiutare a ritrovare la carica. Fare scorte di vitamina C è l’ideale per affrontare al meglio l’autunno e combattere i malanni di stagione.
Fai attività fisica!
Essere in movimento, fare esercizio fisico è sempre una buona idea. Anche nel periodo del cambio di stagione vai a correre all’aperto oppure in palestra. Fare sport ti aiuta ad allontanare i cattivi pensieri. Durante l’attività fisica, infatti, diminuisce il livello di cortisolo, ormone che provoca stress, e questo ti permette di stare meglio sia dal punto di vista fisico che mentale. L’autunno, grazie all’abbassamento delle temperature, è il momento giusto per fare attività fisica. Scegli la palestra giusta in base alle tue esigenze, cosicché l’allenamento non diventi un problema.
Fai il pieno di vitamina D!
Il tuo corpo ha bisogno di luce: contro la stanchezza cronica, fai delle belle passeggiate al sole per fare il pieno di vitamina D, chiamata anche la vitamina del sole. Sintetizzata grazie alla luce del sole, stimola la produzione di endorfine, serotonina e dopamina, ovvero tutti quegli ormoni che provocano nel tuo organismo una sensazione di estremo benessere. Una sua carenza potrebbe, dunque, favorire la depressione.
Pensa a te!
Considerando che sono tante le seccature che il cambio di stagione ti costringe ad affrontare, basta pensare al cambio di vestiario nell’armadio, è importante che ti prenda del tempo per te stessa. Dai spazio al tuo hobby, dedicati a qualcosa che ti piace e che ti permette di non pensare. In questo modo migliorerai il tuo stato mentale e di riflesso potrai aiutare anche i componenti della tua famiglia ad essere più sereni e rilassati.
Parola d’ordine: Relax !
Stacca tutto, letteralmente. Dover essere reperibile ogni secondo della tua giornata non ti permette di rilassarti. Per questo motivo potresti concederti dei momenti in cui essere sola con te stessa, senza doverti preoccupare della mail di lavoro o dell’ultima notizia apparsa su internet. Questa può essere un’ottima soluzione per scacciare gli effetti collaterali del cambio di stagione. Un’altra ottima idea sarebbe quella di alzarti un po’ prima del previsto e dedicare qualche minuto al risveglio muscolare. Dopo aver riattivato il tuo corpo, fai una bella colazione ed inizia alla grande la tua giornata.
Fonte:melarossa.it
Il cambio di stagione sta per arrivare: il caldo estivo e le belle giornate stanno pian piano lasciando spazio al freddo e a giorni più cupi. Questo può non essere un periodo semplice e può avere diversi effetti collaterali. Il disturbo affettivo stagionale, come viene definito scientificamente, può essere causa di stati d’ansia, irritabilità, insonnia. In poche parole questo momento dell’anno può essere una vera e propria fabbrica di stress. Non scoraggiarti, ecco per te alcuni consigli per superare al meglio questo periodo ed allontanare ansia e stress
Attenzione a cosa mangi!
Un’alimentazione sana ti aiuta a ricaricare le pile ed essere pieno di energia. Evita di mangiare troppo a cena, questo può essere importante per svegliarti la mattina in forma. Inoltre ti aiuterà a dormire al meglio durante la notte, cosa importantissima per affrontare in maniera ottimale la giornata di lavoro. Allo stesso modo è importante fare il pieno di frutta, come il kiwi, verdura di stagione e di tutti quegli alimenti che ti possono aiutare a ritrovare la carica. Fare scorte di vitamina C è l’ideale per affrontare al meglio l’autunno e combattere i malanni di stagione.
Fai attività fisica!
Essere in movimento, fare esercizio fisico è sempre una buona idea. Anche nel periodo del cambio di stagione vai a correre all’aperto oppure in palestra. Fare sport ti aiuta ad allontanare i cattivi pensieri. Durante l’attività fisica, infatti, diminuisce il livello di cortisolo, ormone che provoca stress, e questo ti permette di stare meglio sia dal punto di vista fisico che mentale. L’autunno, grazie all’abbassamento delle temperature, è il momento giusto per fare attività fisica. Scegli la palestra giusta in base alle tue esigenze, cosicché l’allenamento non diventi un problema.
Fai il pieno di vitamina D!
Il tuo corpo ha bisogno di luce: contro la stanchezza cronica, fai delle belle passeggiate al sole per fare il pieno di vitamina D, chiamata anche la vitamina del sole. Sintetizzata grazie alla luce del sole, stimola la produzione di endorfine, serotonina e dopamina, ovvero tutti quegli ormoni che provocano nel tuo organismo una sensazione di estremo benessere. Una sua carenza potrebbe, dunque, favorire la depressione.
Pensa a te!
Considerando che sono tante le seccature che il cambio di stagione ti costringe ad affrontare, basta pensare al cambio di vestiario nell’armadio, è importante che ti prenda del tempo per te stessa. Dai spazio al tuo hobby, dedicati a qualcosa che ti piace e che ti permette di non pensare. In questo modo migliorerai il tuo stato mentale e di riflesso potrai aiutare anche i componenti della tua famiglia ad essere più sereni e rilassati.
Parola d’ordine: Relax !
Stacca tutto, letteralmente. Dover essere reperibile ogni secondo della tua giornata non ti permette di rilassarti. Per questo motivo potresti concederti dei momenti in cui essere sola con te stessa, senza doverti preoccupare della mail di lavoro o dell’ultima notizia apparsa su internet. Questa può essere un’ottima soluzione per scacciare gli effetti collaterali del cambio di stagione. Un’altra ottima idea sarebbe quella di alzarti un po’ prima del previsto e dedicare qualche minuto al risveglio muscolare. Dopo aver riattivato il tuo corpo, fai una bella colazione ed inizia alla grande la tua giornata.
Fonte:melarossa.it
Mercoledì 16 settembre 20
Da molto tempo si considera l’esercizio fisico come un modo per mantenere la condizione fisica e prevenire l’ipertensione, diabete, obesità ed altre malattie. Un crescente volume di ricerche mostra che può anche migliorare i sintomi di certe patologie quali la depressione e l’ansia, ed anche a prevenire una ricaduta dopo un trattamento per queste patologie.
Sarebbero sufficienti 30 minuti di esercizio al giorno, per 3 - 5 giorni alla settimana, per migliorare in modo significativo la sintomatologia. Comunque, anche più piccole quantità di attività — da 10 a15 minuti per volta — hanno mostrato di migliorare l’umore nel breve termine. L'attività fisica induce l'organismo a rilasciare endorfine, riduce il livello di cortisolo nel sangue, ormone coinvolto nello stress e nella depressione. Aiuta a vedere la vita con più ottimismo, dà una sensazione di soddisfazione che accresce l'autostima e aumenta il livello di serotonina.
Impegnarsi nell’attività fisica offre un senso di realizzazione. Porsi degli obiettivi o delle sfide, non importa l’entità, stimola un senso di fiducia in se stessi nel momento in cui se ne ha più bisogno; l’esercizio fisico migliora la percezione del proprio aspetto e l’autostima, costituisce una buona distrazione spostando il focus da pensieri spiacevoli a qualcosa di più piacevole, quale l’ambiente attorno o l’ascolto della musica durante l’attività.
Inoltre crea opportunità per interagire con gli altri: anche solo uno scambio di sorrisi amichevoli o di saluti con i propri compagni di allenamento è un vero toccasana.
Naturalmente, sapere che l’esercizio fisico porta dei benefici può non bastare a trovare la forza di affrontarlo; capire quale tipo di esercizio o attività si è più propensi ad eseguire ed immaginare quando e come sareste più disponibili a farli può aiutare “ la partenza”.
E’ importante porsi degli obiettivi ragionevoli, partendo con un piccolo impegno ed aumentando con l’aumentare della sensazione di benessere acquisita.
Per quanto possibile, non pensate all’esercizio come a un peso: se deve essere solo un altro obbligo nella vostra vita con cui non ritenete di dover convivere, sarete portati a considerarlo come un fallimento. Piuttosto, considerate il piano di esercizi analogamente al modo con cui affrontate le sessioni di terapia o un trattamento farmacologico: come uno degli strumenti per aiutarvi a stare meglio.
Fonte: zenitiva.it
Da molto tempo si considera l’esercizio fisico come un modo per mantenere la condizione fisica e prevenire l’ipertensione, diabete, obesità ed altre malattie. Un crescente volume di ricerche mostra che può anche migliorare i sintomi di certe patologie quali la depressione e l’ansia, ed anche a prevenire una ricaduta dopo un trattamento per queste patologie.
Sarebbero sufficienti 30 minuti di esercizio al giorno, per 3 - 5 giorni alla settimana, per migliorare in modo significativo la sintomatologia. Comunque, anche più piccole quantità di attività — da 10 a15 minuti per volta — hanno mostrato di migliorare l’umore nel breve termine. L'attività fisica induce l'organismo a rilasciare endorfine, riduce il livello di cortisolo nel sangue, ormone coinvolto nello stress e nella depressione. Aiuta a vedere la vita con più ottimismo, dà una sensazione di soddisfazione che accresce l'autostima e aumenta il livello di serotonina.
Impegnarsi nell’attività fisica offre un senso di realizzazione. Porsi degli obiettivi o delle sfide, non importa l’entità, stimola un senso di fiducia in se stessi nel momento in cui se ne ha più bisogno; l’esercizio fisico migliora la percezione del proprio aspetto e l’autostima, costituisce una buona distrazione spostando il focus da pensieri spiacevoli a qualcosa di più piacevole, quale l’ambiente attorno o l’ascolto della musica durante l’attività.
Inoltre crea opportunità per interagire con gli altri: anche solo uno scambio di sorrisi amichevoli o di saluti con i propri compagni di allenamento è un vero toccasana.
Naturalmente, sapere che l’esercizio fisico porta dei benefici può non bastare a trovare la forza di affrontarlo; capire quale tipo di esercizio o attività si è più propensi ad eseguire ed immaginare quando e come sareste più disponibili a farli può aiutare “ la partenza”.
E’ importante porsi degli obiettivi ragionevoli, partendo con un piccolo impegno ed aumentando con l’aumentare della sensazione di benessere acquisita.
Per quanto possibile, non pensate all’esercizio come a un peso: se deve essere solo un altro obbligo nella vostra vita con cui non ritenete di dover convivere, sarete portati a considerarlo come un fallimento. Piuttosto, considerate il piano di esercizi analogamente al modo con cui affrontate le sessioni di terapia o un trattamento farmacologico: come uno degli strumenti per aiutarvi a stare meglio.
Fonte: zenitiva.it
Mercoledì 2 settembre 20
Spesso e – per differenti motivi – siamo inclini all’abbandono totale di qualunque tipologia di attività fisica per lunghi periodi. Che sia per lo scarso tempo a disposizione o per mancanza di motivazione, fare movimento non sempre rappresenta una priorità. Tuttavia – se senti il bisogno di ricominciare a fare sport – in questo articolo ti spieghiamo cosa succede al tuo corpo durante un lungo periodo di inattività, come puoi riprendere l’attività fisica nel modo migliore e da quali esercizi cominciare.
COSA SUCCEDE AL TUO CORPO DOPO UN LUNGO PERIODO DI STOP
Quando ci si prende una pausa dall’attività fisica, non passa molto tempo prima che il nostro corpo cominci a cadere in balia dei primi effetti negativi causati dall’assenza di un adeguato movimento.
Gradualmente, si assiste ad una riduzione progressiva della massa muscolare, accompagnata da una diminuzione della forza e della resistenza fisica. La terminologia che meglio descrive questa condizione è chiamata “detraining” e serve appunto per indicare la diminuzione e/o la perdita totale degli adattamenti fisiologici guadagnati con l’esercizio fisico.
Il detraining inizia a produrre i propri effetti tra la seconda e la terza settimana di stop. Naturalmente, si tratta di un processo soggettivo che varia a seconda dell’individuo preso in considerazione. Il modo e la velocità in cui tutto questo avviene, dipende anche dal livello di allenamento dell’atleta, ed ha una maggiore incidenza su questi ultimi soggetti rispetto a chi lo pratica solo per tenersi in forma.
Ma di preciso, cosa succede al tuo corpo quando smetti di allenarti?
EFFETTI SUL METABOLISMO
É comprovato che l’allenamento costante abbia svariati effetti positivi sul corpo, tra cui un’accelerazione del metabolismo. Ogni volta che smettiamo di fare attività per un lungo periodo di tempo, il nostro metabolismo subisce una battuta d’arresto.
Diventa quindi più lento, brucia energia diversamente e aumenta i depositi di grasso in maniera molto più rapida. Questo perché – soprattutto se prima si eseguivano workout ad alta intensità – si perdono i benefici derivanti dalla post combustione. Quest’ultima è una condizione per effetto della quale si continuano a bruciare calorie anche dopo aver terminato gli esercizi.
EFFETTI SUL SISTEMA IMMUNITARIO
Quando viene praticato con moderazione, lo sport rappresenta un ottimo metodo per aumentare le difese immunitarie e mantenere l’organismo in salute.
Tuttavia, è bene ricordare che i maggiori effetti sul sistema immunitario sono apportati soprattutto dall’alimentazione, la nostra più potente alleata per la salute. A tal proposito, è importante prediligere cibi che contengano molte vitamine e minerali, le cui carenze possono seriamente danneggiare l’organismo.
Risulta così di fondamentale importanza assicurarsi che la funzionalità della flora intestinale – barriera protettiva contro l’invasione degli agenti patogeni – sia integra. Quando la flora batterica non funziona come dovrebbe, le difese immunitarie si abbassano.
EFFETTI SUI MUSCOLI
Il maggiore impatto derivante dallo stop dell’attività fisica si avverte – ovviamente – nei muscoli. Dopo alcune settimane di inattività, inizierai a notare, infatti, una riduzione del volume muscolare.
Lentamente, le prestazioni fisiche peggiorano sempre di più per effetto della riduzione della forza e della resistenza. Affinché l’organismo possa risparmiare energia, si avvia un processo di decostruzione muscolare, proprio perché il mantenimento di questi ultimi richiede l’assorbimento di un grandissimo quantitativo di energia.
E se i muscoli diminuiscono e le articolazioni non sono più supportate a dovere, i dolori in alcune parti del corpo non fanno che aumentare. Spalle, collo ma soprattutto schiena sono le zone più colpite e la diminuzione del supporto dato da una muscolatura forte, va a danneggiare anche la postura.
EFFETTI SU GLICEMIA E PRESSIONE DEL SANGUE
Quando ci si mantiene in allenamento, i livelli di zucchero presenti nel sangue diminuiscono. Questo grazie al fatto che lo sport implica la produzione di una minore quantità di insulina perché lo zucchero assunto viene trasformato in energia ed immagazzinato poi nei muscoli. Con l’interruzione dell’attività fisica il corpo produce livelli di insulina maggiori.
Un ulteriore effetto dello stop si avverte sulla circolazione sanguigna. Infatti, quando facciamo attività, il flusso della circolazione sanguina migliora, con una conseguente riduzione della pressione esercitata. L’attività fisica ha – infatti – il potere di migliorare l’elasticità dei vasi sanguigni grazie all’alternanza di sforzo e riposo. Quando questa alternanza non c’è, si perde elasticità.
EFFETTI SULL’UMORE
Infine, anche l’umore risente negativamente dell’interruzione dell’attività fisica. Quando ci si allena costantemente l’organismo secerne maggiori quantità di serotonina, il noto ormone della felicità.
Terminare un allenamento con successo e superare i propri limiti aumenta la forza e la motivazione, il tutto a vantaggio del benessere psicofisico. Attraverso lo sport si scaricano le tensioni accumulate e si tengono sotto controllo i livelli di adrenalina e cortisolo, gli ormoni dello stress.
Al contrario, quando non ci si allena la motivazione viene meno – così come anche l’energia a disposizione – ed aumenta lo stress.
RICOMINCIARE A FARE SPORT: QUALI ATTIVITÀ PREFERIRE
Nel momento in cui si dovesse decidere di ricominciare a fare sport dopo anni o dopo svariati mesi, è opportuno tenere in considerazione che il riavvicinamento all’attività fisica deve essere molto graduale.
I muscoli hanno bisogno di tempo per riuscire a rispondere in maniera positiva agli stimoli, motivo per cui è fondamentale ricominciare a fare sport con attività di leggera intensità.
É di gran lunga consigliato passare le prime settimane effettuando camminate a passo svelto oppure attività di risveglio muscolare come lo stretching, la ginnastica posturale, il pilates. Il passaggio ad altri tipi di workout deve avvenire in considerazione delle proprie caratteristiche personali. Tuttavia, meglio iniziare con workout di tonificazione leggeri e a corpo libero, per poi aumentare l’intensità.
Quanto alla frequenza e alla durata degli allenamenti, sarebbe utile iniziare con 2 sessioni settimanali, da circa 30 minuti l’una, in modo tale da abituare il corpo pian piano.
Fonte: fitprime.com
Spesso e – per differenti motivi – siamo inclini all’abbandono totale di qualunque tipologia di attività fisica per lunghi periodi. Che sia per lo scarso tempo a disposizione o per mancanza di motivazione, fare movimento non sempre rappresenta una priorità. Tuttavia – se senti il bisogno di ricominciare a fare sport – in questo articolo ti spieghiamo cosa succede al tuo corpo durante un lungo periodo di inattività, come puoi riprendere l’attività fisica nel modo migliore e da quali esercizi cominciare.
COSA SUCCEDE AL TUO CORPO DOPO UN LUNGO PERIODO DI STOP
Quando ci si prende una pausa dall’attività fisica, non passa molto tempo prima che il nostro corpo cominci a cadere in balia dei primi effetti negativi causati dall’assenza di un adeguato movimento.
Gradualmente, si assiste ad una riduzione progressiva della massa muscolare, accompagnata da una diminuzione della forza e della resistenza fisica. La terminologia che meglio descrive questa condizione è chiamata “detraining” e serve appunto per indicare la diminuzione e/o la perdita totale degli adattamenti fisiologici guadagnati con l’esercizio fisico.
Il detraining inizia a produrre i propri effetti tra la seconda e la terza settimana di stop. Naturalmente, si tratta di un processo soggettivo che varia a seconda dell’individuo preso in considerazione. Il modo e la velocità in cui tutto questo avviene, dipende anche dal livello di allenamento dell’atleta, ed ha una maggiore incidenza su questi ultimi soggetti rispetto a chi lo pratica solo per tenersi in forma.
Ma di preciso, cosa succede al tuo corpo quando smetti di allenarti?
EFFETTI SUL METABOLISMO
É comprovato che l’allenamento costante abbia svariati effetti positivi sul corpo, tra cui un’accelerazione del metabolismo. Ogni volta che smettiamo di fare attività per un lungo periodo di tempo, il nostro metabolismo subisce una battuta d’arresto.
Diventa quindi più lento, brucia energia diversamente e aumenta i depositi di grasso in maniera molto più rapida. Questo perché – soprattutto se prima si eseguivano workout ad alta intensità – si perdono i benefici derivanti dalla post combustione. Quest’ultima è una condizione per effetto della quale si continuano a bruciare calorie anche dopo aver terminato gli esercizi.
EFFETTI SUL SISTEMA IMMUNITARIO
Quando viene praticato con moderazione, lo sport rappresenta un ottimo metodo per aumentare le difese immunitarie e mantenere l’organismo in salute.
Tuttavia, è bene ricordare che i maggiori effetti sul sistema immunitario sono apportati soprattutto dall’alimentazione, la nostra più potente alleata per la salute. A tal proposito, è importante prediligere cibi che contengano molte vitamine e minerali, le cui carenze possono seriamente danneggiare l’organismo.
Risulta così di fondamentale importanza assicurarsi che la funzionalità della flora intestinale – barriera protettiva contro l’invasione degli agenti patogeni – sia integra. Quando la flora batterica non funziona come dovrebbe, le difese immunitarie si abbassano.
EFFETTI SUI MUSCOLI
Il maggiore impatto derivante dallo stop dell’attività fisica si avverte – ovviamente – nei muscoli. Dopo alcune settimane di inattività, inizierai a notare, infatti, una riduzione del volume muscolare.
Lentamente, le prestazioni fisiche peggiorano sempre di più per effetto della riduzione della forza e della resistenza. Affinché l’organismo possa risparmiare energia, si avvia un processo di decostruzione muscolare, proprio perché il mantenimento di questi ultimi richiede l’assorbimento di un grandissimo quantitativo di energia.
E se i muscoli diminuiscono e le articolazioni non sono più supportate a dovere, i dolori in alcune parti del corpo non fanno che aumentare. Spalle, collo ma soprattutto schiena sono le zone più colpite e la diminuzione del supporto dato da una muscolatura forte, va a danneggiare anche la postura.
EFFETTI SU GLICEMIA E PRESSIONE DEL SANGUE
Quando ci si mantiene in allenamento, i livelli di zucchero presenti nel sangue diminuiscono. Questo grazie al fatto che lo sport implica la produzione di una minore quantità di insulina perché lo zucchero assunto viene trasformato in energia ed immagazzinato poi nei muscoli. Con l’interruzione dell’attività fisica il corpo produce livelli di insulina maggiori.
Un ulteriore effetto dello stop si avverte sulla circolazione sanguigna. Infatti, quando facciamo attività, il flusso della circolazione sanguina migliora, con una conseguente riduzione della pressione esercitata. L’attività fisica ha – infatti – il potere di migliorare l’elasticità dei vasi sanguigni grazie all’alternanza di sforzo e riposo. Quando questa alternanza non c’è, si perde elasticità.
EFFETTI SULL’UMORE
Infine, anche l’umore risente negativamente dell’interruzione dell’attività fisica. Quando ci si allena costantemente l’organismo secerne maggiori quantità di serotonina, il noto ormone della felicità.
Terminare un allenamento con successo e superare i propri limiti aumenta la forza e la motivazione, il tutto a vantaggio del benessere psicofisico. Attraverso lo sport si scaricano le tensioni accumulate e si tengono sotto controllo i livelli di adrenalina e cortisolo, gli ormoni dello stress.
Al contrario, quando non ci si allena la motivazione viene meno – così come anche l’energia a disposizione – ed aumenta lo stress.
RICOMINCIARE A FARE SPORT: QUALI ATTIVITÀ PREFERIRE
Nel momento in cui si dovesse decidere di ricominciare a fare sport dopo anni o dopo svariati mesi, è opportuno tenere in considerazione che il riavvicinamento all’attività fisica deve essere molto graduale.
I muscoli hanno bisogno di tempo per riuscire a rispondere in maniera positiva agli stimoli, motivo per cui è fondamentale ricominciare a fare sport con attività di leggera intensità.
É di gran lunga consigliato passare le prime settimane effettuando camminate a passo svelto oppure attività di risveglio muscolare come lo stretching, la ginnastica posturale, il pilates. Il passaggio ad altri tipi di workout deve avvenire in considerazione delle proprie caratteristiche personali. Tuttavia, meglio iniziare con workout di tonificazione leggeri e a corpo libero, per poi aumentare l’intensità.
Quanto alla frequenza e alla durata degli allenamenti, sarebbe utile iniziare con 2 sessioni settimanali, da circa 30 minuti l’una, in modo tale da abituare il corpo pian piano.
Fonte: fitprime.com
Mercoledì 29 luglio 2020
L’estate è già iniziata per molti e con essa le vacanze. Se sotto molti punti di vista questo periodo dell’anno è il più bello e il più agognato, anche per il benessere che il riposo porta, ma può essere un momento complicato per l’allenamento sportivo. Chi pratica sport per 10/11 mesi l’anno teme (con qualche ragione come vedremo) che una pausa nell’allenamento possa fargli perdere tutti i benefici costati la fatica di un anno. Altri sostengono che un periodo di pausa di 2/3 settimane sia invece salutare per poter recuperare e per non sovraccaricare eccessivamente il proprio corpo. Anche questo punto di vista ha ragione di esistere anche se nessuno dei due approcci è corretto al 100%. Vediamo Perché.
“Se smetto di allenarmi perdo tutti i benefici”
Vero. Staccare completamente la spina non è ideale, né per il benessere né per la forma fisica. Probabilmente la prima paura è l’aumento di peso ma in realtà l’interruzione dell’attività sportiva è problematica anche per le articolazioni e il tono muscolare. Considerando anche il fatto che probabilmente d’estate è più difficile mantenere il controllo della propria dieta, si rischia realmente di vanificare parte del lavoro fatto durante l’anno. E’ altresì vero che un periodo di riposo giova a recuperare da tutti i microtraumi accumulati durante l’anno, serve a non sovraccaricare eccessivamente la struttura muscolare e riempire di significato il concetto di riposo che è altrettanto importante rispetto all’allenamento. Pensate ad un campo coltivato; ogni tot anni si lascia incolto per una stagione in modo che il terreno recuperi le proprietà giuste e che produca meglio l’anno successivo. Senza questa rotazione il campo si inaridisce. Con il fisico non è diverso, senza riposo il nostro corpo si deteriora.
“Se continuo mi affatico troppo: meglio sospendere l’allenamento per un periodo.”
Vero. Come detto prima il riposo è una parte importante della nostra vita e del nostro allenamento. Così come tutte le routine prevedono il recupero tra un esercizio e l’altro, anche il nostro fisico ci chiede un periodo di riposo una volta l’anno. Tutto molto giusto. E’ anche vero però che un periodo di inattività può portare tutte le problematiche della sedentarietà. Aumento di peso, “atrofia” muscolare e scadimento della forma che potrebbe portare ad infortuni appena si riprende la normale attività. Come detto, nessuno dei due approcci è realmente vincente.
E Allora? RestAttivo
Rest (che in inglese significa riposo) Attivo: ovvero riposo attivo.
In cosa consiste? Consiste nel modificare la propria routine di allenamento, alleggerendolo per il periodo estivo, senza mai smettere di allenarsi. In questo modo si mantiene attivo il nostro corpo e si può godere del beneficio del riposo che il nostro corpo richiede di quando in quando. Pertanto, a seconda del vostro livello di allenamento, scegliete una forma di allenamento che vi permetta di mantenervi attivo senza stressarvi.
Per chi vuole semplicemente mantenersi attivo una lunga camminata sulla spiaggia o in montagna ogni giorno può essere sufficiente (da farsi sempre nelle ore meno calde: prima mattina o tardo pomeriggio). Per chi invece è più amante del fitness è ideale non ridurre troppo l’intensità ma piuttosto la frequenza. Una corsa risulta sempre consigliata (magari 1 o 2 volte a settimana e non tutti i giorni), intervallata con esercizi a corpo libero (30 minuti al giorno) di media intensità. Trazioni, Flessioni e Sit Up possono essere svolti all'aria aperta (anche in spiaggia o in un prato) senza problemi.
Fonte: passionefitness.it
L’estate è già iniziata per molti e con essa le vacanze. Se sotto molti punti di vista questo periodo dell’anno è il più bello e il più agognato, anche per il benessere che il riposo porta, ma può essere un momento complicato per l’allenamento sportivo. Chi pratica sport per 10/11 mesi l’anno teme (con qualche ragione come vedremo) che una pausa nell’allenamento possa fargli perdere tutti i benefici costati la fatica di un anno. Altri sostengono che un periodo di pausa di 2/3 settimane sia invece salutare per poter recuperare e per non sovraccaricare eccessivamente il proprio corpo. Anche questo punto di vista ha ragione di esistere anche se nessuno dei due approcci è corretto al 100%. Vediamo Perché.
“Se smetto di allenarmi perdo tutti i benefici”
Vero. Staccare completamente la spina non è ideale, né per il benessere né per la forma fisica. Probabilmente la prima paura è l’aumento di peso ma in realtà l’interruzione dell’attività sportiva è problematica anche per le articolazioni e il tono muscolare. Considerando anche il fatto che probabilmente d’estate è più difficile mantenere il controllo della propria dieta, si rischia realmente di vanificare parte del lavoro fatto durante l’anno. E’ altresì vero che un periodo di riposo giova a recuperare da tutti i microtraumi accumulati durante l’anno, serve a non sovraccaricare eccessivamente la struttura muscolare e riempire di significato il concetto di riposo che è altrettanto importante rispetto all’allenamento. Pensate ad un campo coltivato; ogni tot anni si lascia incolto per una stagione in modo che il terreno recuperi le proprietà giuste e che produca meglio l’anno successivo. Senza questa rotazione il campo si inaridisce. Con il fisico non è diverso, senza riposo il nostro corpo si deteriora.
“Se continuo mi affatico troppo: meglio sospendere l’allenamento per un periodo.”
Vero. Come detto prima il riposo è una parte importante della nostra vita e del nostro allenamento. Così come tutte le routine prevedono il recupero tra un esercizio e l’altro, anche il nostro fisico ci chiede un periodo di riposo una volta l’anno. Tutto molto giusto. E’ anche vero però che un periodo di inattività può portare tutte le problematiche della sedentarietà. Aumento di peso, “atrofia” muscolare e scadimento della forma che potrebbe portare ad infortuni appena si riprende la normale attività. Come detto, nessuno dei due approcci è realmente vincente.
E Allora? RestAttivo
Rest (che in inglese significa riposo) Attivo: ovvero riposo attivo.
In cosa consiste? Consiste nel modificare la propria routine di allenamento, alleggerendolo per il periodo estivo, senza mai smettere di allenarsi. In questo modo si mantiene attivo il nostro corpo e si può godere del beneficio del riposo che il nostro corpo richiede di quando in quando. Pertanto, a seconda del vostro livello di allenamento, scegliete una forma di allenamento che vi permetta di mantenervi attivo senza stressarvi.
Per chi vuole semplicemente mantenersi attivo una lunga camminata sulla spiaggia o in montagna ogni giorno può essere sufficiente (da farsi sempre nelle ore meno calde: prima mattina o tardo pomeriggio). Per chi invece è più amante del fitness è ideale non ridurre troppo l’intensità ma piuttosto la frequenza. Una corsa risulta sempre consigliata (magari 1 o 2 volte a settimana e non tutti i giorni), intervallata con esercizi a corpo libero (30 minuti al giorno) di media intensità. Trazioni, Flessioni e Sit Up possono essere svolti all'aria aperta (anche in spiaggia o in un prato) senza problemi.
Fonte: passionefitness.it
Giovedì 23 luglio 2020
Il caldo intenso e l’elevata umidità di queste settimane estive possono causare spossatezza e abbassamenti della pressione improvvisi, che si manifestano con giramenti di testa, visione offuscata, stordimento, difficoltà di concentrazione e a volte anche con nausea e svenimenti. La pressione bassa, definita ipotensione, si verifica quando la pressione arteriosa massima (sistolica) a riposo è inferiore a 90 mmHg e la minima (diastolica) è al di sotto dei 60 mmHg. Se tendi a soffrire di pressione bassa, è buona norma monitorarne regolarmente i livelli soprattutto in estate, una o due volte a settimana.
Perché il caldo fa abbassare la pressione?
I livelli di pressione sanguigna sono influenzati da diversi fattori, tra cui l’età, lo stato emotivo, l’attività fisica e, appunto, la temperatura. Quando fa molto caldo, il nostro organismo attiva alcuni meccanismi per mantenere nella norma la temperatura corporea. Tra questi c’è la vasodilatazione, cioè l’aumento del calibro dei vasi sanguigni: ciò comporta un aumento del flusso di sangue verso i tessuti che ne hanno bisogno, ma anche un abbassamento della pressione. Un altro aspetto da considerare, e che concorre al cali di pressione estivi, è la maggiore perdita di sali minerali e acqua che avviene con la sudorazione e che, quando è eccessiva e non adeguatamente compensata, porta a uno stato di disidratazione, che a sua volta favorisce i cali pressori.
L’acqua è la miglior cura e ti fa stare subito meglio.
Ci sono diversi aiuti naturali che vengono in tuo soccorso contro l’ipotensione estiva.
Il primo è fin troppo semplice, ma spesso trascurato: l’acqua. Bere lentamente un bicchiere di acqua oligominerale a temperatura ambiente nel momento in cui si avvertono i sintomi del calo di pressione aiuta a sentirsi meglio immediatamente. Anche bere un caffè è utile quando ci si sente “schiacciati” dal caldo, perché la caffeina ha effetto vasocostrittore, quindi aumenta leggermente la pressione sanguigna. Non è questo il rimedio giusto per te, però, sei abituato a consumare molto caffè nel corso della giornata: un’assunzione eccessiva di questa bevanda, infatti, può favorire la diuresi, e quindi la disidratazione.
Con la radice di liquirizia vinci l’ipotensione
Il rimedio tradizionale più noto contro la pressione bassa è la liquirizia. La radice della Glycyrrhiza glabra contiene un principio attivo, la glicirizzina, che ha un moderato effetto ipertensivo, cioè alza la pressione: per questo motivo la liquirizia non è adatta a chi soffre di ipertensione, alle donne in gravidanza e a chi ha malattie renali. Una varietà di liquirizia particolarmente ricca di glicirizzina e molto rinomata - è considerata la migliore al mondo - cresce a Rossano, in provincia di Cosenza (Calabria). Per prevenire i cali di pressione bisogna masticare la radice di liquirizia, lontano dai pasti. Occhio alle caramelle: a volte sono solo aromatizzate con la liquirizia, ma non ne contengono i preziosi principi attivi.
Sodio e potassio ti aiutano a stare meglio
Frequentemente per “tenersi su” si ricorre ad appositi integratori idrosalini, particolarmente ricchi di sodio e potassio, due minerali preziosi che possiamo assumere principalmente tramite l’alimentazione dieta. Il sodio è effettivamente indispensabile per l’equilibrio idrosalino, ma secondo i dati è già fin troppo presente nella dieta occidentale: è naturalmente contenuto in tanti alimenti (vegetali, formaggi, pesce, formaggi, frutta secca, ecc.) e, considerando quello che aggiungiamo attraverso il sale e i piatti pronti, secondo i dati ne assumiamo oltre la soglia massima raccomandata. Salvo casi specifici di competenza medica, quindi, non è consigliabile aumentare il sodio nella dieta. Può essere utile, invece, portare in tavola ogni giorno le principali fonti di potassio, come uva, albicocche essiccate, frutta secca, patate, legumi o spinaci. Questo minerale, fondamentale per regolare la pressione, è quello di cui abbiamo il fabbisogno maggiore: 3 g al giorno (per un adulto in salute).
Ginseng ed eleuterococco contrastano i cali pressori
Un altro rimedio utile contro l’ipotensione può altrimenti essere il ginseng (Panax ginseng), radice adattogena che ha azione tonica e stimolante e fornisce minerali e vitamine. Lo trovi taglio tisana o anche in integratore, in ogni caso è meglio assumerlo nella prima parte della giornata. Hanno la stessa azione “rinvigorente” sulla pressione troppo bassa anche le altre radici ad azione adattogena, come l’eleuterococco (Eleutherococcus senticosus), particolarmente indicato se accusi spossatezza.
L’alimentazione che previene i cali di pressione
A maggior ragione se tendi ad accusare spesso cali di pressione nelle settimane estive, è importante curare l’alimentazione quotidiana. Ecco qualche consiglio utile.
Fai ogni giorno cinque pasti sazianti ma leggeri, non abbondanti: così non appesantisci il processo digestivo e stabilizzi la glicemia, evitando di restare a digiuno per molte ore consecutive.
Bevi almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno, non solo ai pasti, ma regolarmente durante tutta la giornata. L’idratazione adeguata è la tua miglior arma contro l’ipotensione.
Evita gli alcolici: favoriscono l’ipotensione.
Consuma ogni giorno della frutta fresca, una preziosa fonte di zuccheri naturali.
A merenda, mangia 30 g di pistacchi: contengono la giusta combinazione di minerali per prevenire la perdita di sali che avviene con la sudorazione.
Uno stato di anemia può favorire l’ipotensione, quindi previeni questa condizione assicurandoti che la tua dieta sia ricca di ferro (carne, pesce, uova, legumi…) e dei nutrienti che ne favoriscono l’assimilazione o che concorrono alla sintesi di emoglobina, quindi vitamina C (frutti di bosco, papaya, kiwi, agrumi…), vitamina B12 (alimenti di origine animale e lieviti) e vitamina B9 (latte, cereali, lattuga, spinaci, kiwi…).
Gli altri consigli utili per prevenire i cali di pressione
Ci sono piccole e facili abitudini che è bene tenere presenti in estate per prevenire i caldi i pressione causati dal caldo. Evita i movimenti bruschi: come hai forse notato, anche alzarsi dalla sedia repentinamente può causare giramenti di testa e stordimento. Riparati dal caldo in ogni modo possibile: indossando indumenti leggeri, ventilando adeguatamente gli ambienti ed evitando di uscire nelle ore più calde.
Fonte: Riza.it
Il caldo intenso e l’elevata umidità di queste settimane estive possono causare spossatezza e abbassamenti della pressione improvvisi, che si manifestano con giramenti di testa, visione offuscata, stordimento, difficoltà di concentrazione e a volte anche con nausea e svenimenti. La pressione bassa, definita ipotensione, si verifica quando la pressione arteriosa massima (sistolica) a riposo è inferiore a 90 mmHg e la minima (diastolica) è al di sotto dei 60 mmHg. Se tendi a soffrire di pressione bassa, è buona norma monitorarne regolarmente i livelli soprattutto in estate, una o due volte a settimana.
Perché il caldo fa abbassare la pressione?
I livelli di pressione sanguigna sono influenzati da diversi fattori, tra cui l’età, lo stato emotivo, l’attività fisica e, appunto, la temperatura. Quando fa molto caldo, il nostro organismo attiva alcuni meccanismi per mantenere nella norma la temperatura corporea. Tra questi c’è la vasodilatazione, cioè l’aumento del calibro dei vasi sanguigni: ciò comporta un aumento del flusso di sangue verso i tessuti che ne hanno bisogno, ma anche un abbassamento della pressione. Un altro aspetto da considerare, e che concorre al cali di pressione estivi, è la maggiore perdita di sali minerali e acqua che avviene con la sudorazione e che, quando è eccessiva e non adeguatamente compensata, porta a uno stato di disidratazione, che a sua volta favorisce i cali pressori.
L’acqua è la miglior cura e ti fa stare subito meglio.
Ci sono diversi aiuti naturali che vengono in tuo soccorso contro l’ipotensione estiva.
Il primo è fin troppo semplice, ma spesso trascurato: l’acqua. Bere lentamente un bicchiere di acqua oligominerale a temperatura ambiente nel momento in cui si avvertono i sintomi del calo di pressione aiuta a sentirsi meglio immediatamente. Anche bere un caffè è utile quando ci si sente “schiacciati” dal caldo, perché la caffeina ha effetto vasocostrittore, quindi aumenta leggermente la pressione sanguigna. Non è questo il rimedio giusto per te, però, sei abituato a consumare molto caffè nel corso della giornata: un’assunzione eccessiva di questa bevanda, infatti, può favorire la diuresi, e quindi la disidratazione.
Con la radice di liquirizia vinci l’ipotensione
Il rimedio tradizionale più noto contro la pressione bassa è la liquirizia. La radice della Glycyrrhiza glabra contiene un principio attivo, la glicirizzina, che ha un moderato effetto ipertensivo, cioè alza la pressione: per questo motivo la liquirizia non è adatta a chi soffre di ipertensione, alle donne in gravidanza e a chi ha malattie renali. Una varietà di liquirizia particolarmente ricca di glicirizzina e molto rinomata - è considerata la migliore al mondo - cresce a Rossano, in provincia di Cosenza (Calabria). Per prevenire i cali di pressione bisogna masticare la radice di liquirizia, lontano dai pasti. Occhio alle caramelle: a volte sono solo aromatizzate con la liquirizia, ma non ne contengono i preziosi principi attivi.
Sodio e potassio ti aiutano a stare meglio
Frequentemente per “tenersi su” si ricorre ad appositi integratori idrosalini, particolarmente ricchi di sodio e potassio, due minerali preziosi che possiamo assumere principalmente tramite l’alimentazione dieta. Il sodio è effettivamente indispensabile per l’equilibrio idrosalino, ma secondo i dati è già fin troppo presente nella dieta occidentale: è naturalmente contenuto in tanti alimenti (vegetali, formaggi, pesce, formaggi, frutta secca, ecc.) e, considerando quello che aggiungiamo attraverso il sale e i piatti pronti, secondo i dati ne assumiamo oltre la soglia massima raccomandata. Salvo casi specifici di competenza medica, quindi, non è consigliabile aumentare il sodio nella dieta. Può essere utile, invece, portare in tavola ogni giorno le principali fonti di potassio, come uva, albicocche essiccate, frutta secca, patate, legumi o spinaci. Questo minerale, fondamentale per regolare la pressione, è quello di cui abbiamo il fabbisogno maggiore: 3 g al giorno (per un adulto in salute).
Ginseng ed eleuterococco contrastano i cali pressori
Un altro rimedio utile contro l’ipotensione può altrimenti essere il ginseng (Panax ginseng), radice adattogena che ha azione tonica e stimolante e fornisce minerali e vitamine. Lo trovi taglio tisana o anche in integratore, in ogni caso è meglio assumerlo nella prima parte della giornata. Hanno la stessa azione “rinvigorente” sulla pressione troppo bassa anche le altre radici ad azione adattogena, come l’eleuterococco (Eleutherococcus senticosus), particolarmente indicato se accusi spossatezza.
L’alimentazione che previene i cali di pressione
A maggior ragione se tendi ad accusare spesso cali di pressione nelle settimane estive, è importante curare l’alimentazione quotidiana. Ecco qualche consiglio utile.
Fai ogni giorno cinque pasti sazianti ma leggeri, non abbondanti: così non appesantisci il processo digestivo e stabilizzi la glicemia, evitando di restare a digiuno per molte ore consecutive.
Bevi almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno, non solo ai pasti, ma regolarmente durante tutta la giornata. L’idratazione adeguata è la tua miglior arma contro l’ipotensione.
Evita gli alcolici: favoriscono l’ipotensione.
Consuma ogni giorno della frutta fresca, una preziosa fonte di zuccheri naturali.
A merenda, mangia 30 g di pistacchi: contengono la giusta combinazione di minerali per prevenire la perdita di sali che avviene con la sudorazione.
Uno stato di anemia può favorire l’ipotensione, quindi previeni questa condizione assicurandoti che la tua dieta sia ricca di ferro (carne, pesce, uova, legumi…) e dei nutrienti che ne favoriscono l’assimilazione o che concorrono alla sintesi di emoglobina, quindi vitamina C (frutti di bosco, papaya, kiwi, agrumi…), vitamina B12 (alimenti di origine animale e lieviti) e vitamina B9 (latte, cereali, lattuga, spinaci, kiwi…).
Gli altri consigli utili per prevenire i cali di pressione
Ci sono piccole e facili abitudini che è bene tenere presenti in estate per prevenire i caldi i pressione causati dal caldo. Evita i movimenti bruschi: come hai forse notato, anche alzarsi dalla sedia repentinamente può causare giramenti di testa e stordimento. Riparati dal caldo in ogni modo possibile: indossando indumenti leggeri, ventilando adeguatamente gli ambienti ed evitando di uscire nelle ore più calde.
Fonte: Riza.it
Mercoledì 17 Giugno 2020
Se state cercando dei validi motivi per bere acqua, in questo articolo vi daremo 5 motivazioni scientifiche che vi convinceranno a farlo più spesso e meglio.
Il consumo giornaliero di acqua rimane una delle principali raccomandazioni per condurre una vita sana ed equilibrata. Ogni giorno, esperti e operatori sanitari insistono sul ribadire l’importanza di bere acqua. Ma quali sono le ragioni che si nascondo dietro questa fondamentale necessità? È davvero obbligatorio bere acqua?
Bere troppa acqua può essere pericoloso per la salute, ma anche bere troppo poco può causare seri problemi all’organismo. Sebbene ci siano molte ragioni per cui l’idratazione è importante, la scienza ha dimostrato che bere una giusta quantità di liquidi, ogni giorno, produce tutta una serie di benefici fondamentali per la vita umana.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di bere almeno due litri di acqua al giorno per mantenere il corpo sano e idratato.
1. L’acqua aiuta a rendere al massimo
L’esercizio fisico porta a un aumento della sudorazione e, quindi, favorisce la disidratazione, oltre a un bisogno maggiore di acqua nel corpo.
Le prestazioni fisiche possono dunque essere seriamente compromesse anche solo perdendo il 2% dei liquidi nel corpo. Affaticamento, perdita di controllo della temperatura corporea e meno motivazione sono alcune delle conseguenze dirette di questa mancanza. Di conseguenza, realizzare qualsiasi tipo di attività fisica sarà molto più difficile, sia dal punto di vista fisiologico che mentale. Per questo motivo, reintegrare i liquidi è fondamentale per mantenersi in buona salute.
Alcuni studi dimostrano che un buon livello di idratazione non solo impedisce l’insorgere di complicazioni fisiologiche, ma è anche in grado di ridurre lo stress ossidativo che accompagna le attività ad alta intensità.
2. L’importanza di bere acqua: promuove le funzioni cognitive
Il livello di idratazione ha un grande impatto sulle funzioni cognitive. Gli studi dimostrano che anche un modesto livello di disidratazione (tra l’1 e il 2%) può influenzare la concentrazione, l’umore e può causare mal di testa. È stato anche scoperto che una moderata perdita di liquidi aumenta la sensazione di affaticamento e ansia e riduce la memoria durante il lavoro.
3. Distribuisce le sostanze nutritive in tutto il corpo
Sebbene l’acqua pura non contenga sostanze nutritive in sé, può assorbire alcuni minerali e trasportarli attraverso i diversi organi del corpo. Per esempio, l’acqua minerale imbottigliata a volte può contenere minerali sani di cui il corpo ha bisogno, come sodio, magnesio e calcio.
Questo liquido è anche responsabile del trasporto di sostanze nutritive all’interno delle cellule, contribuendo nel contempo a eliminare i prodotti di scarto, prodotte da queste ultime.
4. L’importanza di bere acqua: aiuta l’organismo a regolare la temperatura
L’acqua è eccellente per assorbire e trasferire il calore all’interno del corpo. Si tratta, infatti, del principale meccanismo dell’essere umano per regolare la sua temperatura.
L’acqua ha una capacità di assorbimento del calore relativamente elevata. Ciò significa che il fluido in ogni cellula del corpo può fungere da scudo contro i repentini sbalzi di temperatura. Questo è anche il motivo per cui i medici raccomandano sempre di bere molta acqua se ci si trova in climi caldi o in ambienti particolarmente esposti alle alte temperature.
5. Aiuta a prevenire e curare il mal di testa
Il mal di testa da disidratazione può apparire come un dolore sordo, simile a un’emicrania intensa. In alcuni casi si verifica solo in caso di grave mancanza di liquidi, ma in altri si presenta anche solo se il deficit di liquidi è minimo.
La disidratazione è spesso la causa principale delle emicranie in molte persone. Tuttavia, nuovi studi dimostrano che l’acqua può essere un modo efficace per curare e persino prevenire il mal di testa non correlato a questo disturbo.
Quanta acqua bisogna bere al giorno?
La maggior parte degli scienziati e degli operatori sanitari concordano sul fatto che non esiste una quantità esatta per tutti. È molto meglio bere acqua in base al sesso, al peso, al livello di attività fisica e al clima.
Calcolare questo valore può essere difficile, ma la tecnologia può darci una grande mano. Oggi esistono molte applicazioni che permettono non solo di controllare l’acqua che beviamo ogni giorno, ma anche di calcolare quanta ne dovremmo bere, basandoci sui parametri del nostro organismo.
Tenete presente che quando si parla dei motivi e l’importanza di bere acqua ci riferiamo solo a questo liquido. Tuttavia, è possibile integrare l’idratazione in molti modi, ad esempio sorbendo infusi, succhi, frullati, latte, yogurt, zuppe e creme o anche frullati e smoothie di frutta e verdura.
Fonte: lamenteemeravigliosa.it
Se state cercando dei validi motivi per bere acqua, in questo articolo vi daremo 5 motivazioni scientifiche che vi convinceranno a farlo più spesso e meglio.
Il consumo giornaliero di acqua rimane una delle principali raccomandazioni per condurre una vita sana ed equilibrata. Ogni giorno, esperti e operatori sanitari insistono sul ribadire l’importanza di bere acqua. Ma quali sono le ragioni che si nascondo dietro questa fondamentale necessità? È davvero obbligatorio bere acqua?
Bere troppa acqua può essere pericoloso per la salute, ma anche bere troppo poco può causare seri problemi all’organismo. Sebbene ci siano molte ragioni per cui l’idratazione è importante, la scienza ha dimostrato che bere una giusta quantità di liquidi, ogni giorno, produce tutta una serie di benefici fondamentali per la vita umana.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di bere almeno due litri di acqua al giorno per mantenere il corpo sano e idratato.
1. L’acqua aiuta a rendere al massimo
L’esercizio fisico porta a un aumento della sudorazione e, quindi, favorisce la disidratazione, oltre a un bisogno maggiore di acqua nel corpo.
Le prestazioni fisiche possono dunque essere seriamente compromesse anche solo perdendo il 2% dei liquidi nel corpo. Affaticamento, perdita di controllo della temperatura corporea e meno motivazione sono alcune delle conseguenze dirette di questa mancanza. Di conseguenza, realizzare qualsiasi tipo di attività fisica sarà molto più difficile, sia dal punto di vista fisiologico che mentale. Per questo motivo, reintegrare i liquidi è fondamentale per mantenersi in buona salute.
Alcuni studi dimostrano che un buon livello di idratazione non solo impedisce l’insorgere di complicazioni fisiologiche, ma è anche in grado di ridurre lo stress ossidativo che accompagna le attività ad alta intensità.
2. L’importanza di bere acqua: promuove le funzioni cognitive
Il livello di idratazione ha un grande impatto sulle funzioni cognitive. Gli studi dimostrano che anche un modesto livello di disidratazione (tra l’1 e il 2%) può influenzare la concentrazione, l’umore e può causare mal di testa. È stato anche scoperto che una moderata perdita di liquidi aumenta la sensazione di affaticamento e ansia e riduce la memoria durante il lavoro.
3. Distribuisce le sostanze nutritive in tutto il corpo
Sebbene l’acqua pura non contenga sostanze nutritive in sé, può assorbire alcuni minerali e trasportarli attraverso i diversi organi del corpo. Per esempio, l’acqua minerale imbottigliata a volte può contenere minerali sani di cui il corpo ha bisogno, come sodio, magnesio e calcio.
Questo liquido è anche responsabile del trasporto di sostanze nutritive all’interno delle cellule, contribuendo nel contempo a eliminare i prodotti di scarto, prodotte da queste ultime.
4. L’importanza di bere acqua: aiuta l’organismo a regolare la temperatura
L’acqua è eccellente per assorbire e trasferire il calore all’interno del corpo. Si tratta, infatti, del principale meccanismo dell’essere umano per regolare la sua temperatura.
L’acqua ha una capacità di assorbimento del calore relativamente elevata. Ciò significa che il fluido in ogni cellula del corpo può fungere da scudo contro i repentini sbalzi di temperatura. Questo è anche il motivo per cui i medici raccomandano sempre di bere molta acqua se ci si trova in climi caldi o in ambienti particolarmente esposti alle alte temperature.
5. Aiuta a prevenire e curare il mal di testa
Il mal di testa da disidratazione può apparire come un dolore sordo, simile a un’emicrania intensa. In alcuni casi si verifica solo in caso di grave mancanza di liquidi, ma in altri si presenta anche solo se il deficit di liquidi è minimo.
La disidratazione è spesso la causa principale delle emicranie in molte persone. Tuttavia, nuovi studi dimostrano che l’acqua può essere un modo efficace per curare e persino prevenire il mal di testa non correlato a questo disturbo.
Quanta acqua bisogna bere al giorno?
La maggior parte degli scienziati e degli operatori sanitari concordano sul fatto che non esiste una quantità esatta per tutti. È molto meglio bere acqua in base al sesso, al peso, al livello di attività fisica e al clima.
Calcolare questo valore può essere difficile, ma la tecnologia può darci una grande mano. Oggi esistono molte applicazioni che permettono non solo di controllare l’acqua che beviamo ogni giorno, ma anche di calcolare quanta ne dovremmo bere, basandoci sui parametri del nostro organismo.
Tenete presente che quando si parla dei motivi e l’importanza di bere acqua ci riferiamo solo a questo liquido. Tuttavia, è possibile integrare l’idratazione in molti modi, ad esempio sorbendo infusi, succhi, frullati, latte, yogurt, zuppe e creme o anche frullati e smoothie di frutta e verdura.
Fonte: lamenteemeravigliosa.it
Martedì 9 Giugno 2020
Questa estate tarda ad arrivare ( e non a torto, visto che il solstizio d’estate è il 20 giugno ) e questi repentini cambi metereologici non aiutano, rendendoci immotivatamente stanchi o irritabili. La natura però può darci una mano suggerendoci integratori alimentari che ci vengono in aiuto nei cambi di stagione.
Il minerale anti stanchezza:
un integratore molto importante è il magnesio, fondamentale per l’equilibrio del sistema nervoso e non solo, del quale potremmo essere spesso carenti anche a causa di una dieta poco attenta, a base di piatti pronti e spesso ricchi di carboidrati raffinati che di solito non ne fornisce a sufficienza. Inoltre il magnesio è una di quelle sostanze che si “consumano” maggiormente sotto stress. Sintomi comuni di carenza, oltre alla stanchezza, sono affaticamento generalizzato e crampi.
Quali prodotti scegliere tra i molti che offre il mercato? È meglio puntare sui prodotti che riportano in etichetta formule a base di bisglicinato o glicerofosfato di magnesio, il primo più utile per favorire il sonno, il secondo come antistress», consiglia la Dott.ssa Enrica Mari, gastroenterologo e omeopata. «Queste forme organiche vengono assimilate meglio dall’organismo rispetto, per esempio, a quelle inorganiche come gli ossidi che, oltre ad essere scarsamente biodisponibili, possono avere degli effetti lassativi».
Un buon “effetto collaterale” è che il minerale ti aiuta anche a contrastare la sindrome premestruale con la sua azione miorilassante.
La pianta che combatte l’ansia:
se il tuo nemico principale è l’ansia o sei reduce da un periodo di malattie o forte stress scegli la rhodiola rosea.
«Questa pianta ti aiuta a recuperare energie velocemente, come dimostra uno studio pubblicato sul bollettino medico Neuropsychiatric Disease and Treatment», spiega la Dott.ssa.
Oltre un centinaio di persone affette da sindrome del burnout, la condizione di massimo logoramento psicofisico da stress, sono state trattate con un integratore a base di rhodiola per 12 settimane. Alla fine dello studio, tutti i parametri erano nettamente migliorati.
La rhodiola influisce positivamente anche sulle prestazioni sportive e sul desiderio sessuale. Le formule più efficaci sono quelle, da poco disponibili, ad alta concentrazione di principi attivi (registrate come farmaco).
Il mix contro i disturbi digestivi:
se al mattino fai fatica a carburare, e soffri anche di problemi di digestione e sonnolenza dopo i pasti, questi sintomi possono dipendere dal sovraffaticamento del fegato, organo spesso in crisi dopo la stagione invernale.
«In queste situazioni sono utili integratori a base di piante come il cardo mariano, associate a vitamine del gruppo B», spiega il Dott. Cerasari, riconosciuto a livello internazionale come esperto nel trattamento delle malattie del fegato. «Queste vitamine sono molto importanti nel metabolismo energetico, nonché per il loro ruolo di cofattori in molte reazioni enzimatiche che servono per neutralizzare le tossine, anche quelle degli allergeni. Con un fegato in forma è più difficile ritrovarsi a starnutire per i pollini».
Consigliamo sempre di rivolgersi al proprio medico o al farmacista di fiducia per farsi consigliare adeguatamente, sarà così più facile scegliere il prodotto giusto per mantenersi in forma .
Fonte: starbene.it
Questa estate tarda ad arrivare ( e non a torto, visto che il solstizio d’estate è il 20 giugno ) e questi repentini cambi metereologici non aiutano, rendendoci immotivatamente stanchi o irritabili. La natura però può darci una mano suggerendoci integratori alimentari che ci vengono in aiuto nei cambi di stagione.
Il minerale anti stanchezza:
un integratore molto importante è il magnesio, fondamentale per l’equilibrio del sistema nervoso e non solo, del quale potremmo essere spesso carenti anche a causa di una dieta poco attenta, a base di piatti pronti e spesso ricchi di carboidrati raffinati che di solito non ne fornisce a sufficienza. Inoltre il magnesio è una di quelle sostanze che si “consumano” maggiormente sotto stress. Sintomi comuni di carenza, oltre alla stanchezza, sono affaticamento generalizzato e crampi.
Quali prodotti scegliere tra i molti che offre il mercato? È meglio puntare sui prodotti che riportano in etichetta formule a base di bisglicinato o glicerofosfato di magnesio, il primo più utile per favorire il sonno, il secondo come antistress», consiglia la Dott.ssa Enrica Mari, gastroenterologo e omeopata. «Queste forme organiche vengono assimilate meglio dall’organismo rispetto, per esempio, a quelle inorganiche come gli ossidi che, oltre ad essere scarsamente biodisponibili, possono avere degli effetti lassativi».
Un buon “effetto collaterale” è che il minerale ti aiuta anche a contrastare la sindrome premestruale con la sua azione miorilassante.
La pianta che combatte l’ansia:
se il tuo nemico principale è l’ansia o sei reduce da un periodo di malattie o forte stress scegli la rhodiola rosea.
«Questa pianta ti aiuta a recuperare energie velocemente, come dimostra uno studio pubblicato sul bollettino medico Neuropsychiatric Disease and Treatment», spiega la Dott.ssa.
Oltre un centinaio di persone affette da sindrome del burnout, la condizione di massimo logoramento psicofisico da stress, sono state trattate con un integratore a base di rhodiola per 12 settimane. Alla fine dello studio, tutti i parametri erano nettamente migliorati.
La rhodiola influisce positivamente anche sulle prestazioni sportive e sul desiderio sessuale. Le formule più efficaci sono quelle, da poco disponibili, ad alta concentrazione di principi attivi (registrate come farmaco).
Il mix contro i disturbi digestivi:
se al mattino fai fatica a carburare, e soffri anche di problemi di digestione e sonnolenza dopo i pasti, questi sintomi possono dipendere dal sovraffaticamento del fegato, organo spesso in crisi dopo la stagione invernale.
«In queste situazioni sono utili integratori a base di piante come il cardo mariano, associate a vitamine del gruppo B», spiega il Dott. Cerasari, riconosciuto a livello internazionale come esperto nel trattamento delle malattie del fegato. «Queste vitamine sono molto importanti nel metabolismo energetico, nonché per il loro ruolo di cofattori in molte reazioni enzimatiche che servono per neutralizzare le tossine, anche quelle degli allergeni. Con un fegato in forma è più difficile ritrovarsi a starnutire per i pollini».
Consigliamo sempre di rivolgersi al proprio medico o al farmacista di fiducia per farsi consigliare adeguatamente, sarà così più facile scegliere il prodotto giusto per mantenersi in forma .
Fonte: starbene.it
Martedì 19 Maggio 2020
Quello che molti di noi stanno vivendo in questi giorni di "riapertura" stress, ansia di uscire di casa e di riprendere le proprie attività sociali al di fuori dalle proprie pareti domestiche, la sensazione che in casa abbiamo tutto quello che ci serve e che, a questo punto, non cambi nulla allungare la quarantena di qualche settimana non è così fuori dal comune. Questa dimensione emotiva in psicologia viene chiamata "sindrome della capanna" e curiosamente, sta colpendo un gran numero di persone. Potrebbe sorprenderci: chi di noi non ha voglia di ritornare alla normalità, riprendere a lavorare, incontrare gli amici, eppure aver trascorso tante settimane isolati ha abituato il nostro cervello a quella sicurezza che troviamo solo nella nostra casa.
Gli esperti rassicurano : è una reazione del tutto normale.
La quarantena ha permesso alle persone di avere maggiore tempo per se stesse, i loro cari e i loro hobby, ed è anche per questo che ora possono essere riluttanti a tornare alla frenetica vita precedente. E poi c’è anche chi, mal volentieri, si è abituato alla nuova routine e a ritmi differenti da cui ora, ugualmente, ha paura di allontanarsi. L’isolamento è spiacevole, ma i nostri meccanismi di sopravvivenza ci hanno permesso di contrastare quel sentimento e di adattarci al confinamento. Inoltre c'è ancora incertezza riguardo la diffusione del virus, e il rischio di ammalarsi frequentando luoghi chiusi non è del tutto sparito.
Che fare allora per venirne fuori ? ( in tutti i sensi )
La soluzione è darvi , per quanto possibile, tempo e procedere a piccoli passi ( proprio anche fisicamente ) all'interno della vostra abitazione avvicinandovi al portone, al giardino condominiale, alla bottega sotto casa, fino ad azzardare ad una passeggiata.
Il cervello ha bisogno di routine per gestire il tempo, per ridurre gli effetti della sindrome della capanna, provate a ridurre il tempo del riposo, evitando soprattutto lunghe pennichelle.
Stabilite una routine e seguitela; dividete la giornata in momenti di lavoro o pulizia della casa, tempo per mangiare in modo sano e fare esercizio fisico. E, cosa più importante, stabilite un’ora in cui uscirete di casa e per incominciare prediligete posti all'aperto.
Quando questa idea vi terrorizzerà, allora, non esitate a chiedere aiuto; se sentite che vi è impossibile varcare la porta o che il semplice fatto di immaginarvi in strada vi genera ansia, potrebbe essere il caso di cercare un aiuto professionale.
Stiamo vivendo una situazione senza precedenti, e dovremmo affrontare molteplici sfide; dobbiamo essere preparati, diventare più sensibili, più umani e stare vicino agli altri, in modo da superare insieme questa crisi.
Fonti: greenme.it / lamenteemeravigliosa.it
Quello che molti di noi stanno vivendo in questi giorni di "riapertura" stress, ansia di uscire di casa e di riprendere le proprie attività sociali al di fuori dalle proprie pareti domestiche, la sensazione che in casa abbiamo tutto quello che ci serve e che, a questo punto, non cambi nulla allungare la quarantena di qualche settimana non è così fuori dal comune. Questa dimensione emotiva in psicologia viene chiamata "sindrome della capanna" e curiosamente, sta colpendo un gran numero di persone. Potrebbe sorprenderci: chi di noi non ha voglia di ritornare alla normalità, riprendere a lavorare, incontrare gli amici, eppure aver trascorso tante settimane isolati ha abituato il nostro cervello a quella sicurezza che troviamo solo nella nostra casa.
Gli esperti rassicurano : è una reazione del tutto normale.
La quarantena ha permesso alle persone di avere maggiore tempo per se stesse, i loro cari e i loro hobby, ed è anche per questo che ora possono essere riluttanti a tornare alla frenetica vita precedente. E poi c’è anche chi, mal volentieri, si è abituato alla nuova routine e a ritmi differenti da cui ora, ugualmente, ha paura di allontanarsi. L’isolamento è spiacevole, ma i nostri meccanismi di sopravvivenza ci hanno permesso di contrastare quel sentimento e di adattarci al confinamento. Inoltre c'è ancora incertezza riguardo la diffusione del virus, e il rischio di ammalarsi frequentando luoghi chiusi non è del tutto sparito.
Che fare allora per venirne fuori ? ( in tutti i sensi )
La soluzione è darvi , per quanto possibile, tempo e procedere a piccoli passi ( proprio anche fisicamente ) all'interno della vostra abitazione avvicinandovi al portone, al giardino condominiale, alla bottega sotto casa, fino ad azzardare ad una passeggiata.
Il cervello ha bisogno di routine per gestire il tempo, per ridurre gli effetti della sindrome della capanna, provate a ridurre il tempo del riposo, evitando soprattutto lunghe pennichelle.
Stabilite una routine e seguitela; dividete la giornata in momenti di lavoro o pulizia della casa, tempo per mangiare in modo sano e fare esercizio fisico. E, cosa più importante, stabilite un’ora in cui uscirete di casa e per incominciare prediligete posti all'aperto.
Quando questa idea vi terrorizzerà, allora, non esitate a chiedere aiuto; se sentite che vi è impossibile varcare la porta o che il semplice fatto di immaginarvi in strada vi genera ansia, potrebbe essere il caso di cercare un aiuto professionale.
Stiamo vivendo una situazione senza precedenti, e dovremmo affrontare molteplici sfide; dobbiamo essere preparati, diventare più sensibili, più umani e stare vicino agli altri, in modo da superare insieme questa crisi.
Fonti: greenme.it / lamenteemeravigliosa.it
Venerdì 15 Maggio 2020
Con l’emergenza COVID-19 molti di noi devono indossare la mascherina tutto il giorno.
Sebbene sia indispensabile per limitare eventuali contagi quando si è in presenza di altre persone, questi dispositivi potrebbero creare irritazioni e altri disagi soprattutto nella zona intorno alla bocca e dietro alle orecchie. La Dott.ssa Fogli specialista in dermatologia presso San Pier Damiano Hospital a Faenza, ci dà qualche consiglio su come proteggere la pelle.
Se sei interessato continua a leggere QUI .
Con l’emergenza COVID-19 molti di noi devono indossare la mascherina tutto il giorno.
Sebbene sia indispensabile per limitare eventuali contagi quando si è in presenza di altre persone, questi dispositivi potrebbero creare irritazioni e altri disagi soprattutto nella zona intorno alla bocca e dietro alle orecchie. La Dott.ssa Fogli specialista in dermatologia presso San Pier Damiano Hospital a Faenza, ci dà qualche consiglio su come proteggere la pelle.
Se sei interessato continua a leggere QUI .
Giovedì 7 Maggio 2020
Siano benedette le videochiamate, surrogato di interazione sociale ai tempi del COVID-19.
Ma se alla terza riunione su Zoom ( WhatsApp, Skype, GoToMeeting ) della giornata vi sentite sopraffatti non temete: siete in ottima compagnia. L'affaticamento da videocall è talmente reale e diffuso che è stato coniato un termine per definirlo: Zoom fatigue. Vediamo da che cosa dipende.
Da quando è scoppiata la bolla del digitale ai tempi del Covid-19, sempre più attività si fanno online, in videochiamata. Dal personal-trainer, alle lezioni, alle riunioni di lavoro fino a coinvolgere anche le relazioni sentimentali, nelle quali i fidanzati o gli amici si incontrano con un click sullo schermo del telefono e fingono di stare bene anche così. Molti, tuttavia, trovano estenuante .
Secondo gli esperti le videochiamate richiederebbero più attenzione di una conversazione faccia a faccia. Che, tradotto, significa spendere maggiori risorse energetiche e cognitive.
Una interazione sociale, infatti, non è composta solo da contenuti verbali, ma bensì anche di segnali corporei e fonologici, veri e propri significanti del discorso. Le chat e le videochat, al contrario, limitano la normale comunicazione alla sola riducibile nel virtuale, nel digitale.
Le nuove forme di comunicazioni implicano da parte nostra un dispendio maggiore per elaborare segnali non verbali, come il tono della voce, le espressioni facciali e, soprattutto la chat, chiamano in causa la nostra capacità di saper legger dentro le parole nude dell’altro, di scovare le intenzioni dell’altro, immaginarci il tono della sua voce quando leggiamo un suo messaggio nella chat. Tutto questo lavoro silente, ma continuo, di inferenze comunicative può finire per privare la mente delle sue energie e dare origine alla fatica da videochiamata.
E, a proposito di silenzio, quando questo accade in una relazione face-to-face può essere una naturale pausa dal ritmo di conversazione. Ma, quando accade online, può generare un fondale di ansia: cosa è successo? è crollata la connessione? si è disattivato il microfono? Questo è accentuato dal fatto che online tutti abbiamo la pretesa dell’immediatezza: vogliamo tutto subito, e se non lo abbiamo diamo in escandescenze.
Si aggiunge così un altro aspetto critico delle relazioni prolungate in videochat evidenziato dagli esperti.
“La maggior parte delle nostre relazioni sociali avviene in luoghi diversi, ma ora questo assunto è crollato. Immagina se andassi in un bar e sullo stesso bancone parlassi con i tuoi professori, i tuoi genitori, i tuoi amici, la tua fidanzata”.
Non sarebbe strano? Questo è quello che molti italiani quotidianamente stanno vivendo .
Certo, è vero che lo spazio digitale non è lo spazio fisico, ma oggi, in questa quarantena, l’unico spazio in cui incontriamo gli altri – esclusa la propria cerchia di convivenza – è lo spazio virtuale, la finestra di un computer, l’applicazione di uno smartphone.
Il confine fisico si è trasformato in un confine digitale.
Un fattore critico da non sottovalutare è la consapevolezza di essere guardati. Come dimostrano diversi esperimenti in psicologia, la sola credenza di essere osservati può modificare il comportamento.
Durante le videoconferenze, a meno che non si disattivi la webcam, sappiamo che tutti ci stanno guardando. Senza considerare che è molto probabile ti fissi a guardare la tua immagine video e ti perdi così un passaggio importante del discorso di qualcuno.
C'è infine il fattore "performance". Come ciascuno di noi ha avuto modo di constatare, le videochiamate ci raggiungono quando siamo spettinati, in pigiama, di cattivo umore, con la casa in disordine, o dopo 15 ore passate davanti a un device per il telelavoro e la didattica online. Il dover apparire presentabili in un periodo in cui ci sentiamo già sotto pressione, mentre lo schermo restituisce in modo impietoso anche la nostra immagine, ci mette a disagio, ci fa comportare in modo poco spontaneo e distrae dal senso profondo della conversazione.
Allora, come possiamo alleviare la fatica da videochiamata?
Gli esperti suggeriscono limitare le videochiamate a quelle strettamente necessarie e di evitare quelle zeppe di persone, spesso percepite come un obbligo e non un piacere. Aggiungono, poi, che la telecamera non dovrebbe essere percepita come un obbligo sociale, ma attivata solo facoltativamente, e disattivata quando lo si ritiene opportuno. Il rischio individuale è che alcune persone, sotto la spinta della resilienza forzata o della paura di perdere lavoro, accettino senza remore una condizione stressante per troppo tempo, difficile da estirpare anche una volta terminata la pandemia.
Trascorrere del tempo per verificare il benessere delle persone a cui siamo legati, mantenere una vita lavorativa e scolastica attiva sono modi per connetterci al mondo e non boccheggiare, con il rischio di annegare, nella propria bolla domestica. Tuttavia, non dovrebbe essere condotto al prezzo di un affaticamento e di uno stress inconciliabili con il proprio benessere psichico.
Torneremo a parlarci guardandoci in faccia. Nel frattempo, provate ad alternare alle videochiamate le telefonate tradizionali.
E concedetevi qualche momento lontani da smartphone e pc.
Fonti: bbc.com - focus.it - ultimavoce.it
Siano benedette le videochiamate, surrogato di interazione sociale ai tempi del COVID-19.
Ma se alla terza riunione su Zoom ( WhatsApp, Skype, GoToMeeting ) della giornata vi sentite sopraffatti non temete: siete in ottima compagnia. L'affaticamento da videocall è talmente reale e diffuso che è stato coniato un termine per definirlo: Zoom fatigue. Vediamo da che cosa dipende.
Da quando è scoppiata la bolla del digitale ai tempi del Covid-19, sempre più attività si fanno online, in videochiamata. Dal personal-trainer, alle lezioni, alle riunioni di lavoro fino a coinvolgere anche le relazioni sentimentali, nelle quali i fidanzati o gli amici si incontrano con un click sullo schermo del telefono e fingono di stare bene anche così. Molti, tuttavia, trovano estenuante .
Secondo gli esperti le videochiamate richiederebbero più attenzione di una conversazione faccia a faccia. Che, tradotto, significa spendere maggiori risorse energetiche e cognitive.
Una interazione sociale, infatti, non è composta solo da contenuti verbali, ma bensì anche di segnali corporei e fonologici, veri e propri significanti del discorso. Le chat e le videochat, al contrario, limitano la normale comunicazione alla sola riducibile nel virtuale, nel digitale.
Le nuove forme di comunicazioni implicano da parte nostra un dispendio maggiore per elaborare segnali non verbali, come il tono della voce, le espressioni facciali e, soprattutto la chat, chiamano in causa la nostra capacità di saper legger dentro le parole nude dell’altro, di scovare le intenzioni dell’altro, immaginarci il tono della sua voce quando leggiamo un suo messaggio nella chat. Tutto questo lavoro silente, ma continuo, di inferenze comunicative può finire per privare la mente delle sue energie e dare origine alla fatica da videochiamata.
E, a proposito di silenzio, quando questo accade in una relazione face-to-face può essere una naturale pausa dal ritmo di conversazione. Ma, quando accade online, può generare un fondale di ansia: cosa è successo? è crollata la connessione? si è disattivato il microfono? Questo è accentuato dal fatto che online tutti abbiamo la pretesa dell’immediatezza: vogliamo tutto subito, e se non lo abbiamo diamo in escandescenze.
Si aggiunge così un altro aspetto critico delle relazioni prolungate in videochat evidenziato dagli esperti.
“La maggior parte delle nostre relazioni sociali avviene in luoghi diversi, ma ora questo assunto è crollato. Immagina se andassi in un bar e sullo stesso bancone parlassi con i tuoi professori, i tuoi genitori, i tuoi amici, la tua fidanzata”.
Non sarebbe strano? Questo è quello che molti italiani quotidianamente stanno vivendo .
Certo, è vero che lo spazio digitale non è lo spazio fisico, ma oggi, in questa quarantena, l’unico spazio in cui incontriamo gli altri – esclusa la propria cerchia di convivenza – è lo spazio virtuale, la finestra di un computer, l’applicazione di uno smartphone.
Il confine fisico si è trasformato in un confine digitale.
Un fattore critico da non sottovalutare è la consapevolezza di essere guardati. Come dimostrano diversi esperimenti in psicologia, la sola credenza di essere osservati può modificare il comportamento.
Durante le videoconferenze, a meno che non si disattivi la webcam, sappiamo che tutti ci stanno guardando. Senza considerare che è molto probabile ti fissi a guardare la tua immagine video e ti perdi così un passaggio importante del discorso di qualcuno.
C'è infine il fattore "performance". Come ciascuno di noi ha avuto modo di constatare, le videochiamate ci raggiungono quando siamo spettinati, in pigiama, di cattivo umore, con la casa in disordine, o dopo 15 ore passate davanti a un device per il telelavoro e la didattica online. Il dover apparire presentabili in un periodo in cui ci sentiamo già sotto pressione, mentre lo schermo restituisce in modo impietoso anche la nostra immagine, ci mette a disagio, ci fa comportare in modo poco spontaneo e distrae dal senso profondo della conversazione.
Allora, come possiamo alleviare la fatica da videochiamata?
Gli esperti suggeriscono limitare le videochiamate a quelle strettamente necessarie e di evitare quelle zeppe di persone, spesso percepite come un obbligo e non un piacere. Aggiungono, poi, che la telecamera non dovrebbe essere percepita come un obbligo sociale, ma attivata solo facoltativamente, e disattivata quando lo si ritiene opportuno. Il rischio individuale è che alcune persone, sotto la spinta della resilienza forzata o della paura di perdere lavoro, accettino senza remore una condizione stressante per troppo tempo, difficile da estirpare anche una volta terminata la pandemia.
Trascorrere del tempo per verificare il benessere delle persone a cui siamo legati, mantenere una vita lavorativa e scolastica attiva sono modi per connetterci al mondo e non boccheggiare, con il rischio di annegare, nella propria bolla domestica. Tuttavia, non dovrebbe essere condotto al prezzo di un affaticamento e di uno stress inconciliabili con il proprio benessere psichico.
Torneremo a parlarci guardandoci in faccia. Nel frattempo, provate ad alternare alle videochiamate le telefonate tradizionali.
E concedetevi qualche momento lontani da smartphone e pc.
Fonti: bbc.com - focus.it - ultimavoce.it
Martedì 5 Maggio 2020
👐 Oggi si celebra l'Hand Hygiene Day: come ha reso evidente la pandemia da Coronavirus, lavarsi le mani è il gesto più semplice e più efficace per proteggere noi stessi e gli altri dalle malattie
I consigli degli esperti su fondazioneveronesi.it
👐 Oggi si celebra l'Hand Hygiene Day: come ha reso evidente la pandemia da Coronavirus, lavarsi le mani è il gesto più semplice e più efficace per proteggere noi stessi e gli altri dalle malattie
I consigli degli esperti su fondazioneveronesi.it
Giovedì 30 Aprile 2020
Da dove arriva quel senso di stanchezza cosmica, proprio ora che stiamo chiusi in casa per il coronavirus?
Niente paura: è una sensazione comune. Ecco come contrastarla.
La stanchezza da lockdown è una sensazione diffusa e perfettamente normale, almeno per un certo periodo di tempo.
Come racconta un articolo su The Conversation, l'affaticamento stiamo provando in queste settimane di isolamento è più il risultato di un processo psicologico di adattamento alla situazione, che una spossatezza di tipo fisico. Ansia, stress e monotonia da distanziamento sociale possono creare un carico di lavoro mentale molto oneroso da sopportare.
Vuoi saperne di più ? QUI l’interessante articolo proposto da Focus on line.
Da dove arriva quel senso di stanchezza cosmica, proprio ora che stiamo chiusi in casa per il coronavirus?
Niente paura: è una sensazione comune. Ecco come contrastarla.
La stanchezza da lockdown è una sensazione diffusa e perfettamente normale, almeno per un certo periodo di tempo.
Come racconta un articolo su The Conversation, l'affaticamento stiamo provando in queste settimane di isolamento è più il risultato di un processo psicologico di adattamento alla situazione, che una spossatezza di tipo fisico. Ansia, stress e monotonia da distanziamento sociale possono creare un carico di lavoro mentale molto oneroso da sopportare.
Vuoi saperne di più ? QUI l’interessante articolo proposto da Focus on line.
Martedì 28 Aprile Aprile 2020
" Oggi invece voglio parlarvi di un altro principio cardine quando si parla di prevenzione: l’importanza di variare la propria dieta e di assicurarsi l’apporto di tutti i nutrienti necessari attraverso il cibo. L’assunzione di supplementi alimentari, come vitamine o minerali, è infatti sconsigliata per la prevenzione anticancro, a meno che non sia raccomandata dal proprio medico. Lasciamoci aiutare dal mondo della natura: ogni frutto e ogni verdura contengono nutrienti diversi. E se rispettiamo la stagionalità, non sono solo più buoni, ma esprimono al massimo il loro potenziale nutrizionale."
Se vuoi continuare a leggere questo interessante articolo di Marco Bianchi, divulgatore scientifico per la Fondazione Umberto Veronesi, puoi farlo QUI.
" Oggi invece voglio parlarvi di un altro principio cardine quando si parla di prevenzione: l’importanza di variare la propria dieta e di assicurarsi l’apporto di tutti i nutrienti necessari attraverso il cibo. L’assunzione di supplementi alimentari, come vitamine o minerali, è infatti sconsigliata per la prevenzione anticancro, a meno che non sia raccomandata dal proprio medico. Lasciamoci aiutare dal mondo della natura: ogni frutto e ogni verdura contengono nutrienti diversi. E se rispettiamo la stagionalità, non sono solo più buoni, ma esprimono al massimo il loro potenziale nutrizionale."
Se vuoi continuare a leggere questo interessante articolo di Marco Bianchi, divulgatore scientifico per la Fondazione Umberto Veronesi, puoi farlo QUI.
Sabato 25 Aprile 2020
Incubi e sonno agitato? Secondo diversi team di ricerca che stanno analizzando le specifiche conseguenze sul ritmo sonno-veglia nelle condizioni di auto-isolamento, la pandemia provoca sogni più disturbanti e strani.
Se state notando delle differenze nella qualità e nella quantità dei sogni che, a differenza di prima, ora ricordate al risveglio, non preoccupatevi perché non state impazzendo.
Infatti, è del tutto naturale che il periodo che stiamo vivendo incida e si ripercuota anche sulla nostra attività onirica. «Normalmente utilizziamo il sonno REM e i sogni per gestire emozioni intense, in particolare quelle negative – afferma Patrick McNamara, professore associato di neurologia alla Boston University School of Medicine, esperto di sogni – e i sogni bizzarri e carichi di simbolismo che le persone stanno facendo, consentono proprio questo: di superare il grande stress psicologico e l’ansia che questo momento sta provocando in gran quantità».
Numerosi studi hanno dimostrato che le attività di veglia creano una serie di ricordi che influenzano il contenuto dei nostri sogni. Le emozioni provate di giorno possono influenzare ciò che sogniamo e come ci sentiamo all’interno del sogno stesso. Ridurre o limitare le fonti dei ricordi quotidiani, per la quarantena, può limitare il contenuto dei sogni o indurre il subconscio a raggiungere ricordi più profondi.
Potrebbe essere utile ascoltare musica rilassante che inducesse ad un buon sonno; gli studi scientifici hanno evidenziato che la scelta della musica per rilassarsi e dormire dovrebbe prediligere alcune categorie, ad esempio la musica strumentale è da prediligere perché il cantato stimola troppo il cervello, e dovrebbe avere un ritmo costante, senza sbalzi di velocità, e basso (50-60 battiti al minuto) per consentire al battito cardiaco di sincronizzarsi con la musica.
Che tipo di musica è indicata?
Incubi e sonno agitato? Secondo diversi team di ricerca che stanno analizzando le specifiche conseguenze sul ritmo sonno-veglia nelle condizioni di auto-isolamento, la pandemia provoca sogni più disturbanti e strani.
Se state notando delle differenze nella qualità e nella quantità dei sogni che, a differenza di prima, ora ricordate al risveglio, non preoccupatevi perché non state impazzendo.
Infatti, è del tutto naturale che il periodo che stiamo vivendo incida e si ripercuota anche sulla nostra attività onirica. «Normalmente utilizziamo il sonno REM e i sogni per gestire emozioni intense, in particolare quelle negative – afferma Patrick McNamara, professore associato di neurologia alla Boston University School of Medicine, esperto di sogni – e i sogni bizzarri e carichi di simbolismo che le persone stanno facendo, consentono proprio questo: di superare il grande stress psicologico e l’ansia che questo momento sta provocando in gran quantità».
Numerosi studi hanno dimostrato che le attività di veglia creano una serie di ricordi che influenzano il contenuto dei nostri sogni. Le emozioni provate di giorno possono influenzare ciò che sogniamo e come ci sentiamo all’interno del sogno stesso. Ridurre o limitare le fonti dei ricordi quotidiani, per la quarantena, può limitare il contenuto dei sogni o indurre il subconscio a raggiungere ricordi più profondi.
Potrebbe essere utile ascoltare musica rilassante che inducesse ad un buon sonno; gli studi scientifici hanno evidenziato che la scelta della musica per rilassarsi e dormire dovrebbe prediligere alcune categorie, ad esempio la musica strumentale è da prediligere perché il cantato stimola troppo il cervello, e dovrebbe avere un ritmo costante, senza sbalzi di velocità, e basso (50-60 battiti al minuto) per consentire al battito cardiaco di sincronizzarsi con la musica.
Che tipo di musica è indicata?
- Suoni della natura: ascoltare la pioggia, il suono degli uccelli o le onde del mare, è molto utile per prendere sonno.
- Le onde delta: ovvero l’ascolto di musiche che emettono onde delta, cioè con una frequenza tra 0,1 – 3,9 Hz. Il motivo? «Si entra da svegli nello stato più profondo, del rilassamento, simile a quello che si prova nella prima fase del sonno, quando il cervello attraverso i suoi meccanismi elettrochimici, produce, appunto, onde delta». Le onde delta derivano da suoni di strumenti ancestrali, come il gong e le campane tibetane o i canti gregoriani.
- Musica onde alfa: alcuni studiosi hanno rivelato che, per potenziare la produzione delle onde alfa è necessario stimolare il cervello tramite l’ascolto binaurale di onde sonore con una frequenza variabile, tra 7 a 13 Hz.
- Musiche zen.
Venerdì 24 Aprile 2020
Proseguiamo il viaggio a ritroso nel mondo dell’aerobica.
Questa è la volta di Kathy Smith definita da Forbes una “Fitness Titan”.
Infatti con la sua iconica libreria di video di esercizi, Kathy Smith è all'avanguardia nel settore del fitness e del benessere da oltre 30 anni.
Figlia di un pilota dell'aviazione, è cresciuta in Brasile, Alabama, Hawaii, Texas e Illinois, prima di stabilirsi definitivamente a Los Angeles a metà degli anni Settanta, luogo di nascita del movimento per la salute e il fitness. Durante i suoi primi giorni a Los Angeles, ha esplorato la sua passione per l'esercizio fisico, prima come appassionata runner (correndo la sua prima maratona nel 1975), e poi frequentando corsi di fitness accanto al futuro fenomeno del fitness Jane Fonda.
Kathy Smith iniziò a insegnare le proprie lezioni, combinando la ginnastica fisica con l'aerobica, e fu rapidamente avvicinata da un produttore discografico per lanciare uno dei primi album di esercizi: un LP con le istruzioni audio e un poster che dimostrava le mosse. Il successo del suo LP ha lasciato il posto agli allenamenti VHS/DVD... e il resto è storia del fitness.
Con la sua missione di tutta una vita di "ispirare il meglio di tutte le persone", Kathy Smith ha contribuito come esperta in innumerevoli media, a partire dal suo show ospitato sulla rete statunitense Alive and Well. Ha offerto routine di esercizio fisico a un pubblico in continua espansione, prima come corrispondente del Today Show e poi come editorialista del Los Angeles Times. E quando The Oprah Winfrey Show ha dedicato un episodio al superamento delle sfide della menopausa, Kathy Smith ha condiviso le tecniche innovative del suo bestseller Moving Through Menopause.
Blog, programmi tv, App con allenamenti quotidiani, programmi di pasti e meditazioni per rimanere attivi in movimento, podcast con interviste ai maggiori esperti di fitness e salute, libri e tanto altro ancora, fanno si che Kathy Smith nel 2011 sia stata nominata "Woman of the year " dalla Los Angeles County Commission for Women in riconoscimento del suo lavoro di educazione delle comunità, e che abbia ricevuto il “Lifetime Achievement Award” da IDEA (la più grande organizzazione mondiale di professionisti del fitness), e che sia stata nominata "Healthy American Fitness Leader" dal President's Council on Physical Fitness (un premio limitato a soli 100 destinatari nella nazione).
Insomma, non vi resta che provare un suo workout QUI.
Proseguiamo il viaggio a ritroso nel mondo dell’aerobica.
Questa è la volta di Kathy Smith definita da Forbes una “Fitness Titan”.
Infatti con la sua iconica libreria di video di esercizi, Kathy Smith è all'avanguardia nel settore del fitness e del benessere da oltre 30 anni.
Figlia di un pilota dell'aviazione, è cresciuta in Brasile, Alabama, Hawaii, Texas e Illinois, prima di stabilirsi definitivamente a Los Angeles a metà degli anni Settanta, luogo di nascita del movimento per la salute e il fitness. Durante i suoi primi giorni a Los Angeles, ha esplorato la sua passione per l'esercizio fisico, prima come appassionata runner (correndo la sua prima maratona nel 1975), e poi frequentando corsi di fitness accanto al futuro fenomeno del fitness Jane Fonda.
Kathy Smith iniziò a insegnare le proprie lezioni, combinando la ginnastica fisica con l'aerobica, e fu rapidamente avvicinata da un produttore discografico per lanciare uno dei primi album di esercizi: un LP con le istruzioni audio e un poster che dimostrava le mosse. Il successo del suo LP ha lasciato il posto agli allenamenti VHS/DVD... e il resto è storia del fitness.
Con la sua missione di tutta una vita di "ispirare il meglio di tutte le persone", Kathy Smith ha contribuito come esperta in innumerevoli media, a partire dal suo show ospitato sulla rete statunitense Alive and Well. Ha offerto routine di esercizio fisico a un pubblico in continua espansione, prima come corrispondente del Today Show e poi come editorialista del Los Angeles Times. E quando The Oprah Winfrey Show ha dedicato un episodio al superamento delle sfide della menopausa, Kathy Smith ha condiviso le tecniche innovative del suo bestseller Moving Through Menopause.
Blog, programmi tv, App con allenamenti quotidiani, programmi di pasti e meditazioni per rimanere attivi in movimento, podcast con interviste ai maggiori esperti di fitness e salute, libri e tanto altro ancora, fanno si che Kathy Smith nel 2011 sia stata nominata "Woman of the year " dalla Los Angeles County Commission for Women in riconoscimento del suo lavoro di educazione delle comunità, e che abbia ricevuto il “Lifetime Achievement Award” da IDEA (la più grande organizzazione mondiale di professionisti del fitness), e che sia stata nominata "Healthy American Fitness Leader" dal President's Council on Physical Fitness (un premio limitato a soli 100 destinatari nella nazione).
Insomma, non vi resta che provare un suo workout QUI.
Giovedì 23 Aprile 2020
Continua la rubrica “Giovedì dedicati alla Salute”.
Vi siete mai chiesti se "scrocchiare" le dita faccia bene oppure no?
A tal proposito proponiamo un interessante articolo pubblicato da Focus on line.
Buon crock a tutti!
Continua la rubrica “Giovedì dedicati alla Salute”.
Vi siete mai chiesti se "scrocchiare" le dita faccia bene oppure no?
A tal proposito proponiamo un interessante articolo pubblicato da Focus on line.
Buon crock a tutti!
Mercoledì 22 Aprile 2020
“On April 22, we’re flooding the world with hope, optimism and action. Will you join us?”
“Il 22 aprile, inonderemo il mondo di speranza, ottimismo e azione. Ti unirai a noi?” Questo l’invito rivolto da Earth Day 2020 per la giornata odierna.
La manifestazione festeggia quest’anno il suo 50esimo anniversario, mostrando ancora una volta di non aver perso smalto. Al contrario. La Giornata della Terra 2020 si evolve per stare al passo con i tempi e con le eccezionali misure lockdown attuate in risposta alla crisi del coronavirus. Quello che fino al 2019 era stata una mobilitazione fisica di milioni di individui, oggi si trasforma in un evento digitale. Una gigantesca maratona virtuale che, per 24 ore, attraverserà il Pianeta e raccoglierà azioni grandi e piccole, testimonianze e impegni a favore del Pianeta.
Per questo motivo, la Giornata darà il via ad un poliedrico programma finalizzato ad attivare l’impegno individuale in modo sicuro e responsabile. Intitolato “24 Hours of Action”, mostrerà ogni ora un’azione che le persone possono compiere per proteggere ambiente, clima ed società. Ad affiancarlo, un palinsesto digitale di 15 ore su www.earthday.org, con contenuti interattivi e live streaming.
Anche il National Geographic dalle 15 alle 22 presenta una maratona live streaming a tema "Cosa ci dice la Terra".
Cosa imparare da questo momento, quali problemi affrontare, quali soluzioni adottare insieme alle personalità più illustri del mondo scientifico e pop.
E tu, parteciperai a questa iniziativa?
“On April 22, we’re flooding the world with hope, optimism and action. Will you join us?”
“Il 22 aprile, inonderemo il mondo di speranza, ottimismo e azione. Ti unirai a noi?” Questo l’invito rivolto da Earth Day 2020 per la giornata odierna.
La manifestazione festeggia quest’anno il suo 50esimo anniversario, mostrando ancora una volta di non aver perso smalto. Al contrario. La Giornata della Terra 2020 si evolve per stare al passo con i tempi e con le eccezionali misure lockdown attuate in risposta alla crisi del coronavirus. Quello che fino al 2019 era stata una mobilitazione fisica di milioni di individui, oggi si trasforma in un evento digitale. Una gigantesca maratona virtuale che, per 24 ore, attraverserà il Pianeta e raccoglierà azioni grandi e piccole, testimonianze e impegni a favore del Pianeta.
Per questo motivo, la Giornata darà il via ad un poliedrico programma finalizzato ad attivare l’impegno individuale in modo sicuro e responsabile. Intitolato “24 Hours of Action”, mostrerà ogni ora un’azione che le persone possono compiere per proteggere ambiente, clima ed società. Ad affiancarlo, un palinsesto digitale di 15 ore su www.earthday.org, con contenuti interattivi e live streaming.
Anche il National Geographic dalle 15 alle 22 presenta una maratona live streaming a tema "Cosa ci dice la Terra".
Cosa imparare da questo momento, quali problemi affrontare, quali soluzioni adottare insieme alle personalità più illustri del mondo scientifico e pop.
E tu, parteciperai a questa iniziativa?
Martedì 21 Aprile 2020
“Non è mai troppo tardi per «sposare» la dieta mediterranea. E non ha senso pensare che cambiare le proprie abitudini sia inutile, se si è in sovrappeso o obesi. Adottare uno schema alimentare ricco in cereali (meglio se integrali), legumi, pesce e frutta secca è utile anche a chi ha convive con qualche chilo di troppo. Al di là della possibile perdita di peso, che dipende anche da un riduzione delle quantità di cibo consumato, seguire una dieta prevalentemente vegetariana (come quella mediterranea) contribuisce a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e a contenere i rischi per la tenuta dell'apparato cardiovascolare. “ Questo è “l’attacco” dell’interessante articolo dell’autorevole Fondazione Veronesi in tema di alimentazione. Leggilo tutto qui.
“Non è mai troppo tardi per «sposare» la dieta mediterranea. E non ha senso pensare che cambiare le proprie abitudini sia inutile, se si è in sovrappeso o obesi. Adottare uno schema alimentare ricco in cereali (meglio se integrali), legumi, pesce e frutta secca è utile anche a chi ha convive con qualche chilo di troppo. Al di là della possibile perdita di peso, che dipende anche da un riduzione delle quantità di cibo consumato, seguire una dieta prevalentemente vegetariana (come quella mediterranea) contribuisce a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e a contenere i rischi per la tenuta dell'apparato cardiovascolare. “ Questo è “l’attacco” dell’interessante articolo dell’autorevole Fondazione Veronesi in tema di alimentazione. Leggilo tutto qui.
Lunedì 20 Aprile 2020
È possibile, in questo momento difficile per tutti, restare sereni?
Sappiamo di Maestri e seguaci di varie discipline spirituali che hanno mostrato questa padronanza della mente anche in momenti di grandi difficoltà.
Come possiamo noi, a prescindere dalle circostanze esterne, nella nostra quotidianità andare nella direzione della pace mentale?
Quando la nostra mente è consapevole e presente, abbiamo l’incredibile potere di cambiare radicalmente la natura delle nostre giornate e trasformare il nostro rapporto con noi stessi, gli altri e il mondo.
Praticare la consapevolezza, o mindfulness, ci aiuta a rimuovere le barriere che ci impediscono di goderci ogni attimo.
La consapevolezza ci riporta al momento presente, per scoprire la gioia che è sempre stata presso di noi: eravamo solo troppo occupati per notarla.
In questo articolo, troverai 10 esercizi di mindfulness applicabili da chiunque in ogni situazione quotidiana, che ti permetteranno di sperimentare rapidamente i grandi benefici di questa pratica.
È possibile, in questo momento difficile per tutti, restare sereni?
Sappiamo di Maestri e seguaci di varie discipline spirituali che hanno mostrato questa padronanza della mente anche in momenti di grandi difficoltà.
Come possiamo noi, a prescindere dalle circostanze esterne, nella nostra quotidianità andare nella direzione della pace mentale?
Quando la nostra mente è consapevole e presente, abbiamo l’incredibile potere di cambiare radicalmente la natura delle nostre giornate e trasformare il nostro rapporto con noi stessi, gli altri e il mondo.
Praticare la consapevolezza, o mindfulness, ci aiuta a rimuovere le barriere che ci impediscono di goderci ogni attimo.
La consapevolezza ci riporta al momento presente, per scoprire la gioia che è sempre stata presso di noi: eravamo solo troppo occupati per notarla.
In questo articolo, troverai 10 esercizi di mindfulness applicabili da chiunque in ogni situazione quotidiana, che ti permetteranno di sperimentare rapidamente i grandi benefici di questa pratica.
Sabato 18 Aprile 2020
Avrete forse sentito già parlare della musica a 432Hz, che viene anche chiamata Love Frequency, o frequenza di guarigione, e nasce dal battito di Madre Natura.
Tutto nell’universo vibra a questa frequenza; è facile quindi comprendere l’importanza del suono e perché la musica a 432 Hz sia usata a scopo terapeutico e sia in grado di migliorare lo stato emozionale psico fisico.
La frequenza di 432 Hz produce dei benefici sia nel corpo che nella mente ed è chiamata anche “accordatura aurea” proprio perché si rifà alla proporzione aurea, la scala numerica che si trova alla base dell’intera natura. Il nostro pianeta “batte” a 8 cicli al secondo con una frequenza di 8 Hz, così come il nostro cuore, e non a caso 432 è multiplo di 8.
La ghiandola pineale è attivata direttamente dalla frequenza di 8 Hz, stimolando la guarigione, il rallentamento dell’invecchiamento, la produzione di sostanze anti-tumorali, migliorando il sonno e accelerando l’evoluzione di coscienza.
Gli 8 Hz sono in grado di aumentare la predisposizione ad imparare, inducendoci al theta mode, uno stato cerebrale che ci porta ad essere creativi e ad avere profonde intuizioni di natura scientifica, mistica o comportamentale. La neocorteccia del cervello viene risvegliata in questa sincronizzazione ed il risultato è una armonica compensazione del sistema nervoso che genera rilassamento e liberazione da stress ed aumenta le facoltà mentali.
A livello di udito superficiale non avvertiamo differenza, ma ad un livello più profondo la musica agisce e cambia i processi all'interno dell’organismo.
Cosa accade? Il corpo si riposa, si ripara, elimina tossine e tensioni. Anche il sistema immunitario si rinforza e le emozioni si calmano. La mente, così difficile da domare e controllare e il cervello stesso, iniziano a produrre delle onde cerebrali estremamente benefiche, differenti da quelle emanate nelle normali attività quotidiane.
Avviene un cambiamento interno automatico che cambia le produzioni interne ormonali e agisce sul sistema nervoso centrale.
Il rilassamento permette quindi un maggior controllo sul corpo e la mente, aumentando la capacità di essere più attenti, più centrati e più reattivi in generale.
In conclusione ascoltare musica a 432 Hz armonizza il corpo, la mente e anche la natura circostante, ridando il primordiale equilibrio di pace e benessere.
Se volete un assaggio di questa Love Frequency e sperimentare i suoi benefici, potete farlo cliccando QUI.
Fonti : dionidream.com / intramundi.it / macrolibrarsi.it
Avrete forse sentito già parlare della musica a 432Hz, che viene anche chiamata Love Frequency, o frequenza di guarigione, e nasce dal battito di Madre Natura.
Tutto nell’universo vibra a questa frequenza; è facile quindi comprendere l’importanza del suono e perché la musica a 432 Hz sia usata a scopo terapeutico e sia in grado di migliorare lo stato emozionale psico fisico.
La frequenza di 432 Hz produce dei benefici sia nel corpo che nella mente ed è chiamata anche “accordatura aurea” proprio perché si rifà alla proporzione aurea, la scala numerica che si trova alla base dell’intera natura. Il nostro pianeta “batte” a 8 cicli al secondo con una frequenza di 8 Hz, così come il nostro cuore, e non a caso 432 è multiplo di 8.
La ghiandola pineale è attivata direttamente dalla frequenza di 8 Hz, stimolando la guarigione, il rallentamento dell’invecchiamento, la produzione di sostanze anti-tumorali, migliorando il sonno e accelerando l’evoluzione di coscienza.
Gli 8 Hz sono in grado di aumentare la predisposizione ad imparare, inducendoci al theta mode, uno stato cerebrale che ci porta ad essere creativi e ad avere profonde intuizioni di natura scientifica, mistica o comportamentale. La neocorteccia del cervello viene risvegliata in questa sincronizzazione ed il risultato è una armonica compensazione del sistema nervoso che genera rilassamento e liberazione da stress ed aumenta le facoltà mentali.
A livello di udito superficiale non avvertiamo differenza, ma ad un livello più profondo la musica agisce e cambia i processi all'interno dell’organismo.
Cosa accade? Il corpo si riposa, si ripara, elimina tossine e tensioni. Anche il sistema immunitario si rinforza e le emozioni si calmano. La mente, così difficile da domare e controllare e il cervello stesso, iniziano a produrre delle onde cerebrali estremamente benefiche, differenti da quelle emanate nelle normali attività quotidiane.
Avviene un cambiamento interno automatico che cambia le produzioni interne ormonali e agisce sul sistema nervoso centrale.
Il rilassamento permette quindi un maggior controllo sul corpo e la mente, aumentando la capacità di essere più attenti, più centrati e più reattivi in generale.
In conclusione ascoltare musica a 432 Hz armonizza il corpo, la mente e anche la natura circostante, ridando il primordiale equilibrio di pace e benessere.
Se volete un assaggio di questa Love Frequency e sperimentare i suoi benefici, potete farlo cliccando QUI.
Fonti : dionidream.com / intramundi.it / macrolibrarsi.it
Venerdì 17 Aprile 2020
Oggi facciamo un salto nell’aerobica degli anni ottanta con quella che ne fu la pioniera nonché regina indiscussa: Jane Fonda.
Jane Fonda Workout è il primo video di guida al fitness realizzato da una star del cinema, mix di riscaldamento, aerobica e stretching; a tutt’oggi il video di home exercise più venduto di sempre.
I risultati di quel decennio di piegamenti, flessioni e squat è più che visibile nella forma straordinaria conservata dall’attrice all’epoca dei video quarantenne. Questo perché l’approccio dolce dei suoi allenamenti è facilmente replicabile anche da chi, trovandosi in casa per la quarantena, decide di fare dell’attività fisica per la prima volta.
Oltretutto i video di Jane Fonda hanno anche un altro vantaggio: quello di essere delle macchine del tempo irresistibili.
L’attrice nonostante i suoi 82 anni, dal primo Workout a quelli odierni legati alla terza età e allo yoga, è più che mai oggi fonte di ispirazione per i più giovani e il suo messaggio da attivista dei FridayForFuture è sentitissimo.
Non vi resta che provare cliccando QUI !
Oggi facciamo un salto nell’aerobica degli anni ottanta con quella che ne fu la pioniera nonché regina indiscussa: Jane Fonda.
Jane Fonda Workout è il primo video di guida al fitness realizzato da una star del cinema, mix di riscaldamento, aerobica e stretching; a tutt’oggi il video di home exercise più venduto di sempre.
I risultati di quel decennio di piegamenti, flessioni e squat è più che visibile nella forma straordinaria conservata dall’attrice all’epoca dei video quarantenne. Questo perché l’approccio dolce dei suoi allenamenti è facilmente replicabile anche da chi, trovandosi in casa per la quarantena, decide di fare dell’attività fisica per la prima volta.
Oltretutto i video di Jane Fonda hanno anche un altro vantaggio: quello di essere delle macchine del tempo irresistibili.
L’attrice nonostante i suoi 82 anni, dal primo Workout a quelli odierni legati alla terza età e allo yoga, è più che mai oggi fonte di ispirazione per i più giovani e il suo messaggio da attivista dei FridayForFuture è sentitissimo.
Non vi resta che provare cliccando QUI !
Giovedì 16 Aprile 2020
Vogliamo provare a trasformare questo spazio ( in questo periodo anomalo ) in un contenitore di informazioni quanto più possibile variegato; per tenervi compagnia non solo con tutorial di allenamenti, ma anche con notizie, approfondimenti e riflessioni legati al Benessere della Persona, missione da sempre della Palestra Cosmos.
Parte oggi la rubrica i “Giovedì dedicati alla Salute”.
Vi proponiamo un interessante articolo, in materia di fumo, pubblicato dal sito della Fondazione Veronesi.
Vogliamo provare a trasformare questo spazio ( in questo periodo anomalo ) in un contenitore di informazioni quanto più possibile variegato; per tenervi compagnia non solo con tutorial di allenamenti, ma anche con notizie, approfondimenti e riflessioni legati al Benessere della Persona, missione da sempre della Palestra Cosmos.
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